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La Madre di Dio nell'arte, nelle prose, nei poeti

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2012 18:54
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20/08/2010 23:55
 
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Una mostra a Motta di Livenza per i 500 anni dell'apparizione

La Madonna e le icone ortodosse


di Riccardo Burigana

"Nel parto, hai conservato la verginità, con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio. Sei passata alla vita, tu che sei madre della vita e che con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre":  sono parole della preghiera per la festa ortodossa della Dormizione della Madre di Dio (che si celebra il 15 agosto), presenti in una delle icone attualmente esposte nel santuario mariano di Motta di Livenza, in provincia di Treviso.

Si tratta di una mostra di icone ortodosse contemporanee, voluta dall'Istituto di studi ecumenici "San Bernardino" di Venezia per promuovere una sempre migliore conoscenza delle tradizioni liturgiche e iconografiche dell'oriente cristiano.
 
L'evento fa parte di un percorso di iniziative scientifiche - dallo scambio di docenti all'ospitalità di studenti ortodossi, dalla celebrazione di convegni internazionali alla pubblicazione di volumi - che l'Istituto di studi ecumenici è venuto costruendo in questi anni, soprattutto con la Chiesa ortodossa romena. L'obiettivo è di contribuire alla crescita di un ecumenismo radicato  sulla conoscenza delle diverse tradizioni cristiane e sulla condivisione  della quotidiana esperienza della testimonianza cristiana, dal momento che  (come nel caso di questa mostra a Motta di Livenza) ogni iniziativa scientifica è sempre accompagnata dalla preghiera e dal confronto amicale.

L'esposizione, che si apre con una suggestiva icona della Madonna Platytera ("più ampia dei cieli"), offre la possibilità di cogliere le ricchezze della spiritualità della Chiesa ortodossa romena attraverso le icone delle dodici festività che segnano il calendario ortodosso, tanto più che ogni icona è accompagnata da una preghiera, tradotta in italiano, della tradizione ortodossa romena. La scelta di porre accanto a ogni icona una preghiera appare significativa, poiché la sua lettura introduce il visitatore a una dimensione di dialogo ecumenico che sottolinea quanti siano gli elementi in comune tra occidente e oriente e al tempo stesso le peculiarità che non possono costituire più motivi di contrapposizione ma solide ragioni per proseguire nel cammino verso l'unità visibile della Chiesa.

La mostra, di un'essenziale semplicità, comprende anche immagini di altre tradizioni cristiane:  da un'icona "popolare" russa a un gruppo di icone ucraine, a una etiope, a un'altra di scuola cretese. Queste opere possono aiutare a riflettere sulla pluralità delle tradizioni che percorrono il cristianesimo orientale, evitando semplificazioni banalizzanti, tanto più in un tempo nel quale anche l'Italia fa esperienza di siffatta pluralità, dopo la nascita di decine e decine di comunità ortodosse in seguito ai fenomeni migratori di questi ultimi anni.

Ripercorrere il calendario ortodosso attraverso le icone dedicate alla Santa Teofania del Signore Nostro Gesù Cristo, alla Domenica delle Palme, alla Dormizione, fino alla Trasfigurazione, favorisce la comprensione del patrimonio comune a tanti cristiani che, in questi anni, mostre, pubblicazioni, convegni hanno contribuito a fare proprio, partendo dalla spiritualità iconografica dell'oriente cristiano.

L'esposizione si colloca all'interno del ricco programma di iniziative in occasione del cinquecentesimo anniversario dell'apparizione della Madonna:  il 9 marzo 1510, infatti, Maria apparve a Giovanni Cigana, un contadino che era solito fermarsi a pregare di fronte a un capitello che si trovava all'incrocio delle strade per Motta di Livenza, Oderzo e Redigole.

La Madonna indicò nel digiuno la vera forma di pentimento con la quale ottenere misericordia e perdono dal Signore e ordinò la costruzione di una chiesa in quel luogo in ricordo della sua apparizione. Pochi mesi dopo, il 16 agosto 1510, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa e del convento dei francescani, che venne inaugurato ufficialmente nella prima domenica di settembre del 1513, quando una comunità di venticinque frati giunse da Venezia per prendersi cura dei pellegrini che avevano cominciato a giungere numerosi nel luogo dell'apparizione.

Da allora, fatta eccezione per due brevi periodi, quando sotto l'impero napoleonico (1810) e con il giovane Stato italiano (1866) vennero occupati i locali, i francescani della provincia veneta sono stati i fedeli custodi del santuario, che nel 1875 ha ricevuto il titolo di basilica minore.

Il programma di quest'anno giubilare, che si è aperto con una processione il 7 marzo e si chiuderà il 9 marzo 2011, comprende una pluralità di iniziative che si propongono di rafforzare la centralità di Maria nella vita di ogni cristiano. Per questo si sono svolti un pellegrinaggio in Terra Santa con il gemellaggio tra la basilica di Motta di Livenza e la basilica di Nazareth, proprio per sottolineare il forte legame con il luogo dove è nato il cristianesimo e con il quale i francescani hanno un rapporto particolare. In programma anche un concerto del gruppo artistico internazionale "Gen Verde", dedicato a Maria, per mostrare l'attualità e l'universalità della sua figura.

Nell'immediato futuro è da segnalare il convegno internazionale ""Ecco tua madre!" (Giovanni, 19, 27). La presenza di Maria in mezzo a noi", organizzato dalla Pontificia accademia mariana internazionale, presieduta dal padre francescano Vincenzo Battaglia, decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università "Antonianum". Durante l'incontro, che si terrà dal 16 al 19 settembre, la riflessione sulla dimensione interconfessionale e interreligiosa di Maria sarà accompagnata da un'attenta analisi della presenza della Madonna nel contesto dei francescani veneti.

La mostra delle icone si colloca quindi in un programma di iniziative con le quali ricordare - come ha detto il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, in occasione dell'apertura dell'anno giubilare a Motta di Livenza, che "Maria ci è stata consegnata da Gesù come Madre".



(©L'Osservatore Romano - 21 agosto 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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