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Omosessualità: si può uscirne

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2010 18:38
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Da: Soprannome MSNamdg0266  (Messaggio originale) Inviato: 25/11/2003 11.20
Carissimi, ...ecco un interessante articolo:

Omosessualità? Si può uscirne!
di Mario Palmaro

L'omosessualità è una condizione patologica. Dalla quale, se si vuole, si può uscire. Ma l'azione di una potente lobby gay mira a nascondere questa verità.

L'omosessualità come fatto normale. Da almeno trent'anni nella società occidentale opera una potente lobby che vuole far entrare nella testa della gente questa semplice idea: l'omosessuale è come un mancino, certo più raro delle persone che usano la mano destra, ma non per questo giudicato una persona "che sbaglia". Insomma: "gay è bello" almeno quanto essere un eterosessuale. Chiunque sostenga il contrario, perde il diritto di parlare nel grande salotto del villaggio globale e viene liquidato come un intollerante che discrimina gli omosessuali, che li odia e che li considera individui pericolosi e senza speranza. Ovviamente, si tratta di un'accusa completamente falsa, che vuole solo neutralizzare la verità: e cioè che l'omosessualità è una condizione patologica, che ostacola la piena realizzazione della persona.

Un nuovo concetto di normalità

Siamo di fronte a una classica operazione di ingegneria sociale che vorrebbe trasformare una normalità di tipo sociologico in una normalità di tipo antropologico morale: se gli omosessuali sono presenti in numero rilevante, e la gente li approva, allora significa che essere gay è un comportamento assolutamente innocente dal punto di vista etico. Non a caso, il Movimento di Liberazione Gay, fondato a New York nel i 969, rivendica due cose: la tolleranza, intesa come piena eguaglianza sociale, economica, politica e giuridica dell'omosessuale in quanto tale; e l'approvazione, intesa come l'idea diffusa che l'omosessualità sia una cosa normale. Ma se questa lobby gay si presenta all'opinione pubblica orgogliosa e compatta, ben diversa è la realtà esistenziale delle singole persone che vivono questa condizione: una vita segnata spesso dalla sofferenza e dall'inquietudine, aggravate dagli atteggiamenti urlati e provocatori del movimento d'opinione che cavalca la tigre della trasgressione sessuale. C'è un paradosso che molti ignorano: il primo passo per aiutare gli omosessuali è riconoscere serenamente che in quella condizione essi vivono male. Anche quando sia apparentemente accettata con serenità, l'omosessualità non sarà mai compatibile con i livelli più profondi della persona.

A. L'omosessualità come malattia

Dunque, giornali, TV, film, situation comedy sono pesantemente condizionate da questa lobby omosessuale, che ogni giorno muove qualche piccolo passo per "normalizzare" l'immagine dei gay agli occhi del pubblico. Le tecniche utilizzate sono molto simili a quelle messe in campo dalla lobby femminista negli anni Settanta, quando film e telefilm furono invasi da donne-giudice, donne-poliziotto, donne-soldato, allo scopo di suscitare processi di immedesimazione nel pubblico femminile.

Oggi, le fiction tv e i film si riempiono di personaggi che non nascondono, e anzi ostentano la loro omosessualità, come affermazione di una categoria socialmente rilevante: il pubblico assimila così il messaggio subliminale che non c'è proprio nulla di strano ad assumere pubblicamente il "ruolo" di omosessuale, felice e contento della propria condizione. Anche nel campo della psichiatria e della psicanalisi la lobby gay ha esercitato fortissime pressioni per indurre gli studiosi a un riconoscimento della normalità della omosessualità.

La gente non sa un fatto clamoroso: i tre grandi pionieri della psichiatria - Freud, Jung e Adler - consideravano l'omosessualità come una patologia. Oggi, invece, il termine omosessualità è scomparso dai manuali psichiatrici delle malattie mentali. Ma, come scrive lo psicologo americano Joseph Nicolosi, nessun tipo di ricerca sociologica o psicologica spiega tale cambiamento di tendenza, e nessuna prova scientifica è stata fornita per confutare 75 anni di ricerche cliniche sull'omosessualità come stato patologico.

B. Omosessuale "per natura"

Spesso, i gay credono di essere nati tali. La stessa opinione pubblica è portata a pensare che certe persone "sono fatte così, e non c'è nulla che possano fare per cambiare". Il riconoscimento giuridico e sociale dell'omosessualità sarebbe scontato, se fosse scientificamente provato che essa è una condizione innata. Ma è stato provato esattamente il contrario: e cioè che i fattori genetici e ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo della omosessualità. Possono predisporre, ma mai predeterminare l'omosessualità. Dunque, non esiste alcun "gene dell'omosessualità" che costringa una persona a essere tale. Possono esservi invece condizioni innate che rendono più facile lo scivolamento verso l'omosessualità. Ma l'essere gay resta un fenomeno prettamente psicologico.

C. Guarire si può

Il vero scoop, in termini giornalistici, è proprio questo: che dalla omosessualità è possibile liberarsi. Non si tratta di un'affermazione teorica, o di un auspicio di natura morale: autorevoli psicologi che da anni lavorano in questo campo possono documentare numerose "guarigioni" di persone gay che - ovviamente senza alcun tipo di costrizione hanno iniziato una cura psicanalitica seria, e sono completamente usciti dal tunnel di una personalità incompiuta. Certo, il primo passo di questo non facile cammino è riconoscersi bisognosi di aiuto, e infrangere il luogo comune imposto dai media secondo cui, al contrario, bisognerebbe arrendersi al fatto che omosessuali si nasce. Nulla di più falso: innumerevoli studi hanno ormai dimostrato che l'orientamento omosessuale è legato a una serie complessa di fatti accaduti alla persona durante l'infanzia e l'adolescenza. Questa rivelazione dimostra che la lobby gay non solo fa del male alle persone che afferma di voler tutelare, ma, ancor di più, induce l'opinione pubblica a trascurare una serie di informazioni educative che potrebbero in molti casi prevenire l'insorgere del problema.

Sappiamo, ad esempio, che nel vissuto di moltissimi omosessuali maschi adulti c'è un padre evanescente; e spessissimo ce una famiglia sfasciata, un divorzio. Non a caso, anche qui il miglior modo per prevenire è difendere la famiglia, recuperando in particolare la figura di un padre affettuoso ma autorevole, capace di dettare delle regole e dei divieti. In questo senso, i movimenti di liberazione omosessuale sono degli acerrimì nemici della famiglia.

D. L'insegnamento della Chiesa

La Chiesa cattolica continua a insegnare - in perfetta fedeltà alla Sacra Scrittura e alla Tradizione - che "gli atti dì omosessualità sono intrinsecamente disordinati, contrari alla legge naturale, e in nessun caso possono essere approvati" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357). lì Magistero tiene distinti i comportamenti dalle tendenze: poiché la genesi psichica dell'omosessualità rimane in gran parte inspiegabile, la semplice presenza ditale tendenza non costituisce una colpa, e anzi le persone che si trovano in questa condizione devono essere accolte "con rispetto, compassione, delicatezza" (n. 2358). Ma è altrettanto evidente che le persone omosessuali sono chiamate alla castità e alla perfezione cristiana, traendo forza dalla preghiera e dalla grazia (n. 2359). Proprio questa parte del Catechismo sembra confermare la reale possibilità di cambiamento, cui la psicanalisi offre oggi importanti prospettive: "in questo senso - scrive Padre Livio Fanzaga - c'è affinità di vedute tra prospettiva scientifica e pastorale della Chiesa, scienza e morale qui procedono insieme verso un traguardo positivo di fiducia e di speranza". Dall'omosessualità si può guarire.

Per saperne di più

Il CeSAD (Centro Studi Achille Dedè - Via Tonezza, 5 - Milano - tel 4043295) organizza una conferenza-dibattito intitolata "Identità sessuale maschile: un incontro con Joseph Nicolosi, presidente NARTH".

L'appuntamento è per giovedì 576/2003, alle ore 9.30, presso il "Teatro Silvestrianum" (Via Andrea Maffei, 29 - Milano). Ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti, previa segnalazione della partecipazione (tel e fax 02-5455615). Possibilità di parcheggio interno non custodito durante la conferenza. Tram 29-30,9,4 - MM3 Porta Romana.

Un libro da leggere

di Chiara Atzori

Nell'odierno panorama culturale, l'omosessualità maschile, sdoganata dall'area dei tabù, ammicca dai cartelloni pubblicitari e dagli spot televisivi, viene gridata nei "gay-pride days", ma viene sottaciuta nella sua dimensione di frequente sofferenza individuale. Il libro di Joseph Nicolosi "Omosessualità maschile, un nuovo approccio" (SugarCo) è una voce fuori dal coro, che tenta di colmare una lacuna: infatti, tra i testi disponibili in Italia sull'argomento scarseggiano quelli riferibili all'esperienza, scientificamente solida e ben documentata, maturata dalla corrente degli psicoterapeuti che applicano la cosiddetta "terapia ricostituiva". basata sulla teoria delle relazioni oggettuali e su studi empirici della identità sessuale.

L'analisi delle dinamiche familiari, il recupero della relazione con la figura paterna, l'autoaccettazione e la rimozione dei sensi di colpa, l'autoaffermazione e lo sviluppo dell'autostima, lo sviluppo di vincoli di amicizie non erotiche sono elementi fondamentali di questo approccio, che prevede una relazione importante con il terapeuta, la verbalizzazione e psicoterapia personale e di gruppo. É nota la crisi dell'identità maschile, la crescente incertezza della definizione di "genere sessuale", prevale lo stereotipo politically correct per cui bisogna vivere e accettare serenamente il proprio "essere gay".

Il malessere legato alla percezione della propria omosessualità è poco riconosciuto e considerato il risultato della chiusura della società. Ma una malintesa accettazione del pluralismo o della libertà di orientamento sessuale e la stessa legittima lotta alla discriminazione di persone omosessuali non possono prescindere dalla conoscenza delle possibili proposte alternative. lì rischio è una ghettizzazione di ritorno, ancorché dì avanguardia, della persona omosessuale e l'abbandono di quelli che chiedono aiuto per riappropriarsi della loro identità di genere. Nella mia quotidiana pratica clinica di medico infettivologo mi sono sentita rivolgere richieste di aiuto a riorientarsi da parte di pazienti che, avendo sperimentato pulsioni e comportamenti omosessuali, non avevano tuttavia trovato nel mondo gay (locali, circuiti associativi) risposte adeguate alla sensazione di malessere e di infelicità che sperimentavano. Cercare approcci psicoterapici alternativi alla terapia affermativa gay è stata una vera scoperta. Conoscere il lavoro dì Nicolosi è stato illuminante. Una formazione professionale e scientifica solida e lucida, accompagnata da una umanità ricca ed empatica, ha permesso a questo psicoterapeuta di offrire spunti inediti di riflessione a chiunque voglia documentarsi in modo scientifico, onesto e mai ideologizzato sul tema dell'omosessualità maschile. Penso che non solo psicologi, medici e psicoterapeuti ma educatori, genitori, sacerdoti e quanti sono interessati al tema dell'identità sessuale possono apprezzare questo volume. La postfazione di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, commenta rifacendosi al Catechismo della Chiesa Cattolica le posizioni etiche e morali, sfatando molte falsità che circolano a livello mass mediatico sulla presunta omofobia dei cattolici La strada per il cambiamento e per vivere con consapevole libertà di scelta la castità è aperta ad ogni persona.

Bibliografia:

Joseph Nicolosì, Omosessualità maschile: un nuovo approccio, Sugarco Edizioni, Milano 2002.

G. Van den Aardweg, Omosessualità e speranza, Ares, Milano 1985.

Catechismo della Chiesa Cattolica, Editrice Vaticana, n. 2357-2359.

© Il Timone


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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 26/11/2003 22.59
La Pace di Cristo!
 
E' da una vita che non mi collego, chiedo scusa al gruppo; ma il tempo per internet è davvero risicato... Colgo dunque l'occasione per salutare i Gestori ed in particolare Caterina, e Falco, che non sento da tanto, e spero stia bene.
 
Intervengo qui, e credo, se conosco bene Caterina, che quando ha letto il messaggio iniziale di questo forum, aveva già intuito che, se fossi intervenuto, sarebbe stato proprio qui.
 
Comunque, di una cosa ringrazio l'iscritto che ha inserito il post, e cioè di aver segnato la fonte del testo, IL TIMONE. Una rivista che ho potuto leggere e notare, non solo in questo caso, ma in tutti i generi di articoli, il più interessato rifiuto della verità e dei fatti, scelti e selezionati nelle fonti a favore di una Chiesa Trionfante stile post-Tridentino che non ammette alcun tipo di critica o di riflessione sulle fonti.
 
Ho trovato molti parallelismi tra questa rivista e la Torre di Guardia dei Testimoni di Geova, e cioè la ricerca sfrenata di tutte le ricerche o voci in favore delle tesi che la Redazione desidera fare sue e il totale oblio di qualsiasi voce differente.
 
Tra l'altro, molti articoli della rivista hanno sottolineato la simpatia della Redazione per il messale tridentino, per non parlare degli articoli che sminuivano il valore delle richieste di perdono dell'attuale papa.
 
Ma incentrandoci sull'articolo in questione, partiamo da un principio, che una qualsiasi tesi si dice scientifica solo allorquando una comunità di ricercatori riconosce valido un dato e solo quando esso possa essere riproducibile.
 
Allora, vorrei far notare che in tempi non sospetti, e quando ancora l'omosessualità era mal vista, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, e spero che un organo ONU così importante non sia considerato in balia delle lobby, abbia già iniziato a nutrire forti dubbi sulla liceità di inserire l'omosessualità tra le psicopatologie e come l'MSN IV, il testo che elenca e cataloga tutti i disturbi psichici, abbia cancellato l'omosessualità dalle perversioni sessuali.
 
Non stiamo parlando di politici e politicanti, ma di una comunità di studiosi.
 
Non posso allora non far notare come l'idea di una "lobby" universale che lavora allo scuro per rintontire la società affinchè riconosca come neutrale l'omosessualità è vicina all'altra tesi (di matrice ultra-montanista, nel cui alveo tra l'altro io inserirei benissimo la rivista in questione) del complotto massonico mondiale ai danni di Santa Romana Chiesa... io non so come faccia la gente  a non ridere, o a non disgustarsi davanti a fesserie del genere (non mi rivolgo a nessun iscritto, ma all'autore dell'articolo). E, per stendere un velo pietoso sull'autore, rinuncio a qualsiasi commento sull'inciso della lobby femminista... Da quando in qua la lotta per la pari opportunità (come un giudice, medico, avvocato, parlamentare donne) è qualcosa di subdolo o sbagliato?
 
Affermavo all'inizio di come sia tipico di questa rivista andare alla caccia delle prove a favore delle proprie tesi mentre ponga nell'oblio le notizie ad essa contrarie.
 
Eccone subito un esempio: l'articolo afferma che Freud abbia considerato l'omosessualità patologica. Ciò non tiene affatto conto dell'evoluzione del pensiero freudiano. Infatti egli prima inserisce l'omosessualità tra le perversioni.
 
Ma quando egli definisce con più attenzioni cosa intendere con perversione, la quale deve consistere sia in un atteggiamento che in un oggetto deviato, egli pone in dubbio la possibilità di inserire sotto il termine perversione l'omosessualità, in quanto nei casi da lui affrontati ad un oggetto deviato (cioè una persona dello stesso sesso), non poteva riscontrare anche una perversione di atteggiamento, in quanto la relazione, il suo nascere, perdurare e svolgersi, si compieva in piena normalità.
 
Possediamo inoltre la lettera di una madre americana che scrive a Freud per chiedegli di guarire il proprio figlio omosessuale; la risposta di Freud è illuminante per capire l'evoluzione del suo pensiero; in essa infatti Freud dice alla madre che non gli può assicurare il ritorno all'eterosessualità di suo figlio, ma che certamente la psicanalisi lo avrebbe aiutato a vivere meglio.
 
E' poi interessante come la "guarigione" e lo "scandalo" si limitino, nella trattazione dell'articolo e nel libro consigliato nello stesso, all'omosessualità maschile.
 
Forse pochi ci hanno fatto caso, eppure questo denota semplicemente come sia l'articolo che noi siamo ancora intrisi dei sentimenti di una società patriarcale dove il rischio che il "maschio" perda il suo ruolo è visto con timore.
 
E' il fatto che l'uomo sia omosessuale il problema, mentre l'omosessualità femminile è come inferiore, dà meno scandalo, non c'è una "perdita di ruolo" come potrebbe esserci nell'omosessuale "passivo".
 
Poi si parla dell'infelicità degli omosessuali... perchè un eterosessuale non è triste in amore? Il solo fatto di eterosessuale lo rende una persona che sa amare pienamente? Eterosessuale vuol dire automaticamente poter vivere in modo maturo l'amore? Mi sembra che la realtà di cui ogni giorno facciamo esperienza smentisca categoricamente tali opinioni.
 
Per onestà intellettuale voglio però concludere con una mitigazione del mio discorso (che in nulla però diminuisce il mio giudizio negativo sull'articolo).
Scoprirsi omosessuali è sempre una difficoltà, una diversità. Essa deve essere responsabilmente vagliata.
Anch'io consiglio a chiunque si ritenga omosessuale di fare analisi, ma di saper scegliere un buon analista e non uno psicologo da strapazzo, si tenga lontano da chi scrive pubblicazioni semplicistiche per il grande pubblico e si rivolga a chi è impegnato nello specialistico.
E questo lo dico con la stessa ottica di Freud: se tale omosessualità è un meccanismo di difesa o una fissazione della personalità, l'analisi potrà aiutare a superarla; se essa invece è uno stato "sano" della persona, un suo modo naturale di esserlo, l'analisi potra aiutare a viverlo bene, con responsabilità, e ad integrarlo con le altre dimensioni della personalità.
 
Con affetto e fiducia che nella ricerca sincera e non di parte si possa giungere alla verità,
 
                  Ireneo
 
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Da: Soprannome MSNamdg0266 Inviato: 27/11/2003 11.34
La Madonna ha detto a Medjugorje (per chi ci crede), tramite i veggenti, che nella lettura della Bibbia, accompagnata con la preghiera, vi è la risposta per ogni problema: quindi anche di origine sessuale che è, e dev'essere, di esclusiva spettanza dei genitori.

"..Rimane chiaro che i primi e insostituibili educatori dei bimbi e dei ragazzi sono i genitori. E che i giovani più avanti in età, almeno entro certi limiti, sono liberi di scegliere se e come avere una educazione sessuale...E se tale educazione sessuale non sarà una materia isolata, ma verrà messa come il prezzemolo in tutte le ore (anche in matematica?), Dio scampi i nostri ragazzi da maestri e professori che hanno il prurito di parlare di sessualità".
Mons. Sandro Maggiolini (Vescovo di Como)[274]

"La scuola non può essere abilitata a promuovere l'educazione sessuale che resta un diritto-dovere della famiglia. L'educazione della persona deve comprendere anche l'educazione sessuale che, tuttavia, non può essere ridotta ad un aspetto solo sanitario, o culturale, o di superamento di tabù. In questo contesto educativo spetta alla famiglia un diritto-dovere primario, mai totalmente delegabile nemmeno alla scuola. Si dovranno offrire aiuti alle famiglie attraverso le comunità parrocchiali.

La scuola resta un problema aperto, perchè se da un lato è necessario regolare iniziative sparse, dall'altro sarà ben difficile che dal contesto culturale attuale, che non ha una concezione globale della vita, possa uscire una educazione vera. In ogni caso l'intervento della scuola dovrà essere extracurriculare, e non dovrà prescindere dagli orientamenti etici dei genitori, lasciando piena libertà agli alunni di partecipare o meno".

Consiglio pastorale diocesi di Bologna riunitosi sotto la presidenza del Cardinale Giacomo Biffi[275]

Nella Bibbia, il Signore c'insegna che cosa è moralmente lecito, anche in campo sessuale, con pieno e totale godimento degli sposi, e che cosa invece contravviene le sue disposizioni. Non abbiamo quindi bisogno che falsi maestri vengano ad insegnare ai nostri figli a scuola che cosa "devono" fare in campo sessuale. Le encicliche "Humanum Genus"[276] e "Inimica vis"[277] ci mettono in guardia contro i pericoli della massoneria, ormai introdottasi diffusamente nella scuola. Se meditiamo sulle critiche (espresse anche dall'interno della chiesa) che hanno accompagnato l'uscita dell'enciclica "Veritatis splendor" di papa Giovanni Paolo II che non fa altro che ricordarci l'eterna importanza dei comandamenti e la condanna di certi atti, anche sessuali "Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né SODOMITI, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Corinzi 6,9 seg.), possiamo immaginare che tipo di "educazione sessuale", "secondo coscienza", verrebbe impartita ai nostri figli nelle scuole. Il magistrato Carlo Alberto Agnoli, commentando il disegno di legge sull'introduzione "obbligatoria" dell'educazione sessuale nella scuola, spiega dettagliatamente nel suo libro il disegno massonico nascosto che "...costituisce, nei programmi di coloro che l'hanno formulato, il coronamento del concetto di Stato laico; di uno Stato, cioè, che, sulla linea dei cosiddetti "diritti dell'uomo" proclamati in Francia nel 1789 e riformulati dall'ONU nel 1948, respinge ogni impero della Legge Divina eterna e immutabile e, umanisticamente e luciferianamente, fa dell'uomo il metro e il padrone del bene e del male, affermando, sempre secondo le parole della relazione alla proposta di legge socialista, la "relatività" di ogni principio etico. Ci troviamo, dunque, di fronte al totale rinnegamento del Decalogo e del suo Autore e alla teorizzazione della "morte di Dio" enunciate da Nietsche, profeta dell'Anticristo, e da certa teologia postconciliare.

Siamo così arrivati alla formulazione, in termini pseudo-giuridici, del "Fai quello che vuoi", che costituisce il messaggio del "Gargantua et Pantagruel" dell'umanista e immoralista Rabelais, e del "Liber legis", dettato dal demonio Aiwass al famoso mago nero, satanista e massone, Aleister Crowley, che fu alto esponente anche delle sette segrete para-massoniche "Golden Dawn" e "Ordo Templi Orientis" (O.T.O.). Tali sette, sistematicamente ignorate- al pari, del resto, di tutto ciò che concerne la cospirazione massonica- dai testi delle scuole di Stato, sono invece assai importanti per conoscere i retroscena occulti e occultistici della storia moderna..."[280]

FREUD (...che Dio ci scampi!)

A proposito di Freud e di educazione sessuale, il dott. Franco Adessa sostiene: nel libro "Educazione sessuale: tappa massonica verso l'annientamento dell'uomo" del magistrato Carlo Alberto Agnoli, si trova un'interessante biografia sull'appartenenza di Freud alla massoneria, oltre ad alcune sue citazioni terrificanti e, indubbiamente, significative.

Ad un certo punto, l'autore del libro citato afferma: "Sigmund Freud, le cui dottrine, come pure abbiamo visto, costituiscono la base teorica del progetto di legge sull'educazione sessuale, fu membro della Massoneria ebraica B'nai B'rith, e la sua opera pseudo-scientifica e' stata autorevolmente definita da David Bakan, una riformulazione in forma moderna della Cabala ebraica. Ora la Cabala, come risulta dagli stessi "rituali" massonici, costituisce il vertice e l'essenza della "iniziazione" libero-muratoria". (Il dott. Agnoli offre come bibliografia le seguenti opere: David Bakan: "Freud et la Tradition Mystique Juive", Payot, 1977, citato in Yann Moncombe: "L'irresistible expansion du Mondialisme", Parigi, 1981, pp. 49-50. Il volume, come le altre opere del Moncombe, e' ordinabile presso la "Diffusion de la Pensée Francaise", B. P. 1,86190, Chiré en Montruil-Francia)

(Un altro libro che l'Autore consiglia per una interessante e completa biografia e critica di Sigmund Freud è: "Critica alla psicoanalisi" di Ennio Innocenti. Anche in questo libro si riporta l'appartenenza di Freud alla Massoneria ebraica del B'nai B'rith, oltre al fatto che Freud affermo' di essere stato oggetto di libidine da parte del proprio padre e che reagiva alle forti depressioni consumando cocaina. "Mi ha sollevato alle stelle in modo meraviglioso", confidava; e continuo' a prenderne per almeno 15 anni!)

Alcune delle sue citazioni rivelatrici:

"L'0dio e' alla base di tutti i rapporti fra gli esseri umani";

"Mi considero uno dei piu' pericolosi nemici della religione, ma essi non sembrano neppure sospettarlo";

"I nazisti non li temo. Il nemico e' la religione, la Chiesa Cattolica"!

"L'eccitamento sessuale rende i bambini non piu' atti ad essere educati; esso conduce all'odio; e all'odio contro i genitori e contro gli adulti e, perfino, contro se stessi. ...La perdita del pudore e' il primo sintomo di imbecillita'".
"(La psicanalisi e' un) viaggio partendo dal cielo, attraverso il mondo, fino all'inferno".

Il magistrato Alberto Agnoli, nel suo libro, puntualizza: "Chiunque abbia una qualche conoscenza delle dottrine psicanalitiche sa che quello di cancellare il senso di colpa, e quindi del peccato, e' il principale scopo della "terapia" teorizzata da Freud e dai suoi seguaci; terapia che puo' definirsi il capovolgimento satanico del Sacramento della Confessione!"

Il discepolo comunista di Freud, Wilhelm Reich, ha scritto: "La soppressione del legame dei bambini verso i genitori e dei genitori verso i bambini non puo' riuscire se i bambini non vengono educati in una collettivita', prima che siano in grado di sviluppare quel legame spiritualmente distruttivo che li unisce ai loro genitori, e quindi prima del 4° anno di eta'":

"(Siccome) quanto piu' si e' casti prima del matrimonio, tanto piu' si e' fedeli nel matrimonio; e siccome...il dominio sugli impulsi, rende capaci di matrimonio la gioventu', con la "liberta' sessuale" della gioventu', invece, si arriva allo sfacelo del matrimonio e della famiglia".
Un altro discepolo caro a Freud, Carl Jung, vantava un nonno che era stato il Grande Maestro della Massoneria di Rito Scozzese!

Riguardo alla presunta incurabilità della condizione omosessuale, ...alcuni eminenti professori come Nicolosi e Spitzer, sostengono esattamente il contrario.
Eccone un resoconto.
L’identità sessuale maschile: un incontro con Joseph Nicolosi, presidente NARTH
5 giugno 2003, teatro Silvestrianum Milano, Italia.

Sintesi della prima parte della presentazione a cura della dott. Chiara Atzori

Alcuni di voi ascoltatori sono operatori altri genitori, giovani, educatori. Alcuni vivono con problemi di omosessualità personali, altri affrontano problemi terapeutici, educativi, di informazione, di aiuto. Non voglio che nessuno ascoltando questa conversazione si senta in colpa e tanto meno i genitori: lo scopo è conoscere educarci ed educare. Dopo avere ascoltato, dipenderà da voi se decidere che quello che ho detto abbia un senso anche per voi. Una breve presentazione del nostro centro NARTH: (National Association for Research and Therapy of Homosexuality, contattabile al sito www.narth.com ) : abbiamo aiutato ad uscire dalla omosessualità indesiderata , soprattutto maschile, più di mille persone e seguiamo più di cento famiglie che hanno figli con problemi di omosessualità. Nella clinica che dirigo, (S.Tommaso d’Aquino, Encino, California), siamo in 7 psicoterapeuti, riceviamo moltissime persone da tutti gli Stati Uniti e siamo in collegamento con altri centri che operano nello stesso senso. Narth è una organizzazione non-profit affiancata dal centro terapeutico.

Cos’è l’omosessualità: il primo concetto che diamo al cliente/paziente che viene è che non è un problema sessuale ma di identità di genere. L’omosessualità è solo il sintomo di un arresto dello sviluppo della identità di genere maschile (o femminile, nel lesbismo).

I “sintomi” che i pazienti descrivono in genere al primo incontro sono un’immagine negativa di sé, la difficoltà stabilire e a mantenere una profonda intimità che non sia sessuale con altre persone, problemi di vergogna e molti sensi di colpa riguardo al fatto di essere la persona che si è.

Un primo passo importante è analizzare quali sono i 4 miti gay:

1 il 10% della popolazione è gay

2. gay si nasce,

3 se si è gay lo si è per sempre

4 l’omosessualità è normale sotto ogni aspetto.

Credere in 1+2+3+4 porta alla accettazione supina e fatalistica della propria situazione, anche quando la si vive nella sofferenza e nella menzogna (e ciò accade in più dell’80% dei casi).

Quale è invece la realtà?

1 solo l’1-2% della popolazione sviluppa questa tendenza nelle società occidentali. Studi seri al riguardo hanno dimostrato per l’omosessualità una bassa incidenza anche in condizioni sociali favorenti e si è visto che il mito del 10% nasce dall’influenza del rapporto Kinsey, che essendo omosessuale “rinforzò” le statistiche piuttosto che riportare dati scientifici ed aggiornati.

2. gay non si nasce: nel 1991 vi fu un grande clamore alla notizia della scoperta del “cervello gay” giustificazione biologica di uno stile di vita ma dopo 10 anni nessuno studio ha potuto confermare questa osservazione e neanche gli attivisti gay si basano più su questa ipotesi.

(Simon Levay: inserire breve nota bibliografica e commento critico allo studio)

3.Non si è gay per sempre: pullulano oggi tantissime storie di cambiamento che a loro volta sono state incoraggiate e incoraggiano come testimonianza altri nello stesso percorso.

4. Nella realtà concreta, la stragrande maggioranza delle persone con comportamento omosessuale soffre, anche se maschera la sofferenza. Invece i mass media “politically correct” modificano e gonfiano l’immagine dell’omosessuale, che appare sempre bello, curato, in pace con se stesso, positivo, non erotizzato né libidinoso ma anzi equilibrato. E’invece l’eterosessuale che viene mostrato come insicuro e caratterizzato da tratti caratteriali e comportamentali negativi.

Bisogna a questo punto operare una distinzione tra tolleranza ed approvazione.

La tolleranza consiste in un atteggiamento di rispetto per le scelte delle persone, se compatibili con diritti umani e civili. Spesso è difficile orientarsi in una selva di informazioni scollegate tra loro.

Approvazione : se ne può discutere! E’ un diritto civile esprimere le proprie opinioni, l’accordo o il disaccordo a partire dalla esperienze, letture, fede religiosa etc. Anche voi qui presenti alla conferenza avete il diritto di approvare o disapprovare le mie regioni. Quindi l’atteggiamento di rispetto di fronte a tutte le persone non significa approvare tutte le loro scelte.

Gay non equivale a omosessuale.

Gay è infatti una identità politica costruita attorno alla rivendicazione di una preferenza sessuale come un diritto. I gay non parlano per tutti gli omosessuali, anzi osteggiano quelli che vogliono uscire da questa condizione bloccando l’informazione su terapie , gruppi, esperienze di cambiamento che li metterebbero in crisi.

Omosessuale: non esiste l’omosessualità come identità di genere, siamo tutti eterosessuali solo che, come spiego ai genitori angosciati che vengono da noi, alcuni eterosessuali hanno problemi di omosessualità, che si possono risolvere. E’una bugia della nostra società che esistano due generi sessuali, i cosiddetti “omo” ed “etero”, anche se paradossalmente anche alcuni capi di chiesa sembrano crederlo. L’esistenza di una “essenza gay” è la seconda grande menzogna della nostra società (la prima è che l’aborto non è un omicidio). Che esistono uomini e donne è la vera realtà e che l’identità sessuale è un percorso graduale di crescita è il corollario.

Una barzelletta esemplificativa: due gay vedono in strada una ragazza bellissima e uno dice all’altro” e’ in momenti come questi che vorrei essere lesbica”.

Tappe della identità sessuale maschile (non parliamo di quella femminile che è molto più complessa).

Da 1 anno e mezzo a 3 anni:fase della identificazione di genere

-prima fase androgina: il bambino è ancora molto unito alla madre e ama il padre. Può identificarsi con entrambi , non sceglie. La società lo spinge ad una scelta per esempio nel momento della comparsa del linguaggio, imparando a parlare deve dire lei per la mamma e lui per il papà, suo, suo, sua, etc.

-seconda fase: tentativi di mascolinità e disindentificazione dalla madre: il bambino sente di essere maschio come il padre e cerca di avvicinarsi a lui. Se la madre lo lascia libero ed il padre è affettuoso e lo accoglie il bimbo, amando il proprio essere maschio, si identifica.

-ferita narcisistica e distacco difensivo: se il bimbo è particolarmente sensibile ed il padre non lo accoglie oppure è una modello deludente, una persona che non si accetta oppure un violento o schiacciato dalla madre e non accetta il figlio, il bambino rimane ferito nel suo io (ferita narcisistica) e non si identifica con la mascolinità rappresentata dal padre.

Moltissimi attivisti gay hanno una struttura psichica per cui, avendo subito questa ferita narcisistica si sono distaccati dallo sviluppo verso la mascolinità. Chi lotta per la liberazione politica dei gay per lo più maschera e nega la sofferenza legata alla mancanza di identità di genere bloccando il desiderio di guarire dalla ferita narcisistica. E’ la pretesa di legittimazione della cristallizzazione nella fase androgina , e la richiesta di imporre a tutta la società di riconoscere come questa sia “normale “ e completa. Le società primitive aiutano i maschi a disidentificarsi dalla madre e ad entrare nella mascolinità attraverso i riti di iniziazione dove il ragazzo deve mostrare il suo valore. La nostra società al contrario non aiuta questa fase, spesso quando padre è indifferente o assente, non significativo come modello, e trascura il bambino che riceve una ferita narcisistica e sta male.

Le femmine hanno meno problemi perché devono arricchire l’identificazione con la madre e non perderla. Per questo c’è più omosessualità maschile che lesbismo (in USA la proporzione è di 1 sola lesbica ogni 5 omosessualità maschi).

Conseguenze del distacco difensivo: il bambino”ferito” sviluppa una doppia via: si sente attratto dagli uomini (cerca il “padre”) ma allo stesso tempo ne ha paura, timore, anticipando quel senso di rifiuto o di distanza che ha già sperimentato. I pazienti omosessuali sono spesso pieni di vergogna e ansiosi, mai a loro agio con l’analista proprio per il loro problema di mancata identificazione, a differenza dei pazienti eterosessuali, che anche se con problemi sono più rilassati.

Vorrei approfondire l’importanza del padre specialmente riguardo ai due attributi di benevolenza e forza: il bambino ha bisogno di un padre che possegga entrambe le qualità per disidentificarsi dalla madre , non basta la bontà ma anche la forza, l’autorevolezza accogliente che lascia il segno nel bambino. Oggi in particolare sembra mancare soprattutto la forza (che non è machismo) nella figura maschile. Un esempio concreto: un mio paziente alla domanda “com’era suo padre?” rispose lo adoravo, lo consideravo un santo, era buono, scherzava, faceva il pagliaccio, ma quando mia madre lo mandava in un angolino lui stava là e mi sono fatta l’idea che l’uomo è un essere debole”. Quel paziente non volle identificarsi con il padre. Dai dati costruiti su più di 1000 casi possiamo tracciare una “tipica famiglia pre-omosessuale”, la cosiddetta “classica triade relazionale”

Mß--àP


B---àF

M=Madre emozionalmente troppo dominante, con personalità forte

P=Padre tranquillo, estraneo, assente oppure ostile

B=bambino dal temperamento timido, introverso, sensibile, artistico, con forte immaginazione.

F=fratello

Relazione:

MßàP caratterizzata da scarsa comunicazione

MßàB relazione “speciale” (io capisco bene la mia mamma)

PßàB antagonistico, guardingo, a disagio.

Bßà F spesso rapporto schiacciato, antagonistico, competitivo

Posso dire di non avere mai visto un paziente omosessuale uscire da questo schema, non c’è mai quindi compresenza di amore e rispetto per la autorevolezza del padre.

Se il ruolo del padre è molto importante , quello della madre è pure abbastanza importante nella genesi della omosessualità maschile, sia nel ruolo dalla figura femminile svolto come moglie, che come madre, che nella sua autopercezione della femminilità .Una donna che si stima come donna, che come moglie ha stima del marito, accettazione dei suoi limiti, ne cerca il consiglio, attua un importante imprinting nei confronti della percezione primaria della mascolinità come fatto positivo nel figlio. La moglie che critica in continuazione il marito, lo schiaccia, lo allontana o “non lo vede” agisce sulla mascolinità ma in modo negativo, influenzando in modo deleterio la percezione della mascolinità da parte della prole. Se la madre si impegna a stimare la mascolinità (verbalmente e non verbalmente), dimostra fiducia al marito, per esempio asseconda il bambino quando verso gli uno-tre anni vuole uscire dalla sua tutela e lo aiuta ad incontrare il padre, questo facilita l’acquisizione della mascolinità da parte del maschietto . Un esempio : verso quella età in cui la maggiore mobilità del bambino attira il padre, lasciare che loro, senza interferenze materne, facciano giochi “da maschi” è di aiuto a costituire precocemente un approccio positivo del bambino maschio verso la mascolinità. Anche prestissimo, quando il bimbo è ad esempio preso in braccio e buttato in aria dal papà che lo riprende al volo, in quel momento in cui il padre ride ed il bimbo pur sperimentando una forte emozione ride pure lui fidandosi del papà, il padre gli comunica, in modo non verbale, una caratteristica tipicamente mascolina che cioè il pericolo può essere divertente (la madre di solito assiste terrorizzata a questo tipo di gioco!). Vi è inoltre una fisicità diversa nel tocco del papà rispetto all’abbraccio della mamma che è molto importante che il bambino sperimenti. In caso di mancato “aggancio” con la mascolinità rappresentata dal padre vi è una distorsione della percezione dell’essere maschio, sintetizzabile nell’espressione: il padre come mistero. Il bimbo,/ragazzo/uomo dice “conosco benissimo” mia madre, quello che passa per la sua testa, invece mio padre è un mistero, non so come la pensa, non lo conosco sul serio.

Dai 5 ai12 anni, (fase di latenza) spesso si sviluppa un tipico comportamento del bambino preomosessuale : anche se non è detto in modo matematico che poi lo sviluppi in senso sicuramente omosessuale, il disturbo di identità di genere nell’infanzia è altamente predittivo (75%) di omosessualità, bisessualità o transessualismo nell’età adulta. Questo comportamento è caratterizzato da scarse relazioni con i coetanei dello stesso sesso, spesso si tratta di un bambino che “resta a guardare dalla finestra”, cioè dal di fuori, in qualche modo segregato in un ambito “femminile”, escluso, il gioco dei coetanei maschi, che , come il padre, sono percepiti come “mistero”. Il distacco difensivo (con l’anticipazione del rifiuto legato anche alla confusa percezione di inadeguatezza fisica, incapacità relazionale, emotiva) inizialmente messo in atto nei confronti del padre viene trasferito anche coi coetanei. Dalla fisicità del contatto maschile vi è un distacco che si attua attraverso un non essere sportivo, preferire i giochi delle bambine, avere quindi atteggiamenti da “femminuccia”, il bimbo vorrebbe imitare i maschi ma si sente debole, inadeguato, incapace, e inizia perciò ad ammirarli dall’esterno, con un inizio di attrazione omosessuale (erotizzazione della mancanza). Nessuno in genere a questo punto avvisa i genitori perché cerchino un aiuto, per evitare che il bambino sviluppi un falso è da cui sarà difficile liberarsi più tardi.

Di questo percorso ho scritto in dettaglio con mia moglie nel 2002 un libro ricco di documentazione e di esempi concreti che ha avuto una accoglienza piena di interesse negli USA (sarà disponibile nella traduzione italiano in autunno: “Omosessualità: una guida per genitori” edizioni Sugarco).

Il “falso sé del bravo bambino” è caratterizzato da:

-Finzione (o “azione teatrale”): il bambino frustrato nella relazione spontanea e gioiosa con il padre abbandona le espressioni genuine della sua mascolinità e sviluppa un sé costruito con la fantasia e “recitato”: recita la parte del bravo bambino. E a proposito di “recite” vorrei riportarvi un episodio raccontatami da un paziente: da bambino a scuola gli affidarono in una recita scolastica la parte del “padre”: tornato a casa si sentì redarguire dalla madre che gli disse:”torna a scuola e fatti dare la parte di qualcuno che parla”. Perfetta sintesi ad esemplificare la triade familiare di cui parlavamo sopra a proposito dell’imprinting verso la mascolinità fornito dalla famiglia, !.

-Alienazione dal corpo: eccessivo pudore nella fanciullezza, spesso contrapposto a esibizionismo nell’età adulta. Un esempio: ricorda un paziente come, non sentendo di “possedere” il corpo maschile, da bambino non si vergognava di fare il bagno in presenza della mamma e della zia, eppure si coprì pieno di vergogna quando arrivò uno zio chiamato dalla zia per sistemare un problema idraulico della vasca. Da adulto vi è una reazione verso questo eccesso di pudore che si manifesta attraverso la ricerca di corpi virili a compenso di questo “corpo mancante”.

L’impatto dell’abuso/contatto sessuale uomo-bambino rispetto all’esito dell’omosessualità: nella mia esperienza 1/3 dei pazienti con pulsioni omosessuali ha subito abusi da parte di adulti o ragazzi più grandi. Particolarmente nefasto rispetto agli esiti è l’effetto del mix vergogna per ciò che viene percepito come “anomalo”, senso di trasgressione/ richiesta di segretezza/l’eccitazione o il piacere eventualmente provato e la sensazione di “appagamento affettivo” sperimentato grazie al fatto che spesso chi ha compiuto il gesto sessuale ha circuito il bambino-ragazzo facendolo oggetto di attenzioni, regalini etc che incontrano un vuoto/fame psicologici di mascolinità reali.

Chi ha subito un abuso tende a perpetrarlo a sua volta, anche come meccanismo difensivo rispetto al senso di colpa che ne consegue. E’ significativo come gli attivisti gay in USA cercano di fare pressione per fare abbassare l’età dei cosiddetti “diritti sessuali” per evitare l’accusa di abuso se non addirittura di pedofilia.

Nell’adolescenza dai 12 anni e fino all’età adulta abbiamo una fase erotica transizionale caratterizzata da passaggi progressivi dalla sofferenza alla tensione verso un comportamento omosessuale vero e proprio. Segue un comportamento omosessuale spesso compulsivo che in realtà è un vero e proprio sintomo riparativo: la psichiatria cioè considera la personalità in questa fase attraverso la metafora di una costruzione (da riparare, se malcostruita), quindi gli atteggiamenti omosessuali sono un tentativo di riparare le ferite dell’infanzia.

Solitamente questa è una buona notizia per il paziente:”tu stai cercando di creare il contatto che non hai avuto nell’infanzia, con tuo padre o coi i tuoi coetanei, ma più tu lo cerchi in un uomo buono e forte, meno lo trovi, perché questo tipo di uomo non cerca il contatto sessuale con un altro uomo. Nel mondo omosessuale trovi persone con i tuoi stessi problemi, alla ricerca del “simil padre”, dunque la soluzione va cercata in un’altra direzione, cioè nella riparazione/guarigione della ferita narcisistica e nel superamento reale del distacco difensivo”.

Caratteristiche associate alla omosessualità maschile sono infatti identità di genere deficitaria legata all’arresto nello sviluppo della identità maschile, problemi ne farsi valere che sfociano in una sessualizzazione della aggressività, distacco affettivo dagli uomini come meccanismo di anticipazione del rifiuto esemplificato dalla instabilità dei rapporti. Il fallimento della fedeltà nella coppia maschile è stato paradossalmente presentato in modo esemplare da due autori , una coppia gay, (Whister e Matteson ) che nel 1984, analizzando 160 coppie gay selezionate tra le “migliori” nel senso della stabilità, in quanto legate da 5/10 anni, non fu in grado di trovare neppure una coppia fedele durante il rapporto. In realtà tutti gli studi in materia concordano sull’alto tasso di infedeltà delle coppie gay, a riprova di una natura “compulsiva” dell’agito sessuale che travalica il senso fondante della fedeltà. Nel mondo gay la fedeltà viene liquidata e considerata “ininfluente” rispetto alla relazione di coppia. La ricerca della mascolinità, mai appagata, porta a sempre nuove esperienze, spiegabile in base all’impulso di cercare il vero uomo che però non può mai essere trovato in un altro omosessuale perché un uomo vero non fa sesso con un gay. La promiscuità e le relazioni statisticamente di breve durate, se non addirittura fugaci, sono conseguenza di uno schema che ossessivamente si ripete: innamoramento, delusione, infedeltà promiscuità, rottura…Un paziente esprimeva così il suo vissuto:”un vero uomo è quello che cerco. Ma un vero uomo cerca il corpo di una dona, non il mio”. Un altro paziente diceva di essere ossessionato dall’immagine di atleti che aveva visto nelle docce degli spogliatoi: “vorrei essere uno di loro o possederli” Questa confusione rivela il vero bisogno: superare l’arresto dello sviluppo dell’identità maschile superando l’invidia e divenendo un vero uomo. Altrimenti la persona rimane come un affamato che per sfamare la sua fame di fronte alla vetrina di un negozio di alimentari si getta…sull’insegna!

Passi da compiere:

-identificazione dei soggetti “a rischio” : bambini, adolescenti adulti con storie o sintomi quasi sempre purtroppo riconducibili a quelli descritti.

-attenzione alla educazione all’identità di genere e ai problemi di identificazione fin dall’infanzia

-attenzione ai gruppi e alle dinamiche interne (a scuola, nello sport, nei luoghi di aggregazione)

-terapia ricostituiva e corsi per terapisti, sostegno e testimonianza di chi ha superato la pulsione/sintomo omosessuale e ha rimesso in moto lo sviluppo della sua identità maschile.

Il bisogno di testimoni è legato al fatto che molto più di conferenze sulla “teoria” le testimonianze personali sono quelle che più incoraggiano gli altri ad intraprendere il cammino.

Saluti
Giacomo
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26/05/2010 18:38
 
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Da: Soprannome MSNamdg0266 Inviato: 27/11/2003 11.35
Bisogna tener presente che la Chiesa Cattolica non ha mai condannato le persone con tendenza omosessuale alla pena di morte, come avviene, invece, nella Cina comunista dei nostri giorni, e nessuno alza la voce per difendere le persone omosessuali che vengono massacrate! Pochi sanno che esistono movimenti di base di ex omosessuali - come, per esempio, Courage ed Exodus international - che aiutano altri ad uscire da questa condizione, in modo del tutto analogo a ciò che avviene per il fenomeno della tossicodipendenza e dell'alcolismo: il movimento internazionale degli ex gay è un fenomeno in crescita ingiustamente discriminato dai mezzi di comunicazione . La società deve avere compassione, rispetto e delicatezza verso le persone con tendenza omosessuale ma l'abitudine omosessuale non deve essere tutelata né equiparata al comportamento sessuale naturale che porta a costituire una famiglia e ad adottare dei figli. La società deve fornire ogni sostegno per aiutare le persone con tendenza omosessuale che vogliono compiere un cammino di liberazione dalla loro condizione.
Dalla letteratura scientifica attuale si ricava che un terzo dei pazienti omosessuali, che si sottopongono a un'idonea terapia riparativa, guarisce. Un altro terzo cambia progressivamente, nel senso che questi soggetti possono ancora avere, nel corso della vita, sporadiche fantasie omosessuali, ma l'attrazione per l'altro sesso prevale. L'ultimo terzo non cambia perché è costituito da persone forzate a sottoporsi alla terapia o non sufficientemente motivate.
Infiniti sono i comportamenti sessuali disordinati ( per esempio la zoofilia), tali comportamenti possono e devono essere tollerati se attuati in privato, purché non costituiscano forme di violenza sulle persone, ma la pubblica apologia del disordine e del vizio lede la libertà dei più piccoli e dei più deboli, in special modo quella degli adolescenti, che attraversano una fase delicata di sviluppo relativa a tutti gli aspetti della personalità, con crisi d'identità, compresa quella sessuale. La pubblica apologia del vizio ha un effetto contagioso e dannoso su quanti hanno ferite psicologiche, che possono predisporre al comportamento disordinato: ha un effetto negativo su chi cerca di guarire dal vizio e non aiuta a motivare quanti del vizio sono divenuti schiavi. Sarebbe giusta, per esempio, la pubblica apologia dell'alcolismo, della zoofilia, dello - sballo - del Sabato sera? Giuseppe Cesari, ordinario di psicologia clinica all'università di San Diego in California, dimostra che gli atti omosessuali non sono mai manifestazioni di un amore autentico, ma manifestazioni di una strategia nevrotica, con cui la persona omosessuale cerca di difendersi da problemi più o meno inconsci, che non è riuscito a risolvere: incompletezza, solitudine, inferiorità, infantilismo. L'attrazione omosessuale è basata sul tentativo illusorio di colmare le carenze nella propria identità cercando di appropriarsi delle qualità dell'altro individuo dello stesso sesso, continuamente ricercato come un mistero da comprendere e da assorbire. Il comportamento omosessuale è una falsa soluzione che, invece di sanare la ferita originaria, finisce per rafforzare un'immagine di sé negativa e incompleta: gli atti omosessuali possono rappresentare un'occasione di piacere momentaneo e disordinato, ma non risolvono i problemi più profondi della persona e impediscono la sua vera realizzazione. Scrive un giovane guarito dalla condizione omosessuale:- per me condividere lo stile di vita omosessuale è stato come vivere una menzogna. E' stata un'esperienza dolorosa che mi ha disorientato, una forza distruttiva nella mia vita. Solo quando ho veramente cominciato a riflettere su ciò che sta dietro all'omosessualità ho iniziato a trovare pace e autoaccettazione -( cfr Joseph Nicolosi, Omosessualità maschile: un nuovo approccio, Sugarco 2002, trad. italiana p.16 ).
La informo che l'internazionale Gay ( international Lesbian and Gay Association - ILGA -) è ufficialmente associata con l'associazione americana dei pedofili ( North American Man- Boy Lovers Association - NAMBLA -. ), e nei Paesi Bassi le associazioni omosessuali COC hanno voluto e ottenuto, nel 1990, la depenalizzazione dei rapporti sessuali con minorenni.
Una parola sul castigo nella dottrina cattolica: ogni peccato, dice San Tommaso d'Aquino, è un atto contro natura e alcuni atti sono più contro-natura di altri. Perché l'uomo deve rispettare le leggi della natura? La natura è tutto quanto esiste, la cui esistenza non dipende dalla volontà degli uomini. Se è vero che l'uomo è un essere capace di dominare la natura, è pur vero che la natura si lascia dominare solo conoscendone le leggi e applicandole. Per esempio, l'uomo può volare solo se conosce le leggi del volo e le rispetta, altrimenti è destinato ad un insuccesso violento; chi va contro la natura trova la natura contro di sé. Il dominio dell'uomo sulla natura non è assoluto ma relativo, cioè non può andare oltre il limite costituito dalle finalità stesse dell'ordine naturale: gli equilibri ecologici, per esempio, rappresentano uno di questi limiti. Se voglio volare senza rispettare le leggi del volo ( che non ho creato e non posso creare ) e, preso da una disordinata stima di me stesso ( cioè dalla superbia ), mi lancio dalla finestra, infliggerò a me stesso un castigo. Il castigo del peccato originale è il prototipo di tutti i castighi. . Giovanni Paolo II, nella esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia, descrive le conseguenze del peccato: - come rottura con Dio, il peccato è l'atto di disobbedienza di una creatura che, almeno implicitamente, rifiuta colui dal quale è uscita e che la mantiene in vita; è, dunque, un atto suicida. Poiché col peccato l'uomo rifiuta di sottomettersi a Dio, anche il suo equilibrio interiore si rompe e proprio al suo interno scoppiano contraddizioni e conflitti. Così lacerato, l'uomo produce quasi inevitabilmente una lacerazione nel tessuto dei suoi rapporti con gli altri uomini e col mondo creato (...) ogni peccato è personale sotto un aspetto; sotto un altro aspetto, ogni peccato è sociale, in quanto e perché ha anche conseguenze sociali - (n. 15 ). Nella narrazione biblica il racconto del primo peccato nell'Eden e il racconto di Babele hanno un punto di convergenza: in ambedue ci si trova di fronte a un'esclusione di Dio per l'opposizione frontale ad un suo comandamento, per un gesto di rivalità nei suoi confronti, per l'ingannevole pretesa di essere -come Lui -. La rottura con Dio sfocia drammaticamene nella divisione tra i fratelli. Nella descrizione del primo peccato, la rottura con Dio provoca la rottura all'interno dell'uomo, la permanente ribellione fra le potenze dell'anima: le passioni si ribellano alla volontà e la volontà alla ragione. Quindi si ha la rottura della comunione fra l'uomo e la donna: da allora la loro unione è sempre minacciata dalla discordia, dallo spirito di dominio, dall'infedeltà, dalla gelosia e da conflitti che possono arrivare fino all'odio. Poi, il fratello, invidioso delle capacità del fratello, finisce col togliergli la vita ( cfr Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia, n.14 e 15 ).
Dice S Agostino che l'uomo può darsi la morte ma da se stesso non può ridarsi la vita. Quando l'uomo si rende conto di essere una creatura e accetta senza ribellarsi questa sua condizione, allora egli si abbandona al mistero del Dio nascosto e verso di Lui indirizza sia il suo desiderio di felicità assoluta che la sua richiesta di aiuto contro i castighi dei peccati personali e sociali: - la Chiesa, quando parla di situazioni di peccato o denuncia come peccati sociali certe situazioni o certi comportamenti collettivi di gruppi sociali più o meno vasti, o addirittura di intere Nazioni e bocchi di Nazioni, sa e proclama che tali casi di peccato sociale sono il frutto, l'accumulazione e la concentrazione di molti peccati personali ( Giovanni Paolo II, ibidem, n.16 ).
Una parola sui danni del divorzio: la Joseph Rowntree Foundation ha compiuto uno studio sui danni psicologici che il divorzio provoca nei figli. Il Dottor John Tripp dell'Università di Exter, in Inghilterra, ha tenuto sotto osservazione migliaia di bambini appartenenti a due campioni di studio: i figli delle famiglie rimsaste integre, pur fra litigi e incomprensioni, e i fligli dei divorziati che hanno uno dei genitori che si è risposato. Lo studio ha dimostrato che la - guerra in casa - è meglio del divorzio e che i figli dei divorziati soffrono di più e presentano danni psicologici più gravi. Gli individui del primo campione ( quelli con la - guerra in casa - ) mostrano la capacità di superare i traumi provocati dai litigi mentre i secondi presentano ferite psichiche profonde: mancanza di autostima, angoscia interiore, difficoltà di relazione e una cronica disposizione all'intolleranza verso il proprio coinuge. Questo studio fa riflettere che, nei casi di grave conflittualità familiare, la soluzione estrema per i mali estremi non è il divorzio ma la separazione perché questa non comporta l'abbandono del partner e la formazione di una nuova famiglia e quindi lascia aperta la porta ad una futura riconciliazione.

Le ricordo che non esiste al mondo uomo perfettamente sano di corpo, come non esiste persona perfettamente sana di mente. La Chiesa ricorda che qualsiasi persona vivente sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali ma anche opportunità di crescita e Dio vuole che ognuno di noi, a partire dalla propria situazione iniziale, compia, durante la propria vita terrena, un cammino di liberazione lungo le strade indicate dai comandamenti: siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio in questa vita e dobbiamo ricordarci che – fuori da ciò che è stabilito dall’ordine di Dio, vi è solo l’illusione della nostra mente- ( J. P. De Caussade).

Tutti i soggetti che hanno disturbi psicologici e comportamentali ( come, per esempio gli anoressici e coloro che soffrono di nevrosi ossessive ) hanno diritto alla compassione ma anche ad essere incoraggiati a lottare contro le loro tendenze disordinate. Qualsiasi persona vivente sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali ma anche opportunità di crescita.

Anche nella persona disturbata sessualmente deve essere riconosciuta la libertà fondamentale che caratterizza la persona umana. Un uomo può sentire in sé la tendenza alla disonestà e all’omicidio, ma non per questo è costretto a rubare o ad uccidere. La persona con tendenze sessuali disordinate rimane sempre una persona e, pur essendo condizionata da un punto di vista emotivo, ha in sé la libertà della volontà che gli consente di resistere all’inclinazione disordinata e di percorrere gradualmente ma risolutamente un cammino di liberazione dalla sua condizione. Dio vuole che ognuno di noi, a partire dalla propria situazione iniziale, compia, durante la propria vita terrena, un cammino di liberazione lungo le strade indicate dai comandamenti: siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio in questa vita e dobbiamo ricordarci che – fuori da ciò che è stabilito dall’ordine di Dio, vi è solo l’illusione della nostra mente- ( J. P. De Caussade) e la rivelazione ricorda che queste illusioni sono potenziate dall’azione di quegli essere pervertiti e pervertitori che sono gli angeli decaduti.

Grazie alla libertà della volontà, lo sforzo umano, illuminato e sostenuto dalla grazia di Dio, potrà consentire alle persone con tendenze di tipo transessuale di liberarsi progressivamente dalla loro condizione disordinata, anche con l’aiuto di uno psicoterapeuta cristiano.

La grazia divina svolge un’azione sussidiaria illuminante e incoraggiante, facendoci amare la strada da percorrere ma senza sostituirsi all’impegno che dobbiamo profondere. Le persone con tendenza transessuale sono chiamate, come tutti coloro che hanno problemi e difficoltà, ad offrire e ad unire ogni difficoltà e sofferenza al sacrificio della croce del Signore. La persona con tendenze transessuali non deve assecondare le sue inclinazioni disordinate ma deve, con pazienza, perseverare nello sforzo di combattere contro di esse.

Che deve fare, per esempio, una persona con tendenze pedofile fino a quando non sarà riuscita a liberarsi dalla sua inclinazione disordinata? La risposta è molto semplice: la prima cosa da fare è rinunciare totalmente all’esercizio della propria sessualità.

Alle persone con tendenze omosessuali, transessuali e pedofile viene richiesto un sacrificio eccessivo da parte della Chiesa Cattolica, una sorta di vera e propria discriminazione?

Assolutamente no: è lo stesso sacrificio che viene richiesto, per esempio, ad una moglie o ad un marito che venissero abbandonati dal rispettivo coniuge. Esistono situazioni in cui il cristiano deve accettare il sacrificio della propria sessualità, deve scegliere la via della continenza: ogni rinnegamento di sé, quando viene vissuto nell’abbandono alla volontà di Dio, diventa fonte di pace, di autodonazione e favorisce una realizzazione in profondità.

Una cosa è certa:- il sesso non risolve neanche i problemi sessuali – ( Nicolàs Gòmez Dàvila ).

Consigli:

1) il punto di partenza è la rinuncia totale alla sessualità per amore di Dio

2) non cedere alla tentazione di manomettere il proprio corpo

3) confessione frequente ( possibilmente settimanale ) anche delle proprie fantasie quando non sono volutamente combattute attraverso i propri dialoghi interiori.

4) Rosario quotidiano

5 )messa ed eucaristia alla Domenica,

6) evitare amicizie ed occasioni pericolose data l’attuale condizione di debolezza

7) terapia psicologica da parte di uno psicologo cristiano

8) coltivare amicizie di persone cattoliche che possano fornire un aiuto disinteressato e sincero ai propri problemi ( frequentare gruppi di preghiera fedeli al magistero della Chiesa Cattolica )

9) Nel momento in cui si è realizzata un’autentica conversione e una vera rinuncia alla propria vita sessuale per amore di Dio, cercare di ripristinare, per quanto si può, le condizioni corporee originali, se queste sono state manomesse: la virilità e la femminilità non dipendono tanto dagli ormoni e dagli organi genitali ma soprattutto dall’anima che li ha formati. L’anima è – forma corporis – e Gesù ricorda che è lo spirito a dare la vita, la carne da sola non giova a nulla -.

Concludo con uno scritto di Madre Speranza:- se anche avessimo commesso i più grandi peccati, non abbiamo da temere: il cuore misericordioso del Signore perdona e ama con amore infinito.

Non lasciamoci prendere dalla tristezza davanti al cumulo delle nostre cadute, ma, pieni di fiducia e considerando le nostre miserie, con umiltà e totale confidenza in Dio nostro Buon Padre, ricorriamo a Lui e chiediamogli nuovamente perdono.
Se ci lasciamo invadere dalla tristezza e dalla sfiducia, facciamo dispiacere al Signore e diamo al demonio la possibilità di toglierci la pace interiore.

Dio, che conosce bene la nostra natura e vede i nostri sforzi e desideri, saprà attendere con calma e pazienza il nostro miglioramento.

Saluti
Giacomo


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Da: Soprannome MSNamdg0266 Inviato: 27/11/2003 12.05
> io non so come faccia la gente a non ridere, o a non disgustarsi davanti a fesserie del genere (non mi rivolgo a nessun iscritto, ma all'autore dell'articolo).

Caro Ireneo, l'autore dell'articolo è il prof. Mario Palmaro
e-mail: mario.palmaro@tiscalinet.it,
puoi rivolgerti a lui direttamente, se vuoi.
Poi prima di considerarle fesserie, ...e ridere a crepapelle, penso che qualcuno, ...forse tu se lo desideri, dovrebbe illuminarci sul contrario di quanto riportato, con tesi accurate e senza luoghi comuni.
Pace
Giacomo

Rispondi
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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 27/11/2003 12.42
Che l'omosessualità possa avere diverse cause è un fatto risaputo e non credo che nessuno l'abbia mai negato. Se queste cause derivano da un errato approccio col bambino è probabile che un'opportuno trattamento psicoanalitico può riportarlo alla normalità.
Ma non si può negare che questa tendenza possa essere anche congenita, nel qual caso essa definisce la natura del bambino in modo
generalmente irreversibile.
D'altra parte è anche assodato che pure nel regno animale è presente quest'anomalia e non credo che qui entri in gioco uno psichismo del cucciolo alterato dal comportamento esterno.
Quindi, mi sembra più che giusto fare un distinguo dei diversi casi.
Affermare che in linea generale dall'omosessualità si può uscire mi sembra un tantino eccessivo e credo che, forse, sia più corretto dire
che solo alcune forme di omosessualità possono essere guarite.
Non sono un esperto e quindi mi limito ad esporre il mio pensiero.
 
Pace
iyvan
 
 
 

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Da: Soprannome MSNamdg0266 Inviato: 27/11/2003 16.57
Quando un bambino nasce, nell'arco dei primi tre anni si fanno innumerevoli analisi e visite per vedere se gode di ottima salute o bisogna sottoporlo a qualche terapia. E' un preciso dovere farlo, poiché la salute del bimbo come dell'adulto, và salvaguardata, e non si tralascerà alcunché per assicurare una vita dignitosa e salubre al "paziente", ...piccolo o grande che sia.

Il corpo dell'uomo è tempio dello Spirito Santo. Non bisogna in alcun modo lasciare che il corpo umano rattristi lo Spirito. Dio ci dona i medici ed i luminari nella scienza per curare il corpo da qualsiasi infermità.
Ora, se col tempo si ha la sensazione che qualcosa non và, sia a livello fisico, spirituale o psichico, bisogna per amore verso il proprio corpo e verso Dio, intervenire con gli opportuni correttivi.
Se un uomo nasce cieco (e, ...Gesù guarì anche il cieco nato!), cerca in tutti i modi di acquisire la vista
(pare che oggi, ci siano dei nuovi strumenti in grado di dare anche se parzialmente questa gioia ai ciechi!), se un fanciullo nasce con le anche difformi (nei primi 3 mesi di vita si fà l'ecografia delle anche), i genitori hanno il preciso dovere verso il bebé e verso Dio, di fare quanto necessario affinché il bambino da grande non nè abbia a soffrire per questa patologia, ecc.!

Così anche se per ipotesi, tutta ancora da dimostrare, l'omosessualità è biologica, cioè si nasce omosessuale, non si tralascerà nessuna cura umana (...adesso presente, ...e che dà anche ottimi risultati!) per ristabilire l'ordine interiore, così come Dio vuole (infatti, tantissimi studi hanno dimostrato che dall'omosessualità di qualsiasi origine si guarisce, ...se evidentemente si vuole guarire!!).
Tutto ciò che Dio crea nel mondo è buono ma, col peccato di origine c'è stato uno stravolgimento che ha causato danni reparabili o meno, sia nell'uomo che nella natura, dando inizio alle malattie ed alla morte corporale e spirituale.
Noi abbiamo il preciso dovere di curarci, come abbiamo il dovere di mantenerci integri nelle opere e nelle azioni, per condurre una vita dignitosa e salutare.
Si visiti in merito: couragerc.net
http://www.exodusintl.org
Oppure il sito del "Narth" si avranno risposte totalmente differenti ed obiettive!
In conclusione, se uno vuole venirne fuori dall'omosessualità, i mezzi oggi ci sono e, sono anche scientificamente provati, anche con testimonianze dirette, ...ma se un soggetto non vuole sottoporsi a tali cure e vuole rimanere nel proprio stato, è libero di farlo.
Ma evidentemente, non si può per nulla affermare che uno nasce omosessuale e, non c'è niente da fare: ...nulla di più falso e disarmante, ...anche verso coloro che vivono lo stato omosessuale con profonda tristezza e malinconia, ...e sono tanti!

Saluti
Giacomo

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 27/11/2003 17.13
eeeeheheheheh Giacomo ed Ireneo..vi presento entrambi.....
 
Caro Ireneo, Giacomo, entrato da poco....è il nostro "provocatore"...e siccome anche tu nun scherzi....allora gioisca questo Gruppo....perchè soltanto provocandoci SANTAMENTE, riusciremo a seminare bene......ed anche noi stessi a raccogliere qualcosa di buono.........
 
L'argomento venne trattato qui da una tlero punto di vista....quindi invito Giacomo a prendere tempo per leggersi tutti gli interventi:
 
ti rammento che in basso c'è un tasto:
Prima


 
Non credo che ci sia comunque mai nulla da "ridere".....questi temi sono molto delicati.....e concordo con quanto ha detto Yivan.......non credo che tutti possano "guarire" da questa situazione, io credo che sia anche più saggio parlare di "accettarsi" per quel che si è....e approfondire il fatto che "accettarsi" non vuol dire però poi giustificare l'atto che questo problema comporta....Come abbiamo avuto modo di dire in quel forum Dio non fa preferenze.....e le differenze è l'uomo che le sottolinea e gli da una cornice......ma credo che nell'intervento 4 Giacomo l'abbia spiegato molto bene......
 
Fraternamente Caterina
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