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Unione superiori generali e la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2012 15:31
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29/05/2010 21:13
 
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Le conclusioni dell'assemblea dell'Unione superiori generali

Spiritualità, fraternità e missione
Come alle origini


Roma, 29. Sarà Benedetto XVI a concludere, il prossimo novembre, la seconda fase dell'assemblea dell'Unione superiori generali (Usg) dedicata al tema "L'Europa interpella la vita consacrata". È stato il presidente dell'Usg, don Pascual Chávez Villanueva a darne notizia, chiudendo la prima fase dei lavori che si sono tenuti dal 26 al 28 maggio. Le voci sentite - ha spiegato il presidente nel suo intervento - "ci hanno fatto vedere innanzitutto un quadro sociale critico e drammatico frutto di fattori diversi, che si potrebbero riassumere nella crisi di valori, nella perdita d'identità, nella scelta di vivere ut si Deus non daretur. Tutto ciò provoca paura ed angoscia nel popolo credente, che non vede futuro e rischia di perdere la speranza".

Fra le cause di questa difficile condizione ci sono, per don Chávez Villanueva, "un'antropologia immanentista ed un modello sociale di sviluppo illimitato ("capitalismo tecno-nihilista"), per cui si trascende continuamente, ma senza rimanere aperto ad una autentica e definitiva trascendenza".
Anche la Chiesa - ha sottolineato il religioso - e la vita consacrata in essa, "sono apparse indebolite, con perdita di rilevanza sociale e di credibilità istituzionale. Da qui uno strano paradosso, perché mai come oggi l'Europa ha bisogno di Dio, di Cristo, della Chiesa e della vita consacrata, e forse  mai  come oggi sembra che sia la Chiesa sia la vita consacrata si vedano chiamate ad un rinnovamento profondo".

È vero comunque - ha aggiunto don Chávez Villanueva - che questo "è un impegno che portiamo dal concilio Vaticano ii", con convinzione e decisione, in uno sforzo di aggiornamento, cui ha fatto seguito il "bisogno dell'inculturazione della vita consacrata, quindi la sua inserzione negli ambienti popolari, e finalmente nell'urgenza di rifondazione. Tutto ciò non è stato un gioco linguistico, ma ha fatto vedere la serietà dell'impegno di lasciarci guidare dallo Spirito".

Nel corso dell'assemblea ci si è comunque interrogati su quale modello di vita consacrata si debba seguire oggi, con quali tratti distintivi e con quali spazi da dare ai diversi carismi. Allo stesso tempo ci si è aperti al contributo, alla collaborazione e agli interventi dei laici, che hanno suggerito strade e obbiettivi.

Si è evidenziato, come sottolineato dal presidente dell'Usg, "il bisogno di una vita con una forte spiritualità, con un intenso senso di fraternità, con un impegno appassionato nella missione, con un ancorato radicamento nell'essenziale. Spiritualità, fraternità e missione, dunque continuano ad essere elementi indispensabili della vita consacrata d'oggi, come lo furono nelle origini dei nostri ordini, congregazioni e istituti". Questo può voler significare - ha spiegato don Chávez Villanueva - che "forse negli ultimi tempi alla spiritualità è subentrata la superficialità, alla comunità l'individualismo, e alla missione l'attivismo, alla semplicità di vita l'efficacia sociale".

La convinzione fondamentale dei religiosi "è che Dio ama questa Europa e che questa Europa è spazio privilegiato per la vita consacrata". Anche se "ce n'è una forma storica che è arrivata al capolinea e che deve lasciare spazio a un'altra che sta germogliando".

La vita consacrata - ha detto ancora il presidente dell'Usg - oggi come ieri "è stata generata dallo Spirito Santo come forma specifica di sequela et imitatio Christi per essere "segno della presenza amorevole di Dio nel mondo", una metafora, e la sua attività non può essere mai filantropia ma rivelazione che Deus Caritas est, perciò dovrà essere più evangelica, più credibile, più visibile, più essenziale, più solidale, più povera, più mistica e più profetica".

Nell'ultimo giorno dei lavori hanno tenuto un intervento anche due donne, l'irlandese Judith King e la spagnola Anna Sarrate, che hanno offerto apprezzate testimonianze sulle attese del laicato cattolico. Ha detto Judith King:  "Quando penso al futuro della vita consacrata in Europa, sono convinta che esso richiederà da voi uomini un sussulto di fede e di fedeltà altrettanto radicale e drammatico ed esigente di quello richiesto a Nicodemo (cfr. Giovanni, 3, 4). Prima di tutto voi dovrete farlo "sotto il velo delle tenebre". Inizialmente dovrete nascondere per un po' il vostro fuoco, come fece Nicodemo, quando, nonostante la sua iniziale reticenza, egli parlò profeticamente contro l'ingiustizia quando i farisei vennero coinvolti in un primo tentativo di arrestare Gesù. Ma verrà il tempo, molto presto in seguito, quando voi dovrete fare molto di più. Voi dovrete aiutare gli altri a seppellire il "morto" in un cimitero decente, andando persino a comprare un nardo prezioso e degli aromi e rotolando infine la gigantesca pietra sull'imboccatura. Dovrete consentire di lasciar morire cosa ha bisogno di morire, così che la "nuova cosa" di Dio possa avere lo spazio e l'energia per emergere. E allora? Allora voi dovete testimoniare la Resurrezione, sostenere la nuova fioritura del lavoro per il regno, sostenere coloro che non sono istruiti ma sono impegnati con le loro capacità e le loro risorse per rendere manifeste le visioni del regno".

È chiaramente una rinascita che riguarda allo stesso modo e contestualmente la società civile, che però si dibatte alla ricerca di un approdo che non riesce a scorgere:  "Alcune cose che secondo me i laici stanno cercando - ha detto ancora King - possono essere già presenti nelle comunità che voi rappresentate, ma io ritengo che essi possano accostarsi a voi nella speranza di riscontrare talune priorità e sottolineature diverse". Fra queste "una rinnovata importanza all'essere piuttosto che al fare"; l'impegno a organizzare le persone e le attività in modo non patriarcale, non autoritario e non razzista - "voi avete una straordinaria opportunità di modellare il tipo di inclusività che viene richiesto da coloro che ritengono che tutti sono uguali dinanzi a Dio" -; un riconoscimento di quanto sia potenzialmente contro-culturale la scelta di vivere in comunità; il ruolo di religiosi impegnati che portano avanti una riflessione teologica; la creazione di spazi aperti per il culto e la riflessione; l'impegno nel dialogo tra le fedi religiose.


(©L'Osservatore Romano - 30 maggio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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