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Unione superiori generali e la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2012 15:31
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24/11/2010 18:53
 
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Duecento superiori generali in assemblea decidono il nuovo percorso

La vita consacrata
torna missionaria in Europa


Roma, 24. L'Europa è il continente più segnato dalla storia dalla vita consacrata, ma anche la terra dove la fede cristiana, i religiosi e le religiose oggi per il loro futuro vivono le maggiori sfide della società secolare e dove si sente l'esigenza di una testimonianza cristiana di qualità. Per questo l'Unione dei superiori generali (Usg) che riunisce la quasi totalità degli ordini e delle congregazioni religiose maschili, nel corso del 2010 ha dedicato due assemblee per ridisegnare la presenza e la missione della vita consacrata nel vecchio continente. Una verifica che sarà sigillata venerdì 26 novembre nell'incontro con Benedetto XVI.

La vita consacrata, dopo attenta analisi, sta decidendo d'assumere in Europa l'impegno per una profezia evangelica che risvegli davanti alla mente e al cuore della gente la bellezza della fede cristiana e della vita donata a Dio. Più del mantenimento delle opere che nel passato hanno fatto la gloria dei religiosi - si è ripetuto nell'assemblea di maggio e, oggi, nei lavori di apertura dell'attuale assemblea - ora si devono rivitalizzare i carismi delle origini che hanno contribuito a plasmare anche il volto cristiano dell'Europa. Un continente in affanno dentro le sfide della globalizzazione e le fatiche dell'unione e perciò bisognoso anche dell'aiuto della vita consacrata per ritrovare se stesso e guardare con fiducia il futuro dell'integrazione.

A differenza dell'Europa - ha ricordato aprendo l'assemblea il rettore maggiore dei salesiani, don Pascual Chávez  Villanueva,  presidente dell'Usg - in altre zone del mondo la vita consacrata "sta conoscendo una crescita e uno sviluppo inimmaginabili". Una lettura "più serena e profonda dei dati e della realtà odierna ci dice che i religiosi in verità sono stati i primi a capire il fenomeno della globalizzazione e le sue conseguenze, a denunciare il suo volto inumano e quindi a schierarsi a favore degli esclusi. Crediamo che, anche se i religiosi tornano alle cifre di prima del secolo XIX, la vita consacrata non sparirà mai. E non parlo in modo generico della vita consacrata, ma anche dei religiosi nella diversità degli istituti secondo i carismi specifici. Essi sono, oggi come ieri, una riserva dell'umanità. E oggi come ieri la chiave di rinnovamento sarà sempre il ritorno a Cristo come prima missione per essere testimoni di Dio nel mondo, la formazione di comunità umanamente attraenti, socialmente rilevanti, vocazionalmente feconde, e la collocazione nelle frontiere sociali, geografiche e culturali della missione, lì dove ci attendono gli uomini e donne più bisognosi".

Per Chávez Villanueva, occorre "fare dunque i conti con questa nuova situazione, cioè che in Europa e nel mondo occidentale in genere la vita consacrata potrà contare su un numero assai inferiore di membri, rispetto a quanti ne ha potuto annoverare nell'ultimo secolo, e con nuove configurazioni, almeno finché non ci sarà un'inversione di tendenza. Ciò però non significa che i religiosi conteranno di meno nei diversi contesti sociali. La rilevanza sociale non dipende dalla quantità, ma dalla qualità. Da qui l'esigenza di tornare all'essenziale, alla radicalità evangelica. Non è perciò questione di sopravvivenza della vita consacrata e dei diversi istituti, ma di profezia. Siamo validi non perché siamo utili, ma perché siamo significativi e rilevanti, capaci di suscitare interrogativi e coinvolgere persone che vogliano condividere la nostra missione, incarnando la profezia di Cristo con una vita paradossale, quella del Vangelo. Per raggiungere questo abbiamo bisogno di liberarci dalla cultura del declino e del susseguente pessimismo e far sprigionare l'entusiasmo proprio di persone appassionate per Dio e per l'uomo".

Questo - ha concluso don Chávez Villanueva - "comporta il dovere ineludibile di risituarci, di lasciar morire quanto deve morire - opere, strutture, forme di organizzazione e di azione - perché la vita consacrata possa risorgere con una fedeltà dinamica, che le consenta di privilegiare le scelte essenziali - il primato di Gesù Cristo, il Vangelo senza glossa, la comunione con la Chiesa, il servizio agli uomini - quelle che le danno la sua propria identità, dinamismo e fecondità, e le permettono di adeguare le strutture alla missione, in modo tale di farle a essa rispondenti".

Attualmente - ha osservato, in una delle relazioni, padre Wilhelm Steckling, missionario oblato di Maria Immacolata - "l'Europa si trova immersa in una crisi. L'Europa sta invecchiando e sta perdendo la propria influenza sul mondo. Sta sperimentando anche una profonda trasformazione culturale di ciò che può essere attribuito al suo essere esposta al processo di globalizzazione, che la allontana dalle sue radici cristiane e dall'accoglienza di un gran numero di immigrati che sono culturalmente piuttosto distanti".

Da un punto di vista cristiano - ha aggiunto - "osserviamo con dispiacere che molte persone in Europa non fondano più la propria vita sulla fede nel Dio di Gesù Cristo. In questo contesto, come hanno osservato i laici partecipanti alla nostra assemblea, l'Europa avrebbe un disperato bisogno della forte presenza delle persone consacrate che sono state così importanti nella sua storia. Statisticamente, l'Europa è la casa di circa il 25 per cento dei cattolici presenti nel mondo e di circa il 40 per cento dei suoi religiosi. Tuttavia, mentre la vita religiosa presenta ancora grandi numeri in Europa, questa sta invecchiando e arretrando. Nei gruppi si è ulteriormente fatto presente che abbiamo bisogno di rinnovare la qualità delle nostre comunità, dando spazio a tutte le generazioni; che dobbiamo imparare a usare un linguaggio nuovo che possa essere compreso al giorno d'oggi; e che siamo chiamati a rinnovare la nostra scelta per i poveri andando alla periferia della società".

Padre Mario Aldegani, giuseppino del Murialdo, presentando le sfide, le possibilità, i segni di speranza per la vita consacrata ha riannodato i lavori dell'assemblea alle conclusioni raggiunte nell'incontro di maggio. "La sfida più grande che la vita consacrata deve affrontare - ha detto - è se stessa, ricominciando ad avere fiducia che il Signore, come al mar Rosso, apre sicuramente una strada per superare le difficoltà. Vi è poi la sfida del linguaggio, della capacità di far comprendere la vita consacrata. Molto spesso ci rendiamo conto che la gente ha una conoscenza limitata e distorta dei religiosi. Occorre individuare modalità nuove per far percepire quello che siamo e viviamo. Non è solo questione di "abito", ma della capacità di farci percepire come persone che vivono insieme per un ideale. Siamo oggi sfidati nel vivere il voto di povertà, come stile di vita - potremmo chiederci, per esempio, quanto ci tocca o ci ha toccato la crisi economica mondiale - ma anche come capacità di situarci sulla frontiera dell'emarginazione.
 
Lasciare che i poveri siano i nostri maestri. Povertà vissuta anche come libertà di fronte alle strutture:  a volte sembriamo come soffocati nella gestione di strutture che non hanno futuro. La situazione "generazionale" della vita consacrata in Europa - tanti anziani e pochi giovani - è una doppia sfida. Anzitutto a valorizzare gli anziani che sono fra noi. E allo stesso tempo, è necessaria un'adeguata integrazione dei religiosi più giovani, poiché spesso manca una generazione intermedia che faciliti questa integrazione. C'è da porsi il problema di come dare maggior protagonismo ai giovani:  forse sono superprotetti, perché sono pochi o forse non gli si dà responsabilità".


(©L'Osservatore Romano - 25 novembre 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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