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Il Santuario di Pompei e la Devozione alla MADONNA DEL ROSARIO

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2012 16:48
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Pompei, dove la Madonna appare ai cuori

di Padre Antonio Rungi


Ogni santuario mariano ha una sua importanza, storia, suscita interesse e devozione, movimenta pellegrini e penitenti. E’ così, ad esempio, per Lourdes, Fatima, e, particolarmente per noi italiani, Pompei. Questo santuario è dedicato alla Madonna del Rosario. Quindi un “santuario” per molti aspetti più importante degli altri, dove la Madonna non è apparsa, ma è stata collocata, portata qui, in questo luogo, per diventare faro di riferimento spirituale, umano, religioso e sociale per tutti.

Non un santuario di serie B, perché qui Maria non è apparsa, ma un santuario di serie A, per la molteplice funzione che esercita nella Chiesa campana e nazionale e a livello mondiale. Pompei è un marchio ed un nome importante non solo perché gli scavi richiamano turisti da ogni parte d’Italia e del mondo, ma perché Maria richiama nella sua cittadella milioni di pellegrini per fare ascoltare loro la voce di Cristo e riprendere un cammino di vita cristiana o potenziarlo se è stato intrapreso. Il santuario di Pompei, già molto valorizzato, va certamente riscoperto per noi campani, per gli italiani e per quanti giungono in Italia per motivi di turismo religioso. Negli itinerari di fede e di devozione mariana, Pompei non può assolutamente mancare, perchè è da Pompei che si riparte con l’animo rinnovato.

La celebre supplica scritta dal Beato Bartolo Longo in onore della Madonna del Rosario e che recitiamo l’8 maggio e la prima domenica di ottobre ci dà l’esatta misura del senso di questa devozione e dell’importanza che questa devozione assume per tutti i credenti del mondo.

L’inizio di questa bellissima preghiera ci aiuta ad immergerci in quel clima che diventa anche gratitudine al Signore e alla Madonna per quello che operano in questo luogo benedetto:

“O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi (…) effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie. Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, su le nostre famiglie, su l'Italia, su l'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono. O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono”.

E la parte conclusiva della preghiera: “Benedici, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario. 0 Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.
E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen”.

Sono qui i fondamenti di una devozione che spazia nel mondo e che riguarda i vari aspetti della vita cristiana. Perché il Santuario di Pompei non è solo luogo mariano di preghiera e di conversione, di formazione cristiana, ma è anche luogo della carità, della pace, della cultura, della sensibilità verso gli ultimi e gli emarginati. Non a caso la devozione alla Madonna di Pompei viene quasi inoculata nel sangue di tutti i campani fin dai primi anni della vita. Non parlo degli anni passati, parlo di oggi.

Ancora oggi, da ogni parte della Regione ed oltre i confini, sia a piedi che in auto, pullman, moto, e con ogni mezzo di trasporto, si giunge ai piedi della Vergine del Rosario per manifestare la propria fede e la propria devozione. E non sono solo gli anziani, ma sono i bambini, i ragazzi, i giovani. Pompei è un forte richiamo alla fede e alla devozione vera alla Vergine Santa. I chilometri macinati a piedi sotto il sole cocente per recarsi a Pompei a conclusione del mese di Maggio ne è il segno eloquente di come questo Santuario mantenga il suo fascino per noi campani, ma necessita di un rilancio a livello nazionale e mondiale. Maria parla qui, forse più che altrove.

Qui indica la strada della riconciliazione e della pace. Qui rinnova l’invito a porsi alla sequela di Cristo: “Fate quello che vi dirà”. Il 13 novembre 1875, arrivò a Pompei la prodigiosa immagine della Vergine del Rosario. Quest’icona fu data a Bartolo Longo da Suor Maria Concetta De Litala, del Convento del Rosariello a Porta Medina di Napoli. La religiosa l’aveva avuta in custodia da padre Alberto Radente, confessore del Beato. Per trasportarlo a Pompei, il Longo l’affidò al carrettiere Angelo Tortora che, avvoltala in un lenzuolo, l’appoggiò su di un carro di letame. L’icona della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei (alta cm 120 e larga cm 100) presenta l’immagine della Madonna in trono con Gesù in braccio; ai suoi piedi, San Domenico e Santa Caterina da Siena. La Vergine reca nella mano sinistra la corona del Rosario che porge a Santa Caterina, mentre Gesù, poggiato sulla sua gamba destra, la porge a San Domenico.

In questo quadro si possono riconoscere tre grandi spazi. Lo spazio in alto, nel quale l’umile ma solenne figura di Maria in trono invita la Chiesa a portarsi verso il mistero della Trinità. Lo spazio in basso è quello della Chiesa, il corpo mistico, la famiglia che ha in Gesù il suo capo, nello Spirito il suo vincolo, in Maria il suo membro eminente e la sua Madre. Lo spazio laterale, rappresentato dagli archi, porta al mondo, alla storia, verso cui la Chiesa ha il debito di essere “sacramento”, offrendo il servizio dell’annuncio evangelico per la costruzione di una degna città dell’uomo. La via che unisce questi spazi è il Rosario, sintesi orante della scrittura, posto quasi come fondamento ai piedi del trono, e consegnato dal Figlio e dalla Madre come via di meditazione e assimilazione del Mistero. Una volta collocata l’immagine, inizia la grande devozione mariana alla Madonna del Rosario di Pompei, che si diffuse ed è diffusa in tutto il mondo.

Da Napoli, prima, e poi, pian piano, da ogni parte del mondo, cominciarono a giungere offerte per la costruzione della nuova Chiesa, la cui prima pietra fu posta l’8 maggio 1876. Nel 1877 il Longo scrisse e divulgò la pia pratica dei Quindici Sabati, due anni dopo, guarì lui stesso da una grave malattia grazie alla recita della Novena, da lui composta e della quale ci furono, immediatamente, novecento edizioni, in ventidue lingue. Il 14 ottobre 1883, ventimila pellegrini, riuniti a Pompei, recitarono, per la prima volta, la Supplica alla Vergine del Rosario, sgorgata dal cuore di Bartolo Longo, in risposta all’Enciclica ‘Supremi apostolatus officio’ (1° settembre 1883) con la quale Leone XIII, di fronte ai mali della società, additava come rimedio la recita del Rosario.

Nel 1884 fondò il periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”. Intanto, grazie a lui, intorno al cantiere della Chiesa, sorgeva una vera e propria città con le case per gli operai, primo esempio di edilizia sociale che preannunciava la ‘Rerum Novarum’, il telegrafo, la stazione ferroviaria, un piccolo ospedale, l’osservatorio meteorologico e quello geodinamico. Nel 1887 fondò l’Orfanotrofio Femminile, la prima delle sue Opere di Carità a favore dei minori. Qualche anno più tardi, nel 1891, il Cardinale Raffaele Monaco La Valletta consacrò il nuovo Tempio. Il Santuario di Pompei era conosciuto sempre più e fedeli di ogni specie chiedevano le più disparate grazie.

All’avvocato Longo si rivolsero anche dei condannati per esortarlo a prendersi cura dei propri figli. Fu in questo periodo che il Beato maturò quella che ancora oggi è considerata la sua intuizione più originale e cioè: non solo credere nella possibilità del recupero dei figli dei carcerati, ma scommettere sul fatto che essi, a loro volta, avrebbero potuto salvare i loro genitori dalla disperazione. Nel 1892 veniva collocata la prima pietra dell’Ospizio per i figli dei carcerati, retto, a partire dal 1907, dai Fratelli delle Scuole Cristiane di San Giovanni Battista de La Salle. Dopo appena sei anni gli allievi erano oltre cento. Il primo ragazzo accolto, un calabrese, divenne, poi, sacerdote. In seguito accolse anche le figlie dei carcerati che affidò alla cura delle Suore Domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, da lui fondate nel 1897.

Il 5 maggio 1901 fu inaugurata la facciata della Basilica, eretta con il contributo di fedeli di ogni parte del mondo e dedicata alla Pace Universale. Bartolo Longo morì, a ottantacinque anni, il 5 ottobre del 1926. Due anni dopo, grazie all’interessamento di Fratel Adriano di Maria, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che continuò l’opera dell’avvocato, Pompei fu riconosciuta come comune autonomo. L’opera del Longo ha avuto il suo solenne riconoscimento con la Beatificazione da parte di Giovanni Paolo II, avvenuta il 26 ottobre 1980. Il resto è cronaca dei nostri giorni.

Una cronaca segnata da tanti eventi significativi per il santuario e per i suoi moltissimi devoti, sparsi in tutto il mondo. Santi, Papi, Vescovi, religiosi, fedeli laici, scettici, scienziati: chi non è venuto a Pompei anche per una semplice curiosità? Penso che siano pochissimi coloro che tra i veri cristiani almeno una volta non siano arrivati a Pompei e si siano inginocchiati davanti alla Madonna del Rosario, che ha un suo fascino spirituale che solo questo luogo può assicurare non solo per l’oggi della Chiesa e del mondo, ma anche per il suo immediato e lungo futuro. Ripartire da Pompei è ripartire da Maria per incontrare Cristo nel volto dei poveri sofferenti, ma soprattutto nella profondità della propria vita spirituale, che è confessione, Eucaristia, preghiera continua, moralità senza compromessi di alcun genere. E’ li che si celebra la conversione vera e l’incontro dell’uomo con Dio. La Madonna di Pompei dia luce a quanti sono nelle tenebre dell’errore, del peccato e della miseria morale.




[SM=g1740750] [SM=g1740752] [SM=g1740750]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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La Festa della Madonna del Rosario

La "Battaglia di Lepanto" di Paolo Veronese oggi alle Gallerie dell'Accademia.
Ai piedi della Vergine Maria, i Santi intercessori Pietro, Marco, Rocco e Giustina.


In occasione della bella Festa della Madonna del Rosario vi proponiamo questo interessante ed esaustivo approfondimento, che ripercorre le origini e le vicende storiche legate ad una Festa fortemente legata alle terre venete e alla storia della Serenissima.

La festa del Rosario fu istituita da san Pio V, in ricordo della vittoria riportata a Lepanto sui Turchi. E', cosa nota come nel secolo XVI dopo avere occupato Costantinopoli, Belgrado e Rodi, i Maomettani minacciassero l'intera cristianità. Il 20 maggio 1571 venne firmata la Lega Santa contro i Turchi. Vi aderirono il regno di Spagna, la Repubblica di Venezia, lo Stato Pontificio, le repubbliche di Genova e di Lucca, i Cavalieri di Malta, i Farnese di Parma, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara, i Della Rovere di Urbino, il duca di Savoia, il granduca di Toscana.

La flotta Cristiana era costituita da:

- 104 galee sottili sotto il comando della Repubblica di Venezia; 54 erano con equipaggi provenienti da Venezia, 30 da Creta, 7 dalle Isole Ionie, 8 dalla Dalmazia, 5 da città di terraferma.

- 6 galeazze sotto il comando della Repubblica di Venezia. Le galeazze erano munite di 40 o più cannoni, in grado di sparare palle da 13 chilogrammi in coperta e da 23 chilogrammi da sottocoperta. Si trattava di vere e proprie fortezze galleggianti.

- 36 galee sotto il comando del re di Spagna con equipaggi di Napoli e Sicilia.

- 22 galee sotto il comando del re di Spagna con equipaggi di Genova; si trattava di navi prese a nolo dal finanziere Gian Andrea Doria.

- 12 galee mandate da Cosimo I dei Medici, armate ed equipaggiate dai Cavalieri dell'ordine pisano di Santo Stefano

- 12 galee dello Stato Pontificio, concesse dai veneziani ed armate ed equipaggiate a spese del papa.

- 3 galee del duca di Savoia (la Piemontese, la Margarita e la Duchessa),

- 3 galee dei Cavalieri di Malta.

In totale 195 tra galee e galeazze.

Gli equipaggi erano scarsi e costituiti essenzialmente da cristiani volontari e forzati. La penuria costrinse a mettere solo 3 uomini per remo.

La truppa era costituita da:

20.000 soldati a spese della Spagna;

5.000 militari al soldo di Venezia;

2.000 soldati pagati dallo Stato Pontificio;

3.000 volontari provenienti da tutta la Cristianità.

Complessivamente circa 30.000 uomini.

Sulle galee e sulle galeazze vennero imbarcati 1815 cannoni.

Le galee veneziane erano in buono stato, ma con pochi soldati. Don Giovanni d'Austria vi fece imbarcare 4.000 soldati italiani e spagnoli.

I Turchi avevano schierate 274 navi da guerra, di cui 215 galee, e disponevano di 750 cannoni. Il centro turco, al comando diretto di Mehmet Alì Pascià, era costituito da 96 galee. Di fronte ai veneziani era Muhammad Saulak, detto anche Maometto Scirocco, governatore dell'Egitto, con 56 galee. Uluj Alì, il rinnegato Occhiali, con 63 galee e galeotte, era di fronte a Gian Andrea Doria, che a Tripoli era dovuto fuggire di fronte al corsaro. Una forte riserva, comandata da Amurat Dragut, era dietro la linea delle galee turche.

Mehmet Alì Pascià era a bordo della Sultana, su cui sventolava il vessillo verde su cui era stato scritto 28.900 volte a caratteri d'oro il nome di Allah. Don Giovanni d'Austria, comandante della flotta, ebbe l'ordine di dar battaglia il più presto possibile. Saputo che la flotta turca era nel golfo di Lepanto, l'attaccò il 7 ottobre dei 1571 presso le isole Echinadi.

Nel mondo intero le confraternite del Rosario pregavano intanto con fiducia.

I soldati di Don Giovanni d'Austria implorarono il soccorso del cielo in ginocchio e poi, sebbene inferiori per numero, cominciarono la lotta. Dopo 4 ore di battaglia spaventosa, di 300 vascelli nemici solo 40 poterono fuggire e gli altri erano colati a picco mentre 40.000 turchi erano morti. L'Europa era salva.

Nell'istante stesso in cui seguivano gli avvenimenti, San Pio V aveva la visione della vittoria, si inginocchiava per ringraziare il cielo e ordinava per il 7 ottobre di ogni anno una festa in onore della Vergine delle Vittorie, (inizialmente detta di S. Maria della Vittoria), titolo cambiato poi da Gregorio XIII in quello di Madonna del Rosario. La celebrazione venne estesa nel 1716 alla Chiesa universale, e fissata definitivamente al 7 ottobre da S. Pio X nel 1913.

La «festa del santissimo Rosario», com'era chiamata prima della riforma del calendario del 1960, compendia in certo senso tutte le feste della Madonna e insieme i misteri di Gesù, ai quali Maria fu associata, con la meditazione di quindici momenti della vita di Maria e di Gesù. Il Rosario è nato dall'amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta. L'oggetto che serve alla recita di questa preghiera, cioè la corona, è di origine molto antica. Gli anacoreti orientali usavano pietruzze per contare il numero delle preghiere vocali. Nei conventi medioevali i fratelli laici, dispensati dalla recita del salterio per la scarsa familiarità col latino, integravano le loro pratiche di pietà con la recita dei « Paternostri », per il cui conteggio S.Beda il Venerabile aveva suggerito l'adozione di una collana di grani infilati a uno spago. Poi, narra una leggenda, la Madonna stessa, apparendo a S. Domenico, gli indicò nella recita del Rosario un'arma efficace per debellare l'eresia albigese.

Nacque così la devozione alla corona del rosario, che ha il significato di una ghirlanda di rose offerta alla Madonna. Promotori di questa devozione sono stati infatti i domenicani, ai quali va anche la paternità delle confraternita del Rosario. Fu un papa domenicano, appunto S. Pio V, il primo a incoraggiare e a raccomandare ufficialmente la recita del Rosario, che in breve tempo divenne la preghiera popolare per eccellenza, una specie di «breviario del popolo», da recitarsi la sera, in famiglia, poiché si presta benissimo a dare un orientamento spirituale alla liturgia familiare.

Fra Marco (Cappuccino francescano)


Testo tratto da www.mariadinazareth.it, immagine da rositour.it
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740733] Cari Amici, come premesso, vi offriamo una serie di 4 video attraverso i quali avvicinarsi con gioia alla Corona benedetta, sfogliando alcune pagine del "Segreto ammirabile del santo Rosario" di san Luigi M. Grignon de Montfort.
Dalla stessa Presentazione del Santo, infatti, abbiamo sbriciolato per voi il dono delle 4 Rose:

- il primo video che qui già potete contemplare è dedicato alla Rosa Bianca ai Sacerdoti,
it.gloria.tv/?media=203994


- il secondo video sarà per la Rosa Rossa ai peccatori,
- il terzo video sarà per il Rosario Mistico per quelle Anime che già dicono il Rosario
- ed infine il quarto video sarà dedicato al Bocciolo di Rosa per i bambini.

Per chi volesse approfondire l'argomento e conoscere questo libretto del Santo, ci contatti:

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org


[SM=g1740717]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]


Cari Amici, come premesso,continua la serie di 4 video sulle "Rose" tratte dal "Segreto ammirabile del santo Rosario" di san Luigi M. Grignon de Montfort.

- il primo video che qui potete contemplare è dedicato alla Rosa Bianca ai Sacerdoti,
it.gloria.tv/?media=203994

- eccoci ora al secondo video per la Rosa Rossa ai peccatori,

it.gloria.tv/?media=205235


- il terzo video sarà per il Rosario Mistico per quelle Anime che già dicono il Rosario
- ed infine il quarto video sarà dedicato al Bocciolo di Rosa per i bambini.
Per chi volesse approfondire l'argomento e conoscere questo libretto del Santo, ci contatti:
Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org




[SM=g1740717]

[SM=g1740733]

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Cari Amici, come premesso,continua la serie di 4 video sulle "Rose" tratte dal "Segreto ammirabile del santo Rosario" di san Luigi M. Grignon de Montfort.

- il primo video che qui potete contemplare è dedicato alla Rosa Bianca ai Sacerdoti,
it.gloria.tv/?media=203994

- qui il secondo video per la Rosa Rossa ai peccatori,
it.gloria.tv/?media=205235

- veniamo ora al terzo video: il Rosario Mistico per quelle Anime che già dicono il Rosario
it.gloria.tv/?media=206296


Per chi volesse approfondire l'argomento e conoscere questo libretto del Santo, ci contatti:
Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
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[SM=g1740717]

[SM=g1740750]

Cari Amici, come premesso,continua la serie di 4 video sulle "Rose" tratte dal "Segreto ammirabile del santo Rosario" di san Luigi M. Grignon de Montfort.
- il primo video che qui potete contemplare è dedicato alla Rosa Bianca ai Sacerdoti,
it.gloria.tv/?media=203994
- qui il secondo video per la Rosa Rossa ai peccatori,
it.gloria.tv/?media=205235
- qui troverete il terzo video: il Rosario Mistico per quelle Anime che già dicono il Rosario
www.gloria.tv/?media=206296

- ed infine il quarto video della serie dedicato al Bocciolo di Rosa per i bambini.
it.gloria.tv/?media=207188




Per chi volesse approfondire l'argomento e conoscere questo libretto del Santo, ci contatti:
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04/11/2011 20:57
 
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[SM=g1740733] Breve reportage sulla tradizionale processione che annualmente si compie nella parrocchia di Santa Maria del Rosario in Prati (Roma)
www.gloria.tv/?media=210618



[SM=g1740717]

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04/11/2011 23:25
 
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Madonna del Rosario

Maria SS. del Rosario. Tale bella e prestigiosa opera è stata eseguita, ex novo, dal maestro Ferdinando Fedele per la parrocchia Santissimo Salvatore di Passiano. Nel video le fasi di preparazione per realizzare un vero e proprio tableaux vivant che è servito poi per la tela , dallo spiccato accento barocco, per studiare la composizione e i volumi. Del resto era pratica nel '600 quella di lavorare con teatri di posa per ricreare la scena da dipingere.


"La composizione dell'opera è impostata secondo il modelo tradizionale. domina la figura della Vergine con Bambinello che si china sorridente donando la corona a S. Domenico , fondatore dell'ordine dei Domenicani o P.P.Predicatori, che diffusero la devozione al S.Rosario. "Domini Canes" ovvero Cani del Signore, è il simpatico gioco di parole che giustifica la presenza del cagnolino pezzato di bianco e nero con torcia accesa in bocca, ai piedi dello stesso Santo. Questo cagnolino che correva per il mondo, fu il sogno della mamma dello stesso santo nel mentre lo attendeva.

Si distingue subito Caterina da Siena patrona D'Italia, i tratti sono quelli di Sonia Gambardella. Di spalle a questa ecco S. Rosa da Lima, anche lei terziaria domenicana e prima santa dell'America. Si scorgono inoltre, S.Vincenzo Ferrer, la fiammella sulla Sua testa testimonia il dono particolare dello Spirito Santo che fece di lui un oratore dal valore pentecostale, nel senso che i prodigi delle varie lingue si ripetettero durante le sue infiammate predicazioni per l'Europa del tempo dilaniata da lotte anche religiose. Alle Sue spalle un giovane ed insolito S.Benedetto da Norcia. questa figura è stata voluta per devozione personale del parroco D.Enzo, anche in vista del prossimo millenario della nostra Badia di Cava, che si celebrerà appunto nel 2011. S.Benedetto si caratterizza dalla vicinanza di un corvo che porta in nel becco un pane. Il Santo Patriarca , infatti, comandò un tempo al corvo di gettare lontano quel pane che era stato avvelenato. La cocolla bianca è scelta del Pittore, ma non è inusuale. La figura più sontuosa è forse il Papa che si vede in ginocchio, è la rappresentazione ideale di S.Pio V, anche Egli dell'ordine di S.Domenico. Fu questo S. Papa a chiedere al mondo cattolico di coalizzarsi e specialmente di pregare il S. Rosario, in occasione della battaglia di Lepanto il 7 Ottobre 1571. La vittoria delle armate cristiane, segnò la fine definitiva delle mire espansionistiche dell'impero Turco-Ottomano almeno verso l'Europa sud-occidentale. Bella l'espressione del Senato di Venezia che volle riassumere il tutto: "Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit", "non il valore, non le armi, non i condottieri ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori".

Da quel momento in poi , e in ossequio ai Canoni del Concilio di Trento, in tutte le chiese si volle un altare dedicato al SS.Crocifisso ed uno alla B.Vergine del Rosario. La notra chiesa parrocchiale è un esempio chiarissimo di quella direttiva non solo richiesta dai canoni ma desiderata fortemente dal santo popolo di Dio. La cappella che ora finalmente costodirà un nuovo quadro del Rosario, conteneve un' opera di grande valore della stessa epoca dei fatti di Lepanto. Il tutto sparito nel nulla in una ormai lontana notte del 1988. Il pio Passianese dell'epoca volle apporre in alto quella bella iscrizione che ancora oggi si può leggere, incisa sull'artistico cartiglio marmoreo: " Salus nostra in manu tua est, respiciat nos tantum", " La nostra vita è nelle tue mani, [il Signore] continui a guardarci".

Essa è tratta dal libro della Genesi cap. 47, 25. Esprime la gratitudine degli antichi al Patriarca Giuseppe nel primo testamento e qui la riconoscenza alla Gran Madre di Dio per la protezione provvidenzialmente accordata e ripetutamente offerta a noi, nuovo popolo di Dio".

[SM=g1740722] (Fonte)

rosrio


[SM=g1740750]

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Il Rosario, una preghiera facile e bella


Omelia del cardinale Giovanni Battista Re Santuario della Madonna del Rosario Pompei, 3 ottobre 2010


Omelia del cardinale Giovanni Battista Re


Il cardinale Giovanni Battista Re

Il cardinale Giovanni Battista Re

In questa prima domenica di ottobre, mese dedicato al Rosario, è una grande gioia per me essere qui, pellegrino fra i pellegrini, davanti a questo splendido santuario, voluto dal beato Bartolo Longo come santuario del Rosario e che ora è diventato un centro internazionale del Rosario.

Al termine di questa celebrazione eucaristica, eleveremo insieme la tradizionale Supplica, una corale preghiera alla Madonna per invocare la sua materna protezione e per presentare a Dio, mediante la Beata Vergine Maria, i desideri profondi del nostro cuore e per trovare la forza necessaria per adempiere i nostri doveri e le nostre responsabilità.

La ricorrenza odierna ci invita a riflettere sul Rosario, una preghiera facile e bella che ha accompagnato generazioni e generazioni di cristiani; preghiera profondamente amata dai santi e vivamente incoraggiata dai papi. È una preghiera semplice, ma efficace e ricca di contenuti biblici e teologici.
Questa preghiera non ha perso nulla del suo valore tra i ritmi della nostra società tecnologica. Anche nel terzo millennio rimane una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di spiritualità. Se è vero che, tra le preghiere, il primo posto va alla Liturgia, fonte e culmine della vita ecclesiale, non è meno vero che, tra le devozioni del popolo di Dio, al Rosario spetta un posto d’onore.

Esso è «catena dolce che ci rannoda a Dio», secondo la bella espressione del beato Bartolo Longo, «vincolo di amore che ci unisce agli angeli», «torre di salvezza» e «porto sicuro», perché ci affida all’intercessione potente di Maria e ottiene la grazia che ci salva.
La storia del Rosario mostra che la Chiesa, nei momenti difficili, ha fatto ricorso a questa preghiera, che possiede una forza particolare, per ottenere l’aiuto di Dio mediante l’intercessione della Madonna.
È preghiera che alimenta la nostra spiritualità e ci fa crescere come cristiani, perché, mediante Maria, porta a una conoscenza più profonda dei misteri di Cristo. Il Rosario, infatti, ci guida al cuore della vita cristiana e ci aiuta a contemplare e ad approfondire il mistero di Cristo e il posto della Beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa.

Il Rosario, con i suoi venti misteri, esprime la fede della Chiesa senza giri di parole e senza porre falsi problemi, e aiuta ad avere fiducia in Dio e ad abbandonarsi a lui.
Apparendo a Lourdes e a Fatima, la Madonna si è presentata con il Rosario in mano e ha raccomandato la recita del Rosario.

Papa Giovanni Paolo II, che è venuto due volte a pregare presso questo santuario durante il suo pontificato, confidò che fin dagli anni giovanili la preghiera del Rosario ha avuto un posto importante nella sua vita. Nella lettera apostolica sul Rosario, in occasione dell’anno del Rosario, Rosarium Virginis Mariae (del 16 ottobre 2002), il compianto Papa afferma: «Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. A esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto» (n. 2).
Egli soleva dire che recitare il Rosario era «pregare con Maria e alla scuola di Maria».
E diceva ancora: «Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore» (Rosarium Virginis Mariae, n. 1).

Padre Pio da Pietrelcina confidò a un suo figlio spirituale che, attraverso la recita del Rosario, la Madonna non gli aveva mai negato le grazie domandate (Giovanni Bardazzi, Un discepolo di Padre Pio, Prato 2003, p. 92). E quando, negli ultimi giorni della sua vita, fu chiesto a Padre Pio: «Che cosa ci lascia in eredità?», egli rispose: «Vi lascio il Rosario».


La storia è piena di testimonianze che ci mostrano come questa preghiera ha accompagnato sia gente comune sia personaggi e artisti famosi.
Nella parte mediana del grande affresco del Giudizio universale della Cappella Sistina, dipinto da Michelangelo tra il 1536 e il 1541, spicca un particolare: uno dei risorti porge con la mano sinistra la corona del Rosario a un uomo e a una donna per aiutarli a salire in Paradiso aggrappandosi ad essa.
Con questa sobria raffigurazione pittorica, che nel capolavoro michelangiolesco è un piccolo particolare, l’artista ha espresso la convinzione che il Rosario è una preghiera importante per ottenere la salvezza eterna.

Nella casa di Alessandro Manzoni a Milano, in via del Morone n. 1, appesa in capo al letto si vede ancora oggi la sua corona: la recitava abitualmente. Nel suo romanzo I promessi sposi, Lucia, nel momento più drammatico della sua vita, tira fuori di tasca la corona e recita il Rosario (capitolo 21), e mentre lo sgrana sente spuntare e crescere nel cuore una fiducia indeterminata e una improvvisa speranza.
La facciata del santuario di Pompei <BR>[© Romano Siciliani]

La facciata del santuario di Pompei
[© Romano Siciliani]

Alcide De Gasperi, nelle Lettere dalla prigione, scritte alla moglie quando fu arrestato dai fascisti, dice che gli fu di sostegno spirituale la preghiera del Rosario, che nei primi giorni recitava «come poteva», cioè senza la corona.
Poi la moglie gli inviò una corona del Rosario: lui lo recitava alla sera pensando che verso quell’ora anche la moglie e le sue bambine erano in preghiera e allora – così scriveva – «il mio spirito si inginocchia con voi».


Cristoforo Gluck, grande musico, durante i ricevimenti alla corte di Vienna, si appartava ogni giorno a recitare il Rosario.
Il beato Contardo Ferrini, professore universitario a Pavia, quando la sera aveva amici in casa, oppure era invitato da amici a cena, prima del congedo tirava fuori la sua corona e invitava gli amici a recitarlo insieme.

La pratica del Rosario in famiglia la sera era in passato molto diffusa.
Oggi purtroppo si guarda la tv o una parte dei membri della famiglia è fuori casa.

Al giorno d’oggi c’è la moda di imparare tecniche yoga per rilassarsi, ripetendo in continuazione uno stesso “mantra” che aiuta a concentrarsi su sé stessi e a trovare la propria energia.

Tante persone si sono dimenticate che questi “segreti” li avevano già “in tasca”. Basta prendere in mano una corona del Rosario. Essi cercano lontano ciò che, invece, possono trovare molto vicino. Cercano in moderni maestri ciò in cui i loro padri e i loro nonni erano già esperti: il Rosario.

Riscopriamo, dunque, il Rosario. Sentiamolo come angolo di contemplazione da assicurare, quasi come boccata di ossigeno, alle nostre giornate.
Facciamone un vincolo di unità per le nostre famiglie. La famiglia che prega unita, rimane unita.
Pratichiamolo come preghiera che accompagna i nostri viaggi, che si insinua tra un’occupazione quotidiana e l’altra, che occupa spazi vuoti di attesa, quasi a immettere piccoli squarci di cielo nel grigiore della routine quotidiana.

Lungi dall’essere una fuga dai problemi della propria famiglia e del mondo, il Rosario ci spinge a guardarli con occhio responsabile e sereno, e ci ottiene la forza di tornare a essi con l’aiuto di Dio. Il Rosario getta luce sul nostro cammino umano ed è la sorgente di speranza e di conforto che ci dà la forza per andare avanti.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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