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Devozione: LA VIA MATRIS (da introiboadaltaredei.info)

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 16:32
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Devozioni: la Via Matris

La Via Matris: note su una devozione popolare e pratica “virtuale” on line

Di seguito sono riportate alcune note sulla devozione della “Via Matris Dolorosae“, o più semplicemente “Via Matris”, tratte dai testi di Maria mgMarcellina Pedico e Bruno Simonetto mentre dal collegamento che segue è possibile sperimentarne la pratica “on line”, che non può certo sostituire quella reale ma che può essere una piacevole scoperta per molti oltre che un conforto  per chi non avesse tale possibilità. I testi sono di Padre Stefano M. Manelli e il sottofondo è del Coro “Città di Rovigo”.

Furono soprattutto S. Anselmo, S. Bernardo e l’ignoto autore del “Liber de Passione Christi et dolore et planctu matris eius” a contribuire all’affermazione della devozione all’ Addolorata, e nel XIII secolo, con i Servi di Maria, sorsero i primi santuari dedicati all’Addolorata, la cui iconografia apparve alla fine dello stesso secolo. Addolorata ai piedi del crocifisso, con il petto trafitto da una spada. Si moltiplicarono allora le composizioni musicali sul “pianto della Vergine“, tra cui lo “Stabat Mater“. Ad opera dei servi di Maria si cominciarono a determinare “i sette dolori“, per cui le spade infilate nel petto della Vergine divennero sette; si fissò anche la celebrazione liturgica il venerdì della settimana di Passione, ossia otto giorni prima del venerdì santo.

Il papa Innocenzo XI istituì una seconda festa, nel 1688, consacrata alla Madonna Addolorata, che cade il 14 di settembre. Ad opera dei Servi di Maria si ebbero numerose devozioni legate a questa iconografia: La corona de isette dolori; la via matris; il mese di settembre; i sette venerdì.

La Via Matris Dolorosae o semplicemente Via Matris è un pio esercizio nel quale un gruppo di fedeli, o un singolo, compie un tratto di strada meditando sette dolori della Vergine.

Il cammino, percorso in preghiera, comprende sette soste («stazioni»), che corrispondono ai sette principali dolori che la pietà del popolo cristiano ha individuato nella vita della Vergine accanto al Salvatore: la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù, l’incontro con Gesù sulla via del Calvario, la presenza sotto la croce del Figlio, l’accoglienza di Gesù deposto dalla croce, la sepoltura di Gesù.

 La metafora della vita come cammino emerge nel pio esercizio della Via Matris e in altre forme di preghiera popolare (Via crucis, Via lucis, Via pacis). I Vangeli ci informano di vari viaggi compiuti da Gesù e da Maria di Nazaret, sua madre. Relativamente alla Vergine essi hanno tramandato la memoria di molteplici cammini: – il «cammino della Figlia di Sion» verso la casa del sacerdote Zaccaria (cf. Lc 1,39-55); – il «cammino di donna incinta», da Nazaret a Betlemme (cf. Lc 2,1-7); – il «cammino di pia israelita», che si reca a Gerusalemme e là ode il vaticinio sul Figlio e su lei stessa (cf. Lc 2,34-35); – il «cammino di donna esule», (cf. Mt 2,13-15); – il «cammino di donna pellegrina», che ogni anno, per la festa di Pasqua, si reca a Gerusalemme (cf. Lc 2,49); – il «cammino di donna amica», che si reca premurosa a Cana di Galilea (cf. Gv 2,111); – il «cammino di discepola fedele», per cui sale dietro Gesù il Monte Calvario (cf. Gv 19,25-27).


Nel contesto di questi ‘cammini’ della Vergine Maria si disegnano le sette ‘Stazioni’ della Via Matris, un pio esercizio dove è messo in luce anche il suo aspetto pasquale. Al Mistero pasquale, infatti, guardano significativamente al I Stazione (“Maria accoglie nella fede la profezia di Simeone”), in cui risuona una parola di morte e di vita: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele” (Lc 2, 34); la II Stazione (“Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe”), in cui si succedono profeticamente fuga e ritorno, minaccia mortale del tiranno e amorosa protezione del Padre; la III Stazione (“Maria cerca Gesù rimasto in Gerusalemme”), nella quale i tre giorni dello smarrimento richiamano i tre giorni della sepoltura.

Al Mistero pasquale poi appartengono pienamente gli eventi salvifici contemplati nelle Stazioni IV (“Maria incontra Gesù sulla via del Calvario”), V (“Maria sta presso la Croce del Figlio”), VI (“Maria accoglie nel suo grembo Gesù deposto dalla Croce”) e VII (“Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della Risurrezione”).

Va tuttavia notato che, per la temperie culturale dell’epoca in cui è nata la Via Matris, dominata dalla devozione alla Passione di Cristo, nemmeno questa pratica – come, del resto, la classica Via Crucisdelle 14 Stazioni – si sofferma a meditare esplicitamente sull’evento della Risurrezione di Cristo: nei secoli XVII-XVIII, infatti, giunge al culmine la devozione verso la Passione di Gesù e la com-passionedella Vergine Madre.

Si noterà che, come la Via Crucis, la Via Matris è una “preghiera biblica”, in quanto dal Vangelo, inteso in senso letterale o interpretato alla luce della tradizione della Chiesa, trae gli episodi di dolore e di salvezza che vi si contempla.

Gli episodi di dolore della vita di Cristo e di Maria sono consumazione del dolore che grava sull’umanità fin dai suoi albori, a causa della misteriosa ‘rottura’ tra Dio e l’uomo, avvenuta alle origini (cfr. Gn 3, 1-17) e delle successive, ripetute infedeltà all’Alleanza: Cristo è il “Servo sofferente”, che“si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53, 4); cfr. Mt 8, 17); per il mistero dell’Incarnazione e per la sua condizione di Capo dell’umanità egli è arcanamente partecipe di ogni sofferenza umana passata, presente e futura (cfr. Mt 25, 35-40); Maria è la “Donna del dolore”, come la chiama la tradizione della Chiesa, che in Uffici liturgici e in pii esercizi (come questo della Via Matris) ha posto sulle labbra della Vergine il lamento della ‘Figlia di Sion’: “Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore” (Lam 1, 12a).

 Il fondamento teologico della Via Matris, come del resto di ogni altro pio esercizio mariano, è l’indissolubile unione di Maria a Cristo nell’attuazione del progetto salvifico di Dio, che ha nell’Incarnazione del Verbo e nella Morte e Risurrezione di Cristo le sue più alte espressioni.

La Vergine è “l’intimissima socia” (cfr. Paolo VI, Esort. ap. Signum magnum, 1) nel compimento dell’opera della Redenzione. Associati quindi nel disegno della salvezza (cfr. Lc 2, 34-35), Cristo crocifisso e la Vergine Addolorata sono anche associati nelle celebrazioni della liturgia e nelle manifestazioni della pietà popolare.

L’intuizione fondamentale della Via Matris è, dunque, quella di considerare l’intera vita della Vergine, dall’annuncio di Gabriele (cfr. Lc 1, 26-38) e dal vaticinio di Simeone (cfr. Lc 2, 34-35) fino alla morte e sepoltura del Figlio, come un cammino di fede (cfr. Lumen gentium, 58) e di dolore.

In una attenta celebrazione della Via Matris non sarà difficile scorgere il senso ecclesiale del dolore della Vergine, e scorgerne il prolungamento nel dolore che accompagna la Chiesa e l’umanità intera nel suo cammino.

La Vergine, madre esule di un bambino perseguitato dai potenti, madre intrepida di un Figlio incompreso dai familiari, rifiutato dai concittadini, osteggiato dalle Autorità religiose, abbandonato dai discepoli, condotto al patibolo e crocifisso tra due malfattori, diviene la personificazione della Donna forte e fedele, cui la Chiesa continuamente si ispira nell’ora della tribolazione: quando vede derisa la persona e la parola del suo Signore, perseguitati i suoi figli, ostacolata la sua missione.

La Vergine ai piedi della Croce e la Madre sul cui grembo è deposto il Figlio morto diventano il simbolo e l’icona della Chiesa che, per divina missione, è accanto all’uomo che soffre e accoglie nel suo seno il dolore e l’afflizione di tutta l’umanità.

Certo, in tempi di globalità di tutto, viene spontaneo pensare alla forma più radicale e più vera diuniversalismo che è il dolore degli uomini. E ricordare ancora che il primo sguardo di Gesù non si rivolgeva al peccato degli altri, ma alla sofferenza degli altri; e il peccato stesso era, anzitutto, rifiuto della condivisione e della partecipazione al dolore altrui. Condivisione o com-passione non sono solo commiserazione: il termine com-passione può davvero essere preso come parola-chiave per il progetto di un mondo della religione biblica nell’èra della globalizzazione.

Nel nome di Gesù, “l’uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is 53, 3); e nel nome della Vergine Addolorata, intimamente unita al Figlio suo Crocifisso, che è parimenti “colei che ben conosce il patire”.

(dai testi di  Maria. M. Pedico e Bruno Simonetto)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Solenne Memoria dei Sette Dolori di Maria

La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali. Questa memoria di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio VII (1814). (Mess. Rom.)



Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico




Martirologio Romano: Memoria della beata Maria Vergine Addolorata, che, ai piedi della croce di Gesù, fu associata intimamente e fedelmente alla passione salvifica del Figlio e si presentò come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita.




La Madonna è venerata nel mondo cristiano con un culto di iperdulia, che si estrinseca in vari titoli, quanti le sono stati attribuiti nei millenni per le sue virtù, il suo patrocinio, la sua posizione di creatura prediletta da Dio, per il posto primario occupato nel piano della Redenzione, per la sua continua presenza accanto all’uomo evidenziata anche dalle tante apparizioni.Nel calendario delle celebrazioni mariane vi sono: 1° gennaio la B.V.M. Madre di Dio; 23 gennaio lo Sposalizio della B.V.M.; 2 febbraio la Presentazione al Tempio di Gesù e la Purificazione di Maria; 11 febbraio Beata Vergine di Lourdes; 25 marzo l’Annunciazione; 26 aprile B.V.M. del Buon Consiglio; 13 maggio Beata Vergine di Fatima; 24 maggio Madonna Ausiliatrice; 31 maggio Visitazione di M.V.; a giugno Cuore Immacolato di Maria; 2 luglio Madonna delle Grazie; 16 luglio B.V. del Carmelo; 5 agosto Madonna della Neve; 15 agosto Assunzione della Vergine; 22 agosto B.V.M. Regina; 8 settembre Natività di Maria; 12 settembre SS Nome di Maria; 15 settembre B. V. Addolorata; 19 settembre B. V. de La Salette; 24 settembre B.V. della Mercede; 7 ottobre B.V. del Rosario, 21 novembre Presentazione della B.V.M.; 8 dicembre Immacolata Concezione, 10 dicembre B. V. M. di Loreto.Inoltre l’intero mese di Maggio è dedicato alla Madonna, senza dimenticare la suggestiva e devota Novena dell’Immacolata, poi vi sono le celebrazioni locali per i tantissimi Santuari Mariani esistenti; come si vede la Vergine ha un culto così diffuso, che non c’è mese dell’anno in cui non la si ricordi e veneri.A mio parere però, fra i tanti titoli e celebrazioni, il più sentito perché più vicino alla realtà umana, è quello di Beata Vergine Maria Addolorata; il dolore è presente nella nostra vita sin dalla nascita, con il primo angosciato grido del neonato, che lascia il sicuro del grembo materno per proiettarsi in un mondo sconosciuto, non più legato alla madre e in preda alla paura e spavento; poi il dolore ci segue più o meno intenso, più o meno costante, nei suoi vari aspetti, fisici, morali, spirituali, lungo il corso della vita, per ritrovarlo comunque al termine del nostro cammino, per l’ultimo e definitivo distacco da questo mondo.E il dolore di Maria, creatura privilegiata sì, ma sempre creatura come noi, è più facile comprenderlo, perché lo subiamo anche noi, seppure in condizioni e gradi diversi, al contrario delle altre prerogative che sono solo sue, Annunciazione, Maternità divina, Immacolata Concezione, Assunzione al Cielo, Apparizioni, ecc. le quali da parte nostra richiedono un atto di fede per considerarle.Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare, chi naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.Ma non fu solo per la repentina condanna a morte, il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.Quindi anche tutti coloro che soffrono nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno.Ma la Madonna è anche corredentrice per Grazia del genere umano, perché partecipe dell’umanità sofferente ed offerta del Cristo, per questo lei non si è ribellata come madre alla sorte tragica del Figlio, l’ha sofferta indicibilmente ma l’ha anche offerta a Dio per la Redenzione dell’umanità.E come dalla Passione, Morte e Sepoltura di Gesù, si è passato alla trionfale e salvifica Resurrezione, anche Maria, cooperatrice nella Redenzione, ha gioito di questa immensa consolazione e quindi maggiormente è la più adatta ad indicarci la via della salvezza e della gioia, attraversando il crogiolo della sofferenza in tutte le sue espressioni, della quale comunque non potremo liberarci perché retaggio del peccato originale.




CULTO




La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi. Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose ‘Laudi’; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.




LE DEVOZIONI




I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. – 2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”. – 3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. – 4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario. – 5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente. – 6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce. – 7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.La liturgia e la devozione hanno compilato anche le Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua personale sofferenza.La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della ‘Via Matris’, che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani, rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi.Le processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai piedi del Crocifisso; in certi Comuni le processioni devozionali, assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria vestita a lutto e addolorata e quello di Gesù che trasporta la Croce tutto insanguinato e sofferente.In certe località queste processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e penitenziale, anche turistica e folcloristica, cito per tutte la grande processione barocca di Siviglia.




LE ESPRESSIONI ARTISTICHE




Al testo del celebre “Stabat Mater”, si sono ispirati musicisti di ogni epoca; tra i più illustri figurano Palestrina, Pergolesi, Rossini, Verdi, Dvorak.La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto dell’opera dei più grandi artisti che secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria.La vergine Addolorata è di solito vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore.Altro soggetto molto rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta fra la deposizione e la sepoltura di Gesù. Il termine ‘Pietà’ sta ad indicare nell’arte, la raffigurazione dei due personaggi principali Maria e Gesù, la madre e il figlio; Maria lo sorregge adagiato sulle sue ginocchia, oppure sul bordo del sepolcro insieme a s. Giovanni apostolo (Michelangelo e Giovanni Bellini). Capolavoro dell’intensità del dolore dei presenti, è il ‘Compianto sul Cristo morto’ di Giotto. Nel Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (Isernia), secondo l’apparizione del 1888, Gesù è adagiato a terra e Maria sta in ginocchio accanto a lui e con le braccia aperte lo piange e lo offre nello stesso tempo. In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una chiesa o cappella a lei dedicata; varie Confraternite assistenziali e penitenziali, come pure numerose Congregazioni religiose femminili e alcune maschili, sono poste sotto il nome dell’Addolorata, specie se collegate all’antico Ordine dei Servi di Maria.L’amore e la venerazione per la Consolatrice degli afflitti e per la sua ‘compassione’, ha prodotto, specie nell’Ordine dei Servi splendide figure di santi, ne citiamo alcuni: I Santi Sette Fondatori, s. Giuliana Falconieri, s. Filippo Benizi, s. Pellegrino Laziosi, s. Antonio Maria Pucci, s. Gabriele dell’Addolorata (passionista), senza dimenticare, primo fra tutti, s. Giovanni apostolo ed evangelista, sempre accanto a lei per confortarla e condividerne l’indicibile dolore, accompagnandola fino al termine della sua vita. Il nome Addolorata ebbe larga diffusione nell’Italia Meridionale, ma per l’evidente significato, ora c’è la tendenza a sostituirlo con il suo derivato spagnolo Dolores.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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10/03/2011 16:33
 
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[SM=g1740733] Amici....non è possibile comprendere e vivere la Via Matris, senza la comprensione della VIA CRUCIS le due Devozioni sono prettamente legate fra loro, indivisibili.... rammentando questo TEMPO DI QUARESIMA  vogliamo ricordarvi ulteriori collegamenti inseriti nella pagina dedicata a:

LA DEVOZIONE AUTENTICA


La Sindone: canti e preghiere testimoniano la sua Venerazione e Devozione

Il Rito delle LITANIE (di Rinascimento Sacro - Daniele Di Sorco)

La Devozione alla Divina Misericordia

Caravaca e il prodigio della Croce sull'Altare....

Devozione: LA VIA MATRIS (da introiboadaltaredei.info)

con tutti gli altri collegamenti che troverete dentro a questo link:

Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011 e qui Meditazioni e Preghiera per questo Tempo Liturgico




                   Storia Stazioni Via Crucis



Per il Rito della Via Crucis e le sue raffigurazioni, le fonti sono costituite dai Vangeli e che, come abbiamo ben imparato a conoscere, esse raccolgono le ultime drammatiche ore della vita di Nostro Signore Gesù Cristo +
Nonostante il racconto si presenti stringato, è sorprendente constatare come il genio dell'uomo nell'arte sia giunto a produrre una ricchissima e svariata iconografia dedicata a queste ore drammatiche.
In tre dei 4 Vangeli il racconto è assai limitato, mentre è più articolato nel Vangelo di Luca.

Prima dell'iconografia della Via Crucis e prima ancora della pratica stessa, è importante sottolineare che fiumi e fiumi di pellegrini, fin dai primi secoli del Cristianesimo, solevano recarsi in Terra Santa come PENITENTI....senza che la Chiesa gerarchica assumesse una qualche disposizione in materia, vedeva frutti di gran devozione e CONVERSIONE inarrestabile, a seguito proprio di questi PELLEGRINAGGI nati spontaneamente dal Popolo di Dio...

Seguendo l'impulso di questi Pellegrinaggi, i pellegrini visitavano i luoghi più significativi della vita terrena di Gesù, passando dalla grotta della Natività, all'Orto del Getzemani detto degli Ulivi, fino a giungere, spesso anche in ginocchio, al Santo Sepolcro.

Leggendo molta documentazione dell'epoca si evince da questi Pellegrinaggi, una autentica VIA CRUCIS: proviamo ad immaginare, proprio da questi scritti, quanti ci hanno preceduto in questa Fede della Croce, immaginiamo i particolari, il pellegrino assorto che affrontando OGNI DISAGIO del suo proprio tempo, senza le nostre comodità odierne, ripercorreva quelle Vie toccate dal Cristo... immaginiamo questo fiumi di Devoti ripercorrere l'ultimo tratto di strada della Via Crucis iniziando una Tradizione attraverso una Processione ancora oggi mai terminata, sulle Vie affrontate da Gesù prima di salire sulla Croce, prima di venirne inchiodato per la nostra Redenzione.



Il termine "stationes" legato alle "soste" della Via Crucis, hanno origini antiche, questa pratica, come abbiamo spiegato, nasce spontaneamente dall'impulso dei Pellegrini, tuttavia il termine e l'ufficialità arriva da parte di un frate domenicano (mentre la Via Crucis come la conosciamo oggi e la Processione al Colosseo la dobbiamo ad un frate Francescano ), tale Rinaldo di Monte Crucis il quale raccontò, nel 1294, di aver praticato tutto il percorso che Gesù fece salendo al Calvario, ed immaginando ogni evento raccontato dai Vangeli, vi ci si fermava, vi sostava per leggere il Vangelo....da qui il termine "stationes"....
Con i francescani abbiamo un ulteriore sviluppo e perfezionamento della Pia Pratica: ad ogni sosta corrispondeva così non solo la lettura del Vangelo, ma anche una Preghiera e un poco di meditazione....
Inizialmente così le stazioni erano sette, alle quali si andarono ad unire i "Sette Dolori della Vergine", poi man mano che si approfondiva la capacità di percezione dei fedeli, le Stazioni si andarono completando fino alla Sepoltura di Gesù, ossia 14 Stazioni.
Tutti i Pontefici furono sempre grati a questa Devozione tanto da arricchirla di sante Indulgenze, soprattutto per chi si recava in Terra Santa convertendosi e per espiare i propri peccati.

            la Via Crucis LDCaterina63


Va  anche detto che nella stessa iconografia e nell'arte, dunque, troviamo delle "innovazioni".
Prima della diffusione della Via Crucis come la conosciamo noi oggi, gli artisti amavano rappresentare le tappe-stazioni dipingendo spesso solo Gesù nel portare il pesante fardello della Croce, man mano che la Devozione popolare si rafforzava e la lettura dei Vangeli riempivano gli spazi delle meditazioni, anche gli artisti cominciarono ad aggiungere, vicino al Cristo, gli altri Personaggi citati nei Vangeli.
Essi di volta in volta, impreziosirono la Via Crucis nell'arte aggiungendo i particolari episodi al nucleo centrale del racconto che rimaneva, appunto, il Cristo che con la Croce dei nostri peccati si avviava alla morte di Croce.
Vi poteva così essere la Vergine addolorata, o le Pie Donne, l'episodio del Cireneo, la stessa pietà dei Fedeli in questo pellegrinaggio da Duemila anni mai cessato, nel ripercorrere quelle Vie.
Quando le scene sono vuote, l'artista lo faceva volutamente per simboleggiare la solitudine provata dal Cristo sofferente nel momento dell'addio alla vita terrena.
La compartecipazione dei fedeli sia nell'iconografia quanto nelle Processioni reali, ci sospingono a rammentare sempre del peso che ogni Cristiano deve portare su di sè durante la sua vita non soltanto per redimere i propri peccati, ma soprattutto per quella COM-PASSIONE, ossia portare CON Cristo la Croce, ad imitazione per la salvezza di tutti i peccatori.

                                Via Crucis

Vivere la Via Crucis, soprattutto in questo Tempo privilegiato che è la Quaresima, serve a noi non per essere SPETTATORI di un evento passato, al contrario, PARTECIPARE-CON-CRISTO un evento ancora oggi e domani ancora VIVO e reale che si concretizza attraverso la vita degli Uomini, nelle loro storie e sofferenze, nella loro sperata salvezza e perfino nel dolore per la loro dannazione poichè tanto costò a Dio quell'Anima che rifiuterà di essere salvata!

Quando ci prestiamo a rivivere la Via Crucis, pensiamo bene a ciò che stiamo VIVENDO!

Se non potete recarvi in Chiesa, organizzatevi in casa: prendete un Crocifisso, una candela, un libricino che vi aiuti alla Meditazione, oppure usate queste che sono state postate in questo spazio per voi.....
Accendiamo la candela, disponiamoci con cuore sincero non ad una ricostruzione TEATRALE....ma con coscienza desiderare di essere inseriti in quella Via Crucis, desiderare di essere stati e di essere ancora oggi lì, CON GESU' che ancora oggi rivive per noi NELLA SANTA MESSA quel Sacrificio anche se in modo incruento... rivivere come una specie di moviola quegli avvenimenti per comprenderne la portata, il sacrificio, il dolore, ma anche TUTTA LA GIOIA perchè NON è un morto che ricordiamo, MA E' CON IL RISORTO CHE RIVIVIAMO QUELLE TAPPE....
la mestizia e la sofferenza, il dolore e l'angoscia devono essere suscitati in noi per LA GIOIA DI ESSERE STATI SALVATI.... può sembrare un paradosso: soffrire ed essere felici, mesti e gioiosi, ma è la verità perchè mentre nell'essere peccatori ci deve contristare il cuore, la conversione e quell'essere stati perdonati e salvati ci riempiono il cuore di gioia.... E DI GRATITUDINE A CRISTO....

ADORIAMO IL CROCEFISSO

e diciamo:

Amabilissimo Gesù,
che a liberare noi miseri dalla schiavitù del peccato Vi degnaste scendere dagli splendori eterni del Cielo e, fatto Uomo simile a noi, avete soddisfatto per i nostri debiti la Divina Giustizia, degnateVi ancora una volta di farmi grazia affinchè io non Vi sia più ingrato e indifferente; vogliaTe trasformare il mio cuore per renderlo sensibile alle Vostre santissime piaghe che per me, misero e peccatore, voleste eternamente segnate nel Vostro adorabile Corpo; vogliaTe degnarVi di impetrare in questo cuore tutte quelle virtù necessarie a non più offenderVi in special modo la virtù del santo pudore nella lingua e nel costume.
Mi sia questo Santo Crocefisso che oggi adoro e venero, strumento di salvezza e di conversione, di pentimento per i miei peccati, di suffragio per le Anime del Purgatorio e per la conversione dei peccatori.
Mi sia santo e divino auspicio l'intervento della Beata sempre Vergine Maria che supplice invoco ai piedi di questa Santa Croce, affinchè sia prudente e costante nel mantener fede a queste devote intenzioni!
Gesù, Salvatore di chi spera in Te, abbi pietà di noi.

(Preghiera con Indulgenza di 100 giorni - formulata ogni giorno specialmente in Quaresima ed alle solite condizioni che prevedono almeno la santa Confessione e la Santa Messa con la Via Crucis il Venerdì di Quaresima - di Papa Leone XIII del 21 febbraio del 1891 )



[Modificato da Caterina63 11/03/2011 10:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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