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Bellissima Lettera del Papa al cardinale Tarcisio Bertone nel suo 50° di Sacerdozio

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2012 14:01
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Lettera di Benedetto XVI al cardinale Tarcisio Bertone

Un aiuto vicino
per la famiglia di Dio


Stima e gratitudine per il servizio svolto come suo più "vicino collaboratore" sono stati espressi da Benedetto XVI al cardinale Tarcisio Bertone in occasione del cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, che ricorre il 1 luglio. Per l'occasione Benedetto XVI ha inviato al porporato, segretario di Stato e camerlengo di Santa Romana Chiesa, la seguente lettera.

Venerabili Fratri Nostro
Tharsicio s.r.e.
Cardinali Bertone, s.d.b.
Secretario Status
ac s.r.e. Camerario

Quandoquidem mutua est inter Nos eaque assidua familiaritas, cum quotidiana fere sit conveniendi consuetudo, tibi, ab inito presbyteratu quinquagesimum annum implenti, gratulantis animi Nostri verba quae coram deferantur digna sunt. Verumtamen praeter hoc officium, Nobis prorsus iucundum, Litteris his Nostris tibi penitus mentem Nostram ostendere volumus, ut notiora quae de te sentimus esse videantur.
In his difficilioribus cum versemur temporibus, animum te quoque referre censemus ad praeterita eaque laetiora, cum per Venerabilis Fratris Albini Mensa manus impositionem sacro ordine quondam es auctus, spectabili necessariorum sodaliumque adstante corona. Nos non praeterit, in iuridicialibus rebus probe excultus, quantum posthac in iuvenes congruenter instituendos ac moderandos, tum tuam intra Salesianam familiam, tum extra, verbis scriptisque contuleris.
Nihil igitur mirum te conspicuum obtinuisse locum aestimationemque apud Decessorem Nostrum, Venerabilem Dei Servum Ioannem Paulum II inisse, qui Archiepiscopum te voluit Vercellensem divinorumque beneficiorum fidum ibidem praeconem. Eiusdem Pontificis de voluntate Secretarii apud Congregationem pro Doctrina Fidei munus proinde gerere coepisti et Nobiscum consuetudinem feliciter contrahere et sociatam operam praestare.
Ianuensi etiam in Ecclesia apostolici tui ministerii compluribus in partibus reperiuntur documenta, ad quam tuam pastoralem diligentiam tuasque apostolicas defatigationes commodasti, ex quibus emolumentum novimus salutare evenisse catholicae ibidem familiae atque ubi clarius consecutus es nomen in purpuratorum Patrum adlectus Collegium.
Superiora tempora in memoriam reducentes, te adiutorem voluimus proximum, Secretarium Status te eligentes, quicum Nostra consilia muniaque communicaremus. Nostra profecto de Ecclesia universa pastoralia proposita, Nostra per terrarum orbem incepta, magna cum alacritate ac peritia participare inniteris, ut solidior efficiatur Dei familia probabiliorque terrarum orbis.
Ex animo itaque tecum gaudentes ob faustissimam primordiorum sacerdotalium recordationem, hos Nostros proferimus sensus aestimationis gratulationisque adfectus, dum cumulatissima divini Magistri precamur praemia, Beata Maria Virgine Auxiliatrice ac S. Ioanne Bosco opem ferentibus. Tibi demum Nos Ipsi nominatim, Venerabilis Frater Noster, Apostolicam Benedictionem Nostram fraterna cum affectione addicimus, largiter universis adscribendam iis cum quibus te necessitudinis operisque vincula coniunxerunt.
Ex Aedibus Vaticanis, die I mensis Iunii, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.





 

Di seguito una traduzione italiana del testo della lettera di Benedetto XVI al cardinale Bertone.

Al Venerato Fratello Nostro
Tarcisio Cardinale Bertone s.d.b.
Segretario di Stato e Camerlengo di Santa Romana Chiesa

Dal momento che vi è tra Noi una reciproca ed assidua familiarità, che deriva dal fatto di trovarCi quasi quotidianamente insieme, è degno e giusto rivolgere di persona le espressioni augurali del Nostro animo a Te che compi il cinquantesimo anno di ordinazione presbiterale.

Tuttavia oltre questo compito, a Noi molto gradito, attraverso questa Nostra lettera Ti vogliamo comunicare il Nostro pensiero, affinché la Nostra considerazione nei Tuoi confronti risulti più manifesta.

Mentre attraversiamo tempi difficili, riteniamo che Tu rivolga la mente a cose più liete del passato, quando per l'imposizione delle mani del venerato fratello Albino Mensa, fosti promosso all'ordine sacro, circondato da familiari e confratelli. Né Ci sfugge quanto in seguito, ben perfezionato nelle materie giuridiche, Ti dedicasTi ad educare e guidare con l'insegnamento e gli scritti i giovani, sia all'interno che all'esterno della Tua famiglia salesiana.

Nessuno stupore, dunque, che Tu abbia avuto un'importante posizione e stima presso il Nostro Predecessore, il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II, che Ti volle Arcivescovo di Vercelli ed ivi fedele annunciatore dei benefici divini. Per volere dello stesso Pontefice in seguito iniziasTi poi a svolgere l'incarico di Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, stabilendo con Noi una felice familiarità nel comune lavoro.

Anche nella Chiesa di Genova, alla quale dedicasTi il Tuo zelo e le Tue fatiche apostoliche, si riscontrano in più parti le testimonianze del Tuo ministero pastorale, da cui riconosciamo il giovamento che venne a quella comunità ecclesiale e dove conseguisTi un titolo maggiormente illustre mediante la Tua aggregazione al Collegio dei Padri Cardinali.

Richiamando alla memoria tempi più recenti, Ti abbiamo voluto vicino collaboratore, scegliendoTi quale Segretario di Stato, con cui condividere decisioni e compiti. Senza dubbio Ti stai prodigando con grande impegno e perizia ad essere partecipe dei Nostri progetti pastorali riguardo alla Chiesa universale, e delle Nostre iniziative rivolte al mondo intero, perché la famiglia di Dio si rafforzi ed il mondo diventi più armonioso.

Perciò mentre Ci rallegriamo di cuore per il ricordo del lieto inizio del Tuo sacerdozio, esprimiamo questi sentimenti di stima e le affettuose Nostre congratulazioni, mentre, per intercessione della Beata Vergine Maria Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco, imploriamo abbondante la ricompensa del Divino Maestro. Infine a Te, Nostro Venerato Fratello, impartiamo con fraterno affetto l'Apostolica Benedizione, destinata copiosamente anche a tutti coloro ai quali Ti congiungono vincoli di parentela e di lavoro.


Dal Vaticano, 1° giugno dell'anno 2010, sesto del Nostro Pontificato.

BENEDETTO XVI

(©L'Osservatore Romano - 30 giugno-1 luglio 2010)



Ci uniamo a questi Voti augurali!


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/06/2010 20:18
 
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[SM=g1740733]

Dalla Lettera del Papa al cardinale Tarcisio Bertone per i suoi 50 anni di sacerdozio....
un passo importante:

Senza dubbio Ti stai prodigando con grande impegno e perizia ad essere partecipe dei Nostri progetti pastorali riguardo alla Chiesa universale, e delle Nostre iniziative rivolte al mondo intero, perché la famiglia di Dio si rafforzi ed il mondo diventi più armonioso.


è importante questo passo, primo perchè le Lettere che il Papa rende pubbliche significano anche un lanciare un messaggio alla Chiesa, condividere e FAR CONOSCERE...

secondo dunque, è importante perchè il Papa conferma che esiste un "NOSTRO PROGETTO PASTORALE riguardo alla Chiesa universale....E DELLE INIZIATIVE RIVOLTE AL MONDO INTERO..."

due aspetti ben distinti e che partono dal Pontefice il quale SI COMPIACE PUBBLICAMENTE di chi SI PRODIGA CON IMPEGNO a sostenere le iniziative del Pontefice...

meditiamo gente, meditiamo... [SM=g1740733]





[SM=g1740722]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Il cardinale Bertone nei luoghi della sua ordinazione sacerdotale cinquant'anni dopo

Una vocazione vissuta per gli altri


C'è una caratteristica nelle celebrazioni per i cinquant'anni di messa del cardinale Tarcisio Bertone ed è una costante della sua vita sacerdotale:  l'entusiasmo vivo come allora per la scelta fatta a quattordici anni.

La parabola vocazionale del segretario di Stato emerge dagli elementi e ricordi disseminati nei testi delle quattro omelie da lui pronunciate in questi giorni di anniversario, vissuti in altrettante celebrazioni nella terra di origine. A Bollengo il 1° luglio, con i confratelli di ordinazione rimasti ancora in vita, al santuario mariano di Monte Stella il 2 luglio nel cinquantesimo della prima messa, nella cattedrale di Ivrea il 3 luglio e infine il 4 luglio nella chiesa parrocchiale di Romano Canavese, suo paese natale. Tutte le omelie sono ricordi vivaci dei primi tempi del suo sacerdozio ripensati attraverso la meditazione della Parola di Dio, radice della vocazione sacerdotale, letta con l'ottimismo tipico dello spirito salesiano.

A Bollengo, dove il giovane Bertone veniva ordinato sacerdote con altri 31 compagni da monsignor Albino Mensa, vescovo di Ivrea, l'omelia è stata tenuta a braccio, con in mano gli antichi appunti di quel lontano 1° luglio 1960 quando, dopo l'ordinazione, il giovane prete fu incaricato di tenere a nome dei compagni un discorso di ringraziamento e saluto.
 
Quegli appunti si aprivano con due aspetti:  "Comprensibile emozione e scarsa preparazione" a indicare il sentimento del neosacerdote costretto a fronteggiare una situazione del tutto nuova e imprevista; e poi una data storica:  Palestina anno 29 dell'era cristiana. Il tempo cioè in cui presumibilmente Gesù scelse i suoi discepoli, chiara connotazione cristologica di ogni percorso vocazionale che il cardinale Bertone ha trattato finora in occasione del suo giubileo sacerdotale. "Siamo uniti insieme oggi, per l'ultima volta" diceva allora don Bertone concludendo il saluto personale a ogni compagno ordinato con cui si erano vissuti anni di studio e allegria indimenticabili. "Poi ognuno di noi sulle strade del mondo percorrerà sentieri suoi, personali, quelli che per lui ha preparato il Signore. La tristezza della separazione è addolcita da questa fiduciosa certezza:  ogni giorno le nostre mani si leveranno al cielo, sorreggendo un candido pezzo di pane ed un piccolo calice di vino. Saremo tutti uniti ancora, uniti fra noi, compagni di tanti anni di formazione, coi superiori, col vescovo nostro, col Papa, con Cristo, in efficace preludio di quella gioiosa comunione che attendiamo con il Padre, col Figlio e collo Spirito Santo".

Nessuno di loro poteva prevedere che si sarebbero rivisti - almeno i superstiti - cinquant'anni dopo, con uno tra essi divenuto segretario di Stato, ricevuti insieme dal Papa come accadrà lunedì 5 luglio. Nel tempo di mezzo, cambiamenti importanti. "In questi cinquant'anni dall'ordinazione sacerdotale, era il tempo - annota Bertone - dei primi passi nella preparazione del concilio Vaticano ii, il Magistero della Chiesa ci ha educati ed incoraggiati a stare dentro la storia, dentro la società, tra i problemi della gente:  le famiglie della parrocchia, il cortile dell'oratorio, l'educazione e la formazione dei giovani, la loro preparazione al lavoro e il loro inserimento pieno nella comunità".
E aggiunge:  "Non siamo dunque stranieri nella società d'oggi:  abbiamo un messaggio forte e sempre nuovo da portare, quello del Vangelo e della sua radicalità. Senza questo Vangelo e questa Presenza, la società sarebbe più povera, anche a Ivrea ed in tutto il Canavese. Oggi vorrei dire in particolare:  senza il ministero ed il servizio di voi, cari sacerdoti, le nostre comunità e le nostre famiglie sarebbero davvero più sole! Continuate a donare ai giovani l'entusiasmo del Vangelo, insegnate loro, con la vostra vita, che è bello essere sacerdoti ed è una chiamata grande quella di dare la vita per gli altri".

Essere prete caratterizza tutta una vita nel segno positivo fin dal giorno della prima messa. "Quanta intensità di preghiera - ricorda il cardinale Bertone - in quei momenti. In essi ho potuto gustare fin dall'inizio tutta la novità e la bellezza dell'essere sacerdote:  ministro dell'altare e servitore dei miei fratelli". Non una scelta nostra ma un dono che rende sensibili alla voce dei poveri. Nella Parola di Dio vi si trova infatti "la constatazione che l'uomo non può restare fermo, il suo cuore ha bisogno di una direzione sicura nel cammino della vita, ha bisogno di alzare lo sguardo verso Dio". È lui stesso che trasforma questo vagare della ricerca umana in un cammino per trovare la pace. Seguendo la voce di Dio, ogni uomo può trovare "la stella polare del suo pellegrinaggio terreno". Quando poi personalmente chiama a seguirlo, e si risponde positivamente al nostro desiderio di stare con il Maestro, allora "è un entrare in sintonia con la sua volontà ed il suo personale disegno su ciascuno di noi". La preghiera cristiana - rileva il cardinale - deve sempre sostenere ed accompagnare chi ha voluto rispondere con entusiasmo alla chiamata di Dio.

Uno dei momenti "più intimi e significativi" del suo giubileo sacerdotale, il segretario di Stato lo ha vissuto nella messa nella chiesa parrocchiale di Romano Canavese dove venne battezzato il 9 dicembre 1934 e dove, in famiglia, sbocciò inizialmente la sua vocazione, poi avvertita in collegio a Valdocco, dai salesiani. Egli pensava di dedicarsi da grande alla specializzazione in lingue moderne. Invece - ricorda - "tutto ha assunto un'altra forma quando un salesiano, don Alessandro Ghisolfi, mi disse:  "Ti piacerebbe fare come questi salesiani che si dedicano ai giovani?"". Andò con una quindicina di ragazzi a un incontro vocazionale di tre giorni, dove si parlò della vita sacerdotale e di don Bosco. "La proposta mi piacque tanto e da quel giorno decisi di incamminarmi per la strada del noviziato".

Ogni vocazione umana - rammenta il porporato - è vocazione. "C'è un disegno di amore su ciascuno di noi e tutti siamo invitati a realizzarlo in pienezza". Ma farsi prete significa "riconoscere il primato di Dio in ogni attività pastorale e in modo del tutto particolare significa riconoscere che la chiamata, la vocazione ad essere collaboratori del Figlio nel ministero di salvezza, viene da Dio. Significa riconoscere la sua signoria sulla messe". Il sacerdote "è proprio colui che deve diventare come Cristo, l'Agnello senza timori o angosce per andare in mezzo ai lupi a portare la pace, a guarire ogni sorta di malattia dell'anima e ad annunciare la vicinanza del regno di Dio". Trasfigurarsi in Cristo, partecipi della sua passione, morte redentrice, abbassamento e umiliazione, ma conduce alla sua gloria. Non c'è altra gloria di cui il prete possa vantarsi. "Anche recentemente - sottolinea il cardinale Bertone in piena sintonia con il Papa - Benedetto XVI ha esortato i sacerdoti a rifuggire l'ambizione o il successo personale, perché così non amerebbero veramente Dio e gli altri, ma solo se stessi, fraintendendo alla radice il senso del proprio ministero".

Infine un ricordo inseparabile, che lo ha accompagnato tutta la vita:  il sogno che don Bosco fece a nove anni. Lo stesso santo raccontò di aver visto una quantità di ragazzi scapestrati e violenti che il piccolo Giovanni pensò bene di mettere in riga con le percosse. Ma la maestra a lui presentata da Gesù, la sua stessa Madre, indicò al ragazzo un metodo nuovo:  "Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici". Di qui, a conclusione dei momenti celebrativi del cinquantesimo il cardinale Bertone confessa:  "Non posso prescindere dal ricordare la vocazione di Don Bosco, che ha ispirato la mia vocazione sacerdotale nella Congregazione salesiana". Nel ringraziamento al Signore, invocato - secondo la preghiera pronunciata da Benedetto XVI a conclusione dell'Anno sacerdotale - a benedire "tutti gli uomini di questo tempo che sono assetati e in ricerca".


(©L'Osservatore Romano - 4 luglio 2010)




















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03/07/2010 22:01
 
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Martedì prossimo in San Pietro
la messa per l'anniversario
del sacerdozio del segretario di Stato

Martedì prossimo, 6 luglio, alle 17.30 il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI, presiederà, nella basilica di san Pietro, la messa di ringraziamento nel cinquantesimo anniversario della sua ordinazione presbiterale. Per quanti volessero concelebrare si precisa che i cardinali dovranno trovarsi alle 17 nella cappella di san Sebastiano, ove indosseranno le vesti sacre; dovranno portare con sé la mitra bianca damascata. Gli arcivescovi e vescovi, che porteranno con sé la mitra bianca semplice, dovranno trovarsi alle 16.45 presso la cappella della Pietà, dove indosseranno le vesti sacre. Infine i presbiteri, che dovranno portare con sé: amitto, camice, cingolo e stola bianca, si dovranno trovare alle 16.30 nel Braccio di Costantino, ingresso dal Portone di Bronzo. È gradita la conferma al numero telefonico 06 698 83626 oppure al numero di fax 06 698 85514.


(©L'Osservatore Romano - 4 luglio 2010)



[SM=g1740738] seguiremo la Messa, per è lontano, unendoci con la Preghiera!

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

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06/07/2010 19:02
 
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Il cardinale Tarcisio Bertone nell'omelia per il cinquantesimo della sua ordinazione

Amico di Gesù
sacerdote per servire la Chiesa


Scelto per un servizio incomparabilmente bello, svolto per Chiesa in intima amicizia con Gesù:  ecco il significato di una preghiera di rendimento di grazie a Dio, nella pienezza della gioia sacerdotale. Una preghiera che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, condivide con quanti si stringono intorno a lui martedì 6 luglio, nella basilica di San Pietro, per celebrare il suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. "Vi sono molto grato - esordisce non a caso il porporato salutando tutti i presenti - perché con la vostra presenza e con la vostra preghiera avete voluto unirvi ai miei sentimenti di gratitudine a Dio". E "vorrei - aggiunge - che questa messa fosse un inno di lode alla bontà e alla tenerezza del Signore"
.
 
Dalle letture della liturgia l'ispirazione per "declinare il nostro rendimento di grazie al Signore". Scelto per un ministero incomparabilmente bello, il sacerdozio. Lo si avverte proprio nella prima lettura, dove si può individuare la missione del prete:  "dare speranza alla gente, nell'annunciare che Dio è buono, nell'alleviare le pene di chi è afflitto, nel richiamare il pensiero del Cielo a chi è rattristato dalle tribolazioni della terra".

"Come sacerdote e come vescovo - confessa Bertone - ho sperimentato tante volte la bellezza e la forza del Vangelo di Gesù, che davvero è capace di cambiare la vita delle persone. Il sacerdote, nell'esercizio dei suoi munera, ha questa missione, incomparabilmente unica:  quella di far scendere il Cielo sulla terra, quella di mettere in comunione gli uomini e le donne con Dio".

"Io stesso - prosegue nei suoi ricordi il cardinale - ho avvertito perciò la medesima gioia, di cui parla il profeta nella parte finale della lettura:  Dio, per grazia, mi ha chiamato a questa vocazione in mezzo al suo popolo, e mi ha circondato di tenerezza attraverso i doni che mi ha concesso, attraverso le persone che mi ha fatto incontrare, gli eventi che si sono succeduti nella mia vita di sacerdote, i compiti che mi sono stati affidati. Questa esuberante ricchezza di vita e di grazia popola oggi la mia mente e si traduce in sentimenti di lode e di riconoscenza. Dopo cinquant'anni, non posso non riconoscere che l'esercizio del mio ministero nasce dalla scelta misteriosa di Dio, che mi ha consacrato con il suo Spirito, e che incessantemente mi accompagna con la sua presenza. Dono e mistero è il sacerdozio! E anch'io, quest'oggi, esclamo con il profeta:  "Gioisco pienamente nel Signore"!".

Il servizio alla Chiesa. Nella seconda lettura l'apostolo Paolo spiega la sua felicità nel servire la Chiesa:  "Vi confido - dice il cardinale - che anch'io, come Paolo, ringrazio Dio, che ha benedetto il mio ministero ponendomi al servizio della Chiesa, in un modo certamente da me inatteso. Quando, cinquant'anni fa, fui ordinato sacerdote, come ogni salesiano di don Bosco ero pronto a intraprendere la missione in mezzo ai giovani. Ciò avvenne in verità, ma in un contesto di vasto respiro ecclesiale:  l'Università Pontificia Salesiana, nella quale ho speso con passione le mie energie.

Poi sono arrivate altre responsabilità, che mi hanno indotto ad amare le Chiese particolari a cui sono stato mandato e, con esse, sempre di più la Chiesa universale:  come membro del collegio episcopale e nei diversi incarichi che ho cercato di svolgere a totale e devoto servizio del Santo Padre. Sono state queste - e lo sono tuttora - opportunità straordinarie per sentire il mio sacerdozio nella Chiesa, rendendomi collaboratore dello Spirito, che dall'interno la anima, per renderla la bella Sposa di Cristo. Il luogo stesso in cui celebriamo questa Messa ci aiuta a sentire cum Ecclesia, come ci ha richiamato il cardinale Sodano nella sua introduzione".

Poi il porporato volge il suo ricordo "alle tante persone che ho conosciuto, apprezzato, e che mi sono sforzato di servire con il mio sacerdozio":  tanti vescovi amati e tanti "sacerdoti esemplari, religiosi e suore fedeli, laici generosi e impegnati, famiglie unite che danno testimonianza dell'amore, giovani e anziani, umili e potenti della terra, uomini e donne in Italia e in ogni continente, felici di aver scelto Cristo e il Vangelo". E poi il pensiero si volge anche verso coloro che "non sempre brillano nella coerenza della fede".

Anche per essi - dice - "ringrazio il Signore e tutti associo in quella preghiera elevata con fervore da Paolo:  "Vi porto nel cuore, e prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio" (Filippesi 1, 7-11); perché, a mano a mano che gli anni passano, ci rendiamo conto che solo una cosa dura per sempre:  la carità, volerci bene, aiutarci, perdonarci, servirci gli uni gli altri. Deus caritas est".

Infine, l'intima amicizia con Gesù. "Per capire la vita di un prete - dice il segretario di Stato - occorre chiedersi non tanto:  "che cosa fa il sacerdote?"; quanto piuttosto:  "Chi è il sacerdote?"e la risposta è sempre e solo una:  il prete è un innamorato di Gesù Cristo, è il suo amico - l'Amico amato, atteso, incontrato, lodato ed implorato.

Devo dire che anch'io ho sperimentato in questi cinquant'anni, in misura crescente, che il sacerdozio è un rapporto di intima amicizia con Gesù. In questa esperienza ci è di luminoso esempio il Santo Padre Benedetto XVI".

Quello del sacerdote, conclude la sua omelia il cardinale Bertone, infatti, "è e resterà sempre un servizio d'amore per tutta l'umanità, ministero unico ed insostituibile, capace di anticipare, già in questo nostro mondo, la gioia piena e la bellezza del Regno di Dio".

All'inizio della celebrazione il cardinale decano Angelo Sodano, nel saluto rivolto al segretario di Stato a nome dei presenti e dell'intero collegio cardinalizio, si sofferma sul senso della partecipazione alla celebrazione che è - dice - "un dovere di gratitudine al Signore" ma è anche "un dovere di riconoscenza verso il nostro caro confratello, per l'esempio di generosità che ci ha dato in questi anni di abnegato servizio alla Santa Sede e, quindi, all'intera comunità cristiana. La celebrazione di questo giubileo sacerdotale diventa così un momento di intensa comunione ecclesiale, soprattutto per noi sacerdoti, sia che viviamo tale sacerdozio nel gradino del presbiterato, sia che lo viviamo in quello più impegnativo dell'episcopato".

"A tale unità ecclesiale - prosegue Sodano - ci richiama lo stesso luogo in cui celebriamo questa Santa Eucarestia, presso la tomba dell'Apostolo Pietro. Infatti, è attorno a Pietro che si realizza l'unità visibile del nostro sacerdozio. Ce lo ricordano le parole che Bernini volle scritte a caratteri cubitali sullo sfondo dorato dell'anello che è alla base della Cupola che ci sovrasta:  Hinc sacerdotii unitas exoritur, "di qui nasce l'unità visibile del nostro sacerdozio"".

"Caro confratello Tarcisio - conclude il cardinale Sodano - uniti come siamo al Successore di Pietro, il nostro amato Papa Benedetto XVI, siamo anche uniti a lei in questo giorno di festa. Tutti insieme ringrazieremo il Signore per il dono del suo sacerdozio e gli chiederemo poi di continuare a benedire largamente il suo generoso servizio alla santa Chiesa".

Al termine della messa, l'arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, esprime il senso della partecipazione dei presenti alla gioia sacerdotale del cardinale Bertone. "Abbiamo voluto elevare - conferma - una corale preghiera per vostra eminenza, rivogendo i nostri cuori all'Eterno Sacredote, affinché una nuova effusione di doni celesti scenda sulla sua persona e sul suo importante ministero ecclesiale".

L'arcivescovo sostituto manifesta in particolare la "più viva gratitudine e riconoscenza per la guida che quotidianamente ci offre, affinché la Segreteria di Stato possa rispondere sempre meglio alle attese del Santo Padre". "Sono certo - conclude - che anche l'intera Curia Romana si unisce a questo ringraziamento per il ministero generoso di tanti anni e per il costante supporto che lei, eminenza, continua a riservare ai singoli dicasteri e alle altre istituzioni della Santa Sede".

Sentimenti di cui il Papa "ha reso chiara e pubblica testimonianza nella splendida lettera gratulatoria" - ne abbiamo pubblicato il testo in data 30 giugno-1 luglio - letta successivamente dallo stesso arcivescovo Filoni.

Per la concelebrazione eucaristica sono attesi una trentina di cardinali, una quarantina di arcivescovi e vescovi, quasi trecento sacerdoti. Il rito liturgico è diretto da monsignor Guillermo Javier Karcher, cerimoniere pontificio. I canti sono eseguiti dal coro interuniversitario di Roma, diretto da don Massimo Palombella.

Per l'occasione al cardinale Bertone sono giunti moltissimi messaggi di augurio, tra i quali quelli del presidente del Senato della Repubblica italiana Renato Schifani, del presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, del presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, di numerosi ministri del Governo italiano, di autorità militari, esponenti del mondo economico, finanziario e del lavoro, cardinali, arcivescovi, vescovi e ambasciatori a nome dei rispettivi Governi.


(©L'Osservatore Romano - 7 luglio 2010)
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LETTERA DEL PAPA AL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Città del Vaticano, 4 luglio 2012 (VIS). Di seguito riportiamo il testo della Lettera del Santo Padre al Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, datata 2 luglio.

"Alla vigilia della partenza per il soggiorno estivo a Castel Gandolfo, desidero esprimerLe profonda riconoscenza per la Sua discreta vicinanza e per il Suo illuminato consiglio, che ho trovato di particolare aiuto in questi ultimi mesi".

"Avendo notato con rammarico le ingiuste critiche levatesi verso la Sua persona, intendo rinnovarLe l'attestazione della mia personale fiducia, che già ebbi modo di manifestarLe con la Lettera del 15 gennaio 2010, il cui contenuto rimane per me immutato".

"Nell'affidare il Suo ministero alla materna intercessione della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, mi è gradito inviarLe, insieme con il fraterno saluto, la Benedizione Apostolica, in pegno di ogni desiderato bene".

[SM=g1740733] [SM=g1740722]

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