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13 luglio Incontro con mons. Ravasi sull'Arte Sacra (bellissimo intervento di Francesco Colafemmina)

Ultimo Aggiornamento: 28/09/2010 11:57
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16/07/2010 18:42
 
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Nel piedino del Bambino Gesù

Il segno di Babinski


di Marcello Celestini
Primario Fisiatra Ospedale Santo Spirito di Roma

Il visitatore della Galleria Palatina di Firenze che si pone di fronte a uno dei quadri più celebri al mondo, la cosiddetta Madonna della seggiola di Raffaello, rimarrà sicuramente attratto dall'immagine del Bambino Gesù che sprofondato nell'abbraccio della sua Mamma presenta a noi i suoi piedini nudi. Estremità graziose e paffute con una caratteristica che il clinico specialista subito riconoscerà. Il Bambino Gesù di Raffaello presenta quello che nella terminologia medica si chiama "segno di Babinski"
.

Il riflesso plantare di estensione nel neonato è infatti noto come riflesso di Babinski, dal nome del neuropsichiatra di origine polacca che lo ha descritto. Consiste nel neonato nella normale risposta alla stimolazione della parte laterale della superficie plantare del piede con l'estensione dell'alluce e lo sventagliamento delle altre dita del piede. Nel novanta per cento dei casi per provocare una flessione delle dita è sufficiente il solo sfioramento con l'unghia lungo il margine plantare esterno.

L'estensione dell'alluce su stimolazione nel neonato non è sintomo di patologia, come lo è invece nell'adulto. In tal caso infatti è espressione di una risposta anomala agli stimoli nocivi, dovuta al mancato controllo dello stimolo da parte dei centri nervosi lesionati, così come avviene negli accidenti vascolari cerebrali (ictus cerebri).

Nel neonato il segno di Babinski è presente sin dal primo anno di vita, in particolare nel primo semestre, per l'incompleta mielinizzazione del tratto cortico spinale. Com'è noto, la mielina costituisce la guaina di proteine e lipidi complessi che ricopre e protegge le fibre nervose. Il processo di mielinizzazione inizia nel secondo trimestre di gravidanza e termina nell'età adulta dopo la nascita. La più rapida fase del processo avviene nei primi sei mesi di vita postnatale. Durante la vita fetale la deposizione della mielina avviene dapprima prossimalmente, cioè al di sopra della cellula nervosa e in seguito progredisce distalmente, verso l'assone, nella direzione di maggior flusso di informazione nervosa.

Nelle fibre del sistema nervoso centrale viene deposta solo nel terzo trimestre, pertanto il tratto cortico spinale che porta le informazioni nervose inizia a mielinizzarsi intorno alla trentaseiesima settimana di gestazione. Poiché gli assoni delle estremità inferiori sono i più lunghi, il processo di mielinizzazione si completa alla fine del secondo anno di vita del bambino.

Il particolare riflesso plantare dei neonati è stato rappresentato spesso dai pittori italiani del Quattrocento e del Cinquecento. Molto è stato scritto sulle facoltà intuitive e percettive dell'artista, qualcuno ha parlato persino di un "terzo occhio", nel senso che il grande artista, sia esso letterato, pittore o musicista, riesce ad antivedere e a rappresentare cose e sentimenti che dopo di lui diventeranno a tutti noti e da tutti condivisi. In un certo senso il riflesso plantare del neonato che la medicina ha correttamente studiato in tempi recenti, era dagli artisti dei secoli passati già visto e rappresentato non come anomalia anatomica quanto piuttosto come graziosa eccentricità del corpicino infantile.

Un artista che l'ha ben rappresentato è certamente Sandro Botticelli ad esempio nell'opera Madonna con Bambino e angeli, ma vi sono precedenti più antichi.

Intorno agli anni 1320-1330, i fratelli Lorenzetti, Ambrogio nella Madonna del latte del Seminario di Siena e anche Pietro nel polittico dell'altare maggiore della Pieve di Arezzo, raffigurano il Gesù Bambino vestito di una tunichetta ma con le gambe nude e gli alluci dei piedini in estensione.
È una grande novità rispetto all'arte bizantina nella quale il Bambino Gesù veniva dipinto completamente vestito perché, come dettavano i Padri della Chiesa e come riportato nel volume di Margherita e Lucetta Scaraffia Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia (Bari, Laterza, 2008) "la parte superiore del corpo di Gesù rappresentava la sua divinità, i piedi e la parte inferiore la sua umanità.

Alla fine del Duecento i pittori italiani che raffigurano la Madonna con Bambino iniziano gradualmente a rappresentare anche le gambe del Bambino e poco dopo l'inizio del xiv secolo si arriva a rappresentarlo nella sua nudità, spostando così l'attenzione sulla sua natura umana, fino a raggiungere una totale rappresentazione naturalistica che comprende l'ostentatio genitalium".

In questo nuovo linguaggio figurativo numerosi artisti, senza avere alcuna cognizione di fisiologia umana o di studi specifici di anatomia, attraverso la rappresentazione del naturale, dipingono il Bambino Gesù nudo in grembo alla Madonna e colgono nei piedini la presenza del segno di Babinski.

Ciò è evidente nel frammento di affresco datato al 1493 eseguito dal Pinturicchio per l'appartamento di Papa Alessandro vi Borgia, nel quale il Gesù Bambino raffigurato mostra un nettissimo riflesso plantare di sventagliamento nel piedino destro, stimolato dalla mano di un santo. Anche Leonardo da Vinci, nella celebre Madonna del Garofano (1478), rappresenta Gesù nudo con l'estensione di tutti e due gli alluci dei piedi.

Il Verrocchio infine nella Madonna con Bambino tra due angeli, eseguita tra il 1476 e il 1478, dipinge tutti e due gli alluci addirittura in iper-estensione.

Dopo il concilio di Trento le immagini del Gesù Bambino nudo saranno ritenute non conformi e il naturalismo rappresentativo verrà a poco a poco abbandonato. Così come l'immagine del riflesso plantare del neonato che molti secoli dopo la medicina interpreterà e codificherà nella semeiotica clinica come il "segno di Babinski".



(©L'Osservatore Romano - 17 luglio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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