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La missione della Scuola Cattolica nel pensiero di Montini

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2010 18:44
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16/07/2010 18:44
 
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In un discorso inedito dell'arcivescovo Giovanni Battista Montini

La missione della scuola cattolica


"La missione della scuola cattolica" è il titolo di un discorso inedito, pronunciato il 12 febbraio 1955 dall'arcivescovo Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, al termine della visita al Collegio San Carlo di Milano per presiedere l'accademia di premiazione per gli studenti. Ripreso da una registrazione messa cortesemente a disposizione dall'attuale rettore, monsignor Aldo Geranzani, il documento viene pubblicato per la prima volta nel volumetto L'estasi e il terrore di essere eletto - curato dal sacerdote rogazionista Leonardo Sapienza, addetto per il Protocollo della Prefettura della Casa Pontificia - che porta significativamente la data del 6 agosto 2010, Trasfigurazione del Signore, trentaduesimo anniversario della morte di Paolo VI. Nelle 38 pagine stampate dalla Tipografia Vaticana, sono ripubblicate alcune parti dei Dialoghi con Paolo VI di Jean Guitton e un inedito dell'accademico di Francia. Di seguito riportiamo il discorso inedito dell'arcivescovo Montini.

La conclusione di questa bella cerimonia, di questa bella adunanza, meriterebbe un lungo e grande discorso.
Lo meriterebbe, per dare a me il modo di esprimere tutti i sentimenti che mi si sono suscitati nel cuore a questa visione, a questa presenza così viva, così bella e così ben documentata; per dire la mia riconoscenza della vostra accoglienza così cordiale e così lieta.

Per dire, anche, il mio godimento spirituale nell'aver assistito a una presentazione del Collegio, quale non poteva essere né più sincera, né più viva, né più autentica.
E avrei nel cuore di dire tante altre cose. E cioè, guardando alla storia del Collegio, e alla sua prosperità presente, verrebbe davvero la voglia - direi - di sciogliere un inno a questa missione della scuola cattolica, che educa delle generazioni di giovani nella letizia, nel sapere, nella forza, nell'amore del Paese, e nella comprensione cristiana della vita.

Ci sarebbero - ripeto - tanti argomenti, ma nessuno di voi, - io conosco un po' i ragazzi, mi pare - nessuno di voi mi rimprovererà se io vi risparmio il discorso.
Mi riprometto di venire altra volta fra di voi, e forse discorreremo di queste belle vostre grandi cose.
Mi limito soltanto a due o tre parole che non posso tacere.
La mia prima parola va ai Superiori di questo Istituto:  sia gli amministratori, sia principalmente il direttore monsignor Gianazza, e a tutto il corpo insegnante, che qui svolge la sua alta missione educatrice.

E che la svolge con tanta coscienza, e dei propri doveri, e dei bisogni dei giovani, e delle necessità dei tempi.
E ha detto monsignor Gianazza che, con questo, io avrei esercitato il mio primo atto di autorità nel Collegio, che si intitola "Arcivescovile".
Ebbene, si sappia che questo mio primo atto di autorità, è un atto di stima, è un atto di fiducia, è un atto di benevolenza, è un atto di riconoscenza, di gratitudine. È un atto di affezione, che io porto a questo Collegio fin dal suo primo incontro.
Già ne avevo sentito parlare:  era così grande la vostra rinomanza, e così ben tenuto questo Istituto, da lanciare fino lontano, fino a Roma, la sua fama.

E, ripeto, già lo conoscevo. Ma l'aver incontrato questa sera, nel pieno fiore della sua vitalità e della sua prosperità, riempie il mio cuore di commozione, di riconoscenza, di stima, per quelli che hanno il merito di averlo condotto a questo livello di grandezza e di serietà nella sua missione educatrice.

E intendo, con questo, estendere il mio saluto, la mia compiacenza, il mio affetto, agli altri Collegi che sono sparsi in Milano e nella diocesi, sia maschili che femminili.
La diocesi di Milano dispone di una rete di Collegi magnifica. Si vede davvero ancora l'intelligente sforzo dei Pastori che hanno preceduto nei secoli l'umilissimo successore di questi grandi, i quali hanno tenuto a creare delle generazioni nuove, con un insegnamento nuovo, con una scuola, con la cura della gioventù e della fanciullezza.

E questa tradizione è ora documentata da questa magnifica fioritura di Collegi, di Istituti ai quali - ripeto - va il mio saluto, il mio incoraggiamento e il mio augurio.
Vedo qui d'intorno, poi, una corona di rappresentanti delle famiglie, dei genitori.

Ho sentito dire che il Collegio è assistito, affiancato, ed è stato anche generato, da una associazione di padri di famiglia, preoccupati di dare ai loro figli una sincera e forte e virile e moderna educazione cristiana. Anche a loro va il mio saluto.
Loro sono, quelli presenti, i successori rappresentanti di un'altra e bella tradizione:  quella delle famiglie che affiancano il Collegio.

Questa alleanza fra la scuola e la famiglia, fra l'Istituto che raccoglie i ragazzi qua e le case che li raccolgono nelle proprie pareti domestiche, mi sembra una cosa molto bella e molto importante.
Argomento anche questo che avrebbe meritato un commento molto più ampio di quello che io non faccia stasera; ma al quale va, almeno, la mia memoria e la mia menzione.

Perché voglio che le famiglie sappiano qual è l'importanza che io annetto a questa collaborazione fra famiglia e scuola.
E vada a loro oltre che questo riconoscimento, il mio incoraggiamento.
La scuola vivrà bene se le famiglie vorranno bene al Collegio; se avranno fiducia; se daranno non soltanto i loro figlioli, direi per liberarsi da questo gravissimo compito dell'educazione, dell'istruzione; ma se daranno il loro affetto, la loro vicinanza, la loro vigilanza, il loro sostegno, l'appoggio morale, che può dare in una città come Milano, una corona di famiglie come quelle che mandano i loro figli all'Istituto San Carlo.

E infine. E, infine, posso andar via, giovani, senza salutare voi? Senza dirvi la mia gioia di essere tra voi; il mio affetto per le vostre classi, per tutte le vostre manifestazioni che ho sentito così bene commentare questa sera, e con tanto spirito, sul palcoscenico?
Per tutti quelli che sono là di fronte, che hanno cantato e suonato così bene!
Giovani! Io vado via dicendovi questo:  il mio primo incontro (l'ho detto nella Cappella poco fa, e lo ripeto qui), il mio primo incontro è quello di un padre che vi vuol bene.

E sono contento, perché a un padre che vuol bene vengono sempre alle labbra delle grandi prediche da fare. Non ve la faccio, perché ho visto che voi avete già eseguito, e già state eseguendo ciò che io vi vorrei raccomandare.
E cioè:  giovani, siate dei collaboratori dei vostri maestri! Non mettetevi mai in posizione, direi, di contrasto:  "Il maestro insegna, e io devo imparare". Ma queste due funzioni sono distanti! "E io devo studiare il meno possibile, e lui deve insegnare il più possibile".

Cercate, invece, di avvicinare educatore e educando; di comprendere che lo sforzo che i vostri educatori fanno, è fatto per vostro bene. E che l'educazione vera comincia quando l'alunno risponde; quando l'alunno diventa il collaboratore del maestro. Quando, direi, ripensa ciò che il maestro gli dà; e comincia a dire:  "Sì, io voglio questo imparare, io voglio questo far mio, io voglio corrispondere all'invito".

Vorrei dire a voi, che avete nel cuore, senza forse che lo sappiate, tutto il fermento del tempo moderno, e che sentite quasi l'inquietudine delle forme, degli schemi in cui la gioventù è stata educata fino ad oggi; e sognate delle nuove forme, avete qualche cosa di nuovo e di irrequieto nell'animo.

Giovani! Ho visto che cosa è il Collegio San Carlo, e che voi avete questa sera documentato, e dico a voi:  abbiate fiducia e abbiate amore; abbiate fierezza per il vostro Collegio. Lo merita veramente!

E se voi giovani sarete davvero contenti di essere alunni e studenti del Collegio San Carlo, il Collegio San Carlo retribuirà gli educatori con la migliore soddisfazione che essi possano avere:  dare alle famiglie la consolazione migliore che esse attendono da voi; e darà a voi quello che voi dovete avere:  l'insegnamento per la vita, l'insegnamento per il tempo che vi aspetta, la fioritura che aspettate dalla nuova generazione; la gioia di vivere completamente una vita piena e cristiana!

E perché questo sia, vi do a tutti la mia Benedizione.


(©L'Osservatore Romano - 17 luglio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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