A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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IL COMUNE SENSO DEL....PUDORE... riscopriamolo!

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2011 09:23
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23/08/2010 11:06
 
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Pio XII e la crociata contro le mode indecenti


La Madonna a Fatima aveva preannunciato che sarebbero giunte mode che avrebbero molto offeso Gesù Cristo. Ciò si è effettivamente avverato.

Oggi, molte donne (non solo loro) vanno in giro svestite in maniera indecente. Purtroppo, anche molte cattoliche praticanti si sono lasciate influenzare dalle mode immorali. Addirittura alcune fedeli si permettono di utilizzare abiti scandalosi persino in chiesa. Non si chiede che le donne vadano vestite con abiti medievali o con il burqa afghano. E' lecito ed opportuno utilizzare indumenti moderni, purché non siano "provocanti".

Molte persone si domandano che cosa ci sia di male nel vestirsi in modo spudorato.
La risposta è semplice: si commette scandalo (cioè si induce il prossimo a commettere peccato). Tutto ciò che è peccato fare materialmente (uccidere, rubare, fornicare, commettere adulterio, ecc.) è peccato anche desiderare.
Le mode spudorate inducono il prossimo (come minimo) a dilettarsi deliberatamente in pensieri turpi.

Nel 1951 il grande Pontefice Pio XII (di gloriosa ed immortale memoria) nell'allocuzione "Una gioia", benedisse ed incoraggiò le giovani di Azione Cattolica a combattere la crociata della purezza contro le mode indecenti. Ovviamente le "armi" da utilizzare in questo tipo di battaglie sono il buon esempio, i buoni consigli, la preghiera, e cose di questo genere. Diceva il Santo Giobbe: "militia est vita hominis super terram" (Iob 7,1). E' vero, la vita degli uomini sulla terra è un combattimento continuo contro i nemici delle anime. Continuiamo dunque a combattere la "crociata della purezza", e anche se non riuscissimo ad ottenere la sconfitta delle mode immorali, almeno avremo dato gloria a Dio nel combattere questa buona battaglia.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/08/2010 11:40
 
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Proseguiamo con le riflessioni....

 è lampante che nel momento in cui si comincia a VIETARE qualcosa, automaticamente scatta la provocazione ad infrangere il divieto....

se ci scrollassimo di dosso, per esempio, quel senso di nudità FISICO per entrare nella nudità teologica che i fatti della Genesi ci offrono (ricordate? Adamo si accorge di essere nudo solo DOPO aver commesso il Peccato, ossia, assecondare la tentazione di sentirsi uguale o come Dio o superiore a Dio e Dio gli dice: " CHI TI HA DETTO CHE ERI NUDO?"......)  forse riusciremo a comprendere che il PUDORE non è relgato al "vietare" ma bensì ad un "essere" per come Dio ci ha creati....in senso del pudore non è altro che RISPETTARE VERAMENTE IL CHI SIAMO...
esso va ben oltre quel senso culturale che i secoli ci hanno donato.....senza condannare nulla, perchè come sappiamo la Bibbia CAMMINA CON L'UOMO.....ossia, che anche il senso del "vietare" recava e reca con se delle OTTIME NORME per la nostra vita....
LA MORBOSITà, LA MALIZIA, FANNO SCATTARE QUELLA RICERCA DEL PROIBITO E DEL VIETATO, di quel che viene nascosto, ma attenzione... ciò che riguarda davvero il pudore, non è affatto nascosto, al contrario, tutta la Scrittura si fonda sul senso del pudore il quale non è affatto una esclusiva sessualista come la cultura di questo tempo vuole far intendere per condannare il rigore morale della Chiesa....
è verissimo...come quando il senso del vietato...provoca immediatamente la disobbedienza........lo vediamo con i figli: "questo non si tocca; questo non si deve fare..." e che te combina il bambino? attiva LA CURIOSITA' "perchè non dovrei toccarlo? perchè non dovrei farlo?".....pertanto NON è il divieto che provoca in se la disobbedienza, ma il non sapere il perchè certe cose non di devono fare e che il tutto è volto AL NOSTRO BENE...
il nocciolo della questione ruota attorno ALLE REGOLE e nel modo in cui queste vengono o IMPOSTE o PROPOSTE......
Se impongo, senza spiegare (=evangelizzazione) scatta immediatamente IL RIFIUTO...e s'innesca il GUSTO della disobbedienza, la malizia, la morbosità, il prurito...
se propongo, con ampie spiegazioni  E TESTIMONIANZA PERSONALE, scatta la disponibilità al dialogo per capire il perchè.....
Interessante ho trovato dalle parole di Giovanni Paolo II, sopra riportate, questo aspetto:
Esiste anche una vergogna dell'amore fisico e, a ragione, si parla a proposito di essa dell'intimità. L'uomo e la donna al momento dell'atto carnale fuggono gli sguardi degli altri, e ogni persona moralmente sana troverebbe indecente non farlo..
.......
effettivamente il famoso senso del pudore che è dentro ognuno di noi...rende palese questa realtà dell'INTIMITA'.....perchè i due si ritirano da sguardi indiscreti?
Non lasciamoci sfuggire questa riflessione:
e ogni persona moralmente sana troverebbe indecente non farlo....
...
che cosa vuol dire essere MORALMENTE SANI?
davvero possiamo dire che l'esporre pubblicamente ogni nostro desiderio a livello di SENSUALITA' (non sesso...) sia una corretta interpretazione DI UNA LIBERTA' GIUSTA E CORRETTA?

Idem dicasi così per L'ABBIGLIAMENTO....

non è scandaloso vedere l'ombelico, ma è MORBOSO il perchè VOGLIO andare in giro con l'ombelico di fuori IMPONENDO AL PROSSIMO IL MIO MODO DI VESTIRE E DI PENSARE....
se amo davvero il Prossimo come dice Gesù che mi invita ad amarlo dopo aver amato BENE ME STESSA, va da se che il mio pensiero sul come mi vestirò, cercherà di essere PRUDENTE NEI CONFRONTI DELLA SENSIBILITA' DEL PROSSIMO....

scriveva così l'amico dott. Bruti:


Gli storici dei costumi sessuali dimostrano che ogni società ha una sua forma di pudore: possono essere i piedi, le orecchie, ma ogni uomo, anche il più selvaggio, conserva la consapevolezza, seppur confusa, di una dignità spirituale che deve essere salvaguardata dalle strumentalizzazioni degli altri.

Il pudore, comunque si manifesti, testimonia l'esigenza dell'essere umano di difendere la sua "persona", di non essere ridotto ad un oggetto di cui ci si può servire senza amarlo. Il pudore è una difesa naturale dell'essere umano il cui scopo è di fare in modo che l'attenzione degli altri uomini sia sempre rivolta alla persona, impedendo che essa venga assorbita solo dal corpo: in caso contrario la persona verrebbe ridotta ad un oggetto di cui ci si può servire senza amarlo.

L'eccesso di pudore
,al contrario, può essere dovuto ad un disprezzo della propria corporeità ( è il caso tipico dell'eresia càtara, ma anche dei puritani di un certo protestantesimo): questo disprezzo è diverso dalla "prudenza" della castità ( che è la definizione della giusta forma di pudore) e porta, non ad una integrazione del sesso con l'amore per la persona, ma ad un conflitto e ad un'ossessione sessuale che dà lugo ad esplosioni di raptus sessuali tipici delle sette citate.
Ugualmente, nessuna associazione di nudisti, è mai riuscita a rendere più facile la pratica della castità ( cioè del retto uso della sessualità ):
l'assuefazione al nudismo porta con sé l'assuefazone al libero amore.
Il nudismo è, in genere, la conseguenza di una visione puramente materialistica della vita umana, ma modificando gli atteggiamenti può essere esso stesso la causa di un tale modo di pensare.


1) Il famoso etologo Irenaus Eibl-Eibesfeldt nota che negli esseri umani, anche più selvaggi, si manifesta una forma di pudore che è assolutamente sconosciuta nel mondo animale. La donna, unico caso fra tutti i mammiferi, mantiene nascosto il proprio "estro".
Mentre al momento dell'ovulazione tutti gli altri mammiferi emettono vistosi segnali per rendere noto il periodo di calore, attirando così l'attenzione del maschio, nella specie umana questa informazione viene accuratamente nascosta.

2) Nel mondo occidentale si è talora ritenuto necessario combattere il pudore ai fini di un'emancipazione sessuale. Nel Kibbutz, per esempio, ragazzi e ragazze venivano allevati insieme e anche i gabinetti e le docce venivano utilizzati in comune. Quest'usanza non è stata tuttavia duratura.
Giunte alla pubertà le ragazze sviluppavano comunque il senso del pudore e protestavano contro la mancanza di divisione tra i sessi nell'ambito personale ( studi di M. E. Spiro )


( Bruto Maria Bruti )
.......


Se leggiamo la Bibbia con attenzione, ovviamente appare un baratro circa la condizione e il ruolo della donna come infatti ne discutevamo in un altro thread circa il concetto di sottomissione....

Pensavo dunque ai due gruppi che si vengono a formare nel racconto dei Vangeli...
- gli uomini...chiamati da Gesù uno ad uno e per nome...
- e le donne... le quali non vengono esplicitamente chiamate da Gesù come fece per i Discepoli, e alcune di loro si unirono a Gesù dopo aver compreso il loro stato di peccato, convertendosi...In tale gruppo emerge il ruolo "guida" di Maria, la Madre di Gesù....

Vi è in questa "rappresentazione" evangelica un senso del tutto NUOVO circa il "pudore"..quello legato al ruolo della donna nelle questioni religiose ma anche nelle questioni sociali a cominciare dalla Famiglia.....
La donna veniva ripudiata se tradiva il marito, il marito poteva tradire la moglie senza subire conseguenze, in Matteo 19 Gesù accetta la provocazione dei Farisei che gli dicono che questa è la "Legge di Mosè"...
Gesù non dice che questa Legge è sbagliata, ma che Mosè fu costretto a cedere a "causa della durezza del loro cuore, ma che al principio (=creazione) NON ERA COSI'..."
Gesù VIENE A RICOMPORRE UNA FRATTURA e ridona un senso nuovo e di origine al vero ed autentico senso del pudore...partendo proprio difendendo la donna, ma al tempo stesso ricordando al marito che non gli è lecito tradire la propria moglie....

Altra scena che mi viene in mente è la donna che avendo una emorragia SI VERGOGNA DI TOCCARE GESU' PER PAURA DI CONTAMINARLO.......poichè la mestruazione era vissuta come una contaminazione e l'uomo doveva starne alla larga per non essere contaminato....Gesù stravolge anche questa usanza......e guarisce la donna facendo emergere il senso pudico e non di contaminazione....
Gesù chiarisce che quello era un problema SOCIALE E CULTURALE NON GENERATO DA DIO O DALLA SUA CREAZIONE, MA DALLE LEGGI DEGLI UOMINI...

Oggi siamo arrivati al punto che mentre mangiamo, con la televisione davanti, assistiamo alle pubblicità degli assorbenti senza battere ciglio....lo confesso, ho ancora conservato, per grazia di Dio, il senso del pudore e certe pubblicità mi mettono a disagio, ma non penso certo al problema culturale della contaminazione!!!





Fraternamente CaterinaLD

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23/08/2010 11:53
 
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Chi ha ucciso il sentimento del pudore?


editoria di Avvenire.it del 2005 di Maurizio Cecchetti

Non viviamo più nella società dell'immagine. Siamo un gradino oltre. La nostra società è quella del «tutto in mostra e anche di più».

Il modello evocato, quando si parla dell'ostentazione esasperante con cui ci vengono sbattuti in faccia i fatti privatissimi (e sempre banalissimi) di alcune persone che si vogliono "comuni", è il reality show. Ma non è questo il prototipo dell'ideologia del "mostrare tutto", il reality è piuttosto la caricatura della «trasparenza», della sincerità.

Il modello cui bisogna rifarsi è molto meno ludico, e anzi si pone come vera utopia politica: la trasparenza è un mito che tende a dissolvere i confini fra il privato e il pubblico, fra il cittadino e le ingerenze del potere. La trasparenza è l'arnese che scardina la libertà dell'individuo nella società del liberalismo sbandierato ai quattro venti.

La società del "mostrare tutto" presuppone che a qualcuno spetti di vedere tutto.

È la controfigura nell'onniveggenza divina. Ed è un mito violento che ha partorito il Panopticon di Bentham (attuato nelle carceri e negli ospedali dal tardo Settecento) e il Grande Fratello di Orwell. Questo stato delle cose, "messo a nudo" dagli studi innovatori di Foucault, è ora analizzato e criticato dalla psicoanalista Monique Selz in un saggio lucido e pertinente che s'intitola appunto «Pudore. Un luogo di libertà» (Einaudi, pagine 140, euro 7).

È tipico delle società dove la democrazia si sposa con l'ipocrisia perbenista assimilare il pudore alla pruderie. Invece il pudore segna il confine oltre il quale l'altro ha diritto a nascondere una parte di sé, una parte che soltanto lui può decidere di mettere in comune, ed è a partire da questa decisione che il legame sociale diventa forte e duraturo.

Il pudore, si potrebbe dire, è il sentimento che fonda il giusto rapporto di cittadinanza. E qui cominciano i dolori: tutto, attorno, spinge in direzione contraria, tutto ci porta a essere perennemente osservati, esposti alle provocazioni del sistema della comunicazione, inibiti oppure pervertiti dalle profferte di un mondo nel quale l'economico ha la prima e ultima parola su ogni diritto individuale, sulla nostra disponibilità o meno a essere sottoposti al martellante invito a conoscere, consumare, commerciare.

E se questo si allarga dalle merci al corpo, dalle idee ai sentimenti, allora la categoria del pudore, che per il filosofo Max Scheler era un "ritorno su sé stessi" (l'esperienza più intima della propria essenza), diventa il correlativo perennemente violato di una messa a nudo del singolo rispetto all'invadenza del potere. Scheler la chiamò «de-animazione» dell'individuo.
 

La trasparenza è invasiva: alla tivù non si deve e non si può sfuggire, ma ancor più del reality show ciò a cui non è lecito sottrarsi è il dovere di essere informati. Salvo il fatto, per dirla col filosofo Zizek, che l'informazione corrisponde spesso alla «versione» stabilità a monte da qualcuno a cui abbiamo delegato in bianco il potere di dire ciò che è vero e giusto. Corrisponde dunque alla versione che dovevamo e volevamo sentire.

E stato così per l'11 settembre, per la guerra in Iraq, e continuerà a esserlo ogni volta che la sicurezza avrà la precedenza sulla libertà. Lo scrisse Aldous Huxley più di mezzo secolo fa. A conclusione la Selz nota che questa perdita del sentimento del pudore ha portato a un «regresso nella spiritualità». È la piaga dell'Occidente, difficile darle torto.


******************

.....e la Chiesa viene ancora accusata di....Tabù...sig...sig!!!!!

 

PUDORE??? dubito ch ne abbiamo ancora il senso....abbiamo perso il pudore per strada in nome di che cosa?? questa che segue è del 2004
OMOSESSUALISMO: nuova ondata di propaganda nei mass-media

(Corrispondenza romana) Alla crescente offensiva europea per la legalizzazione delle "coppie di fatto", anche omosessuali, non poteva mancare l'appoggio di una nuova ondata di trasmissioni televisive e di film.

A partire da dicembre, in prima serata, "La 7" lancia la trasmissione I fantastici cinque. Essa non è altro che l'imitazione italiana del programma statunitense Queer eye for the straight guy: cinque noti omosessuali, guru dell'immagine, fanno a gara per trasformare un eterosessuale retrivo e imbranato in un polisessuale aperto e disinvolto.

"Italia 1" manda in onda Cronache marziane, programma ispirato ad un format spagnolo che descrive direttamente il mondo omosessuale. Il suo conduttore Fabio Canino ha l'ambizione di sdoganare i temi omosessuali dai programmi riservati a pochi per lanciarli nella tv generalista.

Il satellitare "Canale Jimmy" ha iniziato le trasmissioni della fiction Metrosexuality, che si presenta come "una storia multirazziale, multiculturale e multisessuale". Lo stesso canale, dal 14 ottobre, sta trasmettendo in seconda serata The L.-World; si tratta di una vicenda erotica in cui l'attrice Jennifer Beals interpreta il ruolo di Bette Porter, donna in carriera ambiziosa, bella e lesbica; secondo la stampa, si tratta della prima serie televisiva dedicata al "mondo lesbico".

Sul canale satellitare "Fox Life" va già in onda La sottile linea rosa, programma in cui alcune ragazze, desiderose di trovare marito, vengono aiutate da un gruppo di esperti omosessuali guidato dal noto stilista Stefano Gabbana. Il messaggio della trasmissione è chiaro: come afferma Francesca Canetta, autrice del programma, "sono i gay a capire e ad esaudire meglio le esigenze delle donne" (cfr. Panorama, 21 ottobre 2004). Sulla stessa emittente va in onda Will e Grace, un serial americano che racconta i rapporti fra due vicini di casa, una donna e un uomo, mediati da un omosessuale.


Più ambiziosa è l'iniziativa di "Pink TV", rete francese che mira a diventare la prima gay-tv d'Europa. Si tratta di un canale a pagamento che verrà lanciato da azionisti di grosso calibro come "TF1", "Canal+" e "M6". Per rassicurare i benpensanti, questa rete verrà condotta, per quanto riguarda l'informazione, da personaggi noti e dall'apparenza normale ma conterrà anche settori dedicati specificamente al mondo omosessuale, compresi film pornografici dell'ambiente. "Pink TV" mira a realizzare una rete "culturale, aperta e spiazzante" capace di "integrare l'omosessualità nella società" (Il Manifesto, 27 ottobre 2004).


Questa ondata di programmi espliciti è stata preparata da altre trasmissioni, mandate in onda spesso in prima serata in quanto ritenute più "morbide", nelle quali però già erano stati inseriti personaggi o situazioni che insinuavano il valore positivo della omosessualità.


A questo panorama aggiungiamo che il cinema non è da meno della tv. Basti qui ricordare l'ultimo film del solito Pedro Almodòvar, La mala educaciòn. Col pretesto di denunciare la formazione sessualmente repressiva e le tendenze pedofile di un ipotetico collegio religioso spagnolo, la pellicola finisce col propagandare l'omosessualità, il travestitismo e il transessualismo, peraltro senza nemmeno condannare la pedofilia in quanto, come ha detto lo stesso regista, "questo film non fa distinzione tra bene e male, giacché ognuno ha la sua morale e nessuno ha il diritto di giudicare quella altrui in base alla propria".


Questa apparente neutralità si rivela ben presto però solo una trovata di comodo per sfuggire alla condanna morale; poco dopo infatti Almodòvar si smaschera e rivela le proprie convinzioni precisando che i suoi personaggi, "quanto peggiori sono, quanto più brutali e orribili sono le situazioni in cui vivono, tanto più mi piacciono. Volevo indagare sulla oscurità del cuore, quella di chi, scegliendo il male, ha il coraggio di viverlo liberamente"; come se la scelta del male fosse coraggiosa, mentre magari quella del bene fosse codarda! Qui il regista dimostra di saper distinguere tra bene e male, solo che sceglie il secondo, pretendendo anche di essere elogiato.


In Italia sta per essere proiettato Benedetto, Rado e Stella Palcic: una pellicola di Gianni Cavina ed Alessandro Benvenuti, che racconta di una coppia di conviventi omosessuali che desidera adottare un figlio e che, pur di ottenerlo, non esita ad aggirare la legge mettendosi nei guai. Anche qui il messaggio è chiaro: perché non permettere alle coppie omosessuali di adottare legalmente un minorenne, evitandole tante traversie? Anche l'ultimo film di Spike Lee, Lei mi odia, contiene un messaggio contro la "famiglia patriarcale" e in favore del riconoscimento delle coppie omosessuali. È inoltre in lavorazione un film spagnolo dedicato appositamente al "matrimonio" omosessuale, rilanciato dal governo Zapatero. Si tratta di Reinas, del regista Manuel Gomez Pereira, prodotto dalla Warner e distribuito dalla Lucky Red, recitato da attori famosi.
Quanto alla propaganda omosessualista nel campo dell'editoria, essa è meno invadente ma quasi altrettanto capillare. Basti ricordare che recentemente la Einaudi ha pubblicato in libro, intitolato Matrimoni, in cui dieci coppie omosessuali raccontano le loro storie di vita quotidiana di coppia.

(Corrispondenza Romana 880/01 del 27/11/04)

NON E' QUESTO IL MODO DI AMARE IL PROSSIMO!!!!
Non è questo il modo di amare se stessi!!!
Non è questa la vera LIBERTA'....

Spesse volte sentiamo battute del tipo: ha perso il senso DELL'UMORISMO!
oppure: quella persona non ha il senso del ridicolo!!
ma quando si vorrebbe o si volesse parlare del senso del PUDORE è proprio questa società che vanta e si vanta una cultura LIBERALISTA ad imporre un freno contro il pudore stesso....

si grida alla TOLLERANZA, ma non si tollera il PUDORE
....
si grida alla libertà, ma guai a liberalizzare la conoscenza del pudore....
chi vive il sentimento del pudore, chi veste i panni del senso del pudore, viene ESCLUSO dalla società e registrato COME NEMICO della libertà...





Fraternamente CaterinaLD

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23/08/2010 12:13
 
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  L'Ottavo Comandamento dice di NON FARE FALSA TESTIMONIANZA....



cosa c'entra con il senso del pudore? non sarebbe forse più associato al sesto Comandamento, quello del non commettere atti impuri?
NO! perchè altrimenti ridurremo il Pudore esclusivamente ad una concezione sessualista e moralista
....TUTTI I COMANDAMENTI CONTENGONO IL SENSO VERO DEL PUDORE...
e la Chiesa, Madre e Maestra quale è, ha sempre fatto attenzione a questi aspetti....solo chi NON conosce veramente la Chiesa la accusa di moralismo, in verità è la società e la cultura di oggi che fa del moralismo impietoso per sfuggire invece alle responsabilità dell'autentica morale la quale non è circoscritta al sesso, ma coinvolge TUTTO l'essere e tutta la vita dell'individuo, nel suo ruolo nella società (ergo anche il NON rubare fa parte del pudore), in famiglia, e così via...


l'Articolo 8: L'ottavo comandamento, ingloba infatti: 
I. Vivere nella verità
II. « Rendere testimonianza alla verità »
III. Le offese alla verità
IV. Il rispetto della verità
V. L'uso dei mezzi di comunicazione sociale
VI. Verità, bellezza e arte sacra


il pudore rientra nel Vivere la Verità, renderle testimonianza in campo etico e morale, il rispetto anche con l'uso delle comunicazioni sociali.....

Così diceva ancora, e insegnava di già il grande Concilio di Trento:

349 Altri peccati proibiti con questo comandamento

E proibita da questo comandamento non solo la falsa testimonianza, ma anche la detestabile mania e abitudine di denigrare gli altri. E incredibile quante sciagure gravi, pericolose e cattive derivino da questa peste. Il vizio di parlare con maldicenza e con offesa degli altri occultamente, spesso è rimproverato dalle divine Scritture: "Con il maldicente", dice David, "non mi sedevo a mensa" (Sal 100,5) e san Giacomo: "Non vogliate denigrarvi a vicenda, o fratelli" (Gc 4, 11).

(...)

Commettono infine questo peccato gli uomini lusingatori e adulatori che, con blandizie e lodi simulate, si insinuano nelle orecchie e nell'animo di coloro di cui ricercano il favore, il denaro e gli onori, chiamando male il bene e bene il male, come scrive il Profeta (Is 5,20). David ammonisce di tener lontani costoro e di cacciarli dalla nostra società con queste parole: "II giusto mi rimprovererà nella sua misericordia e mi sgriderà; ma l'olio del peccatore non ungerà il mio capo" (Sal 140,5). Quantunque, infatti, costoro non sparlino affatto del prossimo, tuttavia gli nuocciono moltissimo, giacché essi, con il lodare i suoi peccati, gli offrono una ragione per perseverare nei vizi finché vive.

Però in questo genere di vizi è peggiore l'adulazione usata per la calamità e la rovina del prossimo.



***************************************

è denigrare la VERITA' se finisco per strumentalizzare la sofferta omosessualità del mio prossimo INGANNANDOLO SUL SUO ERRORE.....
è mancanza di pudore se sostenendo la menzogna finissi per sostenere il peccato contro natura....
significherebbe appunto messere privi del senso del pudore e sentirsi a proprio agio SOSTENENDO E AMPLIFICANDO LA MENZOGNA SULLA REALTA' DELL'UOMO....

Così dice la sintesi stessa del Nuovo Catechismo della Chiesa:


2494 L'informazione attraverso i mass-media è al servizio del bene comune. (377) La società ha diritto ad un'informazione fondata sulla verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà:

« Il retto esercizio di questo diritto richiede che la comunicazione nel suo contenuto sia sempre vera e, salve la giustizia e la carità, integra; inoltre, nel modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità dell'uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro divulgazione ». (378)

2495 « È necessario che tutti i membri della società assolvano, anche in questo settore, i propri doveri di giustizia e di carità. Perciò si adoperino, anche mediante l'uso di questi strumenti, a formare e a diffondere opinioni pubbliche rette ». (379) La solidarietà appare come una conseguenza di una comunicazione vera e giusta, e di una libera circolazione delle idee, che favoriscono la conoscenza ed il rispetto degli altri.

2496 I mezzi di comunicazione sociale (in particolare i mass-media) possono generare una certa passività nei recettori, rendendoli consumatori poco vigili di messaggi o di spettacoli. Di fronte ai mass-media i fruitori si imporranno moderazione e disciplina. Si sentiranno in dovere di formarsi una coscienza illuminata e retta, al fine di resistere più facilmente alle influenze meno oneste.

2497 Proprio per i doveri relativi alla loro professione, i responsabili della stampa hanno l'obbligo, nella diffusione dell'informazione, di servire la verità e di non offendere la carità. Si sforzeranno di rispettare, con pari cura, la natura dei fatti e i limiti del giudizio critico sulle persone. Devono evitare di cadere nella diffamazione.

2498 « Particolari doveri in questo settore incombono sull'autorità civile in vista del bene comune [...]. È infatti compito della stessa autorità, nel suo proprio ambito, difendere e proteggere [...] la vera e giusta libertà di informazione ». (380) Mediante la promulgazione di leggi e l'efficace loro applicazione il potere pubblico provvederà affinché dall'abuso dei media « non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società ». (381) L'autorità civile punirà la violazione dei diritti di ciascuno alla reputazione e al segreto intorno alla vita privata. A tempo debito e onestamente fornirà le informazioni che riguardano il bene generale o danno risposta alle fondate inquietudini della popolazione. Nulla può giustificare il ricorso a false informazioni per manipolare, mediante i mass-media, l'opinione pubblica. Non si attenterà, con simili interventi, alla libertà degli individui e dei gruppi.

2499 Il senso morale denuncia la piaga degli stati totalitari che sistematicamente falsano la verità, esercitano mediante i mass-media un'egemonia politica sull'opinione pubblica, « manipolano » gli accusati e i testimoni di processi pubblici e credono di consolidare il loro dispotismo soffocando o reprimendo tutto ciò che essi considerano come « delitti d'opinione ».



[Modificato da Caterina63 23/08/2010 12:14]
Fraternamente CaterinaLD

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Benedetto XVI all'inizio della messa celebrata con i suoi ex allievi

Lo stile di Dio significa
accogliere chi non ha nulla da dare


I cristiani non possono continuare a comportarsi come i pagani; devono imparare lo stile di Dio:  donare a chi non ha nulla da restituire. Lo ha ricordato Benedetto XVI domenica mattina, 29 agosto, introducendo la messa celebrata nella cappella del Centro Mariapoli, a Castel Gandolfo, alla quale hanno partecipato i suoi ex allievi riuniti nel cosiddetto Ratzinger Schülerkreis. Queste le parole del Papa.

Liebe Freunde, am Ende des heutigen Evangeliums weist uns der Herr darauf hin, wie sehr wir immer noch nach der Weise der Heiden leben; nur in der Gegenseitigkeit die einladen, die uns wieder einladen, denen geben, von denen wir wieder empfangen. Die Weise Gottes ist anders:  Wir erleben es in der heiligen Eucharistie, er lädt uns zu Tisch, die wir vor ihm lahm, blind und taub sind; er lädt uns, die wir ihm nichts zu geben haben. Wir wollen uns bei diesem Geschehen vor allem von der Dankbarkeit berühren lassen, daß es Gott gibt, daß Gott so ist, wie er ist, daß er so ist, wie Jesus Christus ist, daß er uns, obwohl wir nichts zu geben haben und voller Schuld sind, an seinen Tisch lädt und mit uns zu Tische sein will. Aber wir wollen doch auch uns davon berühren lassen, Schuld zu empfinden, daß wir so wenig aus dem Heidnischen heraustreten, so wenig wirklich das Neue, die Weise Gottes leben. Und deswegen beginnen wir die heilige Messe mit der Bitte um Vergebung, um eine Vergebung die uns ändert, die uns wirklich Gott ähnlich, Gott ebenbildlich werden läßt.

Pubblichiamo qui di seguito una traduzione in italiano.

Cari amici, alla fine del Vangelo di oggi, il Signore ci fa notare come in realtà continuiamo a vivere alla maniera dei pagani; come invitiamo, per reciprocità, soltanto chi ricambierà l'invito; come doniamo solo a chi ci restituirà. Ma lo stile di Dio è diverso:  lo sperimentiamo nella Santa Eucaristia. Egli invita alla sua mensa noi, che davanti a lui siamo zoppi, ciechi e sordi; egli invita noi, che non abbiamo nulla da dargli. Durante questo evento dell'Eucaristia, lasciamoci toccare soprattutto dalla gratitudine per il fatto che Dio esiste, che Egli è così com'è, che Egli è così com'è Gesù Cristo, che Egli - nonostante non abbiamo nulla da dargli e siamo pieni di colpe - ci invita alla sua mensa e vuole stare a tavola con noi. Ma vogliamo anche essere toccati dal sentire la colpa di staccarci così poco dallo stile pagano, di vivere così poco la novità, lo stile di Dio. E per questo iniziamo la Santa Messa chiedendo perdono:  un perdono che ci cambi, che ci faccia diventare veramente simili a Dio, a sua immagine e somiglianza.
 


L'omelia del cardinale Christoph Schönborn

Mitezza e umiltà
trasformano l'oltraggio
in benedizione



Durante la messa celebrata dal Papa per i suoi ex allievi a Castel Gandolfo l'omelia è stata tenuta dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn. Del testo diamo qui di seguito una nostra traduzione in italiano.

La scena del Vangelo di oggi, un pranzo di sabato presso uno dei capi dei farisei, comincia con un'osservazione reciproca. L'ospite e i suoi amici guardano Gesù. "Gli prestavano attenzione" traduce Adolf Schlatter. Lo scrutano in modo critico. E riescono a trovare l'occasione per confermare i loro giudizi critici. Gesù, infatti, guarisce un uomo malato di idropisia (la nostra lettura della domenica salta questa guarigione) e lo fa di sabato!
E Gesù osserva loro. Osserva il loro comportamento durante il pranzo, la rissa per sedersi ai primi posti. Colui che è osservato in maniera critica diviene a sua volta spettatore del proprio comportamento puerile. Sotto forma di parabola si mette uno specchio davanti a loro e anche davanti a noi, che ascoltiamo il Vangelo.

Come sempre, le parabole affrontano esperienze di vita quotidiana. Sedersi all'ultimo posto non è innanzitutto una questione di umiltà, ma di saggezza:  meglio essere invitati ad andare avanti che a retrocedere con vergogna. Questa saggezza però non è una strategia scaltra per conquistare il posto d'onore. La vera umiltà a sempre qualcosa di realistico. Mozart sapeva e, a volte diceva, di essere fra i migliori.
Era vero. La sua umiltà stava nel fatto che apprezzava il suo genio, ma lo considerava sempre un dono di Dio e quindi lo considerava come un compito. Non ho bisogno di spiegare l'analogia con il nostro venerato maestro. L'umiltà è qualcosa di molto sobrio. Ha a che fare con la veridicità e con la gratitudine.

L'umiltà è soprattutto lo sguardo grato, sobrio e gioioso al nostro essere creature. Gesù ha detto a santa Caterina da Siena:  "Riconosci chi sei tu e chi sono io e sarai felice:  io sono colui che è, tu sei colei che non è". L'Apostolo dice:  "Che cosa mai possiedi, che non tu non abbia ricevuto". L'umiltà come fondamentale atteggiamento creaturale! Per comprenderla e viverla in modo più profondo, il Creatore-Logos si è fatto carne, servitore, egli stesso divenuto creatura per mostrarci dal centro della nostra essenza creaturale quale deve essere l'atteggiamento di una creatura. Ci invita ad apprendere da lui che è "mite e umile di cuore" (Matteo 11,29).

Mitezza e umiltà raccomandava già il Siracide:  "Quanto sei più grande, tanto più fatti umile" (Siracide, Prima lettura), letteralmente è così (però nella traduzione ufficiale della bibbia in tedesco era troppo duro, sebbene il riferimento cristologico saltasse agli occhi).
Quindi il nostro sguardo è rivolto a Cristo. Egli è colui che ha scelto l'ultimo posto, lui che era nella condizione di Dio (cfr. Filippesi 2). Mi ricorda la breve parabola dell'ultimo posto durante un altro pasto, che Gesù condivise con i suoi discepoli. Secondo san Luca, dopo che Gesù ebbe fondato l'Eucaristia, nacque una discussione fra gli apostoli su chi di loro fosse da considerare più grande (cfr. Luca 22,24-30):  una lotta clericale per il predominio nel cenacolo, subito dopo l'istituzione del sacerdozio della Nuova Alleanza!

Sì, Signore, tu osservi in che modo lottiamo per il posto d'onore, apertamente o subdolamente. E ci ricordi:  "Io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Luca 22,27). Dovremmo vergognarci costantemente riconoscendo che dobbiamo ancora imparare molto da te. Signore tu stesso ci consoli:  Sì, nel cenacolo, nonostante il tradimento imminente, il Signore ha fatto agli apostoli la grande promessa:  "voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l'ha preparato per me" (Luca 22, 28 e seguenti). Che atto di fiducia da parte del Signore! Ci ha affidato il Regno di suo Padre.

Affinché la grandezza della nostra vocazione non ci renda superbi, egli ha posto noi, e soprattutto i primi apostoli, all'ultimo posto. Così almeno pensa san Paolo:  "ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati... Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati la spazzatura del mondo" (1 Corinti 4, 9-13).

Santo Padre! Che queste parole dell'Apostolo le siano di conforto quando gli oltraggi provengono dai fedeli stessi, dai cristiani stessi e le viene mostrato il "cartellino rosso". L'umiltà trasforma l'oltraggio in benedizione. Grazie, santità, per averci mostrato l'atteggiamento di Gesù, che è mite e umile di cuore.

Non c'è forse qualcosa di meraviglioso nella fede cristiana, nell'esperienza cristiana? La gioia per il fatto che i criteri del regno dei cieli sono così diversi. Chi è veramente grande nel regno dei cieli? Quanto riempie di gioia poter intuire, già qui sulla terra, nelle persone che vivono secondo il cuore di Gesù, chi sono i grandi nel regno dei cieli! E questa gioia non manca al Santo Padre nei numerosi incontri con persone che sono grandi secondo i criteri dell'"ecclesia", della comunità dei "primogeniti i cui nomi sono iscritti nei cieli", anche se per il mondo non hanno significato.

Ora il Signore stesso ci invita alla sua mensa. Non ha paura di invitare poveri, storpi, zoppi e ciechi. Invita noi, umili peccatori, con tutte le nostre mancanze e pecche e sta in mezzo a noi come colui che serve. Beati coloro che vengono invitati al banchetto dell'Agnello!





(©L'Osservatore Romano - 1 settembre 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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06/09/2010 23:49
 
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[SM=g1740733] "Se siamo devoti di Maria, dobbiamo imitarla." san Padre Pio

La moda femminile: terribile strumento di satana

“A vedere come si svestono oggi le donne -ogni estate segna un passo sempre più audace- si è tentati di dire: Le donne sono impazzite.

Da premettere che è veramente incomprensibile –anche se lo si capisce benissimo- perché le donne devono spogliarsi mentre i maschi vanno coperti. Non c’è già in questo un segnale abbastanza significativo del fine che si vuole ottenere?


La moda di oggi è terribilmente scandalosa. L’esperienza ci dice, infatti, che le parti del corpo umano femminile solleticano ed eccitano. Ora la moda piano piano sta mettendo in mostra tutto. Si può pensare che tutto questo sia senza peccato e senza conseguenze soprattutto nei maschi?

La donna purtroppo si rifiuta di ammettere un dato di fatto che ci viene da tutte le parti. Essa ride quando si parla di tentazione e di scandalo e –incredibile- non c’è una donna che si confessi del peccato della moda procace.
Come è sorprendente che la Chiesa quasi non tocchi più l’argomento: dopo Papa Pio XII si stenterà a trovare pronunciamenti in merito. E intanto anche le Chiese -non esclusi i più celebri santuari come Lourdes, una volta difesi da questa inondazione di fango-, non danno più assolutamente l’impressione della sacralità del luogo. Come celebrazioni di prime Comunioni e di matrimoni sono tremende occasioni di peccato con nudità quasi inimmaginabili.

Si dirà che, in fondo, poi, ci si abitua. Sciocchezze! Si abituano quelli che cadono in peccato e poi… non ci fanno più caso, perché hanno bisogno di maggiore eccitazione. Le anime che vogliono e debbono mantenersi non si abitueranno mai, e perciò lo scandalo resta in tutta la sua gravità.

O si dirà: i tempi sono cambiati e non si può vivere e vestirsi alla maniera medievale ecc. Cambiati o no i tempi, è un fatto che l’uomo resta un animale tremendamente famelico del sesso, e perciò aizzarlo in questo è peccato davanti a Dio e scandalo.

E che oggi ci si ritrovi, con dette mode, allo scandalo più sfacciato e quindi al peccato mortale, non credo –se non si vuole essere faziosi e in mala fede- che possa negarsi . Non si gridi all’esagerazione. Conoscendo il cuore umano così perverso e così spaventosamente incline al sesso, è quasi impossibile –davanti a nudità così sfacciate- che non si sia terribilmente tentati e trascinati al peccato almeno con pensieri e desideri galeotti.

D’altra parte può essere la donna a giudicare se è provocante o no? E come questa può illudersi col dire: per me non è peccato, quando chiare confessioni –a parte pure le norme morali in merito- affermano il terribile richiamo e spinte al peccato e anche cadute rovinose?

C’è chi afferma: non è la moda che eccita,perché si può essere tentati anche dalla donna vestita. Ma proprio questo conferma la perversità e lo scandalo della moda. E cioè si sa che la donna può eccitare anche vestita, quanto più allora non eccita se presenta le sue nudità? Che se il maschio tende così irresistibilmente alla femmina, è prudenza –a dire poco- mettergli sotto il naso ogni momento proprio quello che lui desidera? Quale gioielliere metterebbe in mostra perle e gioielli senza grandi precauzioni, sapendo che sono tanti ad essere tentati di appropriarsene?

Lo scandalo delle mode odierne è stato denunciato già dalla beata Giacinta, una dei tre veggenti di Fatima. Prima di morire, infatti, disse che i peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne. E disse pure: ”Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù”. A chi meravigliato le chiedeva come poteva lei, bambina di dieci anni parlare di tali problemi, rispose: ”Me l’ha detto la Madonna”.

Anche la Madonna è arretrata?…

Da ricordare infine a tutti coloro che fanno orecchie da mercanti che il Vangelo stigmatizza lo scandalo più che ogni altro peccato. “Chiunque scandalizzerà -con comportamenti o parole o altro-, uno di questi piccoli che credono in me sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e che fosse sommerso nel profondo del mare”(Mt 18,6). Volendo dire che è più grave uccidere le anime con lo scandalo, che uccidere un corpo.

Ma, a parte anche l’offesa fatta a Dio e il danno gravissimo fatto all’anima, dov’è più la dignità della donna? Il maschio ritiene non corretto togliersi la giacca davanti alle persone e chiede permesso. La femmina più si spoglia e più è…accetta e applaudita! Merce…messa in vendita! Non si intravede in tutto questo la…coda del diavolo?

Né bisogna dimenticare un altro fattore che viene a confermare tristemente quanto detto. Le forze massoniche e avverse alla Chiesa hanno giurato che questa –non potendola distruggere con pugnali e rivoluzioni e cose del genere- la si può annientare corrompendola. Difficile, infatti, resistere alla corruzione che investe anima e corpo. E hanno detto: denuderemo la donna poco a poco, sarà essa lo strumento della corruzione che farà crollare i vertici della Chiesa e il popolo, i sacerdoti e i fedeli.

Se le nostre brave donne, che pur continuano a frequentare la Chiesa e i sacramenti, indulgendo alla moda, si rendessero conto della drammaticità della situazione, credo che qualcosa cambierebbe.”

di Padre Antonio M. Di Monda

www.gesuemaria.it/

Ringrazio tanto Padre Giulio Maria nonché l’autore dell’articolo: parole del genere non se ne sentono più e anche se dure sono di certo di grande utilità per le anime, perchè vere, e al giorno d’oggi non si potrebbe fare carità più grande a sè e agli altri che dire in modo chiaro la verità e denunciare il peccato.

[SM=g1740722]

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28/09/2010 13:13
 
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I reati si riducono solo col santo timor di Dio


(da Cordialiter)
Sui media italiani si sente parlare spesso di violenze sessuali. Da più parti si è levata la richiesta di un inasprimento delle pene per coloro che si rendono colpevoli di questi orribili reati. A mio avviso, inasprire le pene per i violentatori è utile, ma se non si va alla radice del problema, gli stupri continueranno ad essere numerosi. Per quale motivo c'è questa esplosione di violenza sessuale?

Ogni giorno siamo bombardati da immagini immorali (non solo in televisione), per strada anche col freddo molte donne utilizzano abiti scandalosi e provocanti ...alla fine qualcuno non resiste più e alla prima occasione dà libero sfogo alla passione. Se non ci fossero le mode indecenti e le trasmissioni televisive oscene, non ci sarebbero gli stupri o per lo meno sarebbero rari. Lo stesso discorso vale per tutti gli altri reati. Quando i popoli sono ubbidienti a Dio, sono ubbidienti anche verso le leggi giuste degli Stati. A tal proposito voglio riportare un brano di Sant'Alfonso Maria de Liguori, tratto dal volumetto ”La fedeltà de' vassalli”. Per rendere la lettura più scorrevole, ho tradotto in italiano corrente i termini desueti:

I re, se vogliono che i sudditi siano loro ubbidienti, devono procurare di renderli ubbidienti a Dio; e si prova.

1. Col promuovere i buoni costumi si promuove anche la pace comune dei cittadini e per conseguenza il bene di tutto lo stato. Questa è una verità così evidente che si prova da per tutto con l'esperienza: quei sudditi che sono ubbidienti ai precetti di Dio sono necessariamente ubbidienti anche alle leggi dei principi. La stessa fedeltà che conservano i vassalli verso Dio li rende fedeli ai loro sovrani. La ragione è chiara: quando i sudditi sono ubbidienti ai divini comandamenti, cessano le insolenze, i furti, le frodi, gli adulteri, gli omicidi; e così fiorisce lo stato, si conserva la sottomissione al sovrano e la pace tra le famiglie. Insomma coloro che stabiliscono di condurre una vita morigerata, stabiliscono anche di osservare i propri doveri; poiché allora si dedicano a reprimer le loro passioni e così vivono in pace con se stessi e con gli altri.

2. Ma a ciò bastano le leggi dei principi ed i supplizi destinati ai delinquenti. No (si risponde) non bastano; né le leggi né i supplizi umani bastano a frenar l'audacia e le passioni disordinate dei malvagi che ad altro non si dedicano che a migliorare i loro interessi ed a soddisfare i loro appetiti: e perciò quando si presenta loro l'occasione di disprezzare le leggi ed i castighi divini, facilmente disprezzano anche le leggi ed i castighi minacciati dai sovrani.

3. Giovano bensì le leggi umane a conservare i buoni costumi nei sudditi morigerati, ma non già ad ingerirli nei sudditi cattivi; la sola religione ingerisce e forma i santi costumi nelle anime, e così ella fa si che le leggi siano osservate. Se non vi fosse la religione, la quale insegna esservi un Giudice supremo che tutto vede e ben sa vendicare le malvagità degli empi, rare volte gli uomini si farebbero forza a soddisfare i loro doveri; e senza questo timore dei divini flagelli che tiene gli uomini a freno, gli empi dappertutto crescerebbero in eccesso.

4. La sola religione poi rende i vassalli veri ubbidienti ai loro principi, facendo ad essi intendere che son tenuti ad ubbidire ai sovrani, non solo per evitar le pene imposte ai trasgressori, ma anche per ubbidire a Dio e tenere in pace le loro coscienze [...].

5. Non bastano dunque le leggi né bastano i supplizi minacciati dalle leggi a reprimere le insolenze dei malvagi che poi disturbano la pubblica pace: poiché spesso i delitti restano impuniti, o perché restano occulti i delinquenti, o perché mancano le prove bastanti a poterli castigare; e non di rado, quantunque siano provati i delitti, i colpevoli con la fuga si sottraggono alla pena. [...].

6. Essendo poi vero che i re sono ministri di Dio e suoi luogotenenti, siccome i vassalli son tenuti anche per obbligo di coscienza di ubbidire ai loro monarchi; così i monarchi son tenuti di vigilare su i loro vassalli affinché essi obbediscano a Dio. Ad un uomo privato basta che osservi la divina legge per salvarsi; ma ad un re non basta: c'è bisogno che si adoperi quanto può, affinché i suoi sudditi osservino la divina legge, procurando di riformare i cattivi costumi e di estirpare gli scandali.

7. E quando si tratta dell'onore di Dio, devono i principi aver coraggio e non tralasciare il loro dovere per timore di qualche avversità o contraddizione che possa esser loro fatta; mentre ogni re che adempie il suo obbligo, ha Dio che l'assiste con modo speciale; come Dio stesso disse a Giosuè allorché gli affidò il governo del popolo [...].

8. Pertanto il fine principale dei principi nel loro governo non dev'essere la gloria propria, ma la gloria di Dio. I principi che per la gloria propria trascurano quella di Dio vedranno perduta l'una e l'altra. Deve persuadersi ogni regnante, non esser possibile in questo mondo, pieno di uomini malvagi ed ignoranti, meritare coi suoi portamenti (per giusti e santi che siano) le lodi e l'applauso di tutti i suoi vassalli: se egli esercita la liberalità coi buoni e coi poveri lo chiamano prodigo: se poi fa eseguir la giustizia coi malvagi lo chiamano tiranno. Pertanto i re devono principalmente impegnarsi a piacere a Dio più che agli uomini; poiché allora, se non saranno lodati dai cattivi, ben saranno lodati dai buoni, e soprattutto da Dio che saprà rimunerarli in questa e nell'altra vita.


Si consulti anche:

I 7 Vizi Capitali: Superbia, Accidia, Lussuria, Ira, Gola, Invidia, Avarizia



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24/01/2011 23:43
 
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La modestia nel vestire

pubblicata da Martina Ramagli il giorno lunedì 24 gennaio 2011 alle ore 21.23 su FB

In un’altra occasione, Papa Pio XII così si rivolgeva ai Gruppi di Giovani Cattoliche d’Italia:

“Il bene dell’anima è più importante di quello del corpo; e dobbiamo preferire il benessere spirituale del prossimo alle nostre comodità corporali...

Se un certo tipo di vestito costituisce una grave e prossima occasione di peccato, e mette in pericolo la salvezza dell’anima vostra e di quella altrui, è vostro dovere smettere di indossarlo...

O madri cristiane, se sapeste che futuro di ansietà e pericoli, di mal celata vergogna preparate per i vostri figli e figlie, imprudentemente abituandoli a vivere scarsamente vestiti e facendo loro perdere il senso del pudore; vi vergognereste di voi stesse ed avreste gran timore del danno che state facendo a voi stesse, del danno che state causando a questi bambini, che il Cielo vi ha affidato perché li faceste crescere da cristiani.”

Tutte queste considerazioni sono belle e buone, ma resterebbero senza significato se non ci fossero alcune regole pratiche per definire esattamente ciò che costituisce un vestito immodesto per donne e ragazze. Basate su vari estratti dalla teologia morale, le seguenti linee guida generali non dovrebbero essere troppo difficili da capire per le nostre donne e ragazze cattoliche:

Il vestire immodesto si riferisce a:

 

1) Abiti o camicette con scollature ampie;

2) Gonne o pantaloncini corti che espongono le porzione superiore delle gambe;

3) Vestiti trasparenti;

4) Abiti o tute eccessivamente aderenti.

Qui ci si potrebbe porre il problema di quelle particolari occasioni che sembrano richiedere delle eccezioni. Come fare per il tempo estremamente caldo, o le attività sportive, o il nuoto?

Una donna in questi casi dovrà usare il buon senso e prendere qualche precauzione supplementare, comprendendo che ha una seria responsabilità a questo riguardo. Nel clima caldo potrà indossare un abito lungo o una gonna-pantalone che vestano comodi, leggeri e freschi, e tuttavia siano ancora modesti. Nello sport potrà essere innovativa allo scopo di essere modesta, secondo il tipo di attività. Per il nuoto può indossare qualche sorta di indumento da indossare sopra o per coprire il costume, eccetto che nel tempo in cui starà effettivamente nuotando. La scelta di un costume da bagno per le donne oggi è estremamente importante. La maggior parte dei costumi da bagno femminili sono infatti grossolanamente immodesti. Una donna potrà dover provvedere a farsi essa stessa o a farsi fare il proprio costume in modo che sia modesto, e se ciò fosse necessario per la modestia, sarà tenuta a far così.

Per le nostre donne e ragazze cattoliche, facciamo in modo che possano riflettere seriamente riguardo al loro modo di vestire ed all’obbligo morale di rifuggire da qualsiasi “stile e moda che offenda gravemente il nostro Divino Signore.” Quando consideriamo che il maggiore dei mali che possa capitare a chiunque è l’eterna perdita della propria anima all’inferno, come dovremmo assai temere di essere causa od occasione di peccato per una qualsiasi persona!

Con questo in mente, concludiamo con una rassegna delle istruzioni che si trovano negli Acta Apostolicae Sedis (Atti della Sede Apostolica), date dal Consiglio di Vigilanza ai Vescovi ed Ordinari Diocesani sotto Papa Pio XI:

“In virtù della Suprema Potestà Apostolica che esercita nella Chiesa universale, Sua Santità Pio XI non ha mai cessato di inculcare con la parola e con gli scritti quel precetto di S.Paolo (I Tim. 2:9-10): ‘Parimenti le donne indossino abiti decenti; adornando se stesse di modestia e sobrietà... come conviene a donne che professano la pietà, con opere buone.’

“Ed in molte occasioni, il medesimo Supremo Pontefice ha riprovato e decisamente condannato l’immodestia nel vestire che oggi è dovunque in voga, anche fra donne e ragazze che sono cattoliche; una pratica che arreca grave danno alla virtù che è corona e gloria delle donne, ed inoltre purtroppo non solo conduce al loro danno temporale, ma, ciò che è peggio, alla loro eterna rovina e a quella di altre anime.

“Non fa quindi meraviglia che i Vescovi e gli altri Ordinari dei luoghi, come compete ai ministri di Cristo, abbiano nelle loro rispettive diocesi unanimemente resistito in ogni modo a questa moda licenziosa e spudorata, e così facendo, abbiano pazientemente e coraggiosamente sopportato la derisione ed il ridicolo che talvolta i male intenzionati hanno diretto contro di loro.

“Perciò questa Sacra Congregazione per il mantenimento della disciplina fra il clero ed il popolo, in primo luogo accorda meritata approvazione ed apprezzamento a questa vigilanza ed azione da parte dei Vescovi, ed inoltre risolutamente li esorta a continuare nello scopo ed intrapresa che hanno così bene cominciato, ed anzi a perseguirli con anche maggior vigore, finchè questa malattia contagiosa sia interamente bandita dalla società decente.

“Affinchè ciò possa venire compiuto con maggior facilità e sicurezza, questa Sacra Congregazione, in ottemperanza agli ordini di Sua Santità, ha determinato le seguenti prescrizioni al riguardo:

“I. Specialmente i pastori e i predicatori, quando ne abbiano l’opportunità, devono, secondo quelle parole di S.Paolo (II Tim. 4:2): ’insistere, confutare, implorare, sgridare’ al fine di ottenere che le donne indossino vesti conformi alla verecondia, tali da poter essere ornamento e salvaguardia della virtù; ed essi devono anche ammonire i genitori di non permettere che le loro figliole indossino abiti immodesti.

“II. I genitori, memori del loro gravissimo obbligo di provvedere specialmente all’educazione morale e religiosa dei loro figli, debbono con speciale cura procurare che le loro figliole ricevano una solida istruzione nella dottrina cristiana fin dai loro primissimi anni; ed essi stessi devono con la parola e con l’esempio profondamente abituarli all’amore della modestia e della castità. Sull’esempio della Sacra Famiglia, devono sforzarsi di così bene ordinare e regolare la famiglia che ogni suo membro possa trovare a casa una ragione ed un incitamento ad amare e ad aver cara la modestia.

“III. I genitori dovrebbero anche evitare che le loro figliole prendano parte a pubbliche esercitazioni e a competizioni atletiche. Se le ragazze sono obbligate a prendervi parte, i genitori debbono procurare che indossino un costume che sia interamente modesto, e non debbono mai permettere che compaiano in abiti immodesti.

“IV. I direttori delle scuole e collegi per ragazze devono sforzarsi di instillare nei cuori delle loro allieve l’amore della verecondia, così che siano indotte a vestire con modestia.

“V. Essi non accetteranno alle loro scuole o collegi ragazze fornite di abiti immodesti; e se qualcuna di queste tali fosse già stata ammessa, verrà mandata via, a meno che non cambi.

“VI. Le suore, in ottemperanza alla Lettera del 23 agosto 1928, della Sacra Congregazione dei Religiosi, non accetteranno nei loro collegi, scuole, oratori, o centri di intrattenimento, nè permetteranno che vi resti, qualunque ragazza che non osservi la modestia cristiana nel vestire; e nello svolgimento dei loro compiti educativi prenderanno speciale cura di seminare profondamente nei cuori delle ragazze l’amore della castità e della modestia cristiana.

“VII. Saranno stabilite e patrocinate pie associazioni di donne allo scopo di reprimere col consiglio, l’esempio, e l’attività, gli abusi circa il vestire immodesto, e di promuovere la purezza nei costumi e la modestia nel vestire.

“VIII. Le donne che indossano abiti immodesti non devono essere ammesse a queste associazioni; e quelle che vi fossero già state accolte, se più tardi commettessero una qualunque scorrettezza a questo riguardo e mancassero di emendarsi dopo esser state ammonite, saranno espulse.

“IX. Alle ragazze e donne immodestamente vestite deve essere rifiutata la Santa Comunione e vanno escluse dall’officio di madrina nei sacramenti del battesimo e della cresima, ed in certi casi devono anche venir escluse dall’entrare in chiesa.

“X. Durante le festività nel corso dell’anno che offrono speciali opportunità per inculcare la modestia cristiana, specialmente nelle feste della Beata Vergine, i pastori ed i preti incaricati delle pie unioni e delle associazioni cattoliche non dovranno mancare di predicare a tempo debito un sermone sul soggetto, in modo da incoraggiare le donne a coltivare la modestia cristiana nel vestire. Nella festa dell’Immacolata Concezione, si reciteranno ogni anno speciali preghiere in tutte le chiese cattedrali e parrocchiali, e quando è possibile si farà anche in tempo opportuno una esortazione al popolo mediante una omelia solenne.

“XI. Il Consiglio di Vigilanza diocesano, menzionato nella dichiarazione del Sant’Uffizio del 22 marzo 1918, dovrà almeno una volta all’anno trattare specialmente dei modi e dei mezzi per efficacemente conseguire la modestia nei vestiti femminili.

“XII. Affinchè questa azione salutare possa procedere con maggiore efficacia e sicurezza, i Vescovi e gli altri Ordinari dei luoghi dovranno ogni tre anni, insieme al loro rapporto sull’istruzione religiosa menzionato nel Motu proprio Orbem Catholicum del 29 giugno 1923, anche informare questa Sacra Congregazione circa la situazione riguardo al vestire delle donne, e alle misure che saranno state prese in ottemperanza di questa Istruzione.”

Per timore che qualcuno pensi tuttavia che questo difficile soggetto della modestia cristiana sia un argomento inadatto o non opportuno perchè i nostri preti ne parlino ai loro fedeli, facciamo infine riferimento all’affermazione conclusiva della Sacra Congregazione del Concilio:

“Il parroco, e specialmente il predicatore, quando sorga l’occasione, dovrà secondo le parole dell’Apostolo S. Paolo (II Tim. 4:2) insistere, spiegare, esortare e comandare che l’abbigliamento femminile sia basato sulla modestia e il decoro della donna, e sia una difesa della virtù. E similmente ammonisca i genitori di fare in modo che le loro figlie smettano di indossare abiti indecorosi.”

 

 

 

                         

Santa Gemma Galgani, prega per noi!


 

Fraternamente CaterinaLD

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Più del caso Ruby può (e preoccupa) il degrado morale in Italia


Il commento di mons. Giovanni D’Ercole,
Vescovo Ausiliare de L’Aquila


ROMA, giovedì, 27 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Ciò che preoccupa di più nel caso Ruby è spesso la reazione della gente che riflette il degrado morale in atto in Italia e la perdita di punti di riferimento per i giovani. E' questa la riflessione di mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo Ausiliare de L’Aquila e membro della Commissione per la cultura e le comunicazioni sociali della CEI, in un articolo apparso sul settimanale “Il Punto” in edicola giovedì. 

Lo scandalo è scoppiato il 18 gennaio (...)

Nel commentare le tante ricostruzioni e smentite che dominano le prime pagine di tutti i quotidiani, mons. Giovanni D’Ercole afferma che, “a parte la estenuante diatriba politica, che qui meno mi interessa, sono i commenti della gente che mi preoccupano”.

Il Vescovo Ausiliare de L’Aquila si dice infatti ancora più preoccupato nel “vedere 'smarriti' ragazzi, adolescenti e giovani, con i quali non sai più come impostare un discorso educativo. Mi preoccupano le famiglie che si trovano spiazzate nel loro già difficile compito formativo”.

“Certo, sarebbe ingiusto fermarsi semplicemente alle vicende del premier – ha sottolineato –. Il discorso è ben più vasto ed abbraccia un insieme di situazioni che fanno apparire chiaramente il degrado culturale e morale nel quale ci troviamo, un degrado che qualcuno ritiene come prodromo della caduta della nostra civiltà”.

“La perdita del senso morale per cui non sai più cosa sia bene e cosa sia male, perché tutto diventa indifferente ed accettabile, porta con sé la perdita di riferimenti certi – ha poi aggiunto – . Si ritiene la nostra una società libera e invece ci si sente fortemente condizionati. Si finisce per ritener tutto permesso se fattibile e funzionale al guadagno da conseguire senza troppa fatica, come molti modelli pubblicitari fanno credere”.

Mons. D'Ercole ha quindi accennato a questo punto ai tanti “miti e paradisi artificiali” i tanti “miraggi di un facile successo e guadagno” che fanno vittime tra i giovani sfociando “in drammi personali con sconfitte umilianti”.

“Penso – ha continuato – anche a quei ragazzi e a quelle ragazze, che si vedono scavalcare da loro coetanei più 'furbi, solo perché si rifiutano di accettare proposte – diciamo – 'compiacenti' cedendo a veri ricatti morali. Il risultato è che loro rimangono a 'piedi', mentre gli altri, più furbi o più disinvolti, hanno 'svoltato' in cerca di successo e notorietà”.

Di fronte a questa vera “emergenza” educativa, il Vescovo propone “una vera 'rivoluzione' silenziosa del bene”: “non riusciremo forse a convincere tutti ed anzi molti giovani e adulti finiranno per lasciarsi incantare dalle pericolose sirene di un edonismo consumista che addormenta le coscienze e spegne la capacità critica”.

“Alla deriva del lassismo etico e morale si risponde non con dichiarazioni e lamenti, bensì con l’eroismo della coerenza – ha affermato –. E in questo cristiani e uomini di buona volontà di ogni fede possono stringere una provvidenziale 'santa' alleanza”.

“Ecco un’opportunità da cogliere e una missione da non disertare”, ha quindi concluso.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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31/05/2011 11:55
 
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«Viva la squola», l'ennesima puntata


di Rino Cammilleri

da la BussolaQuotidiana 30-05-2011


A Trieste un preside serio ha vietato agli studenti di venire a scuola sbracati. A metà maggio, all’Istituto tecnico navale cittadino una circolare ammoniva: «Con l'approssimarsi della bella stagione si invitano allieve e allievi a indossare un abbigliamento adeguato durante le lezioni (…). Non saranno accolti studenti con abbigliamento da spiaggia (spalle scoperte, pantaloni corti o a mezza gamba)». Davanti al portone, un bidello era incaricato di rimandare indietro i contravventori.

Ma, qualche giorno dopo, una trentina di protestatari si è presentata vestita (si fa per dire) in dispregio alla norma. Il bidello (pardon: l’esponente del personale non docente) ha sbarrato l’ingresso e quelli hanno chiamato la polizia. Vicepreside e agenti sono addivenuti a un compromesso: sarebbe entrato solo chi avesse firmato apposito foglio. Solo in otto hanno acconsentito. Come andrà a finire? La cosa finirà in mano alla magistratura? Saremmo tentati di dire: ma no, i magistrati hanno ben altro da fare.
Ma sappiamo che non è così, perché il politicamente corretto adisce volentieri le vie legali.
Chi ha un comportamento o atteggiamento o abbigliamento scostumato è gelosissimo del proprio «diritto» e se ne sbatte allegramente di violare quello altrui (che sarebbe il sacrosanto diritto di non vedere certi spettacoli: l’osceno stupra il pudore altrui).

Eh, quel preside non sa contro cosa si è messo. Ho conosciuto un insegnante delle superiori che ha passato i guai per avere detto a una studentessa di quinta che quella era la scuola, non la discoteca. Appunto per l’abbigliamento disinvolto (diciamo così) e il maquillage vistoso. La giovine raccontò la sua versione al padre e al fidanzato, i quali fecero un esposto al preside, il quale richiamò l’insegnante in questione, il quale chiamò a testimone la classe, di fronte a cui si erano svolti i fatti; la classe solidarizzò con la giovine e l’insegnante fu chiamato dal provveditore, sul cui tavolo l’esposto era ormai giunto. L’insegnante, per sicurezza, cambiò mestiere.

Personalmente ho frequentato un liceo il cui preside obbligava i maschi a indossare la giacca e le femmine il grembiule. Anche la ricreazione era separata. Ma io mi sono diplomato nel 1969, quando ancora il disastro non era dilagato. Ho fatto tutto il liceo con la giacca. Chi non l’aveva, non entrava. E, se non entrava, a casa le buscava.
Poi venne il Sessantotto, e a buscarle furono i presidi.
Sì, perché il problema non sono i pargoli, ma i loro genitori, come ben sanno quelli che di mestiere fanno gli insegnanti.
Povere creature, a scuola non c’è (ancora) l’aria condizionata, hanno ragione a (s)vestirsi un po’ negligé. E poi, dove la mettiamo la creatività dei giovani? D’inverno vestono tutti, maschi e femmine, con scarpe di gomma, jeans e felpa. Tutti. Dunque, anche d’estate la loro fantasia deve sbizzarrirsi: infradito, pinocchietti e canottiera. Tutti. E poi, si sa, i tatuaggi ogni tanto hanno bisogno di prendere vento, senno’ quell’aria un po’ così da tagliagole della filibusta, orecchino e piercing compresi, dove va a finire?

Ai miei tempi mio padre me le suonava se osavo contraddire il preside. Già, ma erano altri tempi. Il secolo scorso, roba da guerre puniche. Oggi la mamma picchia il preside, perché i figli, data la loro rarità, sono diventati piezz’e core: «il bimbo», anche se si rade da almeno quattro anni. Vanno capiti, poveri pargoli, e assecondati, altrimenti si drogano, si suicidano per futili motivi, si vanno a schiantare il sabato sera. Un mio amico insegnante, di fronte all’ennesimo «impreparato» collettivo dell’intera classe, fece notare ai suoi studenti quanto segue: imparate a memoria, e senza sforzo, le formazioni delle squadre di calcio e i testi delle canzoni inglesi; perché non fate lo stesso con lo studio? Risposta corale e indignata: ma noi siamo ragazzi!

Già: una volta la scuola serviva a farli diventare uomini, i ragazzi. Oggi serve a farli restare «ragazzi» per sempre.

Preside di Trieste, tu che sei del secolo scorso, non sai che i tuoi studenti sono figli e nipoti dei Sessantottini? Non insistere con la tua crociata moralizzatrice (due termini odiosi ai contemporanei, perfino ai preti). Avrai contro non solo i destinatari di essa, ma anche le famiglie, il provveditore, il ministro, i sindacati e i media. Non ti sei accorto che la scuola italiana è ormai solo un parcheggio politicamente corretto? Chi te lo fa fare? Penz’a salute!


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Cari GENITORI, non viziate i Figli ingannadoli SUI LORO DIRITTI, perchè avete la grave responsabilità di insegnare loro I DOVERI....


Fraternamente CaterinaLD

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29/06/2011 19:31
 
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Quando Pio XII benedì la Crociata contro le mode indecenti


Da Cordialiter volentieri riportiamo:

Riporto alcuni brani tratti dalla splendida allocuzione “Una gioia” pronunciata il 22 maggio 1951 con il solito stile “combattentistico” dal grande Papa Pio XII a sostegno della Crociata della purezza indetta dalla gioventù femminile di Azione Cattolica.

Una gioia è per Noi, dilette figlie, il benedire nuovamente in voi la santa Crociata della purezza, così opportunamente intrapresa e tanto valorosamente continuata sotto la potente protezione della Vergine tutta pura, Maria Immacolata. Il degno e felice nome di Crociata, da voi scelto e imposto alla bella e grande vostra campagna, mentre s’ingemma della Croce, faro di salvezza al mondo, risveglia i gloriosi ricordi storici delle Crociate dei popoli cristiani, sante spedizioni e battaglie fatte e combattute insieme, sotto i sacri labari, per la conquista dei Luoghi Santi e per la difesa delle regioni cattoliche dalle invasioni e minacce degli infedeli. Anche voi intendete difendere un campo cattolico, il campo della purezza, e conquistarvi e custodirvi quei gigli che spandano il loro profumo, quale nembo del buon odore di Cristo, nelle famiglie, nei ritrovi amichevoli, per le vie, nelle adunanze, negli spettacoli, nei divertimenti pubblici e privati. E una crociata contro gl’insidiatori della morale cristiana, contro i pericoli, che al tranquillo scorrere del buon costume in mezzo ai popoli vengono creando i potenti flutti dell’immoralità traboccanti per le strade del mondo e che investono ogni condizione di vita.

Che oggi esista dappertutto un tale pericolo è non solo un grido ripetuto dalla Chiesa; ma, anche fra gli uomini estranei alla fede cristiana, gli spiriti più chiaroveggenti e solleciti del pubblico bene altamente ne denunciano le spaventevoli minacce per l’ordine sociale e per l’avvenire delle Nazioni, a cui il presente moltiplicarsi delle eccitazioni alla impurità avvelena le radici di vita, mentre rallenta ancor più il freno del male quella indulgenza, che meglio si direbbe negazione, di una parte sempre più estesa della coscienza pubblica, cieca dinanzi ai disordini morali più riprovevoli. […]

La vita dell’uomo sulla terra, anche nei secoli cristiani, è sempre una milizia. Noi dobbiamo salvare le anime nostre e quelle dei nostri fratelli nel nostro tempo, e oggi quel pericolo è certamente aumentato, perché si sono straordinariamente accresciuti gli artifici, in altri tempi confinati in circoli ristretti, di eccitare le passioni: il progresso della stampa, le edizioni a buon mercato come quelle di lusso, le fotografie, le illustrazioni, le riproduzioni artistiche di ogni forma e colore e di ogni prezzo, i cinematografi, gli spettacoli di varietà e cento altri mezzi subdoli e segreti, che propagano gli allettamenti del male e li pongono in mano di tutti, grandi e piccoli, donne e fanciulle. Non è forse sotto gli occhi di tutti una moda ardita, indecorosa per una giovane cristianamente cresciuta? E il cinematografo non fa assistere a rappresentazioni, che già si rifugiavano in recinti, dove non si sarebbe mai osato mettere il piede?

Dinanzi a questi pericoli, in non pochi paesi, i pubblici poteri hanno preso provvedimenti, legislativi od amministrativi, volti ad arginare lo straripamento dell’immoralità. Ma nei campo morale l’azione esteriore delle Autorità, anche le più potenti, per lodevole ed utile e necessaria che sia, non è mai che da sola valga a ottenere quei frutti sinceri e salutari che sanino le anime, sulle quali conviene che operi più alta virtù.

E sulle anime ha da operare la Chiesa, e al suo servigio l’Azione Cattolica […] entrando in lotta contro i pericoli del mal costume, combattendoli in tutti i campi a voi aperti: nel campo della moda, dei vestiti e degli abbigliamenti, nel campo dell’igiene e dello sport, nel campo delle relazioni sociali e dei divertimenti. Vostre armi saranno la vostra parola e il vostro esempio, la vostra cortesia e il vostro contegno, armi che anche ad altri attestano e rendono possibile e lodevole il comportamento che onora voi e la vostra attività.

Non è Nostro proposito di ritracciare qui il triste e troppo noto quadro dei disordini che si affacciano ai vostri occhi: vesti così esigue o tali da sembrar fatte piuttosto per porre in maggior rilievo ciò che dovrebbero velare; [...] danze, spettacoli, audizioni, letture, illustrazioni, decorazioni, in cui la mania del divertimento e del piacere accumula i più gravi pericoli. Intendiamo invece ora di ricordarvi e rimettervi sotto lo sguardo della mente i principi della fede cristiana, che in queste materie devono illuminare i vostri giudizi, guidare i vostri passi e la vostra condotta, ispirare e sostenere la vostra lotta spirituale.

Giacché ben si tratta di una lotta. La purezza delle anime, viventi della grazia soprannaturale, non si conserva né si conserverà mai senza combattimento. [...] Questa lotta inevitabile voi l’accettate coraggiosamente e cristianamente. Lo scopo dunque della vostra azione comune non può essere di sopprimerla totalmente; ma deve tendere ad ottenere che questo necessario combattimento spirituale non sia reso per le anime più difficile, più pericoloso, dalle circostanze esteriori, dall’atmosfera nella quale debbono sostenerlo e proseguirlo quei cuori che ne soffrono gli assalti. [...] Il fine pertanto della vostra lotta vuol essere che la purezza cristiana, condizione di salvezza per le anime, riesca meno ardua a tutte le buone volontà, sicché le tentazioni, nascenti dalle contingenze esteriori, non sorpassino i limiti di quella resistenza, che con la grazia divina il mediocre vigore di molte anime vale ad opporvi. Per raggiungere cosi santo e virtuoso intento, conviene agire sopra circoli e correnti di idee, sui quali, se poco o nulla potrebbe un’azione individuale e isolata, assai efficacemente è in grado di operare un’azione comune. Se l’unione fa la forza, solo un gruppo compatto, numeroso quanto mai può essere, di risoluti e non pavidi spiriti cristiani saprà, dove la loro coscienza parli ed esiga, scuotere il giogo di certi ambienti sociali, svincolarsi dalla tirannide, oggi più forte che mai, delle mode di ogni sorta, mode nel vestito, mode negli usi e nelle relazioni della vita. […] Oggidì la Crociata per voi, dilette figlie, non è di spada nè di sangue nè dì martirio, ma di esempio, di parola e di esortazione. Contro le vostre energie e i vostri propositi sta il demone della impurità e della licenza dei costumi, qual capitale nemico: levate alta la fronte al cielo, dal quale Cristo e l’Immacolata Vergine sua Madre vi contemplano; siate forti e inflessibili nel compimento del vostro dovere di cristiane; movete contro la corruzione, che sgagliardisce la gioventù, a difesa della purezza; rendete un tale servigio, che supera ogni prezzo, alla vostra cara patria, efficacemente operando e cooperando a diffondere nelle anime più di purezza e di candore, che valga a renderle più prudenti, più vigili, più rette, più forti, più generose. [...]



e ancora:


Benedetto XV contro la "cecità" nel vestire di molte donne

[...] non possiamo deplorare abbastanza la cecità di tante donne di ogni età e condizione, le quali, infatuate dall’ambizione di piacere non vedono quanto sia stolta certa foggia di vestire, con cui non solo suscitano la disapprovazione degli onesti, ma, ciò che è più grave, recano offesa a Dio.
E in tale abbigliamento — che esse stesse in passato avrebbero respinto con orrore come troppo disdicevole alla modestia cristiana — non si limitano a presentarsi soltanto in pubblico, ma neppure si vergognano di entrare così indecentemente nelle chiese, di assistere alle sacre funzioni e di recare persino alla stessa mensa Eucaristica (nella quale si va a ricevere il divino Autore della purezza) i lenocini delle turpi passioni.
Tralasciamo poi di parlare di quei balli esotici e barbari, uno peggiore dell’altro, venuti ora di moda nel gran mondo elegante; non si potrebbe trovare un mezzo più adatto per togliere ogni resto di pudore.


[Brano tratto dall'enciclica "Sacra Propediem" di Papa Benedetto XV]




[Modificato da Caterina63 07/09/2011 09:23]
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07/07/2011 18:23
 
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[SM=g1740733] SANTA MARIA GORETTI, la Santa della PUREZZA.... il modello della purezza, il modello del vero senso del pudore....certo, le è costato la vita, ma ha mantenuto puro il suo corpo e per l'eternità VIVE nella santità...

OTTIMA OMELIA DI DON LEONARDO MARIA POMPEI nella Parrocchia di Latina

qui l'audio: www.gloria.tv/?media=173259




[SM=g1740717]

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