A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La Santa Eucaristia (brevi lezioni sulla Dottrina)

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2013 11:16
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
21/11/2012 17:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740720] Il sacramento dell’amore cristiano

Spesso si rimproverano i cattolici praticanti perché nonostante siano sempre pronti a precipitarsi in Chiesa, l’amore per il prossimo non sembra essere la loro forza.  

È vero che gli assidui frequentatori della Messa che, secondo il comandamento di Gesù, celebrano la Sua memoria, sono pii, ma scarsi in carità attiva? Non bastano poche pagine per demolire questa accusa. Alla fine, alle accuse non si risponde con l’inchiostro, ma soltanto con la vita concreta.

Prima, però, dobbiamo analizzare il nesso intimo tra l’Eucaristia e l’amore cristiano. L’Eucaristia è il “sacramentum caritatis”, il sacramento dell’amore di Dio che, fatta salva la giusta partecipazione attiva, non può essere altro che una continua “schola caritatis”, scuola d’amore. Gesù stesso ha dimostrato questo intimo nesso ai Suoi discepoli quando iniziò la Cena con la lavanda dei piedi. È significativo poter constatare che l’evangelista Giovanni non dice quasi niente dell’istituzione dell’Eucaristia, ma descrive dettagliatamente come Gesù lava i piedi dei Suoi discepoli.

Il metodo pedagogico di Gesù, per tutta la durata della Sua vita, fu basato più sull’esempio che sull’insegnamento: “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,15). La lavanda dei piedi e l’Eucaristia sono molto vicini l’una all’altra non solo dal punto di vista del tempo, ma anche per quanto riguarda il contenuto. È tipico di noi uomini voler rappresentare noi stessi, farci servire, stare al centro dell’attenzione, aspettarci qualcosa dagli altri, pretendere onori per noi. Nella lavanda dei piedi, Gesù va nella direzione esattamente opposta: Egli, “il Signore e il Maestro” (Gv 13,14), si inginocchia per servire i Suoi discepoli come uno schiavo. Volutamente pone se stesso all’ultimo posto. Il gesto della lavanda dei piedi è un punto chiave in una lunga serie di umiliazioni nel corso della vita di Gesù, a partire dalla povertà del presepio fino all’ultima offerta sulla Croce. L’umiliazione di sé, nell’Ultima Cena, continua in modo sempre più accentuato: Gesù esce fuori nella notte, Egli viene abbandonato da tutti, si lascia incatenare e arrestare, accetta la sentenza ingiusta... L’autoalienazione di Dio arriva al punto di lasciare che Gli venga tolto tutto, non solo le Sue vesti, i Suoi ultimi averi terreni. Sulla Croce, Gesù rinuncia persino all’ultima consolazione, Egli sperimenta la sofferenza dell’abbandono totale, poiché “la carità non avrà mai fine” (1Cor 13,8).

Per i discepoli la lavanda dei piedi, fra tutti gli avvenimenti della passione, deve essere diventata – seppure soltanto retrospettivamente, e cioè quando essi cominciarono a capirli – la chiave che ha permesso loro di comprendere ciò che la persona di Gesù aveva di straordinario: il Figlio di Dio ha alienato se stesso fino alla morte. Per questo – proprio perché non aveva alcuna aspettativa per se stesso – a Gesù non sembra essere pesato che i discepoli non abbiano capito ciò che faceva. “Lo capirai dopo” (Gv 13,7) disse Gesù a Simon Pietro. Non disse: essere capito, essere onorato, essere servito, ma piuttosto: capire, onorare, servire... fino al dettaglio – questa è la strada di Gesù.

La quarta Preghiera Eucaristica, in prossimità del momento della Consacrazione eucaristica, aggiunge la seguente formula, in modo da rivelarci il vero senso della celebrazione: “Avendo amato i Suoi... li amò fino alla fine”. Nel Vangelo di Giovanni questa frase è posta prima dell’episodio della lavanda dei piedi e all’interno di esso (Gv 13,1). Con questo, la celebrazione della Messa si presenta come perfetta prova d’amore di Dio per noi uomini, come superamento persino della lavanda dei piedi: Gesù viene da noi ancora più umilmente, più piccolo, più semplice, più modesto, sotto la specie del pane, cibo dei poveri.

Fin dalla nostra infanzia ci è stato detto che il momento della consacrazione eucaristica è il culmine della celebrazione della Messa. Consacrazione, però, non significa soltanto che pane e vino diventano Corpo e Sangue di Cristo. Consacrazione significa anche che dobbiamo essere trasformati; e non soltanto in questo o quell’altro ambito della nostra vita – ciò che è in gioco è l’intera esistenza cristiana. L’amore soprannaturale deve diventare la nostra più intima forza di vita, il motore intimo di tutto il nostro pensare, parlare e agire. “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, no si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto” (1Cor 13,4-5).

Ogni Celebrazione Eucaristica è una continuazione della catena di “intrecci”: il Figlio che ha la forma di Dio diventa il Dio che ha preso la forma dello schiavo, il Dio che ha preso la forma del pane. Colui che per noi si è fatto piccolo, modesto, nascosto, umile, vuole continuare la Sua opera in noi! Chi dei partecipanti alla Messa potrebbe perciò ancora voler essere grande e importante? Ma Cristo ci lascerà ancora un po’ di tempo: ciò che nella celebrazione della Messa Egli fa di noi, adesso forse tanti ancora non lo capiscono – ma lo capiranno dopo, proprio come Simon Pietro (Gv 13,7).

Colui che si reca al pozzo continuamente non può fare altro che essere purificato – a condizione, naturalmente, che egli non si avvicini al pozzo con l’intento di evitare l’acqua purificante. Questo vale per chiunque si avvicini all’altare di Dio: in fondo non può fare altro che essere assorbito nel vortice dell’amore che scaturisce dall’amore di Cristo.

Coloro che fedelmente celebrano la Santa Messa danno a vedere tutto questo? Vivono dell’amore di Cristo? Coloro che ricevono Cristo così spesso sotto la specie del pane, Lo vedono anche sotto la forma dei loro fratelli? Si rendono conto che: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto per me” (Mt 25, 40)? Come già detto, è difficile fornire prove del genere con l’inchiostro. Naturalmente anche tra i cristiani praticanti ci sono deplorabili esempi d’inefficienza e mancanze. La mancanza d’amore è particolarmente dolorosa quando viene da uomini “pii”.

Complessivamente, però, l’esperienza dimostra che i fedeli frequentatori della Messa spesso sono altrettanto fedeli testimoni di autentica umanità. Quando tornano dalla Messa, si prendono cura dei loro parenti bisognosi di cure continue. Ci sono fedeli che sopportano le situazioni più difficili della vita di coppia o familiare, fedeli che traggono dal sacrificio della Messa la pazienza per poter sopportare le proprie sofferenze psichiche e fisiche. Quante madri o nonne premurose, in grande fedeltà a Gesù eucaristico, si fanno carico dei problemi dei loro cari donando, grazie al loro vivere della preghiera, sostegno spirituale alla loro famiglia! Tanti religiosi vivono in comunità con persone portatrici di handicap gravi o hanno fondato una “Fazenda da Esperanca” per tossicodipendenti, perché si sentono ispirati dalla santa Eucaristia.

[SM=g1740733] Un particolare servizio d’amore da parte di chi partecipa assiduamente alla Messa è la sollecitudine per i defunti. Questi fedeli regalano alle “povere anime”, come le chiamano, la loro preghiera d’intercessione, soprattutto a chi necessita di più della misericordia di Dio.
Anche questa è una forma di servizio silenzioso, ma sicuramente tutt’altro che insignificante per i “poveri”. Una volta ho incontrato un pensionato che probabilmente non ha mai perso una Messa feriale e che poi, tutto il giorno, si faceva avvocato di coloro che non sono stati fortunati nella vita. Impressionante è anche la testimonianza del sacrestano della chiesa di San Filippo a Franklin, il quale, dopo la Messa, su richiesta della sua comunità parrocchiale, andava a trovare i prigionieri, seguendo la parola di Gesù: “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,36). Questo servizio, ovviamente, fa parte di un ampio raggio d’azione sociale, stabilito da una parrocchia nella diaspora, nel senso di un Cristianesimo autentico.


Che l’adorazione della santa Eucaristia possa condurre al culmine dell’amore, lo dimostra, in modo più che commovente, la dottoressa Annalena Tonelli. Sembrava una sorta di “Madre Teresa” africana. Già da bambina sapeva che, un giorno, avrebbe aiutato gli altri. All’età di 26 anni, la giovane donna seguì la chiamata di Cristo e si trasferì nel continente africano, dove dedicò la sua vita ai poveri e a coloro che soffrono. In una Somalia afflitta dalla guerra civile, Annalena Tonelli fungeva da pacificatrice tra gruppi etnici, culture e religioni. Ella si occupò dei rifugiati, si prese cura degli ammalati di tubercolosi, di AIDS, di coloro che soffrivano di oftalmologie, e s’impegnò anche nell’educazione scolastica. È stupefacente quante opere organizzate e altamente qualificate di carità ella è riuscita a far nascere in più di 30 anni di attività.

Quando Annalena Tonelli, il 5 ottobre 2003, fu brutalmente assassinata a Borama, sul campo della clinica da lei fondata, il lutto fu grande per questa donna straordinaria che godeva di stima internazionale. Solo pochi mesi prima, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati le aveva conferito il premio Nansen per l’opera umanitaria messa in atto per i rifugiati somali.

È bello quando una donna che ha seguito Gesù nel servizio dei più poveri viene rispettata dalle autorità laiche. Che era proprio la santa Eucaristia la fonte segreta di questa adorabile vita vissuta per gli altri, si seppe soltanto dopo la sua morte. Siccome Annalena, come cristiana, era completamente sola in un contesto islamico, già nel lontano 1971 le fu concesso, da parte della Chiesa, il privilegio di portare sempre con sé la santa Eucaristia. Il Vescovo Giorgio Bertin rinnovò questo privilegio e, nell’agosto 2003, celebrò con lei a Borama l’ultima Messa della sua vita. Ecco il suo racconto:

“Alla fine – solo lei ed io eravamo presenti – cambiai l’ostia consacrata e, avvolta in un corporale, le diedi una parte della grande ostia con la quale avevo celebrato il sacrificio della Messa. Una settimana dopo l’assassinio di Annalena, questa ostia fu ritrovata dal mio Vicario generale. Dopo averla cercata a lungo la trovò, nel suo ambulatorio, in un morbido sacchetto di cuoio, assieme a un crocifisso francescano. Avvolta nel corporale c’era la metà dell’ostia consacrata – la metà che le avevo dato. L’Eucaristia le diede pace interiore e le fece dire: ‘EccoLo qui. La Sua voce non mi abbandona mai. La conosco già così bene, perché è iscritta nel mio cuore. Niente è più importante che la mia sosta dinnanzi a Lui. Conosco la Sua voce meglio della mia stessa voce e dei miei stessi pensieri. Mi riempie con la certezza del paradiso e con l’incolmabile desiderio di rimanere con Lui, assieme all’inquietudine provata di fronte alla sofferenza del mondo e al mandato del Signore di immergermi in questa sofferenza.’“

Evidentemente Annalena Tonelli, nel suo cammino di fede, era giunta là dove i cristiani, secondo la volontà del Signore, dovrebbero essere. Nella Celebrazione Eucaristica, ella, all’invito del sacerdote “In alto i nostri cuori”, poteva rispondere con tutto il cuore: “Sono rivolti al Signore”. La sua immersione eucaristica in Cristo non la rendeva né sorda né insensibile nei confronti della sofferenza nel mondo. Anzi, l’immergersi nel calice della salvezza le dava la forza di dare il proprio sangue, la propria vita, per i suoi fratelli. Insieme alle tante persone che hanno lasciato che la loro vita fosse trasformata dalla forza dell’Eucaristia, l’esempio di Annalena Tonelli può aiutarci a prendere, in futuro, molto sul serio le parole pronunciate nella seconda Preghiera Eucaristica: “Rendila [la Tua Chiesa] perfetta nell’amore”.

___________________________________________________________________________________

Dossier a cura di Don Christoph Haider - Agenzia Fides 14/6/2008; Direttore Luca de Mata



[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:36. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com