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Le provocazioni di Gheddafi....e noi CATTOLICI, DOVE SIAMO?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2010 11:31
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31/08/2010 15:50
 
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Avvenire: "Europa islamica nel 2050? Previsione non campata in aria." avverte p. Samil Khalil.


Attesa (se pur timida) ed esplicita presa di posizione del giornale dei Vescovi italiani, contro lo show di Gheddafi che il direttore Marco Tarquinio definisce, giustamente, "incresciosa messa in scena", riferendosi all'inopportuno e urtante "spettacolo di proselitismo" del Colonnello.


Chi volesse leggere l'articolo, che dopo considerazioni all'insegna del politicamente corretto e del buonismo "interculturale" passa a rivolgere opportune critiche per i fatti stigmatizzati con dispiaciute considerazioni, può trovarlo nella versione integrale sul sito del quotidiano Avvenire.it.
L'articolo termina con una chiosa, che suona come stilettata inferta ai tanto spavaldi (quanto "ignoranti") sostenitori dell'islam moderato (che non separa politica dalla relegione) e quelli fieri della "laicità" dello Stato.

Riproponiamo un pezzo, tratto dall'editoriale del quotidiano di oggi (31.08.2010)
"...Ma anche con momenti incresciosi e urtanti. Come l’incontro per una sessione di propaganda islamica (a sfondo addirittura europeo) tra il leader libico e hostess appositamente reclutate. Messa in scena organizzata, quasi di soppiatto, un anno fa e questa volta lanciata, invece, come spettacolare prologo agli incontri più strettamente politici con le autorità italiane.
Viene da chiedersi – e tanti, in effetti, se lo sono chiesti – a quale leader d’un Paese di tradizione e maggioranza cristiana sarebbe stato concesso di predicare e battezzare in un Paese di tradizione e maggioranza islamica. Anche se è una domanda insensata. Prima di tutto, perché ai politici cristiani mai verrebbe in mente di farlo e, subito dopo, perché neanche a preti e missionari cristiani viene consentito di farlo mentre ai cristiani semplici (che siano lì per lavori servili o per affari o per prestazioni professionali qualificate) è addirittura interdetto – tranne che in poche eccezioni – di proclamarsi tali a parole e segni.
Nella tollerante e pluralista Italia, in questo nostro Paese di profonde e vive radici cristiane e capace di una positiva laicità, nella Roma cattolica, Gheddafi ha potuto invece fare deliberato spettacolo di «proselitismo» (anche grazie a un tg pubblico incredibilmente servizievole e disposto a far spiegare alle otto di sera della domenica che il colonnello ha esercitato il «dovere» di «ogni musulmano: convertire» gli altri). Non sapremmo dire in quanti altri Paesi tutto questo avrebbe avuto luogo o, in ogni caso, avrebbe avuto spropositata (e stolida) eco.
Probabilmente è stato un boomerang, una dimostrazione di quanto possano confondersi persino in certo islam giudicato non (più) estremista piano politico e piano religioso. Certamente è stata una lezione. Magari pure per i suonatori professionisti di allarmi sulla laicità insidiata..."
Marco Tarquinio. - Copyright 2010 © Avvenire.
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Ma il "pezzo" più significativo che vogliamo segnalare è questa intervista che, con l'autorevolezza del professore p. Khalil Samir, S.I.
Egiziano, famoso islamologo, riporta la giusta attenzione su quelle affermazioni di Gheddafi che, davvero troppo provocatorie, son troppo sottovalutate. "Vanno prese sul serio", avverte, "non son campate in aria".
Il padre gesuita è serio, lancia un allarme a tutti i cristiani di buona volontà e un monito ai governanti!

Le sue considerazioni sono gravi e fanno riflettere anche sull'eventuale (e da noi temuta) ingresso della Turchia in Europa: "
I demografi prevedono che entro il 2050 un quarto della popolazione europea sarà islamica. Se il trend non cambia l’Europa un giorno si ritroverà abitata in maggioranza da musulmani. E di fatto, se la Turchia entrerà nella Ue, ciò significherà che un grosso pezzo del mondo islamico, almeno a livello sociologico, farà parte dell’Europa. C’è poi il fattore culturale: nel nostro continente diminuisce progressivamente la pratica cristiana, dilaga l’indifferentismo religioso ed il cristianesimo viene spesso deriso e osteggiato mentre l’islam diventa sempre più propagandistico e intollerante." (confermando la terribile previsione diffusa col video al nostro
post).
La sua origine egiziana, e la sua appartenenza alla Compagnia (non certo tradizionalisa nè chiusa al dialogo interreligioso) liberano la figura autorevole di p. Khalil Samir da ogni eventuale pregiudizio nei suoi confronti.

E questo rende più convincenti e pesanti le sue considerazioni. E il suo grido: "Dobbiamo svegliarci: quale Europa vogliamo?"
[il sottolineato è nostro.]
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Avvenire - 31 agosto 2010
IL RAIS A ROMA di Luigi Geninazzi. (
link)
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«Gheddafi e Islam? Va preso sul serio»
[...] «Lo spettacolo sarà anche un po’ ridicolo ma quel che ha detto Gheddafi a proposito di una futura Europa musulmana va preso terribilmente sul serio». È l’opinione di Samir Khalil Samir, islamologo di fama internazionale. Gesuita di origini egiziane, padre Samir è docente al Pontificio Istituto Orientale di Roma, alla Cattolica di Milano e all’università di Beirut, impegnato nel dialogo interreligioso e consulente del Vaticano. E sul presidente della Jiamahiria ha un giudizio molto chiaro.

Gheddafi arriva a Roma e dice che l’islam, prima o poi, sarà la religione d’Europa. Se uno andasse a Tripoli e invitasse i cittadini libici ad abbracciare il cristianesimo cosa succederebbe?
"Scoppierebbe il finimondo ed il malcapitato predicatore verrebbe immediatamente arrestato e condannato per il reato di proselitismo. In Libia, così come in ogni altro Paese islamico, non ci puoi neanche metter piede se sei sospettato di voler esercitare un’attività missionaria. Ma quel che è vietato ai cristiani è un dovere per i musulmani. Non soltanto per i singoli credenti ma anche per gli Stati. [...]"

Qualcuno la considera una buffonata, qualche altro una provocazione. Lei come la vede?
"Iniziamo col dire che Gheddafi è abituato a tenere simili discorsi. L’ultima volta l’ha fatto davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 23 settembre dello scorso anno. [...] i popoli musulmani lo ammirano perchè predica il Corano a tutto il mondo.[...] Nei suoi incontri romani ha affermato che l’islam è l’ultima religione rivelata e che per questo ha cancellato il giudaismo e il cristianesimo. Nessun musulmano lo può contraddire."

Ma ha pure aggiunto che l’Europa è destinata a diventare islamica. Va preso sul serio?

"Diciamo che si tratta di una previsione non certo campata in aria. Ed io starei attento a liquidarla come una boutade di poco conto. Guardiamo ai fatti. Gli europei hanno un tasso di natalità molto basso, in media l’1,38%, vale a dire la metà di quello degli immigrati di provenienza extracomunitaria, in gran parte musulmani.
I demografi prevedono che entro il 2050 un quarto della popolazione europea sarà islamica. Se il trend non cambia l’Europa un giorno si ritroverà abitata in maggioranza da musulmani. E di fatto, se la Turchia entrerà nella Ue, ciò significherà che un grosso pezzo del mondo islamico, almeno a livello sociologico, farà parte dell’Europa. C’è poi il fattore culturale: nel nostro continente diminuisce progressivamente la pratica cristiana, dilaga l’indifferentismo religioso ed il cristianesimo viene spesso deriso e osteggiato mentre l’islam diventa sempre più propagandistico e intollerante."

Mentre noi, permettendo a Gheddafi di tenere il suo discorso a Roma, abbiamo dato una bella dimostrazione di tolleranza...
"È così, e lo dico senza alcuna ironia. Anche se mi permetto di notare che Roma non è Hyde Park ma la capitale del cattolicesimo. Io penso che dobbiamo fare i conti con la provocazione lanciata da Gheddafi. Dobbiamo svegliarci: qual è l’Europa che vogliamo? Ha un valore e un’influenza solo economica?"

Forse è proprio per questo che Gheddafi a Roma può dire quel che vuole sull’islam: la Libia è un importante partner economico dell’Italia, meglio non contrariarla...
"Capisco queste considerazioni, ma dobbiamo agire con coerenza. Non possiamo riempirci continuamente la bocca di belle parole sui diritti umani quando ci rivolgiamo all’interno dell’Europa, e poi far finta di niente con un capo di Stato straniero che è al potere da 41 anni e spesso ha mostrato disprezzo per i dirtti fondamentali della persona umana. Lo ha dimostrato anche recentemente con centinaia di eritrei rinchiusi nei campi di detenzione. Lui non parla solo di affari, si atteggia a predicatore dell’islam. Qualcuno gli faccia notare che per noi gli affari non sono tutto."
Luigi Geninazzi -
Copyright 2010 © Avvenire
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"Cristiani, reagite alla sfida dell'islam!"; è il grido di allarme echeggiato al Sinodo Europeo dei Vescovo tenuto in Vaticano nell'ottobre del 1999.
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Sullo stesso delicato e serio argomento, si porta all'attenzione dei lettori anche quest'altra intervista del 2004 a p. Samil Khalil, e quelle collegate, sul sito di CulturaCattolica.it fonte Avvenire.
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Per un'analisi del fenomeno rapporto Islam-Cristianesimo si legga qui, con buona pace dei sostenitori del dialogo forzato e impossibile, in nome dello "stesso" Dio (che stesso non è affatto!). "Non dialogo, ma rispetto" dice Benedetto XVI.

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riflettiamo seriamente.....


Per un'analisi del fenomeno rapporto Islam-Cristianesimo si legga qui, con buona pace dei sostenitori del dialogo forzato e impossibile, in nome dello "stesso" Dio (che stesso non è affatto!). "Non dialogo, ma rispetto" dice Benedetto XVI.  
 
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bene! ma se non si arriva con coraggio a CONDANNARE il bacio al Corano di un Pontefice del quale si temerebbe offuscarne l'eventuale santità, che nulla c'entra con GLI SBAGLI che anche i santi possono commettere....  
se non si arriva CON CORAGGIO a dire che un certo dialogo interreligiosi di matrice francescana di Assisi dove si arrivò perfino a sacrificare un pollo sull'altare dedicato a santa Chiara e dove Budda venne messo sull'altare presso la tomba del santo Patrono d'Italia, per essere venerato....  
se non si arriva con coraggio ad usare il BASTONE (=correzione fraterna prescritta da Nostro Signore ) per sacerdoti, teologi e laici che COMBATTONO contro il ritorno della vera Tradizione nella Chiesa e con l'abuso di potere del ruolo assunto attaccano la Messa antica, l'uso del latino e del canto gregoriano...  
se non si arriva ad eliminare le pastorali AMBIGUE di certi Vescovi che avanzano con il sincretismo religioso...insomma, se non si ritorna ad essere realmente cattolici PUR DIALOGANDO E NEL RISPETTO DELLE POSIZIONI ALTRUI, l'Islam trionferà molto prima del 2050....  
 
Il problema non è quel che ha detto Gheddafi, lui ha tirato l'acqua al suo mulino, lui ha fatto i suoi interessi, lui ha giocato le sue carte... lui HA DETTO LA SUA VERITA'....SIAMO NOI CATTOLICI CHE NON DICIAMO LA NOSTRA!  
 
Sono i nostri Vescovi che hanno paura di dire la VERITA'(=GESU' CRISTO!) NON si fa dialogo e NON si riceve alcun rispetto avanzando una pastorale del volemose bene e del "siamo tutti uguali" perchè Gheddafi ha detto la verità NON SIAMO UGUALI... per LUI la sua verità è Maometto, PER NOI E' GESU' CRISTO!ergo?  
 
Chi ha sbagliato: Gheddafi o noi?   
Se neppure la sua provocazione non ci fa svegliare e non ci fa temere il fatto che STIAMO PERDENDO LA FEDE, allora vuol dire che siamo davvero in fondo all'apostasia: ma il Figlio dell'uomo quando tornerà sulla terra, troverà ancora la fede?  
NO!  
se continuiamo così troverà una Chiesa che invece di predicare Cristo, starà predicando IL VOLEMOSE BENE,  
troverà che invece di evangelizzare Dio Incarnato, morto e veramente Risorto questa Chiesa starà ancora discutendo sulle ambiguità del Concilio....  
troverà le comunità cristiane a predicare i metodi di Kiko per come si fanno dieci figli....  
troverà i cardinali a rinfacciarsi fra di loro chi di più ha taciuto sui peccati dei preti....  
troverà i preti a fare gli opinionisti nei giornali diocesani contro la lingua da usarsi nella Liturgia, MA NON LI TROVERA' A CELEBRARE LA LITURGIA...perchè troppo impegnati nel sociale....  
troverà l'apostasia....  
troverà, come dice la beata Emmerich nelle sue profezie, "solo un centinaio di preti fedeli ALLA FEDE"....  
 
A me va pure bene, io prego ogni giorno: VIENI SIGNORE GESU', VIENI A SALVARCI!!! non perchè lo dice Gheddafi, ma perchè NON vedo altra soluzione.... e per me il ritorno di Cristo è salvezza non l'apocalisse dei film americani...  
 
Credo nel Cuore Immacolato di Maria che trionferà e non lo tacerò anche se non troverò preti di redazioni giornalistiche a difendermi se dovessi gridare dai tetti la verità, direbbero al Gheddafi di domani: "NON LA CONOSCIAMO! è una poveretta che parla per se stessa, non parla a nome della Chiesa!"  
Chi deve parlare a nome della Chiesa teme le ritorsioni DIPLOMATICHE, ANCHE LA FEDE E' DIVENTATO APPANNAGGIO DIPLOMATICO...  
 
No amici, non ha sbagliato Gheddafi, se noi, diceva santa Caterina da Siena: "saremmo ciò che dovremo essere, METTEREMO FUOCO IN ITALIA E NEL MONDO INTERO".....altro che le provocazioni e le umiliazioni -perchè tali sono, UMILIAZIONI- per le quali i Media ora ci stanno sguazzando...ma noi, interroghiamoci, siamo davvero ciò che dovremo essere oppure ci siamo conformati al mondo ed alle sue diplomazie?  
 
Cari Vescovi, NON CI ABBANDONATE!!!! NON ABBANDONATE IL GREGGE!!! anch'io ho bisogno di voi! NON FATE SPEGNERE QUESTA FEDE!

P.S.

ASCOLTATE il TG1 delle 13,30  
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f36c1c8e-f9a0-42cb-8425-3faa9a0ca261-tg1.html  
 
AL TG1 PARLA MONSIGNOR DOMENICO MOGAVERO, IL VESCOVO DI MAZARA DEL VALLO. fa una affermazione gravissima, dice testualmente:  
"NOI ABBIAMO RINUNCIATO  A FAR RIFERIMENTO ALLE RADICI CRISTIANE IN EUROPA".....sottolineando che comunque sono "un fatto storico"......  
no scusate....in questo modo LA PASTORALE DEI VESCOVI STA DICENDO CHE ABBIAMO RINUNCIATO A DIRCI CRISTIANI?  
se fosse un no, come lo giustificano?  
come si fa a parlare di Cristo se "abbiamo" (avete eh!) rinunciato a fare riferimento a ciò che siamo?  
 
questa è follia, e a quanto pare l'apostasia viene a galla!



           


[Modificato da Caterina63 31/08/2010 16:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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31/08/2010 20:02
 
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Non praevalebunt!

Segnalata cortesemente da un nostro lettore in un suo commento al post precedente. (da Messainlatino raggiungibile dal titolo linkato)
 
Pubblichiamo volentieri questra notizia, a conforto di tutti, a seguito delle recenti preoccupazioni e riflessioni che ci hanno turbato in queste ultime 48 ore.
Si tratta di un pellegrinaggio (26-28 agosto 2010) compiuto sulle orma di Sant'Agostino (di cui si è celebrato proprio il 28 u.s. la memoria ligurgica) da un nutrito gruppo di musulmani originari del NordAfrica, che si son convertiti al cattolicesimo. Nell'articolo che segue, i dettagli, confortanti, dell'opera dello Spirito!
La speranza cristiana e la fede certa che Egli è con noi, "fino alla consumazione dei tempi" (Mt 28,20) sia di sostegno, ci sproni, e ci infiammi nella carità (che non vuol dire remissione nè lassismo). Anche la correzione e l'evangelizzazione di chi erra è atto di carità, per portare l'errante sulla retta Via, per fargli conoscere la Verità, e dargli la possibilità di scegliere la Vita!
Per i francofoni che volessero conoscerli meglio, il sito è qui
al link

Questi nostri nuovi fratelli in Cristo si stanno organizzando in Francia a livello diocesano; a quanto pare i vescovi (almeno alcuni) incominciano a capire la necessità di accogliere chi si vuole convertire. Già questo è un grande cambiamento positivo.
Gli organizzatori vorrebbero portare questo movimento anche in Italia. Si raccomandano i lettori del blog di pregare per questa intenzione. Chi avesse voglia anche di partecipare personalmente può contattare uno dei responsabili scrivendo a
cardinalschuster@gmail.com
Si invita anche a pregare per un giovane sacerdote gesuita, don Alexy, che sarà parroco di Ankara (Ancira).

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Cristiani e musulmani dall’Algeria in Italia sulle orme di sant’Agostino
Fra di loro vi sono musulmani convertiti e due catecumeni. Essi vogliono pregare perché la Chiesa accolga i musulmani che vogliono ricevere il battesimo. Una croce berbera a ricordo del pellegrinaggio a Milano (dove Agostino ha ricevuto il battesimo) e a Pavia (dove è la sua tomba). La novena di preparazione.
Roma (AsiaNews) – Un gruppo di cristiani e musulmani provenienti da Algeria, Marocco e Francia hanno programmato un pellegrinaggio sulle orme di sant’Agostino, loro conterraneo, che li porterà a Milano e a Pavia, dove riposano le spoglie del santo nordafricano di Ippona. Nel gruppo vi sono diversi musulmani convertiti al cristianesimo, alcuni da 40 anni, altri da poco più di un anno.

È la prima volta che dei cristiani dell’Africa del Nord organizzano un simile pellegrinaggio. Esso li porterà dal 26 al 28 agosto, a Milano, dove Agostino è stato battezzato da Ambrogio nel 387, fino a Pavia, nella basilica di san Pietro in Ciel d’Oro (v. foto), dove si conservano i suoi resti, in tempo per prendere parte alle celebrazioni locali, in occasione della festa del santo il 28 agosto.

Il gruppo desiderava da tempo compiere il pellegrinaggio e avrebbe voluto aggiungere anche una visita e un incontro col papa. Fra i pellegrini, 17 sono di origine nordafricana, 14 sono dei convertiti dall’islam e due sono catecumeni. Vi è anche un futuro seminarista; altri 10 sono di origine francese, tutti accompagnati dal p. Alexis Doucet, s.j.

Per l’occasione è stata coniata una medaglia che riproduce una croce berbera, che verrà consegnata ai partecipanti alla fine del pellegrinaggio.

Fra le espresse intenzioni del pellegrinaggio vi è quella che “i musulmani che hanno udito la chiamata del Signore Gesù non siano impediti ad entrare nella Chiesa”. L’intenzione si riferisce ad alcuni episodi avvenuti in Francia e in Algeria, in cui diversi musulmani che volevano ricevere il battesimo, sono stati impediti da sacerdoti e vescovi, timorosi delle conseguenze e pieni di troppe cautele.

Il pellegrinaggio sarà preceduto da una novena di preghiera a Dio, con le parole di sant’Agostino, il cui testo è riportato sul
sito.

Il pellegrinaggio è organizzato dall’associazione Notre-Dame de Kabylie, la Saint-Augustin di Nantes, il gruppo Myriam Baouardi et Charles de Foucauld di Albi/Toulouse.
Fraternamente CaterinaLD

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01/09/2010 19:46
 
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Gheddafi, l’Italia e l’islam

[SM=g1740722]

Intervista dell’emittente televisiva “Quarta Rete” a Massimo Introvigne, 1° settembre 2010



D: Il mondo cattolico, e molta stampa, si sono molto agitati per l’esibizione di Gheddafi in Italia. C’è uno scontro con il governo?



Massimo Introvigne: Consiglio di sottrarre anzitutto da un esame serio del problema l’attacco politico al governo e a Berlusconi, frutto maturo di un’estate della politica particolarmente avvelenata. Se non fosse stato Berlusconi a ricevere Gheddafi ma, che so, Obama giornali come “Repubblica” avrebbero reagito ben diversamente. In effetti, quando era presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti ricevette in pompa magna il presidente venuezelano Chavez, che venne a Roma a dirne letteralmente di tutti i colori. E Obama ha sempre rifiutato nei suoi incontri con i leader cinesi di proseguire la politica di denuncia delle violazioni dei diritti umani della precedente amministrazione. Dunque, vanno anzitutto rifiutate le strumentalizzazioni politiche volgari. Detto questo, va pure condannata con fermezza l’esibizione provocatoria di Gheddafi. Stando però attenti a pesare bene il personaggio Gheddafi.



D: In che senso?



Massimo Introvigne: Dal punto di vista politico ed economico Gheddafi ha un potere regionale che non va sottovalutato. Dal punto di vista religioso, invece, quello di Gheddafi è un islam del tutto particolare, che non è rappresentativo dell’islam maggioritario. Come ha affermato in un’intervista pubblicata oggi dal "Corriere della Sera" uno specialista che conosco e stimo, don Andrea Pacini, Gheddafi nel mondo islamico rappresenta più o meno se stesso. Al Cairo o in Arabia Saudita le pretese di Gheddafi di presentarsi come “il capo” del mondo islamico sono considerate ridicole. Le può prendere sul serio solo in Italia una stampa che o è male informata o è in malafede.



D: E tuttavia la visita ha avuto enorme risonanza. Come lo spiega?



Massimo Introvigne: Al netto della cattiva informazione, la risonanza è dovuta sia al tono e ai gesti provocatori e inaccettabili di Gheddafi – che sollevano una indignazione assolutamente giustificata – sia al fatto che, paradossalmente, alcuni dei problemi che pone sono reali. È vero che c’è una crisi demografica dell’Europa, un vero suicidio demografico come lo chiamava Giovanni Paolo II, più grave che altrove in Italia. È vero che la demografia come la natura aborre il vuoto, e dunque il vuoto di nascite è riempito dall’immigrazione. È vero che molti immigrati sono musulmani, e che le proiezioni dei demografi indicano un rischio reale che, continuando a crescere con questi ritmi, interi Paesi e regioni d’Europa si ritrovino con una maggioranza islamica. È vero che alcuni musulmani pensano a questo come a un processo di conquista dell’Europa non per via militare ma demografica. Ma non c’è un solo grande vecchio che organizza questo processo demografico di dimensioni epocali, e certamente non è Gheddafi. Gli sconvolgimenti demografici non hanno mai una sola causa o un singolo organizzatore. Se mi è concessa una battuta, semmai li organizzano più gli italiani che in camera da letto non fanno figli che Gheddafi.



D: E la propaganda islamica?



Massimo Introvigne: Pur essendosi trattato di una vicenda con aspetti francamente ridicoli, resta pur sempre un’offesa e una provocazione che nella capitale della Cristianità non avrebbe dovuto essere tollerata, e che personalmente disapprovo senza riserve.



D: Per finire, che cosa pensa dell’affermazione di Gheddafi secondo cui l’islam garantisce l’uguaglianza fra uomini e donne e le donne sono più rispettate nell’islam che in Europa?



Massimo Introvigne: Sarebbe fin troppo facile replicare che Gheddafi ha raccontato queste cose a un uditorio di hostess pagate per starlo a sentire, e che avrebbe avuto grandi difficoltà a riempire una sala con un pubblico di donne “vero”, intendo dire non pagato per partecipare. Sulla sostanza occorre essere molto chiari. L’islam proclama l’uguaglianza teologica fra uomini e donne: entrambi sono chiamati alla salvezza e possono andare in Paradiso. Rispetto alle concezioni dei popoli arabi preislamici si trattò all’epoca senz’altro di un progresso. Ma nell’islam non c’è nessuna uguaglianza giuridica fra uomini e donne. Nei processi legali ci vogliono due donne per bilanciare la testimonianza di un uomo. Un uomo può sposare quattro mogli ma una moglie può avere un solo marito. Il marito può divorziare con un semplice ripudio, la donna deve rivolgersi al giudice. E così via. Gheddafi può pensare che questa disuguaglianza giuridica sia una forma di rispetto per le donne. Ma a chi lo ascolta o ne sente parlare in Italia deve essere assolutamente chiaro che la disuguaglianza giuridica esiste, e che è contraria alla nostra tradizione e alla nostra civiltà.
Fraternamente CaterinaLD

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02/09/2010 17:44
 
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Magdi Cristinano Allam sulla visita "umiliante" di Gheddafi: "Ribelliamoci!"

Il Gentilissimo Magdi Cristiano Allam, che abbiamo contattato (da Messainlatino) per chiedergli una sua autorevole e competente opinione sull'imbarazzante e fastidiosa visita di Gheddafi a Roma nei giorni scorsi, ci ha permesso e suggerito di pubblicare (per intero, e di questo lo ringraziamo) il suo editoriale apparso ieri (31 agosto 2010) sul suo blog IoAmoL'Italia.it, blog che porta il nome del suo movimento etico-politico, per cui è stato eletto al Parlamento Europeo.
Blog che invitiamo a visitare per conoscere un interessante punto di vista, morale, competente e diverso dal solito, senz'anima, con cui siamo ormai abituati a vedere e valutare le cose e gli avvenimenti
A Magdi Cristiano Allam rivolgiamo i nostri migliori voti augurali per il suo impegno "Europeo"! Buon lavoro!
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Appello agli italiani: Affranchiamoci dalla schiavitù del petrolio per non dover subire più le umiliazioni di Gheddafi.
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"Cari italiani, chi più di me, nativo dell’Egitto e che ha scelto l’Italia come patria d’adozione, comprende e condivide la necessità della collaborazione tra gli stati e i popoli e che potrebbe, ad esempio, assicurare la prospettiva di un Mediterraneo di pace, democrazia, libertà e prosperità. Sarei più che felice se la presenza degli italiani in Libia si traducesse in un rapporto proficuo alla realizzazione di questi nobili ideali che sicuramente servono a garantire i legittimi interessi di entrambi i popoli.
Cari italiani, dobbiamo però ribellarci all’umiliante messinscena del dittatore libico Gheddafi che paga le donne italiane per fungere da platea osannante il suo delirante appello all’islamizzazione dell’Europa; che ci ricatta pretendendo 5 miliardi di euro all’anno o in caso contrario non collaborerà per frenare l’invasione dei clandestini che si rifugiano in Libia al punto che, ci ammonisce, l’Europa potrebbe diventare Africa; che costringe il nostro capo di governo Berlusconi a chinare il capo per accedere alla tenda eretta sul suolo italiano quasi si trattasse di zona extraterritoriale e che assurge a simbolo del suo arbitrio e della liceità dei suoi capricci.

Cari italiani, è giunta l’ora di dire basta alla schiavitù al petrolio e al gas! Basta all’idolatria del dio denaro! Basta con le costanti umiliazioni da parte di tiranni sanguinari e terroristi patentati che ci percepiscono come una landa deserta e ci considerano una terra di conquista! Basta con la sottomissione alla paura e alla viltà svendendo la nostra dignità e rinunciando alla nostra libertà!

Cari italiani, mobilitiamoci insieme ai 20 mila connazionali che da un giorno all’altro furono espulsi da Gheddafi nel 1970 costringendoli ad abbandonare in Libia tutti i loro averi e che ad oggi vantano 3 miliardi di euro di indennizzo per i beni confiscati; mobilitiamoci al fianco dei 120 piccoli e medi imprenditori italiani che a tutt’oggi vantano un credito di 650 milioni di euro che Gheddafi non ha ancora saldato; mobilitiamoci come maggioranza di un popolo fiero e dignitoso che pretende legittimamente di poter essere pienamente se stesso a casa propria e che non accetta più di essere denigrato e umiliato da un pazzo criminale che pensa di poter fare tutto ciò che vuole qui a casa nostra.

Cari italiani, sottoscriviamo un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per dirgli che noi non ci stiamo! Noi italiani perbene che scegliamo di tenere la schiena dritta e amiamo andare avanti a testa alta non siamo più disposti a farci insultare da un pazzo megalomane e schizofrenico, da un criminale condannato dal Tribunale internazionale dell’Aja, dalla magistratura francese, dai governi di diversi stati e dal popolo libico privato della propria libertà per il massacro di migliaia di innocenti! Noi italiani che siamo orgogliosi delle nostre radici giudaico-cristiane e che riconosciamo nella nostra identità cristiana il fulcro della civiltà laica e liberale, condanniamo il pensiero del dittatore libico che vorrebbe sottomettere l’Europa all’islam e difenderemo fino all’ultimo le nostre radici, la nostra fede, i nostri valori, la nostra identità e la nostra civiltà!

Diciamo a Berlusconi: proprio perché Gheddafi è un pazzo criminale al punto che è considerato persona non grata nella gran parte dei paesi del mondo, il problema non è lui, il problema è lei che ci costringe a subire le sue follie e le sue umiliazioni.
Caro Berlusconi, noi non ci stiamo più! Noi vogliamo un’Italia affrancata dalla schiavitù del petrolio, del gas e del denaro; un’Italia fiera e libera che vada avanti con la schiena dritta e a testa alta; un’Italia certa e orgogliosa della propria identità cristiana; un’Italia che salvaguardi la dignità dei propri cittadini a partire dalle donne che non possono essere ridotte a oggetto da strumentalizzare; un’Italia forte dentro che non consente a nessuno di calpestare i propri valori e di violare le proprie regole; un’Italia che non debba più prostituirsi a Gheddafi, Putin, Ahmadinejad, Erdogan, Lukashenko, Chavez e i peggiori tiranni della nostra epoca.

Se questa gentaglia serve agli interessi dell’Eni, della Fiat, della Finmeccanica, dell’Unicredit e degli altri poteri forti che si sono ingrassati privatizzando gli utili e socializzando le perdite, noi italiani perbene diciamo basta! Noi non ci stiamo più!"
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Magdi Cristiano Allam
(Bruxelles, 31 agosto 2010)


Caro Magdi Cristiano Allam    
........    
   
in linea generale e politicamente parlando condivido con te rigo per rigo le denuncie, l'appello, e quant'altro di utile per ricordare a noi tutti il disvalore del consumismo che è anche fra le cause di alcune necessità petrolifere che ci impongono una politica fatta di compromessi.... del resto, diciamolo francamente, non possiamo ritornare nè all'età della pietra, tanto meno all'uso delle candele...per riscaldarci il petrolio ci è utile altrimenti dovremmo disboscare l'intero pianeta e non tutti, in città hanno un camino per riscaldarsi....    
Non si tratta di chiedere oggi a Berlusconi o a chi domani lo sostituirà, che non vogliamo una Italia ricattata e schiava....LO SIAMO GIA'...    
noi abbiamo perso la guerra, e quando De Gasperi non ascoltò il suggerimento saggio di Pio XII di dichiarare fuori legge il Comunismo, abbiamo permesso ai suoi sindacati di ingannare migliaia di giovani, abbiamo permesso il sincretismo politico e perfino religioso...ciò che stiamo SUBENDO oggi, lo abbiamo permesso noi IERI.....    
ecc...ecc..ecc..... ergo, politicamente parlando sono d'accordo con te....    
   
Ma noi Cattolici abbiamo molte risorse, abbiamo un modo diverso per reclamare la nostra dignità di cattolicesimo, ela "profezia" di Gheddafi o minaccia, non è sua, è una triste realtà che probabilmente potrebbe avverarsi prima del 2050....    
Vedi Magdi Cristiano Allam ...... la prima vera lotta e battaglia che dobbiamo compiere, i primi veri appelli che dobbiamo gridare NON SONO IL PETROLIO MA L'ABORTO....LA CONDANNA DELL'ABORTO....la difesa della Famiglia....    
nel primo secolo del cristianesimo, quando un Gheddafi era solo un lontanissmo incubo... qualcuno scriveva la
Lettera a Diogneto nella quale al punto V.1 dice chiaramente come vivevano e COME SI DISTINGUEVANO I CRISTIANI.... interessanti questi passi:    
   
 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.    
   
questi ed altri consigli della Lettera stanno alla base di una vera ed autentica RIVOLUZIONE.... Wink    
A parte l'intervento, legittimo, delle prime Crociate, il resto del popolo cosa faceva? PREGAVA....FACEVA LE PROCESSIONI NELLE PIAZZE...nascevano Confraternite del Rosario, si triplicavano con edificazione e santificazione del popolo...si seminava nell'Europa IL CRISTO VIVO E VERO....    

caro  amico....non mi riferisco al tuo appello che politicamente da cristiana condivido, ma me la prendo con i NOSTRI PASTORI che temono di offendere la "laicità dello Stato" e si guardano bene dall'organizzare manifestazioni CATTOLICHE...non politiche, ripeto, CATTOLICHE, con tanto di Processioni fra incensi e CROCEFISSI SANGUINANTI....Rosari recitati lungo le strade e ancora, fumi di incensi....per purificare la nostra cultura laicista imperante....ED OMICIDA...perchè se non eliminiamo prima di tutto la grave offesa a Dio dell'ABORTO, inutile rivendicare il resto... noi paghiamo con le tasse GLI ABORTI e a questo si dovremo ribellarci....stiamo pagando che ragazze adolescenti di 12 anni vadano in anonimato negli ospedali pubblici per UCCIDERE LA VITA che portano in grembo, ma nessuno si alza per piangere e gridare allo scandalo....    

queste sono le battaglie che dobbiamo fare noi, il resto, il petrolio CI SARA' DATO A FIUMI.....la Provvidenza non ci abbandona...    

del resto ci saranno eventi che non dipenderanno tanto da noi quanto dal DISEGNO DI DIO CHE PERMETTE CHE CERTE COSE AVVENGANO, gli scandali sono necessari, ma siamo ammoniti a non essere noi la pietra d'inciampo, lo scandalo... 
 
e se quel che di meglio abbiamo è il Waka-Waka dei francescani.... o le GMG intrise di bonismo diabetico....(senza nulla togliere all'evento che potrebbe rivelarsi efficacissimo se soltanto lo sfruttassimo MEGLIO.... ), allora davvero, non ci resta che affidarci alla MISERICORDIA DI DIO ed implorare nella Comunione dei Santi una vera rivoluzione delle cose......   
   
Laudetur Jesus Christus et Maria Immaculata

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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04/09/2010 23:34
 
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LETTERA A GHEDDAFI DI DON DE MEO... E COMMENTO DI UN IMMAGINARIO DIPLOMATICO ISLAMICO



Pubblico con grande piacere la seguente lettera di don Matteo De Meo al colonnello Gheddafi. Don Matteo è, tra l'altro, autore di uno splendido volume di prossima pubblicazione dedicato al senso e alla possibilità del dialogo fra cattolici e laici nel nostro mondo contemporaneo. Un saggio che porta la prefazione del Parlamentare Europeo, Mario Mauro rappresentante del PDL presso il Partito Popolare Europeo.

Lettera a Muammar Gheddafi

O illuminato Colonnello, dal cuore della cristianità, lei si è rivolto con carismatico e zelante ardore all’Italia e all’intera Europa dicendo: «L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta Europa». Come cristiano non posso non porre attenzione a una tale provocazione....! Ma discutiamone. Valutiamo alla luce della ragione i motivi per cui, o illuminato colonnello, dovremmo, cristiani e non, accogliere un tale invito. Perché potrebbe anche essere possibile, anzi, dovremmo tutti farlo; ma non prima di averne provata la verità, alla luce della nostra ragione e della nostra intelligenza, e poi della nostra libertà e della nostra volontà.

Mi vengono in mente immediatamente, le parole dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, nel suo dialogo con il saggio persiano, diventato tristemente noto dopo che il Pontefice Benedetto XVI le fece sue a Ratisbona nel 2007, parole ritenute offensive e intolleranti non solo da voi islamici ma anche da tanti intellettuali e politici illuminati e pluralisti del nostro Occidente: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che predicava».
Si ricorderà, Colonnello, l’uso che il Pontefice fece di quelle parole dicendo cose che nessun politico occidentale direbbe. E lo fece nel quadro dell'esposizione dei rapporti tra fede e ragione, riportando la differenza tra la concezione cristiana e quella islamica di Dio. Volendo soprattutto affermare che una fede, qualsiasi, non potrà mai essere contro la ragione, e che solo attraverso di essa sarà possibile provarne, non solo la bontà, ma la sua stessa verità.



Letta la lettera (perdonate l'allitterazione), vi propongo due o tre mie riflessioni personali sugli ultimi eventi che hanno visto protagonista il buon Gheddafi. Le metterò in bocca ad un improbabile diplomatico di un Paese islamico del nord Africa. Si abbinano alle riflessioni di don De Meo e forse ambiscono a fornire risposte a molti dei suoi interrogativi.

di Ismail Bin K. (diplomatico islamico)

a. La schiavitù dei popoli d'Occidente

L'Occidente che tanto si sciacqua la bocca con termini quali valori diritti tolleranza e idiozie varie, non può che dimostrare il proprio banale opportunismo dinanzi alle geniali invenzioni del Colonnello Gheddafi. Voi vi stupite del fatto ch'egli venga a predicare il Santo Corano nella vostra terra, ma non siete afflitti dalla volgare attitudine alla schiavitù dei vostri popoli? Trovatemi un solo giovane che nella nostra Nazione islamica sia disposto a partecipare ad una messa del vostro Papa dietro il pagamento di qualche decina di dollari! Non ne troverete e non perché da noi vi sia la ricchezza - tutt'altro - bensì perché la nostra tradizione, il nostro ordine sociale, la nostra religione, è così importante per i nostri cittadini che sarebbe segno d'indegnità profonda svendere la propria identità, la propria cultura, la propria Santa religione, per ascoltare i vaneggiamenti di un Papa cattolico. E quale abominio sarebbe la conversione dinanzi ad un sacerdote cristiano!
Al contrario le vostre ragazze, corrotte da una società fondata solo sul denaro, sull'interesse, sulla volontà d'apparire, si sono prestate alla grande lezione del colonnello, lezione che non era essenzialmente rivolta a quelle 500 schiave prezzolate, bensì a tutti i popoli d'Europa. Il colonnello non ha forse ampiamente dimostrato che il vostro grado di corruzione è ormai senza limite? Non ha dimostrato che nelle vostre famiglie il primo posto non è più riservato alla religione, al vostro Dio, alla tradizione, all'identità della vostra cultura? Non ha dimostrato che voi popoli d'Europa, corrotti da tutti quei ragionamenti ipocriti infarciti di tolleranza, liberalismo, dialogo, confronto, rispetto, e via dicendo, vi siete svuotati della vostra identità e siete diventati esili burattini nelle mani dei vostri politicanti? Siete schiavi infiacchiti e corrotti dal materialismo e prima di guardare a noi e di giudicarci dovreste guardarvi dentro e chiedervi chi siete ancora e quanto manca alla vostra conquista da parte di popoli più volitivi e fedeli a se stessi e alle proprie radici.

b. La viltà dei politici d'Occidente

Mentre voi occidentali criticate i nostri politici, i nostri leaders, dovreste invece pensare ai vostri, a coloro che voi stipendiate, che voi eleggete democraticamente, dopo dibattiti e discussioni, ma che nessun rispetto hanno della vostra cultura, della vostra millenaria tradizione e tantomeno della vostra religione. Che politici sono codesti che si arrendono dinanzi al denaro, al potere, agli affari e quando trovano leaders carismatici come il colonnello, diventano proni alle sue volontà? Sarebbero in grado di passare sulla propria identità, sulla propria cultura, sulla religione, sul senso del rispetto per la loro patria, pur d'elemosinare qualche miliardo di metri cubi di gas, qualche milione di barili di petrolio. Vili! Cos'altro infatti sono i vostri politici? E avrete anche notato che tale viltà non ha colore nei vostri Paesi. Quanto è accaduto di recente in Italia non ha visto d'altronde contrapposizioni che non fossero motivate dall'interesse politico. La sinistra attacca la destra solo per strumentalizzare a suo favore gli eventi. Ma anch'essi avrebbero fatto lo stesso. Perché voi avete bisogno di noi. Perché siete schiavi dei vostri desideri, del vostro benessere, delle vostre comodità. E per quello che voi chiamate progresso, avete svenduto ogni autentico progresso umano che s'identifica solo con lo sviluppo totale dell'uomo in ambito spirituale come materiale. Ma a voi interessa solo il materiale e corrotti da questa vostra natura degenere, portate le vostre Nazioni alla deriva. E la vostra religione l'abbandonate perché non vi serve. Perché la religione vuole la fede. E la fede è sacrificio. E voi non volete il sacrificio ma solo la comodità. Dice il Profeta: "Se non fosse per il fatto che gli uomini sarebbero diventati una sola comunità di miscredenti, avremmo fatto d'argento i tetti delle case di coloro che non credono al Compassionevole, e scale per accedervi. Avremmo fatto per le loro case, porte e divani sui quali distendersi, e ornamenti d'oro. Tutto ciò non sarebbe che godimento effimero di questa vita, mentre l'Altra vita, presso il tuo Signore, è per i timorati." (Sura XLIII 33-35).

c. Il silenzio dei religiosi d'Occidente

E veniamo, infine, ai vostri uomini di religione. E' o non è ridicolo che abbiate paura di difendere la vostra fede? Dal vostro Vaticano nessuno ha alzato la voce per le parole del Colonnello. E' venuto a Roma e ha parlato per la seconda volta, ma i vostri sacerdoti neppure una parola hanno speso per condannare le sue parole. Dunque voi le approvate oppure temete una reazione del Colonnello. Anche nella religione, fiaccati da troppi dialoghi, non avete più la forza di affermare, ma preferite il silenzio. E poi, come non ridere, dinanzi agli inviti che le vostre autorità religiose rivolgono agli immigrati clandestini: "venite, venite! Noi siamo accoglienti! Anche Gesù era un immigrato!" Ah ah ah... Aggiungete alla viltà una insensata voglia di autodistruzione. Ha dunque perfettamente ragione il Colonnello: l'Europa non solo in pochi anni sarà islamica, ma sarà anche nera. E i vostri religiosi saranno complici di questi eventi che vi condurranno alla rovina. Il profeta ha detto: "Di’: «O miscredenti! Io non adoro quel che voi adorate e voi non siete adoratori di quel che io adoro. Io non sono adoratore di quel che voi avete adorato e voi non siete adoratori di quel che io adoro: a voi la vostra religione, a me la mia»." (Sura CIX).


Fraternamente CaterinaLD

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06/09/2010 11:31
 
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Chesterton contro Gheddafi

Appunti inediti per spiegare che la religione d’Europa non può essere l’islam


E’ sera in Egitto, e un turista inglese corpulento e ansimante, vestito di bianco impeccabile, accompagnato da una signora dai capelli rossi e l’aria gentile e paziente, sua moglie, osserva le strade e le persone. Tornato in albergo prende il proprio taccuino di appunti e riflessioni, e scrive: “Lungo la strada per il Cairo uno può notare almeno una ventina di gruppi esattamente uguali alla Sacra Famiglia nei dipinti della fuga in Egitto, con una sola differenza: che è l’uomo a cavalcare l’asino”.

Siamo nel 1919, e l’uomo era G. K. Chesterton, diretto a Gerusalemme; avrebbe poi raccolto i reportage delle varie tappe del suo viaggio-pellegrinaggio in un volume del 1920, “The New Jerusalem” (non più pubblicato in Italia da oltre settant’anni e di cui riproponiamo qui alcuni stralci in una traduzione inedita, ndr). Alle spalle oltre vent’anni come giornalista, già decine di libri e innumerevoli conferenze, al cuore delle riflessioni del celebre polemista c’è sempre e innanzitutto lo sguardo di un poeta, capace di farsi colpire da un’immagine, una scena, sorprendendo e inseguendo gli imprevedibili nessi che questa è in grado di rivelare, sbaragliando le più facili e scontate presunzioni.

Così il viaggio nel tempo che Chesterton compie e annota via via che si muove nello spazio, da Londra, a Parigi, Roma, il Cairo e infine Gerusalemme, riflettendo sulle peculiarità delle diverse fasi della storia e delle civiltà, sono sempre suscitate innanzitutto da un particolare visivo. Così è anche nel caso dell’islam, che ha conquistato l’oriente e l’Africa un tempo romane, eppoi cristiane e bizantine.

Il giornalista inglese è al Cairo, e guarda: “Dalla sua superba altitudine il viaggiatore ammira per la prima volta il deserto, da cui giunse la grande conquista”. Per prima cosa un’immagine: “La prima vista del deserto è simile a quella di un gigante nudo a distanza”. Chesterton continua a guardare, ed ecco, pian piano, emergere una scoperta, che porta in sé una considerazione assai più vasta: “Solo coloro che hanno visto il deserto nei dipinti generalmente lo pensano del tutto piatto. Ma quando la mente si è abituata alla sua monotonia, ecco un curioso cambiamento prenderne il posto: parrebbe strano dire che la monotonia della sua natura diventa novità; ma chiunque provasse il comune esperimento di dire qualche parola ordinaria come ‘luna’ o ‘uomo’ una cinquantina di volte, questi troverebbe che l’espressione è diventata straordinaria per semplice ripetizione”.

Questa è “la via del deserto”, la sua filosofia e l’ultimo orizzonte di quanto in esso nasca, il grande segreto delle “religioni del deserto, specialmente dell’Islam”. Noi “pensiamo al deserto e alle sue rocce come antiche; ma in un certo senso sono innaturalmente nuove, ed ecco che possiamo cominciare a comprendere sia l’immensità che l’insufficienza di quella potenza che emerse dal deserto, la grande religione di Maometto”.

Pochi grandi artisti occidentali hanno trovate parole così semplici e magnanime come quelle di Chesterton – l’innamorato campione dell’occidente che aveva scritto la ballata “Lepanto” e il romanzo “L’osteria volante” in cui denunciava la minaccia di una islamizzazione della società inglese – per tessere un vero elogio dell’islam: “Nel cerchio rosso del deserto, nel luogo tenebroso e segreto, il profeta scopre le cose ovvie. Non lo dico come semplice scherno, giacché le cose ovvie vengono facilmente dimenticate, ed è proprio vero che ogni civiltà elevata decade nello scordare le ovvietà”.

Ma ecco poi giungere, con un sorriso e inchino rispettoso, come nei migliori duelli, il guanto di sfida: “L’islam era contento con l’idea di possedere una grande verità, in effetti una verità colossale. Si trattava d’una verità così grande che era difficile accorgersi che si trattava d’una mezza verità”. La stessa grandezza della religione musulmana ne costituisce il massimo limite: “In altre parole, il musulmano, l’uomo del deserto, è abbastanza intelligente dal credere in Dio. Ma il suo credo manca di quell’umana complessità che deriva dall’istituire paragoni”. Invece lo sguardo di un poeta, e di un vero filosofo, vive di paragoni, perché questi soddisfano sia l’immaginazione che la ragione, salvando la misteriosa, affascinante complessità del cosmo; un uomo come Chesterton non si sarebbe mai accontentato per niente di meno, mentre “per farla breve, l’uomo del deserto tende a semplificare troppo, e apprendere la sua prima verità come la verità ultima”.

Per Chesterton l’uomo senza pensieri non è chi non pensi a niente, ma inaspettatamente, e qui egli cita e chiama in gioco l’amato Stevenson, “chi non abbia un pensiero da contrapporre all’altro mentre aspetta il treno alla stazione”. Questa dialettica vitale è il cuore della grande cultura occidentale. E’ un luogo davvero comune parlare dei “paradossi di Chesterton”: ma è proprio qui che essi attingono la loro forza, e il loro significato: si rivelano supremamente intelligenti, proprio perché costringono a scoprire nessi laddove non ce li aspetteremmo.

Un “ateo di ferro” come il giovane C. S. Lewis – che trovò in Chesterton “lo scrittore più ragionevole che avesse mai letto” – li definiva i bagliori accecanti della spada di un guerriero che lotti per la vita; una cosa tremendamente seria, e capace di fare breccia nelle corazze più dure, come la sua, che qualche anno dopo, anche grazie a Chesterton, si convertì. Invece “i musulmani hanno un pensiero, e uno supremamente vitale; la grandezza di Dio che livella tutti gli uomini. Ma i musulmani non hanno un altro pensiero da contrapporre, perché davvero non dispongono di altro. E’ la frizione tra due realtà spirituali, tradizione e invenzione, o sostanza e simbolo, che permette alla mente di accendersi”. I milioni di lettori la cui mente sia stata accesa dalle parole di Chesterton, spesso fino a cambiare radicalmente opinioni e vita, lo possono testimoniare.

L’islam predica e propugna l’unità di tutti gli uomini, ma livellandone le differenze e specificità; la sua sterile uguaglianza “è quella del deserto e non del campo arato”. Di qui il sorgere d’un genere tutto peculiare di fanatismo, l’ideologia di ciò che viene sentito come ovvio: “Fanatismo suona come il piano contrario di buon senso, eppure, cosa abbastanza curiosa, sono facce della stessa medaglia. Il fanatico del deserto è pericoloso proprio perché prende la sua fede come un fatto, e neppure come una verità nel nostro senso più trascendentale.

Divide i musulmani dai non musulmani proprio come dividerebbe l’uomo dal cammello”.

In sintesi, la migliore definizione dell’islam è che questo costituisce “un movimento, una reazione per la semplicità”. Tuttavia questo livellamento è ormai caratteristica diffusa anche di un occidente che ha smarrito la conoscenza di sé: “Ogni cristiano moderno che critichi così il movimento islamico farebbe altrettanto bene a criticare se stesso e il proprio mondo. Perché invero molte cose moderne sono semplici movimenti al modo del movimento musulmano. Al massimo costituiscono delle mode, in cui una cosa viene esagerata perché era stata prima trascurata”.

Ma cosa, dunque, contraddistingue il vero sguardo occidentale, figlio del cristianesimo? Un appassionato, verrebbe da dire spregiudicato amore per la complessità dell’umana esperienza, salvando e abbracciando quello che altrimenti finirebbe ridotto o censurato: e qui il giornalista inglese evoca soprattutto due grandi bacini: il rapporto col passato, ed il rapporto con il sesso. Entrambi questi fattori giocarono un ruolo fondamentale per il convertito Chesterton, che come poi Lewis avrebbe potuto benissimo definirsi “un pagano convertito in un mondo di puritani apostati”. Da quando Dio si è fatto uomo, tutta la storia umana, nelle sue glorie e nelle sue bassezze, diventa, per così dire, “un affare divino”, e questo permette di guardare al passato, personale e collettivo, con quel sentimento di “pathos” e una “ironia” altrimenti impensabili, “che divideva il cuore dei primi cristiani in presenza della grande arte e letteratura pagana”.

Non si può che immaginare un Chesterton deliziato ed entusiasta ad ascoltare dal cielo le parole di Benedetto XVI a Ratisbona, o al Collegio dei Bernardini. “La cristianità, se possibile, non deve perdere niente”.

Così, rispetto alle tradizioni culturali la civiltà cristiana ha potuto amare gli antichi senza venerarli ideologicamente (come invece accadde con Aristotele nei sapienti musulmani), o criticarli senza doverli distruggere. Nell’autentico sguardo cristiano troviamo sempre “questa combinazione che non costituisce un compromesso, ma piuttosto una complessità fatta di due entusiasmi contrari; come quando gli Anni Bui copiavano i poemi pagani mentre negavano le leggende pagane; o quando i papi del Rinascimento imitavano i templi greci mentre negavano gli dei greci”. Invece “Saladino, il grande guerriero Saraceno, non fece che spogliare le piramidi per costruire una fortezza militare in cima al Cairo. E’ un poco difficile comprendere quale sia il dovere dell’uomo nei confronti della Sfinge, e così i mammelucchi la usarono del tutto come bersaglio”.

Pochi autori del ’900 hanno cantato con tanta appassionata gioia di Chesterton la grande avventura dell’attrazione per una creatura che sia altra e diversa da sé, l’epica gioiosa della sessualità. Basti pensare a “Le avventure di un uomo vivo”, dove il protagonista escogita mille espedienti per sedurre e fare l’amore con mille donne dai nomi diversi, che in realtà sono solo la sua unica, amatissima moglie. Predicendo che si sarebbe arrivati ad un mondo da incubo in cui si sarebbe potuti divorziare per “incompatibilità”, Chesterton nel 1920 ribatteva che il bello delle donne è proprio quello di essere del tutto, incompatibilmente, meravigliosamente diverse dagli uomini. E proprio nel bacino della religione in cui Dio si è fatto uomo (maschio), la donna, “il sesso debole” sono state elevate a una dignità senza pari. Chesterton si divertiva a dire che Dio avrebbe inventato il matrimonio “per nobilitare l’uomo, giacché senza le donne gli uomini resterebbero sempre dei barbari”.

Quello che diceva per la ragione potrebbe essere detto del rapporto con l’altro sesso: lo amava troppo per adorarlo, proprio perché lo conosceva bene. Egli, le cui ultime parole svegliandosi del coma per poi morire qualche istante dopo, sono state un “Ciao, mia cara” rivolto alla moglie, notava sorridendo che “ovunque sia cavalleria c’è cortesia; e ovunque sia cortesia c’è commedia. Non c’è commedia nel deserto”. E nell’usare quest’ultima parola sicuramente l’uomo che aveva scritto di non voler andare in cielo se non avrebbe ritrovato il tetto della propria casetta appena fuori Londra, e sua moglie dentro ad aspettarlo, sapeva di riprendere anche il titolo con cui il più grande poeta cristiano aveva cantato nella Firenze del ’300 il suo viaggio verso Dio, che era anche e sempre il suo viaggio verso la donna che gli aveva per sempre cambiato la vita.

Invece “è ammirabile che l’islam ammetta l’uguaglianza di tutti gli uomini, ma si tratta di una uguaglianza tra maschi”. Per Chesterton le donne costituivano il vertice della creazione, e come tale vanno trattate: “La cavalleria non è un’idea ovvia. Si tratta di un delicato equilibrio tra i sessi che conferisce il più raro e poetico genere di piacere a coloro in grado di coglierlo”; mentre, osservando la struttura sociale islamica nota che “il maschio musulmano è, specialmente nella propria famiglia, re, prete e giudice. Quel che voglio dire è che non possiede solo il regno, la potenza e la gloria, ma persino il glamour. […] Egli può comprendere la pietà per il più debole; ma la reverenza per il più debole è per lui semplicemente senza senso”.

Questo è per Chesterton “l’uomo del deserto, che si muove e non si posa mai, ma che possiede molte superiorità alle razze senza posa delle città industriali”. Ma tutti i movimenti e gli echi devono arrestarsi da qualche parte. Mentre le verità parziali, più o meno grandi, più o meno nobili – e in questo caso Chesterton nota che si tratta di una realtà che dura da oltre 1.300 anni e per la quale tanti “uomini semplici e seri e splendidi” hanno dato la vita – “non possono fare altro che muoversi; non hanno trovato dove riposare”.

Al pari del femminismo, e del comunismo, molto meno profondi, l’islam è tormentato dalla sua riduttiva semplicità. La differenza rimane sempre la stessa, proprio laddove ad uno sguardo superficiale parrebbero le maggiori somiglianze. E’ un luogo comune che al fondo le professioni di fede non fanno che indicare la stessa nobile ultima realtà. Non dicono tutte che c’è un Dio? E’ vero, ma “come lo dicono” sottende immense differenze, dalle conseguenze altrettanto immense per la vita dell’uomo. Per rispondere Chesterton torna ancora una volta all’immagine, allo sfondo da cui tutto è nato: “il messaggio più elevato di Maometto è un pezzo di divina tautologia. Proprio il grido che Dio è Dio è una ripetizione di parole, come le sabbie e i cieli burrascosi del deserto che si ripetono ancora e ancora. Quella frase è come un’eco eterna, che non può smettere mai di ripetere le stesse sacre parole.

Mentre molte persone, per esempio, immaginano che il Credo di Atanasio sia zeppo di vane ripetizioni, ma questo perché le persone sono troppo pigre per ascoltarlo, o non abbastanza lucide per comprenderlo. Vi si usano gli stessi termini, come in una proposizione di Euclide, ma come in una proposizione di Euclide i passaggi sono tutti altrettanto differenziati e progressivi”. E’ questa la radice della straordinaria tendenza innovativa della cultura occidentale: non potrebbe essere altrimenti in un cosmo culturale la cui religione sia la più progressista e materialista – per dirla con Rodney Stark e Romano Guardini – che si possa immaginare. In Cristo Dio stesso si è definitivamente coinvolto con la storia umana, e quindi è sempre possibile scoprire cose nuove, sul mondo e su stessi.

“La filosofia del deserto può solo cominciare ancora e ancora. Non può crescere; non può disporre di ciò che i protestanti chiamano progresso e i cattolici sviluppo”.

E qui Chesterton dà prova della salute e della solidità di questa prospettiva con un’immagine che solo un simile sguardo potrebbe permettersi di suscitare: volete sapere se la filosofia che abbracciate funziona, è davvero in grado di rispondere esaurientemente al mondo? Ancora una volta, dipende da quanto somigli al fare l’amore, perché “i credi condannati come complessi possiedono qualcosa del segreto del sesso: prolificano i pensieri”. In questi giorni il leader libico Muammar Gheddafi ripete ogni volta che può che all’Europa converrebbe convertirsi in massa all’islam, e che le donne sono molto più rispettate nella sua religione. Francamente si sente tanto la mancanza di una Fallaci che possa chiedergli se egli condivida il cattolicissimo pensiero di Chesterton secondo cui “Dio avrebbe creato gli uomini solo come scusa per creare poi le donne”.

Ma si sa, e Chesterton ce l’aveva già detto, “non c’è commedia nel deserto”.

di Edoardo Rialti


Fraternamente CaterinaLD

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