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Lo sport e lo stadio a Bisanzio nel VI secolo.....

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2010 19:10
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09/09/2010 19:10
 
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Sport e lotta politica nel VI secolo

Ribaltone bizantino


di Umberto Broccoli

Terzo millennio. Una domenica pomeriggio qualsiasi, nello stadio di una città italiana qualsiasi. Tribuna Vip, esterno giorno:  tra i signori illustrissimi, tanti politici ragionano sui piedi dei calciatori e partecipano alle vicende delle loro squadre.

Metà del VI secolo dell'era cristiana. Stadio di Bisanzio. Giustiniano assiste alla gara fra i carri, lo sport più popolare del periodo. Corrono quattro squadre, distinte dai colori dei fantini:  la "albata" (i bianchi), la "russata" (i rossi), la "veneta" (gli azzurri) e la "prasìna" (i verdi).

Giustiniano tifa e con lui tifano tutti i dignitari della corte di Bisanzio, ordinati sulle gradinate. Tifa anche Teodora, moglie di Giustiniano:  non si sa se per i carri o direttamente per i fantini, considerando l'opinione degli scrittori contemporanei ("La sua prima ambizione è l'adulterio", sentenzia Procopio di Cesarea, storico ben introdotto alle faccende segrete di casa imperiale).
 
Il popolo partecipa, urla, soffre, si appassiona, si schiera, si divide, sostiene i colori delle squadre. La febbre dello stadio - nella Bisanzio del VI secolo dell'era cristiana - fa dimenticare la dittatura di Giustiniano, le tasse di Giustiniano, le guerre di Giustiniano, le spese di Giustiniano, la moglie di Giustiniano.

E il potere politico di Giustiniano sa cavalcare la febbre per i cavalli dello stadio, nella Bisanzio del VI secolo. Perché allora - nella Bisanzio del VI secolo - il potere politico è direttamente legato allo sport. Tifosi delle squadre e sostenitori di partiti politici si mescolano e si confondono, nella Bisanzio del VI secolo.

"Il popolo - scrive Procopio - era da tempo diviso in due partiti. Giustiniano si fece amico quello degli azzurri, per il quale non parteggiava prima, e così riuscì a rimescolare e sconvolgere tutto". Un bel ribaltone bizantino in cui Giustiniano prima si schiera con i verdi, poi passa agli azzurri. Un ribaltone bizantino "con la conseguenza che l'intero impero romano fu scosso dalle fondamenta come da un terremoto o da un cataclisma o come se ogni città fosse preda dei nemici". Parola di Procopio.

E la rivoluzione si manifesta anche nelle forme. È necessario identificarsi come seguaci degli azzurri e del potere. Procopio si guarda intorno e racconta il cambiamento.

"Per prima cosa gli azzurri estremisti rivoluzionarono la foggia dei capelli. Barba e baffi non li toccavano, ma amavano farseli crescere il più possibile all'uso persiano; invece i capelli se li tagliavano sul davanti fino alle tempie, e dietro li lasciavano cadere lunghi e incolti, come gli Unni".
Gli azzurri estremisti non vogliono essere confusi con gli altri gruppi, non si vogliono uniformare. Ragion per cui scelgono una loro uniforme:  barbe, baffi capelli lunghi sulle spalle e rasati sul davanti "come gli Unni", nota Procopio. Evidentemente gli Unni, barbari dell'alto medioevo, di tanto in tanto tornano di attualità.

Ma per essere azzurri, seguaci del potere, rispettati e temuti allo stadio ci si deve anche vestire bene, nella Bisanzio del VI secolo. Procopio è chiarissimo:  "Tutti ci tenevano all'eleganza e si mettevano vestiti assai più vistosi di quanto non comportasse la condizione di ognuno:  è chiaro che riuscivano a procurarseli con mezzi illeciti".

Solo se acconciati e vestiti bene, si può appartenere alla squadra di Giustiniano, imperatore e tifoso azzurro. Nella Bisanzio del VI secolo, un azzurro può incontrare un verde per strada:  in quel caso sono botte da orbi nel nome della fede nella squadra e al riparo del nome dell'imperatore. "Gli estremisti azzurri lasciavano per terra il malcapitato, senza che l'autorità preposta all'ordine pubblico prendesse provvedimenti contro i colpevoli", commenta Procopio.

E Giustiniano? Cosa fa Giustiniano, capo degli azzurri, tifoso e imperatore nella Bisanzio del VI secolo? Giustiniano si rivolge ai capi degli estremisti e "molti se li teneva accanto, alcuni ritenendo di investirli di cariche e dignità", chiude Procopio.

Noi non sappiamo se - nella Bisanzio  del  vi  secolo  -  al  lunedì sera ci si riuniva, per "stigmatizzare l'accaduto, perché lo sport non c'entra nulla con la violenza e la politica".
Ma sappiamo che - dopo Giustiniano - è subito medioevo.



(©L'Osservatore Romano - 10 settembre 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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