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Cosa significa "Consacrazione alla Madonna" e come portarla avanti oggi ?

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2018 21:45
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07/12/2010 23:27
 
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Maria, educatrice di un uomo nuovo nella nuova società


ROMA, sabato, 30 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato il 12 settembre scorso da padre Ludovico Tedeschi, responsabile nazionale del Movimento di Schoenstatt, in occasione della Conferenza sul tema “Maria, rendici simili a te” tenutasi presso la “Fraternità S. Carlo Borromeo” a Roma, nel VI Anniversario della benedizione del Santuario di Schoenstatt a Belmonte.




* * *

Portiamo con noi le nostre preoccupazioni personali, affrontando le tante sfide che oggi ci presenta la vita in questi tempi difficili. Vogliamo tornare a casa con un vero ottimismo. Non un ottimismo forzato. Siamo ottimisti realisti, vediamo i problemi ma abbiamo un gran dono: il Signore è risorto e ci dona il suo Spirito e la Madonna, la Madre e Regina, Colei che nella Apocalissi appare incoronata da dodici stelle e lotta contro il drago. Siamo sicuri che questa giornata sarà per noi un rinnovarci nella speranza.

Ciascuno di noi sa per esperienza, che così come vanno le cose, non si può continuare. Anche la Chiesa in Italia ha dovuto affrontare il problema della cultura odierna e ha constatato che la gran tragedia è: che oggigiorno nessuno vuole educare, e per questo parla di una “emergenza educativa”. Per educare c’è bisogno di avere un progetto di “uomo”, di “valori”, ma non soltanto, c’è anche bisogno della capacità di trasmetterli e di plasmare, così, le nuove generazioni. Noi schoenstattiani proponiamo una chiara immagine di uomo e abbiamo uno strumento che ci aiuta a realizzarla: Maria. P. Kentenich ci dice: “Noi consideriamo la Madonna come la gran soluzione ai problemi pedagogici e pastorali attuali” (1934).

Il caos educativo, in cui siamo immersi, e la confusione sull’immagine dell’uomo, è già stata annunciata da uomini che hanno vissuto in se stessi il dramma del proprio tempo. Nella sua Prefazione del Così parlò Zarathustra, Nietzsche ci parla dell’ultimo uomo : “non si diventa né più poveri o ricchi: entrambe le cose sono troppo gravose. Chi vuole ancora governare? Chi ancora ubbidire? Le due cose sono troppo gravose. Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono lo stesso, tutti sono uguali: chi sente diversamente, va di propria volontà al manicomio.” (Così parlò Zarathustra.) Nietzsche ci presenta una cultura che volontariamente si svuota di valori e rinchiude l’uomo in se stesso, lì dove la sua vita non ha un senso che lo trascende, e non gli resta altro che fare quello che gli altri fanno. P. Kentenich ci parla, invece, dell’uomo che soffre di un vuoto interiore, incapace di decidersi e di stringere legami duraturi con gli altri, a livello umano, ma anche nei confronti dei valori, non riesce a legarsi ai valori della tradizione. L’uomo moderno è svincolato, carente di radici e così facilmente manipolabile. Si sente libero di fare quello che vuole, ma alla fine non decide veramente, negli aspetti trascendentali della sua vita. La ragione che dà P. Kentenich di questa crisi è che l’uomo in Occidente sì è allontanato da Dio e perciò, mancando questo vincolo fondamentale, tutti gli altri si sono lentamente distrutti.

Nel 1912, cent’anni fa, P. Kentenich già vedeva questa sfida educativa e anticipava quello che per noi oggi è evidente, proponendo ai ragazzi un programma: “Sotto la protezione di Maria vogliamo imparare ad auto-educarci ad essere caratteri fermi, liberi e sacerdotali”. Come responsabile di accompagnare questi giovani candidati al sacerdozio nella loro crescita spirituale, propone ai ragazzi non solo un’immagine di uomo, ma anche la necessità della propria collaborazione a questo processo educativo, insieme all’azione educatrice della Madonna. Con il trascorrere degli anni quest’affidarsi alla Madonna, che accentua il proprio impegno, si è chiamato Alleanza d’Amore. La frase di P. Kentenich “Nulla senza di te, nulla senza di noi” esprime questo doppio impegno nel processo educativo: di Maria e nostro. Per P. Kentenich “il vincolo con Maria è il nostro metodo di educazione” (P. Kentenich, 1934). Noi educhiamo attraverso il rapporto con Maria.

Il nome che lui stesso aveva dato al Santuario di Belmonte “Matri Ecclesiae”, che significa alla Madre della Chiesa e alla Madre Chiesa, per P. Kentenich aveva molto significato, perché era il titolo che Paolo VI aveva dato a Maria alla chiusura del Concilio Vaticano II. Era stato un titolo molto discusso durante il Concilio, perché sembrava creare un problema nel dialogo ecumenico. Ma è in questo nome Madre della Chiesa che si sintetizza la missione di Schoenstatt e il nostro carisma per la Chiesa: vogliamo regalare alla Chiesa la Madonna come Madre ed educatrice dell’uomo nuovo e della nuova società. Noi crediamo che la Madonna dal suo piccolo Santuario di Belmonte ci guiderà in questo cammino di trasformazione. E’ proprio questa l’esperienza che noi facciamo a Schoenstatt, attraverso l’Alleanza d’Amore che ci trasforma in Cristo Gesù.

La Conferenza Episcopale Italiana presenta un progetto culturale di cinque anni per questa sfida educativa. Noi, inserendoci in questo progetto, proponiamo: “Affidati alla Madonna e lasciati educare da Lei”. Forse io adesso dovrei invitare ciascuno di voi a prendere il microfono per raccontare come la Madonna vi ha educato finora. E penso che da coloro che conoscono la Madonna di Schoenstatt già da tanti anni, fino a coloro che la conoscono da meno tempo, tutti possono testimoniare: in me è cambiato qualcosa. È questo rapporto vicino, filiale, quotidiano, sincero, caloroso che permette alla Madonna di educarci. Ma perché la Madonna ha questo compito? “Ecco tua Madre” è il testamento di Gesù dalla croce. E Dio stesso che ha voluto affidare alla Madonna questo compito di essere Madre della Chiesa e di ogni credente.

Maria, rendici simili a Te! E’ una duplice supplica: da una parte vogliamo che come Madre ci educhi, ci trasformi. Dall’altra che ci trasformi com’è Lei. Lei è il nostro modello.

Per Nietzsche - se mi permettete di ritornare al filosofo tedesco - il superuomo, doveva essere la risposta da lui proposta alla crisi culturale. Senza dubbio il nazismo, ma senza saperlo, tante correnti di pensiero odierno, si basano sul suo pensiero. Per Nietzsche, lo spirito passa da cammello, che raffigura l’uomo che porta il peso della morale, di quello che deve fare ( il cammello risponde sempre al tu devi ), a leone, che dice io voglio ed è disposto ad ammazzare il drago che porta il nome di tu devi. Il superuomo, infine, fa quello che vuole, in maniera istintiva, quello che ritiene importante per sé. Ha rotto con tutti i valori dell’etica e della morale, e si trasforma lui stesso in creatore del bene e del male. Ama il naturale, il “terra terra”, ma non rispetta le sue leggi. Per Nietzsche, Dio è morto, l’uomo ha occupato il suo posto e cosi diventa libero di fare quello che vuole. Ed è lui il creatore della propria morale. Così abbiamo iniziato la distruzione dell’uomo e dell’umanità.

Contrariamente a questo, P. Kentenich presenta un uomo nuovo ad immagine della Madonna. Lei con il suo “sì” nella Annunciazione rappresenta l’uomo libero di tutti i tempi, che risponde all’invito di Dio. La vediamo libera alle nozze di Cana, intercedendo per gli uomini, ai piedi della croce accettando il dolore atroce e la morte di suo figlio. Una donna libera di lasciare Nazareth, di partorire a Betlemme e di fuggire in Egitto, per difendere la vita del Redentore. E’ una libertà molto diversa da quella di Nietzsche: siamo liberi, quando cerchiamo il bene e facciamo una scelta per Dio, per il progetto che Dio ha per ciascuno di noi. La Madonna c’insegna a fare una scelta per la vocazione più profonda di ogni uomo e di ogni donna: di donare se stessi agli altri. È una scelta radicale per fare la volontà di Dio in ogni momento. Oggi, abbiamo difficoltà a fare delle scelte e per questo lasciamo che la vita scelga per noi. Forse tanti di noi non abbiamo ancora scelto di essere veramente cristiani.

Carissimi, la Madonna ci insegna ad essere liberi e a decidere: se seguo o non seguo il Signore, se mi lascio portare dal rancore che ho nel cuore o no, se prego o no, se resto nello sconforto o cerco in Lei la speranza. Se alimento la mia fede frequentando spesso i sacramenti o no. Se voglio essere fedele alla Chiesa o no. Lei c’insegna a fare centinaia di scelte ogni giorno, e solo così siamo profondamente liberi.

Una ragazza, una volta, mi ha raccontato che aveva deciso di non volere frequentare più un ragazzo, perché le arrecava danno. Aveva fatto la scelta giusta. Dopo un mese, mi ha raccontato che continuava a frequentare quel ragazzo. Secondo Padre Kentenich, la libertà non è solo la capacità di decidersi, ma anche di realizzare ciò che si è deciso. Chiaramente, in questo caso la ragazza non è libera, se dopo aver deciso di lasciare il ragazzo continua a parlare con lui. Abbiamo bisogno della Madonna per essere liberi, perché siamo fragili e la nostra volontà è debole. Abbiamo bisogno di una Madre. Abbiamo bisogno della Madonna e della sua grazia, Lei è la donna dello Spirito, per essere liberi e forti, per poter portare avanti le nostre decisioni. Quanto più deboli e fragili ci sentiamo, più abbiamo bisogno di Dio e più siamo chiamati a pregare.

La Madonna vuole a Schoenstatt, dal suo Santuario, trasformarci in uomini e donne decisi. L’uomo nuovo che propone P. Kentenich è quello che liberamente, col cuore, partendo dalla propria originalità e da un rapporto personale, affettivo e credente con Dio, vive i valori cristiani. Non abbiamo necessità di negare la morale, l’etica, né di negare l’esistenza di Dio per essere liberi. Soltanto se siamo capaci di vivere la dimensione “sacerdotale” della nostra vocazione cristiana, che conduce tutte le cose a Dio, e se siamo capaci di vivere secondo la verità che il Creatore ha messo nella natura dell’uomo e ha rivelato nella storia, siamo pienamente liberi.

“Che il mondo e la nostra propria anima diventino profondamente cristiani è un compito molto difficile” ci dice P. Kentenich, ma noi siamo convinti che “l’educazione mariana è capace di creare uomini e comunità forti e sane” e di donarci “un atteggiamento mariano nei confronti della vita” (1934)

Lasciarsi educare dalla Madonna, partendo da un profondo legame con lei. Questa è la condizione, la vita quotidiana dell’Alleanza d’Amore. Un profondo legame vissuto di giorno in giorno, di ora in ora. Maria, rendici simili a Te! L’amore rende simili.

Padre Kentenich usava fare questo gioco di parole per memorizzare le cose: “Ave” nell’orecchio, “Magnificat” sulle labbra, il bimbo in braccio, sul capo le lingue di fuoco e il cuore trafitto da sette spade. Il suo stesso rapporto con Dio, “ecco la serva del Signore”, ecco la figlia disposta a dire di si. Com’era il suo rapporto davanti ai grandi problemi della vita: il peccato, la limitazione, la sofferenza? Per tanti non esiste più il peccato, e per questo nemmeno il perdono. Invece l’Immacolata ci ricorda che c’è stato un peccato originale, ma che il buon Dio se confesso il mio peccato mi perdona, e mi fa somigliare a Lei. La Madonna è cosciente dei suoi limiti nell’Annunciazione ma “per Dio nulla è impossibile”. Maria ai piedi della croce una vera testimonianza di come sopportare il dolore. Il Magnificat ci parla della sua dignità e della coscienza di essere scelta. Guardate il pino marittimo, l’ho voluto prendere come esempio, per la sua dignità, per l’originalità della sua forma. Che bello, quando si va ad Ostia e si vedono le diverse forme delle chiome dell’albero, come cercano il cielo, ognuna diversa dall’altra! Cari, qualcuno li ha potati! In caso contrario, il nostro pino avrebbe una forma più tonda e sarebbe più basso. E così, vogliamo essere come il pino marittimo e lasciarci educare dalla Madonna. Lei ci fa crescere in alto, e scoprire che Dio è il Padre della Misericordia, che Cristo ha sacrificato la vita per noi, per perdonare le nostre colpe e farci figli di Dio. Come il pino è potato per crescere in alto, così anche la Madonna ci aiuta a capire le prove che il Buon Dio mette sul nostro cammino. È questo lo stile di vita mariano, che ci permette di accettare il dolore, i nostri propri limiti e anche il nostro peccato, come un modo che Dio utilizza per educarci e per avvicinarci a Lui. Carissimi, la stessa immagine che usava Nietzsche, con un altro significato, per il superuomo, era quella del bambino. La Madonna ci insegna a guardare la vita con gli occhi di un bambino, come dice una canzone, e con la stessa innocenza riusciamo anche nelle circostanze più difficili, a vedere la mano del buon Dio che sta “potando” e ci vuol far crescere. Siamo come un pino mediterraneo, che attraverso la potatura cresce in alto e prende forme originalissime, l’uno diverso d’altro. Maria c’insegna a dare un significato a ciò che non ha significato: al peccato, alla sofferenza, ai nostri propri limiti, perché c’insegnano a sperimentare in noi stessi la misericordia di Dio, che, come il pino, ci lancia verso l’alto.

Questa è l’esperienza di un giornalista cattolico italiano, che forse conoscete, Antonio Socci, che proprio un anno fa, il 12 settembre 2009, ha visto sua figlia Caterina di 24 anni rischiare di morire per un improvviso arresto cardiaco. Ha scritto un libro per testimoniare come in quest’anno difficile per lui e per la sua famiglia, la Madonna gli sia stata vicino e gli abbia dato tanto conforto. Così scrive: “E la Madonna ci chiede di testimoniare al mondo la nostra totale fiducia il Lei, il nostro completo abbandono, attraverso un affidamento instancabile, un indomito grido. Mi sono ricordato, quanto diceva Santa Bernadette, nella sua semplicità: “la Madonna ama farsi pregare”. Perché la Madonna ama farsi pregare? La ragione è profonda: penso che sia perché pregare, aprendo il cuore a Lei, serve a noi, perché così può cambiarci e stringerci a sé, ottenerci grandi grazie e soprattutto convertirci. Farci ritrovare noi stessi. Perché , infine, impariamo ad affidarci a Lei, con fiducia totale, senza riserve, sospetti o timori. Perché ci accorgiamo di avere una Madre, immensamente buona. Che al Figlio può chiedere tutto. E che è la mediatrice di tutte le grazie”.

I nostri ragazzi vogliono pregare durante la Messa per Caterina e mandare una lettera a Socci, dicendogli che anche noi preghiamo per sua figlia.

D’altra parte, come risposta al relativismo che vive la nostra cultura, l’uomo nuovo ha chiarezza dei principi cristiani sulle domande fondamentali della vita: la morte, il senso della vita, il senso della famiglia, la dignità dell’uomo, la sessualità, la vocazione dell’uomo e della donna, il senso del lavoro e del denaro. Questa chiarezza di principi l’ha acquisita con il proprio sforzo, visto che oggi pochi sono coloro che la trasmettono. Un cieco non può guidare un altro cieco. Non possiamo educare se trasmettiamo soltanto dubbi e domande. Nella Madonna troviamo, secondo P. Kentenich, una sintesi semplice di tutti i valori cristiani: "Con ragione noi la denominiamo come un compendio plastico di dogmatica, di morale e di ascetica. In Lei tutto il catechismo prende forma e figura. Ella è, da secoli, per il popolo cattolico, un esempio illustrativo delle differenti verità del catechismo". Per questo anche la preghiera del Santo Rosario, con i suoi 4 misteri, sono una sintesi del Vangelo. E lo sono anche i misteri gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della nostra propria vita, che meditiamo assieme al Signore e alla Madonna. Un Rosario meditato e vissuto, nel quotidiano facendo nostra la vita del Signore. So che per alcuni non è facile pregarlo. Si incomincia con una decina, forse in macchina, mentre si lavora in casa, quando si cammina per la strada. Portarlo nella borsetta o in tasca aiuta. Alla fine diventa una grazia il poter pregarlo.

Chi guarda l’immagine della Nostra Madre Tre Volte Ammirabile di Schoenstatt non può pensare che la fede è soltanto qualche cosa della volontà o della ragione. Si crede col cuore. Guardando la Madonna negli occhi, ci convinciamo che Dio è amore e perché si è fatto uomo, quest’amore è chiamato ad essere anche umano. Carissimi, Nietzsche è stato incapace di amare nella sua vita, e ha avuto grandi difficoltà nei rapporti umani, finché è impazzito. A noi, la Madonna c’insegna ad amare. È questo l’uomo nuovo: nella forza di Cristo sa donare se stesso. In una cultura che coltiva l’individualismo chi sa amare diventa un tesoro per tanti e un punto di riferimento che come un’isola per coloro che stanno naufragando nel mare della vita. P. Kentenich diceva che l’uomo nuovo può soltanto crescere nella comunità nuova. E Maria è capace di creare questa comunità sana e forte: così saranno le nostre famiglie, i nostri gruppi, le nostre comunità parrocchiali.

L’uomo nuovo è il “teista creatore”, diceva P. Kentenich. È l’uomo che si sente chiamato a fare la storia, si sente inserito in una missione originale nella storia di salvezza del mondo. Crea, perciò, non come frutto della pazzia – come nel caso di Nietzsche – ma come frutto dello Spirito. L’uomo nuovo, perciò, si sente impegnato con l’umanità e la Chiesa, ma anche con il suo piccolo mondo: la famiglia, la parrocchia, il suo paese. P. Kentenich ha voluto, perciò, chiamare il Movimento, Movimento Apostolico di Schoenstatt, perché una caratteristica dell’uomo nuovo è il suo impegno per gli altri. Non basta aiutare a cambiare le persone; dobbiamo dare di noi stessi per cambiare la cultura, ci sentiamo responsabili della nostra società. “Voi siete il sale della terra” … “Voi siete la luce del mondo …” (Mt 5) ci dice il Signore. Questo stile di vita mariano crea una cultura d’Alleanza che vogliamo aiutare a costruire, che secondo P. Kentenich, si basa sulla dignità dell’uomo, sul fatto che ciascuno di noi è un dono di Dio, e che la vita viene da Lui. La solidarietà, come espressione dell’aspetto sociale dell’amore. E ciò che permette che esistano i due aspetti sopra nominati è l’autorità, come servizio disinteressato alla vita dell’altro e che riconosce l’autorità di Dio. Tutti e tre i principi sono oggi in crisi, non esiste rispetto per la vita dell’uomo; ognuno pensa a se stesso e ai propri benefici e ancora di più l’autorità si è svuotata di valore e tante volte ha pervertito la sua vocazione di servire senza alcun interesse.

Pensare che tutto questo lo possiamo conquistare senza il nostro sforzo, è inutile. Non siamo diventati cristiani per essere più comodi, ma per dar un significato alla nostra vita. V’invito, perciò, quest’anno a sforzarvi nella vostra autoeducazione, nella vostra vita di preghiera. Siamo deboli e tante volte ci sentiamo impotenti, per questa ragione abbiamo bisogno di pregare. Senza l’aiuto della nostra cara Madre non saremo mai i cristiani di cui ha bisogno il nostro tempo. Non dovrebbe passare più di un’ora senza che il nostro pensiero sia rivolto a Lei. Se il Signore ci ha regalato i sacramenti, l’Eucaristia e il sacramento della riconciliazione, come dono, dobbiamo utilizzarli. Nel vangelo ascoltavamo domenica scorsa: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima ad esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.” (Lc 14, 28-33) Chi si sente chiamato a lasciarsi educare dalla Madonna in un uomo e in una donna nuova per il nostro tempo, deve sapere che si dovrà sforzare. È una decisione che abbiamo preso per seguire Gesù, e questa decisione ha le sue conseguenze. Non è facile andare contro la corrente e nemmeno è facile educare la nostra anima nel vero amore. La giara, come alle nozze di Cana, e per noi un simbolo dei nostri apporti al Capitale di Grazia, e la nostra piccola collaborazione quotidiana alla redenzione dell’uomo. Nulla senza di noi.

Quest’anno, perciò, vogliamo ripetere e imparare a memoria la preghiera che P. Kentenich ha scritto nel campo di concentramento di Dachau - pensate, nel campo di concentramento! - proprio il luogo opposto a quello che vogliamo costruire: “ A Te, Maria, vorremmo somigliare e come te nella vita camminare: con forza e dignità, semplicità e mite ardore diffondere pace, pace letizia e amore. Attraversa tu stessa in noi il nostro mondo e a Cristo Signore rendilo pronto” Amen.

[Modificato da Caterina63 07/12/2010 23:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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