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Curiosità .... Cattoliche e dalla Città del Vaticano... (2)

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2014 16:12
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Sesso: Femminile
23/04/2011 09:08
 
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Tradizione cristiana
e comunicazione


Dimensione centrale nel cristianesimo, la tradizione - termine e concetto teologico non a caso spesso incompreso da prospettive estreme tra loro opposte - include ovviamente anche la trasmissione comunicativa della fede. "Bisogna sapere essere antichi e moderni, parlare secondo la tradizione ma anche conformemente alla nostra sensibilità. Cosa serve dire quello che è vero, se gli uomini del nostro tempo non ci capiscono?" diceva già nel 1950 monsignor Montini a Jean Guitton.

La riflessione del futuro Paolo VI era in realtà perfettamente in linea con una storia di lunghissimo periodo, che inizia con il proselitismo cristiano dei primi secoli, creativo e sostenuto da una intensa circolazione di testi. Anche da questo punto di vista, insomma, nonostante radicati stereotipi, costantemente la Chiesa si è preoccupata di trasmettere con efficacia la notizia più rivoluzionaria, sintetizzata dall'augurio pasquale dei cristiani orientali: "Cristo è risorto. Sì, è davvero risorto".

Di fronte alla modernità comunicativa la Chiesa di Roma e i Papi si sono dimostrati all'avanguardia.
 
Dall'intervista di Leone XIII pubblicata in prima pagina su "Le Figaro" del 4 agosto 1892 - la prima di un Romano Pontefice, concessa tra l'altro a una giornalista donna di tendenza socialista - alla sapienza pastorale di Pio X, che faceva personalmente catechismo ai ragazzi delle parrocchie romane nel cortile di San Damaso, sino alle decisioni innovative nell'ambito dei media di Pio XI e Pio XII, legati agli esordi di radio, cinema e televisione.

Anche in questo campo il Vaticano II e i Papi che l'hanno di fatto preparato, voluto e condotto - Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI - hanno significato una svolta. Nella crescente visibilità, iniziata con i viaggi montiniani nei cinque continenti e portata al culmine dall'incessante itinerario mondiale di Giovanni Paolo II, per mostrare al di là di ogni apparenza la croce di Cristo nel mutevole e drammatico panorama del mondo: stat crux dum volvitur orbis.

Da sei anni Benedetto XVI - che al servizio della verità ha dedicato la vita e proprio per questo vuole più efficaci e presenti i media vaticani - si preoccupa di spiegare la tradizione: per farsi capire da bambini e anziani, giornalisti e fedeli, intellettuali e politici. Oggi lo fa rispondendo in televisione, per la prima volta, a domande giunte da ogni parte del mondo. Per tenere insieme fede e ragione, per dimostrare amicizia verso tutti. Nella continuità della tradizione cristiana.

g. m. v.



(©L'Osservatore Romano 23 aprile 2011)

IL PAPA RISPONDE IN TV ALLE DOMANDE DEI FEDELI. LA TRASCRIZIONE DELLO STORICO EVENTO




Storia e vicissitudini dei marmi di Palazzo Rondinini a Roma

Solo trenta scudi per la Pietà di Michelangelo



di ANTONIO PAOLUCCI

Il 24 maggio a Roma, a Palazzo Rondinini, viene presentato il volume I marmi antichi del palazzo Rondinini a cura di Daniela Candilio e Marina Bertinetti (Roma, De Luca, 2011, pagine 248, euro 45). Anticipiamo l'intervento del direttore dei Musei Vaticani.

Il grande storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann era di casa. Consigliava acquisti, forniva expertises, studiava e pubblicava le opere più importanti della collezione. Goethe che durante il soggiorno romano (1787) aveva preso alloggio in una casa ubicata quasi di fronte, vi arrivava spesso in visita accompagnato dalla sua bella amica la pittrice Angelica Kauffman.
Sto parlando del Palazzo Rondinini al Corso e dei suoi giorni felici quando ospitava una raccolta di sculture antiche e di lapidi fra le più celebri e invidiate di Roma. Proprietario del palazzo, conoscitore raffinato di archeologia classica e sagace collezionista, era il marchese Giuseppe.
Alla sua morte nel 1801, ebbe inizio l'inarrestabile declino. In assenza di eredi diretti i beni immobili finirono smembrati, la raccolta di statuaria antica andò in gran parte dispersa, il palazzo cambiò nome passando in proprietà prima al marchese di Capranica, poi al conte Roberto Sanseverino Vimercati. Nel novembre del 1946 l'edificio veniva acquistato dalla Banca Nazionale dell'Agricoltura. A seguito di fusioni e annessioni bancarie oggi è del Monte dei Paschi di Siena.

Evento memorabile nella storia novecentesca del palazzo e delle sue collezioni è stato l'acquisto, nel 1952, della Pietà di Michelangelo che dei Rondinini porta il nome e che è oggi custodita nel Museo del Castello Sforzesco di Milano.
La Pietà Rondanini - è questa, Rondanini e non Rondinini, la declinazione del nome oggi universalmente accettata - stava nel palazzo da secoli e sembrava non interessare nessuno. Nel 1904 il Ministero della Pubblica istruzione non ritenne opportuno acquistarla. Un secolo prima, nell'inventario del 1804, i periti diedero alla scultura la stima infima di 30 scudi accompagnadola con questa motivazione: "Un gruppo moderno abbozzato che si dice opera di Michelangelo Buonarroti, ma si conosce essere stato un equivoco".
Così vanno le cose nel mondo dell'arte. L'errore di attribuzione è sempre possibile. Le stime economiche possono cambiare anche radicalmente nel mutare della critica e del gusto. Basti pensare che quando, all'inizio del Novecento, lo stato italiano acquistò dal principe Borghese la celebre Galleria per trasformarla in pubblico museo, nell'inventario ufficiale un dipinto del Sassoferrato veniva valutato tre volte la Buona Ventura di Caravaggio.
Ma torniamo a Palazzo Rondinini. Oggi non ci sono più i colti aristocratici che, come il marchese Giuseppe, collezionavano i tesori di arte antica. Ci sono però, per nostra grande fortuna, le banche. Ai nostri giorni sono loro a praticare il mecenatismo culturale, un tempo privilegio delle élites.
Il Monte dei Paschi di Siena ha voluto che il palazzo ora di sua proprietà venisse integralmente e minuziosamente studiato: nelle sue vicende costruttive, nelle molte opere di interesse artistico archeologico e documentario che ancora conserva, nella sua storia abitativa, patrimoniale e, soprattutto, collezionistica.
Il risultato è un libro di rigoroso impianto storico e di impeccabile filologia. Nasce dall'alleanza fra la Banca e la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. Donatella Capresi, funzionario del Monte dei Paschi ma anche apprezzata storica dell'arte, ha coordinato e portato a felice conclusione l'impresa.

Abbiamo detto della grande dispersione subita dai marmi Rondinini dopo la morte del marchese Giuseppe. I pezzi più celebri (la Medusa copia romana di un originale greco ammirata da Goethe, l'Alessandro il Grande che Winckelmann considerava la rappresentazione più bella di quel sovrano, il rilievo bucolico con bovini al pascolo, il ritratto di Bruto il tirannicida) furono acquistati da Ludwig di Baviera e si conservano oggi nel Museo di Monaco. Altri pezzi finirono a San Pietroburgo nelle collezioni dello Zar, altri ancora nei Musei Vaticani. Di molti, entrati nei labirinti dell'antiquariato internazionale, si sono perse le tracce.
Il farsi e il disfarsi di una collezione d'arte è sempre una affascinante avventura. Chi legge nel libro il bel saggio di Brigitte Kuhn-Forte (Formazione e dispersione della raccolta dei marmi Rondinini) può capirlo.
La scienza e il denaro, l'erudizione e la passione, le ragioni del mercato e l'occhio del conoscitore, gli appetiti degli eredi e gli interessi di antiquari, mediatori, restauratori, critici, si tengono insieme e si bilanciano in un confronto incessante. Le collezioni crescono, si trasformano e declinano insieme alle famiglie che le hanno volute e possedute.
La fortuna sociale e la ricchezza collezionistica dei Rondinini aumenta per più di due secoli, prima nella residenza di Campo Marzio poi nel palazzo del Corso edificato e ornato nel Settecento dagli architetti Gabriele Valvassori e Alessandro Dori. Nel giro di pochi anni, all'inizio del XIX secolo, la collezione si dissolve. Nel 1827 Antonio Nibby non può che registrare i "resti di una superba raccolta un tempo celebre".

Tuttavia i "resti" sopravvissuti a vendite e a dispersioni sono ancora numerosi e spesso di rilevante interesse artistico e archeologico. È merito del libro averli studiati e pubblicati tutti: lapidi, iscrizioni, busti, rilievi scolpiti, statue a figura intera per un totale di oltre duecentocinquanta numeri di catalogo. Soprattutto importante è la raccolta epigrafica studiata, nel libro, da Marisa Bertinetti. Sono circa cento pezzi, iscrizioni sepolcrali in gran parte, solo di rado di certificata provenienza. Parlano di liberti imperiali, di mercanti come nella nota iscrizione dedicata a Licinius Nepos, di militari, eques singulares o pretoriani come il Sarmatius originario della Tracia romana. Sono elogi funebri come la Laudatio Murdiae di età augustea che piaceva a Winckelmann. È un insieme prezioso, formatosi fra XVII e XVIII secolo in base a criteri che privilegiavano l'onomastica rara e le iscrizioni particolari.



(©L'Osservatore Romano 23-24 maggio 2011)


[Modificato da Caterina63 23/05/2011 18:43]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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