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Il successo della riscoperta della Messa Antica (4)

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 12:40
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16/11/2010 11:08
 
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Messe in latino sull'Avvenire

Testata de L'Avvenire 14.11.2010 (courtesy d. Camillo)

Ci sono eventi che vi frastornano per un buon quarto d'ora. Uno di questi è trovare un articolo dedicato alla Messa in latino (quella vera!) nella prima pagina dell'Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale italiana. E leggervi solo parole d'encomio, di lirica suggestione, come del resto ci si aspetterebbe dall'autrice del pezzo: la scrittice Antonia Arslan, una delle più fini menti della nostra letteratura contemporanea e, come ogni credente innamorato della Bellezza, estimatrice del rito immemoriale.
Inverosimile... eppure è proprio l'Avvenire: lo attesta, più ancora del logo a sinistra, la presenza a destra della pubblicità per un qualche saggio del card. Martini (scritto, dice la presentazione, "per trovare la strada e guardare con fiducia al futuro"... grazie, ben gentile, ma preferiamo la ricetta dell'Arslan)
Ma ecco il testo dell'articolo:


MESSE IN LATINO

Mi è capitato spesso di andare alla Messa in latino, la frequentatissima messa delle 11, nella chiesa di Sant'Agnese a New York.

È meglio arrivare in anticipo.

C'è una folla di persone di tutte le origini vestita a festa: le donne bianche spesso in tailleur e cappellino, le nere in sontuose tuniche drappeggiate, l'usciere portoricano col suo ampio sorriso, la messicana vestita di viola, con un grande fiocco di raso sulla schiena, inginocchiata di fronte all'immagine della Vergine di Guadalupe.

La cerimonia è vivace e festosa, con musiche di grandi compositori e un coro raffinato.

Qui in Italia, a Venezia, alla chiesa di San Simon Picolo, ho trovato invece un rito austero e semplice, meno appariscente, ma forse, forse più autentico.

Non sembrava un'eccezione domenicale, ma il perpetuarsi di parole e gesti antichi, carichi di significati secolari, che il celebrante ripercorreva con noi, pur voltato com'era verso l'altare, pur pronunciando le parole di una lingua perduta.

Le persone assistevano assorte, leggendo i libretti, coi testi in latino e in italiano.

La musica e il canto stimolavano senza sovrapporsi: e la presenza del sacro mi parve sempre più intensa, come se altre antichissime voci affiancassero le nostre, voci dei morti e dei vivi, insieme fino alla Resurrezione.

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la mia piccola testimonianza

Embarassed  le parole della scrittrice Arslan Antonia mi hanno commossa e coinvolta molto, così come sono coinvolta ogni volta che vado alla Messa di sempre qui, appunto, a Venezia e concordo con la descrizione che ha fatto non solo perchè ho avuto modo di descrivere anch'io questo scenario da "anticamera del Paradiso", ma proprio per la famosa e tanto strumentalizzata "ACTUOSA PARTECIPATIO".... 
 
Un grande grazie va a padre Konrad, alla sua serietà, al suo impegno sacerdotale, per l'adorazione Eucaristica egli si mette li, in ginocchio sul nudo scalino, e con noi sta lì, in silenzio orante per un'ora, con noi.... si fa compagnia a Gesù e il sacerdote è lì a testimoniare la verità di questa Presenza che sa riempire un'ora di Silenzio, concluso il quale, vorresti essere ancora li e dire con gli apostoli: "Signore, non andiamo via! Faremo delle tende, e dormiremo qua.....non scendiamo a valle dove altra gente NON VUOLE CAPIRE quello che Tu sei....."  
e sembra sentire il Signore ripeterci: "Ma il vostro posto è là, la in mezzo a loro....e ciò che avete ricevuto, portatelo nel mondo...."  
 
e di nuovo, al termine della settimana, quando padre Konrad ci rammenta che alle 15,00 di ogni Domenica facciamo un pò di Adorazione Eucaristica, sembra riascoltare il Signore invitare: "e quando siete stanchi, venite con me, riposatevi un pò..."  
Grazie padre Konrad!  
e un grazie ai cantori della Domenica che devono prendere macchina e treno per venire fino a Venezia e per noi, cantare le Lodi di Dio...  
Con gratitudine, affetto e fraternità,


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Interessante anche l'intervento dal Blog Messainlatino di un altro forumista:


Guy Fakwes
Mi ricorda un vecchio brano di Ceronetti, quando capitò "per caso" alla Misericordia nel luglio 1990.  
 
Potrebbe anche trattarsi di un miraggio acustico. Si crede di udire ma non ce niente che emetta suoni. Tra miraggi della vista e dell'udito, così vivranno gli ultimi uomini sulla terra. Troppo avanti è ormai la desertificazione della vita. Alcuni miliardi di corpi che si muovono senz'anima non basta questo per dire che qua c'è la vita. L'esperienza che dico non è delle più avventurose: si entra semplicemente nella chiesa della Misericordia di Torino, alle dodici della domenica, e si aspetta che il prete esca a celebrare una Messa. E' quando comincia che ti pare di essere preso da un miraggio acustico - perché la Messa è detta in latino. Bisogna avere delle radici occidentali, non solo di conoscenza ma di inconscio (che quando si scopre o si decanta parla latino arcaico) perché avvenga il miracolo e Lazzaro si agiti tra le bende. Messa in latino con accompagnamento di gregoriano non è «concerto» non è «manifestazione culturale» non è «archeologia liturgica» e non ci si va in gita scolastica; è un momento di vita spirituale spennellato sul delitto di spegnimento, sul cancro dell'estinzione della bellezza come evento normale e reale, della bellezza come fondamento (che riconosceremo l'unico) dell'intelligibilità del mondo. Nel momento in cui il rito ha inizio hai subito la misura del deserto che siamo diventati, buttando via da autentici bruti un simile perfetto fiore. Il male portato all'interno della comunità cattolica europea (dico europea perché il resto del mondo chi sa dov'è e si raccoglie più intorno a qualcuno che a dei riti come la Messa) dalla feroce amputazione liturgica fatta gaiamente passare per riforma e rinnovamento da papi, vescovi, concilii e letterati, non si misura in cifre di presenze o di consensi: non si è trattato di un abolire avente in quell'abolizione mutante il proprio limite, ma di un'abolizione che seguita ad abolire, di un togliere che non finisce di togliere qualcosa a tutti, di una corrosione permanente introdotta direttamente nell'anima. Succede come quando si tagliano dei grandi alberi per far posto a un parcheggio asfaltato. Perso il bene dell'albero, l'asfalto è un danno che seguita a far danno, sebbene cento voci possano dire che è utile, necessario e che «ci voleva proprio».  
 
E ancora:  
 
Tra i graffiti dello straordinario castello d'Issogne si legge, con emozione, in francese del XVI: «Nell'anno 1535 la messa ha cessato di essere detta a Ginevra». Precisione della scure: «ha cessato». Quella fu una riforma: la Riforma. Morte, ma morte che rigenera. Per un certo tempo; perché tutto ha un tempo. Tutti fanno silenzio - la messa è sparita - e dal silenzio emerge un nuovo coro, più travagliato di Dio, più desideroso di àwicinarglisi. Così Calvino, Farei e compagni... Strangolarla col garrote subito, ma non avvilirla, non farla vivere, la Messa, per compromesso. La Messa della liturgia in volgare è un suo cessare ogni volta e un po' per volta, una gallina che non si finisce di spennare viva. E con quali cori!! «Signor ti vogliam bene...». Ma che roba è quella? Nessuna barriera... Allora, sull'altare può salirci anche Madonna. Alla Misericordia chi ci va ci andrà, spero, per disgusto dell'altra messa, e per disperazione e bisogno: per questo, essenzialmente. Tocca alla gente (di battuti e perplessi le città ne mettono insieme a milioni) e non ai preti, far rivivere il rito autentico. Ai preti reintrodurre il latino nello stomaco a forza, anche se dicono okay e hanno il personal e il fax in sacrestia, sarebbe proprio un'opera di misericordia. Il Vaticano ha dato questa concessionucola sperando probabilmente di chiudere, aprendo un pezzo di museo, la piaga. Ma la piaga è enorme, e che una realtà mistica con radici soprannaturali evidenti riapra come «museo della domenica» dalle 12 alle 13 per generosa tolleranza delle Autorità, è imperdonabile
.  
 
Questo articolo fu corresponsabile della mia prima volta alla messa tridentina. Speriamo lo stesso dell'articolo della Arslan, per molte altre anime.  




[Modificato da Caterina63 16/11/2010 12:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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