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Il viaggio di Pio VII a Padova, cronistoria interessante

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2010 18:51
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[SM=g1740722] Ringraziando il Blog: Sacris Solemniis

riportiamo:


Papa Pio VII a Padova (parte I)

.... proponiamo l'antica cronaca della visita di Papa Pio VII in Padova, tratta dal bel libro di Don Felice Giacometti "Pio VII a Padova".
Naturalmente suddivideremo la cronaca in tre parti, per aggevolare il lettore.

Di seguito, la prima parte:




MEMORIE COMPENDIOSE
sull'arrivo, soggiorno e partenza
dalla città di Padova
della Santità del Sommo Pontefice

PIO VII
felicemente regnante


Padova 1800

nel Seminario

con lic.

a spese di Paolo Faccio


A consolazione del Mondo Cattolico, eletto nell'isola di San Giorgio Maggiore della Città di Venezia in Sommo Pontefice Gregorio Barnaba Chiaramonti di Cesena, Monaco Cassinense, Vescovo di Tivoli, poi d'Imola, Cardinale di San Callisto, pubblicato il 14 marzo 1800, che prese il nome di Pio VII e in venerazione della santa memoria dell'immortale suo Antecessore, e perchè da esso creato Cardinale; la Città di Padova fino da quel momento ebbe una qualche piacevole lusinga di essere onorata della sua sacra presenza, appoggiata sull'esimia pietà di tanto Pontefice, che non avrebbe forse tralasciato di portarsi a venerare le ceneri del Taumaturgo Sant'Antonio, e nel tempo stesso a riconoscere l'insigne Abbazia di Santa Giustina, che lo accolse per qualche tempo nell'età sua giovanile.

Né furono vane tali concepite speranze; mentre tutta inondata di gioia ella si fu, quando assicurata ne venne, che prima di trasferirsi all'antica Romana Sua Sede, erasi già determinato dal Santo Padre di passare a questa Città,e così render compiuti i voti di questi divoti abitanti non solo, ma de' R.R. Monaci ancora, che tanto anelavano d'essere onorati d'un Ospite, figlio anch'egli un giorno dello stesso Santo loro Istitutore, ed ora Capo visibile di tutta la Chiesa Cattolica.

La giornata adunque dei 25 di maggio fu la destinata del Santo Padre per trasferisrsi a questa nostra Città.


Precorso poco prima il lieto annunzio col mezzo di una ben concepita, e tenera Pastorale del meritissimo Vicario Gener. Capitolare Mons. Illustrissimo, e Reverendissimo Francesco Sciopione Marchese Dondi dall'Orologio Protonotario Apostolico, e Canonico di questa insigne Cattedrale, che in volto d'ognuno traspirar videsi il sacro entusiasmo per la venuta di un tanto Pontefice; ben ricordevole ancora questa Città, quanto stato fosse prezioso per essa da diciot'anni il passaggio del suo Antecessore Pio VI, di sempre santa memoria.


Nella domenica appunto, 25, del detto mese, molto prima dell'arrivo del Santo Padre, accorere videsi ogni ordine di persone o alle Porte del Portello per cui dovea fare il suo ingresso, o a quelle strade per le quali dovea egli passare, attendendo con divota impazienza il primo momento di poter contemplare la Sacra Persona.


Poco dopo il mezzogiorno arrivò finalmente la Santità Sua alla Porta del Portello. Alcune carrozze da gala con livree dell'Abbazia di Santa Giustina l'attendevano a quella volta, onde a suo piacimento poterne far uso, offerte dai Monaci deputati del Monastero, che al primo apparire della Santità Sua smontarono per inchinarsi alla medesima.

Il Santo Padre però, ringraziati qué R.R. Monaci, volle rimanere in quelle da truppa di Cavalleria, e festeggiato dal suono giulivo di tutte le campane non che delle acclamazioni del folto popolo, nel cui volto dipinta vedeasi la gioia, e la venerazione verso l'Augusta Persona del Supremo Vicario di Cristo. Molte carrozze di questa Nobiltà conquelle dé R.R. Monaci gli furono di seguito. Dovunque passò, i portici, e le finestre erano adorne di tappezzerie.

Giunta la Santità Sua per la ben lunga strada alla Chiesa di Santa Giustina, fu ricevuto dagli Eminentissimi Cardinali Livizzani, della Somaglia, e Braschi Onesti, da molti Vescovi, e Prelati, non che dal Reverendissimo P. Procurator Generale della Congregazione Cassinense, dal Reverendissimo P. Abbate, e da tutta la Religiosa Comunità.

Appena smontato di carrozza entrò nella Chiesa, donde, fatta prima una divota e fervorosissima adorazione all'Altare del Santissimo Sacramento, passò al destinatogli appartamento, ove ammise al bacio del piede quella festosa ed esultante Comunità Religiosa. Dopo di ciò diede udienza a diversi distinti personaggi, che vi si erano portati per complimentarlo del di lui suo felice arrivo.

E' ben nota la vasta fabbrica del Monastero di Santa Giustina in due piani oltre il pian-terreno. Nel superiore fu alloggiato il Sommo Pontefice. Imponente al certo ad ognuno che la ravvisa è quella parte, dove è costruita la Libreria. Salita tutta la scala si pone in un luogo, e capace corridore, che porta ad una grande antisala pure ritrovasi, e a linea retta una lunga fila di camere, dove è solito risiedere il Reverendissimo P. Abbate.


Questo adunque fu l'appartemento alla Santita Sua destinato. Tanto pel corridore, che nelle antisale, Libreriae Camere erano dall'alto pendenti de' grandi lampadarj di cristallo, o vogliansi dir chiocche con cere, per accenderle sull'imbrunir della notte.
Le pareti delle camere per Sua Santità, parte erano di scelti quadri fornite ad uso di galleria, e parte di preziose tappezzerie, spezialmente la Camera del Trono di soprarizzo d'oro addobbata.

Se di giorno era maestoso un tale appartamento vieppiù nella notte dava ad esso risalto la quantità de' lumi accesi; e dalla prima antisala da lungi osservata, riusciva ad ognuno d'ammirazione, e stupore.

Brevemente descitto l'appartamento del Santo Padre, nel dopo pranzo del giorno stesso del suo arrivo, si portò a visitarlo S.A.R. l'Arciduchessa Maria Anna Ferdinanda d'Austria Sorella dell'Augustissimo Nostro Sovrano, ed Abbadessa del Nobile Capitolo di San Giorgio in Praga, che da qualche tempo onora questa Città nel Collegio, ossia Ritiro delle Nobili Dimesse. Si trattenne la prelodata Principessa in lungo discreto colloquio con Sua Santità, ed undi introdotte alcune Dame del suo seguito, non che parecchi Cavalieri, furono tutti ammessi al bacio del piede, e della mano.


Partita l'Arciduchessa, Sua Santità volle appagare l'immensa folla di persone di ogni ordine, impartendo loro l'Apostolica sua Benedizione da una Loggia appositamente eretta nel Monastero e riguardante il Prato della Valle, vagamente apparata; dopo di ché si recò consolare colla sua presenza le Religiose del vivino Monastero della Misericordia, che furono benignamente ammesse al bacio del piede, e rimasero piene di spirituale contento per la di lui affettuosa degnazione.

Nel suo ritorno, acclamato dappertutto e venerato da un immenso numero di persone si compiacque di fare un giro intorno alla gran Piazza del Prato della Valle, ove passando impartì l'Apostolica sua Benedizione al divoto popolo in prodigioso numero concorsovi, e che tutto ingombrava quell'ampio, e spazioso recinto, formando il più bello, e commovente spettacolo.

Restituitosi finalmente il Santo Padre a Santa Giustina, all'entrare nel suo appartamento trovò nell'anticamera molti distinti Personaggi, fra i quali Sua Eccellenza il Sig. Tenente Maresciallo Baron di Monfrault, e Sua Eccellenza il Sig. Marchese Ghisilieri.

 In detta sera, stante la ristrettezza del tempo, che non permise di apprestare tutto l'occorrente, non potè effetturasi la divisata illuminazione della gran facciata della Chiesa di Santa Giustina; bensì fu illuminato a cera l'interno del Monastero e segnatamente il vasto appartamento di Sua Santità; come fu similmente praticato in ciascheduna sera, finchè si trattenne la medesima ad onorare il Monastero suddetto.

"E' ben nota la vasta fabbrica del Monastero di Santa Giustina in due piani oltre il pian-terreno. Nel superiore fu alloggiato il Sommo Pontefice."


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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continua la cronaca della visita di Pio VII in Padova.



Nel susseguente giorno di lunedì 26, verso le ore 9, Sua Santità scesa dal suo appartamento, passò a Celebrare la Santa Messa nella Chiesa di Santa Giustina, alla quale assistettero diversi Cardinali, Vescovi, e prelati, Sua Eccellenza Tenente Maresciallo Mounfrault, e Sua Eccellenza Marchese Ghisilieri unitamente a molta Nobiltà.
Erano parimenti assidui al corteggio di Sua Santità li suoi Camerieri segreti di Cappa e Spada, fra i quali si distinsero il N.H. Catterin Corner Veneto, il N.H. Balbi Genovese, e li Co: Co: Matteuzzi, e Remondini.
Quel vastissimo tempio si vide ripieno di immenso popolo. Celebrato che ebbe il santo Sacrifizio, ascoltò la Messa di un suo Cappellano segreto. Dopo passò nel Coro interno, ove ammise al bacio del piede molta Nobiltà, e popolo dell'uno e dell'altro sesso, facendogli sempre corte le L.L. Ecc. Ghisilieri, e Monfrault.
In seguito comparve su la prenominata Loggia, imponendo l'Apostolica Benedizione al sempre numeroso ed esultante popolo.

Preceduto poscia dal Crocifero, e fiancheggiato dalla Cavalleria, si trasferì con numeroso seguito di carrozze al Nobil Ritiro delle Dimesse, a render la visita a S.A.R l'Arciduchessa Maria Anna Ferdinanda, che lo accolse nel suo appartamento. Dopo di essersi trattenuto con essa in privato colloquio, la Santità Sua ammise al bacio del piede tutta quella Comunità.

Restituitosi il Santo Padre al Monastero di Santa Giustina poco dopo le ore 12, e salito al Trono, accolse con singolare umanità il Reverendissimo Capitolo de' Monsignori Canonici della Cattedrale Protonotarj Apostolici col privilegio de' Partecipanti in Abito Prelatizio, colà trasferitisi con seguito di carrozze, e fu umiliato il riverente uffizio da Mons. Illustrissimo e Reverendissimo Canonico Arciprete Co: Marco Regolo San Bonifacio.

Indi fu introdotta la Nobile Deputazione Rappresentante il General Consiglio, vestita con la consueta formalità in mantello nero listato d'oro, accompagnata da numerosa Nobiltà, che si è colà pure tradotta con numeroso seguito di carrozze.

Fu umiliato il complimento di riverenza e di omaggio alla Santità Sua a nome della Città dal Deputato Reg. Delegato Nob. Sig. Marchese Luigi Maria Fantini, a cui il Santo Padre degnò corrispondere con sensi di singolare umanità; ammettendo poscia al bacio del piede tanto la detta Nobile Deputazione, che tutto il Ceto Nobile; dopo di che furono presentati gl'Illustrissimi Signori Professori di questa celebre Regia Università, vestiti con le consuete loro Toghe, ed umiliato il riverente loro omaggio col mezzo del Nob. C: Ab. Matteo Franzoja P.P.P., e sindaco Legista, a cui con espressioni di benignità avendo corrisposto il Santo Padre, furono tutti ammessi al bacio del piede.

Anche la Nob. Presidenza della Veneranda Arca del Santo, e qualche altro Corpo ebbero l'onore di rendere i tributi di omaggio e riverenza a Sua Santità, accolti tutti con paterno affetto.

Verso le ore 6 poi della sera si recò il Santo Padre col solito treno al Monastero di Santa Sofia, ove dopo fatta la consueta visita alla Chiesa, vi si trattenne per lungo spazio di tempo, ed esternò la sua divozione verso le sacre spoglie della B. Beatrice Estense, dalle quali colle sue proprie mani staccò un dito per memoria, e venerazione di una tale Beata.
Passò quindi alla visita della Chiesa, e Monastero della R.R. Monache Francescane della Beata Elena, dove ritrovasi Superiora la sorella di Mons. Illustrissimo e Reverendissimo Vescovo d'Adria don Arnaldo Speroni degli Alvarotti dell'Ordine Cassinense, Prelato assistente al Soglio Pontificio. Ivi con le proprie sue mani il Santo Padre mise l'Anello in dito a quella meritissima Superiora, onorandola, con quelle che gli succederanno al governo, del titolo di Abbadessa.

Ad ora bene avanzata si restituì alla sua residenza in Santa Giustina, passando per le prinicipali strade e piazze della Città, che per un tratto di vera consolazione ed esultanza d'un Ospite, ch'è il Capo di tutto il Mondo Cattolico, furono universalmente, e copiosamente illuminate a giorno con forniture alle botteghe e strati alle finestre.
Essendo il martedì dedicato al Glorioso Sant'Antonio, volle il Santo Padre celebrare il S. Sagrifizio della Messa all'Altare dell'Arca di un tanto Taumaturgo. Alle ore 9 circa adunque del giorno 27 con un corteggio più numeroso del solito, e seguito di carrozze della Nobiltà, si avviò la Santità Sua al magnifico Tempio di detto Santo.
Questo era tutto illuminato, come nelle più solenni Funzioni, e ripieno d'ogni ordine di persone disposte secondo i ranghi, specialmente in luogo distinto il Ceto Nobile tanto della Città, che delle vicine, concorso in gran numero.




"Alle ore 9 circa adunque del giorno 27 con un corteggio più numeroso del solito, e seguito di carrozze della Nobiltà, si avviò la Santità Sua al magnifico Tempio di detto Santo. Questo era tutto illuminato, come nelle più solenni Funzioni..."



All'ingresso della Santità Sua, per quanto durò l'adorazione all'Altare del Santissimo Sacramento fu cantata dai Musici della Cappella l'Antifona "Ecce Sacerdos Magnus"; e nel frattempo della preparazione alla Santa Messa furono suonate scelte Sinfonie.
Volle esservi presente al Santo Sacrifizio anche S.A.R. l'Arciduchessa Maria Anna Ferdinanda colla sua prima Dama di Corte, come parimenti Sua Eccellenza il Sig. Marchese Ghisilieri. Assistettero alla Messa di Sua Santità tre eminentissimi Cardinali Livizzani, Borgia e Braschi Onesto, oltre a molti Vescovi e Prelati.
Terminata la Santa Messa, ed ascoltata quella d'un suo Cappellano segreto, si trsferì a visitare il Santuario unitamente alla R. Arciduchessa, e suo nobil seguito, e venerò l'insigne Reliquia della Lingua del Santo, dove poi salito maestoso Trono, ammise al bacio del piede molte Dame, e persone.
S'incamminò poscia alla Sagrestia, dove la benignità del Santo Padre, a soddisfazione della pietà di molte altre pesone, ammise pur queste al bacio del piede. Dopo esser stato servito all'interno del Convento di scelto rinfresco, passò a visitare la Scuola o Confraternita del Santo, situata nella Piazza del prenomianto Tempio, e salito sopra una Loggia a tal oggetto preparato, impartì l'Apostolica Benedizione alla moltitudine concorsavi: ammise poi al bacio del piede quei Confratelli ed altre persone intervenutevi.

Restituitosi alla sua Residenza, dopo un breve giro per la Città, si presentò a prestargli il dovuto omaggio la Congregazione de' Reverendissimi Parrochi della Città, e fece il riverente uffizio il Reverendissimo Parroco don. Alvise Dott. Bottelli, a cui degnò corrispondere il Santo Padre con tenerezza di paterno affetto.
Dopo il pranzo alle ore 6 circa la Santità Sua col solito treno si è trasferita alla Chiesa Cattedrale, ch'era tutta ripiena di popolo, vagamente, e riccamente addobbata, ed illuminata sfarzosamente, anche con molta copia di lampadari di cristallo di cere.

Cantata dal Coro de' Musici con Istrumenti al suo ingresso in Chiesa l'Antifona "Ecce Sacerdos Magnus", orò lungamente all'Altare del Santissimo Sacramento, passò quindi all'Altar Maggiore ad adorare la Santa Croce che v'era esposta, indi si portò alla Sagrestia de' Monsignori Canonici, dove ammise al bacio del piede tutto quel Nobile Capitolo, ove fu servito colle solite formalità di squisito rinfresco, come pure il suo seguito, e Corte Nobile.
Ritornato poi in Chiesa visità l'Altare del B.Gregorio Cardinale Barbarigo, e venerò l'incorrotto suo corpo.
Nel restituirsi che fece a Santa Giustina, visitò il Monastero delle R.R. M.M. Canonichesse Lateranensi dell'Ordine Agostiniano dette di Betlemme. Ivi si trattenne per qualche tempo, e lasciò piene di consolazione quelle pie Religiose, che furono conforme il solito ammesse al bacio del piede.
In detta sera non solo fu replicata l'illuminazione della Città tutta, ma anche la grande facciata della Chiesa di Santa Giustina; e la parte esteriore del Monasterol che riguarda il Prato della Valle, e la vicina strada comparvero tutte vagamente illuminate.

Meriterebbero perciò una dettagliata descrizione per essere state dall'universale pienamente applaudite, ma ci restringeremo ad alcuni cenni, che daranno per altro una qualche idea del ben concepito disegno.
Fu adunque formata una finta facciata architettonica in tre comparti come è la Chiesa. Quello di mezzo fu conformato d'Ordine Corinzio con grandi colonne binate con scanellature e fascie spirali, così pure gli altri due con colonne dello stess'Ordine.

Negl'intervalli vi erano delle nicchie con grandi statue simboleggianti diverse Virtù.
Le parti dell'Architettura, come sono le basi, gli architravi, i fregi, le cornici con li sovrapposti, frontoni, e piedistalli scon altre Statue di mior grandezza, furono di bene dipinti a diversi colori raffiguranti la varietà de' finti marmi, che tutto essendo al di dietro copiosamente illuminato, e perchè trasparente, formava una vaga ampia veduta. Nell'alto poi sostenuto da due Angeli in aria ergevasi il grande stemma getilizio di Sua Santità in egual modo trasparente.
L'esteriore del Monastero fu in simil guisa ridotto a simmetria architettonica. mentre le colonne, e i fregi alle porte, a tutte le finestre in contorno, le piramidi sopra il tetto, e li ben disposti lampioni di deverse vaghe forme, e colori, rendevano un tutto sì ben disposto, e luminoso, che fu l'ammirazione di un'inifinità di spettatori.
Davano risalto venti gran Piramidi ad ombrelle alla Chinese con lumi pendenti a chiocca, disposte lungo lo stradone, che conduce al Monastero.

Al di sotto della Loggia della Benedizione, altra pur ve n'era chiusa da cancellata, dove continuamente una scelta Banda d'Istrumenti da fiato con armoniosi concerti rendea ancor più brillante lo spettacolo, che riuscì tanto più grato allo stesso Santo Padre, quanto che sull'imbrunir della notte usendo dal Monastero di Betlemme gli si presentò per ammirarlo e goderlo all'immprovviso senza alcuna prevenzione.
Tosto che giunse Egli a Santa Giustina comparve sulla Loggia della Benedizione, la quale impartì al numerosissimo popolo, che copriva una gran parte del Prato della Valle, e che non cessava di prorompere in festevoli e divote acclamazioni. 


"passò a visitare la Scuola o Confraternita del Santo, situata nella Piazza del prenomianto Tempio, e salito sopra una Loggia a tal oggetto preparato, impartì l'Apostolica Benedizione alla moltitudine concorsavi"

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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La terza e utlima parte della cronaca della visita di Pio VII nella città dì Padova. I precedenti post,
qui e qui.






Nella giornata dei 28 si recò il Santo Padre col solito treno al ritiro delle Nobili Dimesse. Dopo una fervorosa orazione all'Altare del Santissimo Sacramento, passò nel bel capace interno Coro dietro l'Altare suddetto, dove se gli presentò la R. Arciduchessa seguita dalla sua prima Dama, prostrandosi ai piedi di Santità Sua, da cui fu sollecitamente sollevata.
Celebrò la Santa Messa all'Altare interno del Coro, ed impartì il Pane Eucaristico alla prelodata Altezza Sua, che assisté con edificante divozione al Santo Sagrifizio.

Terminata la Santa Messa, ascoltò conforme al solito quella di un Suo Cappellano segreto.
Dopo di essere stato servito di un scelto rinfresco, ed ugualmente avendo di quello partecipato tutti i componenti la Nobile Sua Corte, ritornò nel Coro, dove assiso sotto magnifico Baldacchino vi ammise al bacio del piede S.A.R. la sua prima Dama d'onore, e le sue Damigelle, quella Religiosa Comunità, ed in appresso un numero considerabile di Nobili, ed in seguito altre distinte persone.
Ritornato il Santo Padre a Santa Giustina, visitò la Chiesa, e Monastero delle R.R. Monache Benedettine di Santa Agata, che furono ammesse al bacio del piede, e che ammirarono la paterna ed affettuosa degnazione di Sua Santità.

Restituitosi il Sommo Pontefice alla sua abitazione, ammise al bacio del piede molte distinte persone, e nello stesso giorno accordò il medesimo onore al Reverendissimo Rettore, ed ai Lettori e Maestri del Seminario Vescovile.
Dopo pranzo circa l'ora solita si portò a visitare i Monasteri delle R.R. Monache Benedettine di San Pietro, San Benedetto, e San Prosdocimo. Accordò a tutte l'onore del bacio del piede.
A notte avvanzata si restituì a Santa Giustina, e potè osservare l'illuminazione della Città e del Monastero stesso, che fu parimenti in detta sera replicata, impartendo col solito della sua benignità dalla Loggia di quel Monastero all'affollato popolo l'Apostolica Sua Benedizione.

Portandosi quindi alle sue stanze accolse gli omaggi di Molti distinti personaggi, fra i quali Sua Eccellenza il Sig. Tenente Maresciallo de Malius destinato al comando di Ancona.
La mattina del giovedì 29 maggio fu di qualche riposo a Sua Santità, non essendo sortito dal Monastero di Santa Giustina, e soltanto verso il mezzo giorno S.A.R. l'Arciduchessa Maria Anna Ferdinanda si portò dal Santo Padre accompagnata dalla sua prima Dama di Corte. onde porgere alla Santità Sua i felici auguri pel suo viaggio destinato per Venezia nel susseguente venerdì.
Dopo la partenza della prelodata Principessa passò il Santo Padre alla Gran Loggia, ove diede all'affollato esultante popolo l'Apostolica Benedizione.
In seguito trasferitosi per la magnifica Libreria di esso Monastero al suo appartamento, ammise al bacio del piede un numeroso popolo ivi concorso, il che succedeva ogni qual volta il Santo Padre sortiva dalle dette sue stanze mediante la paterna benigna sua condiscendenza.


"Dopo pranzo circa l'ora solita si portò a visitare i Monasteri delle R.R. Monache Benedettine di San Pietro [...]. Accordò a tutte l'onore del bacio del piede."


Alle ore 6 dopo pranzo, onde appagare i vivi desideri di tre Monasteri di Monache Benedettine, si è trasferita Sua Santità col solito treno a quelli di San Mattia, di Santo Stefano, e di San Giorgio. In ciascheduno dei premenzionati Monasteri ammise al bacio del piede le respettive Religiose, e varie Dame concorsevi, trattato già di squisiti rinfreschi, dei quali partecipò in luogo appartato tutta la sua Corte Nobile.
Andò finalmente a visitare il Monastero dell'Eremite ad ammise al bacio del piede tutta quella edificante Comunità.
Quindi facendo ritorno a Santa Gustina, vide di bel nuovo la Città illuminata, e ben disposte in maggior numero le illuminate Piramidi alla Chinese, colla solita banda d'Istrumenti nella stabilita Loggia.
La benignità del Santo Padre non volle che rimanessero delusi i desideri di un affollato popolo, che sul Prato della Valle l'attendeva; a cui dalla solita Loggia impartì l'Apostolica sua Benedizione, corrispondendo questi con le solite incessanti acclamazioni di allegrezza.

In detto giorno fu di grata sorpresa alla Nobile Deputazione rappresentante il Generale Consiglio la visita del R.P. Celerario Leoni, in unione col Nob. Co: Gio. Battista Sanfermo, entrambi incaricati da Sua Eccellenza Reverendo Mons. Caraccioli Maestro di Camera di Sua Santità, per testificare alla prelodata Nobile Deputazione la piena soddisfazione del Santo Padre di quanto questa Città, e la Deputazione stessa che la rappresenta, hanno contribuito nell'esternare la divota loro esultante sensibilità riguardo alla sua sacra Persona, con qué tributi di ossequio, di omaggio, e Religione; benignamente invitandola a rappresentare qualunque suo desiderio a Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Maestro stesso di Camera. Tali clementissime significazioni di compatimento magnanimo di Sua Santità col mezzo dei due prelodati Soggetti fatte giungere alla Nobile Deputazione, non poterono essere accolte coi più vivi sensi di riverente confusione, di grata riconoscenza, e di filiale tenerezza.
Infatti nella sera del giorno stesso la Nobile Deputazione rappresentante il General Consiglio, composta dalli Nobili Sigg. Marchese Luigi Maria Fantini, Co: Giuseppe Aldrighetti, Stefano Venezze, e Benedetti Trevisan seguita dal su Segratario Nob. Sig. Scordova, ebbe l'alto onore di essere per la seconda volta presentato alla Santità Sua, ai cui piedi umiliò colle divote espressioni di ringraziamento un riverentissimo Memoriale, implorando per ora sopra la Città di Padova l'Apostolica sua Benedizione, onde per aver ottenuto dal Cielo l'incomparabile dono d'essere annoverata fra le primogenite della Chiesa, sia preservata costante nella Cattolica Religione fino al compier de' secoli da qualunque insidia dell'infernale nemico.

Accolse il Santo Padre con vera sensibilità la più essenziale fra le petizioni, e letto per intero con inisprimibile degnazione l'umiliatogli Memoriale, assicurò la Deputazione, che impartirà in ogni tempo le Apostoliche sue benedizioni sopra una città si religiosa, onde tale appunto mantengasi fino alla fine de' secoli; e dopo breve paterno colloquio li ammise tutti inteneriti al bacio delle sacre sue mani.
Stabilita dal Santo Padre la susseguente giornata del venerdì pel suo ritorno alla Città di Venezia, si venne a penetrare nella sera stessa antecedente, col mezzo di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Caraccioli Suo Maestro di Camera, un nuovo tratto veramente singolare della non mai abbastanza encomiata benignità sua, col non voler partire da questa Città, se prima a divota soddisfazione di questo Pubblico, non si fosse recato alla gran Sala della Ragione, onde ammettere anche al bacio del piede quelli, che non avessero potuto ottenere una tal grazia.

Fu subito fatto innalzare un maestoso Trono in detta Sala, ed altro pur simile in una delle Loggie della medesima riguardante sottoposta Piazza. 
Udito adunque per tempo in detta mattina di venerdì della Santità Sua il S. Sacrifizio della Messa nella cappella del suo appartamento in Santa Giustina, passò sopra la Loggia, ed impartì l'Apostolica sua Benedizione ad ogni prodigiosissimo numero di popolo, e di persone di ogni ceto, concorse per appagare la propria divozione. Nelle anticamere di Sua Santità trovavansi li Nobili e Reverendissimi Monsgnori Canonici in Abito Prelatizio, e numerosa Nobiltà.


"[...] non voler partire da questa Città, se prima a divota soddisfazione di questo Pubblico, non si fosse recato alla gran Sala della Ragione, onde ammettere anche al bacio del piede quelli, che non avessero potuto ottenere una tal grazia."


Sceso finalmente dal suo appartamento, e salito nella consueta sua carrozza preceduto da una numerosa truppa di Cavalleria, e dal Crocifero, e seguito dalle Carrozze de' Monsignori Canonici, da quelle de' R.R. Monaci, e da tutte le carrozze da gala della Nobiltà Padovana con entrovi la medesima, si avviò verso la gran Sala della Ragione.
Appiedi d'una delle grandi scale della medesima tutta coperta di tappeti, fu a riceverlo la Nobile Deputazione rappresentante il General Consiglio; ed introdotto nella Sala stessa, salito il già preparato Trono ammise al bacio del piede prima la detta Nobile Deputazione, indi molta Nobiltà, ed altre persone; e rimarcò la Santità Sua l'iscrizione di marmo, che la sempre dolce e santa memoria conserva nell'immortale suo Antecessore, onorò la detta Sala della sua sacra Persona.

Passò quindi all'altro Trono nelle Gallerie di detta Sala eretto, che riguardando Piazza delle Erbe, ripiena di un'infinità di popolo, a cui impartì l'Apostolica sua Benedizione fra le incessanti acclamazioni di allegrezza del popolo stesso, a cui fece la Santità Sua degli umanissimi cenni di suo gradimento.
Accompagnato finalmente dalla detta Nobile Deputazione, a cui rinnovò i più benigni, clementi tratti della piena soddisfazione, salì nella sua carrozza, e proseguì il suo cammino verso la Porta del Portello, in mezzo sempre ad un folto popolo, e fra il suono di tutte le campane della Città, col seguito costante di tutte le prenominate carrozze.
Giunto il Santo Padre alla riva del fiume Brenta, per la ben lunga strada che colà conduce, tutta adobbata di tapezzerie; ritrovò pur ivi la Nobile Deputazione, che si affrettò per altra strada di arrivarvi prima di lui, e rinnovati verso la sacra sua Persona i più vivi sensi di riverenza, di omaggio, e di ringraziamento, a' quali benignamente corrisposto dal Santo Padre, fra le lagrime di tenerezza e della Nobile Deputazione e del numerosissimo popolo, che tanto lungo la riva, che sopra le barche, ed il non breve tratto delle mura della città eravi concorso, pose piede nel suo naviglio, tanto nell'interno, che nell'esterno vagamente adobbato, da cui per l'ultima volta impartì sopra questa città e sopra il popolo stesso, l'Apostolica sua Benedizione. Fu seguito il naviglio di Sua Santità da altro per li Prelati, e persone di sua Corte parimenti in vaga foggia allestito. 

"[...] e proseguì il suo cammino verso la Porta del Portello, in mezzo sempre ad un folto popolo, e fra il suono di tutte le campane della Città, col seguito costante di tutte le prenominate carrozze."

Molte persone per lungo tratto dietro la riva del fiume sempre camminando, mosse da rispetto, venerazione, e filiale attaccamento verso il primo Gerarca della Cattolica Chiesa, non sapendo staccarsi dal mirare se non altro il naviglio su cui risiedeva il Sommo Padre del popolo cristiano.
Lasciò la Santità Sua i cuori de' Padovani commossi per quella sua maestosa sì, ma affabile sacra presenza, dolcemente condiscendendo ad ogni umiliata richiesta del bacio de' santi suoi piedi, e di grazie ad alcuni concesse, specialmente all'Ordine Ecclesiastico; e per quella benigna dimostrazione che a divedere egli diede di compatimento per quanto con animo religiosamento spontaneo concorsero tutti ad esternare a riguardo della sua augusta, e sacra Persona.

In principal modo devesi rimarcare quanto li R.R. Monaci di Santa Giustina, sempre splendidi in ogni incontro, in questo poi sì luminoso hanno contribuito a rendersi meritevoli degli universali dovuti elogi. Non isfuggirono alle ben concepite idee dei R.R. Monaci direttori, nel far allestire tanto magnifico, e maestoso appartamento per uso di Sua Santità, quanto agli altri destinati ai Prelati, ed altre persone del suo seguito, le cose più minute, che furono meritatamente rimarcate da Ospiti sì cospicui.
L'apparecchio poi delle tavole, l'apprestamento delle squisite e copiose vivande, i frequenti scelti rinfreschi riuscirono di grata soddisfazione agli Eminentissimi Cardinali, a' Vescovi, e Prelati, unitamente a quelli del seguito di Sua Santità in copioso numero erano giornalemente invitati dalla generosità de' prelodati R.R. Monaci.
Attesa la suprema sua dignità, pranzando solo il Santo Padre, erano dalla benignità sua prescelti all'onore di starvi presenti, oltre a qualche rispettabile soggetto, alcuni R.R. Monaci a vicenda giornalmente, fra i quali con maggior frequenza il Rev. P. procurator generale, il Rev. emeritissimo P.Abbate, attuale D.Gio: Alberto Campolongo, il Rev. Padre Trevisan, li R.R. Padri Celerarj Leoni, e Bagnado, i quali tutti si distinsero in ispecial modo coll'assidua rispettosa loro attenzione e verso il Santo Padre, che dimostrò sempre la sua piena soddisfazione, e verso tutti i rispettabili Prelati di sua Corte, che rimarcarono le maniere nobili, ed obbiganti di tutta quella Religiosa Comunità, che in tale incontro, come si disse, si è tanto distinta a maggior lustro ancora, ed onore della Città di Padova, che ben meritatamente si compiace d'avere fra le sue mura una sì commendabile Abbazia.

"[...] si è tanto distinta a maggior lustro ancora, ed onore della Città di Padova, che ben meritatamente si compiace d'avere fra le sue mura una sì commendabile Abbazia."



 Si ringrazia  il Blog: Sacris Solemniis

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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