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La Devozione popolare mariana, fatti e storie, cultura di popoli

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2015 11:36
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08/01/2011 22:05
 
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Il grande abbraccio
   

Giovedì 12 novembre 2009, ad Assisi, nella Basilica di santa Maria degli Angeli, di fronte ai partecipanti dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha rinnovato l’assoluta fedeltà al Papa e la consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria.

Nel corso dell’omelia, nel Santuario che custodisce la Porziuncola, il Presidente della Cei ha espresso affetto e ubbidienza a Benedetto XVI.

«Nel cuore dell’Eucaristia – ha confessato – il nostro pensiero va al Santo Padre: il ricordo non viene dall’esterno, ma sorge dall’affetto che abbiamo per lui, la sua persona e il suo compito: "Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa"». «Nasce da quel vincolo di radicata e obbediente comunione che il divino Maestro chiede innanzitutto a noi, pastori della sua Chiesa», ha sottolineato.

«Davanti all’altare e sotto lo sguardo della Madre di Dio – ha affermato l’Arcivescovo di Genova – rinnoviamo il che abbiamo pronunciato un giorno, quello della nostra Ordinazione episcopale. È affiorato trepidante sulle nostre labbra, coscienti che per essere vescovi secondo il cuore di Dio avremmo dovuto farci in modo più deciso e amoroso discepoli di Cristo».

«Siamo qui – ha detto – anche per fare memoria del 50° anniversario della consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria (13.9.1959), un evento che ha segnato coloro che l’hanno vissuto in prima persona e che ha segnato altresì la storia religiosa della Chiesa e del Paese». Il Porporato ha spiegato che i gesti che si compiono nel segno della fede non restano in superficie come dei gesti esteriori e convenzionali, ma scendono in profondità come dei semi buoni che, una volta deposti, portano frutto secondo i tempi e i modi che Dio solo conosce.

In questo contesto, il Presidente della Cei ha affermato come da un capo all’altro dell’Italia il numero sconfinato di chiese e santuari, di cappelle ed edicole dedicati alla Madonna siano come «un grande abbraccio, il segno visibile di una presenza che illumina e rassicura come lo sguardo di una madre».

Di fronte alla devozione del popolo alla Vergine, alle tradizioni radicate nel cuore della gente, non solo degli adulti, ma anche dei ragazzi e dei giovani, il Cardinale ha sostenuto che i vescovi sono «testimoni spesso commossi e grati».

Un   primo piano del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e   presidente della Cei.
Un primo piano del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei (foto Giuliani).

Il Presidente della Cei ha riconosciuto che «la devozione alla Madonna non subisce tracolli col tempo, è sempre fresca e profonda, irriga l’anima e orienta a Dio, supera indenne e feconda le temperie culturali più diverse».

Ha reso noto il messaggio di Benedetto XVI che in merito ha scritto: «I vescovi italiani vollero consacrare l’Italia al Cuore immacolato di Maria. Di tale atto così significativo e profondo, voi rinnoverete la memoria, confermando il particolarissimo legame di affetto e devozione che unisce il popolo italiano alla celeste Madre del Signore. Volentieri mi unisco a questo ricordo».

Facendosi guidare dall’esempio di Maria, la quale «è stata anche la prima e più fedele discepola», il Cardinale ha auspicato che «la devozione nostra e del nostro popolo tocchi l’anima e la vita, i sentimenti e le decisioni» di tutti i credenti.

«Tutti – ha riconosciuto – siamo esposti alla tentazione di correre sulle cose disperdendo quanto il Signore ci dona di ispirazioni, grazie, incontri, affetti. Anche noi vescovi corriamo questo rischio pressati da responsabilità molteplici e gravi».

Ma «il cuore della Vergine – ha continuato il Porporato – non è un semplice e geloso contenitore di ricordi, un puro esercizio di memoria: è anche il luogo della riflessione» perché «è storia di salvezza. La riflessione di Maria si rivela così desiderio e ricerca della volontà di Dio. Per questo è preghiera».

A questo proposito, dopo aver ricordato grandi mistici come Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, il Curato d’Ars e Teresa di Calcutta, il Cardinale ha concluso invocando la Madonna affinché «ci faccia crescere come pastori secondo il cuore di Cristo, ricordando le parole di Giovanni Maria Vianney: "Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù"» (cf A. Gaspari, Zenit, 12.11.2009).

E a Redona… Il 17 e 18 febbraio 2009 si è tenuto nella località bergamasca un incontro organizzato dalla Provincia italiana dei Missionari monfortani sul tema: Insieme… per evangelizzare.

Nel suo intervento il monfortano Santino Epis ha ripercorso la storia della consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria, illustrandone l’attualità e l’efficacia pastorale per l’oggi. Il religioso, chiedendosi alla luce delle sfide cui deve far fronte la Chiesa italiana quale significato assuma tale evento, ha sottolineato che non è tanto un’occasione per rinnovare, in forma magari solenne, un atto di fede e di amore, col pericolo che esso resti un gesto "formale". La consacrazione a Maria va rinnovata e vissuta soprattutto come tappa nel lungo e difficile itinerario della continua opera di conversione che impegna tutta la Chiesa italiana. Si tratta di prendere coscienza del ruolo di Maria in questo comune sforzo di conversione, riscoprendo l’insostituibilità della sua missione materna.

Inoltre, la ricorrenza può diventare un’occasione provvidenziale per riproporre una catechesi adeguata sul culto mariano in genere, e in particolare sulla consacrazione a Maria. Essa riveste tutti i caratteri di un’autentica forma di spiritualità, cioè di una vita cristiana non passivamente ricevuta, ma responsabilmente accolta; non dispersiva, ma unificata; non vissuta a intermittenze, ma coinvolgente tutta l’esistenza.

Don Giacomo Panfilo. Il Parroco di Clusone (Bergamo) ha accompagnato l’assemblea di Redona in un percorso mariano profondamente biblico e ricco di esperienza. Nel suo primo intervento su La consacrazione a Gesù per mezzo di Maria è partito dalla definizione della consacrazione come dono esplicito di sé a Dio. Consacrazione è riconoscere che si è suoi, che non ci si appartiene più, ma che si appartiene a lui e lasciare che questa verità segni la propria vita.

Così la consacrazione richiama con forza il Battesimo perché si radica nella connessione a Gesù Cristo che avviene nel Sacramento. Lì si diventa figli nel Figlio, consacrati nel Consacrato che mette se stesso nelle mani del Padre, scegliendo di essere una cosa sola con lui e che fa della sua volontà il suo cibo e la sua vita.

Il Battesimo è l’inizio di questo cammino che dovrà divenire sempre più consapevole e totale.

Il culmine della consacrazione di Gesù sarà la croce e anche il discepolo è chiamato ad unirsi alla sua obbedienza, a consacrarsi con lui e come lui.

E Maria? Lei è presente nel Battesimo e nel Battesimo il discepolo ancora una volta è affidato a Maria; è chiamato, con il suo aiuto materno e seguendo il suo esempio, a ridiventare sempre più del Signore.

Don Giacomo, poi, ha gettato una bella luce sul senso della ricorrenza della consacrazione dell’Italia a Maria. È una chiamata rivolta a noi perché viviamo veramente la nostra consacrazione. Così il nostro Paese sarà consacrato!

Nella seconda relazione, don Giacomo, a partire dal Vangelo, ha proposto alcuni atteggiamenti "mariani" che dovrebbero animare il fare pastorale. In particolare, riferendosi alle parole di Maria alle nozze di Cana, ha ricordato che Gesù va riconosciuto come il Signore, il punto di riferimento, il centro, il motore, la ragione di tutto quello che si fa da cristiani e come Chiesa.

Gesù Cristo è l’alfa e l’omega anche della pastorale e Maria porta a dipendere da lui (cf sito Internet; voce: Convegno Redona).

d.m.
   

«Come potremmo vivere il nostro Battesimo senza contemplare Maria, così accogliente del dono di Dio?».

Giovanni Paolo II



http://www.stpauls.it/madre/1003md/1003md00.htm


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Presentazione di P. Alessandro M. Apollonio FI sul Simposio Mariologico Internazionale sulla Consacrazione alla Vergine Maria,nel 50o della Consacrazione dell'Italia al Cuore Immacolata di Maria, tenutosi a Frigento (AV) dal 5 al 7 luglio 2010.

La serie delle 13 conferenze sono visibili sulla web TV dell'Immacolata

http://curiaffi.immaculatum.net/tvimmacolata/index.html



CLICCARE QUI PER IL VIDEO



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"Alma Mater"
Canta Benedetto XVI


   

«Senza la musica nessuna disciplina può considerarsi perfetta»
(sant’Isidoro di Siviglia).

  

Cari artisti, voi siete custodi della bellezza; voi avete la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano. Siate perciò grati dei doni ricevuti e pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare la bellezza attraverso la bellezza! E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con gli occhi affascinanti e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente.

La   copertina di Alma Mater. Music from the Vatican.
La copertina di Alma Mater. Music from the Vatican.

È l’invito fatto da Benedetto XVI agli artisti, convocati nel «luogo solenne e ricco di arte e di memorie» che è la Cappella sistina, dove tutto parla di bellezza e richiama a colui che è autore e donatore di ogni bellezza. Un incontro che, sulla scia dei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, sente forte il bisogno di intrecciare un rapporto stretto, un dialogo sincero, uno scambio necessario della Chiesa con il mondo dell’arte: arte che si traduce in forme ed espressioni diversissime. La musica e il canto sono tra queste, ed è a tutti noto quanto Joseph Ratzinger sia un valente musicista e soprattutto ami e sappia esprimere lui stesso la dolce musica e il bel canto.

La pubblicazione Alma Mater (Multimedia San Paolo, € 20,50), è una traduzione concreta. Si tratta di un album musicale composto da un felice intarsio di parole del Papa e di motivi mariani accuratamente scelti, tra motivi popolari tradizionali, musica gregoriana e composizioni inedite, con l’esecuzione del coro dell’Accademia filarmonica romana, diretta da Pablo Colino, e dalla Royal Philarmonic Orchestra. Le musiche sono state scritte da Simon Boswell, Nour Eddine e Stefano Mainetti, sollecitati dall’ideatore del progetto, don Giulio Neroni, direttore artistico della Multimedia San Paolo. La scelta degli artisti, di formazione e fedi diverse, risponde al tono dell’incontro del Papa con gli stessi, aperto a tutti, perché l’arte vera supera ogni diversità e divisione e sa unire in armonica sinfonia. Alla composizione del cd ha concorso la voce del Papa che canta e prega in diverse lingue e alla sua voce si alternano e sovrappongono musiche e canti – gregoriano e musica sacra moderna – sullo stile di Abba Pater, realizzato in passato con Giovanni Paolo II.

Canto   gregoriano, Benedettini (Congregazione di Solesmes) dell'Abbazia di   Santo Domingo de Silos (Spagna).
Canto gregoriano, Benedettini (Congregazione di Solesmes)
dell’Abbazia di Santo Domingo de Silos (Spagna – foto Leto).

Lo scopo di questa realizzazione, i cui profitti saranno devoluti a una fondazione che promuove l’insegnamento della musica tra i bambini poveri, è di sperimentare, attorno all’ispirazione fondamentale delle parole del Papa dedicate a temi mariani, la possibilità di un nuovo linguaggio, quello musicale che supera tutti i confini. Il Papa si è dimostrato molto disponibile per questa realizzazione, come più volte si è dichiarato favorevole ad ogni ricerca fatta con intelligenza ed equilibrio di modi nuovi per annunciare il messaggio evangelico; i canti sono stati registrati nella Basilica di san Pietro e, secondo il giudizio dei tecnici, la voce di Benedetto XVI ha stupito per la sua «ottima tonalità».

Con un sottofondo musicale e al canto delle litanie, emerge la voce del Papa con l’affermare che «la fede è amore e perciò crea poesia e crea musica. La fede è gioia e perciò crea pienezza», nella convinzione che la grande musica, gregoriano, Bach o Mozart, nella Chiesa non sono cose del passato, ma vivono nella liturgia e nella vitalità della nostra esistenza.

Sancta Dei Genetrix, Mater Ecclesiae, Advocata nostra, Benedicta tu, Causa nostrae laetitiae, Auxilium christianorum, Regina coeli, Magistra nostra: sono alcuni dei canti proposti dalla raccolta Alma Mater, canti che – come si esprime il card. Comastri – entrano dentro l’anima «come l’acqua pulita e fresca di una sorgente di montagna».

 

 

Al Giubileo dei Vescovi del 2000

L’affidamento a Maria dell’umanità 
"a un bivio"

 

 

Geniale restauratore di attività religiose e sociali nella Francia rivoluzionaria, vide l’apostolato dei suoi figli spirituali come un prolungamento dell’opera di Maria nel mondo, una "alleanza" con Lei perché Cristo trionfi. Un solo carisma per molte missioni.

di BRUNO SIMONETTO

"La Chiesa oggi con la voce del Successore di Pietro, a cui s’unisce quella di tanti Pastori qui convenuti da ogni parte del mondo, cerca rifugio sotto la tua protezione materna ed implora con fiducia la tua intercessione di fronte alle sfide che il futuro nasconde".

L’Atto di Affidamento alla Vergine Maria della Chiesa e dell’umanità, pronunciato domenica 8 ottobre da Giovanni Paolo II insieme a oltre 1500 Vescovi rappresentanti dell’Episcopato mondiale, davanti alla statua della Madonna di Fatima, è stato non solo un nuovo tassello del composito mosaico mariano di questo straordinario Pontificato, ma un autentico sigillo sull’intero Grande Giubileo dell’Incarnazione. Il "Totus tuus" che caratterizza la spiritualità mariana di Papa Wojtyla è diventato così – in obbedienza al testamento di Cristo morente sulla Croce - un pressante invito al mondo perché si riconosca in questa formula quasi sacramentale della nuova consacrazione a Maria.

Il grande affidamento degli inizi di tutti i tempi, proclamato da Cristo: "Donna, ecco tuo figlio!", apre l’Atto pronunziato dal Papa, che successivamente, in modo significativo, lo muta in "Donna, ecco i tuoi figli!": "Madre, come l’Apostolo Giovanni, noi vogliamo prenderti nella nostra casa, per imparare da te a conformarci al tuo Figlio. "Donna, ecco i tuoi figli!". Siamo qui, davanti a Te, per affidare alla tua premura materna noi stessi, la Chiesa, il mondo intero".

Il  Papa affida alla Vergine di Fatima il mondo durante il Giubileo dei  Vescovi.
Il Papa affida alla Vergine di Fatima il mondo durante il Giubileo dei Vescovi.

Quasi un grido della Chiesa

Sfogliando fra le stupende immagini dei ricordi mariani che caratterizzano le tappe più salienti del grande Pontificato di Giovanni Paolo II, ci accorgiamo come ha spesso rimarcato il desiderio della Chiesa, già espresso nella ‘Gaudium et Spes’, di andare incontro ad ogni uomo. Egli, però, aggiunge che l’insegnamento del Concilio Vaticano II è maturato nell’atto di Paolo VI che ha definito Maria anche ‘Madre della Chiesa’. In questo modo – secondo Giovanni Paolo II – si comprende il senso dell’affidamento che la Chiesa è chiamata a fare ricorrendo al Cuore della Madre di Cristo e nostra. La consacrazione del mondo è un desiderio fortissimo, quasi un grido della Chiesa rivolto a questo cuore materno di poter annunciare liberamente ed efficacemente il Vangelo ad ogni popolo, ad ogni uomo: "Tutto attraverso Maria! Questa è l’autentica interpretazione della presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, come proclama il capitolo VIII della Costituzione dogmatica ‘Lumen gentium’"(Omelia nel Santuario di Jasna Gòra, 4-6-1979).

Nel magistero mariano di Papa Giovanni Paolo II viene indicato un cammino di consacrazione con cui donare a Maria la propria vita – "Totus tuus!" -: tutto ciò che si è e si ha, impegnandosi in un servizio totale, senza limiti e senza riserve. Si tratta di una spiritualità mariana ispirata all’esempio e alla parola dei santi, primo fra tutti Luigi Maria Grignion de Montfort, ora candidato a diventare Dottore della Chiesa proprio per il suo insegnamento sulla "vera devozione" alla Madonna: "Prendere Maria come modello e consacrarsi a lei fino a vivere in lei, per vivere in Cristo".

Suore in preghiera davanti alla Vergine di Fatima
Suore in preghiera davanti alla Vergine di Fatima "ospitata"
nella cappella delle Clarisse all'interno della Città del Vaticano.

Come ben ricordiamo, l’Affidamento della Chiesa e del mondo a Maria ora compiuto dal Papa non è un atto inedito, perché già il 25 marzo 1984 il Santo Padre, anche allora di fronte alla statua della Madonna portata appositamente da Fatima in Piazza San Pietro, aveva pronunziato l’atto di consacrazione insieme con i Vescovi di tutto il mondo, ripetendo a sua volta nella sostanza l’atto già compiuto a Fatima il 13 maggio 1982. Allora aveva affidato e consacrato "in modo speciale quegli uomini e quelle nazioni" che di quell’affidamento e di quella consacrazione avevano "particolarmente bisogno".

Tre  bambini portoghesi, vestiti da pastorinbos, come i tre veggenti, offrono  fiori alla Madonna, alla presenza del Santo Padre, in piazza San  Pietro.
Tre bambini portoghesi, vestiti da pastorinbos, come i tre veggenti,
offrono fiori alla Madonna, alla presenza del Santo Padre, in piazza San Pietro.

Significato del riaffidamento alla Madonna

Sono successe nell’ultimo scorcio del secolo tante e tali cose che il nuovo fiducioso affidamento della Chiesa e del mondo a Maria acquista una pregnanza ulteriore di attualità e, soprattutto, un carico di intenzioni ancora più intenso, come esplicita il testo stesso della preghiera: "Siamo uomini e donne di un’epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L’umanità possiede oggi strumenti d’inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie (…). Oggi come mai nel passato l’umanità è a un bivio. E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo Figlio Gesù".

Il Papa vede in Maria, apparsa a Fatima, la Madre preoccupata e sollecita per la salvezza dei suoi figli che chiede che il mondo sia consacrato al suo Cuore Immacolato; ed è la stessa Madre che esorta con precise indicazioni a vivere degnamente il senso di tale consacrazione, perché tutto il mondo ritorni a Dio.

Di nuovo, anzi, dopo più di ottant’anni da quel lontano 13 maggio 1917, la storia del prodigio di Fatima si è rivestita della gioia e della gratitudine della Chiesa, per la particolare protezione accordata da Maria al suo supremo Pastore Giovanni Paolo II. Specialmente dopo il terzo pellegrinaggio del Papa, avvenuto il 13 maggio scorso, la beatificazione dei pastorinhos Francesco e Giacinta e lo svelamento del cosiddetto ‘terzo segreto’, Fatima è apparsa al mondo quasi un ‘crocevia’ della storia d’Europa e insieme della Chiesa del XX° secolo; ed anche come il ‘cuore’ da cui traggono origine i palpiti di bontà e di amore di una Madre che non si stanca di guardare ai suoi figli, vicini e lontani.

Piazza San Pietro e la Cova da Iria, Giovanni Paolo II e la ‘Bianca Signora’, la Chiesa e il mondo, il 13 maggio 1917 e l’8 ottobre del 2000: tutto avvolto come in un ‘unicum’ da un sole luminoso, quasi fosse una sola stessa giornata di fede radiosa.

Se tutti i Papi, chi più chi meno, con maggiore o con minore consapevolezza, sono accompagnati nel loro ministero dall’aiuto materno di Maria, è certo che Giovanni Paolo II spicca per quella totale fiducia con cui consegna a Maria tutti gli uomini: fiducia enorme! Questo è il timbro della spiritualità mariana di questo Papa e del Giubileo dell’Incarnazione che volge al termine. Sicché il significato dell’Affidamento a Maria è certamente molto alto, un evento straordinario dal quale osservare tutto il senso del Grande Giubileo, sigillo della storia del secolo XX°.

La  statua originale della Madonna di Fatima, giunta appositamente dal  Portogallo, viene portata in processione tra i fedeli accorsi a decine  di migliaia in piazza San Pietro per la recita del Rosario la vigilia  del Giubileo dei vescovi.

La statua originale 
della Madonna di Fatima, 
giunta appositamente dal Portogallo, 
viene portata in processione tra i fedeli
accorsi a decine di migliaia 
in piazza San Pietro 
per la recita del Rosario 
la vigilia del Giubileo dei vescovi.

Il quegli occhi la speranza del mondo

Ma è stato anche un evento familiare, con quella piccola, incantevole statua della ‘Bianca Signora’ nei cui occhi, cercati da migliaia di fedeli, brillava la speranza del Terzo Millennio. Ce lo hanno ricordato anche visivamente quel proiettile esploso nella stessa Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, incastonato nella corona della Vergine, e quell’anello episcopale di papa Giovanni Paolo II infilato in una catenina che la Vergine stringe fra le mani, quasi un ex-voto del suo più grande devoto.

Ma l’affidamento a Maria ha per traguardo una proposta di salvezza per tutti; perciò l’evento ricusa ogni formalismo puramente ‘devozionale’ con il suo richiamo pressante a privilegiare gli esclusi dalla grande storia: "Ti affidiamo tutti gli uomini, a cominciare dai più deboli: i bimbi non ancora venuti alla luce e quelli nati in condizioni di povertà e di sofferenza, i giovani alla ricerca di senso, le persone prive di lavoro e quelle provate dalla fame e dalla malattia. Ti affidiamo le famiglie dissestate, gli anziani privi di assistenza e quanti sono soli e senza speranza".

Processione della statua della Vergine di Fatima dai cortili del  Vaticano alla piazza San Pietro.
Processione della statua della Vergine di Fatima
dai cortili del Vaticano alla piazza San Pietro.

Si poteva intonare un canto più umano di questo?

A far da corona all’abbraccio giubilare della Madonna di Fatima, prima e dopo l’Atto di Affidamento a lei dell’umanità, non c’erano soltanto i Vescovi, ma tante corone del rosario, consumate dalla forza quotidiana della preghiera. Quelle corone che, proprio in coincidenza con la festa della Madonna del Rosario, sono state sgranate da uomini e donne che hanno voluto far compagnia alla Vergine, senza lasciarla mai sola un istante: un rosario ininterrotto, un pellegrinaggio ininterrotto, guidato dall’Associazione ‘Gioventù Ardente Mariana’. Un ‘santo rosario’ la cui recita, verso l’ora del tramonto, in Piazza San Pietro, è poi stata presieduta dal Papa con i Vescovi, insieme con suor Lucia, in collegamento radiotelevisivo dalla sua clausura del Carmelo di Coimbra. Né si può tacere degli struggenti canti popolari scaturiti dalla profonda devozione mariana del popolo di Dio, convenuto da ogni latitudine, che hanno accompagnato la processione della statua. E non ha importanza se la Madonna di Fatima veniva salutata come ‘la Guadalupana’ o con altri titoli. Perché così nella Piazza San Pietro si respirava l’aria dei più celebrati Santuari mariani di tutto il mondo: Lourdes, Guadalupe, Czestochowa, Loreto o Fatima. Piazza San Pietro, cuore della cristianità e del Giubileo, è diventata per l’occasione una grande ‘Cova da Iria’.

Un ‘coro’ che, forse più che in altre pur solenni celebrazioni giubilari, ha coinvolto tutto il popolo di Dio. Dal Papa, ai Cardinali e ai Vescovi, dai Sacerdoti ai Religiosi, alle Religiose e ai laici, tutta la Chiesa ha pregato davanti alla Madonna pellegrina di Fatima. Era la voce orante della Cristianità che risuonava con gli accenti di una fede semplice, umile, autentica: la preghiera di un’umanità in cammino all’alba del Terzo Millennio, verso un futuro di speranza. Ripetendo senza fine, con le parole conclusive dell’Atto di Affidamento: "o Madre che conosci le sofferenze e le speranze della Chiesa e del mondo, assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove che la vita riserva a ciascuno, e fa’ che, grazie all’impegno di tutti, le tenebre non prevalgano sulla luce. A Te, aurora di salvezza, consegniamo il nostro cammino nel nuovo Millennio, perché sotto la tua guida tutti gli uomini scoprano Cristo, luce del mondo e unico Salvatore, che regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen!".

Bruno Simonetto


[Modificato da Caterina63 12/01/2011 10:21]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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