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LA DOMINUS JESUS promulgazione EXTRA ECCLESIAM NON EST SALUS

Ultimo Aggiornamento: 24/06/2014 15:34
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VI. LA CHIESA E LE RELIGIONI
IN RAPPORTO ALLA SALVEZZA


20. Da quanto è stato sopra ricordato, derivano anche alcuni punti necessari per il tracciato che la riflessione teologica deve percorrere per approfondire il rapporto della Chiesa e delle religioni con la salvezza.

Innanzitutto, deve essere fermamente creduto che la « Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza; ed egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa. Ora Cristo, sottolineando a parole esplicite la necessità della fede e del battesimo (cf. Mc 16,16; Gv 3,5), ha insieme confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta ».77 Questa dottrina non va contrapposta alla volontà salvifica universale di Dio (cf. 1 Tm 2,4); perciò « è necessario tener congiunte queste due verità, cioè la reale possibilità della salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità della Chiesa in ordine a tale salvezza ».78

La Chiesa è « sacramento universale di salvezza »79 perché, sempre unita in modo misterioso e subordinata a Gesù Cristo Salvatore, suo Capo, nel disegno di Dio ha un'imprescindibile relazione con la salvezza di ogni uomo.80 Per coloro i quali non sono formalmente e visibilmente membri della Chiesa, « la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma li illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo ».81 Essa ha un rapporto con la Chiesa, la quale «trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre».82

21. Circa il modo in cui la grazia salvifica di Dio, che è sempre donata per mezzo di Cristo nello Spirito ed ha un misterioso rapporto con la Chiesa, arriva ai singoli non cristiani, il Concilio Vaticano II si limitò ad affermare che Dio la dona «attraverso vie a lui note».83 La teologia sta cercando di approfondire questo argomento. Tale lavoro teologico va incoraggiato, perché è senza dubbio utile alla crescita della comprensione dei disegni salvifici di Dio e delle vie della loro realizzazione. Tuttavia, da quanto fin qui è stato ricordato sulla mediazione di Gesù Cristo e sulla «relazione singolare e unica»84 che la Chiesa ha con il Regno di Dio tra gli uomini, che in sostanza è il Regno di Cristo salvatore universale, è chiaro che sarebbe contrario alla fede cattolica considerare la Chiesa come una via di salvezza accanto a quelle costituite dalle altre religioni, le quali sarebbero complementari alla Chiesa, anzi sostanzialmente equivalenti ad essa, pur se convergenti con questa verso il Regno di Dio escatologico.

Certamente, le varie tradizioni religiose contengono e offrono elementi di religiosità, che procedono da Dio,85 e che fanno parte di «quanto opera lo Spirito nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni».86 Di fatto alcune preghiere e alcuni riti delle altre religioni possono assumere un ruolo di preparazione evangelica, in quanto sono occasioni o pedagogie in cui i cuori degli uomini sono stimolati ad aprirsi all'azione di Dio.87 Ad essi tuttavia non può essere attribuita l'origine divina e l'efficacia salvifica ex opere operato, che è propria dei sacramenti cristiani.88 D'altronde non si può ignorare che altri riti, in quanto dipendenti da superstizioni o da altri errori (cf. 1 Cor 10,20-21), costituiscono piuttosto un ostacolo per la salvezza.89

22. Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l'umanità (cf. At 17,30-31).90 Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista « improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l'altra” ».91 Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici.92 Tuttavia occorre ricordare « a tutti i figli della Chiesa che la loro particolare condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati ».93 Si comprende quindi che, seguendo il mandato del Signore (cf. Mt 28,19-20) e come esigenza dell'amore a tutti gli uomini, la Chiesa « annuncia, ed è tenuta ad annunciare, incessantemente Cristo che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose ».94

La missione ad gentes anche nel dialogo interreligioso « conserva in pieno, oggi come sempre, la sua validità e necessità ».95 In effetti, « Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4): vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità. Coloro che obbediscono alla mozione dello Spirito di verità sono già sul cammino della salvezza; ma la Chiesa, alla quale questa verità è stata affidata, deve andare incontro al loro desiderio offrendola loro. Proprio perché crede al disegno universale di salvezza, la Chiesa deve essere missionaria ».96 Il dialogo perciò, pur facendo parte della missione evangelizzatrice, è solo una delle azioni della Chiesa nella sua missione ad gentes.97 La parità, che è presupposto del dialogo, si riferisce alla pari dignità personale delle parti, non ai contenuti dottrinali né tanto meno a Gesù Cristo, che è Dio stesso fatto Uomo, in confronto con i fondatori delle altre religioni. La Chiesa infatti, guidata dalla carità e dal rispetto della libertà,98 dev'essere impegnata primariamente ad annunciare a tutti gli uomini la verità, definitivamente rivelata dal Signore, ed a proclamare la necessità della conversione a Gesù Cristo e dell'adesione alla Chiesa attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti, per partecipare in modo pieno alla comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. D'altronde la certezza della volontà salvifica universale di Dio non allenta, ma aumenta il dovere e l'urgenza dell'annuncio della salvezza e della conversione al Signore Gesù Cristo.

CONCLUSIONE

23. La presente Dichiarazione, nel riproporre e chiarire alcune verità di fede, ha inteso seguire l'esempio dell'Apostolo Paolo ai fedeli di Corinto: « Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto » (1 Cor 15,3). Di fronte ad alcune proposte problematiche o anche erronee, la riflessione teologica è chiamata a riconfermare la fede della Chiesa e a dare ragione della sua speranza in modo convincente ed efficace.

I Padri del Concilio Vaticano II, trattando il tema della vera religione, affermarono: « Noi crediamo che questa unica vera religione sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di diffonderla tra tutti gli uomini, dicendo agli apostoli: “Andate dunque, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20). E tutti quanti gli uomini sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa e, una volta conosciuta, ad abbracciarla e custodirla ».99

La rivelazione di Cristo continuerà ad essere nella storia « la vera stella di orientamento » 100 dell'umanità intera: « La Verità, che è Cristo, si impone come autorità universale ». 101 Il mistero cristiano, infatti, supera ogni barriera di tempo e di spazio e realizza l'unità della famiglia umana: « Da diversi luoghi e tradizioni tutti sono chiamati in Cristo a partecipare all'unità della famiglia dei figli di Dio [...]. Gesù abbatte i muri di divisione e realizza l'unificazione in modo originale e supremo mediante la partecipazione al suo mistero. Questa unità è talmente profonda che la Chiesa può dire con san Paolo: “Non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19) ». 102

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nell'Udienza concessa il giorno 16 giugno 2000 al sottoscritto Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con certa scienza e con la sua autorità apostolica ha ratificato e confermato questa Dichiarazione, decisa nella Sessione Plenaria, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Dato a Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 6 agosto 2000, nella Festa della Trasfigurazione del Signore.



Joseph Card. Ratzinger
Prefetto

Tarcisio Bertone, S.D.B.
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario




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NOTE


(1) Conc. di Costantinopoli I, Symbolum Constantinopolitanum: Denz., n. 150.

(2) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 1: AAS 83 (1991) 249-340.

(3) Cf. Conc. Vaticano II, Decr. Ad gentes e Dich. Nostra aetate; Paolo VI, Es. Apost. Evangelii nuntiandi: AAS 68 (1976) 5-76; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio.

(4) Conc. Vaticano II, Dich. Nostra aetate, n. 2.

(5) Pont. Cons. per il Dialogo Interreligioso e Congr. per l'Evangelizzazione dei Popoli, Istr. Dialogo e annuncio, n. 29: AAS 84 (1992) 414-446; cf. Conc. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22.

(6) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 55.

(7) Cf. Pont. Cons. per il Dialogo Interreligioso e Congr. per l'Evangelizzazione dei Popoli, Istr. Dialogo e annuncio, n. 9.

(8) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 5: AAS 91 (1999) 5-88.

(9) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Dei verbum, n. 2.

(10) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Dei verbum, n. 4.

(11) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 5.

(12) Eiusdem, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 14.

(13) Conc. di Calcedonia, Symbolum Chalcedonense: Denz., n. 301. Cf. S. Atanasio di Alessandria, De Incarnatione, 54, 3: SC 199, 458.

(14) Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Dei verbum, n. 4.

(15) Ibid., n. 5.

(16) Ibid.

(17) Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 144.

(18) Ibid., n. 150.

(19) Ibid., n. 153.

(20) Ibid., n. 178.

(21) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 13.

(22) Cf. ibid., nn. 31-32.

(23) Conc. Vaticano II, Dich. Nostra aetate, n. 2. Cf. anche Decr. Ad gentes, n. 9, dove si parla di elementi di bene presenti « negli usi e civiltà particolari di popoli »; Cost. dogm. Lumen gentium, n. 16, dove si accenna ad elementi di bene e di vero presenti tra i non cristiani, che possono essere considerati una preparazione all'accoglienza del Vangelo.

(24) Cf. Conc. di Trento, Decr. de libris sacris et de traditionibus recipiendis: Denz., n. 1501; Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, cap. 2: Denz., n. 3006.

(25) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Dei verbum, n. 11.

(26) Ibid.

(27) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 55. Cf. anche n. 56. Paolo VI, Es. Apost. Evangelii nuntiandi, n. 53.

(28) Conc. di Nicea I, Symbolum Nicaenum: Denz., n. 125.

(29) Conc. di Calcedonia, Symbolum Chalcedonense: Denz., n. 301.

(30) Conc. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22.

(31) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 6.

(32) Cf. S. Leone Magno, Tomus ad Flavianum: Denz., n. 294.

(33) Cf. Eiusdem, Lettera « Promisisse me memini » ad Leonem I imp.: Denz., n. 318: « In tantam unitatem ab ipso conceptu Virginis deitate et humanitate conserta, ut nec sine homine divina, nec sine Deo agerentur humana ». Cf. anche ibid.: Denz., n. 317.

(34) Conc. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 45. Cf. anche Conc. di Trento, Decr. De peccato originali, n. 3: Denz., n. 1513.

(35) Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, nn. 3-4.

(36) Cf. ibid., n. 7. Cf. S. Ireneo, il quale affermava che nella Chiesa « è stata deposta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo » (Adversus Haereses III, 24, 1: SC 211, 472).

(37) Conc. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22.

(38) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 28. Per i « semi del Verbo » cf. anche S. Giustino, 2 Apologia 8, 1-2; 10, 1-3; 13, 3-6: ed. E.J. Goodspeed, p. 84; 85; 88-89.

(39) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, nn. 28-29.

(40) Ibid., n. 29.

(41) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 5.

(42) Conc. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 10. Cf. S. Agostino, il quale afferma che fuori di Cristo, « via universale di salvezza che non è mai mancata al genere umano, nessuno è mai stato liberato, nessuno viene liberato, nessuno sarà liberato »: De Civitate Dei 10, 32, 2: CCL 47, 312.

(43) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 62.

(44) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 5.

(45) Conc. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 45. La necessaria e assoluta singolarità e universalità di Cristo nella storia umana è bene espressa da S. Ireneo nel contemplare la preminenza di Gesù come Primogenito: « Nei cieli come primogenito del pensiero del Padre, il Verbo perfetto dirige personalmente ogni cosa e legifera; sulla terra come primogenito della Vergine, uomo giusto e santo, servo di Dio, buono accetto a Dio, perfetto in tutto; infine salvando dagli inferi tutti coloro che lo seguono, come primogenito dei morti è capo e sorgente della vita di Dio » (Demonstratio, 39: SC 406, 138).

(46) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 6.

(47) Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 14.

(48) Cf. ibid., n. 7.

(49) Cf. S. Agostino, Enarrat. in Psalmos, Ps. 90, Sermo 2,1: CCL 39, 1266; S. Gregorio Magno, Moralia in Iob, Praefatio, 6, 14: PL 75, 525; S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, III, q. 48, a. 2 ad 1.

(50) Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 6.

(51) Symbolum fidei: Denz., n. 48. Cf. Bonifacio VIII, Bolla Unam Sanctam: Denz., nn. 870-872; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 8.

(52) Cf. Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 4; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 11: AAS 87 (1995) 921-982.

(53) Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 20; cf. anche S. Ireneo, Adversus Haereses, III, 3, 1-3: SC 211, 20-44; S. Cipriano, Epist. 33, 1: CCL 3B, 164-165; S. Agostino, Contra advers. legis et prophet., 1, 20, 39: CCL 49, 70.

(54) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 8.

(55) Ibid.; cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 13. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 15 e Decr. Unitatis redintegratio, n. 3.

(56) È perciò contraria al significato autentico del testo conciliare l'interpretazione di coloro che dalla formula subsistit in ricavano la tesi secondo la quale l'unica Chiesa di Cristo potrebbe pure sussistere in Chiese e Comunità ecclesiali non cattoliche. « Il Concilio aveva invece scelto la parola “subsistit” proprio per chiarire che esiste una sola “sussistenza” della vera Chiesa, mentre fuori della sua compagine visibile esistono solo “elementa Ecclesiae”, che — essendo elementi della stessa Chiesa — tendono e conducono verso la Chiesa Cattolica » (Congr. per la Dottrina della Fede, Notificazione sul volume « Chiesa: carisma e potere » del P. Leonardo Boff: AAS 77 [1985] 756-762).

(57) Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 3.

(58) Cf. Congr. per la Dottrina della Fede, Dich. Mysterium ecclesiae, n. 1: AAS 65 (1973) 396-408.

(59) Cf. Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, nn. 14 e 15; Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis notio, n. 17: AAS 85 (1993) 838-850.

(60) Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus: Denz., nn. 3053-3064; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 22.

(61) Cf. Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 22.

(62) Cf. ibid., n. 3.

(63) Cf. ibid., n. 22.

(64) Congr. per la Dottrina della Fede, Dich. Mysterium ecclesiae, n. 1.

(65) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 14.

(66) Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 3.

(67) Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis notio, n. 17; cf. Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 4.

(68) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 5.

(69) Ibid., n. 1.

(70) Ibid., n. 4. Cf. S. Cipriano, De Dominica oratione 23: CCL 3A, 105.

(71) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 3.

(72) Cf. ibid., n. 9. Cf. anche la preghiera rivolta a Dio, che si legge nella Didaché 9, 4: SC 248, 176: « La tua Chiesa si raccolga dai confini della terra nel tuo regno », e ibid., 10, 5: SC 248, 180: « Ricordati, Signore, della tua Chiesa... e, santificata, raccoglila insieme dai quattro venti nel tuo regno che per lei preparasti ».

(73) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 18; cf. Es. Apost. Ecclesia in Asia, n. 17, in: « L'Osservatore Romano », 7-11-1999. Il Regno è talmente inseparabile da Cristo che, in un certo senso, si identifica con Lui (cf. Origene, In Mt. Hom., 14, 7: PG 13, 1197; Tertulliano, Adversus Marcionem, IV, 33, 8: CCL 1, 634).

(74) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 18.

(75) Ibid., n. 15.

(76) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 17.

(77) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 14. Cf. Decr. Ad gentes, n. 7; Decr. Unitatis redintegratio, n. 3.

(78) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 9. Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 846-847.

(79) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 48.

(80) Cf. S. Cipriano, De catholicae ecclesiae unitate, 6: CCL 3, 253-254; S. Ireneo, Adversus Haereses, III, 24, 1: SC 211, 472-474.

(81) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 10.

(82) Conc. Vaticano II, Decr. Ad gentes, n. 2. Nel senso qui spiegato deve essere interpretata la nota formula extra Ecclesiam nullus omnino salvatur (cf. Conc. Lateranense IV, Cap. 1. De fide catholica: Denz., n. 802). Cf. anche Lettera del Sant'Offizio all'Arcivescovo di Boston: Denz., nn. 3866-3872.

(83) Conc. Vaticano II, Decr. Ad gentes, n. 7.

(84) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 18.

(85) Sono i semi del Verbo divino (semina Verbi), che la Chiesa riconosce con gioia e rispetto (cf. Conc. Vaticano II, Decr. Ad gentes, n. 11; Dich. Nostra aetate, n. 2).

(86) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 29.

(87) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 29; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 843.

(88) Cf. Conc. di Trento, Decr. De sacramentis, can. 8, de sacramentis in genere: Denz., n. 1608.

(89) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 55.

(90) Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 17; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 11.

(91) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 36.

(92) Cf. Pio XII, Lett. Enc. Mystici corporis: Denz., n. 3821.

(93) Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 14.

(94) Eiusdem, Dich. Nostra aetate, n. 2.

(95) Conc. Vaticano II, Decr. Ad gentes, n. 7.

(96) Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 851; cf. anche nn. 849-856.

(97) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 55; Es. Apost. Ecclesia in Asia, n. 31.

(98) Cf. Conc. Vaticano II, Dich. Dignitatis humanae, n. 1.

(99) Conc. Vaticano II, Dich. Dignitatis humanae, n. 1.

(100) Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 15.

(101) Ibid., n. 92.

(102) Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et Ratio, n. 70.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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