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Riflessione sullo Spirito Santo

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2010 22:01
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12/12/2010 21:58
 
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Da: Soprannome MSN°Gino¹  (Messaggio originale) Inviato: 07/05/2004 18.24
"Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"
 Con questa antica formula inizia ogni preghiera dei cristiani; prima di ogni richiesta, lode, supplica, è invocato il mistero della trinità divina. Con la Persona del Padre è facile identificare il Dio - Creatore della Genesi o il genitore, a volte benevolo a volte irato, del Vecchio Testamento; quando si pensa a quella del Figlio viene subito in mente la figura di Gesù e il suo sacrificio.

 Molto più difficile, invece, è farci un'idea dello Spirito Santo.
 
Non perché la sua Persona abbia un ruolo minore o addirittura marginale della storia della Salvezza, ma per il suo particolarissimo modo di entrare nella nostra vita: Egli è presente in noi, ci avvolge, ci abbraccia teneramente, a volte ci scuote. Ma è come l'aria: sottile e impalpabile
 
"Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma Egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dall'inizio alla fine"
                                                                                                         Qoelet 3; 11
 
Quante volte ci siamo chiesti il perché di qualche tragedia, ci siamo arrabbiati di fronte ad un'ingiustizia, abbiamo gridato uno scoraggiato "Signore io non capisco!"…? Il progetto di Dio è troppo grande per essere compreso dalle nostre menti, ci sarà sempre qualcosa che va oltre il nostro orizzonte. Eppure in momenti particolari della nostra vita crediamo di avere afferrato il senso del mondo…magari solo per un breve, intensissimo attimo, un flash improvviso…poi ritornano i dubbi, i perché…, ma quel momento ci ha lasciati più ricchi, ci ha fatto intravedere un granellino di infinito ordine, di infinità bontà, di infinita pace: di Dio.
E quando le cose del mondo sembrano non bastarci sentiamo la nostalgia di quell'Assoluto appena sfiorato, sentiamo di appartenergli e di camminare verso quella luce abbagliante.
Ecco la grande forza dello Spirito che agita il cuore dell'uomo.
 
Guardiamo ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettiamoci alla prova tutte le volte che lo ritieniamo necessario. Quindi poniamo a noi stessi, e a noi stessi solamente, una domanda. […]
 
Questa strada ha un cuore? Se lo ha, la strada è buona. Se non lo ha, non serve a niente.


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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 07/05/2004 18.27
Si dice spesso che la Bibbia sia come un codice da interpretare, dove dietro ogni parola c'è un significato ancora più grande. Infatti anche per rappresentare lo Spirito Santo vengono usati dei simboli, il più frequente dei quali è quello del soffio, del respiro del vento. In ebraico esiste una sola parola che indica tutto questo: ruah.
 Come lo Spirito aleggiava sopra il caos prima della creazione, così Dio ha alitato sul primo uomo per donargli la vita.
"Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera"
Salmi 33; 6
<o:p></o:p> 
<o:p>Lo spirito è dunque ciò che ci mette in movimento, ciò che ci dà lo slancio e la forza di intraprendere azioni che possono sembrare folli agli occhi del mondo. Ma essere cristiani non è semplice, né tantomeno razionale.
 Cosa ci può essere di più sconvolgente di un Dio che muore in croce? E di un uomo che vince la morte?
Lo Spirito Santo ci dà la forza di essere nel mondo testimoni di Cristo, di un Dio che può sembrare esigente, che chiede rinunce e privazioni, ma che sa donare gioia e pace.
 Ognuno di noi deve però compiere un cammino personale verso di Lui: per fare questo bisogna liberare il cuore dai desideri della carne e vivere secondo lo Spirito.
"Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni agli altri"
Galati 5; 24-26
</o:p>
<o:p>
Spesso gli uomini faticano a riconoscere cosa sia "buono" veramente, così è facile che un bene minore, che può arrecare un piacere immediato, venga scambiato per un bene maggiore, cioè per tutto ciò che ci conduce verso Dio, verso il Bene Assoluto: la comunione con Lui.
L'uomo diventa in questo modo schiavo delle passioni, dei vizi, ripetendo in molteplici forme il peccato del popolo di Mosè nel deserto, l'adorazione di un vitello d'oro, oggi sostituito da un desiderio smodato di denaro, sesso, potere</o:p>
<o:p>"Tu ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te"
Sant'Agostino
</o:p>

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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 07/05/2004 18.32
"Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore"
2 Corinzi 3; 17-18
C'è spesso tra gli uomini una sottile malinconia, un disagio, la sensazione di non essere mai a casa propria: da quando l'uomo non abita più nel giardino dell'Eden si sente in esilio, prigioniero in una terra non sua.
Lo Spirito è venuto per aprirci gli occhi e mostrarci che le nostre catene sono solo immaginarie. "Tu puoi scegliere il Bene": questo è il suo messaggio.
 
Nel Nuovo Testamento, dove l'azione dello Spirito è più palese, non vi sono rigidi precetti da osservare meccanicamente; vi regna la Grazia divina, il dovere è prima di tutto una sorprendente possibilità.
Cosa vuol dire dunque "camminare secondo lo Spirito"? Significa amare Dio e manifestare questo nostro amore con la preghiera, significa assecondare i desideri dell'anima che immancabilmente ci conduce verso l'alto perché sente di appartenere a Lui e a Lui di dover ritornare.
Con i "Dieci Comandamenti" Dio aveva consegnato a Mosè dieci importanti leggi che stringevano ancora di più il vincolo tra il Signore e il suo popolo. Ma erano ancora disposizioni "imperfette", adatte a persone che per lunghi anni non avevano conosciuto altre forme di potere se non lo schiocco della frusta degli inviati dei Faraoni. Mancava ancora dispiegata in tutta la sua interezza la Grazia dello Spirito Santo, che non soltanto permette di riconoscere il Bene ma dona anche la forza e la capacità di perseguirlo. Si tratta di un principio interiore di comportamento, non di una legge  che costringe dall'esterno.
Tuttavia la "Legge delle Tavole" rimane la prima tappa del cammino verso il Regno; Gesù infatti non ripudia le leggi dei Padri, ma aggiunge un nuovo capitolo nella storia della Salvezza.

"Ecco verranno giorni -dice il Signore- nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un'alleanza nuova. Non come l'alleanza che ho concluso con il oro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo."
Geremia 31; 21-33

 Pronunciano le cosiddette "Beatitudini" Cristo non vuole creare una contraddizione o contrapposizione tra legge esteriore e legge interiore, cerca solamente di mettere in primo piano la vita secondo lo Spirito. Le leggi del Decalogo svolgono un ruolo di insegnamento, sono uno strumento che serve ad indicare ciò a cui porta la Grazia dello Spirito Santo, ma senza questo principio interiore le norme morali scritte non otterrebbero altro se non inadempienza e trasgressione.
Nella lettera ai Galati San Paolo annuncia la liberazione degli uomini, per opera del Signore, dai vincoli "degli elementi del mondo", intendendo con questa espressione tutte quelle prescrizioni legali dei Giudei con le quali Dio educava un popolo ancora immaturo.
"Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio."
Galati 4; 1-7
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

1 Corinzi 13; 1-13
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