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Comunità LAICHE di "recente" fondazione e NUOVE FORME DI VITA CONSACRATA

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2014 16:26
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21/12/2010 18:27
 
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Il dicastero per i Laici approva lo Statuto della comunità “Nuovi Orizzonti”


Sarà un'associazione privata internazionale di fedeli


ROMA, martedì, 21 dicembre 2010 (ZENIT.org).- L'8 dicembre scorso, il Pontificio Consiglio per i Laici ha firmato il decreto di approvazione dello Statuto della comunità “Nuovi Orizzonti”.

In un lettera, la fondatrice della comunità Chiara Amirante ricorda “con il cuore ricolmo di gioia e di gratitudine” che il dicastero vaticano “ha deliberato di poter procedere al riconoscimento di Nuovi Orizzonti come associazione privata internazionale di fedeli, approvandone lo Statuto per un periodo ad experimentum di cinque anni”.

La data del decreto di riconoscimento e di approvazione dello Statuto, la festa dell’Immacolata, fa sì che si tratti di “un regalo grande della nostra dolcissima Mamma del Cielo e della Santa Madre Chiesa”, afferma.

Con il decreto di erezione canonica di un'associazione internazionale di fedeli e di approvazione del suo statuto, spiega la Amirante, “la Sede Apostolica certifica l'autenticità ecclesiale di un'aggregazione di fedeli che ha come scopo la santificazione dei propri membri e l'edificazione della Chiesa”.

La notizia è stata accolta dalla comunità “con grande commozione e stupore perché è un nuovo importante ‘sigillo’ della Chiesa che ci assicura che questo Carisma è un Dono grande dello Spirito Santo, una meravigliosa via che il Signore ha tracciato perché possiamo impegnarci nel S. Viaggio, con  fervore sempre crescente, per fare di ogni istante della nostra vita un grazie di amore al Suo infinito Amore”.

“Mai avremmo potuto immaginare questo tipo di riconoscimento da parte del Pontificio Consiglio in tempi così brevi e accogliamo questa Grazia con grande trepidazione ma soprattutto con grande senso di responsabilità nel vivere questo carisma con sempre maggiore radicalità perché possa portare frutti abbondanti nella vita di ciascuno di noi e in tutta la Chiesa”, confessa la fondatrice.

“Intensifichiamo allora il nostro impegno a portare l’Amore a chi non ha conosciuto l’amore, la luce a chi si sente attanagliato dalle tenebre; testimoniamo sempre ed in ogni modo, con la nostra vita, la pienezza della Gioia di Cristo Risorto proprio a chi si sente imprigionato negli inferi della disperazione e della morte dell’anima!”, esorta.

Allo stesso modo, invita a vivere questo tempo di Avvento “immersi nella preghiera contemplativa per accogliere con tutto il nostro Amore il Signore che viene per prendere dimora nel nostro cuore”.

“Accogliamolo e amiamolo in ogni Sua  Parola, in ogni fratello che ci passa accanto, nel SS. Sacramento, in ogni piccola o grande sofferenza. Restiamo uniti nel Suo nome perché l’Emanuele possa sempre dimorare in mezzo a noi ed illuminare con la Sua mirabile Luce le notti di molti!”.

La consegna del decreto avverrà il 4 febbraio 2011. Domenica 6 febbraio ci sarà una festa con tutta la comunità, in diretta streaming dal Teatro Orione, con la partecipazione dei cantanti Andrea Bocelli e Nek.

Per ulteriori informazioni, www.nuoviorizzonti.org. E' anche possibile seguire le giornate di spiritualità e i gruppi di formazione e conoscenza di sé su http://www.ustream.tv/channel/nuovi-orizzonti-channel






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La Comunità Nuovi Orizzonti si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio sociale: per questo realizza azioni di solidarietà a sostegno di chi vive situazioni di grave difficoltà; svolge la sua attività avendo presenti tutte le realtà di emarginazione sociale, in modo particolare del mondo giovanile; per esso propone specifici interventi innovativi e un proprio programma di ricostruzione integrale della persona che unisce la dimensione psicologica a quella spirituale e umana.

Inoltre propone i valori della solidarietà, della condivisione, della cooperazione e della spiritualità come elementi essenziali per una piena realizzazione della persona.

Nel marzo del ’94, nel più completo abbandono alla Provvidenza, è nata la prima Comunità Nuovi Orizzonti dove ho iniziato a vivere con i miei nuovi fratelli incontrati in strada e ho proposto loro di provare a vivere il vangelo. Davvero in questi anni ho visto migliaia di giovani provenienti da esperienze estreme, ricostruire se stessi alla luce dell’amore di Cristo e passare dalla morte alla vita.

La risposta di questi ragazzi alla proposta di provare a vivere il vangelo alla lettera è stata davvero sorprendente ed entusiasmante. Da quella prima casetta, (con materassi sparsi per terra dappertutto per accogliere un numero sempre crescente di giovani che bussavano alla porta della comunità) si sono moltiplicati, in Italia e all’estero i Centri.

Gli stessi ragazzi accolti hanno subito sentito l’urgenza di impegnarsi in una pastorale di strada che veda come protagonisti non tanto dei bravi predicatori, ma dei testimoni che sappiano annunciare con forza ciò che l’incontro con Cristo Risorto ha operato nella loro vita.

Alcuni (412, molti provenienti dalla strada) hanno voluto consacrarsi (con promesse di povertà castità, obbedienza e gioia) nel desiderio di far della loro vita un grazie d’amore all’amore di Dio e testimoniare che Cristo è venuto per donarci la pienezza della sua gioia (Gv.17,13).

Mi sembra di poter affermare che, se da una parte questa esperienza ci ha dato la possibilità di contemplare i miracoli della grazia, dall’altra ci siamo resi conto che l’SOS giovani è molto più allarmante di quanto rivelano le statistiche ufficiali.

Circa l’80% degli adolescenti che abbiamo incontrato manifestano almeno uno dei sintomi preoccupanti che caratterizzano il mondo giovanile e della strada in senso lato: abuso di alcool, uso e abuso di sostanze stupefacenti (soprattutto canne, cocaina e ecstasy), disagio e devianze a vari livelli, abuso nel campo della sessualità, anoressia e bulimia, forme depressive e disturbi di personalità, frequentazione di sette di vario tipo, profonde ferite nell’affettività, seri problemi familiari… e verifichiamo una quasi totale assenza di interventi.

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"COMMUNAUTÉ EMMANUEL": COMUNIONE EUCARISTICA E MISSIONE
 
CITTA' DEL VATICANO, 3 FEB. 2011 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza i membri della "Communauté de l'Emmanuel" che quest'anno celebra il ventesimo anniversario della morte del suo fondatore, Pierre Goursat, la cui causa di beatificazione è stata introdotta lo scorso anno.
 
  Nel discorso ai membri della Communauté, Benedetto XVI ha ricordato che nei prossimi mesi ricorreranno i trenta anni di servizio della FIDESCO nei paesi più poveri, i quaranta anni di fondazione della "Communauté" e i venti anni di riconoscimento dei suoi statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici.
 
  "La grazia profonda della vostra Comunità procede dall'adorazione eucaristica" -ha detto il Papa - "Da tale adorazione nasce la compassione per tutti gli uomini e da questa compassione nasce la sete di evangelizzare. Nello spirito del vostro carisma, vi incoraggio ad approfondire la vostra vita spirituale donando essenziale spazio all'incontro personale con il Cristo, l'Emanuele, il Dio con noi".
 
  "Una vita autenticamente eucaristica è una vita missionaria. In un mondo spesso disorientato e alla ricerca di nuove ragioni di vita, la luce del Cristo deve essere portata a tutti. Siate fra gli uomini e le donne di oggi missionari ardenti del Vangelo, sostenuti da una vita radicalmente dedita a Cristo!".
 
  "Oggi, l'urgenza di tale annuncio si fa particolarmente sentire nelle famiglie, così spesso frammentate, presso i giovani e negli ambienti intellettuali. Contribuite a rinnovare dall'interno il dinamismo apostolico delle parrocchie, sviluppando i loro orientamenti spirituali e missionari! Vi incoraggio ancora ad essere attenti alle persone che rientrano nella Chiesa e che non hanno beneficiato di una catechesi approfondita. Aiutatele a radicare la fede in una vita autenticamente teologale, sacramentale ed ecclesiale".
 
  "Invito particolarmente la vostra Comunità a vivere una autentica comunione fra i suoi membri. (...) La vita comunitaria che voi desiderate sviluppare, nel rispetto dello stato di vita di ciascuno, sarà allora per la società una testimonianza vivente dell'amore fraterno che deve animare tutti i rapporti umani. La comunione fraterna è già un annuncio del mondo nuovo che il Cristo è venuto ad instaurare".
 
  "Che tale comunione che non significa ripiegamento su se stessi, sia anche effettiva con le Chiese locali. In effetti, ogni carisma si rapporta alla crescita del Corpo di Cristo, tutto intero. L'azione missionaria deve incessantemente adattarsi alle realtà della Chiesa locale, nella preoccupazione permanente di concertazione e collaborazione con i pastori, sotto l'autorità del Vescovo. D'altronde il riconoscimento reciproco della diversità delle vocazioni nella Chiesa e del loro apporto indispensabile per l'evangelizzazione, è segno eloquente dell'unità dei discepoli di Cristo e della credibilità della loro testimonianza".


Udienza del Papa alla comunità dell'Emmanuel

Una vita eucaristica
è una vita missionaria



"Una vita autenticamente eucaristica è una vita missionaria". Lo ha ricordato il Papa ai membri della comunità dell'Emmanuel, ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 3 febbraio, nella Sala del Concistoro.

Cari Fratelli nell'Episcopato,Cari amici, Sono lieto di accogliervi mentre la Comunità dell'Emmanuel si prepara a celebrare il ventesimo anniversario della morte del suo fondatore, Pierre Goursat, la cui causa di beatificazione è stata introdotta lo scorso anno.

Che l'esempio della sua vita di fede e quello del suo impegno missionario vi spronino e siano per voi un appello costante a camminare verso la santità! Nel corso dei prossimi mesi celebrerete anche i 30 anni del servizio di FIDESCO presso i Paesi più poveri, poi i 40 anni dalla fondazione della Comunità e i 20 anni dal riconoscimento dei suoi statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. Con voi, rendo grazie a Dio per questa opera! A ognuno e a ognuna di voi, sacerdoti e laici, porgo i miei saluti cordiali. Saluto in particolare il Moderatore della Comunità - che ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto -, i membri del Consiglio internazionale, i responsabili dei grandi servizi, come pure i vescovi che provengono dalla Comunità.
 
Che il vostro pellegrinaggio a Roma, in questo inizio dell'anno giubilare, sia l'occasione per rinnovare il vostro impegno a restare ardenti discepoli di Cristo nella fedeltà alla Chiesa e ai suoi pastori! Cari amici, la grazia profonda della vostra Comunità viene dall'adorazione eucaristica. Da questa adorazione nasce la compassione per tutti gli uomini e da questa compassione nasce la sete di evangelizzare (cfr. Statuti, Preambolo I). Nello spirito del vostro carisma particolare, vi incoraggio dunque ad approfondire la vostra vita spirituale conferendo un posto fondamentale all'incontro personale con Cristo, l'Emmanuele, Dio-con-noi, al fine di lasciarvi trasformare da Lui e far maturare in voi il desiderio appassionato della missione.

Nell'Eucaristia, trovate la fonte di tutti i vostri impegni nella sequela di Cristo, e nella sua adorazione purificate il vostro sguardo sulla vita del mondo. "In effetti, non possiamo tenere per noi l'amore che celebriamo nel Sacramento. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l'amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui" (Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis, n. 84). Una vita autenticamente eucaristica è una vita missionaria. In un mondo spesso disorientato e alla ricerca di nuovi motivi per vivere, la luce di Cristo deve essere portata a tutti. Siate in mezzo agli uomini e alla donne di oggi ardenti missionari del Vangelo, sostenuti da una vita radicalmente presa da Cristo. Abbiate sete di annunciare la Parola di Dio!

Oggi, l'urgenza di questo annuncio si fa particolarmente sentire nelle famiglie, così spesso disgregate, fra i giovani o negli ambiti intellettuali. Contribuite a rinnovare dall'interno il dinamismo apostolico delle parrocchie, sviluppando i loro orientamenti spirituali e missionari! Vi incoraggio anche a essere attenti alle persone che ritornano verso la Chiesa e che non hanno beneficiato di una catechesi approfondita. Aiutatele a radicare la loro fede in una vita autenticamente teologale, sacramentale ed ecclesiale! Il lavoro realizzato in particolare dalla FIDESCO testimonia anche il vostro impegno fra le popolazioni dei Paesi più poveri. Che la vostra carità risplenda ovunque dell'amore di Cristo e divenga così una forza per la costruzione di un mondo più giusto e più fraterno!

Invito in particolare la vostra Comunità a vivere un'autentica comunione fra i suoi membri. Questa comunione, che non è semplice solidarietà umana fra i membri di una stessa famiglia spirituale, è fondata sul vostro rapporto con Cristo e su un impegno comune a servirlo. La vita comunitaria che desiderate sviluppare, nel rispetto della condizione di vita di ognuno, sarà allora per la società una testimonianza viva dell'amore fraterno che deve animare tutte le relazioni umane. La comunione fraterna è già un annuncio del mondo nuovo che Cristo è venuto a instaurare.

Che questa stessa comunione, che non è ripiegamento su se stessi, sia effettiva anche con le Chiese locali. Di fatto, ogni carisma si rapporta alla crescita dell'intero Corpo di Cristo. L'azione missionaria deve dunque adattarsi incessantemente alle realtà della Chiesa locale, in una preoccupazione costante di concertazione e di collaborazione con i pastori, sotto l'autorità del vescovo. D'altro canto, il riconoscimento reciproco della diversità delle vocazioni nella Chiesa e del loro apporto indispensabile per l'evangelizzazione, è un segno eloquente dell'unità dei discepoli di Cristo e della credibilità della loro testimonianza.

La Vergine Maria, madre dell'Emmanuele, ha un posto importante nella spiritualità della vostra Comunità. Accoglietela "a casa vostra", come ha fatto il discepolo prediletto, affinché Ella possa essere veramente la madre che vi guida verso il suo divino Figlio e che vi aiuta a restargli fedeli. Affidandovi alla sua intercessione materna, imparto di tutto cuore a ognuno e a ognuna di voi, come pure a tutti i membri della Comunità dell'Emmanuel, la Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 4 febbraio 2011)

[Modificato da Caterina63 03/02/2011 22:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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“Quando un sacerdote si mobilita davvero, i fedeli lo seguono”


Intervista a don Pigi Perini, animatore di un nuovo metodo di evangelizzazione


di Isabelle Cousturié


MILANO, giovedì, 18 marzo 2010 (ZENIT.org).- Dal 26 al 30 maggio prossimo, la parrocchia di Sant'Eustorgio a Milano, accoglierà sacerdoti e laici di diversi continenti per un nuovo Seminario internazionale sulle Cellule parrocchiali di Evangelizzazione.

Questo sistema introdotto in Europa 22 anni fa sta sperimentando una forte crescita in tutto il mondo. Il seminario presterà speciale attenzione all'impegno dell'Organismo internazionale di Servizio del Sistema di Cellule parrocchiali di Evangelizzazione nella diffusione di questo metodo nei paesi più lontani, dall'Africa alla Cina.

L'iniziativa propone, inoltre, un Colloquio internazionale per sacerdoti, il 27 maggio, sul tema “Il sacerdote nella nuova evangelizzazione”, così come una formazione specifica per i leader di queste Cellule, il 28 e il 29 maggio.

Il Seminario si rivolge a tutti coloro che desiderano scoprire il metodo di don Pigi Perini, parroco di Sant'Eustorgio e presidente dell'Organismo internazionale delle cellule. Un sistema introdotto in Europa e a cui si deve “assicurare la perennità”, secondo quanto si afferma nel decreto di riconoscimento pubblicato ufficialmente dalla Santa Sede nel maggio del 2009

Questo riconoscimento premia un servizio che aiuta i sacerdoti a sviluppare una coscienza missionaria nei fedeli della propria parrocchia.

Don Pigi è convinto che “quando un sacerdote si mobilita davvero, i fedeli lo seguono con piacere”.

In questa intervista a ZENIT, il sacerdote ricorda gli obiettivi di queste Cellule e mostra come questo metodo, adattato alla vita parrocchiale, non cessi di suscitare grazie nelle parrocchie dei cinque continenti, “prova vivente della sua fecondità”.

Don Pigi, dal 26 al 30 maggio prossimo, organizzerete il 21° Seminario internazionale sul Sistema di Cellule parrocchiali di evangelizzazione. Avete un tema generale? E su quale punto desiderate insistere in particolar modo?

Don Pigi: Durante il prossimo Seminario ci proponiamo di presentare come tema generale l’impegno dell’Organismo Internazionale di Servizio del Sistema di Cellule Parrocchiali di evangelizzazione riguardante la diffusione del nostro metodo di evangelizzazione anche nei paesi più lontani dall’Africa alla Cina.

Presenteremo la metodologia di evangelizzazione dell’oikos che è il tratto caratteristico della nostra proposta di evangelizzazione: l’evangelizzazione dell’oikos consiste nell’evangelizzazione di coloro che abitualmente si incontrano nella vita quotidiana come parenti, amici, compagni di lavoro, compagni del tempo libero, vicini di casa: sono loro i destinatari dell’annuncio dell’amore di Dio. Ecco perché possiamo dire che tutti sono chiamati ad annunciare Gesù, non solo alcuni consacrati o sacerdoti o missionari o suore, ma tutti, in forza del Battesimo ricevuto, hanno ricevuto il Grande Mandato di Gesù, annunciare l’amore di Dio.

L’evangelizzazione dell’oikos, tuttavia, non è mai possibile, senza la preghiera, perché evangelizzare è opera dello Spirito Santo, noi siamo soltanto semplici e poveri strumenti nelle sue mani. L’impegno di evangelizzazione è prima di tutto un impegno di preghiera: ecco perché nella nostra comunità di S. Eustorgio e direi in quasi tutte le comunità nelle quali sono presenti le cellule è presente l’Adorazione Eucaristica.

Durante il Seminario, sottolineeremo il ruolo dello Spirito Santo, perché, come ha scritto Papa Paolo VI nell’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi al n° 75 “lo Spirito Santo è l'agente principale dell'evangelizzazione: è lui che spinge ad annunziare il Vangelo e che nell'intimo delle coscienze fa accogliere e comprendere la parola della salvezza”. Occorre educare i fedeli laici e forse anche tanti sacerdoti ad avere un rapporto di familiarità con lo Spirito santo, aprendosi alla sua azione discreta ma al tempo stesso potente.

Le cellule di evangelizzazione puntano al rinnovamento della parrocchia che si trova così a scoprire la sua vera identità e a favorire la vocazione missionaria di tutti i credenti secondo quanto che ci suggerisce Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi al n°. 14 “Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. La Chiesa esiste per evangelizzare” e Giovanni Paolo II nella Christifideles Laici al n° 33: “I laici, proprio perchè membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo: per questa opera sono abilitati e impegnati dai sacramenti dell’iniziazione cristiana e dai doni dello Spirito Santo”.

Prendendo coscienza di questo incarico, i laici saranno il fermento per trasformare il volto della parrocchia. Ma tutto questo non sarà possibile se il parroco a sua volta non si apre definitivamente e decisamente a ciò che costituisce la singolarità del suo servizio sacerdotale, a ciò che dà un'unità profonda alle mille occupazioni che lo sollecitano durante tutto il corso della sua vita, annunziare il Vangelo di Dio e formare laici evangelizzatori. Così la parrocchia cambierà volto, trasformandosi in una parrocchia viva ed evangelizzatrice.

A chi è rivolto, innanzitutto, questo Seminario e qual è il filo conduttore rispetto all’anno scorso?

Don Pigi: Il Seminario è rivolto a tutti i sacerdoti che desiderano scoprire nuove strade per l’evangelizzazione così da trasformare la loro parrocchia anche secondo gli insegnamenti pontifici (vedi sopra). Questi sacerdoti accompagneranno diversi laici della loro comunità così che questo piccolo nucleo che si è formato, possa rappresentare una forza trainante all’interno della parrocchia stessa. Quest’anno ci occuperemo in modo particolare della formazione di coloro che sono chiamati come leader a guidare questi piccoli gruppi che sono le cellule.

Il Sistema di Cellule parrocchiali di Evangelizzazione è stato riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede un anno fa a maggio. Questo riconoscimento ha avuto un impatto sulla crescita di quest’anno e sul giudizio che alcuni avevano di questo metodo di evangelizzazione?

Don Pigi: Ovviamente, molti pregiudizi sono caduti, perchè questo Riconoscimento ufficiale, da noi non richiesto, ma offertoci dal Pontificio Consiglio per i Laici, ci qualifica come attività della Chiesa universale in quanto tale, garantendo la ortodossia del metodo anche in base ai risultati spirituali e di diffusione fino ad ora raggiunti. Il riconoscimento esprime la volontà della Chiesa di vedere proseguire questo metodo confermando inoltre la cattolicità e la validità pastorale di una proposta in grado di rinnovare profondamente in senso missionario le comunità parrocchiali.

Ci sono parrocchie nuove che hanno deciso di adottare questo metodo?

Don Pigi: La risposta è decisamente sì e risulta dal fatto che varie centinaia o migliaia di parrocchie nel mondo hanno adottato con successo questo metodo di evangelizzazione attraverso le cellule.

Nel Decreto di Riconoscimento, si legge: “Questo perchè la comunità parrocchiale è il tessuto ecclesiale in cui s'innesta tutto il Sistema delle cellule. Il suo sviluppo in numerose nazioni del mondo dimostra la validità di questo metodo, che contribuisce a dare risposta alla chiamata di papa Giovanni Paolo II ad una «nuova evangelizzazione. Nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni» (Discorso alla XIX Assemblea del Consiglio Episcopale Latinoamericano, 9 marzo 1983, in Insegnamenti, 1983, vol. VI, t. l, p. 698).

Quest’anno è stato caratterizzato da momenti forti di cui vuole parlarci? Avete avuto qualche eco sulla crescita delle Cellule nel mondo ?

Don Pigi: Dalla consegna del Decreto di Riconoscimento ottenuto il 29 maggio del 2009, nuove iniziative sono nate in molti paesi del mondo intero. Tante comunità ci hanno chiamato a presentare questo metodo e molti sacerdoti e laici sono venuti a conoscere la nostra realtà.

Un’esperienza importante e significativa è stata vissuta da alcune comunità cinesi che, venute a conoscenza di questa metodologia di evangelizzazione a livello parrocchiale, hanno partecipato nel maggio dell’anno scorso al Seminario Internazionale. Abbiamo inoltre visitato alcune comunità parrocchiali del Brasile e del Venezuela, dove l’esperienza delle cellule produce diverse centinaia di cellule.

Un momento significativo è stato vissuto in Irlanda durante il Seminario, al quale io stesso ho partecipato), da loro organizzato in occasione del ventesimo anniversario di presenza delle cellule e

Nel mese di gennaio 2010 si sono riuniti a St Eustorgio i promotori di zona, coloro cioè che si occupano delle cellule presenti in diverse aree geografiche o linguistiche del mondo. Durante questo incontro, ha preso corpo il Sito internazionale delle cellule, che rappresenta lo strumento di comunicazione consultabile a questo indirizzo: www.cells-evangelization.org, inoltre, è stata creata un’equipe internazionale che si occuperà della formazione dei leader e co-leader.

Durante l’incontro abbiamo avuto modo di conoscere come e quanto le cellule si stiano diffondendo in tutto il mondo: proprio oggi ho saputo che 17 cellule sono nate in una parrocchia della Lettonia e che da questa parrocchia 30 persone parteciperanno al prossimo seminario del 26-30 maggio p.v.

In quali paesi questo nuovo modo di vivere la parrocchia incontra il maggior numero di simpatizzanti?

Don Pigi: Francia, Belgio, Irlanda, Italia, Brasile e Venezuela ecc., paesi dell’Est Europeo, in una parola, la dove la parrocchia tende ad addormentarsi, le cellule possono rappresentare un’occasione per rinnovare profondamente parroco e fedeli laici. Le cellule attraverso l’Adorazione perpetua, la sensibilizzazione da parte del pastore all’impegno di evangelizzazione, l’esercizio dell’evangelizzazione da parte dei membri di cellula e del leader possono produrre quel risveglio desiderato per cui la parrocchia non deve più riconoscersi nel gigante addormentato di cui ha parlato il Cardinale Hume.

Le parrocchie francesi sono recettive?

Don Pigi: La Francia ha corrisposto con molto entusiasmo alla proposta di Nuova Evangelizzazione rappresentata dalle cellule, anche perchè le percentuali di frequentazione della chiesa erano estremamente preoccupanti, arrivando al di sotto del 5%. Questa contingenza ha aperto il cuore di pastori e di fedeli laici alla necessità di porre un argine a questa situazione di allontanamento della fede e in molti casi questo argine ha funzionato con buon successo. Numerose parrocchie, sostenute dagli insegnamenti pontifici, hanno riscoperto l’ansia di reagire alla progressiva riduzione dei fedeli con un impegno di evangelizzazione deciso desunto dal mandato stesso di Gesù alla chiesa: “andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura” Mt 28,19. Così è nata da oltre venti anni questa esperienza di evangelizzazione delle cellule.
 
Durante questo Seminario, una giornata sarà dedicata al “Sacerdote nella nuova evangelizzazione”, immagino in rapporto con l’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Mi parli dell’importanza di questa giornata?

Don Pigi: Durante il 21° seminario che si svolgerà dal 26-30 maggio, la giornata del 27 sarà dedicata ai sacerdoti. L’importanza di questa giornata la desumo dal fatto che la nuova evangelizzazione potrà aver successo solo se, sostenuta dallo Spirito Santo, vedrà i pastori impegnati in prima linea. Questa è una necessità che coinvolge il mondo intero. Noi, avremo l’occasione di incontrare sacerdoti di ogni continente e di moltissime nazioni con i quali cercheremo di scoprire la vocazione specifica del sacerdote alla evangelizzazione fornendo contemporaneamente la possibilità di usufruire di un metodo che, secondo quanto detto dal Decreto di riconoscimento del Pontificio Consiglio per i Laici, può “offrire, con l’aiuto della Grazia divina, occasione di conversione personale e comunitaria, nella consapevolezza che evangelizzare è la vocazione propria della Chiesa. Questa consapevolezza è da trasmettere ai fedeli laici che per la loro appartenenza alla chiesa radicata nel sacramento del battesimo possiedono la vocazione e la missione di essere annunciatori del vangelo, e sono quindi chiamati a rinnovare la loro appartenenza alla parrocchia in modo da farla divenire una comunità ardente di fede e proiettata all’evangelizzazione dei lontani.”

Ci saranno molti interventi durante questi giorni. Verranno a testimoniare o ad insegnare ?

Don Pigi: Ambedue le cose. Verrà presentato dettagliatamente il metodo di evangelizzazione così come ci saranno testimonianze di sacerdoti e laici la cui vita è cambiata attraverso l’esperienza delle cellule.
 
Don Pigi, da un anno il Pontificio Consiglio per i Laici ha assunto in modo definitivo questo metodo di evangelizzazione. Qual è il vostro personale sentimento di fronte a questa grande missione nel mondo attuale?

Don Pigi: Sono spaventato, perchè mi si affida un compito certamente superiore alle mie capacità. Ma confido completamente nello Spirito Santo che già dai primi tempi della mia presenza in St. Eustorgio attraverso Proverbi 16,3 mi ha suggerito: “Affida al Signore le tue attività e i tuoi progetti riusciranno”. Qui non si tratta di un mio progetto, ma del farmi carico, con l’aiuto della grazia divina, del compito che ogni battezzato deve sentire come suo e che Gesù allorché sta per lasciare la scena del mondo affida alla chiesa da allora. Questa scoperta ha cambiato radicalmente la mia vita. Ho lasciato parecchie attività e hobbies che pur nella loro legittimità indiscussa potevano erigere uno ostacolo al mio impegno di parroco come evangelizzatore.

Quando nel 1986 ho scoperto in America nella parrocchia di San Boniface in Penbroke Pines guidata da p. Michael Eivers che una parrocchia nuova, ardente di amore per Gesù e capace di una evangelizzazione corrispondente alla sua stessa natura (“La Chiesa esiste per evangelizzare” Evangelii Nuntiandi al n° 14) ho vissuto in me una iniziale conversione che man mano è diventata motivo trainante del mio sacerdozio al punto di pensare tutta l’attività della parrocchia in termini di evangelizzazione. Mai più pensavo alla possibilità di un riconoscimento pontificio di questa realtà, ma sentivo pressante l’impegno di lottare e di spendermi per il raggiungimento di questa nuova evangelizzazione, nonostante le numerose difficoltà.

Questa mia situazione, sostenuta dalla forza dello Spirito Santo e dalla Adorazione Eucaristica perpetua, ha contagiato i laici della mia comunità ai quali si sono aperti nuovi orizzonti di impegno per la promozione del Regno di Cristo tra le persone del proprio vicinato. Oggi, questo impegno affidatomi dalla Chiesa lo affido a mia volta e, con grande convinzione, all’azione discreta dello Spirito Santo ( E.N. n° 75) che certamente saprà condurre questa esperienza verso il risultato di una Nuova Evangelizzazione.



Dal 26 al 30 maggio, i responsabili delle Cellule parrocchiali di evangelizzazione si riuniranno per un Seminario a Milano, dove tutto è nato 22 anni fa. Questo metodo di evangelizzazione è stato riconosciuto nel giugno del 2009 dal Pontificio Consiglio per i Laici. Ce ne parla mons. Josef Clemens, che ha presieduto la cerimonia tenutasi a Roma.

Mons. Clemens: "Per me, il riconoscimento pontificio è come una fermata. Mi fermo, e la Chiesa per così dire accoglie il carisma, o la via e il metodo, il modo di evangelizzare. E' un momento di riflessione e per me anche di accettazione. Cioè la Chiesa accetta questo come una strada buona, giusta, percorribile e dà anche un nuovo slancio a un movimento o a una iniziativa per intensificare questa strada intrapresa".

I laici che compongono queste Cellule si riuniscono settimanalmente e invitano i loro conoscenti a partecipare agli incontri, durante i quali ricevono una formazione da parte del parroco, attraverso un supporto audio. Questo metodo di evangelizzazione viene ora proposto in modo più universale alla Chiesa intera, sostiene don Pigi Perini, Presidente dell'Organismo internazionale di servizio delle Cellule parrocchiali di evangelizzazione.

Don Pigi: “Quest’approvazione da parte del Pontificio Consiglio per i Laici fa capire che la cosa non è mia, è della Chiesa, e che la Chiesa la fa sua e la propone, e questo spiana tante strade, anche di Vescovi, anche di parroci, e c’è da sperare che questo possa portare questi frutti”.

Secondo padre Arnaud Adrien, responsabile francofono delle Cellule, il riconoscimento ufficiale ottenuto costituisce un incoraggiamento a mostrare il dinamismo di questa proposta.

Padre Adrien: “Questo riconoscimento da parte del Pontificio Consiglio ci invia a tutte le nazioni. Perciò dobbiamo svolgere un grande lavoro di comunicazione e invitare altri a conoscere questo metodo d'evangelizzazione che rinnova in profondità le parrocchie”.

http://cellules-evangelisation.org/

per il video clicca qui



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Nuove forme di vita consacrata

Mille strade per la perfezione


Una più avvertita esigenza di trasparenza e di semplificazione

CARLO DI CICCO

Gli Atti del Convegno sulle nuove forme di consacrazione svoltosi nell'ottobre del 2007 sono stati pubblicati (Roberto Fusco - Giancarlo Rocca, Nuove forme di vita consacrata, Roma, Urbaniana University Press, 2010, pagine 304, euro 29); Giancarlo Rocca, Primo censimento delle nuove comunità, Roma, Urbaniana University Press, 2010, pagine 368 euro 33).

Ora che una loro presentazione ufficiale si è svolta alcune settimane fa presso la Pontificia Università Urbaniana, e il 27 gennaio di quest'anno alla Pontificia Università Gregoriana, è possibile non solo tentare un bilancio del convegno, ma anche cercare di cogliere quali percorsi si aprono proprio sulla spinta del materiale di ricerca e riflessione che essi contengono sulla vita consacrata.

Conviene però prima dare uno sguardo al contenuto dei due volumi che rappresentano un utile prospetto di base per orientarsi con cognizione di causa entro la vita consacrata, una realtà importante nella Chiesa, in piena evoluzione, ma di solito dipinta e compresa in modo approssimativo.

Il primo volume considerato è diviso in due parti.

La prima delle quali presenta le fondamentali questioni teoriche riguardo alle nuove comunità.

Ne ricordiamo temi e autori:

- la posizione delle nuove comunità nel diritto canonico (Velasio De Paolis);
- il rapporto tra le nuove comunità e il concetto tradizionale di vita consacrata (Vincenzo Bertolone); - la discussione del canone 605 del Codice di diritto canonico del 1983 (Gianfranco Ghirlanda);
- le fonti ispiratrici delle nuove comunità monastiche italiane (Mario Torcivia);
- l'autorità nelle nuove comunità (Luigi Sabbarese);
- l'apostolato delle nuove comunità in Francia (Olivier Landron);
- il rapporto tra uomini e donne nelle comunità religiose medievali (Giancarlo Andenna);
- le nuove comunità negli USA (Patrizia Wittberg);
- la sociologia di alcune nuove fondazioni (Lluis Oviedo);
- le forme di vita e di adesione in alcune nuove comunità (Agostino Montan);
- i rapporti tra Pontificio Consiglio per i Laici e la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica (Giancarlo Rocca);
e, infine, una presentazione dei criteri adottati dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata per approvare le nuove comunità.

La seconda parte del volume, invece, è dedicata all'autopresentazione di alcune comunità:
- Fraternità Francescana di Betania;
- Famiglia Ecclesiale "Missione Chiesa-Mondo";
- Seguimi; Comunità Figli di Dio;
- Comunità mariana Oasi della pace;
- Comunità Amore e Libertà.

Alla fine di tutto, sedici documenti vaticani di approvazione messi a disposizione dagli stessi istituti nuovi approvati, arricchiscono il volume.
Il secondo volume è un minuzioso elenco - ovviamente incompleto - delle nuove comunità che il suo curatore, Giancarlo Rocca, è riuscito a raccogliere con un lavoro di oltre due anni. Di ogni comunità si presenta una breve notizia, l'indirizzo postale e telematico, la bibliografia, mentre un elenco ai margini della pagina indica non solo il numero progressivo delle fondazioni nel corso degli anni (sono oltre ottocento quelle sorte negli ultimi cinquanta anni e censite nel volume), ma anche la loro distribuzione per nazioni, fornendo quindi immediatamente i valori per nazione (in primo piano, gli Stati Uniti d'America, con 205 fondazioni, seguiti da Italia, Francia e altri Paesi).

Al termine del volume è raccolta la bibliografia sulle nuove comunità edita dal 1970 al 2010.
Come si vede, l'impianto del convegno e dei due volumi è chiaro. Le questioni teoriche (giuridiche, teologiche, sociologiche, apostoliche) sono poste con chiarezza nel primo volume, e l'immagine delle nuove comunità censite nel secondo volume è affidabile, sia perché un gran numero di notizie è stato visionato dagli stessi istituti interessati, sia per il controllo minuzioso effettuato tramite articoli, libri, internet e, non da ultimo, con richieste dirette a molte curie diocesane perché aiutassero a precisare i dati.

Tutto sommato, quindi i due volumi costituiscono una presentazione onesta di ciò che oggi si sa; anzi, per quanto riguarda il censimento delle nuove comunità, si sa finalmente di che cosa si discute. Sarà più facile andare oltre i due volumi, utilizzando proprio il materiale da essi offerto, in presenza di un ampio e lungo dibattito che accompagna i nuovi istituti, le unioni, le fusioni, la soppressione di vecchie esperienze religiose giunte al capolinea e le nuove forme che sembrano meglio rispondere ai tempi mutati.

C'è da osservare, anzitutto, che gli studi editi nel primo volume non portano a conclusioni certe e condivise, e le differenze di vedute tra i relatori sono evidenti. Questa difficoltà viene, tra l'altro, dal fatto che il canone 605 del Codice di diritto canonico del 1983 non offre, secondo alcuni studiosi, i necessari punti fermi per procedere al riconoscimento di nuove forme di vita consacrata.

Inoltre, la grande varietà di forme di vita illustrate nel Primo censimento delle nuove comunità sarebbe una conferma della "confusione" presente nelle cosiddette nuove forme di vita consacrata
.

Il trovarsi poi di fronte a tre dicasteri pontifici (Congregazione per gli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, Pontificio Consiglio per i laici, Pontificia Commissione Ecclesia Dei) che in vario modo e criteri non omogenei hanno approvato "nuove comunità", sarebbe un'ulteriore prova di incertezza.
Se ora si aggiunge - elemento non disponibile agli organizzatori del convegno sulle nuove comunità - che nel 2008 Papa Benedetto XVI ha concesso la possibilità ad alcune associazioni di incardinare i propri sacerdoti (estendendo al diritto latino una norma che si ritrova nel Codice dei Canoni delle Chiese orientali del 1990), creando una nuova figura di associazioni pubbliche clericali dipendenti dalla Congregazione per il Clero, si ha un quarto dicastero che si occupa di nuove comunità.

Potrebbe anche essere che la collocazione di queste associazioni pubbliche clericali nell'Annuario Pontificio, dopo le Società di Vita Apostolica, sia solo temporanea e non definitiva, ma intanto aumenta la sensazione che si debba arrivare a un riordinamento della materia.

Giancarlo Rocca, curatore dei due volumi, e altri studiosi della vita consacrata hanno adombrato in più occasioni suggerimenti utili a una ricanalizzazione delle nuove comunità che eviterebbe l'incertezza che risulta dal panorama offerto dal Primo censimento.

Per le nuove comunità, una volta fissato l'obbligo del celibato (al quale moltissime di esse tendono e che rappresenta il nucleo costitutivo di ogni vita consacrata), si potrebbe chiarire se le modalità di vita (superiora generale donna, vita mista e così via) siano parte dell'essenza della vita consacrata o semplicemente una delle tante modalità che quest'ultima può assumere e da regolarsi secondo i tempi e i luoghi.

Per le nuove comunità, che non intendono accettare il celibato o puntano esplicitamente su un celibato temporaneo, si potrebbe, invece, studiare se non convenga indirizzarle verso le tante forme di ricerca di una maggiore perfezione di vita cristiana (canone 298), sempre esistite nella storia della vita consacrata, dando loro la possibilità - se desiderassero svolgere un apostolato - di associarsi a un istituto consacrato in senso stretto, ma sotto forma di oblati, donati, aggregati, cioè mediante una delle forme che permettono di partecipare appieno alla spiritualità e alla missione di un istituto, senza però avere tutti i diritti e i doveri che competono ai consacrati propriamente detti.

Per quanto riguarda gli istituti approvati dalla Ecclesia Dei, si potrebbe studiare se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi.

Sotto questo profilo, tra gli esperti ci si chiede se le competenze riguardo alle nuove forme di vita consacrata, fenomeno sempre vivo nella Chiesa, non possano ridursi a due dicasteri: Congregazione per gli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, e Pontificio Consiglio per i laici. I due volumi curati da Rocca sono una prova evidente che la materia è complessa e che, forse, sono più maturi i tempi per semplificarla a beneficio del primato della trasparenza e della testimonianza evangelica che generalmente si richiede alla vita consacrata.



(©L'Osservatore Romano - 2 febbraio 2011)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Nel venticinquesimo della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo

Storia di un piccolo seme


di padre MASSIMO CAMISASCA

Nel settembre 1985 nasce la Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo. Nessuno di noi sei che firmammo l'atto costitutivo poteva sapere quale sarebbe stato il futuro di quel piccolo seme, così come oggi nessuno di noi - poco più che cento preti e quaranta seminaristi - può conoscere quale sarà lo sviluppo della nostra vita. Possiamo perciò soltanto lodare Dio per il passato, ringraziarlo per il presente e confidare in lui per il futuro.

In quel tempo Karol Wojtyla era Papa da quasi sette anni. La nostra nascita si iscrive in due cerchi concentrici: quello del movimento di Comunione e liberazione (Cl) e quello della Chiesa universale. Cl stava vivendo un periodo importante della sua storia.

Nel 1976 don Giussani, riconosciuto da tutti come responsabile del movimento dopo i turbolenti anni Sessanta, attraverso il suo insegnamento all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e guidando in prima persona la comunità degli universitari, iniziava e continuava un'opera di riforma della vita di Cl che intendeva radicare il popolo da lui nato in un'adesione profonda e personale al mistero di Cristo.

Sono anni ricchi di opere, segnati dalla nascita del Meeting di Rimini e dal sorgere del Movimento popolare. Vengono lanciati strumenti giornalistici che apriranno a molti giovani la strada di una nuova missione: dopo le vocazioni all'insegnamento, questa attenzione alla comunicazione fu un invito profetico di don Giussani a tutto il movimento.

Siamo all'inizio del pontificato di Giovanni Paolo II. Anni che vedono attorno alla figura del Papa polacco un'attenzione e un consenso progressivamente crescenti, ma anche voci dissenzienti. Giovanni Paolo II ha chiamato attorno a sé un consistente gruppo di prefetti e segretari di congregazioni che sostengono la sua opera in tutta la Chiesa. Penso al cardinale Ratzinger, a monsignor Cordes, a monsignor Moreira Neves, a monsignor Tomko, per citare soltanto alcuni tra quelli che più mi impressionavano.

In questo tempo, così luminoso e drammatico, è nata la Fraternità San Carlo. Se, nell'immediato essa sorse per un'intuizione di don Giussani e per le vicende personali di alcuni sacerdoti, in realtà poté crescere per la fecondità di grazie, di stimoli e di speranze propria di quel momento particolare che furono per la Chiesa e per Cl gli anni Ottanta.

Alla fine di quel decennio, esattamente nel 1989, il nostro istituto fu riconosciuto come società di vita apostolica di diritto diocesano dal cardinale Ugo Poletti, allora vicario del Papa per la diocesi di Roma.

Nel 1999 sarà riconosciuto come società di diritto pontificio dallo stesso Giovanni Paolo II. Nei dieci anni intercorsi tra i due riconoscimenti si sono poste le fondamenta della Fraternità. Si è consolidata la tradizione educativa della casa di formazione, sono nate le prime case nel mondo, si è confermata in noi la scelta della vita comune come via fondamentale dell'educazione e della missione. Solo nella comunione con i fratelli, segno sacramentale della comunione di Cristo, la nostra persona viene continuamente corretta e guidata verso Dio.
 
Tale comunione è la pietra preziosa che possiamo offrire agli uomini. Essa è luminosa proprio perché non viene da noi, non dipende dai nostri sforzi e porta in sé anche le nostre debolezze e perfino i nostri peccati.

Poi nel primo decennio del nuovo secolo abbiamo vissuto gli anni della malattia di don Giussani e di Giovanni Paolo II, esperienze di grande insegnamento per tutti noi. Si è andata approfondendo in coloro che hanno guidato la Fraternità la coscienza dell'importanza del silenzio, della preghiera, dello studio: strade decisive affinché ciascuno entri, per quanto possibile, nel segreto della volontà di Dio e della sua visione sull'uomo e sul mondo. Abbiamo scoperto ogni giorno di più l'importanza del fatto che i sacerdoti siano seguiti costantemente e capillarmente nella loro crescita e nel loro ministero. La Fraternità ha ora dei delegati del superiore generale che vivono nei vari continenti e seguono da vicino i membri e le case dell'istituto, integrando i viaggi del superiore e dei suoi consiglieri.

Nel 2005 a Giovanni Paolo II succede Papa Benedetto. A don Giussani succede, come presidente della Fraternità di Cl, don Julián Carrón. Nello stesso anno un fiore improvviso è nato fra di noi. Non l'avevamo preventivato, ma subito al suo apparire ne abbiamo capito l'importanza. Attraverso la vocazione di una ragazza, Rachele Paiusco, sono nate le missionarie di San Carlo, religiose che intendono costituire delle case in missione, così come i loro fratelli missionari di San Carlo, dedicandosi all'evangelizzazione. La nostra Fraternità si è dunque allargata: una famiglia in due istituti.

L'elezione di Joseph Ratzinger ha enormemente rallegrato tutti noi. Le due udienze private che mi ha concesso in questi anni e la prossima udienza generale a tutta la Fraternità sono ragione di gioia e gratitudine per l'affetto con cui il Papa ci segue e per la considerazione che mostra per il carisma che ci ha generati.

Quando penso a Benedetto XVI, mi vengono alla mente soprattutto Leone e Gregorio Magno, due Papi che hanno segnato con il loro magistero l'età tardoantica. Nelle parole del Pontefice, soprattutto in quelle a commento della liturgia nelle feste principali dell'anno, non c'è soltanto la profondità di una riflessione sul mistero di Cristo che vive nella liturgia della Chiesa, ma anche l'indicazione di un metodo che sentiamo particolarmente significativo per la nostra missione: la concentrazione sull'essenziale, la fiducia in Dio e non nei poteri mondani.

Nella prossima udienza, come un pellegrino desidero deporre ai piedi del Papa, successore di Pietro, il lavoro compiuto e le grazie ricevute in questi nostri primi venticinque anni di storia, umile contributo alla vita della Chiesa nella quale riconosciamo la madre che ci ha partorito. Gesto di ringraziamento a Dio da cui tutto abbiamo ricevuto.



(©L'Osservatore Romano - 9 febbraio 2011)


Per saperne di più clicca anche qui:
http://www.sancarlo.org/it/

                                  Pope Benedict XVI waves to pilgrims during his weekly general audience on February 9, 2011 at The Vatican.

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO, 12.02.2011

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e amici,

è con vera gioia che vivo questo incontro con voi, sacerdoti e seminaristi della Fraternità san Carlo, qui convenuti in occasione del venticinquesimo anniversario della sua nascita. Saluto e ringrazio il fondatore e superiore generale, Mons. Massimo Camisasca, il suo consiglio, e tutti voi, parenti ed amici, che fate corona alla comunità. In particolare, saluto l'Arcivescovo della Madre di Dio di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, e Don Julián Carrón, Presidente dalla Fraternità di Comunione e Liberazione, che esprimono simbolicamente i frutti e la radice dell'opera della Fraternità san Carlo. Questo momento riporta alla mia memoria la lunga amicizia con Mons. Luigi Giussani e testimonia la fecondità del suo carisma.

In questa occasione, vorrei rispondere a due domande che il nostro incontro mi suggerisce: qual è il posto del sacerdozio ordinato nella vita della Chiesa? Qual è il posto della vita comune nell’esperienza sacerdotale?

La vostra nascita dal movimento di Comunione e Liberazione e il vostro riferimento vitale all'esperienza ecclesiale che esso rappresenta, pongono davanti ai nostri occhi una verità che si è andata riaffermando con particolare chiarezza dall'Ottocento in poi e che ha trovato una significativa espressione nella teologia del Concilio Vaticano II.

Mi riferisco al fatto che il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso. Esso è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Ogni sacerdote, perciò, può dire ai fedeli, parafrasando sant'Agostino: Vobiscum christianus, pro vobis sacerdos. La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo.

La presenza di vocazioni sacerdotali è un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio; non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti. Sono grato perciò a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale. Come tutta la Chiesa, infatti, anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più essenziali del proprio essere.

Le diverse possibili strade di questo rinnovamento non possono dimenticare alcuni elementi irrinunciabili. Innanzitutto un'educazione profonda alla meditazione e alla preghiera, vissute come dialogo con il Signore risorto presente nella sua Chiesa. In secondo luogo, uno studio della teologia che permetta di incontrare le verità cristiane nella forma di una sintesi legata alla vita della persona e della comunità: solo uno sguardo sapienziale può infatti valorizzare la forza che la fede possiede di illuminare la vita e il mondo, conducendo continuamente a Cristo, Creatore e Salvatore.

La Fraternità san Carlo ha sottolineato, durante il corso breve ma intenso della sua storia, il valore della vita comune. Anch'io ne ho parlato più volte nei miei interventi prima e dopo la mia chiamata al soglio di Pietro. «È importante che i sacerdoti non vivano isolati da qualche parte, ma stiano insieme in piccole comunità, si sostengano a vicenda e facciano così esperienza dello stare insieme nel loro servizio a Cristo e nella rinuncia per il regno dei Cieli e ne prendano anche sempre più coscienza» (Luce del mondo, Città del Vaticano 2010, 208). Sono sotto i nostri occhi le urgenze di questo momento. Penso per esempio alla carenza di sacerdoti. La vita comune non è innanzitutto una strategia per rispondere a queste necessità. Essa non è neppure, di per sé, solo una forma di aiuto di fronte alla solitudine e alla debolezza dell'uomo. Tutto questo ci può essere, certamente, ma soltanto se la vita fraterna viene concepita e vissuta come strada per immergersi nella realtà della comunione. La vita comune è infatti espressione del dono di Cristo che è la Chiesa, ed è prefigurata nella comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri. Nessun sacerdote infatti amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù.

La vita comune perciò esprime un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza, chiamandoci, attraverso la presenza dei fratelli, ad una configurazione sempre più profonda alla sua persona. Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno. Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1).

Nessuno può assumere la forza rigenerante della vita comune senza la preghiera, senza guardare all’esperienza e all'insegnamento dei santi, in particolar modo dei Padri della Chiesa, senza una vita sacramentale vissuta con fedeltà. Se non si entra nel dialogo eterno che il Figlio intrattiene col Padre nello Spirito Santo nessuna autentica vita comune è possibile. Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei.

Cari fratelli e amici, continuate ad andare in tutto il mondo per portare a tutti la comunione che nasce dal cuore di Cristo! L'esperienza degli Apostoli con Gesù sia sempre il faro che illumini la vostra vita sacerdotale! Incoraggiandovi a continuare sulla strada tracciata in questi anni, volentieri imparto la mia benedizione a tutti i sacerdoti e i seminaristi della Fraternità san Carlo, alle Missionarie di san Carlo, ai loro familiari e amici.

[Modificato da Caterina63 12/02/2011 12:54]
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Riconoscimento canonico per la Fraternità Mariana della Riconciliazione


La nuova realtà ecclesiale sta per compiere 20 anni


di Carmen Elena Villa


LIMA (Perù), venerdì, 18 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Fraternità Mariana della Riconciliazione (FMR) è stata eretta di recente come Società di Vita Apostolica di diritto diocesano dopo aver ricevuto il Nihil obstat dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e l'approvazione dell'Arcivescovo di Lima e primate del Perù, il Cardinale Juan Luis Cipriani.

L'approvazione è avvenuta il 21 gennaio, quando il Cardinal Cipriani ha ricevuto la Superiora Generale della FMR, Alejandra Keen von Wuthenau, accompagnata da alcuni membri del Consiglio Superiore, per consegnare il Decreto di Erezione con cui si dichiara che la FMR è una Società di Vita Apostolica.

L'Arcivescovo ha anche approvato le Costituzioni della Fraternità, che secondo il canone 731 del Codice di Diritto Canonico sono la via attraverso la quale i membri di una Società di Vita Apostolica “tendono alla perfezione della carità”.

Nuove sfide

In quell'occasione, l'Arcivescovo di Lima ha esortato le “Fraternas” – come sono note le donne che compongono la FMR – a “vivere la propria vita come una costante donazione, perché è per questo che ci consacriamo nella Chiesa, per donarci agli altri, per servire gli altri e portarli alla fede”.

La Superiora Generale, spagnola, ha espresso in un comunicato inviato a ZENIT la propria gratitudine per una benedizione così grande per tutte le “Fraternas” e per l'intera Famiglia Sodálite – famiglia spirituale fondata dal laico peruviano Luis Fernando Figari alla quale appartiene questa comunità –, “visto che la Santa Madre Chiesa ci ha riconosciute come Società di Vita Apostolica, concedendoci così il nostro inquadramento canonico definitivo”.

“E' un giorno per elevare, insieme a Santa Maria, cantici di azione di grazie dal profondo del cuore e per festeggiare con tutta umiltà, rinnovando i nostri sforzi per essere le 'Fraternas' sante che Nostro Signore vuole che siamo”, ha detto Alejandra.

Comunità giovane

La Fraternità Mariana della Riconciliazione è stata fondata il 25 marzo 1991 a Lima. E' composta da donne che, rispondendo alla chiamata di Dio, hanno consacrato la propria vita per essere pienamente disponibili all'apostolato.

La condizione di laiche consacrate permette loro di inserirsi nel mondo per annunciare in prima persona Gesù Cristo.

Le 'Fraternas' aspirano a vivere la propria vocazione cooperando attivamente con la grazia, facendo della vita quotidiana una liturgia continua, perché attraverso ciascuna Dio possa far giungere alle persone la Sua parola e il Suo amore.

La loro vocazione apostolica si esplica in modo particolare nell'evangelizzazione della cultura, nell'apostolato con i giovani, nel servizio solidale ai poveri, nella promozione delle famiglie e in quella della vita, della dignità e dei diritti della persona umana, dal concepimento alla morte naturale.

Attualmente le comunità delle 'Fraternas' si trovano in 19 Diocesi di Perù, Colombia, Ecuador, Cile, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Inghilterra, Italia e Australia.

I membri di una Società di Vita Apostolica riconoscono una chiamata particolare a vivere l'apostolato, e conducendo una vita fraterna in comune, in base al proprio stile di vita, aspirano alla perfezione della carità mediante l'osservanza delle costituzioni.

Queste realtà ecclesiali sono supervisionate dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]



FRATERNITÀ MARIANA DELLA RICONCILIAZIONE
(F.M.R.)

Associazione di Fedeli
(Ass. Priv. R.D. Lima (Perù) 25/03/1991)

Storia: Fondata a Lima (Perù) il 25 marzo
1991, da Luis Fernando
Figari, per donne che scoprono la vocazione alla vita consacrata
laicale.

Scopo: Annunciare con la vita Gesù Cristo come unica risposta per
l'uomo e, guardando alla Vergine Maria, accogliare la missione di
vivere come Lei un'autentica maternità spirituale. Quattro gli ambiti
privilegiati per la missione apostolica: l’apostolato con i giovani,
il servizio ai poveri ed ai più bisognosi, l’evangelizzazione della
cultura, la promozione della famiglia.

Presenti a: Via della Lungaretta 91/B - 00153 ROMA
tel. 06-97.84.37.01
e-mail:
info@fraternasmissions.org


http://fraternas.org/web_folder/


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[SM=g1740733] IL TITOLO NON INGANNI......

Celebrata a Burgos la messa di ringraziamento per l'approvazione del nuovo istituto religioso

Iesu communio, le suore in jeans


BURGOS, 21. Sono poco meno di duecento e la maggior parte di loro ha un'età compresa fra i 18 e i 35 anni, cosa che le rende - riferisce l'agenzia Aci Prensa - la congregazione più giovane d'Europa: sono le religiose di "Iesu communio", l'istituto di diritto pontificio riconosciuto a dicembre dal Papa su proposta dell'allora prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, cardinale Franc Rodé. Nei giorni scorsi, nella cattedrale di Burgos - "Iesu communio" ha sede nel monastero dell'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo di Lerma, cittadina in provincia di Burgos - si è svolta la messa di azione di grazie per l'approvazione dell'istituto, celebrata dall'arcivescovo, Francisco Gil Hellín, assieme, fra gli altri, al cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, e al nunzio apostolico in Spagna, arcivescovo Renzo Fratini. Erano presenti anche l'arcivescovo di Pamplona y Tudela, Francisco Pérez González, e il vescovo di Ciudad Rodrigo, Cecilio Raúl Berzosa Martínez, fratello di suor Verónica María, fondatrice e superiora generale del nuovo istituto.

Le religiose di "Iesu communio" sono già state soprannominate le "suore in jeans": il loro abito è fatto di questo tessuto, accompagnato da un poncio color blu marino, un cordone bianco e un fazzoletto celeste annodato. Il nuovo istituto - di forte indole contemplativa senza raccogliere monache di clausura - è nato da una costola delle clarisse dei monasteri di Lerma e La Aguilera ma, come ha spiegato l'arcivescovo di Burgos, "non è una rifondazione o un adattamento del carisma delle monache clarisse; quest'ultimo non ha bisogno di alcun aggiornamento per proseguire, dando abbondantissimi frutti di santità nella Chiesa.

Iesu communio - ha precisato monsignor Gil Hellín - è un'altra cosa, una realtà nuova", nata per rispondere alle nuove necessità e sensibilità del mondo e della Chiesa. Si tratta di un istituto religioso che merita una riflessione: in un momento di crisi vocazionale in Spagna e in Europa, ha sottolineato ancora il presule "non è frequente né normale che fioriscano comunità piene di religiose e che esse siano in maggioranza giovani e universitarie". Egli ha pure confermato che il loro numero è vicino alle duecento unità e che ci sono tante altre ragazze pronte a entrare nella congregazione. "Chi lascia entrare Cristo nella propria vita - ha detto alla cerimonia suor Verónica María - non perde nulla, nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande".



(©L'Osservatore Romano - 21-22 febbraio 2011)



Jesu Communio



                                                                                   
 

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Il culto Eucaristico e le nuove comunità monastiche


 

di don Giordano Maria Favillini*

ROMA, venerdì, 1° luglio 2011 (ZENIT.org).- Nel periodo post conciliare sono nate molte comunità a carattere monastico recependo l’impulso dato da questo evento ecclesiale costituendosi in modo nuovo rispetto a quelle tradizionali, mantenendo però una continuità spirituale con l’antica tradizione monastica.

Questo è il caso delle Fraternità monastiche e apostoliche di Gerusalemme. Nel 1975 nasce la prima Fraternità monastica a Parigi ad opera di Pierre Marie Delfieux prete cappellano della Sorbona, il quale ritornato da un periodo trascorso nel deserto del Sahara, sulle tracce di Charles de Foucault, riceve dal Vescovo di Parigi il mandato di creare nella Chiesa di Saint Gervais un luogo di preghiera per la città. Nascono così le Fraternità di Gerusalemme, dopo Parigi ad oggi ne sono nate 8 in varie città d’Europa e una in Canada, nel 1998 nasce la prima Fraternità Apostolica di Gerusalemme vicino Lourdes e nel 2000 una seconda in Italia a Pistoia. Queste due Fraternità essendo diverse come missione vivono lo stesso carisma e possiedono la stessa spiritualità; una in una dimensione monastica di lavoro e preghiera, l’altra in un contesto di parrocchia.

Il carisma delle Fraternità di Gerusalemme si può sintetizzare con questa frase: portare Dio nel cuore delle città e le città nel cuore di Dio. La nostra vocazione è vivere una presenza monastica nelle città, secolarizzate, piene di attività e di ritmi serrati, congestionate e spesso anonime in cui i rapporti umani sono sempre più difficili, essere in queste realtà oasi di preghiera di contemplazione e di accoglienza. Quello che un tempo gli antichi monaci andavano a trovare nel deserto noi andiamo nelle città di oggi che spesso sono deserti di solitudine, anonimato e di alienazione; per noi non si tratta di fuggire dal mondo ma di amare poiché se si è monaci si è per amore.

In questo progetto si colloca la centralità dell’Eucarestia, essa è il centro della spiritualità di Gerusalemme, nel Libro di Vita al capitolo preghiera n. 22 si legge: “l’Eucarestia sia ogni giorno, culmine della tua preghiera continua, perché in questo modo tu raggiungi il grado supremo di unione con i fratelli, con i quali formi il Corpo di Cristo, essendone membra ciascuno per la sua parte e con Dio che dimora in te, mentre tu dimori in Lui”.

La vita di preghiera è concepita in stretta relazione con l’Eucarestia, in quanto Essa è la presenza orante all’interno della Chiesa e da questa fonte nasce l’intercessione, la lode, il ringraziamento tutto nasce dall’Eucarestia e tutto diventa Eucarestia, il lavoro materiale, l’accoglienza, le relazioni, l’apostolato. A conferma di tutto questo in ogni Chiesa delle fraternità l’Eucarestia viene esposta ogni giorno dal mattino alla sera e il giovedì notte c’è l’adorazione a cui sono invitati anche i laici, è una notte di veglia intorno al sacramento dell’amore perché questi non venga mai meno nella comunità ecclesiale.

Il nome Gerusalemme non evoca soltanto l’impegno pastorale di essere presenza orante nella città ma anche la dimensione escatologica delle fraternità in quanto siamo in cammino verso la Gerusalemme del cielo, la nostra città futura dove avremo stabile dimora, “desideri anticipare il cielo? Il cielo è una città” (Libro di vita n° 134). Al centro di questa città c’è il trono dell’Agnello, Lui è la lampada che illumina questa città del cielo (Ap, 21 ,23 e 22,3) così per noi mettendo al centro l’Eucarestia che è l’Agnello immolato, la vittima santa, anticipiamo ciò che un giorno vivremo, l’adorazione dell’Eucarestia vissuta al centro delle nostre città è l’annuncio della vita eterna, è mettere l’attenzione su ciò che è essenziale, da cui noi possiamo attingere luce di verità e forza per vivere rettamente.

Le nostre città vivono nella confusione non solo fisica ma anche esistenziale, la vita di molti cittadini e disorientata, ci sono molti tanti messaggi, tante proposte c’è bisogno di trovare un centro a cui guardare e questo centro è il Cristo presente nell’Eucarestia che va evidenziata e non tenuta nascosta, resa visibile perché possa parlare nel Suo silenzio eloquente all’umanità di oggi. Il mistero Eucaristico ispira anche le realtà costitutive della nostra vita monastica, la dimensione comunitaria si costituisce in quanto “noi siamo corpo di Cristo e sue membra associate al Sacrificio di Cristo che offre se stesso al Padre per la vita del mondo” (Libro di vita n° 147). La Fraternità non è costituita per se stessa ma per il mondo e la missione che le è stata affidata e si potrà viverla bene soltanto se si coltiva la comunione e l’unità all’interno delle Fraternità; “Tra fratelli e sorelle si stabilisce un legame vivissimo di comunione attraverso la celebrazione quotidiana dell’ Eucarestia e la partecipazione allo stesso insegnamento dottrinale. Non è questo l’essenziale? Guidati dalla stessa Parola, nutriti dallo stesso Corpo….” ( Libro di vita n° 176). L’Unità si costruisce giorno dopo giorno non solo attraverso l’impegno personale ma soprattutto attraverso l’unione con Gesù che si realizza con la celebrazione Eucaristica, essa veramente ha il potere di unificare le nostre diversità e compie il miracolo della comunione che non è possibile soltanto con i soli sforzi umani.

La vita consacrata è bella se è un’avventura di santità e la santità non è nell’uomo essa viene essenzialmente da Dio, Lui solo è la fonte di ogni santità dunque il monaco o la monaca dovranno vivere questa profonda relazione con il Signore, alimentarla di giorno in giorno e l’Eucarestia è il mezzo indispensabile per realizzare tutto questo per vivere questa relazione. Il silenzio della presenza Eucaristica c’insegna a vivere il silenzio indispensabile per ascoltare la voce di Dio, L’Eucarestia che è la donazione totale del Cristo ci insegna che la vita consacrata è donazione totale, la nostra scuola di vita è l’Eucarestia. Concludendo si può dire che nella nostra vita di Fraternità di Gerusalemme la vita Eucaristica è la nostra ispiratrice, il nostro punto di riferimento, la fonte a cui attingere ogni giorno.

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*Don Giordano Maria Favillini è parroco della chiesa di san Paolo a Pistoia e Priore della Fraternità apostolica di Gerusalemme.

 

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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31 agosto 2011 :: Corriere della Sera

Declino degli ordini religiosi

E' la fine di una grande storia?

di Vittorio Messori

Ottimi affari, negli ultimi anni ma ancor più nei prossimi, per gli agenti immobiliari romani che trattano “grandi edifici di pregio“. Dopo il Concordato -e poi, con ritmo accelerato, nel secondo dopoguerra– congregazioni e istituti cattolici del mondo intero hanno costruito a Roma le loro Case Generalizie. Alcuni hanno eretto qui anche i loro noviziati e seminari. Spesso non si è badato a spese, soprattutto nell’ampiezza dell’area acquistata, sistemata a parco per proteggere tranquillità e privacy dei religiosi. I progettisti erano in gran parte del Paese d’origine dell’Istituto, così che Roma ha finito per ospitare una collezione di architettura mondiale (nel meglio e nel peggio), anche se quasi sempre invisibile dietro cancelli, mura, alberi. 

Ebbene, non solo la secolarizzazione, ma anche le prospettive dopo il Vaticano II,  stanno realizzando silenziosamente quanto fecero con la violenza i francesi del giovane Bonaparte, allorché  occuparono  Roma e deportarono il Papa; e poi i Piemontesi, quando lo costrinsero a imprigionarsi non a Parigi ma nel recinto vaticano. In entrambi i casi, tra le prime mosse degli invasori ci fu lo sfratto violento di frati, monaci  e monache e la messa sul mercato del loro grande patrimonio immobiliare. Patrimonio che, poi, fu ricostituito, anzi moltiplicato sino a quando, raggiunto il vertice alla metà degli anni Sessanta, ha cominciato un imprevisto declino. Molto si è parlato e si parla del rarefarsi delle vocazioni alla vita sacerdotale, pensando però, soprattutto, al clero secolare, quello delle diocesi, delle parrocchie. Ma forse meno si è detto, almeno nel mondo laico, dell’inarrestabile declino numerico delle innumerevoli congregazioni  di religiosi e, in modo ancor più accentuato, di religiose.

Tra Ottocento e primo Novecento sono sorte centinaia di famiglie di suore di “vita attiva“, che hanno svolto preziosi compiti sociali, spesso con un impegno ammirevole e talvolta eroico. Ma ora quei compiti sono gestiti (spesso a costi ben maggiori e con efficacia ben minore : ma questo è un altro discorso…) da enti pubblici, oppure quei bisogni sono stati eliminati dai tempi mutati. La giovane che abbia oggi –ad esempio- la vocazione al servizio dei malati come infermiera o dei bambini come maestra, pensa a un contratto ospedaliero o statale e, non, come un tempo, a un noviziato di Sorelle. Anche le Congregazioni maschili hanno sentito duramente la sparizione dei compiti per i quali erano stati fondati. 

Ma sia tra gli uomini che tra le donne ha agito anche lo spirito conciliare, con la riscoperta del “sacerdozio universale“ con la conseguente rivalutazione del laicato,   dunque con la consapevolezza che per essere cristiani sino in fondo la vita religiosa non è la via obbligata. Di fronte al declino, i Superiori hanno spesso reagito nel modo contrario a quanto suggerivano esperienza e sensus fidei : nelle  molte crisi della sua storia, sempre la Chiesa ha affrontato  la sfida scegliendo il rigore, non l’allentamento delle briglie. Non avvenne così quando la Riforma protestante svuotò metà dei    conventi d’Europa o nel XIX secolo,  dopo la bufera rivoluzionaria?

Nel dopo Vaticano II, invece, la riscrittura di Regole e Statuti per addolcire ascesi e disciplina, l’imborghesimento di vite che erano state austere, non ha attratto novizi, desiderosi di Assoluto, come tutti i giovani  e non di compromessi con lo spirito del tempo. 

Non a caso, chi ha retto meglio sono i monasteri di clausura che hanno continuato a proporre una Regola esigente, come da Tradizione. Dopo l’esodo impressionante      del decennio 68-78, i vuoti non sono stati riempiti e (seppur in modo più o meno accentuato, a seconda degli Istituti) il declino continua e l’età media s’innalza.  Verranno generosi e abbondanti rincalzi, allora, da Asia ed Africa? I Superiori Generali che interrogai, quando feci una lunga inchiesta tra le Congregazioni, mi confessarono che questa è stata, almeno in parte, una grande illusione. Motivi spesso dubbi sull’origine della “vocazione” (un modo, come da noi un tempo, di sottrarsi alla miseria, di studiare, di diventare un notabile), culture,  temperamenti, storie troppo diverse per identificare la vita intera al carisma di un Fondatore europeo spesso di secoli fa.

Insomma, le statistiche sono impietose e la realtà, troppo spesso, presenta case di formazione trasformate in case di riposo, che assorbono per l’assistenza molte delle  energie superstiti. Non passa mese in cui qualche scuola non si chiuda, qualche convento anche storico e illustre, non venga abbandonato, qualche chiesa non sia passata alle diocesi,  pur esse pure in grandi difficoltà di personale. Intanto, qualche Casa Generalizia di Roma è messa sul mercato, per ritirarsi in luoghi meno vasti e più economici.   

Realtà rattristante, per un credente? Certamente è doloroso assistere al  declino di istituzioni che furono benemerite e madri di tanti santi e constatare il dolore di   cristiani che hanno dato la vita a Famiglie che amavano e che, ora, vedono estinguersi. 

Ma, nella prospettiva di fede, nulla può esserci di davvero inquietante.

La Provvidenza che guida la storia (e tanto più la Chiesa, corpo stesso di Cristo) sa quel che fa: “Tutto è Grazia”, per dirla con le ultime parole del curato di campagna di Bernanos. La Chiesa non è un fossile ma un albero vivo dove, sempre, alcuni rami inaridiscono mentre altri spuntano e vigoreggiano. Chi conosce la sua storia, sa che in essa, sull’esempio del Fondatore, la morte è seguita dalla risurrezione, spesso in forme umanamente impreviste. Non si dimentichi che nel primo millennio cristiano c’erano soltanto preti secolari e monaci: tutte la famiglie religiose sono apparse  solo a partire dal secondo millennio. Frati e suore non ci furono per molti secoli, dunque, pur lasciando un ricordo glorioso e nostalgico, potrebbero non esserci in futuro (è una ipotesi estrema) o, almeno, avere sempre meno peso e influenza. Ciò che è certo è che, a ogni generazione, in molti cristiani continuerà ad accendersi il bisogno di vivere il Vangelo sine glossa, nella sua radicalità. Che volto nuovo assumerà la vita consacrata per intero al perfezionamento personale e al servizio del prossimo? Beh, la conoscenza del futuro ci è preclusa, è monopolio di Colui che, attraverso poveri uomini, guida una Chiesa che non è nostra ma sua . 


[SM=g1740733] 

 

Fraternamente CaterinaLD

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Il mio pensiero va ora ai rappresentanti della Comunità cattolica «Shalom». Cari amici, voi festeggiate il 30° anniversario di fondazione. Cari amici, grazie per la vostra presenza! Questa ricorrenza, come pure l’approvazione dei vostri statuti, siano di incoraggiamento a proseguire con entusiasmo nella testimonianza evangelica. Ma vedo già il vostro entusiasmo! Vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione, affinché possiate essere gioiosi strumenti dell’amore e della misericordia di Dio tra quanti incontrate nel vostro impegno missionario.
(Benedetto XVI  -  Udienza generale Mercoledì 16.5.2012)

comunita-cattolica-shalom

DENOMINAZIONE UFFICIALE

Comunità Cattolica Shalom 

 

FONDAZIONE

1982

 

STORIA

La Comunità Cattolica Shalom nasce per iniziativa di giovani universitari che, con a capo Moysés Louro de Azevedo Filho e su incoraggiamento dell’Arcivescovo di Fortaleza (Brasile), aprono una paninoteca con annessa libreria per l’accoglienza e l’evangelizzazione dei giovani: è il primo Centro Shalom. L’opera si diffonde in breve tempo anche tra famiglie, bambini e persone di diversa provenienza socioculturale. Nel 1985, il primo gruppo di giovani si costituisce in comunità di vita e nel 1986 nasce la prima comunità di alleanza formata da giovani e adulti. Nel 1998 la Comunità ottiene il riconoscimento canonico dall’Arcivescovo di Fortaleza. Nel 2007 il Pontificio Consiglio per i Laici decreta il riconoscimento della Comunità Cattolica Shalom come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio. L’associazione è membro della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships (vedi pag. 164).

 

IDENTITÀ

La Comunità Cattolica Shalom è costituita da coppie di sposi, uomini e donne consacrati, giovani e adulti alla ricerca della propria vocazione, sacerdoti, uniti dalla chiamata a vivere il carisma di Shalom i cui tratti caratteristici sono la contemplazione, l’unità e l’evangelizzazione. L’impegno evangelizzatore e formativo della Comunità privilegia il mondo della scuola, della cultura e delle arti; gli ambienti scientifici; le comunicazioni sociali; la promozione umana. La formazione dei membri, basata sull’incontro personale con Gesù Cristo, è alimentata dallo studio della Parola di Dio e del magistero della Chiesa, dalla preghiera, dalla partecipazione alla liturgia e ai sacramenti, dalla vita fraterna e missionaria, dall’amore filiale alla Vergine Maria, dall’unione con il Signore secondo il modello di vita di san Francesco d’Assisi e il modello di preghiera di santa Teresa d’Avila.

 

STRUTTURA

Alla Comunità Cattolica Shalom si può aderire come membri delle comunità di vita, nuclei centrali costituiti da uomini e donne consacrati che aderiscono radicalmente alla chiamata a rinunciare ai propri progetti umani (cfr. Lc 14, 25-37) per porsi alla sequela incondizionata del Signore Gesù dedicandosi totalmente all’opera; come membri delle comunità di alleanza, che riuniscono persone inserite pienamente nel mondo e che vivono la stessa vocazione nella professione e nella vita familiare. La Comunità ingloba inoltre tutti coloro che partecipano attivamente al suo cammino mediante l’appartenenza ai gruppi da essa guidati.

 

DIFFUSIONE

La Comunità Cattolica Shalom conta circa 2.300 membri ed è presente in 8 Paesi così distribuiti: Europa (4), Medio Oriente (1), Nordamerica (1), Sudamerica (2). All’ambito più ampio dell’opera fanno riferimento circa 30.000 persone.

 

OPERE

Dall’iniziativa della Comunità Cattolica Shalom, oltre a numerosi gruppi di preghiera, sono nati centri di evangelizzazione e di formazione catechetica per giovani, famiglie e bambini; case di ritiro spirituale; centri d’arte dove musica, danza, teatro e belle arti sono posti al servizio dell’evangelizzazione; una scuola; un’associazione di promozione umana che gestisce asili, case di accoglienza per anziani e servizi ai malati e ai carcerati; progetti per il recupero di tossicodipendenti e bambini di strada, per la prevenzione dell’aborto, per l’accoglienza dei senzatetto e il riscatto della loro dignità. La Comunità ha inoltre dato vita a quattro emittenti radio, a una casa editrice e all’Istituto Gaudium et spes per la formazione all’impegno sociopolitico secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa.

 

PUBBLICAZIONI

Shalom Maná, rivista mensile.

 

SITO INTERNET

http://www.comunidadeshalom.org.br

 

Celebrazione eucaristica alla Porziuncola

 

Un migliaio di fedeli, provenienti da molti Paesi ma soprattutto dal Brasile, appartenenti alla Comunità Cattolica Shalom è giunto oggi in pellegrinaggio a Santa Maria degli Angeli in Assisi. L'iniziativa si inserisce all'interno di vari momenti celebrativi che la Comunità ha voluto tenere per festeggiare i 30 anni dalla fondazione, avvenuta a Fortaleza in Brasile nel 1982, ed in particolare per l'approvazione definitiva degli Statuti che riceverà a Roma domani, 11 maggio, con il riconoscimento ufficiale della Comunità come Associazione privata internazionale di fedeli di Diritto pontificio.

Il pellegrinaggio e la celebrazione eucaristica nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, presieduta da S. E. Mons. Javier Martinez, Arcivescovo di Granada in Spagna, sono stati motivati dalla vicinanza tra san Francesco e la vocazione Shalom, nella felice ricorrenza dell'VIII centenario della consacrazione di S. Chiara alla Porziuncola.

Presente alla celebrazione il Fondatore della Comunità Shalom, Moysés Louro de Azevedo Filho, intervenuto prima del termine con un breve messaggio che riportiamo in video subito dopo il saluto di benvenuto rivolto da p. Fabrizio Migliasso, Custode del protoconvento della Porziuncola, all'Arcivescovo e a tutta la Comunità presente.

Dopo la celebrazione eucaristica, terminata alle 13.00 circa, i membri della Comunità si sono recati sul piazzale della Basilica dove i festeggiamenti sono continuati con la presentazione artistica che gli organizzatori avevano con cura predispoto.

Approvati definitivamente gli Statuti della Comunità cattolica “Shalom”



“Oggi la Chiesa vi dà un sigillo definitivo di autenticità del vostro carisma”: con queste parole, ieri, il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha consegnato il decreto di approvazione definitiva degli Statuti alla Comunità cattolica Shalom, nel 30.mo anniversario della sua fondazione. Si tratta, ha continuato il porporato, di “un atto di fiducia e di amore della Chiesa nei vostri confronti”, un ringraziamento “per la vostra opera di evangelizzazione”. Sottolineando come “ogni movimento ecclesiale, quando nasce, è un piccolo seme che possiede dentro di sé il desiderio di annunciare Cristo fino agli estremi confini della terra”, il cardinale Rylko ha poi auspicato che la Comunità cattolica "Shalom" possa continuare “con rinnovato impegno e crescente generosità a servire la Chiesa stessa e l’umanità intera”.
Grande gioia, naturalmente, è stata espressa da tutta la Comunità tramite le parole del suo fondatore, Moyses Azevedo: ringraziando il cardinale Rylko e quindi Benedetto XVI per l’approvazione definitiva degli Statuti, Azevedo ha ricordato i tre pilastri sui cui si basa "Shalom", ovvero contemplazione, unità ed evangelizzazione, ed ha auspicato che “l’azione dello Spirito Santo, attraverso le grazie e le sfide, e con la costante cura pastorale della Chiesa”, continui ad accompagnare la Comunità.
Nata in Brasile nel 1982 per iniziativa di alcuni giovani universitari e con l’incoraggiamento dello scomparso cardinale Aloísio Leo Arlindo Lorscheider, allora arcivescovo di Fortaleza, "Shalom" è un’associazione privata internazionale di fedeli di Diritto pontificio che oggi conta migliaia di membri. Presente in 17 Paesi del mondo, porta avanti un’assidua opera missionaria ed evangelizzatrice.
Il trentennale di fondazione della Comunità avrà il suo culmine mercoledì prossimo, 16 maggio, quando i membri di Shalom parteciperanno all’udienza generale di Benedetto XVI.

(Fonte Radio Vaticana 12.5.2012 a cura di Isabella Piro)

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 “Mantenete la freschezza del carisma, rispettate la libertà delle persone e cercate sempre la comunione”: sono i tre pilastri che il Papa indica ai circa 350 partecipanti al Terzo Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove Comunità, ricevuti stamani in udienza in Vaticano. A riunirsi, su invito del Pontificio Consiglio per i Laici, i delegati  delle realtà associative internazionali più diffuse per riflettere sul tema “La gioia del Vangelo: una gioia missionaria”, ispirato all’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Il Congresso si è svolto presso il Pontificio Collegio internazionale “Maria Mater Ecclesiae”. Il primo incontro mondiale è stato quello del 1998 con Giovanni Paolo II; il secondo nel 2006 con Benedetto XVI.

In attesa del testo integrale ecco una sintesi da Radio Vaticana

    


Conversione e missione: due elementi centrali e intimamente legati. E Papa Francesco sottolinea che i Movimenti e le Nuove Comunità sono “ormai proiettati alla fase della maturità ecclesiale” che richiede conversione permanente per rendere sempre più feconda la spinta di evangelizzazione. Tre quindi i pilastri su cui basarsi. Prima di tutto la freschezza del carisma. Con il tempo, infatti, cresce la tentazione di accontentarsi, “la tentazione di ingabbiare lo Spirito”:

“Se forme e metodi sono difesi per sé stessi diventano ideologici, lontani dalla realtà che è in continua evoluzione; chiusi alla novità dello Spirito, finiranno per soffocare il carisma stesso che li ha generati. Occorre tornare sempre alle sorgenti dei carismi e ritroverete lo slancio per affrontare le sfide”.

Papa Francesco rileva, infatti, che anche i Movimenti non hanno fatto "una scuola di spiritualità così”, non hanno “un gruppetto” ma “movimento”:

“Sempre sulla strada, sempre in movimento, sempre aperto alle sorprese di Dio, che vengono in sintonia con la prima chiamata del movimento, quel carisma fondamentale”.

Il secondo punto su cui Papa Francesco si sofferma è “il modo di accogliere” le persone, in particolare i giovani, tenuto conto che oggi “facciamo parte di un’umanità ferita” e che “tutte le agenzie educative”, specialmente la famiglia, hanno gravi difficoltà ovunque. Il Papa rileva, infatti, che l’uomo di oggi ha difficoltà “a fare le proprie scelte” e ha quindi una disposizione “a delegare ad altri le decisioni importanti della vita”. Non bisogna dunque sostituirsi alla libertà delle persone perché  ognuno “ha il suo tempo: cammina a modo suo e dobbiamo accompagnare questo cammino”. Un progresso “ottenuto facendo leva sull’immaturità della gente è un successo apparente, destinato a naufragare. Meglio pochi – dice – ma andando sempre senza cercare lo spettacolo!”:

“L’educazione cristiana invece richiede un accompagnamento paziente che sa attendere i tempi di ciascuno, come fa con ognuno di noi il Signore: ma il Signore ha pazienza, ha pazienza con noi! La pazienza è la sola via per amare davvero e portare le persone a una relazione sincera col Signore”.

Non si deve poi dimenticare la terza indicazione che riguarda la comunione. Perché il mondo creda che Gesù è il Signore, bisogna che veda la comunione fra i cristiani e non maldicenza e “il terrorismo delle chiacchiere”. Cristo, infatti, ha versato il suo sangue per il fratello e “non per le mie idee”. Per il Papa, quindi, “la vera comunione non può esistere in un movimento o in una nuova comunità se non si integra nella comunione più grande che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica”. Questo vuol dire affrontare insieme le questioni più importanti come “la vita, la famiglia, la lotta alla povertà in tutte le sue forme, la libertà religiosa e di educazione”. E in particolare bisogna curare le ferite prodotte da una mentalità globalizzata “che mette al centro il consumo, dimenticando Dio e i valori essenziali dell’esistenza”:

“Per raggiungere la maturità ecclesiale, dunque, mantenete - lo ripeto - la freschezza del carisma, rispettate la libertà delle persone e cercate sempre la comunione”.

Papa Francesco invita, quindi, a non dimenticare che per raggiungere questo traguardo “la conversione deve essere missionaria”, e cioè che “la forza di superare tentazioni e insufficienze viene dalla gioia profonda dell’annuncio del Vangelo, che è alla base  - dice - di tutti i vostri carismi”. “Voi avete portato già molti frutti alla Chiesa e al mondo intero, ma ne porterete altri ancora più grandi con l’aiuto dello Spirito Santo”, dice il Papa esortando ad “andare avanti”, sempre in movimento:

“Adesso vi chiedo, tutti insieme, di pregare la Madonna, che ha provato  questa esperienza di sempre conservare la freschezza del primo incontro con Dio, di andare avanti con umiltà, ma sempre in cammino, rispettando il tempo delle persone. E poi di non stancarsi mai di avere questo cuore missionario”.


 

Fraternamente CaterinaLD

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