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PRIMO MAGGIO 2011 BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

Ultimo Aggiornamento: 28/09/2013 14:40
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28/09/2013 14:40
 
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[SM=g1740758] DIARIO DI UN EVENTO STORICO.....

Giovanni Paolo II è stato proclamato “beato”. La sua memoria sarà celebrata il 22 ottobre. E’ il primo passo per la sua santificazione. Basterà riconoscergli un altro miracolo che si aggiunga alla guarigione per la scienza inspiegabile di suor Marie, Somon Pierre, la giovane religiosa francese guarita per i medici ”inspiegabilmente” dal morbo di Parkinson.

La proclamazione ufficiale c’è stata questa mattina durante il rito solenne presieduto da Papa Benedetto XVI sul sagrato della basilica di san Pietro davanti ad una folla sterminata e festosa di pellegrini. Oltre un milione e mezzo secondo le autorità. Giovani, famiglie, religiosi e religiose, non credenti affascinati da Giovanni Paolo II. Come sei anni fa, quando quell’8 aprile 2005 una vera marea umana, proveniente da tutto il mondo, in nome di Karol Wojtyla per l’ultimo saluto ha “occupato” non solo piazza san Pietro e tutte le vie adiacenti, ma il centro della capitale, sino al Circo Massimo.

Ma oggi, nel giorno del 1° maggio, festività laica del lavoro, per la Chiesa memoria di san Giuseppe lavoratore e quest’anno anche domenica della Divina Misericordia, la festività voluta da Giovanni Paolo II, è la festa a prevalere. Anche se la commozione è forte. Come ancora fortissimo e profondo è il rapporto che lega i fedeli a Giovanni Paolo II.

papaE’ commosso anche Papa Benedetto XVI, che veste i paramenti sacri del suo predecessore. Nella sua omelia gli rende omaggio. Spiega le ragioni di questa beatificazione con una premessa: non ci sono stati strappi sui tempi per questo riconoscimento. Già nel giorno del suo funerale – è esplicito Ratzinger -“aleggiava un profumo di santità” per la testimonianza di fede della sua vita e in particolare della sua sofferenza. Un riconoscimento alla persona, alla vita di Karol Wojtyla le cui tappe fondamentali sono state riproposte sia dal pontefice che dal cardinale vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, che ha formalmente avanzato la richiesta di beatificazione.

“Il popolo di Dio - continua il pontefice - ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Giovanni Paolo II”. E’ per questo che - puntualizza - “nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa”, la sua causa di beatificazione è proceduta “con discreta celerità”. Ora che il suo iter è terminato può finalmente dare l’annuncio: “Ecco che il giorno atteso è arrivato; è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!”. Esplode incontenibile l’applauso dei pellegrini. Ratzinger ringrazia, come pure i capi di Stato e di governo e gli uomini di Chiesa che sono giunti a Roma da ogni parte del mondo per partecipare a questa beatificazione che - lo chiarisce - riguarda le virtù eroiche dell’uomo di Dio per la testimonianza di fede straordinaria offerta nella sua vita e nella sua malattia, ma anche il pontefice.

”Giovanni Paolo II è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica”. Ricorda la sua devozione e il suo affidamento a Maria, il suo “Totus Tuus”. Il suo essere stato uomo del Concilio Vaticano II e quindi il suo grande merito: l’aver traghettato la Chiesa verso il Terzo Millennio. E’ la sfida anche politica e culturale del Papa polacco, enunciata nella sua prima messa solenne in Piazza San Pietro, con le memorabili parole. Le ricorda: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”.

Appaiono riproposte lungo il colonnato del Bernini. “Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti - aggiunge Ratzinger - , egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile”. E’ in polacco che Papa Benedetto spiega cosa sia stato. “Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà”.

E’ la sfida non solo religiosa, ma culturale,sociale e politica condotta contro i regimi dell’Est comunista. “Karol Wojtyła salì al soglio di Pietro - spiega Ratzinger - portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo. Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo “timoniere” il Servo di Dio Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio”. Il merito che Papa Ratzinger e la Chiesa riconoscono a Karol Wojtyla è quello di aver ridato alla Chiesa e al Cristianesimo “un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia”.

“Quella carica di speranza – aggiunge il pontefice - che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace”.

papaE’ il programma del lungo “regno” di Giovanni Paolo II. L’ultima parte dell’omelia Papa Ratzinger l’ha dedicata al suo personale rapporto con il suo predecessore. “Per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero”. L’ultimo ringraziamento a Karol Wojtyla è stato per la testimonianza offerta nella sofferenza.

“Il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno”. E’ una conclusione che suona come una secca risposta a chi ha denunciato nella fase più grave della sua malattia un pericolo vuoto nel governo della Chiesa. Tanto più che Ratzinger aggiunge: “Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nell’Eucaristia”.

Alla fine, commosso, Benedetto XVI lo ha invocato. “Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. “Santo Padre ci benedica” ha aggiunto a braccio. Alla preghiera del Regina Coeli il Papa ha ringraziato i presenti, i capi di Stato a partire dal presidente Giorgio Napolitano che poi ha incontrato brevemente con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, le autorità, i vescovi, i religiosi e le religiose, i pellegrini, i volontari e tutti coloro che hanno collaborato a questi giorni di festa che si concluderanno domani con la messa di ringraziamento presieduta dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.

Dopo la celebrazione è stato possibile rendere omaggio nella basilica di San Pietro al nuovo Beato. Prima il pontefice, poi le delegazioni ufficiali, i cardinali e vescovi, e infine i pellegrini hanno potuto accostarsi al feretro che sarà visitabile ininterrottamente sino a domani.                                                                                                      

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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