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LETTERA APERTA A MONSIGNOR NEGRI: ma anche a TUTTI i Vescovi, VI SUPPLICHIAMO IN NOME DI GESU' CRISTO!

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2011 00:43
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29/01/2011 10:14
 
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LETTERA APERTA A MONSIGNOR NEGRI: IL PAPA NON HA BISOGNO DI ADEGUAMENTI LITURGICI!

Giovanni Paolo II in preghiera nella Pieve di San Marino


Lettera aperta a S.E.R. Mons. Luigi Negri, Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro

Eccellenza Reverendissima,

è con una certa apprensione che leggo su vari quotidiani sanmarinesi una notizia allarmante. A quanto pare nel programma della visita del Santo Padre a San Marino la visita alla Pieve di San Marino, l'antica Basilica che custodisce le reliquie del Santo, sarebbe stata esclusa per ragioni di ordine liturgico-architettonico.
Sul quotidiano sanmarinortv.sm il giornalista Francesco Zingrillo scrive infatti il 19 gennaio scorso quanto segue: "Rimane il nodo della Pieve inadeguata liturgicamente non conforme alla riforma conciliare e ai canoni della architettura sacra vigente: difficile che il Papa teologo e liturgista possa passare in basilica minore dove si espongono le reliquie del Santo."

La stessa notizia veniva poi ripresa dal quotidiano La Tribuna Sanmarinese il 21 gennaio.
Successivamente, il 22 gennaio, interveniva il Rettore della Basilica e Direttore dell'Ufficio Liturgico Diocesano don Lino Tosi, il quale, pur auspicando una visita del Papa ai resti del Santo, non mancava di ribadire la necessità di questi adeguamenti liturgici: "Sono rimasto sorpreso nel leggere che – a motivo del mancato adeguamento liturgico della Basilica alle norme conciliari – il Santo Padre potrebbe rinunciare a visitare il luogo originario e singolare della nostra identità sammarinese quale è da sempre la Pieve e, di conseguenza, non venerare le reliquie del Santo Fondatore. Che la Basilica necessiti di una veste più dignitosa e di un energico “rinnovamento conciliare” (non solo negli arredi!) è da anni sotto gli occhi di tutti. Questo è, fra l’altro, il desiderio del Vescovo Mons. Negri, espresso con chiarezza anche nel decreto della mia nomina, letto pubblicamente nella stessa Basilica alla presenza degli Ecc.mi Capitani Reggenti (5 febbraio 2009)."

Ebbene, Eccellenza, c'è da augurarsi che questi adeguamenti non vengano mai effettuati e ciò proprio in considerazione dell'insegnamento liturgico e "pratico" del Santo Padre. Insegnamento liturgico se pensiamo ai molteplici riferimenti di Sua Santità nelle sue opere (recentemente raccolti nel volume XI della sua Opera Omnia) all'orientamento dell'altare e del sacerdote. Un altare antico è infatti pienamente rispondente all'indirizzo del Papa: guarda ad oriente ed è sormontato dalla Croce che ci ricorda il Cristo che ritornerà per giudicare i vivi e i morti. Inoltre L'insegnamento del Papa è anche pratico se pensiamo alla rimozione dell'altare mobile nella Cappella Paolina in Vaticano e al ripristino delle celebrazioni "ad orientem" anche nella Cappella Sistina.

Il Papa non ha bisogno di adeguamenti liturgici per poter venerare le spoglie di un Santo, né tantomeno credo sia opportuno sfruttare l'occasione della visita del Papa per riproporre inutili progetti di adeguamento liturgico fondati su una nota pastorale della CEI del 1996 che non può essere considerata né vincolante né ancora in vigore.

Stante infatti il parere della Sacra Congregazione per il Culto Divino del 25 settembre 2000 (n. prot.2036/00/L): "Quando si tratta di chiese antiche o di grande valore artistico, occorre tenere conto della legislazione civile riguardante i cambiamenti e le ristrutturazioni. Un altare posticcio non sempre può essere una soluzione idonea. Non bisogna dare importanza eccessiva a degli elementi che nel corso dei secoli hanno subito dei cambiamenti. Ciò che rimane fermo è l’avvenimento celebrato nella liturgia: esso è manifestato attraverso dei riti, dei segni, dei simboli e delle parole, i quali esprimono diversi aspetti del mistero, senza tuttavia esaurirlo, poiché il mistero li trascende tutti. Irrigidirsi su una posizione e “assolutizzarla” potrebbe tradursi nel rifiuto di alcuni aspetti della verità che meritano rispetto e accoglienza."

Per il Culto Divino, dunque, non è obbligatorio orientare l'altare al popolo ed è anzi erroneo pensare che "l'azione sacrificale sia orientata principalmente alla comunità".

Ma a questo documento dobbiamo aggiungere proprio l'esperienza liturgica del Sommo Pontefice e il decisivo documento emanato da Sua Santità nel luglio del 2007, il Motu Proprio Summorum Pontificum. La possibilità di celebrare secondo la forma straordinaria del rito romano costituisce infatti un caposaldo di quella "riforma della riforma liturgica" promossa senza proclami, ma con l'esempio dal Santo Padre. E se i Vescovi italiani provvederanno ad "adeguare" tutte le chiese che ancora conservano l'assetto tradizionale, ciò come non implicherà un segno di rottura, di profonda rottura tra un prima e un dopo? Si tratterebbe peraltro di una evidente smentita di quel processo di superamento della rottura, di quel lento recupero della continuità sincronica e diacronica del cattolicesimo, promosso da Papa Benedetto XVI.

Se, infatti, in pochi anni non ci saranno più chiese nelle quali siano presenti i segni della tradizione liturgica millenaria della Chiesa, ma tutto sarà stato cambiato nel nome di un aggiornamento ormai stantio e privo di utilità, dove si potrà celebrare correttamente quel rito che è tesoro comune della Chiesa e il cui recupero dobbiamo a Papa Benedetto XVI?

Eccellenza, è per questa ragione che un semplice figlio della Chiesa, già aspramente criticato perché esprime le proprie opinioni col cuore e l'intelletto e senza mostrare attestati o galloni accademici, né tantomeno aderenze vaticane, per questa ragione Le chiedo, Eccellenza, di smentire fermamente queste voci che gettano un'ombra ideologica sull'insegnamento liturgico del Papa e attribuiscono a Sua Santità opinioni e posizioni che non gli appartengono. Mai il Papa penserebbe di non rendere omaggio a San Marino, solo perché il suo altare non è liturgicamente adeguato alla riforma liturgica! E d'altra parte Le domando, Eccellenza, di fermare la mano di coloro che intendono modificare l'assetto architettonico della Basilica in nome di un "aggiornamento" che è così aggiornato da risalire a circa 50 ani fa. Abbia il coraggio, Eccellenza, di "restaurare" l'altare di San Marino, non di adeguarlo!

Riporti l'altare all'antico splendore, alla bellezza ordinata e conchiusa della sua originaria struttura. Solo attraverso il recupero del passato si può essere arditi in un era affetta da una vera e propria bulimia innovatrice. Riporti il decoro passato alla Basilica già sottoposta a provvisori rimaneggiamenti in nome dell'ideologia della rottura così contestata da Papa Benedetto. Non è stato forse proprio
il Papa a ricordare ai Vescovi italiani, pochi mesi fa che "Ogni vero riformatore è un obbediente della fede: non si muove in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di ciò che si celebra"?

Oggi la Chiesa ha bisogno di recuperare il senso della bellezza e della verità. E lo può far solo attraverso il saldo riferimento della tradizione e l'orientamento spirituale, ma anche fisico, a Cristo. Per queste ragioni mi appello alla Sua comprensione e alla Sua saggezza.

Con filiale devozione.

in Domino Jesu,

Francesco Colafemmina

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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