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Prediche e Catechesi di Meditazioni di Padre Konrad (imperdibili!!)

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2012 17:40
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22/03/2011 13:04
 
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Predica di Padre Konrad sulle Virtù e la santificazione personale 20.3.2011

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.

C'è gente che sembra vivere senza chiedersi "perchè" e tra loro anche molte persone buone, ma non pensano mai al significato della loro vita, oppure se la vita abbia un significato, c'è altra gente che cerca il significato della vita, e ci siamo anche noi che sappiamo il perchè.
Il Signore dice "beati i vostri occhi perchè vedono, e i vostri orecchi perchè sentono, in verità vi dico molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l' udirono".
Sappiamo noi il significato della vita, ossia, come San Paolo dice nell'Epistola di oggi, in due parole: vostra santificazione - sanctificatio vestra.
 
Cos'è la nostra santificazione?
La santificazione, la santità è la perfezione della carità, così il Signore ci comanda: siate voi, dunque, perfetti, come è perfetto il Padre vostro Celeste, e così il Signore ci comanda di amare Dio con tutto il cuore, e tutta l'anima, e tutta la forza, e tutta la mente, la perfezione della carità, di fatti, perchè l'unico scopo della nostra vita è questo: di raggiungere il Cielo, ma non solo raggiungere il Cielo, ma raggiungere quel grado di gloria in Cielo che Dio ci prevede da tutta l'Eternità. Chi non si santifica quaggiù, secondo la parola di un santo Sacerdote, deve essere messo dunque nel manicomio!
E' l'unico scopo della nostra vita, e la nostra vita dura poco tempo, paragonando con l'Eternità, niente in tempo, ma in significato tutto, perchè stabilirà, determinerà la nostra eternità, ogni nostra azione, ogni nostro pensiero ha il suo peso per la nostra eternità.

Qualcuno dirà forse: "è impossibile per me divenire un santo, come posso io essere come San Francesco?" per esempio, la risposta a questa domanda è molto semplice: se Dio ci comanda qualche cosa, deve essere possibile! Ma come? Qualcuno ha chiesto una volta a san Tommaso d'Aquino come divenire santo, e ha risposto: "se vuoi!", tutto dipende dalla nostra volontà, dunque, se la santificazione nostra supera le nostre forze naturali, possiamo sapere che Dio ci darà la grazia per raggiungerla, e quanto a San Francesco, lui ha ricevuto una capacità molto grande per la santità che ha realizzato, diciamo, pienamente. Noi abbiamo ricevuto meno capacità, ma questa capacità dobbiamo anche noi realizzarla, ossia, pienamente e questa, si può dire, è la santità: realizzare pienamente la capacità nostra per la santità.

Come santificarci?
Non vivendo come molti altri una vita agiata e mediocre, essendo simpatici, al solito, buoni, facendo il minimo o un pò di più di ciò che la Chiesa mi chiede questo è come, dopo aver trovato la via stretta, camminare adagio, con cadute qua e là, senza preoccuparcene, verso la Città Celeste; siamo sulla strada, ma bisogna avanzare a grandi passi verso il Paradiso. Siamo  qua in un deserto, in una terra d'esilio, facciamo uno sforzo per arrivare al Paradiso quanto prima, si tratta della nostra santificazione, della perfezione, di amare Dio con tutto il cuore.

Come facciamo, dunque, sul livello pratico?
Prima dobbiamo combattere il peccato, se pecco mortalmente bisogna afferrare i mezzi per convertirmi, la Confessione che anche mi rinforza contro la tentazione, la preghiera seria evitando le occasioni del peccato e la pratica delle virtù opposte, l'ascesi, e poi bisogna combattere anche il peccato veniale con gli stessi mezzi.
La vita di santificazione, la vita cattolica, comprende però non solo il combattere il peccato, ma anche la pratica delle virtù.

Parliamo brevemente di sette virtù principali, le virtù teologali:
- la Fede: bisogna crescere nella fede, nella fiducia in Dio, vedendo tutta la nostra vita nella luce della fede, accettando tutto che avviene come permesso da Dio, o come la volontà di Dio, con pazienza;
- la Speranza: bisogna fissare gli occhi solo sulla Città Celeste, alla fine della nostra strada;
- e la Carità: pregando e facendo bene, pregando a Dio e facendo tutto per Dio, essendo buoni, a tutti coloro che Dio mette sulla strada della nostra vita.

Le virtù cardinali:
- la giustizia: con i soldi che con tutti gli affari con altrui devo corrispondere ad ognuno il suo debito;
- moderazione: il temperamento delle emozioni, ne ho parlato in passato, quando ho detto che dopo il peccato originale siamo non più in controllo completo delle nostre emozioni, delle nostre passioni, dunque dobbiamo controllarle con uno sforzo continuo;
- la fortezza: per esempio parlando senza rispetto umano, quando occorre;
- e la prudenza: essendo cauti e chiedendo consiglio agli altri.

La pratica delle virtù è necessaria dunque e anche la mortificazione almeno nelle piccole cose, per esempio, non mangiando o bevendo tutto ciò che vogliamo, e ciò che non mangio o non bevo, risparmiamo per un altro giorno, e dopo la mortificazione degli occhi non guardando ogni persona che passa per strada o ogni oggetto nei negozi, devo combattere la concupiscenza della carne e degli occhi e poi la mortificazione dell'immaginazione e, come si può dire, la mortificazione anche del mio tempo libero, non passando troppo tempo con il chiacchierare al telefono, o al computer, giornali, libri leggeri, televisione, eccetera.
Meglio sarebbe  trovare i  tempi di silenzio, preghiera, il tempo per la lettura sacra o spirituale.
Finalmente la Preghiera, ogni mattina e ogni sera nella compagnia della Santissima Vergine Maria, offrendo la giornata a Dio, chiedendo il Suo aiuto e ringraziandoLo per tutto, per le gioie, ma anche per le pene. Proviamo a pregare almeno una parte del Santo Rosario, o forse la Via Crucis il venerdì, soprattutto in questo Tempo di Quaresima, vivendo nella presenza di Dio, indirizzando il nostro cuore, via dai pensieri ed affanni inutili, verso Dio, e anche una meditazione di almeno dieci minuti, la domenica per esempio, il giorno del Signore sul brano del Vangelo, soprattutto la Passione del Signore, ma meglio se possiamo farlo ogni giorno.

Ecco qualche mezzo principale della santificazione: combattendo il peccato, esercitando le virtù, mortificandoci e pregando, affinchè alla fine dei nostri giorni, Dio Padre possa dire di noi ciò che ha detto sul Figlio Divino alla Trasfigurazione, come abbiamo sentito oggi nel Vangelo: "Ecco  il mio Figlio diletto",
finchè possiamo risplendere anche noi nella luce con cui brillava allora Nostro Signore Gesù Cristo + che è la manifestazione della Divinità increata alla quale siamo chiamati ad unirci in Cielo, alla gloria dell'Altissimo.
Amen!

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.


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BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 13 aprile 2011

La santità

Cari fratelli e sorelle,

nelle Udienze generali di questi ultimi due anni ci hanno accompagnato le figure di tanti Santi e Sante: abbiamo imparato a conoscerli più da vicino e a capire che tutta la storia della Chiesa è segnata da questi uomini e donne che con la loro fede, con la loro carità, con la loro vita sono stati dei fari per tante generazioni, e lo sono anche per noi. I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio” (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50). Al termine di questo ciclo di catechesi, vorrei allora offrire qualche pensiero su che cosa sia la santità.

Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo?

Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti. San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: “In lui – Cristo – (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). E parla di noi tutti. Al centro del disegno divino c’è Cristo, nel quale Dio mostra il suo Volto: il Mistero nascosto nei secoli si è rivelato in pienezza nel Verbo fatto carne. E Paolo poi dice: “E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in Lui tutta la pienezza” (Col 1,19). In Cristo il Dio vivente si è fatto vicino, visibile, ascoltabile, toccabile affinché ognuno possa attingere dalla sua pienezza di grazia e di verità (cfr Gv 1,14-16). Perciò, tutta l’esistenza cristiana conosce un’unica suprema legge, quella che san Paolo esprime in una formula che ricorre in tutti i suoi scritti: in Cristo Gesù. La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. E’ l’essere conformi a Gesù, come afferma san Paolo: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29). E sant’Agostino esclama: “Viva sarà la mia vita tutta piena di Te” (Confessioni, 10,28). Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa, parla con chiarezza della chiamata universale alla santità, affermando che nessuno ne è escluso: “Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e … seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (n. 41).

Ma rimane la questione: come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma. Per dirlo ancora una volta con il Concilio Vaticano II: “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta” (ibid., 40).

La santità ha dunque la sua radice ultima nella grazia battesimale, nell’essere innestati nel Mistero pasquale di Cristo, con cui ci viene comunicato il suo Spirito, la sua vita di Risorto. San Paolo sottolinea in modo molto forte la trasformazione che opera nell’uomo la grazia battesimale e arriva a coniare una terminologia nuova, forgiata con la preposizione “con”: con-morti, con-sepolti, con-risucitati, con-vivificati con Cristo; il nostro destino è legato indissolubilmente al suo. “Per mezzo del battesimo - scrive - siamo stati sepolti insieme con lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti… così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Ma Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio.

Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Qual è l’anima della santità? Di nuovo il Concilio Vaticano II precisa; ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta. “«Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui. Ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell’anima e vi fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e, con l'aiuto della grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'Eucaristia e alla santa liturgia; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all'esercizio di ogni virtù.

La carità infatti, vincolo della perfezione e compimento della legge (cfr Col 3,14; Rm 13,10), dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine. Forse anche questo linguaggio del Concilio Vaticano II per noi è ancora un po' troppo solenne, forse dobbiamo dire le cose in modo ancora più semplice. Che cosa è essenziale? Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell'Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l'esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni. 

Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità. Perciò il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità verso Dio e verso il prossimo” (Lumen gentium, 42). Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità della vita cristiana, dell'essere santi.

 Ecco perché sant’Agostino, commentando il capitolo quarto della Prima Lettera di san Giovanni, può affermare una cosa coraggiosa: “Dilige et fac quod vis”, “Ama e fa’ ciò che vuoi”. E continua: “Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene” (7,8: PL  35). Chi è guidato dall’amore, chi vive la carità pienamente è guidato da Dio, perché Dio è amore. Così vale questa parola grande: “Dilige et fac quod vis”, “Ama e fa’ ciò che vuoi”.

Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? La Chiesa, durante l’Anno Liturgico, ci invita a fare memoria di una schiera di Santi, di coloro, cioè, che hanno vissuto pienamente la carità, hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana. Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada. In ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. E sono tipi molto diversi. In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.

Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna.

Cari amici, come è grande e bella, e anche semplice, la vocazione cristiana vista in questa luce! Tutti siamo chiamati alla santità: è la misura stessa della vita cristiana. Ancora una volta san Paolo lo esprime con grande intensità, quando scrive: “A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,7.11-13).

Vorrei invitare tutti ad aprirsi all’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore. Non abbiamo paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore.

Grazie.

Pope Benedict XVI waves to the faithful as he leaves his weekly general audience in St. Peter Square at the Vatican, on April 13, 2011.

Pope Benedict XVI smiles during a general audience he held in St. Peter's square at the Vatican, Wednesday, April 13, 2011. The book "YouCat," a youth-focused compilation of key church teachings, was presented to Pope Benedict XVI at his general audience Wednesday and officially launched at a Vatican news conference. The Italian publisher of a new book on Catholic Church teaching fixed a translation error that implied the Vatican approved of contraception with an insert Wednesday that stresses traditional church teaching on sex. On the eve of the presentation, officials confirmed that Nuova Citta, the Italian publisher of "YouCat," had pulled the Italian copies to fix the error, which concerned whether married couples could plan the size of their families.



[Modificato da Caterina63 15/04/2011 19:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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