Applicare la pena di morte verso persone che realmente la meritano non solo non è un delitto ma un servizio reso a Dio e all'umanità.
Forse ti dimentichi che Sodoma e Gomorra sono state incenerite, eppure Abramo aveva provato a fermare la mano di Dio...
Caro Diego mi spiace deluderti ma la Chiesa non la pensa affatto come te...
Se invece di usare il catechismo come i protestanti usano la Bibbia (cioè per aggiustarsi tutto a comodo loro) lo leggessi attentamente, capiresti che il Magistero va al passo con i tempi, applicando sempre il concetto base che la vita e la morte appartengono solo a Dio, difatti nel brano che hai riportato leggiamo che la tradizione non esclude il ricorso alla pena di morte quando questo fosse l'unico modo per salvaguardare la vita di altre persone, è però implicito che ciò si riferisce a particolari condizioni che si presentavano in epoche passate, quando era più difficile mantenere l'ordine, chiaramente non è applicato al nostro tempo, infatti leggiamo subito dopo:
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo « sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti ». 177
Non a caso Giovani Paolo II ha sempre invocato la grazia per i condannati a morte...
A Patrizia che scrive
E' ovvio che c'è un giudizio prudenziale, che la si tiene come extrema ratio... un uomo che abbia ucciso un altro uomo, non potrà mai fare nulla per ripagare il danno, ma se viene condannato a morte, e lui lo accetta come espiazione, quella pena potrebbe togliergli anche il purgatorio... mandandolo direttamente in paradiso. Inoltre può sembrare strano, ma conoscere il giorno della propria morte è una fortuna... ti ci puoi preparare... se tu sapessi che tra due ore sarai al giudizio di Dio, che faresti? certo non sarebbero due ore ordinarie...
voglio chiedere una cosa:
Se quello che hai scritto è valido per un condannato a morte perché non dovrebbe esserlo per uno che decide di ricorrere all'eutanasia?
O per un suicida?
Non si trovano anche loro nella condizione di sapere che dopo poco tempo moriranno?
E chi ti assicura che il condannato a morte abbia ancora voglia di vivere?
Penso sia rischioso avventurarsi in discorsi del genere...
Per me rimane valida la Parola di Dio:
« Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto [...]. Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio egli ha fatto l'uomo » (Gn 9,5-6).
Che stà a significare "sangue chiama sangue", l'uomo non ha autorità sulla vita di un altro uomo, l'omicidio deve essere sempre considerato qualcosa di orribile, anche in quei casi in cui si è costretti a commetterlo.
AlbY