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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Interessante analisi sul Concilio da parte della FSSPX

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2018 23:27
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Sesso: Femminile
09/03/2011 10:37
 
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 il Blog di una fides, raggiungibile dal link del titolo qui a seguire, pubblica un testo che ritengo molto interessante per i nostri approfondimenti sulla situazione.....
Chiediamo anche l'aiuto dello Spirito Santo per ben leggere i "segni dei tempi" e in questi avere anche il coraggio di riconoscere gli errori compiuti, così come ci auguriamo che anche la FSSPX sappia ben valutare le risorse del ciò che, pur essendo "NUOVO", non è è detto che sia automaticamente e necessariamente negativo....
Vecchio e Nuovo non si contrastano mai, quando alla radice si pongono chiari  i perni dell'ortodossia e della sana Tradizione che cammina nel tempo e tende anch'essa alla perfezione
....

Buona lettura.....

i due corni del dilemma

Pubblichiamo questo interessantissimo intervento del superiore della Fraternità San Pio X per il distretto della Francia; in  buona sostanza si vede come i due corni del dilemma, salvare la Tradizione e con essa la Chiesa o salvare il Concilio e con esso una delle modalità del Magistero supremo della Chiesa, sostanzialmente non possano essere superati e risolti senza affrontare la grande questione del Concilio. Ora poiché c'è qualcosa che è superiore sia alla Chiesa che al Magistero supremo e ciò è la salvezza delle anime, per il bene delle anime sembra giunta l'ora di un ripensamento del Concilio ai massimi livelli: un'occasione propizia potrebbe essere data dal fatto che il prossimo anno ricorre in ottobre il 50° anniversario di apertura del Concilio. Preghiamo perchè il bene della anime nella Chiesa richiede grande fede e grandi sacrifici.

LETTERA AI NOSTRI CONFRATELLI SACERDOTI
Quale rapporto tra il Vaticano II e la crisi?


Lettera trimestrale per le relazioni della Fraternità San Pio X con il clero francese

Quale rapporto tra il Vaticano II e la crisi?

E’ già un anno che i colloqui dottrinali auspicati dalla Fraternità San Pio X e stabiliti dal Sommo Pontefice si svolgono regolarmente tra gli esperti della Congregazione per la Dottrina della Fede ed i rappresentanti della Fraternità San Pio X. Queste conversazioni dottrinali proseguono con la discrezione richiesta da un’iniziativa così importante e difficile. E’ impossibile, e sarebbe insensato, pensare di lavorare su questioni complesse e sottili sotto l’occhio delle telecamere della televisione e davanti ad una selva di microfoni. Ciascuno dei protagonisti, infatti, deve poter esprimere la sua posizione, la sua visione riguardo ad un problema, davanti ai suoi pari, anche se questa espressione è ancora insufficiente e imperfetta, in modo da ricevere le critiche e le osservazioni fondate degli altri e riuscire così ad affinare e perfezionare ciò che deve dire e difendere. Sarebbe ridicolo e imprudente voler diffondere ai quattro venti fin da ora ciò che ha bisogno di essere limato, approfondito, meglio argomentato. E questo da entrambe le parti. Aspettiamo allora senza impazienza, e pregando per il bene della Chiesa, che queste discussioni progrediscano abbastanza da poter presentare al pubblico questo o quell’ elemento definitivamente elaborato e da potere avere l’occasione di prenderne conoscenza. Tuttavia, questi approfondimenti teologici hanno come oggetto principale il nostro rapporto col concilio Vaticano II, e l’influenza di quest’ultimo sulla crisi che oggi attraversa la Chiesa. Così mi è parso utile proporvi una sintesi semplice ma abbastanza completa della nostra posizione su questo punto cruciale, sintesi di cui la prima parte viene presentata in questo numero.

Parlare del Vaticano II con delicatezza e sfumature, ma anche con franchezza e verità, oggi è estremamente difficile. Lasciare intendere che tal testo del Concilio, in taluno dei suoi punti, e per tale ragione teologica, potrebbe eventualmente non essere interamente estraneo alla crisi attuale, pare totalmente impensabile ed inaccettabile: è il grande tabù ecclesiastico contemporaneo, la questione scottante per eccellenza.

Ho ritenuto che non fosse degno né di voi né di noi schivare tale questione cruciale col pretesto che potrebbe contrariare qualcuno. Mi è sembrato che, tra sacerdoti, tra adulti maturi e responsabili, potessimo liberamente “ parlare di cose che irritano senza irritarci ”. E’ una scommessa sull’intelligenza e sull’apertura mentale.

Rev. Regis de CAQUERAY

QUELLO CHE NON DICIAMO SUL VATICANO II

Che la crisi attuale deriverebbe unicamente dal Concilio

E’ evidente che noi non abbiamo mai detto che il concilio Vaticano II sia l’unica causa della scristianizzazione contemporanea, la fonte esclusiva di tutti i mali attuali della Chiesa, la chiave di lettura completa della crisi religiosa: sarebbe una concezione ridicola. Al contrario, è certo che la crisi attraversata dalla Chiesa da mezzo secolo possiede spiegazioni molteplici, cause molto varie, di cui è possibile stabilire rapidamente una lista sommaria.

Malessere nella cristianità

E’ chiaro come alla fine del pontificato di Pio XII esistesse già un profondo malessere nella Chiesa, anche se le strutture esteriori parevano solide. Le statistiche mostrano una diminuzione progressiva ed inesorabile delle vocazioni, ben prima del Concilio: tra il 1950 ed il 1960, il numero delle ordinazioni sacerdotali in Francia è ridotto di un terzo. La pratica domenicale ha iniziato a decrescere: sempre in Francia, tra il 1950 ed il 1960, si è già abbassata del 20%. Le conseguenze della Seconda Guerra mondiale, soprattutto della divisione tra resistenti, collaboratori e attendisti, si fanno sentire. Un’inquietudine sorda, un malessere spirituale travaglia una parte del clero e dei fedeli, mentre da ogni lato si diffondono inquietanti asserzioni teologiche e morali. L’enorme diffusione clandestina, nei seminari dell’epoca, delle opere di Teilhard de Chardin ne è un segno chiarissimo. Si fa strada un desiderio di emancipazione, e la gioventù, come è normale, è la prima ad esserne colpita: la grande crisi dell’Azione Cattolica, ricordiamolo, comincia fin dagli anni ’50 dalle organizzazioni giovanili. Di fronte a questo malessere, che richiederebbe dei rimedi spirituali appropriati passanti da un rinnovamento interiore, una parte della Chiesa, sfortunatamente, si limita ad una pastorale abitudinaria, senza affrontare il problema. La Chiesa non produce sufficienti anticorpi per superare questa crisi, di cui il modernismo, sotto papa san Pio X, è stato un segnale di avviso. Crescono dei pericoli, annunciatori di tempeste future, ma la buona società ecclesiastica se ne preoccupa troppo poco, fidandosi di un ordine soltanto esteriore. E’ evidente che questo malessere religioso più o meno diffuso costituisca un terreno propizio alla terribile esplosione degli anni ’60-’70.

Il Trentennio del boom

Questo malessere nella Chiesa dipende in parte da un’evoluzione tecnica, economica e sociale inedita. Il dopoguerra conosce uno straordinario arricchimento delle nazioni occidentali, frutto della diffusione delle tecniche ( motorizzazione, elettronica, chimica, ecc.), così come di un’energia abbondante e a buon mercato (soprattutto petrolio). La medicina comincia i suoi fantastici progressi, che in particolare aprono all’uomo la possibilità di dominare la propria fecondità con dei mezzi artificiali (pillola contraccettiva). I trasporti (navi, treni ed aerei), divenuti rapidi, sicuri e poco costosi, permettono la crescita della globalizzazione (detta oggi mondializzazione) delle persone e delle merci, cosa che favorisce lo sviluppo sempre crescente delle telecomunicazioni (banalizzazione del telefono). E’ il Trentennio del boom, epoca dell’impiego per tutti e dell’aumento del tenore di vita.

Crisi della coscienza europea ( e mondiale)

Questi spettacolari cambiamenti economici e tecnici sono accompagnati da evoluzioni sociali e culturali importanti. La secolarizzazione della società, avviata nel XVIII secolo, continua a progredire, comportando una scomparsa progressiva delle tracce del cristianesimo nella società. Il successo sempre più significativo dei “ maestri del dubbio ” (Kant, Nietzsche, Darwin, Freud, ecc.), mette in causa la capacità dell’uomo di raggiungere una verità oggettiva, la nobiltà delle sue scelte etiche, la sua superiorità sul mondo animale, il controllo della sua vita interiore. Il marxismo, soprattutto nella sua versione leninista, domina una grande parte del mondo, ma anche strati interi della società europea. L’accesso all’indipendenza delle nazioni colonizzate, l’emergere delle loro rivendicazioni politiche, economiche, culturali e religiose contribuiscono al rigetto dell’ “ europocentrismo ”. I vecchi colonizzatori sono messi sul banco degli imputati, le loro opinioni pubbliche sono influenzate dalla coscienza sporca. A causa del prolungamento e dell’universalizzazione dell’obbligo scolastico, dell’ingresso ritardato nel mondo del lavoro, di una certa forma di autonomia finanziaria e della valorizzazione del figlio (conseguenza della riduzione della fecondità), compare una nuova classe nella società e reclama la propria parte di responsabilità e di considerazione: la gioventù. Questa crisi della coscienza europea e mondiale scoppia con gli avvenimenti del maggio 1968, che riguardano sia la Germania, l’Italia, la Cecoslovacchia sia gli Stati Uniti, il Messico, il Brasile, il Giappone o la Cina, ma sono particolarmente massicci e spettacolari in Francia.

Crisi conciliare e postconciliare

Tutti questi fatti e molti altri che un’analisi sociologica permette di chiarire, costituiscono senza dubbio un terreno propizio ad una rimessa in causa globale della tradizione, dell’autorità, delle norme, della cultura dominante, della religione.
Ne siamo consapevoli e lo ammettiamo volentieri: la crisi di cui subiamo ancora le conseguenze ha senz’altro molte e svariate cause. Il fatto che questa crisi sia esplosa più o meno al momento del concilio Vaticano II non significa quindi che esso ne sia la causa unica e necessaria
.

In via generale, se un fatto B si verifica dopo il fatto A, ciò non significa forzatamente che A sia la causa di B: se mi ammalo dopo aver fatto una passeggiata, ciò non prova che io sia malato perché ho passeggiato. Siamo d’accordo anche sul fatto che il Vaticano II per alcuni sia stata l’occasione per realizzare dei disegni che maturavano da molto prima, e del tutto al di fuori del Concilio: alcuni sacerdoti, per esempio, hanno approfittato dell’atmosfera di rimessa in causa che regnava allora per lasciare il sacerdozio (idea che cullavano da molto tempo) in condizioni materiali migliori. D’altro canto, il postconcilio non ha necessariamente corrisposto al Concilio stesso. Da parte di molti, è evidente, e sotto l’insegna fallace dello “ spirito del Concilio ”, c’è stato un uso del Vaticano II estraneo alla sua realtà e contrario ai suoi testi. Inoltre, alcune delle riforme postconciliari, per come si sono realizzate nei fatti (ad esempio, la riforma liturgica), non erano necessariamente contenute negli stessi testi del Vaticano II (erano possibili differenti attuazioni del medesimo testo), e di conseguenza non sarebbe giusto attribuire esclusivamente al Vaticano II gli elementi contestabili delle suddette riforme.

Ma si può fare come se il Concilio non si fosse svolto?

Tutte queste spiegazioni, tutte queste prospettive, tutte queste sfumature, noi le ammettiamo di buon cuore. Tuttavia, esse non possono né devono cancellare una fatto evidente: una crisi religiosa di estrema violenza è scoppiata durante e dopo il Vaticano II. Ciò non basta affatto e dimostrare che il Concilio ne sia la causa principale. Ma impedisce di affermare senz’altra forma di processo che il Concilio non c’entri per nulla. Come minimo, è necessario esaminare, chiedersi: due fenomeni così visivamente concomitanti (Vaticano II, la crisi religiosa e morale) possono non avere alcun nesso di causalità? Sarebbe difficile dare a bere un tale “ miracolo ” a un qualsiasi storico serio.

- continua -

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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