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Come dobbiamo e possiamo festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia? Il Messaggio del Papa all'Italia

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2011 23:35
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17/03/2011 09:46
 
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Italia felix!

Ragionamenti di Sandro Magister intorno all'unità della nostra patria, all'Italia Cattolica, al giudizio della Chiesa e alla figura di un leader culturale (per l'articolo, si va da al link a chiesa.espressonline.it)
Roberto
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ROMA, 14 marzo 2011 – Fra tre giorni, il 17 marzo, l'unità d'Italia compirà 150 anni. E la Chiesa cattolica, compreso il papa, farà la sua parte nelle celebrazioni, con un occhio però al di là dei confini nazionali.
Per la Chiesa cattolica, infatti, l'Italia ha una missione universale. Giovanni Paolo II lo affermò con parole solenni, in una lettera ai vescovi italiani e in una grande preghiera per questa nazione, nel 1994:
"All'Italia, in conformità alla sua storia, è affidato in modo speciale il compito di difendere per tutta l'Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo".
Benedetto XVI lo ribadì a Verona nell'ottobre del 2006, davanti agli stati generali della Chiesa italiana riuniti:
"L'Italia costituisce un terreno assai favorevole per la testimonianza cristiana. La Chiesa, infatti, qui è una realtà molto viva, che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione".
Ma proprio da qui sorge la domanda: è capace l'Italia cattolica, oggi e nel prossimo futuro, di adempiere questa missione, che le deriva tra l'altro dall'ospitare da due millenni la sede di Pietro?
A giudizio delle Chiese di altri paesi d'Europa, l'Italia cattolica rappresenta un'eccezione invidiabile, un esempio da imitare.
Una missione che non è solo religiosa, ma anche civile e politica. In un'Europa che papa Benedetto XVI vede pervasa da uno "strano odio" verso se stessa e le proprie radici cristiane.
*

A giudizio delle Chiese di altri paesi d'Europa, l'Italia cattolica rappresenta un'eccezione invidiabile, un esempio da imitare.
Ne sarebbe una prova, sul terreno politico, la resistenza che l'Italia oppone alle leggi e alle sentenze giuridiche che tendono ovunque nel mondo a liberalizzare al massimo l'aborto e l'eutanasia e a polverizzare la struttura familiare fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
Ma ai vertici della gerarchia della Chiesa è presente anche il timore che la vitalità dell'Italia cattolica possa declinare e spegnersi. E che per riprendere vita abbia bisogno di "una nuova generazione di cattolici impegnati in politica", come hanno più volte invocato Benedetto XVI e il presidente della conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco.
Anche al fine di far crescere questa "nuova generazione", da più di un decennio la Chiesa italiana ha impegnato nell'animazione religiosa e civile del cattolicesimo nazionale notevoli energie, in quello che ha chiamato "progetto culturale cristianamente ispirato", di cui è stato inventore e guida il cardinale Camillo Ruini.
Ma oggi, sulla scia di Ruini, c'è un nuovo leader che ha assunto un ruolo di guida culturale nell'attuare questo progetto.
Non è un ecclesiastico ma un semplice battezzato. È un professore di scienza politica che dal 2002 è rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano. Il suo nome è Lorenzo Ornaghi.
Da alcuni mesi, Ornaghi batte e ribatte con crescente insistenza sull'idea che per il cattolicesimo italiano è giunta l'ora di tornare a essere "guelfo".
Nel Medioevo, i "guelfi" erano i cittadini dei liberi comuni che si battevano a sostegno delle proprie libertà e del papa, contro i "ghibellini" che parteggiavano per l'imperatore. Da allora, l'Italia "guelfa" è sinonimo di un'Italia che vive con fierezza il proprio cattolicesimo e lo mette in pratica con decisione anche sul terreno civile e politico, contro le insidie del secolarismo.
Ornaghi sostiene che il cristianesimo non è un valore aggiunto, facoltativo, nei sistemi democratici dell'Occidente, ma è origine e fondamento della democrazia stessa.
E lo è tanto più oggi che la politica si intreccia in misura mai vista in passato con quella questione centrale che è la vita, dal nascere al morire, dalla famiglia all'educazione. Una questione centrale sulla quale i cattolici sono particolarmente attrezzati.
Di conseguenza, la scristianizzazione che è in atto in vari paesi non è solo un danno per la fede cristiana, ma è "letale" – dice Ornaghi – per gli stessi sistemi democratici.
I cattolici non devono quindi rassegnarsi a un ruolo di periferia, sul terreno politico. Non devono cadere in quel peccato capitale che è l'accidia.
Tutto l'opposto. In un'epoca come l'attuale – sostiene Ornaghi – i cattolici devono essere consapevoli che "sono in una posizione di netto vantaggio". Hanno un patrimonio di idee e di convinzioni sulla persona, sulla famiglia, sulle comunità, sulla società, "meno contaminato da quelle ideologie che hanno dominato il Novecento". Hanno competenze e sensibilità che altri non hanno. Sono più pronti a guidare positivamente i grandi cambiamenti.
Ornaghi non pensa a un partito cattolico, né a collocazioni particolari dei cattolici nei vari partiti: tentazioni tuttora diffuse in Italia. Per lui è più importante che i cattolici, ovunque operino, sappiano individuare i luoghi e le questioni su cui agire con efficacia, d'intesa con altre persone e gruppi non cattolici, ma di comune visione.
Proprio in questi giorni l'agenda politica italiana vede in discussione in parlamento una legge argine contro l'eutanasia. Sarà un test importante per verificare la capacità dei cattolici, nei vari partiti, di orientare e convincere.
*
Il professor Ornaghi non si muove in solitudine. Le sue tesi sulla missione esemplare dell'Italia cattolica coincidono con quelle della presidenza della conferenza episcopale italiana, retta ieri dal cardinale Ruini e oggi dal cardinale Bagnasco: tesi a loro volta coincidenti con quelle degli ultimi due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Anche i luoghi nei quali Ornaghi parla e scrive sono indicativi. Sono i quaderni della rivista ufficiale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, "Vita e Pensiero", da lui diretta. Sono le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, l'ultima tenuta a Reggio Calabria lo scorso ottobre. Sono i Forum del Progetto Culturale, l'ultimo tenuto a Roma dal 2 al 4 dicembre.
In questo Forum, nel trarre le conclusioni, il cardinale Ruini ha accolto in pieno le tesi di Ornaghi, con uno sguardo di nuovo proiettato oltre i confini italiani, all'Europa:
"La convinzione di essere veramente e semplicemente cattolici è la premessa ineludibile per un impegno che sia storicamente efficace. Oso sperare che l'Italia possa essere un proficuo laboratorio, al fine di superare quell'odio di se stessa che affligge l'Europa e che tende anche ad alienare il cristianesimo dalle proprie – certo 'semper reformandae' – realizzazioni storiche".
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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