È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La Samaritana (Gv.4,6) e il Cieco dalla nascita (Gv.9,35...) la Piscina di Siloe

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2011 17:08
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
27/03/2011 19:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa: Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro, al mio cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 27.03.2011

Di ritorno dalla visita al Sacrario delle Fosse Ardeatine, a mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana nella III domenica di Quaresima:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Questa III Domenica di Quaresima è caratterizzata dal celebre dialogo di Gesù con la donna Samaritana, raccontato dall’evangelista Giovanni. La donna si recava tutti i giorni ad attingere acqua ad un antico pozzo, risalente al patriarca Giacobbe, e quel giorno vi trovò Gesù, seduto, "affaticato per il viaggio" (Gv 4,6).

Sant’Agostino commenta: "Non per nulla Gesù si stanca … La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato … Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci" (In Ioh. Ev., 15, 2). La stanchezza di Gesù, segno della sua vera umanità, può essere vista come un preludio della passione, con la quale Egli ha portato a compimento l’opera della nostra redenzione. In particolare, nell’incontro con la Samaritana al pozzo, emerge il tema della "sete" di Cristo, che culmina nel grido sulla croce: "Ho sete" (Gv 19,28). Certamente questa sete, come la stanchezza, ha una base fisica. Ma Gesù, come dice ancora Agostino, "aveva sete della fede di quella donna" (In Ioh. Ev. 15, 11), come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta.

Nell’incontro con la Samaritana risalta in primo piano il simbolo dell’acqua, che allude chiaramente al sacramento del Battesimo, sorgente di vita nuova per la fede nella Grazia di Dio.
Questo Vangelo, infatti, - come ho ricordato nella
Catechesi del Mercoledì delle Ceneri - fa parte dell’antico itinerario di preparazione dei catecumeni all’iniziazione cristiana, che avveniva nella grande Veglia della notte di Pasqua. "Chi berrà dell’acqua che io gli darò – dice Gesù – non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14). Quest’acqua rappresenta lo Spirito Santo, il "dono" per eccellenza che Gesù è venuto a portare da parte di Dio Padre. Chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, cioè nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e può adorarLo "in spirito e verità" (Gv 4,23.24), come rivela ancora Gesù alla donna Samaritana. Grazie all’incontro con Gesù Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell’uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio.

Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro, al mio cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: "Se tu conoscessi il dono di Dio…". Ci aiuti la Vergine Maria a non mancare a questo appuntamento, da cui dipende la nostra vera felicità.

DOPO L’ANGELUS

Di fronte alle notizie, sempre più drammatiche, che provengono dalla Libia, cresce la mia trepidazione per l’incolumità e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall’uso delle armi. Nei momenti di maggiore tensione si fa più urgente l’esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azione diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature.

In questa prospettiva, mentre elevo al Signore la mia preghiera per un ritorno alla concordia in Libia e nell’intera Regione nordafricana, rivolgo un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari, per l’immediato avvio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi.

Il mio pensiero si indirizza, infine, alle Autorità ed ai cittadini del Medio Oriente, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, perché anche là sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna.


Infine, saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare il Cardinale Elio Sgreccia e i partecipanti al convegno sul tema: "Bambini non nati: l’onore e la pietà", che ha richiamato al sacro rispetto per i nascituri abortiti. Saluto le famiglie del Movimento dell’Amore Familiare e quanti questa notte, nella chiesa di San Gregorio VII, hanno vegliato pregando per la drammatica situazione in Libia. Saluto i fedeli venuti dalla diocesi di Pozzuoli, i ragazzi del Decanato di Rho e quelli di Castel Ritaldi, come pure il gruppo della Scuola Primaria di Lierna e gli ex-alunni della Scuola delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù in Milano. A tutti auguro una buona domenica.

                          Pope Benedict XVI speaks during his visit to the Ardeatine Caves Memorial in Rome March 27, 2011. Pope Benedict on Sunday called for the "suspension of the use of arms" in the Libya crisis, an appeal that appeared to include the use of outside force.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/04/2011 18:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 03.04.2011

Alle ore 12 di oggi, IV Domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

                          Pope Benedict XVI waves as he leads the Sunday Angelus prayer from the window of his private apartments at the Vatican April 3, 2011.

Cari fratelli e sorelle!

L’itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un particolare tempo di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata "Laetare", invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione" (cfr Is 66,10-11).

Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: "Tu credi nel Figlio dell’uomo?" (Gv 9,35). Quell’uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: "Credo, Signore!" (Gv 9,38).

È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un "uomo" tra gli altri, poi lo considera un "profeta", infine i suoi occhi si aprono e lo proclama "Signore". In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.

E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati "ciechi", ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è "la luce del mondo" (Gv 8,12), perché in Lui "risplende la conoscenza della gloria di Dio" (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana.

Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento.

Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.

Alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo il cammino quaresimale, perché tutti possano incontrare Cristo, Salvatore del mondo.

DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle, ieri ricorreva il sesto anniversario della morte del mio amato Predecessore, il Venerabile Giovanni Paolo II. A motivo della sua prossima
beatificazione, non ho celebrato la tradizionale Messa di suffragio per lui, ma l’ho ricordato con affetto nella preghiera, come penso tutti voi. Mentre, attraverso il cammino quaresimale, ci prepariamo alla festa di Pasqua, ci avviciniamo con gioia anche al giorno in cui potremo venerare come Beato questo grande Pontefice e Testimone di Cristo, e affidarci ancora di più alla sua intercessione.

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare a quelli provenienti da alcune parrocchie dell’Umbria e della Basilicata, da Valdagno, Orentano e Castelfranco di Sotto. Saluto i ragazzi di san Michele Arcangelo in Precotto–Milano e i cresimandi di Bertipaglia presso Padova, come pure il gruppo dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Pontedera e gli studenti di Lucera. A tutti auguro una buona domenica.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
16/04/2011 17:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La piscina in cui Gesù guarì il cieco (Giovanni 9,1-51) era la piscina di Siloe (Betzaetà ) che vuol dire "il mandato-inviato".

[SM=g1740717]

Nel periodo bizantino, l’Imperatrice Eudocia (ca. 400-460 d.C.) costruì una chiesa (sopra la quale adesso c’è una moschea) e una piscina dove l’acqua emergeva dalla galleria di Ezechia. Durante il periodo in cui ci si attendeva un assedio assiro, Ezechia, re di Giuda, fece costruire una galleria di 533 metri, partendo dalla sorgente del Ghihon [N.d.R.: cfr. 2 Cr 32,30]; fu così che due squadre di operai, partendo dai lati opposti della galleria si incontrarono, in qualche modo misterioso, a metà nel profondo sotterraneo — un’impresa commemorata da una targa chiamata «L’iscrizione di Siloe» (ora conservata nel Museo di Istanbul).

L’acqua scorse dalla galleria di Ezechia alla piscina di Siloe (Geremia 8,6; Nehemia 3,15). Nel giugno del 2004, comunque, divenne chiaro che il sito bizantino del quarto secolo cristiano non era il sito della piscina di Siloe dei giorni di Gesù. Mentre alcuni operai stavano lavorando per riparare un tubo della fognatura di Gerusalemme, gli archeologici Ronny Reich e Eli Shukron osservarono, non lontano dalla fine della galleria di Ezechia, un tratto di scale discendenti, ciascuno di cinque gradini e che misurava 69 metri di lato.

Utilizzando un rilevatore di metalli, gli archeologici scoprirono quattro monete nell’intonaco, utilizzato nella prima fase della piscina, datata verso la fine del periodo asmoneo o all’inizio del periodo di Erode (103-37 a.C.). Nella seconda fase, è stata trovate una dozzina di monete del periodo della prima rivolta giudaica, la quale durò dal 66 al 70 d.C., con la dicitura degli anni 2, 3 e 5 della rivolta. Ci sono pochi dubbi che questa era la piscina di Siloe, dove Gesù mandò il cieco a lavarsi prima di essere guarito (Giovanni 9,1-12).

«L’iscrizione di Siloe» (ora conservata nel Museo di Istanbul). L’acqua scorse dalla galleria di Ezechia alla piscina di Siloe (Geremia 8,6; Nehemia 3,15). Nel giugno del 2004, comunque, divenne chiaro che il sito bizantino del quarto secolo cristiano non era il sito della piscina di Siloe dei giorni di Gesù. Mentre alcuni operai stavano lavorando per riparare un tubo della fognatura di Gerusalemme, gli archeologici Ronny Reich e Eli Shukron osservarono, non lontano dalla fine della galleria di Ezechia, un tratto di scale discendenti, ciascuno di cinque gradini e che misurava 69 metri di lato. Utilizzando un rilevatore di metalli, gli archeologici scoprirono quattro monete nell’intonaco, utilizzato nella prima fase della piscina, datata verso la fine del periodo asmoneo o all’inizio del periodo di Erode (103-37 a.C.). Nella seconda fase, è stata trovate una dozzina di monete del periodo della prima rivolta giudaica, la quale durò dal 66 al 70 d.C., con la dicitura degli anni 2, 3 e 5 della rivolta. Ci sono pochi dubbi che questa era la piscina di Siloe, dove Gesù mandò il cieco a lavarsi prima di essere guarito (Giovanni 9,1-12).

www.youtube.com/watch?v=YV8qPDI7L3Y&feature=player_embedde...



[SM=g1740738]




C’è un ulteriore racconto sempre dal medesimo Vangelo di Giovanni capitolo 5 e che riguarda la Piscina di Siloe e che deve commuoverci, ossia "muoverci-con"...

"[2]V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,
[3]sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
[4]Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.
[5]Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
[6]Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: <>.
[7]Gli rispose il malato: <>.
[8]Gesù gli disse: <>.
[9]E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato" (Gv. 5,2 seg.).

Gesù guarisce questo poveretto che possiamo considerare come l’ultimo di una ipotetica scala sociale. Infatti, infermo da 38 anni, non aveva mai trovato nessuno che lo aiutasse ad entrare nell’acqua della piscina di Siloe quando si formava l’onda guaritrice provocata da un angelo. I buonisti dell’epoca non si erano mai preoccupati di questo infelice, pur vedendolo da tempo ai bordi della piscina, desideroso di guarire dalla sua infermità. Se fosse stato ricco o potente sicuramente avrebbe trovato molti "volontari" disposti ad aiutarlo. Ma lui era povero! Gli uomini non si interessavano del suo stato pietoso! Ma lui non desisteva dal suo proposito e con fede perseverava ed un giorno gli si presentò direttamente Dio. E Dio, mosso a compassione, lo guarì. Il Signore non agisce come gli uomini! Non fa differenza di persone, ma è attento alla fede degli uomini. E direttamente, nella persona di Gesù, guarì il povero dalla sua infermità. Quale lezione eterna per tutta l’umanità povera e derelitta la quale non deve preoccuparsi se non gode di amicizie potenti in quanto può rivolgersi con la preghiera e con fede al Re dell'universo: un Dio d’amore che si preoccupa in eguale misura anche dei figli più poveri e trascurati.



Un altro grandissimo miracolo comprova questa verità evangelica. La gamba miracolosamente riattaccata ad un povero contadino di Calanda, grazie all’intercessione della Regina delle Grazie. Vittorio Messori, nel suo libro "Il miracolo" ha narrato con dovizia di particolari e di testimonianze la vicenda del grande miracolo, la cui lettura è consigliata ai tanti increduli che quest'epoca, figlia del demone dell'ateismo, ha sfornato e continua a sfornare nonostante gli innumerevoli prodigi di Lourdes ed i milioni di testimonianze appese nei santuari del mondo. Non dimentichiamo che Dio ci ammonisce con le seguenti parole: "Lo stolto pensa: "Dio non esiste" (Sal. 53,2)

- Tra le dieci e le dieci e trenta della sera del 29 marzo del 1640, mentre dormiva nella sua casa di Calanda, nella Bassa Aragona, a Miguel Juan Pellicer, contadino di 23 anni, fu "riattaccata" - subitamente e definitivamente - la gamba destra. Questa, spezzata dalla ruota di un carro e poi interamente incancrenita, gli era stata tagliata, quattro dita sotto il ginocchio, alla fine di ottobre del 1637 (dunque, due anni e cinque mesi prima della sconvolgente "restituzione"), all'ospedale pubblico di Saragozza. Chirurghi e infermieri avevano poi provveduto alla cauterizzazione del moncone con il ferro rovente. Dalla inchiesta e dal processo (apertosi a distanza di solo 68 giorni e durato molti mesi, presieduto dall'arcivescovo assistito da nove giudici, con decine di testimoni e con il rispetto rigoroso di tutte le norme prescritte dal diritto canonico), dal processo, dunque, risultò che la gamba di colpo reimpiantata era quella stessa che era stata tagliata e poi sepolta nel cimitero dell'ospedale di Saragozza, a più di cento chilometri da Calanda. Oltre che dal processo, la realtà dell'evento fu certificata, a soli tre giorni di distanza, e sui luoghi stessi, da un Notaio Reale (estraneo al paese e, dunque, non coinvolto dai fatti), con regolare strumento legale, garantito sotto giuramento da molti testimoni oculari, tra i quali i genitori e il parroco del miracolato.
Risultò pure, dall'andamento dei fatti e dalle testimonianze del protagonista e degli altri testimoni, che il prodigio fu dovuto all'intercessione di Nostra Signora del Pilar, di cui il giovane era sempre stato particolarmente devoto, cui si era raccomandato prima e dopo l'amputazione, e nel cui santuario di Saragozza aveva chiesto l'elemosina per oltre due anni come mendicante autorizzato. Da quando aveva potuto lasciare l'ospedale con una gamba di legno e due stampelle, ogni giorno aveva unto il moncone con l'olio delle lampade accese nella Santa Cappella del Pilar e così sognava di star facendo, a Calanda, la sera del 29 marzo 1640, allorché si addormentò con una gamba sola e fu risvegliato dai genitori pochi minuti dopo, avendone nuovamente due. Sulla verità dei fatti non si levò mai alcuna voce di dubbio e di dissenso, né allora né poi: né nel villaggio, né in alcun altro luogo dove Miguel Juan era ben conosciuto prima e dopo l'incidente che l'aveva portato all'amputazione. Lo stesso re di Spagna, Filippo IV, terminato con esito positivo il processo, volle convocare il miracolato nel suo palazzo di Madrid, inginocchiandosi davanti a lui per baciare la gamba prodigiosamente "restituita" - (Dal libro "Il Miracolo", di Vittorio Messori, ed. Rizzoli, pag. 24-25)



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:28. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com