A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Approfondimento e aggiornamenti dei Dialoghi della FSSPX con la Santa Sede (2)

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2012 11:18
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
09/10/2011 14:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Mons. Fellay ad Albano ha ricevuto conferma alla sua linea


I membri della FSSPX a convegno ad Albano

la FSSPX


Un comunicato ufficiale della Fraternità S. Pio X ha dato atto dell'incontro ad Albano tra il Superiore generale e i maggiorenti della FSSPX. Lo riportiamo per esteso:

Il 7 Ottobre 2011 siè tenuta una riunione dei responsabili della Fraternità San Pio X ad Albano Laziale, durante la quale il Superiore Generale, Mgr. Bernard Fellay, ha esposto il contenuto del Preambulo Dottrinale che gli era stato consegnato dal Cardinal William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel corso del loro incontro il 14 Settembre scorso.
Durante questa giornata, i ventotto responsabili della Fraternità San Pio X presenti alla riunione – Direttori di Seminario e Superiori di Distretto del mondo intero – hanno manifestato una profonda unità nella volontà di mantenere la Fede nella sua integrità e integralità, fedelmente alla lezione che gli ha lasciato, sull’esempio di San Paolo, Mgr. Marcel Lefebvre: tradidi quod et accepi (I Cor XV,3), “vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto”.
In seguito a questa riunione di lavoro, lo studio del Preambolo Dottrinale – di cui il contenuto resta confidenziale – proseguirà a livello del Consiglio Generale della Fraternità San Pio X, ove un esame approfondito da parte del Superiore Generale e dei suoi due Assistenti, Don Niklaus Pfluger e Don Alain Marc Nely, permetterà di presentare, in un lasso di tempo ragionevole, una risposta alle proposte romane.
******************

Ci sono alcune osservazioni da trarre interpretando i fatti e questo comunicato. Eccole, in ordine crescente di importanza.

1) La prima: l'emarginazione di mons. Williamson che, unico tra i quattro vescovi della Fraternità, non ha preso parte all'incontro. Rorate caeli ci informa di aver contattato l'entourage dell'interessato e di avere avuto conferma del fatto che non si è trattato di un impedimento. Ossia: o ha rifiutato di prendervi parte o non è stato invitato. O le due cose contemporaneamente. (Per inciso, qualche ingenuo gregario della FSSPX che aveva interpretato un nostro post, critico delle ultime panzane complottistiche di Williamson, come un attacco alla Fraternità, dovrà evidentemente affinare i proprio strumenti d'analisi prima di reagire come un toro che vede rosso). 

2) Seconda osservazione. Già il fatto in sé che il comunicato di Albano non contenga un rifiuto della proposta romana è significativo, poiché il costume della Fraternità è di far sapere quasi immediatamente se giudica qualcosa inaccettabile. La trattativa continua, insomma, perché come avevamo anticipato qui - e come nelle settimane successive hanno ammesso entrambe le parti (mons. Pozzo e l'Assistente Pflueger) - il preambolo dottrinale non è un 'prendere o lasciare', ma una proposta che ammette qualche ragionevole possibilità di modifica, chiarimento, integrazione o... omissione. 

3) Infine, veniamo al punto più rilevante. L'incontro di Albano ha conferito un mandato pieno al consiglio generale della Fraternità. Che cosa significa? Il consiglio generale, nonostante l'aggettivo fuorviante che fa pensare ad un'ampia assemblea, non è composto da altri che dal Superiore (Fellay) e dai suoi due assistenti con, al più e se del caso, economo e segretario. In pratica: il 'consiglio di amministrazione', e in particolare il suo amministratore delegato Fellay, hanno avuto il via per condurre la partita senza necessità di continue consultazioni; naturalmente, si tratta di un mandato di fiducia poiché si sa che mons. Fellay non devierebbe mai dalla linea di nulla compromettere in materia dottrinale e, in ogni caso, a cose fatte occorrerà la ratifica del capitolo della Fraternità (composto di 40 membri).
Ma la sostanza è che al momento gli oltranzisti sembrano cedere il passo e la questione viene assunta saldamente nelle mani del 'diplomatico' Fellay, che a Villepreux il 2 ottobre ha fatto un discorso alquanto romano. Possiamo presumere che ora le trattative con l'Ecclesia Dei si infittiranno (compatibilmente col fatto che Fellay nelle prossime settimane sarà in viaggio per l'Asia). Senza fretta, beninteso: ha da passà Assisi...

Enrico da Messainlatino
[SM=g1740722]

***************************************************************

«Tradidi quo et accepi»: intervista con don Niklaus Pfluger

"Quello che più ci importa è la Chiesa cattolica. Con Mons. Lefebvre, anche noi ripetiamo le parole di San Paolo: «Tradidi quo et accepi», trasmettiamo ciò che noi stessi abbiamo ricevuto".

Sul sito del distretto di Germania, don Niklaus Pfluger, primo Assistente generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X ha risposto il 29 settembre 2011 a qualche domanda sulla riunione del 14 settembre a Roma e sui documenti consegnati al Superiore generale della Fraternità.
 
 

Si sa che è stato consegnato un preambolo dottrinale di grande interesse. Benché Lei sia obbligato alla riservatezza sul contenuto del documento, può dirci come vede questo testo?

Il testo proposto ammette delle correzioni da parte nostra. E questo è necessario, se non altro per eliminare chiaramente e definitivamente la minima ombra di ambiguità o di malinteso. Da parte nostra, adesso dobbiamo consegnare a Roma una risposta che rifletta la nostra posizione e manifesti senza ambiguità le preoccupazioni della Tradizione. In forza della nostra missione di fedeltà alla Tradizione cattolica, noi non dobbiamo fare dei compromessi. I fedeli, e ancor più i sacerdoti, sanno molto bene che le offerte romane fatte nel passato alle diverse comunità conservatrici erano inaccettabili. Se adesso Roma fa un’offerta alla Fraternità bisogna che questa sia chiaramente e inequivocabilmente per il bene della Chiesa e acceleri il ritorno alla Tradizione. Noi facciamo nostri il pensiero e il modo d’agire di tutta la Chiesa cattolica: la sua missione universale, e questo fu sempre l’ardente desiderio del nostro fondatore: che la Tradizione rifiorisse dovunque nel mondo. È questo che potrebbe giustamente favorire un riconoscimento canonico della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

 Certi critici dicono che Roma, con questo preambolo, vorrebbe tendere una trappola alla Fraternità: una Fraternità legittimamente integrata potrebbe apportare alla Chiesa moderna il suo “carisma della Tradizione”, ma dovrebbe anche accettare altri percorsi e il pensiero conciliare, nel senso del pluralismo.

Questa critica è del tutto giustificata e dev’essere presa sul serio. Noi non possiamo escludere l’impressione che si stabilirebbe una accettazione silenziosa, che condurrebbe in effetti a quella diversità che relativizza la sola verità: è proprio questa la base del modernismo.

Assisi III e più ancora l’infelice beatificazione di Giovanni Paolo II, insieme a molti altri esempi, dimostrano chiaramente che le autorità della Chiesa non sono sempre pronti ad abbandonare i falsi principi del Vaticano II e le loro conseguenze. Di modo che ogni offerta fatta alla Tradizione deve garantirci la libertà di continuare sia la nostra opera sia la nostra critica nei confronti della «Roma modernista». E per essere franchi, questo sembra molto, molto difficile. Ancora una volta, dev’essere escluso ogni compromesso falso e pericoloso.

È inutile comparare la situazione attuale con gli incontri del 1988. A quell’epoca, Roma voleva impedire ogni autonomia della Fraternità San Pio X, il vescovo che si voleva concedere, forse sì o forse no, avrebbe dovuto dipendere in ogni caso da Roma. A Mons. Marcel Lefebvre questo appariva troppo aleatorio. Se egli avesse ceduto, Roma avrebbe potuto veramente sperare che una Fraternità senza vescovi «propri», una volta o l’altra avrebbe finito con l’orientarsi verso la linea conciliare. Oggi la situazione è tutt’altra. Vi sono quattro vescovi e 550 sacerdoti sparsi nel mondo, mentre le strutture della Chiesa ufficiale si sbriciolano sempre più velocemente. Roma non può più confrontarsi con la Fraternità come fece più di vent’anni fa.

Intravede la possibilità di una risposta positiva? E che la Fraternità sottoscriva il preambolo?

Qui la diplomazia svolge un ruolo importante. All’esterno, Roma vuole salvare la faccia. Il Papa ha già ricevuto troppi rimproveri per aver rimesso la “scomunica” ai nostri vescovi senza preamboli. Se fosse dipeso dalla maggioranza dei vescovi tedeschi, la Fraternità avrebbe dovuto prima firmare un riconoscimento in bianco del Concilio. Del resto, è quello che essi esigono oggi. Il Papa Benedetto XVI non l’ha fatto. Lo stesso dicasi per la liberalizzazione della Messa tridentina, l’altra condizione chiesta dalla Fraternità. In tal modo Roma ha acconsentito per due volte ai desideri della Fraternità. È evidente che oggi si chiede un testo che possa essere presentato al pubblico. La questione sta nel capire se questo testo si possa sottoscrivere. Fra una settimana, i Superiori della Fraternità San Pio X si riuniranno a Roma per discutere della cosa. Ovviamente, dev’essere chiaro al Cardinale Levada e alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che non possono pretendere un testo che a sua volta la Fraternità non potrebbe giustificare di fronte ai suoi membri e ai suoi fedeli.



A chi hanno apportato maggiore vantaggio i colloqui: a Roma o alla Fraternità San Pio X?

È un punto molto interessante, quindi insisto: per noi non si tratta di acquisire un vantaggio. Noi vogliamo rendere nuovamente accessibile a tutta la Chiesa il tesoro che Mons. Lefebvre ci ha trasmesso. Su questo punto, uno statuto canonico sarebbe un beneficio per tutta la Chiesa. Per esempio, si può supporre che un vescovo conservatore possa chiedere ad un sacerdote della Fraternità di venire ad insegnare nel suo seminario diocesano. In più, una regolarizzazione della nostra posizione potrebbe anche significare che dei cattolici, che in altre occasioni si sono lasciati dissuadere da etichettature infamanti, a quel punto osino unirsi a noi. Ma non è di questo che si tratta, da 41 anni la Fraternità si è sviluppata regolarmente, e questo malgrado il pesante argomento della “scomunica”. Quello che più ci importa è la Chiesa cattolica. Con Mons. Lefebvre, anche noi ripetiamo le parole di San Paolo: «Tradidi quo et accepi», trasmettiamo ciò che noi stessi abbiamo ricevuto.

Intervista completa in versione originale su wwww.pius.info.


[Modificato da Caterina63 10/10/2011 16:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:58. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com