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Ultimo Aggiornamento: 05/02/2012 11:18
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04/02/2012 09:40
 
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ESTRATTI della

 
Omelia di Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità San Pio X



pronunciata il 2 febbraio 2012
Festa della Purificazione della Beata Vergine Maria
al seminario di Winona, Stati Uniti

in cui parla della risposta al Preambolo dottrinale
consegnato alla Fraternità il 14 settembre 2011

L'omelia è stata pubblicata su DICI il 3 febbraio 2012

(i neretti sono nostri )





La Fraternità San Pio X è stata fondata per la Chiesa e nella Chiesa e noi affermiamo che essa continua ad esistere, malgrado vi sia la pretesa a negarne l’esistenza, col dire che è stata soppressa nel 1976 (in tutta evidenza senza alcun rispetto delle leggi della Chiesa).
Ed è per questo che noi andiamo avanti.
Il nostro venerato fondatore ha insistito a più riprese sull’importanza di questa esistenza della Fraternità (nella Chiesa). Così, mentre il tempo passa, io credo che è questo che noi dobbiamo tenere in mente, è molto importante che noi si conservi questo spirito cattolico.

Noi non siamo un’entità indipendente. Anche se ci battiamo con Roma, noi siamo, per così dire, ancora con Roma. Se volete, noi siamo ad un tempo in lotta contro Roma e con Roma. Così noi proclamiamo e continuiamo a dire che siamo cattolici. Noi vogliamo restare cattolici.
Tante volte ho detto a Roma: «voi cercate di spingerci fuori, e noi ci rendiamo conto che per noi sarebbe più facile essere fuori. Avremmo molti più vantaggi. Ci trattereste molto meglio!»
Guardiamo i protestanti, come aprono loro le chiese, e a noi le chiudono. Ma noi diciamo: «non ci preoccupiamo di questo». Noi agiamo sotto lo sguardo di Dio. Noi soffriamo della Chiesa, è ovvio. Questo non ci piace, sicuro. Ma dobbiamo restare là, nella verità. E dobbiamo continuare ad affermare che apparteniamo alla Chiesa. Noi siamo cattolici. Noi vogliamo essere e vogliamo restare cattolici; è importantissimo mantenere questo.

È ugualmente importante che noi non si pensi ad una Chiesa cattolica che sia solo il frutto della nostra immaginazione, che non sia più la Chiesa reale.
È con la Chiesa reale che noi abbiamo dei problemi. Ecco cosa rende le cose ancora più difficili: il fatto che è con essa che abbiamo dei problemi.
Questo non ci autorizza, per così dire, a sbattere la porta. Al contrario, è nostro dovere andare sempre a Roma, bussare alla porta e chiedere, non di entrare (poiché siamo già dentro), ma pregarli di convertirsi, di cambiare e di ritornare a ciò che fa la Chiesa.
È un grande mistero, non è una cosa semplice.
Perché al tempo stesso dobbiamo riconoscere questa Chiesa – è ciò che affermiamo nel Credo: «credo nella Chiesa cattolica» - e quindi riconosciamo che c’è un papa, che c’è una gerarchia. Noi riconosciamo tutto questo.
Ma nella pratica, a diversi livelli, noi siamo obbligati a dire: «no». Non perché le cose non piacciano a noi, ma perché la Chiesa si è già pronunciata su queste questioni, e molte di esse le ha perfino condannate.

È per questo che nei nostri colloqui dottrinali con Roma noi eravamo, per così dire, bloccati. In questi colloqui con Roma, la questione chiave era in definita quella del Magistero, dell’insegnamento della Chiesa.
Ci dicono: «noi siamo il Papa, noi siamo la Santa Sede», cosa che accettiamo.
E loro proseguono: «noi abbiamo il potere supremo», e noi l’ammettiamo.
E loro insistono: «noi siamo l’ultima istanza nell’insegnamento e siamo necessari» - Roma ci è necessaria per avere la fede, siamo d’accordo.
E loro ordinano: «allora, obbedite», e noi diciamo: «no».
Loro ci rimproverano di essere dei protestanti, perché poniamo la nostra ragione al di sopra del Magistero odierno. E allora noi rispondiamo: «voi siete dei modernisti, voi pretendete che l’insegnamento di oggi possa essere diverso da quello di ieri».

Noi diciamo che quando aderiamo a ciò che la Chiesa ha insegnato ieri, aderiamo necessariamente a ciò che la Chiesa insegna oggi. Poiché la verità non è legata al tempo. La verità è al di sopra del tempo. Ciò che è stato proclamato una volta, obbliga sempre. Ecco cos’è un dogma. Dio è così, al di sopra del tempo. E la fede consiste nell’aderire alla verità di Dio. Essa è al di sopra del tempo. È per questo che la Chiesa di oggi è legata alla Chiesa di ieri e dev’esserle simile, ma non solo simile.
Così, quando si sente il Papa attuale che dice che nella Chiesa dev’esserci continuità, noi diciamo: «certamente!». È quello che diciamo da sempre. Quando si parla della Tradizione è proprio questo che si intende dire.
Loro affermano che dev’esserci Tradizione, che dev’esserci continuità, e quindi vi è continuità. Il Vaticano II è stato fatto dalla Chiesa, nella Chiesa dev’esserci continuità, dunque il Vaticano II appartiene anche alla Tradizione. E noi subito: «scusate, cos’è che dite?»

Ma, carissimi fedeli, la cosa va ancora più in là. Ciò che ho appena descritto accadeva durante i colloqui, alla fine dei quali abbiamo ricevuto l’invito a Roma. In questo invito si trovava la proposta di una soluzione canonica per regolarizzare la nostra posizione. E posso affermare che ciò che ci è stato presentato oggi – che è diverso di ciò che ci fu presentato il 14 settembre 2011 – si può considerare come buono.
Loro soddisfano tutte le nostre condizioni, per così dire, a livello pratico. Non vi sono molti problemi su questo piano. Ma il problema resta ad un altro livello, al livello della dottrina. Tuttavia, anche nel dominio dottrinale si avanza molto speditamente, miei carissimi fratelli.
La chiave del problema è un principio (quello della coerenza con la Tradizione). Loro ci dicono: «dovete accettare che nel caso in cui vi siano delle difficoltà nei documenti del Concilio – certi punti ambigui che suscitano dibattito – questipunti, come l’ecumenismo, la libertà religiosa, devono essere interpretati in coerenza con l’insegnamento della Chiesa di sempre». E aggiungono: «così quando vi sia una ambiguità nel Concilio, voi dovete comprenderla come la Chiesa ha sempre insegnato».
Loro vanno ancora oltre e dicono: «si deve rigettare tutto ciò che si oppone all’insegnamento tradizionale della Chiesa».
Bene, è quello che noi abbiamo sempre detto.
È sorprendente, non è vero, che Roma ci imponga questo principio? Sorprendente.
E allora voi potreste chiedere: «perché non accettate?» Ebbene, cari fedeli, perché vi è ancora un problema.

Nel testo del Preambolo dottrinale, si danno due applicazioni del come noi dobbiamo comprendere questi principi. Si fanno gli esempi dell’ecumenismo e della libertà religiosa, così come sono descritti nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale riprende esattamente i punti che noi rimproveriamo al Concilio.
In altri termini, Roma ci dice: «noi abbiamo sempre fatto questo. Noi siamo tradizionali, il Vaticano II è la Tradizione. La libertà religiosa, l’ecumenismo, sono la Tradizione. In perfetta coerenza con la Tradizione».
Vi chiederete: «dove ci porta tutto questo?» Quali parole troveremo per dire che siamo d’accordo o che non lo siamo?
Se loro accettano i principi che abbiamo sempre sostenuto, è perché questi principi per loro significano ciò che loro pensano, e che è in esatta contraddizione con ciò che affermiamo noi. Credo che non ci si possa spingere oltre nella confusione.

In altri termini, questo significa che loro danno un altro significato alla parola «Tradizione», e forse alla parola «coerenza». Ecco perché siamo stati obbligati a dire «no». Noi non andremo a firmare. Siamo d’accordo sul principio, ma ci rendiamo conto che la conclusione è contraria. Grande mistero!
Allora, che succederà adesso?

Noi abbiamo inviato la nostra risposta a Roma. Loro continuano a dire che ci rifletteranno, e questo significa che probabilmente sono imbarazzati. Al tempo stesso, io credo che adesso potremo vedere ciò che vogliono veramente.
Ci vogliono davvero nella Chiesa o no?
Noi abbiamo parlato loro molto chiaramente: «se ci accettate è senza cambiamenti. Senza l’obbligo di accettare queste cose; allora siamo pronti. Ma se volete farcele accettare, allora è no».
E non abbiamo fatto altro che citare Mons. Lefebvre, che l’aveva già detto nel 1987 – diverse volte prima, ma l’ultima volta che lo disse fu nel 1987.

In altri termini, carissimi fratelli, umanamente parlando è difficile dire ciò che ci riserva l’avvenire, ma noi sappiamo che quando  trattiamo con la Chiesa, è con Dio che abbiamo a che fare, con la Divina Provvidenza, e noi sappiamo che questa Chiesa è la Sua Chiesa. Gli uomini possono disturbare, distruggere. Possono causare dell’agitazione, ma Dio è al di sopra di ciò, e Dio sa come dirigere la Sua Chiesa sulle linee diritte, malgrado tutti questi incidenti umani, tutte queste linee storte.
Questa prova finirà, non so quando. Talvolta questa fine sembra approssimarsi, tal’altra sembra allontanarsi. Dio conosce i tempi, ma, umanamente parlando, bisognerà attendere un bel po’ prima di cominciare a vedere che le cose migliorano – cinque, dieci anni.

Io sono convinto che fra dieci anni le cose saranno diverse, perché la generazione uscita dal Concilio sarà sparita e la generazione che la segue non intrattiene un legame simile col Concilio. E già adesso, carissimi fratelli, sentiamo diversi vescovi che ci dicono: «voi date troppo peso a questo Concilio; lasciatelo da parte. Sarebbe il modo migliore per la Chiesa per andare avanti. Lasciatelo da parte, dimenticatelo. Ritorniamo alla realtà, alla Tradizione».

Non è interessante sentire dei vescovi che dicono questo? È un linguaggio nuovo! Questo significa che vi è una nuova generazione che sa che nella Chiesa vi sono delle cose più serie del Vaticano II, e che noi dobbiamo ritornare a ciò che vi è di più serio, se mi permettete di parlare così.
Il Vaticano II è serio a causa dei guasti che ha prodotto, è veramente serio. Ma in quanto Concilio ha voluto essere pastorale, ed è già superato.
Noi sappiamo che qualcuno che lavora in Vaticano ha redatto una tesi universitaria sul magistero del Vaticano II. Lui stesso ci ha detto che nessuno nelle università romane voleva accettare il suo lavoro. Alla fine un professore l’ha fatto. Ora, la tesi è la seguente: l’autorità del magistero del Vaticano II è quella di un’omelia degli anni 60.
E questo candidato è stato ricevuto!
Si vedrà, miei carissimi fratelli.

Per noi è chiarissimo. Noi dobbiamo sempre sostenere la verità, professare la fede. Noi non facciamo marcia indietro, qualunque cosa accada.
Da parte di Roma, vi è adesso qualche minaccia, certo.
Si vedrà.
Noi lasciamo tutto questo nelle mani del Buon Dio e della Santissima Vergine. Oh!

Si, noi dobbiamo continuare la nostra crociata del Rosario. Noi contiamo su di essa, noi contiamo su Dio. E ciò che deve accadere, accadrà.
Io non posso promettervi una bella primavera. Non so cosa accadrà in primavera. So solo che la battaglia per la fede continuerà, qualunque cosa accada. Sia che saremo riconosciuti, sia che non lo saremo.
Potete stare certi che i progressisti non saranno contenti. Essi continueranno, e noi continueremo a combatterli.

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[SM=g1740733]

MONS. FELLAY: "ACCETTATECI COSI' COME SIAMO, SIAMO PRONTI!"


Mi stupisce che dell'omelia di Mons. Fellay nel seminario di Winona per la festa della Candelora siano stati diffusi ad arte solo alcuni estratti che in qualche modo sembrerebbero preannunciare una rottura del dialogo con la Fraternità. Perciò vi riproduco il testo in italiano da me tradotto con alcune sottolineature importanti. Mons. Fellay non dice "non firmeremo mai un accordo". Dice al contrario che la Fraternità è disposta a firmare la professione di fede e il giuramento di fedeltà al Pontefice, ma non un giuramento di fedeltà alla dottrina sull'ecumenismo e sulla libertà religiosa.
L'articolo di Alessandro Speciale su Vatican Insider dal titolo fuorviante "Diciamo no alla proposta del Vaticano" è pertanto da considerarsi una palese opera di informazione scorretta condita dalla solita retorica sui Lefebvriani definiti "ultra-tradizionalisti" (ma che vuol dire "ultra-tradizionalisti"?). F.C.


"Non siamo un gruppo indipendente. Anche se stiamo "lottando" con Roma, siamo ancora, per così dire, con Roma. Stiamo lottando con Roma, oppure, se volete, contro Roma, e al tempo stesso siamo con Roma. E noi affermiamo e noi continuiamo a dire che siamo cattolici. Noi vogliamo rimanere cattolici. Molte volte ho detto a Roma, tentate di buttarci fuori. E vediamo che forse sarebbe molto più facile per noi restare fuori... Avremmo tanti altri vantaggi. Saremmo trattati molto meglio! Guardate i protestanti, come si aprono le chiese per loro. Per noi, si chiudono. <Per chi non l'avesse capito Mons. Fellay fa solo dell'ironia... ndt> E noi diciamo, non fa niente. Facciamo le cose di fronte a Dio. Soffriamo dalla Chiesa, perfetto. Non ci piace, naturalmente. Ma dobbiamo stare lì nella verità.

E dobbiamo ribadire che noi apparteniamo alla Chiesa. Siamo cattolici. Noi vogliamo essere e vogliamo rimanere cattolici, ed è molto importante ribadire ciò. E' anche importante che alla fine non sogniamo una Chiesa cattolica che è solo un frutto della nostra immaginazione, ma che non è più quella di oggi. E' con quella di oggi che abbiamo problemi. Questo è ciò che crea ancora più difficoltà: proprio il fatto che abbiamo dei problemi con essa. Questo non ci permette, per così dire, di chiudere la porta. Al contrario, è nostro dovere andare continuamente lì, bussare alla porta, e non chiedere se possiamo entrare (perché vi siamo già dentro), ma pregare perché si convertano, perché possono cambiare atteggiamento verso di noi e tornare a ciò che ci fa Chiesa. Si tratta di un grande mistero, non è semplice. Poiché allo stesso tempo dobbiamo dire, sì, noi riconosciamo questa Chiesa - è quello che diciamo nel Credo, credo nella Chiesa cattolica - in modo da accettare che ci sia un Papa, accettare che ci sia una gerarchia, noi accettiamo tutto questo.

Eppure praticamente, a molti livelli, dobbiamo dire dei "no". Non perché non ci piaccia, ma perché la Chiesa ha già parlato di queste questioni. Anche molte di queste cose le ha condannate. E così, nelle nostre discussioni con Roma siamo stati, per così dire, bloccati lì. Il problema chiave nelle nostre discussioni con Roma è stato davvero il Magistero, l'insegnamento della Chiesa. Perché dicono, "noi siamo il Papa, noi siamo la Santa Sede" - e diciamo sì. E così dicono, "abbiamo il potere supremo", e diciamo, sì. Dicono, "noi siamo l'ultima istanza di insegnamento e siamo necessari" - Roma è necessaria perché noi abbiamo fede, e diciamo, sì. E poi dicono "quindi, obbedite." E noi diciamo no. E così ci dicono, siete protestanti! Avete messo la ragione al di sopra del Magistero di oggi. E noi rispondiamo, siete modernisti. Pretendete che l'insegnamento di oggi possa essere diverso dall'insegnamento di ieri. Noi diciamo, quando ci atteniamo a ciò che la Chiesa ha insegnato ieri, per necessità dobbiamo aderire all'insegnamento della Chiesa oggi. Poiché la verità non è legata al tempo. La verità è al di sopra di esso. Ciò che è stato detto una volta vincola per sempre. Questi sono i dogmi. Dio è così, Dio è al di sopra del tempo. E la fede è l'adesione alla verità di Dio. E' al di sopra del tempo. Ecco perché la Chiesa di oggi è legata e deve essere come (e non solo come) la Chiesa di ieri. E così quando si vede l'attuale Papa affermare che ci deve essere continuità nella Chiesa, noi diciamo: naturalmente! Questo è ciò che abbiamo detto in ogni momento. Quando si parla di tradizione, è proprio questo il significato. Si dice, ci deve essere Tradizione, ci deve essere continuità. Quindi vi è continuità. Ci viene detto quindi, il Vaticano II è stato fatto dalla Chiesa, la Chiesa deve essere un continuo, perciò il Vaticano II è Tradizione. E noi diciamo, prego?

Si va ancora oltre, miei cari fratelli. Questo è accaduto durante i dialoghi dottrinali. Al termine dei dialoghi, arriva l'invito da Roma. In questo invito c'è una proposta di una sistemazione canonica, che è quella di regolarizzare la nostra situazione. E posso dire, ciò che viene presentato oggi, che è già diverso da quello che è stato presentato il 14 settembre, si può considerare come un'ottima soluzione. Sono soddisfatte tutte le nostre esigenze, si può dire, sul piano pratico. Quindi non c'è un gran problema su questo punto. Il problema rimane ad un altro livello - a livello della dottrina. Ma anche lì si va molto lontano - molto lontano, miei cari fratelli. La chiave è un principio. Dicono, "dovete accettare questo, dovete accettare il fatto che per i punti che fanno difficoltà in merito al Concilio - punti che sono ambigui, dove c'è un conflitto - questi punti, come l'ecumenismo, come la libertà religiosa, questi punti devono essere intesi in coerenza con l'insegnamento perenne della Chiesa. Quindi, se c'è qualcosa di ambiguo nel Concilio, è necessario intenderlo come la Chiesa lo ha sempre insegnato, nel corso dei secoli." Vanno ancora oltre e affermano: "si deve rifiutare tutto ciò che è contrario a questo insegnamento tradizionale della Chiesa."

Beh, questo è ciò che abbiamo sempre detto. Incredibile, non è vero? Che Roma ci stia imponendo questo principio. Incredibile. Poi ci si potrebbe chiedere, allora perché non accettare? Ebbene, miei cari fratelli, vi è ancora un problema. Il problema è che in questo testo danno due esempi di cosa e come dobbiamo capire questi principi. Questi due esempi che ci forniscono sono l'ecumenismo e la libertà religiosa, come sono descritti nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, che sono esattamente i punti per i quali critichiamo il Concilio. In altre parole, Roma ci dice, lo abbiamo fatto sempre. Siamo tradizionalisti; il Vaticano II è Tradizione. La libertà religiosa, l'ecumenismo sono la Tradizione. Sono in piena coerenza con la Tradizione. Vi potreste chiedere solo, dove andiamo? Che tipo di parole possiamo pronunciare, siamo d'accordo o no? Se anche i principi che abbiamo preservato e affermato, ci dicono: "sì, va bene, potete affermarli, perché questo è ciò che intendiamo" ...che è esattamente il contrario di ciò che intendiamo. Penso che non potessimo procedere oltre nella confusione.

In altre parole, miei cari fratelli, ciò significa che i nostri interlocutori danno un altro significato alla parola "tradizione", e anche magari alla parola "coerenza". Ed è per questo che siamo stati costretti a dire di no.<alla prima bozza del "preambolo dottrinale" ndt> Non firmeremo quel documento. Siamo d'accordo con il principio, ma si vede che la conclusione è il contrario. Grande mistero! Grande mistero! Allora, cosa succederà adesso? Bene, abbiamo inviato la nostra risposta a Roma. Continuano a dire che stanno riflettendo su di essa, il che significa che probabilmente sono in difficoltà. Allo stesso tempo penso che solo ora potremmo vedere cosa vogliono veramente. Ci vogliono veramente nella Chiesa o no? Lo abbiamo detto loro molto chiaramente, se ci accettate così come siamo, senza cambiamenti, senza obbligarci ad accettare queste cose, allora siamo pronti. Ma se volete farci accettare queste cose, non lo siamo. In realtà abbiamo appena citato l'Arcivescovo Lefebvre che ha detto questo già nel 1987 - diverse volte prima, ma l'ultima volta che l'ha detto fu nel 1987. In altre parole, miei cari fratelli, umanamente parlando, è difficile dire come sarà il futuro, ma sappiamo che quando abbiamo a che fare con la Chiesa, abbiamo a che fare con Dio, abbiamo a che fare con la divina provvidenza, e sappiamo che questa Chiesa è la Sua Chiesa. Gli esseri umani possono causare alcuni disagi, alcune distruzioni. Possono causare turbolenze, ma Dio è superiore ad esse, ed Egli sa, da tutti questi avvenimenti - questi avvenimenti umani, queste le linee storte, Dio sa come dirigere la sua Chiesa attraverso queste prove."

(...) Si vedrà, miei cari fratelli. Per noi, è chiarissimo. Noi dobbiamo sempre sostenere la verità, professare la fede. Noi non faremo marcia indietro, qualunque cosa accada. C'è qualche minaccia adesso da parte di Roma, certo. Si vedrà. Noi lasciamo tutto questo nelle mani del Buon Dio e della Santissima Vergine. Oh! Sì, noi dobbiamo continuare la nostra crociata del Rosario. Noi contiamo su di essa, noi contiamo su Dio. E ciò che deve accadere, accadrà. Io non posso promettervi una bella primavera. Non so cosa accadrà in primavera. So solo che la battaglia per la fede continuerà, qualunque cosa accada. Sia che saremo riconosciuti, sia che non lo saremo. Potete stare certi che i progressisti non saranno contenti. Essi continueranno, e noi continueremo a combatterli.



[Modificato da Caterina63 05/02/2012 11:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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