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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Le verità fondamentali di «Pinocchio» spiegate dal cardinale Giacomo Biffi

Ultimo Aggiornamento: 08/05/2020 22:56
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03/05/2012 12:20
 
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28. CON CALCI E GOMITATE

Pinocchio va coi suoi compagni di scuola in riva al mare per vedere il terribile Pescecane

 

Con i buoni propositi finalmente si cambia anche vita!

Il giorno dopo Pinocchio andò alla scuola comunale.

 

Pareva così vicina la porta di quella scuola quando era uscito dalla casa di Geppetto... e invece! La conquista della vera sapienza è una strada lunga. Non la si incontra in ogni bottega o supermercato che smercia i suoi coloriti prodotti tanto allettanti. Troppi falsi maestri “fanno mercato del proprio buon senso” e vendono come verità proprie opinioni o interessi. Tanto più oggi con quei supermercati d’opinione che sono i mass-media! Fortunati coloro che sanno trovare presto la porta giusta della scuola della vera sapienza!

Giunto in classe, Pinocchio è deriso e tormentato dai suoi compagni perché è “diverso”. In clima di grande conformismo, l’emarginazione e la persecuzione sono il minimo che possa capitare anche al cristiano, che la pensa in modo diverso, perché non è succube delle pianificazioni culturali cui è sottoposta la nostra civiltà “liberalizzata”.... Se uno sgarra dall’opinione dominante, dà fastidio, perché è fuori sistema (una volta ideologico, oggi del potere di mercato!). Se uno dissente... è un provocatore. “I cattolici non capiscono lo Stato”!

Questo capita normalmente in riferimento al mondo esterno alla comunità cristiana. Un penoso fenomeno è pure avvenuto al suo interno nel post-concilio: la vergogna di molti cristiani di sentirsi “diversi”, la paura di sentirsi “ghetto” o chiusi in steccati nel mondo, semplicemente perché assertori di una propria identità precisa. La tentazione di “aprirsi”, di “immergersi”, li ha portati alla mimetizzazione con la mentalità di questo secolo, perdendo la propria identità.

Certamente col Concilio qualcosa da ripulire c’era nella struttura visibile della Chiesa.

 

Ma non è questa facciata che ci fa diversi: è l’ATTO DI FEDE a renderci essenzialmente gente diversa! Con esso proclamiamo una concezione di vita e di storia alternativa alla

concezione comune e tuttavia profondamente consona con i bisogni più veri del cuore dell’uomo. Il credente, proclamando cose così originali, non può pensare di camminare con tranquillità in mezzo a gente che la pensa in modo del tutto diverso ...! Chi professa che un uomo, Gesù, morto e sepolto duemila anni fa, oggi sia vivo nel senso letterale del termine; chi crede che dentro un pezzo di pane sia realmente presente il Dio infinito e che nel cuore in grazia inabita la Trinità; chi spera e vive nell’attesa di un dopo-morte come vita piena; chi, come stile, vive il perdono anche dei nemici..., necessariamente è un “tagliato fuori”, un diverso per natura! San Paolo si dichiarava “stolto a causa di Cristo, spettacolo al mondo e agli uomini” (1Cor 4,9).

Alla malvagità dei compagni, Pinocchio reagisce con una pedata negli stanchi e con una gomitata nello stomaco, rivelando la durezza del legno.

Dopo quel calcio e quella gomitata, Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi della scuola e tutti gli facevano mille carezze e tutti gli volevano un bene dell’anima.

Forse calci e gomitate sono gli unici argomenti validi per chi è per scelta sopraffattore, e considera ogni tentativo di ragionare una debolezza!

Certo la violenza non fa parte dello stile del cristiano, ma una certa energia sì: la forza di chi non si lascia intimidire e piegare, la forza di chi sa contestare ogni sopruso politico e culturale, la forza che sa difendere la propria libertà e diritto. Il cristiano non è né un debole né un buonista. Se necessario, sa tirar fuori le unghie per difendersi e per difendere tutti, perché alla fine è l’unico uomo libero.

Spesso una testimonianza “calda” vale più di tanto quotidiano grigiore nel convincere chi in qualche modo è alla ricerca della verità. Del resto - e lo diceva già Tertulliano – “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”.

 

29. CHI CI LIBERERA’  DALL’OPPRESSIONE DEI LIBERATORI?

Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni, uno dei quali essendo rimasto ferito, Pinocchio viene arrestato dai carabinieri

 

La scuola andava così bene per Pinocchio, che non poteva durare...! I suoi compagni avevano invidia di lui. Un giorno gli organizzarono una beffa: lo portarono al mare - con la scusa di vedere il Pescecane -, proprio per fargli marinare la scuola e distoglierlo dall’essere quel diligente scolaro che finora era stato.

“Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni così preciso e così diligente alla lezione?” gli dicono quelle birbe dei suoi compagni.

 

Niente quanto la virtù è insopportabile. Già ai tempi della Bibbia è scritto: “Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo..., ci è insopportabile solo al vederlo!” (Sap 2,12.14). A una predica, a un rimprovero si può sempre rispondere: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio, e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Mt 7,5); a un giudizio, a una condanna si può replicare: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra!” (Gv 8,7). Alla testimonianza silenziosa non si può opporre che il confronto bruciante del proprio dislivello! Per questo Gesù ha detto: “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!”. “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi” (Mt 10,16). E’ moda culturale (perversa) parlare dell’intolleranza dell’integrismo cattolico. La verità è che sono proprio i prevaricatori a essere intolleranti verso i buoni, e con mezzi più dommatici e violenti!

E’ una sciocchezza pensare che il mondo odia i cristiani perché non sono santi: è esattamente il contrario! E’ forse solo per questo - cioè perché non lo siamo del tutto, che siamo ancora un poco sopportati!

Mai come oggi quel “Non ti vergogni!” risuona imperioso e ... “normale”. Non ti vergogni di lavorare troppo? Fa’ sciopero o il cobas! Non ti vergogni di studiare? Fa’ autogestione o vieni in discoteca! Non ti vergogni a pensare solo di tirar avanti bene la tua famiglia? Tirati fuori dal guscio, tenta qualche “avventura”, rimedia con qualche “lavoro facile” di mafia, bustarella o consimile! Una volta ci si vergognava di fare il male; oggi ti devi vergognare dell’onestà! Tutti devono diventare conformisti dell’anticonformismo più superficiale e solido, perché è la morale imperante.

Eppure si dovrà pur permettere che il bene abbia cittadinanza, e magari... stima anche nel nostro mondo! Chi mai ci libererà dall’oppressione dei liberatori?

 

Pinocchio aveva ceduto all’invito dei compagni anche per il segreto desiderio, mai sopito, di poter incontrare il suo babbo Geppetto:

“Che sia quel medesimo Pescecane di quando affogò il mio povero babbo?”.

Sempre, anche nelle peggiori azioni, c’è un angolo di bene, e un’intenzione buona alla quale ci attacchiamo come pretesto per chetare la coscienza.

Quando si imbroglia la coscienza:

“Qualche disgrazia accade sempre”, come malignamente suggerisce un Granchio dalla vociaccia di trombone infreddito, riviviscenza del Grillo-coscienza.

“Chetati, Granchio dell’uggia!”, risponde Pinocchio. Si sa che i profeti di sventura, soprattutto quando sono nel vero, danno sempre fastidio.

Pinocchio s’azzuffa, e ci va di mezzo. Proprio lui, innocente e anzi premuroso per il compagno ferito, viene portato in carcere dai carabinieri. Era già avvenuto per Geppetto, anch’egli innocente.

“Basta così: non occorre altro”, tagliano corto i “difensori” del burattino. Da dove si dimostra che l’autorità mondana - anche quando è bene intenzionata - non tradisce mai una certa vocazione all’ottusità!

 

30. DUBBI SUL “PARTITO VERDE”

Pinocchio corre il pericolo di essere fritto in padella come un pesce

 

L’episodio, un po’ fantasioso, è subito detto. Pinocchio scappa di prigione inseguito da un grosso cane mastino; si getta in mare per salvarsi; ma, in mezzo a un brulichio di pesci, incappa nella rete di un pescatore, tanto brutto che pareva un mostro marino, e... finisce in padella! Il cane che, caduto in mare, era stato salvato da Pinocchio, a sua volta lo salva dalla padella.

Collodi colora qui con vivacità il pescatore verde.

Invece di capelli aveva su la testa un cespuglio fortissimo di erba verde, verde era la pelle del suo corpo, verdi gli occhi, verde la barba lunghissima che gli scendeva fin quaggiù!

Pareva una strana divinità mitologica, a metà tra il silvano e il marino...: una raffigurazione delle forze della natura. Anzi, pareva un grosso ramarro ritto su i piedi di dietro.

Una vera statua del dio-natura-ecologismo di cui oggi si fa seguace il “partito verde” d’ogni paese.

Partiamo dalle forme più vistose di questo naturismo pagano: il nudismo e il culto enfatizzato del corpo. Uniamovi pure tutte le altre forme di religione-natura, di origine illuminista, che nell’esaltazione della bontà, genuinità, salubrità del creato... sconfinano spesso nella professione dello spontaneismo, del vitalismo, del panteismo che è indifferentismo religioso e morale. Senza parlare delle esasperazioni circa il vegetarismo, la protezione degli animali... e la contestazione individualistica e unilaterale della “civiltà industriale” che corrompe la genuinità dell’uomo e del suo ambiente.

Vero è che i disastri ecologici della nostra società industrializzata sembrano dar ragione a un tale partito. Nella misura in cui esso propugna un più razionale uso delle risorse..., merita assenso! Quando invece si vuol porre sul trono come unica dea questa “madre natura” (la divinità Gaia) nascono i sospetti di ingenuità e stoltezza. La natura, staccata dal contesto del vero Dio creatore e provvidente, non riserva agli uomini che una sensazione di insensibilità e cattiva cecità, quando ci sovrasta con le sue irrazionali tragedie e disgrazie. Ci appare più matrigna che madre, considerata in se stessa. Esattamente come questo mostro che inghiotte Pinocchio, di fronte al quale non serve né parlare né ragionare.

 

Diverso invece è il discorso biblico sulla natura vista come opera di Dio: il creato è parte di un progetto d’amore nel quale l’uomo è inserito con ruolo primario. La natura “figlia” e “ministra” di Dio ci dà speranza di una pur nascosta razionalità e finalità di bene anche nelle tragiche esperienze di catastrofi ostili.

“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31). Ricchezza e bellezza sono offerte da Dio come stanza accogliente quando viene creato l’uomo. Il tutto è stato poi affidato alle sue mani perché lo gestisca con criteri rispettosi dei fini e degli equilibri che lo compongono. Il peccato dell’uomo, per rapina ed egoismo, rompe queste regole, scombussolandone i fini e creando reazioni contro questo suo “signore” divenuto despota. L’opera di salvezza di Cristo mira, risanando il cuore dell’uomo, anche a un riscatto del creato. Così ne parla san Paolo: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità... e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,19-22). “Cieli nuovi e terra nuova” è infatti la meta del lavoro del cristiano nella storia: oggi, usando del creato secondo i criteri del Creatore, vuol servire il progetto di Dio in favore di ogni uomo; domani, lo vuol godere trasfigurato in una “materia eternizzata”, dove “i giusti regneranno sopra la terra” (Ap 5,10).

 

31. NONOSTANTE I PRETI…!

 Pinocchio ritorna a casa della Fata, la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino, ma diventerà un ragazzo.

Gran colazione di caffè e latte per festeggiare questo grande avvenimento

 

Finalmente Pinocchio, stanco di avventure, lontano da casa e, come il figliuol prodigo pentito, si avvia a chiedere perdono alla sua cara Fatina. Ma la conversione non è cosa facile:

Era già notte buia... faceva tempaccio e l’acqua veniva già a catinelle.

Anche negli ultimi istanti il passo gli costa fatica:

tant’è vero che faceva un passo avanti e uno indietro. Quando fu lì, sentì mancarsi il coraggio e, invece di bussare, si allontanò correndo una ventina di passi. Poi tornò una seconda volta alla porta, e non concluse nulla; poi si avvicinò una terza volta, e nulla; la quarta volta prese tremando il battente di ferro in mano e bussò un piccolo colpettino.

Sembra qui rievocata la notte dell’Innominato. Manzoni ha colto davvero in profondità il travaglio difficile dell’uomo peccatore che voglia rinnovarsi! Ciascuno rivive qui l’esitazione che sente nell’accostarsi a una decisione importante, ma sempre rinviata: il ritorno in famiglia dopo una rissa violenta; il ritorno alla Chiesa dopo anni di indifferenza religiosa; il momento di una confessione sacramentale che vorremmo particolarmente sincera e personale.

 

Ma capita sovente che, dopo tanta fatica per decidersi a ritornare alla Chiesa, si incontri poi questa per nulla disponibile, o scontrosa..., o semplicemente il prete sempre indaffarato! Invece del padre premuroso della parabola, sembra di imbatterci in una madre esigente e fatta apposta per scoraggiare... !

Proprio come capita a Pinocchio:

dopo mezz’ora si aprì una finestra dell’ultimo piano... e Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo; la quale ci mise tutta la notte a scendere fino all’uscio di strada. A Pinocchio, che tremava dal freddo, dalla paura e dall’acqua e chiedeva almeno qualcosa da mangiare, la sublime Lumaca, dopo tre ore e mezzo, portò.. un pane che era gesso, un pollastro di cartone e quattro albicocche di alabastro colorite di naturale.

Tutto sembra congiurare contro il neofita che vuol convertirsi e deve imbattersi nella lentezza un po’ austera e compassata della Chiesa ..!

Quante volte si dice: nonostante i preti... la fede c’è ancora! Bisogna ammetterlo: Dio, scegliendo di utilizzare uomini per il ritorno a Lui, ha certamente previsto questo mortificare e appannare il Suo volto, causato dai limiti e dalle manchevolezze umane! E’ scandalo per chi non crede: la stoltezza della croce. E’ la forza di chi crede: la potenza del vangelo, perché nessuno creda per motivi umani, ma per un abbandono rischioso alla sola azione di Dio! Ogni serio credente sa che il cammino verso Dio è seminato di prove, affinché la fede si affini!

Del resto è proprio di una lunga esperienza pedagogica far decantare decisioni perché non rimangano superficiali esperienze emotive, ma scelte che cambiano una vita!

Alla fine però appare la gioia e la festa del ritorno, come la festa in casa del figliol prodigo: per festeggiare... il grande avvenimento, la

Fata preparò una grande colazione con ducento tazze di caffè e latte, e quattrocento panini imburrati di sotto e di sopra. Alla fine l’annuncio della imminente trasformazione:

Domani finirai di essere un burattino di legno, e diventerai un ragazzo per bene.

 

“Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita”...; ma anche: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che non per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). “Mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,23-24).

Tutto questo oggi è la tavola imbandita dell’Eucaristia - confluenza naturale di ogni vera conversione a Dio - e, domani, il banchetto eterno imbandito per le nozze del Figlio del Re (Mt 22,2).

 

32. TRA ANGELO E ANIMALE

Pinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei balocchi

 

Pronto per il grande salto di qualità, divenire uomo da burattino che era, Pinocchio si lascia nuovamente tentare da un altro miraggio di felicità. Andando in giro per la città a fare gli inviti per la sua “festa del passaggio”, trova l’amico Lucignolo, nascosto sotto il portico di una casa di contadini, pronto a partire per il Paese dei balocchi, niente doveri, solo divertimenti. Perché - gli dice - non vieni anche tu?

 

E’ il momento drammatico della tentazione. Nel cuore dell’uomo si scatena spesso questa battaglia: tra il “troppo” e il “domani” della felicità con Dio, e l’immediato e più modesto soddisfacimento conquistato tutto e solo da noi. Disistima del bene oggettivo e orgoglio sono i fattori che determinano il peccato. La libertà dell’uomo si situa tra due fuochi: essere angelo o divenire bestia. Rimane affascinato dall’ideale di bene e di divinizzazione; ma esercita un’attrattiva più potente su di lui il legame con la materia e la sua eredità animalesca.

 

Il gioco della libertà sta qui, e determina il suo destino. Pinocchio protesta la sua volontà di bene:

No, no, no e poi no: ormai ho promesso!; ma quell’ormai tradisce in lui la noia di stare dalla parte della verità e la potente seduzione del male esercitata su di lui.

“Io non riesco a capire neppure ciò che faccio. - ci confida san Paolo in una pagina autobiografica - Infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto... Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio... Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7,15-23). Qui è il punto: l’uomo è davvero libero? E’ davvero capace di fare il bene che vuole ed evitare il male che non vuole? O è schiavo, o è ferito, o è debole, o è insufficiente?

A guardare la vicenda di Pinocchio - tutta giocata sulla vacillante e fallimentare volontà di diventare uomo - sembra che ben poca e poco efficace sia tale libertà!

Certo la libertà ci dev’essere. Ognuno la sente come sua prerogativa qualificante. Del resto Dio stesso non saprebbe che farsene di un mondo anche perfetto se in esso mancasse qualcuno che gli rispondesse con libertà e amore! E giustamente lottare per la libertà di ognuno e di tutti è santa battaglia. L’uomo ne è geloso fino al punto di rivendicarla anche contro Dio.

Ma .. in quale condizione si trova la nostra “libertà”? Qui è il punto che qualifica la visione biblico-cristiana sull’uomo. Grande valore è la libertà. L’uomo però, non possedendola ancora pienamente, la deve conquistare con fatica e la deve risanare nei suoi meccanismi interni affinché divenga capace di mirare al vero bene e ne abbia la forza di conquistarlo. Attenzione: la libertà che si va rivendicando come bene proprio, in realtà è solo l’esercizio della libertà! Tale esercizio è oggi tragicamente sottoposto a tali pressioni e tare che l’ago della bilancia fatalmente cede al peggio, al peccato.

Questa è la condizione dell’uomo: come un bambino che per camminare ha bisogno della mano sicura della mamma, altrimenti cade.

Quell’impasto di umano e di divino che è l’uomo - fatto com’è a immagine di Cristo - è macchina non più autonoma e autosufficiente quando si taglia in lui la parte divina, che in fondo per tanti aspetti costituisce la radice della vita, il motore che tiene in esistere...! Col peccato l’uomo diviene insufficiente a se stesso. Per ridiventare uomo, capace di fare il bene e resistere al male, ha bisogno di rimettere dentro quella carica, quel motore che è il suo collegamento con Dio. Lo esige la sua struttura “teologica”, l’incancellabile identità di figlio di Dio!

 

Solo Cristo Salvatore ci rende veramente liberi, cioè un uomo uomo, o - come dice il Concilio - più uomo! (GS 42). Solo quando l’uomo riassume la vita divina, trasnaturandosi oltre se stesso, ridiviene quell’uomo che è stato progettato da Dio e che ognuno sogna di essere.

O cristiano o meno che uomo. Non c’è alternativa.

 

33. VIETATO VIETARE

Dopo cinque mesi di cuccagna, Pinocchio con sua grande meraviglia sente spuntarsi un bel paio d’orecchie asinine, e diventa un ciuchino, con la coda e tutto.

 

Nella notte arriva il carro carico di ragazzetti. Lo guida un omino più largo che lungo, così capace di adescare, che tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati. Anche Pinocchio ci casca:

Fatemi un po’ di posto: voglio venire anch’io. E sul far dell’alba arriva nel Paese dei balocchi.

Fermiamoci anzitutto sull’omino. E’ l’apparizione, finalmente, dell’ “avversario”, del diavolo, satana, il principe di questo mondo, che “come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” (1Pt 5,8); colui che nella storia manovra contro il progetto di Dio per sottrargli l’uomo.

La sua esistenza sembra messa in dubbio dall’uomo che si crede adulto. L’origine del male qualcuno la spiega con l’ignoranza, altri con l’oscurantismo dei tabù religiosi, altri con i condizionamenti delle strutture economiche borghesi. Certo, molte situazioni di male sono il risultato solidificato di cattive volontà umane ed egoismi. L’uomo percepisce che il male è più grande di lui!

 

L’ipotesi di un’intelligenza sovrumana che lavori contro Dio è ancora la più plausibile. Anche la Bibbia e le parole stesse di Gesù la confermano, descrivendola in lungo e in largo. Nel disegno di un mondo costruito da Dio, ma rispettoso della libertà delle sue creature, rappresenta quell’elemento di ribellione che sentiamo anche in noi reale e forte; fino a trovare anche in noi sintonia e simpatia tali da spingerci spesso a schierarci sotto le sue bandiere. Pinocchio in qualche modo l’ha incontrata e ne è rimasto affascinato, tanto che finora - nella storia che raccontiamo di lui - non ha ancora saputo trovare la porta di casa del padre.

Il demonio - che vuole sostituirsi a Dio - lo scimmiotta nel fascino e nella premura. Si veste “da agnello” - si fa per dire – “mentre dentro è lupo rapace”:

un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino da melarosa, un bocchino che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella di un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa.

 

Diventa allettevole nella tentazione, fin dai tempi del serpente di Eden:

E tu, amor mio, disse l’Omino volgendosi tutto complimentoso a Pinocchio, che intendi fare? Vieni con noi o rimani?

Lavoratore instancabile, e “principe delle tenebre”, lavora di notte:

Tutti la notte dormono, e io non dormo mai!

Quando si è nelle sue mani, la coscienza tace, perché muore. E’ la resa completa al nemico. Fatta la scelta del male, si dorme il sonno degli incoscienti!

I ciuchini galoppavano, il carro correva, i ragazzi dentro il carro dormivano.

E’ una corsa verso il male: “Larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione” (Mt 7,13). Anche lei però richiede le sue penitenze e i suoi sacrifici:

Stavano male, stavano pigiati, non potevano quasi respirare, ma nessuno diceva ohi, nessuno si lamentava.

Quanto spesso ci si accorge che “gli altri” - fuori dei nostri oratori, ad esempio - sono padroni peggiori e più esigenti, una volta che si è venduta loro l’anima. Già la Bibbia diceva che è meglio cadere nelle mani di Dio che in quelle degli uomini (Daniele).

Finalmente si arriva al paradiso sognato: il Paese dei balocchi. Si “tocca il cielo col dito”!

Anzitutto le scritte sui muri:

Non vogliamo più schole, abbasso Larin Metica.

Libertà, anarchia, autogestione...: “vietato vietare” è il nuovo vangelo di questa cultura radicale che esalta la libertà assoluta svincolata da ogni riferimento morale dove, nel rifiuto di ogni cultura e tradizione, si costruisce sul vuoto e sul nulla, cioè sulla più smargiassa ignoranza.

Naturalmente, confusione e baldoria: chiasso, strillio, pandemonio, passeraio, baccano indiavolato, baraonda. Per chi è sviato, il peggior inferno è sempre il silenzio pensante e consapevole. Non per nulla la nostra è epoca di discoteche e festival rock...

Questo Paese dei balocchi è raffigurazione di quel “mondo” che vuol costruirsi senza Dio. San Paolo lo definisce “senza senno, senza costanza, senza amore, senza misericordia” (Rm 1,28-31). Sembra profezia dei tempi nostri, con aggiunta però - oltre al divertirsi insensato - la violenza gratuita tra simili.

 

34. ...O TROPPO POCO!

A Pinocchio vengono orecchi da ciuco e poi diventa ciuchino vero e comincia a ragliare.

 

Dopo cinque mesi nel Paese dei balocchi, una mattina Pinocchio si sveglia, ormai contagiato - come sentenzia di lui una Marmottina - cioè con un magnifico paio di orecchi asinini:

“E’ la febbre del somaro... Fra due o tre ore diventerai un ciuchino vero e proprio”.

Con la stessa sorte, naturalmente, si trova condannato Lucignolo. Colpiti tutti e due dalla medesima disgrazia, si riparano con un gran berretto di cotone in testa! Lo sbocco finale è inesorabile: divenuti somari a quattro zampe e dai ragli sonori, sentono bussare all’uscio:

Aprite! Sono l’Omino, sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese.

E’ adombrato qui il mistero della dannazione. E’ lo sbocco possibile di una libertà reale, non fittizia: capace di meritare il bene o di demeritarlo. E per l’eternità. Altrimenti la libertà - se tutto fosse comunque a lieto fine - sarebbe una farsa. La grandezza dell’uomo sta in questo dilemma: posto al bivio tra l’eternità beata e l’eternità dannata, può scegliere o “il troppo” di Dio (essere figli ed eredi suoi!), o l’altro inesorabile destino della “materializzazione”, il divenire meno che uomini, appunto... “il troppo poco”. Dall’imbestiamento alla dannazione è percorso obbligato per l’uomo libero che ha scelto la strada del male, sotto la guida di satana, fino all’inferno. “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15,6).

A tale traguardo finale si arriva per stadi, perché il destino dell’uomo è nel farsi ogni giorno, atto per atto.

La possibilità di cambiare natura lungo l’itinerario della vita – trasnaturare – è il contenuto concreto della libertà. Come Pinocchio, restando in qualche modo se stesso, diventa un vero e proprio somaro, così l’uomo cambia gradualmente natura nella permanenza dell’identità personale. Questo dice tutta la serietà dell’uso della libertà, che non può essere capriccio, perché cambia la vita, in bene o in male. Niente è indifferente nell’uomo!

 

La strada del bene, secondo il progetto di Dio, fa salire, nel cammino della vita di grazia, dalla fede alla gloria. La teologia spirituale ha analizzato a fondo questo itinerario di crescita nella divinizzazione, che non è solo psicologico, ma ontologico. Avviene così anche per l’opposta direzione. Nella strada del male è un decrescere ogni giorno in umanità (e anche in resistenza al male!): dal primo peccato, per continui cedimenti, attraverso l’attutirsi della sensibilità religiosa, l’intorbidimento dell’intelligenza e delle facoltà spirituali, si cade nella schiavitù delle cose e nella materializzazione. L’esperienza insegna: il troppo attaccamento ai beni terrestri alla fine rende ottusi ai beni eterni. La parabola del ricco epulone lo conferma (cfr. Lc 16,19-31). Dice sant’Agostino: “Ami la terra? Diventerai terra!”. Da uomo con l’anima spirituale e divina, il peccatore decade a bestia (come dicevano con realismo un tempo!) - e... quanto spesso lo si incontra per strada! - da qui, a vita vegetativa (alias consumismo!) e poi... assimilazione piena con la materia. Uno scivolare inevitabile verso il peggio.. .

... E poi dicono che un peccato singolo sia niente!

Quando l’uomo si distacca da Dio si divide anche dal proprio fratello. Dopo Adamo ed Eva, la Bibbia registra Caino e Abele.

“La colpa, credilo, Marmottina, è tutta di Lucignolo”.

E, col peccato, ... homo homini lupus!

 

L’unica via d’uscita può sembrare l’evasione, la dissennatezza del non riflettere mai sul proprio destino: edonismo e ateismo vanno a braccetto!

Così finisce questo capitolo di Pinocchio:

Invece di restare mortificati e dolenti... finirono col dare in una bella risata.

Questa sarà l’unica condizione della “coscienza”, per sopravvivere all’inferno:... quella della pazzia!





[SM=g1740771]  continua...........

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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