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Discorsi del Papa ALL'UNIVERSITA' CATTOLICA E PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA

Ultimo Aggiornamento: 17/10/2014 13:52
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Il Papa all'Università Cattolica: Ciò che la ragione scorge, la fede illumina e manifesta. La contemplazione dell’opera di Dio dischiude al sapere l’esigenza dell’investigazione razionale, sistematica e critica; la ricerca di Dio rafforza l’amore per le lettere e per le scienze profane

Vedi anche:

Il Papa all’Università cattolica: la visione cristiana non si contrappone alla scienza e alle conquiste dell’ingegno umano (R.V.)

Il Papa: L'Università Cattolica consolidi e incrementi "le ragioni per le quali è nata"

Il Papa: La prospettiva cristiana non si contrappone al sapere scientifico e alle conquiste dell'ingegno umano, ma, al contrario, considera la fede quale orizzonte di senso, via alla verità piena, guida di autentico sviluppo

UDIENZA AI DIRIGENTI, DOCENTI E STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE NEL 90° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE, 21.05.2011

Alle ore 11.45 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Dirigenti, i Docenti e gli Studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione del 90° anniversario di fondazione.
Nel corso dell’incontro, dopo gli indirizzi di omaggio del Card. Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Toniolo e del Rettore dell’Università, Prof. Lorenzo Ornaghi, il Papa rivolge ai presenti il seguente discorso:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Magnifico Rettore, illustri Docenti,
distinti rappresentanti del personale,
cari studenti!

Sono molto lieto di avere questo incontro con voi che formate la grande famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sorta novant’anni fa su iniziativa dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore e garante dell’Ateneo, per la felice intuizione di Padre Agostino Gemelli. Ringrazio il Cardinale Tettamanzi e il Prof. Ornaghi, per le calorose parole che mi hanno rivolto a nome di tutti.

Il nostro tempo è tempo di grandi e rapide trasformazioni, che si riflettono anche sulla vita universitaria: la cultura umanistica sembra colpita da un progressivo logoramento, mentre l’accento viene posto sulle discipline dette ‘produttive’, di ambito tecnologico ed economico; si riscontra la tendenza a ridurre l’orizzonte umano al livello di ciò che è misurabile, a eliminare dal sapere sistematico e critico la fondamentale questione del senso.

La cultura contemporanea, poi, tende a confinare la religione fuori dagli spazi della razionalità: nella misura in cui le scienze empiriche monopolizzano i territori della ragione, non sembra esserci più spazio per le ragioni del credere, per cui la dimensione religiosa viene relegata nella sfera dell’opinabile e del privato. In questo contesto, le motivazioni e le caratteristiche stesse della istituzione universitaria vengono poste radicalmente in questione.

A novant’anni dalla sua fondazione, l’Università Cattolica del Sacro Cuore si trova a vivere in questo tornante storico, in cui è importante consolidare e incrementare le ragioni per le quali è nata, recando quella connotazione ecclesiale che è evidenziata dall’aggettivo "cattolica"; la Chiesa, infatti, "esperta in umanità", è promotrice di umanesimo autentico. Emerge, in questa prospettiva, la vocazione originaria dell’Università, nata dalla ricerca della verità, di tutta la verità, di tutta la verità del nostro essere.

E con la sua obbedienza alla verità e alle esigenze della sua conoscenza essa diventa scuola di humanitas nella quale si coltiva un sapere vitale, si forgiano alte personalità e si trasmettono conoscenze e competenze di valore. La prospettiva cristiana, come quadro del lavoro intellettuale dell'Università, non si contrappone al sapere scientifico e alle conquiste dell’ingegno umano, ma, al contrario, la fede allarga l'orizzonte del nostro pensiero, è via alla verità piena, guida di autentico sviluppo. Senza orientamento alla verità, senza un atteggiamento di ricerca umile e ardita, ogni cultura si sfalda, decade nel relativismo e si perde nell’effimero. Sottratta invece alla morsa di un riduzionismo che la mortifica e la circoscrive può aprirsi ad un’interpretazione veramente illuminata del reale, svolgendo così un autentico servizio alla vita.

Cari amici, fede e cultura sono grandezze indissolubilmente connesse, manifestazione di quel desiderium naturale videndi Deum che è presente in ogni uomo. Quando questo connubio si infrange, l’umanità tende a ripiegarsi e a rinchiudersi nelle sue stesse capacità creative. È necessario, allora, che in Università abiti un’autentica passione per la questione dell'assoluto, la verità stessa, e quindi anche per il sapere teologico, che nel vostro Ateneo è parte integrante del dispositivo curricolare. Unendo in sé l’audacia della ricerca e la pazienza della maturazione, l’orizzonte teologico può e deve valorizzare tutte le risorse della ragione. La questione della Verità e dell'Assoluto - la questione di Dio - non è un’investigazione astratta, avulsa dalla realtà del quotidiano, ma è la domanda cruciale, da cui dipende radicalmente la scoperta del senso del mondo e della vita.

Nel Vangelo si fonda una concezione del mondo e dell’uomo che non cessa di sprigionare valenze culturali, umanistiche ed etiche. Il sapere della fede quindi illumina la ricerca dell’uomo, la interpreta umanizzandola, la integra in progetti di bene, strappandola alla tentazione del pensiero calcolatore, che strumentalizza il sapere e fa delle scoperte scientifiche mezzi di potere e di asservimento dell’uomo.

L’orizzonte che anima il lavoro universitario può e deve essere la passione autentica per l’uomo. Solo nel servizio all’uomo la scienza si svolge come vera coltivazione e custodia dell’universo (cfr Gn 2,15). E servire l’uomo è fare la verità nella carità, è amare la vita, rispettarla sempre, a cominciare dalle situazioni in cui essa è più fragile e indifesa.

È questo un nostro compito, specialmente nei tempi di crisi: la storia della cultura mostra come la dignità dell’uomo sia stata riconosciuta veramente nella sua integralità alla luce della fede cristiana. L’Università Cattolica è chiamata ad essere luogo in cui prende forma di eccellenza quell’apertura al sapere, quella passione per la verità, quell’interesse per la storia dell’uomo che caratterizzano l’autentica spiritualità cristiana.

Porsi infatti, in atteggiamento di chiusura o di distacco di fronte alla prospettiva della fede significa dimenticare che essa è stata lungo la storia, e lo è tuttora, fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive per il bene autentico dell’uomo.

Come afferma il Concilio Vaticano II, la fede è capace di donare luce all’esistenza. Dice il Concilio che la fede: "Tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, e perciò guida l’intelligenza verso soluzioni pienamente umane" (Gaudium et spes, 11).

L’Università Cattolica è luogo in cui ciò deve avvenire con singolare efficacia, sotto il profilo sia scientifico, sia didattico. Questo peculiare servizio alla Verità è dono di grazia ed espressione qualificante di carità evangelica. L’attestazione della fede e la testimonianza della carità sono inscindibili (cfr 1Gv 3,23). Il nucleo profondo della verità di Dio, infatti, è l’amore con cui Egli si è chinato sull’uomo e, in Cristo, gli ha offerto doni infiniti di grazia. In Gesù noi scopriamo che Dio è amore e che solo nell'amore possiamo conoscerLo: "Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio perché Dio è amore" (1Gv 4,7.8) dice san Giovanni. E sant’Agostino afferma: "Non intratur in veritatem nisi per caritatem" (Contra Faustum, 32). Il vertice della conoscenza di Dio si raggiunge nell'amore; quell’amore che sa andare alla radice, che non si accontenta di occasionali espressioni filantropiche, ma illumina il senso della vita con la Verità di Cristo, che trasforma il cuore dell’uomo e lo strappa agli egoismi che generano miseria e morte. L’uomo ha bisogno di amore, l’uomo ha bisogno di verità, per non disperdere il fragile tesoro della libertà ed essere esposto alla violenza delle passioni e a condizionamenti aperti ed occulti (cfr Giovanni Paolo II, Enc. Centesimus annus, 46). La fede cristiana non fa della carità un sentimento vago e pietoso, ma una forza capace di illuminare i sentieri della vita in ogni sua espressione. Senza questa visione, senza questa dimensione teologale originaria e profonda, la carità si accontenta dell’aiuto occasionale e rinuncia al compito profetico, che le è proprio, di trasformare la vita della persona e le strutture stesse della società. È questo un impegno specifico che la missione in Università vi chiama a realizzare come protagonisti appassionati, convinti che la forza del Vangelo è capace di rinnovare le relazioni umane e penetrare nel cuore della realtà.

Cari giovani universitari della "Cattolica", voi siete la dimostrazione vivente di quel carattere della fede che cambia la vita e salva il mondo, con i problemi e le speranze, con gli interrogativi e le certezze, con le aspirazioni e gli impegni che il desiderio di una vita migliore genera e la preghiera alimenta. Cari rappresentanti del personale tecnico-amministrativo siate fieri dei compiti che vi sono assegnati nel contesto della grande famiglia universitaria a supporto della multiforme attività formativa e professionale.

E a voi, cari Docenti, è affidato un ruolo decisivo: mostrare come la fede cristiana sia fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive, per il bene autentico dell’uomo.

Ciò che la ragione scorge, la fede illumina e manifesta. La contemplazione dell’opera di Dio dischiude al sapere l’esigenza dell’investigazione razionale, sistematica e critica; la ricerca di Dio rafforza l’amore per le lettere e per le scienze profane: «Fides ratione adiuvatur et ratio fide perficitur», afferma Ugo di San Vittore (De sacramentis, I, III, 30: PL 176, 232). In questa prospettiva, cuore pulsante e alimento costante della vita universitaria è la Cappella, a cui è unito il Centro Pastorale ove gli Assistenti Spirituali delle diverse sedi sono chiamati a svolgere la loro preziosa missione sacerdotale che è imprescindibile per l’identità dell’Università Cattolica. Come insegna il Beato Giovanni Paolo II, la Cappella "è luogo dello spirito, dove sostano in preghiera e trovano alimento, orientamento e sostegno i credenti in Cristo, che vivono con modalità diverse la vita intensa dell’Università; è palestra di virtù cristiane, dove cresce e si sviluppa la vita battesimale, e si esprime con ardore apostolico; è casa accogliente ed aperta, per tutti coloro che, ascoltando il Maestro interiore, si fanno cercatori di verità e servono l’uomo nella dedizione diuturna a un sapere non pago di orizzonti angusti e pragmatici. Nel contesto della modernità declinante, essa diventa con spiccato accento centro vivo e propulsivo di animazione cristiana della cultura: nel dialogo rispettoso e franco, nella proposta chiara e motivata (cfr 1Pt 3,15), nella testimonianza che interroga e convince" (Discorso ai Cappellani europei, 1 maggio 1998). Così Papa Giovanni Paolo II nel 1998.

Cari amici, auspico che l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in sintonia di intenti con l’Istituto Toniolo, prosegua con rinnovata fiducia il suo cammino, mostrando efficacemente che la luce del Vangelo è sorgente di vera cultura capace di sprigionare energie di un umanesimo nuovo, integrale, trascendente. Vi affido a Maria Sedes Sapientiae e con affetto vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Pope Benedict XVI looks at the faithful gathered in Aula Paolo VI at the Vatican during his audience to ' Staff and students of the Catholic University of the Sacred Heart ' on May 21, 2011. Today the Pontiff speaks with the 12 astronauts aboard the International Space Station.
Pope Benedict XVI blesses the faithful gathered in Aula Paolo VI at the Vatican during his audience to ' Staff and students of the Catholic University of the Sacred Heart ' on May 21, 2011.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Iniziato ad Ávila il Congresso mondiale delle università cattoliche

Al servizio della Chiesa e della società


 

di ZENON GROCHOLEWSKI

Si svolge ad Ávila, dal 12 al 14 agosto alla Universidad Católica Santa Teresa de Jesús, il Congresso mondiale delle università cattoliche. I lavori sono stati aperti dal saluto del cardinale prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (che pubblichiamo quasi per intero) e potranno essere seguiti in diretta anche in rete (www.wccu.es). Qui a fianco anticipiamo uno stralcio della relazione che l'arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione tiene sabato 13 agosto.

La nostra presenza, qui e adesso, potrebbe essere intesa dal punto di vista di una doppia prospettiva metaforica. Da una parte, come Giovanni Battista, siamo venuti a preparare il cammino alle migliaia e migliaia di giovani che nei prossimi giorni celebreranno a Madrid, insieme a Benedetto XVI, una nuova Giornata della Gioventù. In essa - come ha scritto il Papa nel Messaggio per questo incontro - i nostri giovani vivranno "l'esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi".

Dall'altra parte, facendo nostre le parole che l'amato Papa, beato Giovanni Paolo II, ha pronunciato in questa città, nel novembre 1982, "[siamo] venuti oggi ad Ávila per adorare la Sapienza di Dio". In quell'occasione il Papa disse: "Ad Ávila divampò quel fuoco di amore ecclesiale che illuminava e infervorava teologi e missionari. Qui iniziò l'originale servizio di Teresa alla Chiesa del suo tempo; in un momento lacerato da riforme e controriforme, scelse la via radicale di seguire Cristo, per edificare la Chiesa con pietre vive di santità; levò lo stendardo degli ideali cristiani per incitare i capitani della Chiesa".

Siamo venuti dunque, come precursori e adoratori, per rafforzare la missione che Dio e la Chiesa ci hanno affidato: evangelizzare, educando, ed educare, evangelizzando. In questo modo, citando le parole di Benedetto XVI, "le nostre istituzioni offrono un vitale contributo alla missione della Chiesa e servono efficacemente la società. Esse diventano luoghi in cui l'attiva presenza di Dio negli affari umani è riconosciuta e ogni giovane persona scopre la gioia di entrare nell'"essere per gli altri" di Cristo (cfr. Spe salvi, 28)". Analizziamo in tre parti quest'ultima affermazione del Papa.

Prima di tutto, ci parla di "vitale contributo". Dunque, perché il nostro contributo sia trascendente, energico, fattivo - in una parola "vitale" - è necessario andare a fondo nella realtà che stiamo vivendo, che senza dubbio alcuno cambia a passi da gigante. Ciò richiede, seguendo le direttrici sempre attuali della Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae, che le università cattoliche, "sia perché università, sia perché cattoliche", vivano in una costante ricerca del significato, vale a dire si sforzino di scoprire "la dimensione morale, spirituale e religiosa e di valutare le conquiste della scienza e della tecnica nella prospettiva della totalità della persona umana (...). Infatti, è in gioco il significato della ricerca scientifica e della tecnologia, della convivenza sociale, della cultura, ma, più in profondità ancora, è in gioco il significato stesso dell'uomo" (Discorso del 25 aprile 1989, n. 3).

Per questo, il contributo delle università cattoliche sarà veramente vitale, secondo la Dichiarazione Gravissimum educationis, soltanto quando queste ottengano "come una presenza pubblica, costante ed universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere la cultura superiore; inoltre questi istituti devono formare in tal guisa tutti i loro studenti, che essi diventino uomini veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo". Continuando con il commento all'affermazione di Benedetto XVI, in essa si dice che le università cattoliche sono chiamate a riconoscere "l'attiva presenza di Dio negli affari umani". Tuttavia, per nessuno è un segreto, come ha notato chiaramente il Papa nella Lettera Apostolica Ubicumque et semper, con la quale si istituisce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che "si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell'uomo".

È per questo che il compito della nuova evangelizzazione comprende, senza ombra di dubbio, le università cattoliche. Esse devono, citando il Papa: "fare scienza nell'orizzonte di una razionalità diversa da quella oggi ampiamente dominante, secondo una ragione aperta al trascendente, a Dio". Sebbene, come dichiarò Benedetto XVI nel discorso di Ratisbona, "ci riusciamo solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo; se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza. In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze".

Infine, è importante che i giovani usciti dalle università cattoliche vivano l'allegria di entrare nell'"essere per gli altri di Cristo". Si tratta di una "vitale testimonianza di ordine istituzionale da rendere a Cristo e al suo messaggio, così necessario nelle culture contrassegnate dal secolarismo, o là dove Cristo e il suo messaggio di fatto non sono ancora conosciuti" (Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae, n° 49).
Per questo, invocando nuovamente le parole di Benedetto XVI, si richiede che i docenti ancorino i propri insegnamenti alla "carità intellettuale", riconoscendo che portare i giovani alla verità è un atto responsabile di amore. "Una volta che la passione per la pienezza e l'unità della verità è stata risvegliata, i giovani sicuramente gusteranno la scoperta che la questione su ciò che essi possono conoscere li apre alla vasta avventura di ciò che essi dovrebbero fare. Qui essi sperimenteranno "in chi" e "in che cosa" è possibile sperare e saranno ispirati a recare il loro contributo alla società in un modo che genera speranza negli altri".

Concludendo, vorrei sottolineare che "la missione che con grande speranza la Chiesa affida alle università cattoliche riveste un significato culturale e religioso di vitale importanza, perché concerne l'avvenire stesso dell'umanità" (Ex corde Ecclesiae, conclusione). In questo senso, la Federazione internazionale delle università cattoliche, fondata dalla Santa Sede poco più di sessant'anni fa, trasformandosi nell'organismo competente, nelle parole di Benedetto XVI, per "promuovere una "nuova sintesi umanistica" (Caritas in veritate, 21), un sapere che sia "sapienza capace di orientare l'uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi" (ibidem, 30), un sapere illuminato dalla fede".



(©L'Osservatore Romano 13 agosto 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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13/02/2014 17:41
 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA 
CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA 
(DEGLI ISTITUTI DI STUDI)

Sala Clementina
Giovedì, 13 febbraio 2014


 

Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle, 
 

rivolgo un particolare benvenuto ai Cardinali e Vescovi nominati di recente Membri di questa Congregazione, e ringrazio il Cardinale Prefetto per le parole con cui ha introdotto questo incontro.

I temi che avete all’ordine del giorno sono impegnativi, come l’aggiornamento della Costituzione apostolica Sapientia christiana, il consolidamento dell’identità delle Università cattoliche e la preparazione degli anniversari che cadranno nel 2015, cioè il 50° della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e il 25° della Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae. L’educazione cattolica è una delle sfide più importanti della Chiesa, impegnata oggi a realizzare la nuova evangelizzazione in un contesto storico e culturale in costante trasformazione. In questa prospettiva vorrei richiamare la vostra attenzione su tre aspetti.

Il primo aspetto riguarda il valore del dialogo nell’educazione. Di recente, avete sviluppato il tema dell’educazione al dialogo interculturale nella scuola cattolica con la pubblicazione di uno specifico documento. In effetti, le scuole e le Università cattoliche sono frequentate da molti studenti non cristiani o anche non credenti.

A tutti le istituzioni educative cattoliche offrono una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza. Ma a tutti ugualmente sono chiamate ad offrire, con pieno rispetto della libertà di ciascuno e dei metodi propri dell’ambiente scolastico, la proposta cristiana, cioè Gesù Cristo come senso della vita, del cosmo e della storia.

Gesù iniziò ad annunciare la buona novella nella “Galilea delle genti”, crocevia di persone diverse per razza, cultura e religione. Tale contesto assomiglia per certi versi al mondo di oggi. I profondi cambiamenti che hanno portato al diffondersi sempre più vasto di società multiculturali domandano a quanti operano nel settore scolastico e universitario di coinvolgersi in itinerari educativi di confronto e di dialogo, con una fedeltà coraggiosa e innovativa che sappia far incontrare l’identità cattolica con le diverse “anime” della società multiculturale. Penso con apprezzamento al contributo che offrono gli Istituti religiosi e le altre istituzioni ecclesiali con la fondazione e la gestione di scuole cattoliche in contesti di accentuato pluralismo culturale e religioso.

Il secondo aspetto riguarda la preparazione qualificata dei formatori. Non si può improvvisare. Dobbiamo fare seriamente. Nell’incontro che ho avuto con i Superiori Generali, ho sottolineato che oggi l’educazione è rivolta ad una generazione che cambia, e che quindi ogni educatore – e tutta la Chiesa che è madre educatrice – è chiamato a “cambiare”, nel senso di saper comunicare con i giovani che ha di fronte.

Vorrei limitarmi a richiamare i lineamenti della figura dell’educatore e del suo compito specifico. Educare è un atto d’amore, è dare vita. E l’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani.

L’educatore nelle scuole cattoliche dev’essere anzitutto molto competente, qualificato, e al tempo stesso ricco di umanità, capace di stare in mezzo ai giovani con stile pedagogico, per promuovere la loro crescita umana e spirituale. I giovani hanno bisogno di qualità dell’insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati. La coerenza è un fattore indispensabile nell’educazione dei giovani. Coerenza! Non si può far crescere, non si può educare senza coerenza: coerenza, testimonianza.

Per questo l’educatore ha bisogno egli stesso di una formazione permanente. Occorre dunque investire affinché docenti e dirigenti possano mantenere alta la loro professionalità e anche la loro fede e la forza delle loro motivazioni spirituali. E anche in questa formazione permanente mi permetto di suggerire la necessità dei ritiri e degli esercizi spirituali per gli educatori. E’ bello fare corsi su questo e quell’argomento, ma anche è necessario fare corsi di esercizi spirituali, ritiri, per pregare! Perché la coerenza è uno sforzo, ma soprattutto è un dono e una grazia. E dobbiamo chiederla!

Un ultimo aspetto concerne le istituzioni educative, cioè le scuole e le Università cattoliche ed ecclesiastiche. Il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare, il 25° della Ex corde Ecclesiae e l’aggiornamento della Sapientia christiana ci inducono a riflettere seriamente sulle numerose istituzioni formative sparse in tutto il mondo e sulla loro responsabilità di esprimere una presenza viva del Vangelo nel campo dell’educazione, della scienza e della cultura. Occorre che le istituzioni accademiche cattoliche non si isolino dal mondo, ma sappiano entrare con coraggio nell’areopago delle culture attuali e porsi in dialogo, consapevoli del dono che hanno da offrire a tutti.

Carissimi, quello dell’educazione è un grande cantiere aperto, nel quale la Chiesa è da sempre presente con istituzioni e progetti propri. Oggi occorre incentivare ulteriormente questo impegno a tutti i livelli e rinnovare il compito di tutti i soggetti che vi sono impegnati, nella prospettiva della nuova evangelizzazione. In questo orizzonte vi ringrazio per tutto il vostro lavoro, e invoco per intercessione della Vergine Maria la costante assistenza dello Spirito Santo su di voi e sulle vostre iniziative. Vi domando per favore di pregare per me e per il mio ministero, e di cuore vi benedico. Grazie!

 












[Modificato da Caterina63 14/02/2014 16:01]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA FEDERAZIONE UNIVERSITARIA CATTOLICA ITALIANA

 

Cari giovani della F.U.C.I.!

Ho appreso con piacere che la vostra Federazione si appresta a celebrare un Congresso Nazionale Straordinario ad Arezzo per riscoprire la figura profetica del mio venerato predecessore, Papa Paolo VI, il quale fu vostro Assistente Centrale dal 1925 al 1933, e che avrò la gioia di proclamare Beato il 19 ottobre 2014. Nel rivolgere ai partecipanti e a tutti i soci il mio affettuoso saluto, desidero assicurarvi la mia vicinanza spirituale e accompagnare i lavori che svolgete con tre parole che possono aiutarvi nel vostro impegno.

1. La prima parola che vi consegno è studium. L’essenziale della vita universitaria risiede nello studio, nella fatica e pazienza del pensare che rivela una tensione dell’uomo verso la verità, il bene, la bellezza. Siate consapevoli di ricevere nello studio un’opportunità feconda di riconoscere e dar voce ai desideri più profondi custoditi nel vostro cuore, la possibilità di farli maturare.

Studiare è assecondare una precisa vocazione. Per questo la vita universitaria è un dinamismo orientato, caratterizzato dalla ricerca e dalla condivisione fraterna. Approfittate di questo tempo propizio e studiate profondamente e con costanza, sempre aperti agli altri. Non accontentatevi di verità parziali o di illusioni rassicuranti, ma accogliete nello studio una comprensione sempre più piena della realtà. Per fare questo sono necessarie l’umiltà dell’ascolto e la lungimiranza dello sguardo. Studiare non è appropriarsi della realtà per manipolarla, ma lasciare che essa ci parli e ci riveli qualcosa, molto spesso anche su noi stessi; e la realtà non si lascia comprendere senza una disponibilità ad affinare la prospettiva, a guardarla con occhi nuovi. Studiate quindi con coraggio e con speranza. Solo in questo modo l’università potrà rendersi luogo di un discernimento accurato e attento, un osservatorio sul mondo e sulle questioni che più profondamente interrogano l’uomo. La perseveranza nel lavoro e la fedeltà alle cose possono portare molto frutto. Lo studio è la veglia della sentinella. E’ questo il vero e proprio salto di qualità che avviene nell’università, che ci fa maturare una personalità unificata e ci fa diventare adulti nella vita intellettuale come in quella spirituale. Lo studio diventa uno straordinario lavoro interiore e soprattutto un’esperienza di grazia: «pregare come se tutto dipendesse da Dio, agire come se tutto dipendesse da noi», diceva Sant’Ignazio di Loyola. Dobbiamo fare del nostro meglio e renderci accoglienti, ricettivi di una verità che non è nostra, che ci viene donata sempre con una misura di gratuità.

2. La seconda parola che vi affido è ricerca. Il metodo del vostro studio sia la ricerca, il dialogo e il confronto. La F.U.C.I. sperimenti sempre l’umiltà della ricerca, quell’atteggiamento di silenziosa accoglienza dell’ignoto, dello sconosciuto, dell’altro e dimostri la propria apertura e disponibilità a camminare con tutti coloro che sono spinti da un’inquieta tensione alla Verità, credenti e non credenti, stranieri ed esclusi. La ricerca s’interroga continuamente, diviene incontro con il mistero e si apre alla fede: la ricerca rende possibile l’incontro tra fede, ragione e scienza, consente un dialogo armonico tra esse, uno scambio fecondo che nella consapevolezza e nell’accettazione dei limiti della comprensione umana permette una ricerca scientifica condotta nella libertà della coscienza. Attraverso questo metodo di ricerca è possibile raggiungere un obiettivo ambizioso: ricomporre la frattura tra Vangelo e contemporaneità attraverso lo stile della mediazione culturale, una mediazione itinerante che senza negare le differenze culturali, anzi valorizzandole, si ponga come orizzonte di progettualità positiva. La ricerca v’insegni a essere capaci di progettualità e d’investimento, anche se richiede fatica e pazienza. È nel lungo periodo che si raccolgono i frutti di ciò che si semina con la ricerca!

Tale compito è affidato oggi in particolare ai giovani studenti universitari perché sono chiamati a una sfida culturale: la cultura del nostro tempo ha fame dell’annuncio del Vangelo, ha bisogno di essere rianimata da testimonianze forti e salde. Di fronte ai rischi della superficialità, della fretta, del relativismo ci si può dimenticare l’impegno di pensiero e di formazione, di spirito critico e di presenza che è stato affidato all’uomo, solo all’uomo, e che è inscritto nella sua dignità di persona. Ricordate le parole di Montini: «E’ l’idea che guida l’uomo, che genera la forza dell’uomo. Un uomo senza idea è un uomo senza personalità». Sappiate accostare il primato della realtà con la forza delle idee che avrete ricercato. Assumere questa sfida con la creatività dei giovani e la dedizione gratuita e libera dello studio universitario, questo è il vostro compito!

3. La terza parola è frontiera. L’Università è una frontiera che vi aspetta, una periferia in cui accogliere e curare le povertà esistenziali dell’uomo. La povertà nelle relazioni, nella crescita umana, tendono a riempire teste senza creare un progetto condiviso di società, un fine comune, una fraternità sincera. Abbiate sempre cura di incontrare l’altro, cogliere l’«odore» degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce. Non opponete mai barriere che, volendo difendere la frontiera, precludono l’incontro con il Signore. Nello studio e nelle forme di comunicazione digitale i vostri amici talvolta sperimentano la solitudine, la mancanza di speranza e di fiducia nelle proprie capacità: portate speranza e aprite sempre agli altri il vostro lavoro, apritevi sempre alla condivisione, al dialogo. Nella cultura soprattutto oggi abbiamo bisogno di metterci a fianco di tutti. Potrete superare lo scontro tra i popoli, solo se riuscirete ad alimentare una cultura dell’incontro e della fraternità. Vi esorto a continuare a portate il Vangelo nell’Università e la cultura nella Chiesa!

A voi giovani è affidato specialmente questo compito: abbiate sempre gli occhi rivolti al futuro. Siate terreno fertile in cammino con l'umanità, siate rinnovamento nella cultura, nella società e nella Chiesa. Ci vuole coraggio, umiltà e ascolto per dare espressione al rinnovamento. Vi affido al Beato Paolo VI che nella comunione dei Santi incoraggia il vostro cammino e, mentre vi chiedo di pregare per me, di cuore vi benedico, insieme con i vostri Assistenti, familiari ed amici.

Dal Vaticano, 14 ottobre 2014




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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