A tutto il Gruppo, La Pace di Cristo!
Allora, premetto che questa bacheca mi ha interessato da subito e che ho già provato a dare un mio contributo ma il mio pc a volte dà i numeri. Ma è stato meglio così, ho avuto modo di leggere i vostri interventi e di chiarire meglio a me stesso cosa voglio dirvi.
Allora prima di tutto rispondo subito alla domanda di StefanoS: sono fermamente e assolutamente contrario alla formulazione di nuovi dogmi su Maria, e questo perché le voglio troppo bene!
Mi spiego subito…
<DIR> <DIR> 1) Cosa è un dogma? A che serve? Non si fanno dogmi perché sono belli, simpatici e poi perché così Maria ci fa una bella figura!!!!!!!!! Il dogma serve per stabilire una reatà, un ruolo fondamentale e specifico, una verità necessaria. È questo il caso della Teotokos, in quanto chiariva la natura del Cristo e la realtà dell’Incarnazione, è il caso del Vergine Madre, che chiarisce la novità profonda che Dio ha insinuato nella storia, è il ruolo dell’immacolata, che stabilisce l’immensa misericordia di Dio che si china totalmente verso l’uomo; è il ruolo dell’Assunta, chiaro segno che l’opera per cui Cristo è morto e risorto a cominciato ad adempiersi.
</DIR></DIR> Ma che significato avrebbe invece parlare di Mediatrice, Avvocata, Regina non come di titoli devozionali ma di definizione dogmatiche? Cosa c’è di speciale in Maria da questo punto di vista che non sia comune di tutti i veri discepoli del Cristo? Non siamo tutti Mediatori gli uni per gli altri? (perché se esiste, ed esiste, qualcuno a cui assegnare in modo unico, dogmatico, il titolo di Mediatore, questa non è certo Maria, ma è il Cristo, Unico mediatore tra Dio e gli uomini).
Non siamo tutti avvocati gli uni degli altri? Non fa parte della comunione dei santi un tale termine? E poi Regina, ma quello reale non è un titolo che Paolo dà a tutti i battezzati? Non saranno forse tutti i santi insieme a giudicare persino gli angeli? Non siamo tutti re, sacerdoti e profeti in virtù del battesimo?
Visto che il dogma è realtà e non devozione, allora continuiamo in modo devozionale ad utilizzare questi termini in modo particolare riferendoli a Maria, ma non dimentichiamoci mai che dal punto di vista della realtà, della verità cristiana, essi sono propri di tutti i cristiani (mentre non è stato proprio di tutti essere Madre di Dio, nascere immacolati, concepire in maniera verginale ed essere assunti in cielo, queste sono realtà di fede riferite solo ed unicamente a Maria, e perciò degne di essere consacrate come dogmi).
<DIR> <DIR> 2) Stefano, ma quale recente proposta? La proclamazione del dogma della Corredentrice venne proposto persino ai Padri Conciliari, che invece ritennero opportuno non dire nulla di più su Maria, ma di rileggere in maniera biblica e asciutta, ma piena di poesia e forza, la fede bimillenaria della Chiesa su questa straordinaria donna, ed il risultato è uno dei più bei testi del Vaticano II!
</DIR></DIR> È opportuno allontanarsi da quella che fu la volontà del Concilio? Io credo proprio di no!
Comunque, nel 1997, un’apposita commissione istituita dalla Santa Sede ha vagliato già la possibilità di nuove formulazioni dogmatiche su Maria, e così si è espressa:
"Non si deve abbandonare la linea teologica seguita dal concilio Vaticano II che non né ha voluto definire alcuno tra essi. … Il termine ‘corredentrice’ non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo dai tempi di Pio XII: a questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l’uso. … Infine, i teologi, specialmente i non-cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli".
Il Regno-documenti 17 (1997)
Notate che le difficoltà di opportunità sono solo successive, la Commissione entrò nel merito e disse chiaramente che non è opportuno abbandonare il cammino tracciato dal Concilio.
L’Accademia Pontificia Mariana Internazionale anzi, commentando la risposta della commissione, si dimostrò sorpresa della richiesta della definizione dogmatica di un titolo (quello di corredentrice) "a proposito del quale il magistero nutre delle riserve e che scarta sistematicamente" Il Regno-documenti 17 (1997).
<DIR> <DIR> 3) Il termine di Corredentrice sotto cui il nuovo dogma dovrebbe essere proclamato è poi gravido di malintesi e può facilmente essere frainteso. La particella co- pone i due termini in questione (dunque Cristo e sua Madre) sullo stesso piano. Ma anche intendendolo in modo subordinato, mi chiedo se allora il sacrificio di Cristo sia stato davvero universale, sufficiente e definitivo, o se fosse imperfetto in qualche parte, sì da avere bisogno di un ausilio. Se Paolo dice che "compie in lui i patimenti che mancano al Cristo in favore della Chiesa", parla delle sofferenze e non del compimento della redenzione di Gesù, che è e resterà per sempre l’unico e solo Redentore dell’Universo.
</DIR></DIR> Ci viene incontro con particolare poesia su questo punto Ambrogio di Milano, che meditando su Maria ai piedi della croce scrive:
"Essa attendeva non la morte del nostro riscatto, ma la salvezza del mondo. O forse sapendo che la redenzione del mondo dipendeva dalla morte del Figlio … essa pensava di poter aggiungere qualcosa anche con la propria morte a quel dono universale. Ma Gesù non aveva bisogno di un aiuto per la redenzione di tutti … Egli ha accolto certamente l’affetto della Madre, ma non ha chiesto l’aiuto di una creatura umana." Esposizione del vangelo secondo Luca II, Milano-Roma 1978, 489.
Concludo proprio prendendo spunto dal grane Ambrogio, che ci riporta al punto di partenza, il ruolo di Maria: essere Madre del Cristo, e non solo del Cristo-Capo, ma anche del Cristo-membra, e cioè di tutta la Chiesa.
Tutti i termini devozionali di cui si è proposta la formulazione dogmatica sono inutili, perché già la Teotokos li include: quale madre non è accanto ai figli e li difende (Avvocata), quale madre quando può non intercede in loro favore (Mediatrice), quale madre di Re non è essa stessa Regina?
Rimane la questione del Corredentrice, ma la scelta fatta da Pio XII di non usalto, scelta confermata dai suoi successori e dal Vaticano II è già una risposta… a proposito di quest’ultimo, esso parla di Maria con un termine meno equivoco e certamente più accettabile anche su piano ecumenico: Cooperatrice della Redenzione.
In cauda vi lascio una breve nota esplicativa proprio di quest’ultimo, che è il termine utilizzato in Lumen Gentium VIII:
"Quando la Chiesa Cattolica parla di cooperazione di Maria alla salvezza, non la situa dalla parte dell’iniziativa del Salvatore e Redentore,. Per usare un’immagine semplice ma eloquente, essa non vule dire in nessun modo che Maria aggiungerebbe un apercentuale seppur minima, all’opera di Cristo. La nostra salvezza è al cento per cento opera di Dio per mezzo di Cristo nello Spirito: posta a fianco dei salvati, Maria interviene in virtù della grazia della salvezza che ha ricevuto come tutti i credenti. Anche se la sua salvezza predne la forma di una preservazione dal peccato, Maria è riscattata allo stesso titolo di ognuno di noi."
Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, Qiqaion 1998, n. 213