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Ma chi ha detto che abbiamo "il diritto" di essere felici?

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2011 09:38
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09/09/2011 09:31
 
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MA CHI VI HA DETTO

CHE AVETE DIRITTO AD ESSERE FELICI? 1

Il papa “teologo”. Il bambino malato. I giornalisti sciacalli.


Dinanzi alle parole meravigliose del papa a Madrid,ecco il livello medio della polemica anticattolica

 

SPAGNA: SIA BENETTO IL BASTONE CHE LI PERCUOTE. IL BAMBINO MALATO DOMANDA AL PAPA:“PERCHÈ?”, LA STAMPA “RISPONDE”. UN PAPA TEOLOGO “NON PUÒ CONVINCERE. SE IL FETO “NON È” UN BAMBINO, PERCHÈ UN EBREO NON PUÒ ESSERE UN TOPO? L’OCCIDENTE DOVE “O GODI O MUORI”. LA PASSIONE PER LA VITA DEL CATTOLICESIMO. IL “SILENZIO” DI DIO? VERAMENTE DIO HA PARLATO: NEI COMANDAMENTI. LO ABBIAMO ASCOLTATO?

(Parte prima)

 

 

Morte morte morte! Godere o morire. Questa è sempre, in ogni contesto, mutando solo in unaltro sinonimo il medesimo sostantivo, la loro unica risposta a ogni problema. In questo, i giacobini, sono e saranno sempre inconciliabili col cristianesimo, e qualsiasi “risposta” del papa a ogni domanda, prima ancora che la risposta giunga, prima ancora della domanda stessa, sarà condannata come non “convincente”, perchè tale è secondo il loro “schema”, se non secondo la realtà della quale, come abbiamo visto, se ne strafottono. Il cattolicesimo ama l’autentico, loro la rappresentazione farsesca della realtà; il cattolicesimo ama pazzamente la vita, a tal punto che della stessa sofferenza e della morte fa momenti qualificanti della vita stessa, vita ulteriore, passaggio a una vita superiore. Proprio perchè il cattolicesimo odia il nulla, odia anche la morte. Il cattolicesimo, per dire Cristo, ha sconfitto la morte, l’ha cancellata, annientata, ridotta a “vita” essa stessa. Gli altri invece, come questi giornalisti nichilisti, amano la morte, come ogni “nichilista”, e ne vedono sempre non un “passaggio” a vita ulteriore, ma la soluzione finale alle vite che “non val la pena” d’essere vissute, secondo loro. Si inizia col “diritto di morire” e si finisce col “dovere” di far morire chi non avrebbe “diritto” a vivere

 

 

 di Antonio Margheriti Mastino

 

SPAGNA: SIA BENEDETTO IL BASTONE CHE LI PERCUOTE

E Zapatero manganellò i contestatori

Il papa è stato in Spagna: la sua GMG è stata non solo un trionfo mondano, come magari poteva succedere in passato; al contrario, il silenzio carico di significati da parte di tutti nei momenti più sacri, la parola (parole che stavolta sono state meravigliose) gravida di contenuti del papa, erano parte corposa e maggioritaria di quel “successo” che, dunque, era affatto solo statistico: gioia sì, ma restando concentrati con serietà sull’Essenziale (l’adorazione, prima di tutto). Niente caciaronerie e giovanilismi anacronistici come qualche lustro fa, da parte di papaboys acchitarrati, schiamazzanti, non di rado patetici e con la testa rivolta a tutt’altro che non alle parole del papa, semmai gli prestavano un occhio per i tanti enfatizzati “gesti”, e per i quali le GMG spesso erano un’occasione ulteriore per un generale facimm ammuina.

Un viaggio davvero trionfale, dunque: anche perchè la polizia spagnola, proprio perchè non è italiana e non ha sul collo giudici-ideologi radical-chic, quando c’è stato da benedire (menare) ha benedetto senza risparmio di aspersorio (manganello) i guastafeste. Che poi altro non erano frange sparute di provocatori anarco-tossico-gay-anticristiani più qualche rottame senescente di vetero-femminista irrancidita, radunatisi per disturbare milioni di cattolici raccolti intorno al loro papa. “Sia benedetto il bastone che mi percuote!”, diceva san Francesco d’Assisi, prima di far mazzolare qualche fraticello insubordinato. Sì, proprio quello che qualche cialtrone di cattolico “adulto” oggi fa passare per “pacifista” quando non addirittura per anarchico, ecologista e antesignano di Rifondazione Comunista. La cosa che fa più piacere è che tali eroici manganellatori, son stati mandati proprio da Zapatero, giunto alla fine della sua parabola politica e rivoluzionaria, a percuotere santamente la sua stessa sciagurata base elettorale. Dopotutto, se non per rispetto al papa, almeno c’era da difendere la manna caduta dall’orbe cattolica di milioni di fedeli-turisti che hanno riversato su Madrid un vero capitale, una colata d’oro, per albergatori, ristoratori, musei: tutti! E dato che sono marxisti, e siccome per il marxismo l’economia è tutto e il resto è sovrastruttura, per loro i soldi son soldi e… pecunia, fosse anche cattolica, non olet, finchè finisce nelle loro tasche. Tutto si paga: tutti si comprano. I marxisti per primi, in base ai loro stessi principi.

 

 

IL BAMBINO MALATO DOMANDA AL PAPA:“PERCHÈ?”. LA STAMPA “RISPONDE”

Benedetto XVI e un piccolo malato romano

Fatto sta che l’ultimo giorno, il grande vecchio papa, uscendo dall’Escorial, si è trovato davanti un ragazzino sulla sedia a rotelle. Il quale, pare – così la raccontano i giornali, almeno – ha fatto tenacemente di tutto, per superare i servizi di sicurezza e accostare il Vicario di Cristo. Doveva ad ogni costo consegnare “una lettera” al papa. Lo scenario drammatico e strappalacrime c’era tutto. Scenario ideale anche per manipolatori, mestatori e sciacalli senza scrupoli. Dico questo perchè ancora non è affatto chiaro se il ragazzino ha veramente agito sua sponte e se davvero ha scritto lui tale lettera. E a giudicare da come hanno rigirato la frittata giornali laicisti e spagnoli (un’accoppiata micidiale), dall’artificiosità di certi resoconti, dalla pretestuosità di certi commenti (classici), si potrebbe pure pensare che no, è zizzania del sacco altrui.

Al di là della malafede bavosa degli sciacalli, al di là se è onesto e sincero il quesito di quella “lettera”, se non contiene già in sé una risposta preconfezionata, apodittica o anapodittica che sia, al di là di tutto questo, la domanda c’è e merita attenzione. Più che per la risposta che ne dovrebbe scaturire, per la domanda in sé. Certe volte per capire le cose non bisogna aspettare la risposta alla domanda, bisogna andare persino oltre la domanda, risalire invece al “da dove sorge una tal domanda?”. Andare all’origine del dubbio, vero o fittizio che sia: non cosa si chiede ma perchè si è arrivati a chiederlo.

Andiamo alla notizia, riprendendola da un giornale online.

Un bambino in sedia a rotelle e malato di cancro ha chiesto a Benedetto XVI: «Santo Padre, perché Dio, se è buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti?Perchè la mia malattia?». Un bambino in sedia a rotelle, ammalato di cancro, è riuscito a consegnare un bigliettino, con scritto il suo drammatico interrogativo, a Benedetto XVI.

Una domanda semplice, ma carica di emozione. Emozione che il piccolo ha dimostrato insieme a tanta tenacia per riuscire a convincere sicurezza e organizzatori a lasciarlo avvicinare al Papa. Così Benedetto XVI, uscendo dal Monastero dell’Escorial, se l’è trovato davanti. Il Santo Padre si è fermato un attimo. Ha guardato il bimbo, triste e serio. Ha preso il biglietto. Il piccolo lo ha pregato di rispondergli. E Ratzinger ha fatto cenno di sì.

Renato Farina mi disse, sorprendendomi, che l’ambiente giornalistico “è il più nichilista della terra”. E non è un caso che,subito dopo l’incontro del bambino in carrozzella col papa, si è scatenato lo sciacallaggio della stampa. Una giornalista spagnola di Tele Madrid, dando prova di tutto il cinismo viscido di cui è capace il giornalista medio, imbevuto di dottrine giacobine, chiede al bambino: «E se non ti risponde?». E il bambino dalla risposta pronta, dice: «Se non mi risponde mi darà una grande delusione perché sono anni che mi pongo questa domanda».

E siccome al peggio del giornalismo spazzatura non c’è limite, El Mundo supera se stesso e cedendo ogni argine di decenza, con insostenibile leggerezza scrive:“Una risposta probabilmente gli arriverà. Sarà sicuramente gentile, ma difficilmente potrà soddisfare il bimbo, anche se a scriverla sarà il Papa teologo”. Una affermazione superficiale che, nella sua profonda idiozia, lungi dal non dir nulla, dice anzi tutto. Sul livello di faziosità al limite del fanatismo anticattolico della stampa. E la dice lunghissima anche su quanto se ne stessero fregando, loro, le prefiche e pupari delle commozioni artificiali della tv generalista dei sentimentalismi, delle condizioni fisiche e psicologiche del bambino in carrozzella.

 

 

UN PAPA TEOLOGO “NON PUÒ CONVINCERE”

Dei sodomiti a Madrid, ignorati dai fedeli, tentano la loro provocazione al passaggio del papa

La risposta del papa difficilmente potrà soddisfare il bimbo”, perchè in fondo non è che un “teologo” e magari -non detto ma ti pare di leggerlo tra le righe- è pur sempre l’ex panzerkardinal, e come non bastasse “tedesco”, e, hai visto mai, sotto sotto nazista, anzi, magari veramente cattolico, il che è peggio. Ergo: uno così, con tanto di curriculum, quali risposte “convincenti” può mai dare?

Parlerà di cose “sorpassate” dai tempi. Vecchie: Dio, Chiesa, fede, speranza, volontà di Dio. Cose “vecchie”, che non possono convincere, immateriali, e se la Chiesa è “materiale” per quel tanto deve solo chiedere “scusa” (a chi? di cosa? A coloro che hanno sostenuto tutte le rivoluzioni e il limo sanguinario delle burocrazie che ne son derivate? Ai giacobini a prescindere?), tutte quella altre cose non si possono provare, e in più non si possono nemmeno comprare e vendere, non si trovano nei mega-store o in farmacia. Invendibili. Che questi signori siano gli stessi che negli anni hanno sposato tutti gli “ismi” ossia tutte le mode, e che mille volte sono rimasti “vedovi” di queste mode sposate e passate subito a peggior vita, mentre la Chiesa e quel “Dio inutile” durino da duemila anni, unico fenomeno tanto antico sul globo, questo, tutto questo non li induce a una minima riflessione. Il pregiudizio non ha bisogno di “prove”, non sente il bisogno di “dimostrazioni”, che invece vorrebbero per quella fede, che comunque già a priori liquidano come indimostrabile: una passione inutile. “Vecchia… fuori dal tempo”…

Ma tanto, qualunque cosa il “teologo” dirà “difficilmente soddisferà il bimbo”.

Un processo alle intenzioni, praticamente, così caro al loro padrino Robespierre. Un conato acido di determinismo storico per il quale la storia ha in sé le leggi che hanno superato, portandola all’inevitabile autodistruzione per privazione di senso, ciò che non è pura materia, la religione appunto, “oppio dei popoli” e sovrastruttura (mentre proprio questo schema marxista è fallito autodistruggendosi, come il marxismo stesso, come tutti gli schemi e le mode che lo hanno preceduto e seguito, e tuttavia sta ancora in cattedra a dar lezioni di come si sta al mondo).

In definitiva, il trionfo della malafede, di orfani d’ogni moda autoritaria e mistificatrice: il giornalismo giacobino ne è l’orfanotrofio.

 

 

SE IL FETO “NON È” UN BAMBINO, PERCHÈ UN EBREO NON PUÒ ESSERE UN TOPO?

Le risposte del papa “certamente” non saranno “soddisfacenti”.

Il papa immerso nel suo trionfo di Madrid

Vale a dire: non ce ne frega niente delle risposte del papa, e ciò che non frega a noi non deve fregare neppure a qualsiasi bambino, peggio poi se è su carrozzella. Questo da un lato. Dall’altro lato significa: la domanda c’è, ci sarà la risposta del papa, che sarà la risposta della fede di sempre. Ma ci sarebbero, volendo, pure le risposte (queste sì poco “convincenti”, anzi sinistre) che il giornalismo incancrenito dalla metastasi del nichilismo “spesso marxistoide”, come sempre Renato Farina mi dice, ha fornito a tutte queste domande.

Vecchiaia? Ci sarebbe l’eutanasia, ovvero la “dolce morte”, secondo la semantofobia ipocrita del radical-chic, se uno non si rassegna o non riesce nel dovere sociale dell’ “eterna giovinezza”.

Sofferenze? Non hanno senso. Stop. Ci sarebbe perciò, se uno non ce la fa ad essere qui e subito eternamente “felice”, il “diritto” al suicidio, ovverossia sempre l’eutanasia, panacea di tutti i “mali”, ultimo estremo atto di buonismo (pietismo pidocchioso e ideologico) sociale, che ha sostituito la caritas e la pietas cristiane.

Malattia? Neppure ha senso. Se non riesci a viveresanoebello che vivi a fare, che sei pure un peso sociale e non produci? Ma ammazzati,convincendoti che usufruisci di un “diritto” e al contempo compi un “dovere” verso il mondo. O guarisci presto e totalmente, o porti avanti un non-sense sopravvivendo.

Gravidanza indesiderata? Godere hai “diritto” a godere… certo, le conseguenze del godimento, ossia i “doveri” di una maternità “non-prevista” (viva la logica dei “razionalisti”: scopano a gambe all’aria ma una gravidanza… quella proprio non se l’aspettano), cozzano contro cotanto di “diritti della donna”, cioè le “conquiste del femminismo”? Male. Anzi bene: la soluzione c’è: aborto! Allora fai notare: ma scusate, un “diritto” del femminismo vale più delle legge di natura, ossia di un bambino che, dal momento che è stato concepito ha “diritto” (questo sì) a vivere la sua vita, che non appartiene a nessuno (se non a Dio) men che meno che alla madre… alla “donna”? La risposta del giornalista medio, nichilista marxistoide e radical-chic, qual è? “Ma quello non è un bambino. E’ solo un feto”. Che tecnicamente vuol dire bambino di pochi mesi non ancora partorito. Se la realtà (così lapalissiana in questo caso) contraddice lo schema, come per tutti gli ideologi, tanto peggio per la realtà: conta lo schema. “Quello non è un bambino”. Ed è tutta la loro “risposta”. Che possa non essere “convincente”? Non si pongono il problema: “è buonsenso”. Quello del mondo, è chiaro. Pure Goebbeles, quando andava di moda cremare vivi gli ebrei, sostenne che quello “era buonsenso”, logico, naturale, “come il gatto che caccia il topo”. E nessuno, men che meno i giornalisti, trovò da ridire: tutto logico! La moda del momento lo confermava: come all’improvviso non “sono bambini” i feti di oggi, così all’epoca “non erano uomini” gli ebrei. Allora come oggi, solo la chiesa cattolica rimase ferma a sostenere il contrario. La moda è lo spirito del mondo, e lo spirito del mondo altro non è che Lucifero.

 

 

L’OCCIDENTE DOVE “O GODI O MUORI”. LA PASSIONE PER LA VITA DEL CATTOLICESIMO

Morte morte morte! Godere o morire. Questa è sempre, in ogni contesto, mutando solo in unaltro sinonimo il medesimo sostantivo, la loro unica risposta a ogni problema. In questo sono e saranno sempre inconciliabili col cristianesimo, e qualsiasi “risposta” del papa a ogni domanda, prima ancora che la risposta giunga, prima ancora della domanda stessa, sarà condannata come non “convincente”, perchè tale è secondo il loro schema, se non secondo la realtà della quale, come abbiamo visto, se ne strafottono. Il cattolicesimo ama l’autentico, loro la rappresentazione farsesca e deformata della realtà; il cattolicesimo ama pazzamente la vita, a tal punto che della stessa sofferenza e della morte fa momenti qualificanti della vita stessa, vita ulteriore, passaggio a una vita superiore. Proprio perchè il cattolicesimo odia il nulla, odia anche la morte. Il cattolicesimo, per dire Cristo, ha sconfitto la morte, l’ha cancellata, annientata, ridotta a “vita” essa stessa. Gli altri invece, come questi giornalisti nichilisti, amano la morte, come ogni “nichilista”, e ne vedono sempre non un “passaggio” a vita ulteriore, ma la soluzione finale alle vite che “non val la pena” d’essere vissute, secondo loro. Si inizia col “diritto di morire” e si finisce col “dovere” di far morire chi non avrebbe “diritto” a vivere (essì, come non pensare ancora una volta al nazismo, altro giacobinismo, e quella sua prassi di cremare i malati cronici). Per “rispetto”, sia chiaro! Rispetto alla “volontà” del candidato a “caro estinto”. E affinchè il “candidato” se ne convinca, gli fanno il deserto attorno, gli spiegano pietosi che brutta vita è la sua, che peso -per carità: “sostenuto eroicamente”, ma sempre “sostenuto” con grande fatica-insostenibile è per i congiunti, per chi dovrebbe accudirlo, curarlo, aiutarlo a vivere, amarlo; persino per lo Stato “è un peso” (e pazienza se ha pagato per i tre quarti della sua vita le tasse). Si togliesse di torno, insomma, usufruendo di questo “nuovo diritto” dei soli, degli sconfitti, in questo mondo affollato e di vincenti. In questo mondo… alla rovescia. Alla rovescia, finchè il carnevale, per volontà divina, non finirà, come crediamo e auspichiamo, in una purga collettiva colossale che ci rimetterà nella posizione originale: i piedi per terra e la testa sul collo. Per chi avrà conservato la testa.

 

 

IL “SILENZIO” DI DIO? VERAMENTE DIO HA PARLATO: NEI COMANDAMENTI. LO ABBIAMO ASCOLTATO?

Ad Auschwitz

Giusto a ricordare subliminalmente che essendo il papa tedesco e magari, se non proprio “complice” di Hitler (in base al principio -una mania americana a ogni guerra- criminale degli Alleati della “responsabilità collettiva dei tedeschi”), almeno che è quel presunto Panzerkardinal che vive nell’immaginario dei giornalisti che tutto ignorano di cosa è la Chiesa, la sua natura e le sue funzioni, lo stesso giornale che all’inizio citavamo, conclude con questodemenziale collegamento: “Benedetto XVI si confessò già senza poter dar risposta quando visitò 5 anni fa il campo di sterminio di Auschwitz. «In un posto come questo, disse, le parole non servono. Alla fine può esserci solo un terribile silenzio, un silenzio che è un pianto del cuore rivolto a Dio. Perché Signore sei rimasto muto? Come hai potuto tollerare questo? Dov’era Dio in quel momento?».

Per la verità Benedetto disse pure altro. E se limitò le parole è perchè conosceva la malafede di tanti giornalisti, laicisti, rabbini e rabdomanti specializzati in processi alle intenzioni, che da tempo lo aspettavano in quel luogo come in una trappola, e che in quel momento, il papa, innocente come un agnello disperso in un deserto, gli volteggiavano intorno come avvoltoi, in attesa di qualche brandello di parola facile da manipolare, per tentare di assalirlo mediaticamente. Non trovarono brandelli di parole dai quali iniziare a divorarlo, e allora tentarono, senza riuscirci, di aggredirlo sul “silenzio”, manco a dire una novità in fatto di antipapismo post-bellico (e Pio XII ne sapeva qualcosa). Non riuscirono perchè Benedetto aveva fatto di quel “silenzio”, di quella “mancanza di parole”, preghiera, de profundis.

Mancano le parole” perchè al posto suo già Dio aveva parlato. Parlava al posto suo, e fu chiaro proprio da quella “mancanza di parole”, la Legge di Mosè, il vecchio e il nuovo Testamento, l’intera storia della salvezza, e il magistero papale tutto. Gli “mancano le parole” perchè quelle “parole” già Dio le aveva pronunciate: nei Comandamenti. Che cos’erano il nazismo, il comunismo, le carneficine, i campi di concentramento, gli stermini, i genocidi, e ogni altro giacobinismo, se non aver derogato, essere rimasti sordi, aver disobbedito alla Legge di Dio e della Chiesa?

I Comandamenti. Uno per tutti: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me: lo abbiamo ascoltato? Quanti semidei, divinità terrestri abbiamo invece adorato, a quanti paradisi in terra abbiamo aspirato, generando solo ulteriori inferni?

Davvero servivano le “parole”? Le “risposte”? Dallo stesso “silenzio” di Dio, esplodeva la sola domanda che tutti dovrebbero porsi, alla quale ognuno dovrebbe saper rispondere: “Cosa vi avevo detto Io?”: la Sua Legge, i Suoi Comandamenti, le sole “parole” che contassero ed avessero un senso, tutte queste belle cose, le avevamo rispettate? No, e i risultati della nostra disobbedienza, che ci ha portato alla perversione, erano sotto i nostri occhi. E il papa se ne stava inginocchiato e in preghiera nell’ennesima Auschwitz frutto della nostra apostasia. “Senza più parole”. Non ce potevano essere. Le sole che c’erano, le Parole di Dio-Cristo, erano state ignorate da molti. Allora (i nazisti e loro seguaci). Oggi (l’Occidente post-cristiano). L’uomo ha smesso di ascoltare il “silenzio” di Dio, per ascoltare soltanto se stesso e il frastuono delle sue vuote parole. Nei suoi idoli neo-pagani, di ieri di oggi di sempre, ha solo dei ventriloqui.

****************************************************ooo

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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RIFLESSIONI ALL'ARTICOLO SOPRA in attesa della seconda parte...

Caro Mastino… le tue riflessioni che sono per altro ottime provocazioni, dovrebbero suscitare, almeno in ambiente CATTOLICO se ancora ve ne è rimasto, lo studio e l’approfondimento della Teologia patristicamente intesa ed usata dai Santi per dare proprio delle risposte che il mondo non può dare…

Fanno ridere questi giornalisti! e definirli nichilisti è anche un modo ancora troppo elegante per definire la loro superbia e la presunzione di dare, con le loro risposte, LE NON RISPOSTE… ma alimentare semplicemente la zizzania, l’ostracismo alle vere risposte di Dio, la superbia adamitica sempre in prima in linea con la quale si pretende di saperne sempre di più del Papa e della Chiesa Mater et Magistra…

Ma veniamo ALLE PROVE….perchè sono queste alla fine quelle che contano!
La prima risposta da dare, e che lo stesso Ratzinger paventò in diverse occasioni, è la seguente: SE TU MI RIFIUTI IL PECCATO ORIGINALE come faccio a darti una risposta che ti faccia capire il perchè del male e delle malattie?
Da qui parte TUTTO!
Dio quando creò tutto dice sempre: ERA COSA BUONA!
Se un Dio esiste questo è BENE ASSOLUTO, BONTA’ INFINITA… ergo il male non ha in Dio la sua origine, il Male di per sè NON esiste, come non esistono le malattie in quanto creazione di Dio (san Tommaso d’Aquino)…
Ciò che l’uomo di ogni tempo, e maggiormente oggi rifiuta è L’ASSUMERSI LA RESPONSABILITA’ DELLA PROPAGAZIONE DEL MALE PROVENIENTE DALLE SUE AZIONI, DALLE SUE DECISIONI…dalle sue scelte! L’Uomo rifiutando il Peccato il Originale in quanto REALTA’ CON LA QUALE DOBBIAMO CONFRONTARCI, finisce per NON trovare risposte alle sue mille domande, e di conseguenza deve sempre cercare UN CAPRO ESPIATORIO contro il quale scagliare la sua inquietudine e l’impossibilità di rispondersi…. ;-)

Dio, invece PERMETTE IL MALE… e questo è un altro discorso che non è affatto incomprensibile se l’uomo, accogliendo l’umiltà del suo essere nulla senza Dio, si lasciasse CONVINCERE DA DIO STESSO su questi “perchè” a cominciare da una bella e profonda ACCETTAZIONE, ACCOGLIENZA e non rifiuto del Libro di Giobbe… e semmai una bella SCAZZOTTATA CON DIO ma alla maniera di Giacobbe!!
Ma lo stolto invece di porsi domande interessanti, chiede:
“Ma ve lo immaginate, un Dio che aveva il tempo di passeggiare per gli accampamenti e di fare a cazzotti con Giacobbe?”
STOLTO che sei!! ci viene da rispondere: se ti scandalizzi di un Dio che trova il tempo per fare a cazzotti con l’uomo PER SALVARLO, come reagirai di fronte a un Dio CHE MANDA IL SUO UNICO FIGLIO SULLA CROCE PER SALVARTI? :-(
Perchè invece NON TI MERAVIGLI e non godi del fatto che abbiamo un Dio che trova il tempo di fare a cazzotti con noi, ma che poi manda il suo unico Figlio a morire sulla Croce per aprirci le porte dell’Eterna beatitudine?

Il problema del nostro tempo è quello non tanto di un rifiuto di Dio, ma rifiutare e ridere DELLA RIVELAZIONE DI DIO che in Cristo Gesù ci ha dato non una ma mille risposte alle tante domande che ci perseguitano….
Se facessimo un sondaggio, i CREDENTI sarebbero la maggioranza…perchè anche l’ateo CREDE in qualcosa, magari in sè stesso o nella scienza, ma crede spostando semplicemente l’oggetto o la divinità della sua fede… non è a caso che Gesù fa una domanda drammatica:
“IL FIGLIO DELL’UOMO, QUANDO VERRÀ, TROVERÀ LA FEDE SULLA TERRA?”Lc 18,8..
Queste parole hanno un preciso significato, come tutte le parole di Dio! e rimandano alla fine del mondo.
In riferimento ad essa Gesù ha anche predetto: “Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato” (Mt 24,9-13).
San Paolo ricorda che prima della fine del mondo “dovrà avvenire l’apostasia” (2 Ts 2,3), e cioè l’abbandono della fede.

Proprio per questo Gesù chiede la fede perseverante, la fede viva, quella che non si lascia scoraggiare dalle tribolazioni, dalle malattie, DALLE PROVE, e dalle persecuzioni: ci saranno scandali, tradimenti, ODIO… ma tutto in funzione DELLA RIVELAZIONE, DI CRISTO che non ha detto “io vi dico la verità” ma ha detto IO SONO LA VERITA’, LA VIA E LA VITA…;-) Egli pertanto intende metterci in guardia dal pericolo di affievolire o addirittura spegnere la fede a causa DEL MALE…
Piuttosto: Gesù troverà in noi persone che sono rivolte a Lui con lo sguardo del cuore(=TEOLOGIA), fiduciose di essere prontamente esaudite perché impegnate nella preghiera perseverante, e cioè in quella preghiera che ha il compito di trasformare il cuore dell’uomo e di renderlo adatto a ricevere le grazie che Dio da tutta l’eternità ha già decretato di dare?

CHIEDETE E VI SARA’ DATO dice Gesù, e l’apostolo sottolinea: non ottenete, PERCHE’ CHIEDETE MALE!
;-)


P.S.
Andiamo alla notizia, riprendendola da un giornale online.

“Un bambino in sedia a rotelle e malato di cancro ha chiesto a Benedetto XVI: «Santo Padre, perché Dio, se è buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti?Perchè la mia malattia?».

***************

La risposta dell’innocente che PAGA la troviamo non nelle parole, ma proprio nella testimonianza del Figlio di Dio, Gesù Cristo, che INNOCENTE E SENZA PECCATO si lascia colpire dal male facendosene carico(=croce)…
Perchè accade questo?
Perchè noi non nasciamo innocenti, puri ed estranei al male…
spesse volte l’idea E L’IMMAGINE di un Bambino colpito dalla malattia(=MALE) ci sensibilizza di più ci fa soffrire mentre ignoriamo e snobbiamo L’ADULTO DI 33 ANNI INCHIODATO SULLA CROCE per darci delle risposte… :-(

Caro Bambino che soffri, per comprendere la tua sofferenza occorre guardare al mondo ed alla vita che ci è data da vivere CON GLI OCCHI E IL CUORE DI DIO… occorre guardare al tuo problema DALLA CROCE, magari mettendosi ai piedi di quella Croce dove non servono tante parole, ma serve CONFORMARSI, cioè farsi uguale a Cristo Crocefisso per dire con san Paolo: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”
a partire dalla Croce!
Tanti bambini sono diventati santi perchè fin da piccoli hanno capito come stare davanti a Gesù… e lasciandosi dolcimente catturare dal Cristo, hanno ricevuto le risposte che desideravano…

Un esempio per tutti è la piccola Nennolina …Era una bambina che incantava, sia con il suo aspetto fisico e il suo candore infantile, sia con la sua maturità e capacità di riflessione.
Nell’ottobre 1933 fu iscritta all’asilo delle suore di Monte Calvario, quindi passò all’asilo delle suore Zelatrici del Sacro Cuore. Frequentò la prima elementare dal 19 ottobre 1936 al 22 maggio 1937, quando si aggravò il male, cancro osseo, che la portò alla tomba.
Vedeva la sofferenza come una “ricompensa” a Gesù per tutte le sue sofferenze. Intuisce che le sue avrebbero potuto attenuare quelle di Lui che continua a soffrire non nel suo corpo fisico, ma nel suo corpo mistico, nei campi di guerra, nelle tante forme in cui gli uomini peccano e soffrono.
“Sai mamma ? ho offerto la mia gambina a Gesù per la conversione dei poveri peccatori e perché siano benedetti i soldati che stanno in Africa”.
Al padre: “Il dolore è come la stoffa: più è forte più ha valore”.
Alla madre: ” Quando si sente male, si sta zitti e si offre a Gesù per un peccatore” Gesù ha sofferto tanto per noi e non aveva peccato: era Dio. E vorremmo lamentarci noi, che siamo peccatori e sempre lo offendiamo?” .
Al suo direttore spirituale: “Per un momentino solo, mi corico sulla ferita perché in quel momento posso offrire più dolore a Gesù”.
A chiunque le domandava “Come stai?” rispondeva: “Sto bene!”.
Non vuole che si preghi per la sua guarigione ma perché si faccia la volontà di Dio: “Voglio stare con Lui sulla croce perché Gli voglio tanto bene”.

Aveva fra i 6 e gli 8 anni quando scriveva e diceva queste cose…. Benedetto XVI l’ha dichiarata venerabile nel 2007 ….

Non può comprendersi la sofferenza se la si rifiuta!
Dio PERMETTE queste situazioni quando trova Anime pronte a rispondere al Suo appello PER SALVARE L’UMANITA’…
Diceva un santo: se rifiuti la Croce questa, senza il sostegno, ti cadrà rovinosamente addosso, ma se l’accetti, sostenuta dalla tua volontà, TI PORTERA’ sollevandoti dalla disperazione….

Qualcuno dirà: ma che razza di discorsi fai ad un bambino malato?
no, scusatemi! perchè dare ai bambini giochi VIOLENTI con play-stacion &company o affini, illusioni, inganni sulla morte, sulla sofferenza, sull’insegnamento di Dio, lo potrà sollevare forse dalla sua prova?
se è l’illusione che volete, allora tacete pure sulla VERITA’….
ma se è la verità che volete dare ad un Bambino sofferente, non potete tacere sulla Croce di Cristo e sul fatto che ad essa dobbiamo conformarci PER GODERE DELLA RISURREZIONE E DELLA GIOIA ETERNA!




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/09/2011 09:35
 
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MA CHI VI HA DETTO

CHE AVETE DIRITTO AD ESSERE FELICI? 2

 

Il papa teologo. Il bambino malato. I giornalisti sciacalli. PARTE 2

PROPRIO PERCHÈ È UN PASTORE SERIO, IL PAPA “NON RISPONDE”. “PERCHÈ UN BAMBINO INNOCENTE?”. HAI SBAGLIATO: NESSUNO È “INNOCENTE”. AH ORIANA MIA, COM’È INGIUSTO MORIRE, DAL MOMENTO CHE SIAMO NATI. FIGLIOLO, CHI TI HA DETTO CHE HAI DIRITTO AD ESSERE FELICE? I NOSTRI CRISTIANISSIMI CONTADINI DI UNA VOLTA, VIVEVANO 3 VITE, NOI UNA… E MANCO.

 

 

Diritto alla felicità. Questa pretesa è un vero assurdo, l’utopia delle utopie per la quale ci siamo svegliati ogni mattina a un nuovo delirio, una nuova follia, una nuova ideologia. Una pazza idea che striscia nella polvere, fra i fumi e le macerie della nostra storia degli ultimi tre secoli, è questa che noi si abbia diritto al paradiso in terra. La scaturigine di ogni inferno moderno, l’idea principe di ogni omicidio sistematico. Illusione pazzesca che certamente affonda le sue radici nelle terrificanti costituzioni chimeriche della Rivoluzione Francese, quando si stabilì che “ogni cittadino ha diritto alla felicità”. E che altro non voleva dire che accettare tout-court il nuovo statu quo e dirsi “felici” e contenti. Affidando la propria vita, non più a Dio nell’alto dei cieli restando sovrani su se stessi e individui, ma alle alte gerarchie di uno Stato statolatra, assoluto, tiranno, famelico e onnivoro, che si è impadronito della vita, della morte, del pensiero dei sui sudditi, riducendoli a schiavi impotenti di una teoria, di un’idea (e solo quella) di “libertà e felicità”, annullando l’individuo nel “cittadino”, il cittadino nella massa. Non è un caso che poche settimane dopo la proclamazione di quei “Principi Immortali” di “felicità” obbligatoria per tutti, si scatenò a Parigi il Grande Terrore: se la natura umana non obbedisce allo schema ideologico, tanto peggio per la natura umana che non vuol “essere felice e contenta”, e la si fa passare per la ghigliottina.

 

 

di Antonio Margheriti Mastino

 

 

PROPRIO PERCHÈ È UN PASTORE SERIO, IL PAPA “NON RISPONDE”…

il popolo del Vicario di Cristo, a Madrid

Veniamo adesso al bambino in carrozzella [che dicevamo nella parte 1], malato di cancro, che ferma il papa per lasciargli la letterina. E quella domanda gettata lì, inquietante, nonostante i molti sospetti che genera il contesto, come si diceva all’inizio: «Santo Padre, perché Dio, se è buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti? Perchè la mia malattia?». Lasciamo perdere il perchè i giornalisti di un quesito tanto intimo ne fossero già ampiamente informati in anticipo. La domanda c’è e resta, importante. E ancora più importante è capirne la genesi, religiosa più che altro, prima che cedere a psicologismi. Tenendo a mente la domanda del bambino malato, non dimentichiamo il commento e la conclusione apparentemente gratuita e ignobile dei giornalisti: “Una risposta probabilmente gli arriverà. Sarà sicuramente gentile, ma difficilmente potrà soddisfare il bimbo, anche se a scriverla sarà il Papa teologo”.

Andiamo con ordine. Anzi, no: andiamo come viene viene. La sofferenza, il male, la morte. E per giunta su un bambino.

Mi contatta un amico, che non so per quali ragioni, in un qualche modo si identifica in questo caso. Il quale mi fa notare: “Ma il papa non risponde… ahi ahi ahi!”.

Ma davvero? Vediamo come dovrebbero stare davvero le cose. Proprio il fatto che non abbia improvvisato alcuna risposta di circostanza dovrebbe farci pensare. Risulta evidente che il papa non ha sottovalutato la domanda del bambino, avendo in “gran dispitto” ogni tetralità caciarona e improvvisazione: essendo pastore scrupoloso ha voluto prendersi il tempo necessario per rispondere, con serietà, perchè seriamente ha a cuore il dramma dell’uomo moderno. Perchè fino in fondo è e si sente pastore del gregge del suo Signore. Questa è la prima cosa che ti risulta evidente.

 

 

PERCHÈ UN BAMBINO INNOCENTE?”. HAI SBAGLIATO: NESSUNO È “INNOCENTE”!

Un attimo dopo, avverti qualcosa d’altro: la necessità di far ritornare tutto al suo posto. Smetterla con l’espellere la sofferenza, la malattia, la morte dalla vita, considerandole degli extra inaccettabili, corpi estranei dell’esistenza, spesso innominabili, sconvenienti come argomenti nei salotti. Proprio perchè sofferenza, male e morte della vita fanno parte, e tutte e tre sono incuneate nella natura umana. E dunque sono un riflesso della perfetta volontà di Dio, che così ha stabilito. Ma tuttavia, nella storia della salvezza, non risultano come simultanee alla genesi dell’uomo: sono la conseguenza del peccato originale, che ha provocato la fine del paradiso terrestre, dopodichè conoscemmo la morte. E il dolore: sin da quello del parto, all’inizio, che ci introduce alla vita, e poi, alla fine, quello che ci accompagna fuori dalla vita, morendo.

Ma perchè “un bambino innocente”? Quanto a santificarci da soli andando per categorie umane, non ci supera nessuno: è se c’è da dichiarasi “colpevoli”, che mancano sempre i volontari reo-confessi. Come non rispondere che dinanzi a Dio non ci sono “innocenti”? Che lo stesso peccato d’origine ci accompagna tutti nella mancanza di un’innocenza perduta sin dall’inizio della storia umana? E però, se la malattia, la sofferenza e la morte sono conseguenze del peccato originale, non per questo sono necessariamente “punizioni”. Semmai lo sono state all’inizio: poi Dio ha lasciato mutassero di significato, diventassero qualcosa d’altro. Possono essere, infatti, una di quelle infinite strade che conducono proprio a Dio, che ci portano a contribuire anche senza saperlo a un più generale piano di salvezza, nostra e di molti altri per mezzo nostro. Tutto sta a capirlo, ad accettare docili la difficile missione che Dio ci affida proprio nel dolore. Non sta a noi discutere dei mezzi che lo Spirito impiega. Del resto quella “mano invisibile” si muove secondo una logica imperscrutabile, che sfugge all’occhio e alla ragione umana, ma che non può che sfociare nel bene. Quante volte dimentichiamo quel detto evangelico, secondo cui, se il chicco di grano “non muore” non produce frutto. Essere consapevoli di questo, significa anche “capire”, valorizzare, rendere attiva la nostra sofferenza. Metterla a disposizione della salvezza di tutti. Lo so: queste cose era più facile capirle un tempo, quando le società erano veramente cristiane, e dove il premio ultraterreno contava più delle soddisfazioni nella vita terrena.

 

 

AH ORIANA MIA, COM’È INGIUSTO MORIRE, DAL MOMENTO CHE SIAMO NATI!

la Magnani

Ma un dato resta, allora come oggi: vi piaccia o no, Dio è il solo padrone della vita e della morte. Senza che ce lo chiedesse ci ha messi al mondo: perchè dovrebbe scusarsi o giustificarsi se, dopo averci fatto dono per un tot di anni della vita, decide di togliercela, come meglio crede, non per farci scendere “nel gorgo muti”, ma per ricondurci a “Casa Sua”, che poi è la nostra stessa Casa, l’eterna dimora? La sofferenza: è bene ricordare che tutto ha un senso, anche il dolore, proprio perchè Dio cose inutili non ne fa. Lo so che è drammatica, umanissima, comprensibile nel suo paradosso, quella esclamazione di Anna Magnani in un’intervista alla Fallaci: “Ahh Oriana mia!… però come è ingiusto morire, dal momento che siamo nati”. Ma tant’è!

Torniamo all’amico del quale dicevo poco fa. Che aggiunge, lui pure, che il bambino in carrozzella è un “innocente”. Come se la sofferenza fosse un pegno solo per i “colpevoli” di qualcosa; come se la sofferenza avesse il dovere di rispettare la maggiore età e le altre formalità anagrafiche. Ma poi: non ci sono innocenti dinanzi a Dio, dicevamo: ci sono figli. Tutti egualmente colpevoli. Tutti in egual modo amati, va detto.

L’amico non demorde. E aggiunge: “Eh si… però quando si soffre vien difficile pensare al Dio buono… Anzi, viene veramente molto facile bestemmiarlo, perché fa arrabbiare che tu gli faccia domande e per risposta ottieni solo un silenzio e un aumento delle sofferenza”.

Ecco, mi dico, a questo serve la sofferenza: a non bestemmiarlo nella prova, Dio.

 

 

FIGLIOLO, CHI TI HA DETTO CHE HAI DIRITTO AD ESSERE FELICE?

Fellini

Egli, il creatore e padrone di tutte le cose, della salute e della malattia comprese. In realtà, non posso fare a meno di pensare a quel famoso film di Fellini, dove il penitente affranto confessa al vecchio vescovo da dietro la grata: “Padre, sono infelice”. E il confessore calmo gli domanda: “Ma figliolo, chi ti ha detto che hai diritto ad essere felice?”.

Diritto alla felicità. Questa pretesa è un vero assurdo, l’utopia delle utopie per la quale siamo passati attraverso tutti i fuochi, ci siamo svegliati ogni mattina a un nuovo delirio, una nuova follia, una nuova ideologia. Una sfida mortale fra la natura umana così com’è, la più dimenticata e la più aurea delle virtù cristiane quella del realismo, e l’istinto di autoannientamento. Una pazza idea che striscia nella polvere, fra i fumi e le macerie della nostra storia degli ultimi tre secoli, è questa che noi si abbia diritto al paradiso in terra. La scaturigine di ogni inferno moderno, l’idea principe di ogni omicidio sistematico. Illusione pazzesca che certamente affonda le sue radici nelle terrificanti costituzioni chimeriche della Rivoluzione Francese, quando si stabilì che “ogni cittadino ha diritto alla felicità”. E che altro non voleva dire che accettare tout-court il nuovo statu quo e dirsi “felici” e contenti. Affidando la propria vita, non più a Dio nell’alto dei cieli restando sovrani su se stessi e individui, ma alle alte gerarchie di uno Stato statolatra, assoluto, tiranno, famelico e onnivoro e onnipotente, che si è impadronito della vita, della morte, del pensiero dei sui sudditi, riducendoli a schiavi impotenti di una teoria, di un’idea (e solo quella) di “libertà e felicità”, annullando l’individuo nel “cittadino”, il cittadino nella massa. Non è un caso che poche settimane dopo la proclamazione di quei Principi Immortali di “felicità” obbligatoria per tutti, si scatenò a Parigi il Grande Terrore: se la natura umana non obbedisce allo schema ideologico, tanto peggio per la natura umana che non vuol “essere felice e contenta”, e la si fa passare per la ghigliottina.

Almeno i cattolici, che hanno l’obbligo del realismo, una cosa dovrebbero ficcarsela in testa: i “diritti” non esistono nella vita del cristiano; esistono solo i doveri e la Grazia, quindi la volontà di Dio. Non vi piace? Non siete d’accordo? Ecco, il “piacere” o meno e il “secondo me”, sono altre due cose che non hanno “diritto” di esistere all’interno del cattolicesimo. Dove c’è una Verità Assoluta, opinioni e gusti non hanno cittadinanza. O si prende tutto il menù, nella Chiesa, come diceva il cardinale Basil Hume, o si scelga pure un altro “ristorante”.

 

 

I NOSTRI CRISTIANISSIMI CONTADINI DI UNA VOLTA, VIVEVANO 3 VITE. NOI UNA… E MANCO!

All’amico del quale si diceva, dico che le sue pretese di “diritto alla felicità” sono “pura pazzia”, ed egli conclude: “Pazzia tutto ciò? Eh sì, è vero quello che dici ma quanto è… impossibile per una creatura accettarlo, soprattutto perché tutto è avvolto dal mistero totale”.

In realtà,se vi è un “mistero” non è “totale”, tuttavia nessuno di noi può comprendere a pieno i piani di Dio. È “impossibile accettare” il mistero della sofferenza, solo per le creature che hanno perso la prospettiva cristiana e soprannaturale delle cose della vita, e anche inconsapevolmente hanno interiorizzato l’idea (eccone un’altra, degli ultimi secoli) che tutto cominci e si esaurisca qui. Domande legittime, certo: chi si fa domande è pur sempre qualcuno che cerca Dio, la domanda può essere preghiera. Ma va fatto notare pure che queste domande alcuni anni fa non se le ponevano i nostri contadini, la vecchia società rurale, completamente cristianizzata dal basso: non per ignoranza come qualche radical-chic con troppa faciloneria penserebbe, ma perchè cristiani senza esitazione, per i quali la prospettiva ultraterrena era persino più desiderabile di quella terrena. La nostra vecchia gente non si accontentava di una vita sola, questa, che capace pure duresse poco, ma ne viveva tre: quella della memoria (che aveva un valore), quella reale di tutti i giorni nella valle di lacrime, e quella futura alla quale li proiettava la loro speranza cristiana.

[SEGUE PARTE 3 DEL "IL PAPA E IL BIMBO", col titolo: GIOBBE CHIESE A DIO "PERCHè'". DIO RISPOSE: "PERCHè MI DAI SUI NERVI"]

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[SM=g1740733]

A quanto ho già contribuito nella “prima parte” di queste interessantissime riflessioni, mi ha colpito molto questa domanda:
“PERCHÈ UN BAMBINO INNOCENTE?”. HAI SBAGLIATO: NESSUNO È “INNOCENTE”!
I protestanti moderni (i Pentecostali) che rigettano il Battesimo ai Bambini, usano la medesima mentalità: “UN BAMBINO E’ INNOCENTE, perchè è un bambino”….

Nel battezzare alcuni Bambini, Benedetto XVI nel 2009 disse:
“Questo in effetti comporta il Battesimo: restituiamo a Dio quello che da Lui è venuto. Il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio”.
La diffusa mentalità che “ognuno basta a se stesso”, o dello sgraziato slogan femminista di diabolica memoria “l’utero è MIO e lo gestisco io”… non ha fatto altro che instaurare nella mente degli uomini l’errata convinzione di essere dio di se stessi… i figli così sono diventati UNA PROPRIETA’, vengono fatto a comando, vengono perfino concepiti tentando di scegliere il colore dei capelli, degli occhi…. ma c’è un punto che scombussola tutto e che a loro non fa tornare i conti: IL PECCATO ORIGINALE, come accennavo nella prima parte di questa interessante triologia….
Il Peccato Orinale non ha solo introdotto nel mondo la morte e le malattie, il Male, ma è anche la prova che essere sani e felici “non è un diritto”, semmai è una CONQUISTA…

Si dimentica che nasciamo SCHIAVI di qualcosa che dobbiamo imparare a conoscere, e con la quale dobbiamo fare i conti, si dimentica che nel momento in cui parliamo di “tempo” questo inesorabilmente è contaminato DA OGNI INTEMPERIE, finisce, ha dei limiti…. limiti dentro i quali chiunque ci vive dentro deve muoversi e deve “COMBATTERE LA SUA BATTAGLIA”….

Un bambino non ha il monopolio dell’innocenza perchè bambino…. egli piuttosto subisce spesso la cattiveria degli adulti, subisce la stupidità di genitori senza Dio che pretendono tuttavia di comportarsi come tali, un dio… crescendo i propri figli in un materialismo tale che li sta rendendo fragili nello spirito, incerti del loro futuro, insicuri nelle domande che li animano…
Ma ahimè, spesso oggi avviene lo stesso per genitori che si credono cristiani ma che non lo sono nei fatti….

Un bambino è innocente semmai quando, concepito, si decide di abortirlo perchè magari è malato, o più semplicemente “non era programmato”… solo in questo senso è innocente perchè altri uomini hanno deciso per lui, hanno deciso che non meritava di vivere… Oppure è innocente quando viene fatto oggetto di schifoso e vomitevole piacere da parte degli adulti….
E’ innocente quando viene colpito dagli uomini….
Ma non è innocente di fronte ad una malattia nel momento che , come ognuno di noi diventato adulto, subisce i capricci della natura contaminata…

in questa contaminazione SIAMO TUTTI UGUALI, tutti necessariamente bisognosi dell’aiuto di Dio, tutti bisognosi DEL SALVATORE….grandi e piccini, sani e malati, GIUSTI ED INGIUSTI…buoni o cattivi…
NESSUNO E’ INNOCENTE di fronte al Crocefisso… nessuno può dirsi innocente davanti a Colui che è l’innocenza fatta carne e inchiodata sulla Croce per RIDARCI IL VESTITO DELL’INNOCENZA, quell’innocenza perduta con il Peccato Originale…

 


[Modificato da Caterina63 09/09/2011 09:35]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/09/2011 09:38
 
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GIOBBE CHIEDE A DIO “PERCHÈ?”

DIO RISPONDE: “PERCHÈ MI DAI SUI NERVI” 3

 

Il papa teologo. Il bambino malato. I giornalisti sciacalli. PARTE 3 (fine)

  

PERCHÈ NON SI DICESSE CHE DIO FA “ESPERIMENTI” SU DI NOI, HA VOLUTO LUI FARSI UOMO E MORIRE PER PRIMO. IL GIOVANE OSCAR LUIGI SCALFARO. “GUAI ACQUELLI KE MORRANO NE LE PECCATA MORTALI” DICEVA S.FRANCESCO. PRIMA NE FACESSERO UN PUPAZZO. EPPURE, A LEGGERLE, TUTTE LE PREGHIERE PARLANO DI “LACRYMARUM VALLE”. NON È TERRIBILE LA DOMANDA DEL BAMBINO. È TERRIBILE CHE L’ABBIA FATTA. LA DITTATURA DELLE VOGLIE, NUOVI SACRAMENTALI. GIOBBE CHIEDE A DIO “PERCHÈ?”. DIO GLI RISPONDE: “PERCHÈ MI DAI SUI NERVI”. NON SOLO SI È RINUNCIATO ALLA GRAZIA, MA PURE ALLE GRAZIE: PAROLA DI GESÙ BAMBINO. QUANDO TI PONI QUELLA DOMANDA… DIO È “MORTO”!

 

  

In quella domanda del bambino in carrozzella al papa, c’è l’eco di un Occidente che considera insensato e inutile, proprio perchè contrario alle leggi dell’economia e dell’estetica, dunque improduttivo perciò ingiustificabile, il dolore. L’unico dolore socialmente accettato è quello simulato, da rappresentazione, da reality, con le lacrime di coccodrillo; da troppo benessere, quello che si sta tanto bene da star male. Al massimo quello degli ipocondriaci. Quello, per capirci, funzionale alle pozioni da bancone farmaceutico che le pubblicità ci presentano come panacea di tutti i mali immaginari e di tutte le chimere, facendoci sentire tutti vecchi, brutti, grassi, impotenti, fetenti, moribondi, di modo da “smettere” di invecchiare, imbruttirci, ingrassare, di non fare all’amore anche sul letto di morte, di emanare odori naturali, e magari di morire.

 

 

di Antonio Margheriti Mastino

 

 

PERCHÈ NON SI DICESSE CHE DIO FA “ESPERIMENTI” SU DI NOI, HA VOLUTO LUI FARSI UOMO E MORIRE PER PRIMO

Ecco, un’altra ragione della sofferenza: ispirare il senso della verità su quel Dio che ha fatto gridare al figlio sulla croce “Padre mio, perchè mi hai abbandonato?”. Ma non l’aveva abbandonato. Quel grido, che fu per un attimo di dolore e disperazione veramente umani, diede subito al Cristo la consapevolezza che stava per ascendere alla pienezza della divinità, che stava per vincere la morte, che il ladrone che gli era crocefisso accanto ne sarebbe stato convertito e salvato, che molti altri fino alla fine dei tempi sarebbero stati salvati da quel Sacrificio, che il mondo stesso da quel momento non sarebbe mai più stato uguale a prima. Mistero e Grazia della sofferenza e della morte di chi “beve fino in fondo al calice dell’amarezza”, facendo non la propria volontà ma la Sua. Come disse Benedetto XVI ascendendo al trono di Pietro: “Dio alla fine non toglie nulla, ma dà tutto!”. Moltiplicazione di pani e di pesci. Il cattolico non deve mai dimenticare che un “significato” immediato della sofferenza ce l’ha già bello pronto: Cristo ci ha preceduti tutti, si è fatto persino uomo perchè non si dicesse che ha voluto “sperimentare”, praticare “accanimento terapeutico”, solo su di noi: ha “sperimentato” prima di tutto su se stesso la sofferenza e la morte. Ed è questa la nostra grande consolazione, la nostra certezza. Qui inizia il nostro rendimento di grazie.

 

 

IL GIOVANE OSCAR LUIGI SCALFARO

Scalfaro

C’è un fatto emblematico, duro, che vide testimone un giovane magistrato ai tempi della guerra: Oscar Luigi Scalfaro. Il quale racconta di una madre molto religiosa che, giorno dopo giorno, dietro la porta, aspettava in preghiera che tornasse il figlio dal fronte. Un giorno invece arrivò una lettera, nella quale si annunciava che quel figlio non sarebbe più tornato: era morto. Lo stesso giorno, devastata dal dolore, quella cattolicissima madre andò dal suo parroco, e in confessionale, secca, disse: “Da oggi ho perso la fede in Dio”. La risposta del parroco fu apparentemente durissima: “Signora, lei la fede non l’ha perduta: lei non l’ha mai avuta”. A distanza di tanti anni, neppure lui, Scalfaro, aveva capito il senso di quella risposta agghiacciante ma che nasceva dal dovere della verità che non deve mai essere taciuta, e borbottava: “Davvero non capivo come si potesse parlare così!”. Umanamente comprensibile lo strazio di quella donna, tuttavia voleva anche dire che non aveva capito niente di quella sua religione che nasceva proprio dalla morte di croce del suo fondatore, il Dio Incarnato, da quel suo “Eloi Eloi, lama sabactani!”.

 

 

GUAI ACQUELLI KE MORRANO NE LE PECCATA MORTALI” DICEVA S.FRANCESCO. PRIMA NE FACESSERO UN PUPAZZO

Sembra che tutti vengano dalla bambagia. Eppure l’intera storia cristiana e della salvezza, parla in ogni pagina della sofferenza e del dolore umano. Della morte, come conseguenza del tradimento della prima Alleanza con Dio. Da quel momento la morte è entrata nella vicenda dell’uomo, come nemica, certo; ma dopo la morte di Cristo, redenta purificata vinta dal Suo Sacrificio, come attimo tremendo sì ma glorioso, di passaggio dall’una all’altra vita, di raggiungimento della pienezza. Parte della natura umana stessa, e della vita.

Non è un caso che l’evergreen del “Cantico delle Creature”, di Francesco l’assisiate, che all’origine non aveva nulla dei sentimentalismi ideologici, dei fanatismi ecologisti e deviati e (nel fondo) saturi di morte e di odio per la vita, che gli vengono appioppati oggi, nella sua versione originale così si conclude:

Laudato si’ mi’ signore per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke l’ sosterrano in pace,
ka da te altissimo sirano incoronati.

Laudato si’ mi’ signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare.

Guai
acquelli ke morrano ne le peccata mortali,

beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda nol farrà male.

Laudate et benedicete mi’ signore
et rengratiate et serviate li cun grande humilitate”.

Si pensi alle vite, alla tribolazione spirituale e corporale, alla morte dei grandi e piccoli santi. Che di tutti questi momenti della vita hanno fatto un sistema di purificazione, santificazione, dispensatore di significati, persino “gioia”. Sino a far esclamare a Teresa D’Avila quell’estasiato “muoio di non morire!”. Questo esempio dei santi, nel dolore e nella morte, oggi è diventato politicamente scorretto, sconveniente come argomento di edificazione, muto. Respinto e non creduto come “adeguato ai tempi”: non perchè i tempi siano davvero cambiati e con essi le esigenze degli uomini, che, tolte le tecnologie, nel profondo sono, occhio e croce, gli stessi che nell’antica Grecia. Non lo credono come “esemplare”, perchè hanno prima svuotato e poi perduto la fede. E questo a cominciare dai preti.

 

 

EPPURE, A LEGGERLE, TUTTE LE PREGHIERE PARLANO DI “LACRYMARUM VALLE”

E come non bastasse, c’è tutta la storia delle preghiere, dove si sintetizzano millenni di pietà cristiana, unanimi nel parlare di questa dove viviamo, come della “lacrymarum valle”. Raccordandosi alla sincere parole del Cristo dei Vangeli: “Non è in questa vita che vi prometto la felicità, ma nell’altra”. Più chiaro e sincero di così! E dunque, di cosa stiamo a discutere? Non vi sembra giusto? provate a trovare altrove allora un’altra vita, un altro mondo, un altro Dio. Un’altra delle principali virtù del cristianesimo dovrebbe essere, accanto al realismo, anche il coraggio: di guardare in faccia le cose, chiamarle col loro nome e accettarle. Quanto a capirle, beh… non tutto possiamo capire, ma fin laddove possiamo, tutto si spiega facendolo risalire al Cristo e a così come ha voluto fossero le cose, che ci piacciano o no. Se così ha voluto, evidentemente è per il nostro meglio. Ma poi, ritornare al “significato” primo, la Volontà di Dio, significa ritrovare d’improvviso il senso di tutte le cose, il centro di ogni significato. E la serenità. Nella quale tutto si chiarisce. Sta tutto qui il solo “paradiso” possibile in terra.

 

 

 

NON È TERRIBILE LA DOMANDA DEL BAMBINO. È TERRIBILE CHE L’ABBIA FATTA

La “domanda” del bambino in carrozzella al papa, ancora. Domanda drammatica, certo; umanissima, legittima. Terribile. Ma quella domanda è “terribile” non nel senso più superficiale che immaginano i massimi specialisti di superficialità, cioè i giornalisti da parata: giacobini, nichilisti, agnostici, in una parola: strafottenti. È terribile per il semplice fatto che venga posta. Per quel che sottintende più che per quel che declama. Per il retroterra che l’ha coltivata.

Quella “domanda” ha in sé l’eco del mondo edonista. Di chi gli ha messo in testa (a lui come a tutti) che la vita nella sofferenza (come nella bruttezza, nella povertà) non ha senso, ne è degna d’essere vissuta, e in ogni caso vale meno di quella altrui, di tutti quelli che se la possono “godere”, che vivonosaniebelli finchè dura. C’è l’eco di un Occidente che considera insensato e inutile, proprio perchè contrario alle leggi dell’economia e dell’estetica, dunque improduttivo perciò ingiustificabile, il dolore. L’unico dolore socialmente accettato è quello simulato, da rappresentazione, da reality, con le lacrime da coccodrillo; da troppo benessere, quello che si sta tanto bene da star male. Al massimo quello degli ipocondriaci. Quello, per capirci, funzionale alle pozioni da bancone farmaceutico che le pubblicità ci presentano come panacea di tutti i mali immaginari e di tutte le chimere, facendoci sentire tutti vecchi, brutti, grassi, impotenti, fetenti, moribondi, di modo da “smettere” di invecchiare, imbruttirci, ingrassare, di non fare all’amore anche sul letto di morte, di emanare odori naturali, e magari di morire.

 

 

LA DITTATURA DELLE VOGLIE, NUOVI SACRAMENTALI

Occidente che allo stesso modo in cui rimuove la sofferenza, che non sia solo rappresentazione, malattia immaginaria, considera insensato e ingiustificabile la decadenza senile, la gravidanza indesiderata, la sopportazione nel matrimonio. Come le appare “insensato e ingiustificabile” il fatto che due uomini non possano avere, cioè “comprare”, un figlio pur “volendolo”, o chi essendo un po’ di tutte queste cose messe assieme, o solo perchè non ha più “voglia” di vivere, magari per “non soffrire”, non può usufruire del “diritto” a farsi suicidare, se lo “vuole”. Tutte cose, queste sì, “giustificabili e sensate”, se le si “vogliono”. Solo ciò che la legge naturale vuole, solo questo, non ha diritto di “volere”. Siamo alla celebre “dittatura delle voglie”, insomma. I rimedi ci sono tutti: eutanasia, suicidio, aborto, divorzio, chirurgie plastiche, cambio di sesso, sesso libero, bambini in vendita, bambini in provetta, uteri in affitto, manipolazioni genetiche. Se se ne ha “voglia”.

I nuovi sacramentali per la “salvezza” su questa terra. I crismi per spalancare gli occhi sul “paradiso” artificiale possibile in terra. La domanda del bambino in carrozzella, per così come è stata trattata dai giornali, ha il retrogusto amaro del rifiuto di una realtà superiore e dispensatrice di “senso”; dice che non si accetta altro paradiso che quello del qui e subito: al “Senso” sono sostituiti i “sensi”. Per cui quella domanda è il riflesso condizionato della scristianizzazione coatta in Occidente, dello smarrimento di ogni prospettiva ultramondana, la meta celeste che scompare dall’orizzonte dei “desideri” dell’uomo.

 

 

GIOBBE CHIEDE A DIO “PERCHÈ?”. DIO GLI RISPONDE: “PERCHÈ MI DAI SUI NERVI”

la pazienza di Giobbe

Come non pensare alla storia di Giobbe. A tal proposito stavo guardando un film lunghissimo, “La Tempesta del Secolo”, il più lungo mai visto. Basato su un affascinante libro di Stephen King. Una storia allucinante che coinvolge un intero villaggio, imprigionato appunto da una tempesta di neve apocalittica. Ad un certo punto, mentre succedono cose oscure e terrificanti, il giovane e idealista pastore protestante del villaggio, riflettendo, così riassume la storia veterotestamentaria di Giobbe, interpretandola alla maniera del protestantesimo “impazzito” americano odierno, dove Dio sbatte Giobbe faccia a faccia contro un destino di sofferenza “senza ragione”.

Giobbe, uomo retto, timorato di Dio e nemico del male, viene privato dei suoi beni, colpito negli affetti e infine terribilmente piagato in tutto il corpo da un’infezione maligna. Egli proclama la sua innocenza e si ribella alla crudeltà divina. Giobbe fa dei figli e Dio glieli fa morire tutti. Alleva delle greggi, e succede lo stesso. Coltiva allora dei campi, ma Dio li fa seccare.

Invano alcuni amici cercano di convincerlo che la sua sofferenza è la punizione di qualche colpa. Le cause della sofferenza restano, per Giobbe, un mistero. Un giorno, mentre è sui campi a tentare di piantare con pazienza di nuovo qualcosa, Dio all’improvviso si manifesta sotto forma di vento. E allora Giobbe gli domanda: “Signore, tu sei Dio e padrone di tutte le cose, e io ti adoro e mi piego alla tua volontà. Ma solo una cosa voglio sapere, una cosa soltanto: Perchè fai tutto questo, proprio a me, che sempre ho rispettato la tua legge?”. Dio si dilegua insieme al vento senza neppure degnarsi di rispondergli. Allora Giobbe rassegnato e dolorante tenta daccapo di ricostruire qualcosa di tutto quanto Dio puntualmente gli distrugge, senza sperare più in alcuna risposta. Un altro giorno, mentre sta lavorando nei campi stremato dalle sue piaghe, ad un tratto sotto forma di tempesta Dio gli si manifesta di nuovo. Giobbe non fa alcuna domanda. E Dio stavolta senza premesse, risponde alla domanda della volta precedente: “Non so, Giobbe, ci deve essere in te qualcosa che mi dà sui nervi!” (e finisce qua il racconto nel film). E questo è tutto.

Affermando così la propria onnipotenza di fronte all’insensata ragione di Giobbe: «Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta del mondo?» gli dirà più tardi. Vengono poi esibite le opere della creazione, fenomeni naturali, costellazioni, animali curiosi. Ed infine Dio, a testimonianza della sua potestas, mostra il terribile potere dei mitici Behemoth e Leviathan. Solo allora Giobbe si sottomette all’onnipotenza divina e riacquista la prosperità perduta.

 

 

NON SOLO SI È RINUNCIATO ALLA GRAZIA. MA PURE ALLE GRAZIE. PAROLA DI GESÙ BAMBINO

Si è persa la sintonia con Cristo. E col Golgota. Il mistero della vita e della sofferenza come comunicazione silenziosa ininterrotta col cielo. Si è dissolto nel mare del nulla il mistero di redenzione. Il significato cosmico dello scandalo e dell’iniquità della croce, della sua follia e della salvezza che porta con sé, che è prima di tutto mutare il significato degli eventi della vita, di quella fede dispensatrice di “senso” in ciascuno di essi. È socialmente scorretto e irricevibile il senso cristiano del dolore, rifiutato con una violenza che lascia attoniti, persino. La sofferenza trasmutata in preghiera e olocausto per la salvezza di molte anime è un concetto ormai alieno, guardato da chi è meno distratto come qualcosa di molto simile a una leggenda metropolitana, sadica per giunta. “Alienante” avrebbero detto i preti pazzi dei pazzi anni ’70. Inutile e priva di “senso”. In quei “perchè” del bambino in carrozzella dinanzi al papa, come far finta di non vedere anche un’altra cosa: la rinuncia persino a chiedere la grazia, della guarigione o del corpo o del cuore. Perchè?

Mi torna alla mente l’apparizione del Bambinello sull’altare a non so più quale santo, il quale domanda al Bambin Gesù: “Perchè, Signore, sei così triste?”. E il Bambino risponde: “Mi vedi? Sono qui sull’altare, carico di grazie da donare a chi volesse chiedermele sinceramente. Ma nessuno me le domanda”.

Ancora: Perchè?

 

 

QUANDO TI PONI QUELLA DOMANDA… DIO È “MORTO”!

Si è voluto far finta di tornare alla “natura” negando lo stesso suo Creatore. Sostituendolo con qualche l’ennesimo “ismo” alla moda, prendi il duro a morire scientismo. Riducendo così tutto a qualcosa di inanimato e privo di senso, salvo poi domandarsi “perchè?” Perchè niente ha “senso”? Si è fatto finta di “tornare” a questa “natura” (ridotta a ecologismo), dicevo, negando non solo il suo Creatore, non solo la stessa Legge Naturale, che abbiamo ridotto a schiava delle voglie momentanee, ma anche le stesse leggi che alla natura presiedono, e che prevedono la sofferenza e la morte. E ancora si domandano: “Perchè?”. E continuando a chiedersi “perchè?” proseguono imperterriti a sradicare quella concretezza dell’Assoluto nella storia umana che ha fatto sì che miliardi di uomini prima di noi, chi ci ha preceduto, ancora pieno di senso cristiano della vita, non esclamasse quel “perchè?” nichilista davanti a tutte le cose, affidandosi fiduciosi a Dio, nel bene e nel male, sapendo benissimo che in Dio quel che sulla terra può sembrare “male” ai nostri occhi mortali non può avere altro sbocco che il “Bene” finale che vedremo con gli occhi soprannaturali. Che ciò che sembra “assurdo”, altro non è che mistero.

Non si rendono conto che quel “perchè?” è il risultato della rimozione del senso sacro della vita stessa. Della rimozione di Dio.

Non capiscono che tutto è “ingiustificato” se non c’è Alcuno dinanzi al quale “giustificare”. Che senso ha domandarsi il “senso” della sofferenza “di un bambino”, se prima si è privato di senso e dichiarato ingiustificata la stessa figura dell’Unico che dispensasse senso, cioè Dio?

Come far capire a questi ciarlatani che tutto è “ingiustificato” se posto dinanzi a una natura che è muta cieca e sorda qualora è privata di un artefice? quando altro non fosse che il risultato della divinità volubile e capricciosa del “Caso” e non della volontà di Dio? Nihil sine Deo!

Perchè un bambino guardando alla sua malattia, oggi si chiede: “Perchè”? È questa la domanda che non sarebbe mai dovuto arrivare a porsi. Quando te la poni, Dio è “morto”.

 



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[SM=g1740733] 

Proseguendo l’interessantissima lettura di questa triologia (non so se ci sarà una parte quarta ^__^ ), mi soffermo ancora sulla stessa scia del tema:
NON È TERRIBILE LA DOMANDA DEL BAMBINO. È TERRIBILE CHE L’ABBIA FATTA…
parole davvero sagge!!!

Leggendo le vite di molti santi si scorge, che fin da bambini, avevano appreso dal mondo degli adulti che li circondava, che c’era un Dio al quale rivolgersi con COM-PASSIONE… Questo termine, biblicamente inteso, non è la pietà pelosa del pacifismo dei nostri tempi o la carità sociale di sinistroida memoria…. ma è un termine composto da due: COM E PASSIONE ergo, rivolgersi a Dio CON LA SUA STESSA PASSIONE, CON QUELLA PASSIONE CON CUI SI VOLGE A NOI…
incredibile a dirsi, ma moltissimi BAMBINI del nostro passato, seppur magari analfabeti, COMPRENDEVANO QUESTO RAPPORTO CON DIO…

Ne è testimone per esempio Giovanni XXIII e Albino Luiciani, Giovanni Paolo I, entrambi poverissimi descrivono della loro fanciullezza che veniva loro insegnato AD AFFIDARSI ALLA PROVVIDENZA e non a domandarsi: PERCHE’ SONO POVERO?
Ne è testimone san Padre Pio che fin da fanciullo deve guadagnarsi il diritto alle risposte sulle domande che lo videro coinvolto, fin da piccolo, ad eventi straordinari…
Lo stesso dicasi per san Pio X…. la sera a tavola mangiavano acqua riscaldata…
Questi Genitori, TIMOROSI DI DIO (timore che non ha nulla a che vedere con il TERRORE, e che tal TIMORE è invece uno dei DONI CHE CHIEDIAMO allo Spirito Santo…), non facevano altro che insegnare ai propri figli A NON PORSI CERTE DOMANDE… e che più che farsi certe domande ERA PIU’ UTILE PREGARE DIO COM-PASSIONE, CON LA SUA STESSA PASSIONE, partecipando con Dio(=com-passione) il Suo Divino Progetto su ognuno di loro…

E’ senza dubbio terribile che un bambino malato inontrando il Papa non abbia invece saputo dirgli, DI SUA SPONTANEA INIZIATIVA: ” Santo Padre, sono malato,MA SONO FELICE DI ESSERE SULLA CROCE CON GESU’, e voglio offrire tutto per TE…”
Questo diceva la piccola Nennolina negli anni 30 malata di un tumore osseo a soli sei anni: “NON STATEVI A PREOCCUPARE PER ME, IO SONO FELICE CHE GESU’ HA PREFERITO ME, SONO FELICE DI SOFFRIRE UN POCO PER LUI, E LUI MI FA TANTI REGALI”…

Sembra piuttosto che quel bambino malato, ancora una volta, sia stato SFRUTTATO DAI GRANDI pensando magari di mettere in imbarazzo il Papa…
un pò come ai piedi della Croce: se sei veramente il Figlio di Dio, PERCHE’ NON SCENDI DA QUELLA CROCE?
- ascoltate! sta chiamando Dio, vediamo se gli risponde….!
Ma Gesù, chinato il capo, spirò….
eccola l’amara delusione… ecco L’APPARENTE SCONFITTA che se non viene compresa in quella com-passione-partecipazione al progetto di Dio, si trasformano in terribili ed assurde domande…come quella di chiedersi: che senso ha la Croce? a cosa ci serve? Domande fatte non per accogliere la Croce, ma rifiutarla, per giustifcare il senso del rifiuto…
Se dopo duemila anni ancora non l’abbiamo capito, guardando AI SEGNI DEI TEMPI, significa che siamo messi molto male, e non per le malattie o la morte, queste ci accompagnano da sempre… ma per il rifiuto di Dio….

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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