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"Sentinelle del post Concilio" di Bertocchi e Agnoli: testimoni controcorrente

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2011 23:57
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"Sentinelle nel post-concilio". Un libro (dal titolo eloquente) di Bertocchi-Agnoli

Venerdì 23 settembre 2011

chiesa di Ognissanti - Borgo Ognissanti, n, 42 - Firenze

ore 17.30
SANTA MESSA nella forma Extraordinaia del Rito Romano

seguirà alle


ore 18.30
la presentazione del libro

Sentinelle nel post-concilio
Dieci testimoni controcorrente
Ed. Cantagalli

Interverranno gli autori
Lorenzo BERTOCCHI e
Francesco AGNOLI



Ecco una esauriente presentazione per conoscere meglio il libro,
e i dieci "testimoni controcorrente",
che uscirà tra una quindicina di giorni.

"Giovanni Paolo II, riferendosi alla situazione della cultura europea, nel 2003 parlò di una “apostasia silenziosa” per l’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse. Un giudizio significativo e decisamente allarmante rispetto alle attese che seguivano al Concilio Vaticano II.

Quando il 19 aprile 2005 il Card. Ratzinger si affacciò su piazza S.Pietro nelle vesti di Papa Benedetto XVI, molti pensarono agli interventi critici che il Cardinale aveva indirizzato proprio al cosiddetto “post-concilio”. Infatti, nel dicembre del 2005, Benedetto XVI rivolgendosi alla Curia romana parlò dell’interpretazione del Vaticano II, un ragionamento che pose il “rinnovamento nella continuità” come chiave per comprendere i contenuti e il ruolo del concilio stesso. Questo intervento ha aperto un ampio dibattito che vede coinvolti sacerdoti, religiosi, studiosi, giornalisti, blogger e semplici fedeli, un inarrestabile processo di approfondimento sembra essersi avviato sulla spinta del pontificato di Benedetto XVI. Nel 2007 poi, con il Motu Proprio Summorum Pontificum sull’uso del Messale Romano del 1962, si è aggiunto un altro tassello importante che ha fornito ulteriore materia al dibattito.

Questa situazione era semplicemente impensabile soltanto fino a pochi anni fa.
Per un lungo periodo di tempo, infatti, riviste, libri, convegni, conferenze, hanno avuto un tono generalmente celebrativo riguardo al Vaticano II, in molti casi un continuo appellarsi ad uno “spirito del concilio” per fare tabula rasa di tutto ciò che era prima. Oggi non è più così, ora si possono mettere sul tavolo argomenti per troppo tempo esclusi perchè fuori dal politically correct intra ed extra ecclesiale.
In tutto questo c’è un occasione importante per la ricerca autentica della verità, non si tratta di enfatizzare ancora, o di eliminare completamente, il ruolo del XXI Concilio della Chiesa Cattolica, ma di fare piena luce sui passi falsi per poter girare finalmente pagina.

Per comprendere in modo diretto e accessibile ciò che è accaduto durante e dopo il Vaticano II chi meglio di alcuni “testimoni”? Ecco allora “Sentinelle nel post-concilio” un libro – pubblicato da Cantagalli - pensato per dar voce ad alcune personalità spesso controcorrente e a volte emarginate sia dal mondo teologico/culturale di area “progressista”, che da quello cosiddetto “conservatore”. Non un indagine teologica o storica, ma una specie di inchiesta che mette in luce alcuni pensieri di queste “sentinelle” per fare riflettere chiunque vi si avvicini senza pregiudizi di sorta.

Eugenio Corti, Romano Amerio, Giovannino Guareschi, S. Pio da Pietralcina, P. Tomas Tyn, Don Divo Barsotti, P. Cornelio Fabro, il Card. Giuseppe Siri, Mons. Brunero Gherardini e Mons. Marcel Lefebvre sono le personalità che vengono presentate nel libro. Vari autori hanno contribuito a tratteggiare le “sentinelle” senza la presunzione di aver esaurito la loro figura, ma con l’intento di darne un assaggio utile per far comprendere meglio problemi e natura della crisi post-conciliare.

Dieci personalità mai banali, né tiepide, caratterizzate dal tratto comune della schiettezza, così si può trovare l’ironia tagliente di Guareschi, la limpida testimonianza di vita del grande narratore Eugenio Corti o la profondità filosofica di Cornelio Fabro.

Qui non si tratta di dar ragione a qualcuno, ma di ascoltare davvero tutte le voci con la speranza di contribuire a quel “rinnovamento nella continuità” che non può rischiare di restare un semplice slogan.

Tra le varie considerazioni riportate nel libro c’è n’è una che forse le riassume tutte, la espresse Don Divo Barsotti nel 1971, davanti a Paolo VI, quando fu chiamato a predicare gli Esercizi spirituali in Vaticano: “Guai se rompiamo il legame con la Chiesa di sempre”."



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Un libro che parla di chi ha resistito al Modernismo


Sentinella, quanto resta della notte (Is 21,11)? Pensieri sul libro di

Lorenzo Bertocchi e Francesco Agnoli

Ho atteso l’uscita di questo libro per quasi cinquant’anni. Conosco gli autori e so l’amore per la verità che li anima. Eppure non è per loro che ho desiderato avere tra le mani questo agile scritto. “Sentinelle nel post-concilio” (p. 156, ed. Cantagalli) raccoglie, per le mani di diversi autori, il profilo di “dieci testimoni controcorrente” come recita il sottotitolo, dieci protagonisti della vita e del pensiero cattolico negli anni post conciliari.

Il "ritardo della pubblicazione" si deve tra l’altro ad un’ infelice espressione del beato Giovanni XXIII quando nell’indizione del Concilio proclamò che “non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. (…) A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza (…) e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa” (discorso inaugurale al Concilio 11 ottobre 1962).

Di fatto, è cominciata un’opera di espulsione e alcuni uomini di fede sono stati, via via, sostanzialmente silenziati e congedati dal potere dominante, dal pensiero unico del politically correct e appunto, dall’ingenua ideologia dell’ottimismo. Ho aspettato queste pagine e sfogliandone i ritratti mi è come parso di sentire una voce nuova, diversa da quelle ascoltate fino ad ora negli anni degli studi di teologia o nelle tavole rotonde: inedita eppure già udita, sommessamente sussurrata, da chi la fede me l’ha comunicata. Il lavoro di Bertocchi e Agnoli è prezioso perché ci restituisce il grido di quelle sentinelle a cui per troppo tempo non solo non si è voluto prestare credito, ma neppure le si è ammesse a dire la propria.

Ora pare che qualcosa sia cambiato. “Quanti dopo aver imperversato al Concilio e nel post-concilio beandosi della loro originalità, cadono pian piano nell’oblio e le loro novità si rivelano sempre più figlie del loro tempo, effimeri tributi allo spirito di un’epoca, incapaci di resistere alla prova della storia. (…) Chi era considerato un “residuo del passato” da archiviare per sempre, viene oggi pian piano riscoperto” (p. 114).

Lo hanno atteso anche loro, questi dieci testimoni alcuni dei quali ancora viventi e per lo più sconosciuti persino “agli addetti ai lavori” perché “a lungo neppure degni di una recensione, confutazione o di una citazione”, come Eugenio Conti o Padre Thomas Tyn, Romano Amerio o Brunero Gherardini. Gli autori li hanno chiamati “sentinelle”. Questa, infatti, non solo lancia il grido di allarme perché tutti si sveglino e pongano mani alle armi…ma perché guardando le prime luci all’orizzonte sappia dire “quanto manca della notte”.

Paradossalmente, proprio il successore di Giovanni XXIII, Paolo VI ha vestito i panni del “profeta di sventura” quando nel giugno del 1972, a soli pochi anni dal termine dell’assise conciliare, constatò con amarezza che “da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. [..] Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza”. A questa constatazione, seguirà quella di Giovanni Paolo II che denuncerà “un’apostasia silenziosa”. Le sentinelle, in fondo, assomigliano molto ai “profeti di sventura”.

Eppure, per quanto antipatico sia il loro monito quello cioè di avvisare, a partire dal più tenue dei segnali, l’avvicinarsi del pericolo, esse sono figure amiche. Sono collocate là sulla torretta, destinate alla solitudine e, forse, ad essere considerate delle scocciatrici quasi fossero come quegli allarmi che suonano ad ogni piè sospinto… Eppure, sono per prime amanti del fortino e dei tesori in esso custoditi. I testimoni scelti dai curatori, riproposteci nel contesto di una lettura più autentica dell’evento conciliare e al suo dispiegarsi negli anni successivi, sono indubitabilmente amici della carità nella verità, profondamente fedeli alla Chiesa e difensori della fede e, ancor più, della ragione. Come non ritenere tali il Card. Siri, Padre Pio, don Divo Barsotti, Giovannino Guareschi, Padre Cornelio Fabro? Il loro contributo di intelligenza, di realismo e di fede ci ha per molto tempo disturbato.

Avevano intuito che se non si sta “con la Chiesa di sempre, con la Chiesa del Concilio di Trento, con la Chiesa di Francesco, Tommaso, Bernardo e Agostino, la Chiesa è morta. La Chiesa è viva soltanto se, senza soluzione di continuità, si è nella Chiesa uno con gli apostoli per essere uno con Cristo” (pag.86). Pur imbavagliati e resi innocui, han seguitato a “dire la loro” per il dopo diluvio, per quelli che dovranno pur accingersi a ricostruire” (p. 19). “Non piove più” – riprende la metafora Eugenio Corti, uno tra gli scrittori italiani più affermati– “ma le acque ricoprono ancora molta terra”. Dunque, il libro riproponendo all’attualità del pensiero teologico, filosofico, liturgico il contributo di questi autori è come se riconoscesse che l’alba stia sorgendo e le acque si stanno pian piano riassorbendo. E’ un libro che segnala una speranza in atto.

E,’ tuttavia, urtante questa piccola e accessibile raccolta. Costringe tutti a ripensare al grande avvenimento del Concilio Vaticano II non come ad un evento che sancisce un nuovo inizio della Chiesa, ma come un’opera dello Spirito che spinge la “Barca di Pietro” senza dimenticare il tragitto compiuto, i porti a cui ha fatto sosta e soprattutto senza tralasciare la rotta.

Stupisce senz’altro la presenza tra le dieci, di Mons. Lefevbre, protagonista del Concilio e poi successivamente del post fino addirittura a ricevere una scomunica per aver ordinato dei Vescovi senza l’autorizzazione del Papa. La Fraternità di San Pio X da lui fondata risulta, senz’altro, la più agguerrita formazione nella salvaguardia del rito liturgico antico, da qualche anno riammesso da Papa Benedetto XVI. Schedato come integralista di destra, si è finiti per non verificare con sguardo sereno la sua critica e la sua posizione. Si pensi solo che la prima biografia su questo vescovo di contraddizione è uscita l’anno scorso dopo vent’anni dalla sua morte. La scelta di collocarlo in questo contesto è sicuramente provocatrice, ma allo stesso tempo invita a riconsiderarne la realtà e alcune sue valutazioni.

Non è più il tempo, infatti, di letture politiche secondo la stanca contrapposizione destra-sinistra o conservatori-progressisti. Ciò che preme agli autori è restituire, in primo luogo, al giudizio della storia quelle voci silenziate e, per certi versi umiliate, da un’intollerante cultura teologica e mondana che, negli anni del post Concilio, si sono incrociate sulla strada della modernità. In secondo luogo, ma per alcuni versi più importante ancora, riappropriarci di alcune grida perché, ascoltandole, possiamo uscire dalla crisi in cui è entrata il pensiero cattolico e, di conseguenza, la fede.

Alla vigilia dei cinquant’anni della convocazione conciliare occorre superare la stagione ideologica che ne ha caratterizzato la recezione, ricomporre le ferite inferte in questi anni e restituire al popolo cattolico quelle certezze di pensiero e di fede su cui, solo, è possibile camminare lieti di ciò che ci attende, grati per ciò che ci ha preceduto.

Don Massimo Vacchetti


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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