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DALLE PREDICHE DI SAN GREGORIO MAGNO PAPA (A.D.535/540)

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2016 19:11
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28/11/2011 16:17
 
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[SM=g1740733] Omelia XVIII di san Gregorio Magno, Papa, tenuta al popolo, nella Basilica di san Pietro, nella Domenica di Passione.

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Lezione dal santo Vangelo secondo Giovanni 8,46-59

46 Quis ex vobis arguit me de peccato? Si veritatem dico, quare vos non creditis mihi?
47 Qui est ex Deo, verba Dei audit; propterea vos non auditis, quia ex Deo non estis ”.
48 Responderunt Iudaei et dixerunt ei: “ Nonne bene dicimus nos, quia Samaritanus es tu et daemonium habes? ”.
49 Respondit Iesus: “ Ego daemonium non habeo, sed honorifico Patrem meum, et vos inhonoratis me.
50 Ego autem non quaero gloriam meam; est qui quaerit et iudicat.
51 Amen, amen dico vobis: Si quis sermonem meum servaverit, mortem non videbit in aeternum ”.
52 Dixerunt ergo ei Iudaei: “ Nunc cognovimus quia daemonium habes. Abraham mortuus est et prophetae, et tu dicis: “Si quis sermonem meum servaverit, non gustabit mortem in aeternum”.
53 Numquid tu maior es patre nostro Abraham, qui mortuus est? Et prophetae mortui sunt! Quem teipsum facis? ”.
54 Respondit Iesus: “ Si ego glorifico meipsum, gloria mea nihil est; est Pater meus, qui glorificat me, quem vos dicitis: “Deus noster est!”,
55 et non cognovistis eum. Ego autem novi eum. Et si dixero: Non scio eum, ero similis vobis, mendax; sed scio eum et sermonem eius servo.
56 Abraham pater vester exsultavit, ut videret diem meum; et vidit et gavisus est ”.
57 Dixerunt ergo Iudaei ad eum: “ Quinquaginta annos nondum habes et Abraham vidisti? ”.
58 Dixit eis Iesus: “ Amen, amen dico vobis: Antequam Abraham fieret, ego sum ”.
59 Tulerunt ergo lapides, ut iacerent in eum; Iesus autem abscondit se et exivit de templo.

***

[46] Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?
[47] Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
[48] Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".
[49] Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.
[50] Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.
[51] In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".
[52] Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".
[53] Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".
[54] Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",
[55] e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.
[56] Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".
[57] Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".
[58] Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".
[59] Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


1. Meditate, o fratelli carissimi, sulla mansuetudine di Dio. Era venuto per perdonare i peccati, eppure dice: Quis ex vobis arguit me de peccato? - Chi di voi può convincermi di peccato? Non disdegna di dimostrare con ragionamento che non è peccatore, lui che, in virtù della Sua divinità, poteva giustificare i peccatori. Ma è assai terribile ciò che soggiunge: Qui est ex Deo, verba Dei audit; propterea vos non auditis, quia ex Deo non estis - Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio! Se dunque ascolta le parole di Dio chi è da Dio, e chi non è da Dio non può ascoltare la di Lui parola, ciascuno domandi a se stesso se riceve la parola di Dio nell'orecchio del suo cuore, e capirà da che parte sia.
La Verità comanda di desiderare la Patria celeste, di mortificare gli appetiti della carne, di fuggire la gloria mondana, di non desiderare i beni altrui, e di dispensare i proprii. Rifletta perciò, ciascuno di voi, nel suo interno, se questa voce di Dio ha avuto risonanza nel proprio cuore, e capirà bene se egli è da Dio.
Vi sono certuni che non si degnano neppure di ascoltare i Comandamenti di Dio con le orecchie del corpo. Vi sono poi altri che li ascoltano, si, con le orecchie del corpo, ma non li abbracciano col desiderio della mente. Vi sono altresì di quelli che accolgono volentieri le parole di Dio, fino a piangere  per  compunizione, e tuttavia, passata la pioggia delle lacrime, tornano all'iniquità pensando che, quelle lacrime, fossero bastevoli per soddisfare la giustizia divina. Tutti costoro, in verità, non ascoltano affatto le parole di Dio, poichè non si curano di tradurle in opere e testimonianza. Richiamate, o fratelli carissimi, agli occhi della mente la vostra vita, e meditando, temete con sacro timor di Dio, la Verità che dice: propterea vos non auditis, quia ex Deo non estis - per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio.
Ma quello che la Verità dice, parlando ai reprobi, essi stessi lo confermano con le loro pessime opere. Infatti la Verità segue e dice ancora: Responderunt Iudaei et dixerunt ei: “ Nonne bene dicimus nos, quia Samaritanus es tu et daemonium habes? ” -  Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".

2. Ascoltiamo  che cosa il Signore risponde ad una così atroce contumelia: Respondit Iesus: “ Ego daemonium non habeo, sed honorifico Patrem meum, et vos inhonoratis me. - Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate. Notate bene, carissimi fedeli, che il Signore non volle rispondere come le loro menti pensavano: "non sono un samaritano", ma dice: io non sono un indemoniato! Questo perchè "samaritano" vuol dire "custode" del quale il Salmista dice: "Se il Signore non  protegge la città, invano vegliano i suoi custodi - Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam" (Sal.126); ed al quale da Isaia viene detto: "Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella, a che punto è la notte? - Custos quid de nocte? custos, quid de nocte? (Is.21,11).
Delle due cose che gli erano state attribuite, la Verità una la negò, l'altra, tacendo, l'ammise.
Egli infatti era venuto per essere il custode del genere umano, e se avesse negato di essere samaritano, avrebbe pure negato di essere tal custode. Perciò tacque a riguardo a ciò che sapeva di essere, e con pazienza respinse ciò che gli era stato falsamente attribuito, dicendo: io non sono indemoniato - Ego daemonium non habeo.
In questa risposta, che altro, se non la nostra superbia, rimane confusa? La quale, appena è toccata anche leggermente, risponde con ingiurie più atroci di quelle ricevute: fa il male che può, e minaccia quello che non può fare.
Ecco invece il Signore, il quale, sebbene ingiuriato, non si adira, nè risponde con parole contumeliose.
Se Egli avesse voluto rispondere ai suoi calunniatori "siete voi indemoniati!", avrebbe detto la verità, perchè questi non avrebbero potuto dire di Dio cose tante perverse, senza essere essi stessi ispirati o posseduti dal demonio.
Ma dopo aver ricevuto l'ingiuria, la Verità non volle dire neppure ciò che era vero, onde non sembrasse che parlava non per dire la verità, ma per controbattere all'ingiuria. Da questo fatto quale insegnamento viene a noi se non che, dobbiamo rinunciare di rinfacciare loro anche i vizi, affinchè noi non mutiamo in arma di furore il ministero della giusta correzione?
Siccome però, che chi usa lo zelo di Dio viene villipeso dai malvagi, il Signore volle darci in se stesso un modello della santa pazienza, e soggiunse: sed honorifico Patrem meum, et vos inhonoratis me - ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate. E ci ammonisce ancora coll'esempio, come dobbiamo diportarci noi in simili frangenti, quando aggiunge: Ego autem non quaero gloriam meam; est qui quaerit et iudicat - Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.
Noi sappiamo dalla Scrittura che il Padre rimise ogni giudizio al Figlio, alla Verità medesima, ed ecco ora che lo stesso Figlio, ingiuriato non cerca la sua gloria. Riserva il giudizio delle calunnie, lanciategli contro, al Padre, per dimostrarci appunto quanto noi dobbiamo essere pazienti, dal momento che Lui, Giudice, non vuole ancora vendicare se stesso. Egli sembra ricordarci che la pazienza di Dio verso gli uomini oltraggiosi, sia nata, possiamo dire, con l'Incarnazione stessa del Verbo, e tale Dio paziente resterà fino al Suo ritorno quando, finito il tempo di tanta pazienza e misericordia, allora il Giudice di tutte le cose emetterà il Suo verdetto e difenderà il Figlio da tutti gli oltraggi ricevuti e rimasti impuniti.
Ma sia ben chiaro che, di fronte alla crescente perversità dei cattivi, non dobbiamo diminuire la predicazione, ma anzi aumentarla! Di questo anche ce ne da l'esempio nostro Signore che, dopo essere stato accusato di avere il demonio, accresce il beneficio della sua predicazione, dicendo: In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte - Amen, amen dico vobis: Si quis sermonem meum servaverit, mortem non videbit in aeternum. E come i buoni, necessariamente, in seguito alle calunnie diventano migliori, così avviene che per i reprobi, di fronte a tanto beneficio, si fanno invece ancor più perfidi perchè non vogliono rinunciar alla propria superbia, infatti, alla predicazione ricevuta, invece di cedere alla loro perfidia, rispondono: Nunc cognovimus quia daemonium habes - Ora sappiamo che hai un demonio.
Siccome avevano aderito alla morte eterna e non vedevano questa morte alla quale aderivano rigettando la Vita che aveano davanti, ma consideravano solo la morte del corpo, non comprendendo le parole della Verità, ancor più testardamente dicevano: Abraham mortuus est et prophetae, et tu dicis: “Si quis sermonem meum servaverit, non gustabit mortem in aeternum - Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte. Ma così antepongono alla Verità lo stesso  Abramo e i Profeti, come più degni di venerazione. Ma è chiaro che coloro che non conoscono Dio tributano anche un falso onore ai servi di Dio!

3. Si noti come il Signore, pur vedendo coloro resistere apertamente alle sue parole di verità, non cessa tuttavia di annunziare ad essi di nuovo la Parola divina, e soggiunge spiegando con pazienza: Abraham pater vester exsultavit, ut videret diem meum; et vidit et gavisus est - Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò. Abramo vide il giorno del Signore quando ricevette, come simbolo della Somma Trinità, ed ospitò i tre Angeli; e ricevutili, parlava ai Tre come se fossero Uno solo. Tre difatti sono le Persone Divine, ma unica è la natura Divina.
Le menti carnarli degli uditori, però, non sollevano lo sguardo al di sopra della carne, vedeno nel Signore solo l'età della carne, e ancor più spudoratamente si prendono gioco di Dio rispondendo: Quinquaginta annos nondum habes et Abraham vidisti? - Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo? L'amato Redentore nostro, con infinita benignità e somma pazienza, sorvola sulla domanda che suona di presa in giro, e cerca di innalzarli dalla vista della sua umanità alla contemplazione della Sua divinità, ed esclama con autorità: Amen, amen dico vobis: Antequam Abraham fieret, ego sum - In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono.
State attenti a queste parole, fratelli carissimi, "prima" si riferisce al tempo passato; "sono" al tempo presente. E siccome, in relazione a Dio non vi è nè passato, nè futuro, ma sempre Egli ha l'essere al presente, Gesù non dice "prima che Abramo fosse, io fui", ma "prima che Abramo fosse, io sono", ed è a noi, che siamo da Dio, che ciò ci è del tutto chiaro: Dio aveva già detto a Mosè: Ego sum qui sum... Sie dices filiis Israel: Qui est misit me ad vos - Io Sono Colui che Sono. E: così dirai ai figli d'Israele: Colui che è mi ha mandato a voi! Abramo ebbe un "prima" ed un "poi" perchè potè venire in questo mondo e mostrarsi presente, e poi partirsene in conseguenza del corso stesso della vita. La Verità invece ha sempre l'Essere, perchè in essa nulla ebbe un principio e nulla avrà termine. Le menti degli infedeli, non potendo sopportare queste parole di eternità, ricorrono alle pietre, e cercano di opprimere Colui che non potevano comprendere, e che non volevano comprendere.

4. Che cosa il Signore abbia fatto contro il furore dei lapidatori ci viene svelato subito dopo dalle parole che seguono: Iesus autem abscondit se et exivit de templo - ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Desta meraviglia, o fratelli carissimi, che il Signore pare fuggire i suoi persecutori nascondendosi, mentre, se avesse voluto esercitare la potenza della Sua Maestà divina, con un solo cenno della sua mente, li avrebbe potuti immobilizzare nell'atto stesso che stavano per compiere, e avrebbe potuto fulminarli colla pena della morte istantanea. Ma siccome Egli era venuto per patire, non volle agire da Giudice. Anche durante la Sua passione, pur dimostrando la Sua potenza, volle sopportare i patimenti che si era addossati. Infatti, ai suoi persecutori che lo cercavano, col solo dire loro "Io Sono", di fatti li colpì talmente nella loro superbia, che li  distese a terra. Egli pertanto si nascose perchè, fattosi Uomo, voleva alcune cose insegnarcele colle parole ed altre coll'esempio. E questo esempio in particolare che altro c'insegna se non a fuggire umilmente  la vendetta, l'ira dei superbi, anche quando possiamo resistervi? Perciò Paolo ci dice: Lasciate fare all'ira divina - date locum irae (Rm.12,19). Consideri l'uomo con quanta umiltà deve fuggire l'ira del prossimo, se Dio stesso nascondendosi, volle fuggire i furori di quegli uomini adirati!
Nessuno, dunque, si ecciti dinanzi alle contumelie ricevute; nessuno renda insulto per insulto. Sull'esempio stesso di Dio, è più glorioso sfuggire all'ingiuria col silenzio, che vincerla dimostrando la propria superiorità. [SM=g1740721]

5. Contro tal grande insegnamento, la superbia suggerisce dal cuore: è obbrobrioso tacere quando si è ingiuriati! Chi ti vede ricevere la contumacia e tacere, non pensa già che tu agisca per pazienza, ma perchè ti riconosci nella colpa! Reagisci, attacca!
Perchè mai nel nostro cuore spunta questa voce contro la santa pazienza, se non perchè abbiamo fissato il nostro pensiero alle cose di quaggiù, curandoci di ciò che pensano gli uomini, piuttosto che rivolgere la nostra attenzione di piacere a Colui che ci vede dal Cielo? Quando dunque siamo ingiuriati, meditiamo e diportiamoci secondo la Verità: Ego autem non quaero gloriam meam; est qui quaerit et iudicat - Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.

Infine, fratelli carissimi, ciò che si dice del Signore che: Si nascose, può essere interpretato anche in altro modo. Il Signore aveva già predicato molte cose ai Giudei, ma essi avevano dimostrato di disprezzare le parole della Sua predicazione. Anzi, essi furono resi peggiori dalla predicazione, e giunsero a scagliare pietre alla Verità che non più sopportavano di udire. Ed il Signore, con il gesto del nascondersi, che altro mai volle farci intendere se non che la Verità stessa si occulta di fronte a coloro che la respingono, che la attaccano, che non si curano di seguire negli insegnamenti pazienti? La Verità infatti, di proposito, sfugge da quelle menti che non trova umili ed accoglienti. [SM=g1740722]
Oggi vi sono molti cristiani che detestano la testardaggine dei Giudei, i quali non vollero sentir ragione della predicazione di Nostro Signore, e tuttavia si diportano in relazione all'operare, in quello stesso modo che rimproverano ai Giudei di aver usato in relazione alla fede. Ascoltano i precetti del Signore, conoscono i Suoi prodigi, ma non vogliono convertirsi dalla loro pravità. Il Signore ci chiama, e noi non vogliamo ritornare a Lui; il Signore ci sopporta, e noi trascuriamo la Sua infinita pazienza.
Mentre c'è ancora tempo, o fratelli, ognuno abbandoni la sua condotta perversa, abbia timore della pazienza di Dio, affinchè non abbia ad accadergli di non poter poi sfuggire all'ira di Colui che oggi disprezza nella Sua misericordia!
Amen.

[SM=g1740738]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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