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Interessante contributo del forumista Paolo alea_iacta_est72

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2011 21:53
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04/10/2011 11:44
 
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Qui di seguito riporto qualche mia indagine riguardante il versetto di Luca 12,48, di comunicazioni intercorse con dei sacerdoti:

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Stimatissimo don Matteo, ho letto il suo articolo relativo al Purgatorio su Encanta: Purgatorio: il debito non saldato Molte volte dialogando con dei fratelli separati in un gruppo di discussione, si richiede ai cattolici di mostrare le evidenze scritturali dell'esistenza del purgatorio. Conosco i testi di Maccabei e di 1 Cor 3,15 che pure lei ha citato. Mi sono spesso trovato a meditare sui versetti di Luca 12,41-48. In particolare i versetti 47-48 mi colpiscono riguardo alle Poche percosse destinate a chi NON HA CONOSCIUTO la volontà del Padrone. Secondo il mio modesto punto di vista il servo, non conoscendo la volontà del Signore è scusabile pur avendo fatto del male a sua insaputa. E poi siccome le percosse sono POCHE si presume che siano limitate nel tempo; non penso si possa parlare di Poche, se si trattasse dell'inferno che è eterno tormento. È lecito o arbitrario dire a ragion veduta che questo testo può ben indicare uno stato di purificazione dopo la morte? Le sarò grato se vorrà darmi cortese riscontro. Con affetto fraterno". Teofilo

Risposta ricevuta:

Il Vangelo che tu hai citato deve essere letto dal versetto 33: il brano sembra assemblato in modo strano perché si passa dal tema della ricchezza a quello della vigilanza.
Tuttavia il clima che fa da sfondo è unitario: la prossima attesa del Figlio dell'uomo che sta per venire.
L'interrogativo circa la vicinanza di Dio è un interrogativo che riguarda l'interiorità.
Non è una questione di tempo ma di prossimità esistenziale.
Noi spesso ci inganniamo: il denaro non ci dà protezione perché tignola e ruggine lo mangiano.
Il Vangelo a partire da questa sottolineatura, come nel salto del cavallo del gioco degli scacchi, tocca un tema dopo l'altro.
E qui il discorso si sposta sul tema della vigilanza (il popolo ebreo sa bene cosa vuol dire questo: "non sonnecchia né dorme la tua sentinella, Israele", recita un salmo). Noi in definitiva siamo troppo preoccupati di chiuderci bene per ovviare lo scasso, ma l'unico vero scasso è il confronto con Dio.
È Lui l'unico vero scasso della nostra vita, a cui dobbiamo seriamente fare attenzione. E allora tutto il resto trova il proprio ordine.
Qui è fuorviante chiederci: chi riguarda tutto ciò? Soltanto noi stessi? Gli altri?
La domanda giusta è piuttosto questa: di che cosa vivo?
Per dirla con un'altra parola di Gesù, ciascuno ha i suoi talenti, non però come proprietà che potrebbe rivendicare. Ciò che possediamo è un bene prestato, destinato a servire e ad essere immesso nel circuito del mondo. Altrimenti, smembrando il mondo, smembriamo il nostro cuore. Dio ci fa a pezzi!
Ciao. Don Matteo

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Altra comunicazione:

Stimatissimo Padre Claudio,

Siccome la seguo di tanto in tanto sul suo sito vorrei rivolgerle una domanda sperando di non arrecarle disturbo.

Mi sono spesso trovato a meditare sui versetti di Luca 12,47-48.

Mi interesserebbe approfondire maggiormente il significato del tipo di pene comminate ai diversi tipi di servi soprattutto di colui che NON HA CONOSCIUTO la volontà del Padrone.

Mi sono chiesto spesso, e senza trovare una risposta in tutti i commenti consultati, se il castigo previsto possa essere inteso come l'inferno eterno, tenendo presente soprattutto la inconsapevolezza del servo nel fare cose "degne di castigo", e tenendo presente che le percosse che gli vengono date sono POCHE.

E' possibile concludere che questo testo indichi uno stato di purificazione dopo la morte e prima di poter accedere alla salvezza, simile a quanto si argomenta di solito per il testo di 1 Cor 3,15, oppure il testo di Luca 12,47-48 non autorizza una conclusione analoga?

Il commento protestante afferma che Gesù si riferisca SOLO ALL'INFERNO, sia quando parla di molte percosse sia quando parla di poche percosse.

I protestanti hanno una visione cupa della fede, ma invece si tratta di castigo in generale, quello che merita un cattivo comportamento.

Le poche percosse si riferirebbero a una minor pena che i responsabili di atti degni di castigo avrebbero nell'inferno.

Questa posizione a mio avviso è consequenziale al fatto che nella Scrittura essi non vogliano vedere in nessun modo nessun concetto di purgatorio.

Ho controllato molti commentari cattolici: in nessuno si afferma che Gesù si riferisca all'inferno.

Infatti l'inferno è l'inferno in ogni caso, senza speranza, quindi non ha senso graduare le pene che rimangono in ogni caso eterne.

La mia osservazione è che quelle poche percosse, date a chi NON SAPEVA cosa il PAdrone desiderava dal suo servo, indica

che il servo è un credente, visto che è al servizio del Padrone, anzi che è un amministratore, uno dei capi come anche lei confermava.

che è degno di perdono visto che NON CONOSCEVA LA VOLONTA' del Padrone.

che la Misericordia infinita di Dio non può prevedere un castigo eterno per chi si è comportato male inconsapevolmente.

che siccome le percosse sono definite POCHE non possono essere considerate eterne, e quindi in numero illimitato.

Avendo Gesù pregato per coloro che NON SAPEVANO QUEL CHE FACEVANO quando lo mettevano in Croce, dobbiamo ritenere che egli desiderasse la loro salvezza e non la perdizione eterna, nonostante il loro grave delitto.

Perchè non dovremmo pensare la stessa cosa per coloro che fecero cose degne di castigo ma SENZA SAPERLO?

Ecco tu ragioni bene perchè il peccato è grave proprio quando è volontario e consapevole. Quindi una persona che sbaglia per ignoranza è molto meno colpevole di una che sbaglia ben sapendo di sbagliare.

In sostanza, secondo il mio punto di vista non può trattarsi di un castigo eterno ( e quindi l'inferno) come sostengono i protestanti, ma può solo trattarsi di pene temporanee, e quindi di quella condizione che noi chiamiamo per convenzione, PURGATORIO.

Quello che non comprendo è come mai l'esegesi cattolica non si avvalga di questo versetto, tra gli altri, per difendere la dottrina sul purgatorio, dal momento che se si vuole essere pignoli anche il versetto di 1Cor.3,15 non parla esplicitamente di purgatorio, eppure l'esegesi cattolica lo prende sovente a riferimento per esplicitare la propria posizione dottrinale sul purgatorio.

Non potrebbe fare lo stesso con Luca 12,47?: a mio parere vi sono validi motivi per farlo.

Se questi motivi non ci sono mi piacerebbe almeno sapere perchè.

Chiedo scusa se le faccio perdere del tempo prezioso, ma siccome questo argomento è stato oggetto di una discussione in un forum, vorrei almeno chiarirmi le idee in quanto cattolico.

Con affetto


Risposta ricevuta

Noi sappiamo che la vita finisce con la morte e che dopo ci sarà un premio eterno o un castigo eterno. Dio vole essere conosciuto come amore e misericordia, che fino all'ultimo lavora per la nostra salvezza (Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva), quindi non dobbiamo preoccuparci dei particolari del castigo, fidandoci di Dio.

Certo Dio che conosce il nostro cuore sa valutare perfettamente il grado di colpevolezza in ogni nostra situazione, e conosce bene tutte le eventuali attenuanti. Noi però dobbiamo vivere al massimo dell'impegno, senza pensare che, dal momento che Dio perdona... possiamo anche lasciarci andare.... Questo è molto sbagliato e noi dobbiamo mettercela tutta per compiere il bene. Il Purgatorio è proprio conseguenza della misericordia di Dio per noi. Infatti noi non possiamo entrare nella Vita Eterna senza essere purificati, e allora il Purgatorio che è una pena nella speranza, ci permette di scontare quello che non è stato possibile in vita.

Allora, in tutte le circostanze in cui ci lamentiano di disagi, dei pesi della vita, delle sofferenze... quanto faremmo meglio ad accettarle e offrirle a sconto dei peccati nostri e di altri..... e certo accorceremmo il Purgatorio.

In ogni caso Dio si è fatto conoscere per mezzo di Gesù, ma poi noi non siamo in grado di pesare ogni decisione di Dio ora, e quindi non sono utili le discussioni su particolari. Nel Medio Evo perdevano anni a discutere anche riguardo agli angeli..... ma perdevano solo il loro tempo.

In ogni caso se non sono stato abbastanza chiaro, scrivi ancora..... p.claudio

Le sarò grato se vorrà darmi cortese riscontro appena potrà.

Caro Teofilo, hai capito bene. La Parola di Dio certo è la fonte della verità, ma se scendiamo nei particolari a volte è difficile capire bene, e infatti lo studio della Bibbia non si esaurisce mai....

Ma la fonte più pratica da usare per fare chiarezza è il Catechismo della Chiesa Cattolica, che trovi anche online.

Riguardo poi se è meglio servirsi di alcuni versetti piuttosto che di altri, il Magistero della Chiesa ha certamente i suoi motivi. C'è un bel sito su cui puoi facilmente trovare documenti: www.ecclesiaonline.it

Scrivi quando vuoi..... p.claudio

----- Stimatissimo Padre Claudio,

la ringrazio moltissimo per la sollecita risposta 

Lei dice:

si tratta di castigo in generale, quello che merita un cattivo comportamento.

Infatti l'inferno è l'inferno in ogni caso, senza speranza, quindi non ha senso graduare le pene che rimangono in ogni caso eterne.


Orbene trattandosi di un "castigo in generale" che avviene all'arrivo del Padrone, e non essendo l'inferno perchè lì non avrebbe senso "graduare le pene", non resterebbe altro che una condizione in cui si sconta la pena di ciò che si è fatto di male, in vista della salvezza e non della perdizione. Non si può pensare che si tratti di Paradiso in quanto in Paradiso si gode il premio e non si subisce il castigo.

Mi pare che non vi siano altre possibilità. La conclusione analoga che la Chiesa ha tratto da 1 Cor 3,15.

Se la deduzione finale non fosse questa la prego di volermi avvertire.

La ringrazio anche della precisazione finale che trovo molto pertinente.

Resterebbe da capire però come mai la Chiesa utilizza certi versetti fino all'esaurimento di ogni possibile indizio e dettaglio per trovare fondamento scritturale a determinate verità della fede e non usi in nessun modo questo versetto neppure come riferimento indiretto per la dottrina del Purgatorio.

Mi sono sforzato di cercarlo anche nei testi dei Padri della Chiesa ma senza successo. Si tratta di un testo dimenticato ed inesplorato?

Se lei è in grado di spiegarmene il motivo mi farà piacere saperlo.

Con affetto


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