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Il Don Camillo di Guareschi e la triste attualità.....

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2017 22:11
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Sesso: Femminile
22/10/2011 00:17
 
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[SM=g1740733]Un interessante commento .....

don camillo


GIOVANNINO GUARESCHI “È di moda il ruggito della pecora”, pubblicato su Oggi n. 45 del 10 novembre 1966, ora compreso in “Don Camillo e don Chichì” (già “Don Camillo e i giovani d’oggi”) ed. BUR Rizzoli, 1996, pgg. 134-137.

Questo dialogo tra il Cristo e un don Camillo che ormai (siamo nel 1966) è quasi spaesato rispetto al “mondo nuovo” che sta irrompendo nella sua piccola società di provincia, è quanto di più commovente, profetico, amaro e pieno di speranza abbia letto in quella bellissima ultima raccolta di racconti del Mondo Piccolo, che Giovannino Guareschi ci ha offerto un paio d’anni prima di morire.

 Quarant’anni fa, proprio in questi giorni Giovannino scriveva questa novella in cui il suo pretaccio di campagna affronta con dolore la sfrontatezza della nipote “sessantottina”, che si confessa senza pentirsi del proprio peccato (aspetto che per un prete nato e cresciuto con il catechismo di Pio X è intollerabile): il dolore di un uomo che riesce a vedere a quarant’anni di distanza il proprio simile che “si ritroverà esattamente come il bruto delle caverne.

 Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne”; il dolore di un uomo che si accorge che i suoi simili si stanno “autodistruggendo” perdendo tutto quello che può sostenerli; il dolore di un uomo che si accorge che il demonio sta diventando sempre più furbo, mascherandosi anche da prete. È un racconto che ha in sé la potenza del grande grido esistenziale, dipinto con i tratti leggeri, chiari, paterni, di tutti i racconti di Guareschi: il grido di un uomo che si sta avvicinando agli ultimi giorni e cerca di guardare il suo Piccolo Mondo, con lo stesso sguardo incantato e commosso di vent’anni prima e si accorge che quel mondo sta piano piano, inesorabilmente autodistruggendosi.

E di fronte a tutto ciò, il cuore ferito di Guareschi, fa ciò che il suo cuore semplice gli suggerisce: domanda, chiede, a quel Cristo appeso alla croce che sempre gli è stato presente e l’ha accompagnato per tutta la vita.

(Per inciso: in quest’ultima raccolta di Guareschi i dialoghi tra don Camillo e il suo Cristo, sono sempre più rari e la voce del Cristo, appare sempre distante, perché don Camillo è fuori dalla Chiesa o perché è il Crocifisso stesso che viene “sfrattato” dallo zelo del prete post-conciliare e cattocomunista don Chichì; mentre in questo racconto la voce del Cristo è vicina e potente, come la sua presenza... tutto ciò non è un caso. Non può esserlo... Scusami Giovannino se ho travisato!).

E alla domanda sincera del cuore, il Cristo si commuove e, in uno dei più alti pezzi di letteratura che abbia letto, il Cristo (coscienza di Guareschi) dà a don Camillo e a tutti i cristiani il proprio compito: “Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede”. Cosa c’è di più bello, per descrivere quello che è una Compagnia Cristiana!

Questo è lo scopo e il significato di una amicizia cristiana, come è questa Società Chestertoniana di cui faccio parte. Cos’è l’amicizia cristiana se non un luogo che possa aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta di fronte al deserto spirituale che avanza? Il nostro caro Gilbert (di cui tra l’altro c’è tutto l’eco anche nelle immagini che Guareschi usa... cfr il riferimento al mondo di pazzi in cui “il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione”) non ci aiuta forse a mantenere intatto il seme della nostra fede?

Questa citazione vuole essere il mio piccolo, modesto contributo a questa esperienza che sta continuando a tenere vivo in me quel seme, nato dall’incontro con la compagnia cristiana. Appena letta questa pagina, ho proprio pensato che questo è lo scopo per cui da tutte le parti di Italia, si è riunito questo strano gruppo di uomini. E questo vuole essere un grazie, per l’opportunità che mi date: l’opportunità di far diventare la mia passione per la letteratura, non solo un mero passatempo “borghese”, ma una reale possibilità per la mia conversione.

[Modificato da Caterina63 22/10/2011 08:32]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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