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Il Don Camillo di Guareschi e la triste attualità.....

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2017 22:11
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21/11/2014 14:14
 
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  Alluvioni al Nord Italia: in processione sulle rive del Po per chiedere protezione




Don Evandro Gherardi, parroco di Brescello, guida la processione sulle rive del Po - RV





20/11/2014 03:49



"Quando ho avuto la notizia che una frazione del nostro paese sarebbe stata sgomberata dei suoi 250 abitanti proprio per il pericolo di straripamento del Po, forse ispirato dal Signore, ho pensato di organizzare una cerimonia straordinaria di benedizione del fiume, nell'ambito di una giornata intera di preghiera". Così don Evandro Gherardi, parroco di Brescello (Reggio Emilia) racconta com'è nata la processione di circa 300 fedeli sulle rive del Po per scongiurare l'alluvione. Il sacerdote guidava il corteo portando il celebre crocifisso ligneo creato per le vicende cinematografiche di 'Peppone e Don Camillo', oggi conservato proprio nella chiesa di Brescello, set di quelle indimenticabili pellicole.


"Qui non abbiamo avuto paura, ma preoccupazione che le cose potessero peggiorare, essendo gli argini intrisi d'acqua, temevamo altri cedimenti. Le motivazioni erano tre: chiedere la protezione del Signore per le nostre zone, pregare per le vittime del maltempo di questi giorni e infine riflettere su come l'uomo stia utilizzando l'ambiente. Spesso dietro le catastrofi naturali c'è anche il mancato rispetto del Creato da parte dell'uomo: iquinamento, eccessiva urbanizzazione. E proprio la vicinanza di questo fiume con la sua bellezza, e al tempo stesso la sua pericolosità, ci porta a riflettere e a pensare". "Il crocefisso che abbiamo portato in processione - rivela infine don Evandro - non faceva parte dell'arredo liturgico della nostra chiesa. Era stato realizzato per i film di 'Peppone e don Camillo', girati qui, e poi era rimasto nei magazzini di Cinecittà. Il paese l'ha chiesto, l'abbiamo pulito, restaurato e sistemato in chiesa e oggi è oggetto di grande venerazione anche da parte dei turisti che visitano Brescello". 



(Fabio Colagrande)



Don Camillo torna a Brescello: Crocefisso in processione per fermare il Po
di Rino Cammilleri20-11-2014
Il Crocefisso e don Camillo

Brescello (Reggio Emilia) è la cittadina in cui Giovannino Guareschi ambientò le storie di Don Camillo e Peppone. In una di queste la piena del Po allagava tutto e il parroco guidava una processione di barche per implorare l’aiuto di Dio. Don Camillo reggeva il Crocifisso della sua chiesa, quello con cui usava parlare e da cui riceveva ironiche risposte. Questo racconto diede spunto a uno dei tanti film con Fernandel e Gino Cervi. Ora, proprio l’altro ieri, l’attuale parroco, don Evandro Gherardi, ha deciso di ripetere il gesto di don Camillo per cercare l’aiuto divino contro il solito Po, che ha già superato di ben nove metri il livello di guardia. Processione fino al fiume e una giornata di preghiera davanti al «Crocifisso parlante». 

L’iniziativa è stata definita dai media «un gesto suggestivo e curioso». Folklore, insomma. In effetti, non sono più i tempi di Guareschi, e altre divinità hanno preso il posto del Dio cattolico: la Scienza e la Politica. Così, quando il terremoto ci inghiotte, mandiamo a processo gli scienziati che non hanno saputo prevederlo. E, quando l’alluvione ci spazza via, agitiamo il capestro contro i politici che hanno permesso il dissesto del territorio. Magari è anche vero che gli scienziati non sono infallibili e i politici avrebbero potuto far meglio. Ma, a disastro avvenuto, è magra consolazione la vendetta contro i «responsabili» e il dover mettersi in fila (dall’avvocato) per un risarcimento che non si sa se e quando arriverà. Forse, chissà, un giorno arriveranno scienziati e politici competenti e onesti. Ma ci sarà sempre un errore umano, un evento imprevisto, una calamità più forte di qualunque preparazione. 

La processione di Brescello

Di cose del genere ne abbiamo viste fin troppe, anche in quei Paesi che hanno scienziati e politicivirtuosi. Questa, ahimè, è e resterà Valle di Lacrime. Lo è anche quando preghiamo il Creatore di risparmiarci qualche croce. Figuratevi cosa diventa quando non facciamo nemmeno questo. Già, perché la preghiera serve innanzitutto per avere scienziati e politici competenti e onesti. Poi, ammesso di averli ottenuti, per scamparci da errori in buona fede o eventi imprevedibili. Infine, per ringraziare dello scampato pericolo o di esserne usciti con poche ossa rotte. L’unica preghiera che il Dio cattolico ci ha insegnato termina infatti con queste precise parole: «sed libera nos a malo», «ma liberaci dal male». Il male: c’è, è ineliminabile, spunta sempre quando o da dove non te l’aspetti. 

Come proteggersi? Restando il più possibile appiccicati a Cristo. Al di fuori del Suo alone di luce c’è il regno del Principe di Questo Mondo. Il quale, per esempio, può anche scatenare gli elementi (così un tempo la Chiesa insegnava). E ci vuole Cristo che, opportunamente svegliato, ordini loro: «Taci! Calmati!» (Mt 8, 23). Certo, non tutte le calamità vengono dal Diavolo e non tutte vengono dalla Natura. Ma da tutte quante può liberarci la preghiera, se ci crediamo e se Dio concede. Per questo un tempo la Chiesa aveva composto preghiere e riti per ogni genere di guaio, dalle cavallette alla carestia. A flagello fulminis libera nos Dominea flagello terraemotusa flagello tempestatis… C’erano Santi appositi da invocare contro la siccità o contro la pioggia, c’erano i cosiddetti «Santi del gelo» e i Quattordici Ausiliatori. Ogni necessità era coperta. Infine, c’erano le c.d. Rogazioni: Te rogamus, audi nos; Ti chiediamo di ascoltarci. E sant’Annibale Maria Di Francia (1851-1927) fondò addirittura una congregazione, i Rogazionisti. Fu san Mamerto, vescovo di Vienne nel Delfinato, a idearle, perché nell’anno 474 una serie di disastri (tra cui un terremoto) aveva messo alla fame quel pezzo di Gallia. 

La processione sugli argini del Po a Brescello

Processioni, preghiere e digiuno per sollecitare (in latino rogare) il soccorso divino. Finiti i secolicristiani, tali preghiere si affievolirono fino a spegnersi. Non possiamo dire quanti guai dette preghiere abbiano risparmiato all’umanità (anche se un censimento in tal senso si può fare, basta contare gli ex-voto nei santuari). Ce ne sono comunque tracce qua e là, come la statua di San Michele che rinfodera la spada (della peste) su Castel Sant’Angelo, per esempio. Ma possiamo senz’altro dire che, agli shakespeariani «mille flagelli naturali ereditati dalla nostra carne», nei secoli post-cristiani si aggiunsero quelli delle guerre di sterminio e dei totalitarismi. Sogghignino pure quelli che discendono dal Caso e dalla Scimmia: noi credenti sappiamo che una sola preghiera pubblica al Cuore Immacolato di Maria ha fatto crollare l’impero sovietico; figurarsi se non può fermare il Po. 

 

 

[Modificato da Caterina63 21/11/2014 21:13]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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