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04/11/2011 00:10 | |
AMOR DE CARITATEdi Jacopone da TodiEn Cristo è nata nova creatura,spogliato l vecchio om, fatto novello;ma tanto l'amor monta con ardura,lo cor par che se fenda con coltello;mente con senno tolle tal calura,Cristo me trae tutto, tanto è bello! Abbracciome con ello per amor sì claro: "Amor, cui anto bramo, famme morir d'amore!Per te, amor consumome languendo,e vo stridendo per te abbracciare;quando te parti, sì moio vivendo,sospiro e piango per te retrovare;e, retornando, el cor se va stendendo,ch’en te se possa tutto trasformare;donqua, più non tardare, amor, or me sovvene,ligato sì me tene, consumame lo core!Resguarda, dolce amor, la pena mia!Tanto calore non posso patire:l'amor m’ha preso, non so do' me sia,che faccio o dico non posso sentire;como stordito sì vo per la via,spesso trangoscio per forte languire;non so co sofferire possa tale tormento,e però me sento, che m’ha secco lo core.Cor m’e furato: non posso vedereche deggia fare, o che spesso faccia;e chi me vede, dice vol sapereamor senza atto se a te, Cristo piaccia.Se non te piace, che posso valere?De tal mesura la mente m’allaccial'amor che sì m’abbraccia, tolleme lo parlare,volere ed operare, perdo tutto sentore. **********************************************************IL NATALE
di Alessandro Manzoni
Qual masso che dal vertice di lunga erta montana, abbandonato all'impeto di rumorosa frana, per lo scheggiato calle precipitando a valle, barre sul fondo e sta;
là dove cadde, immobile giace in sua lenta mole; né, per mutar di secoli, fia che riveda il sole della sua cima antica, se una virtude amica in alto nol trarrà:
tal si giaceva il misero figliol del fallo primo, dal dì che un'ineffabile ira promessa all'imo d'ogni malor gravollo, donde il superbo collo più non potea levar.
Qual mai tra i nati all'odio, quale era mai persona che al Santo inaccessibile potesse dir: perdona? far novo patto eterno? al vincitore inferno la preda sua strappar?
Ecco ci è nato un Pargolo, ci fu largito un Figlio: le avverse forze tremano al mover del suo ciglio: all' uom la mano Ei porge, che sì ravviva, e sorge oltre l'antico onor.
Dalle magioni eteree sgorga una fonte, e scende, e nel borron de' triboli vivida si distende: stillano mele i tronchi dove copriano i bronchi, ivi germoglia il fior.
O Figlio, o Tu cui genera l'Eterno, eterno seco; qual ti può dir de' secoli: Tu cominciasti meco? Tu sei: del vasto empiro non ti comprende il giro: la tua parola il fe'.
E Tu degnasti assumere questa creata argilla? qual merto suo, qual grazia a tanto onor sortilla se in suo consiglio ascoso vince il perdon, pietoso immensamente Egli è.
Oggi Egli è nato: ad Efrata, vaticinato ostello, ascese un'alma Vergine, la gloria d'lsraello, grave di tal portato da cui promise è nato, donde era atteso usci.
La mira Madre in poveri panni il Figliol compose, e nell'umil presepio soavemente il pose; e l'adorò: beata! innazi al Dio prostrata, che il puro sen le aprì.
L’Angel del cielo, agli uomini nunzio di tanta sorte, non de' potenti volgesi alle vegliate porte; ma tra i pastor devoti, al duro mondo ignoti, subito in luce appar.
E intorno a lui per l'ampia notte calati a stuolo, mille celesti strinsero il fiammeggiante volo; e accesi in dolce zelo, come si canta in cielo A Dio gloria cantar.
L’allegro inno seguirono, tornando al firmamento: tra le varcare nuvole allontanossi, e lento il suon sacrato ascese, fin che più nulla intese la compagnia fedel.
Senza indugiar, cercarono l'albergo poveretto que' fortunati, e videro, siccome a lor fu detto videro in panni avvolto, in un presepe accolto, vagire il Re del Ciel.
Dormi, o Fanciul; non piangere; dormi, o Fanciul celeste: sovra il tuo capo stridere non osin le tempeste, use sull'empia terra, come cavalli in guerra, correr davanti a Te.
Dormi, o Celeste: i popoli chi nato sia non sanno; ma il dì verrà che nobile retaggio tuo saranno; che in quell'umil riposo, che nella polve ascoso, conosceranno il Re.
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |