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Paolo VI: il Fumo di Satana sono i sacerdoti che celebrano la Messa come fossero i padroni

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2012 19:20
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Interessante intevista di "Petrus":


CITTA’ DEL VATICANO -  Parla con un filo di voce e a volte l’affanno è talmente pesante che deve fermarsi. Ma la mente è lucida e il cuore buono. L’intervista con il Cardinale Virgilio Noè (nella foto), 86 anni, Maestro delle Cerimonie Liturgiche sotto i Pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, già Arciprete della Basilica di San Pietro e Vicario del Papa per la Città del Vaticano, si rivela commovente e, al tempo stesso, avvincente. Il porporato, che ha abbandonato da molto la vita pubblica a causa degli acciacchi propri dell’età, ci aiuta, portandoci per mano, a conoscere meglio un Pontefice - a torto - dimenticato in fretta dalla storia: Giovan Battista Montini. E rivela per la prima volta a cosa si riferiva precisamente Paolo VI quando, nel 1972, denunciò la presenza del fumo di Satana nella Chiesa.

Eminenza, chi era Papa Paolo VI?

“Un galantuomo, un Santo. Ricordo ancora come viveva il Mistero dell’Eucaristia, con passione e partecipazione. Quando penso a lui piango, ma non alla maniera degli ipocriti. Mi commuovo sinceramente. Gli devo tanto, mi ha insegnato molto, ha vissuto e si è speso sempre per la Chiesa”.

Lei ha avuto il privilegio di essere Maestro delle Cerimonie Liturgiche proprio grazie alla nomina ricevuta da Papa Montini ai tempi della riforma post-conciliare. Come ricorda quei tempi?

“Splendidamente. Una volta, il Santo Padre mi ha detto,personalmente, e con modi affettuosissimi, come il Cerimoniere dovesse attuare quel compito in quel determinato periodo storico. Avvenne in sacrestia. Mi si avvicinò e mi disse: il cerimoniere deve prevedere tutto e farsi carico di tutto, ha il compito di  rendere la  strada più facile al Papa”.

Aggiunse dell’altro?

“Sì. Affermò che l’animo di un cerimoniere non deve essere turbato mai da nulla, grandi o piccoli che siano i suoi problemi personali. Un cerimoniere, sottolineò, deve restare sempre padrone di se stesso e fare da scudo al Papa, perchè la Santa Messa deve essere celebrata degnamente, per la gloria di Dio e del suo popolo”.

Il Santo Padre come accettò la riforma liturgica voluta dal Vaticano II?

“Di buon grado”.

Si racconta che Paolo VI fosse un uomo molto triste: verità o leggenda?

“Una menzogna. Era un padre buono e mite, un galantuomo e un Santo. Al tempo stesso, era addolorato dal fatto di essere stato lasciato solo dalla Curia romana. Ma di questo preferisco non parlare”.

Nel complesso, smentendo gli storici, Lei che è stato uno dei suoi più stretti e fidati collaboratori, descrive Papa Montini come una persona serena.

“Lo era. E sa perché? Perchè affermava sempre che chi serve il Signore non può essere mai triste. E lui lo serviva specialmente nel sacrificio della Santa Messa”.

Resta immemorabile la denuncia di Paolo VI sulla presenza del fumo di Satana nella Chiesa. Ancora oggi, quel discorso sembra di un’attualità incredibile. Ma, con esattezza, cosa voleva dire il Papa?

“Voi di ‘Petrus’  avete fatto un bel colpo, perché sono in grado di rivelare, per la prima volta, cosa intendesse denunciare Paolo VI con quella affermazione. Ecco, Papa Montini per Satana intendeva classificare tutti quei sacerdoti o vescovi e Cardinali che non rendevano culto al Signore mal celebrando la Santa Messaa causa di una errata interpretazione e applicazione del Concilio Vaticano II. Parlò di fumo di Satana perchè sosteneva che quei preti che della Santa Messa facevano paglia in nome della creatività, in realtà erano posseduti dalla vanagloria e dalla superbia del Maligno. Dunque, il fumo di Satana altro non era che la mentalità che voleva stravolgere i canoni tradizionali e liturgici della cerimonia Eucaristica”.
E pensare che Paolo VI viene additato quasi come la causa di tutti i mali della liturgia post-conciliare. Ma stando a quello che rivela Lei, Eminenza, Montini paragonò il caos liturgico, sia pure velatamente, addirittura a qualcosa di infernale.

Lui condannava le smanie di protagonismo e il delirio di onnipotenza che seguirono a livello liturgico il Concilio. La Messa è una cerimonia sacra, ripeteva spesso, tutto deve essere preparato e studiato adeguatamente rispettando i canoni, nessuno è ‘dominus’ della Messa. Spiacevolmente, in molti dopo il Vaticano II non lo hanno capito e Paolo VI ne soffrì ritenendo il fenomeno un attacco del demonio”.

Eminenza, in conclusione: cos’è la vera liturgia?

“E’ il rendere gloria a Dio. La liturgia va eseguita sempre e comunque con decoro: anche un segno della Croce mal fatto è sinonimo di disprezzo e sciatteria. Purtroppo, lo ripeto, dopo il Vaticano II si è creduto che tutto o quasi fosse permesso. Ora bisogna recuperare, e in fretta, il senso del sacro nell’ars celebrandi, prima che il fumo di Satana pervada completamente tutta la Chiesa. Grazie a Dio, abbiamo Papa Benedetto XVI: la sua Messa e il suo stile liturgico sono un esempio di correttezza e dignità”.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Così Paolo VI parlò del demonio
nell'udienza generale del 15 novembre 1972

Un agente oscuro e nemico


Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio.
Prima di chiarire il nostro pensiero invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e penetra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. È il quadro della creazione, l'opera di Dio, che Dio stesso, come specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza (cfr. Gen. 1, 10, etc.).

Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica della umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale, di promesse eterne (cfr. Eph. 1, 10). A saperlo guardare questo quadro non si può non rimanere incantati (cfr. S. Aug. Soliloqui): tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza-Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore, così che l'universo, per ciò che è e per ciò che non è si presenta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello ed ancor più perfetto (cfr. 1 Cor. 2, 9; 13, 12; Rom. 8, 19-23). La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimista; e questa visione giustifica la nostra gioia e la nostra riconoscenza di vivere per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità (cfr. il Gloria della Messa).

Ma è completa questa visione? è esatta? Nulla ci importano le deficienze che sono nel mondo? le disfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? il dolore, la morte? la cattiveria, la crudeltà, il peccato, in una parola, il male? e non vediamo quanto male è nel mondo? specialmente, quanto male morale cioè simultaneamente, sebbene diversamente, contro l'uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo i cantori del Bene, noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall'osservazione e dall'esperienza del male?

Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell'ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio; una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l'altra invece rivolta al male, tormento che s. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d'una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo (cfr. Rom. 7); già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto interiore nel cuore stesso dell'uomo: video meliora proboque, deteriora sequor (Ovidio, Met. 7, 19).

Troviamo il peccato, perversione della libertà umana, e causa profonda della morte, perché distacco da Dio fonte della vita (Rom. 5, 12), e poi, a sua volta occasione ed effetto d'un intervento in noi e nel nostro mondo d'un agente oscuro e nemico, il Demonio.

Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un essere vivo spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.

Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelligenza religiosa del cosmo.

Non per nulla ne soffrì per anni s. Agostino: Quaerebam unde malum, et non erat exitus, io cercavo donde provenisse il male, e non trovavo spiegazione (S. Aug. Confess. VII, 5, 7, 11, etc.; pl 32, 736, 739).
Ed ecco allora l'importanza che assume l'avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima nello svolgimento della storia evangelica al principio della sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il Demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti (p. es. Matth. 12, 43)? E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi al Demonio, come a suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo» (Io. 12, 31; 14, 30; 16, 11)?
E l'incombenza di questa nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama il «dio di questo mondo» (2 Cor. 4, 4), e ci mette sull'avviso sopra la lotta al buio, che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo Demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi, dice l'Apostolo, dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è (soltanto) col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria» (Eph. 6, 11-12).

E che si tratti non d'un solo Demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano (Luc. 11, 21; Marc. 5, 9); ma uno è principale: Satana, che vuol dire l'avversario, il nemico; e con lui molti, tutti creature di Dio, ma decadute, perché ribelli e dannate (cfr. Denz.-Sch., 800-428); tutto un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, di cui conosciamo ben poco.

Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è all'origine della prima disgrazia dell'umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gn. 3; Sap. 1, 24). Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l'uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare.

La storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all'aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (cfr. Luc. 22, 53; Col. 1, 13). È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell'illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: inimicus homo hoc fecit (Matth. 13, 28).
È «l'omicida fin da principio ... e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (cfr. Io. 8, 44-45); è l'insidiatore sofistico dell'equilibrio morale dell'uomo.
È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all'apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.

Sarebbe questo sul Demonio e sull'influsso, ch'egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è.

Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso.
Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima -- la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! -- alle speranze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l'umana mentalità.
Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (cfr. S. Th. 1, 104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (cfr. Matth. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all'influsso del mysterium iniquitatis, a cui san Paolo si riferisce (2 Thess. 2, 3-12), e rende problematica l'alternativa della nostra salvezza.

La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com'è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell'azione diabolica? e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (cfr. Tertull. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente, dove l'amore è spento da un egoismo freddo e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle (cfr. 1 Cor. 16, 22; 1, 23), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito, dove la disperazione si afferma come l'ultima parola, ecc. Ma è diagnosi troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare, non però priva per tutti di drammatico interesse, a cui anche la letteratura moderna ha dedicato pagine famose (cfr. ad es. le opere di Bernanos, studiate da Ch. Moeller, Littér. du XXe siècle, I, p. 397ss.; P. Macchi, Il volto del male in Bernanos; cfr. poi Satan, Etudes Carmélitaines, Desclée de Br. 1948). Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l'Evangelista S. Giovanni, che siamo (nati) da Dio, e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» (1 Io. 5, 19).

All'altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall'invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva.
L'innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell'armatura d'un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (cfr. Rom. 13, 12; Eph. 6, 11. 14. 17; 1 Thess. 5, 18). Il cristiano dev'essere militante; dev'essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel digiuno» (Marc. 9, 29). E l'Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21; Matth. 13, 29).

Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, ... liberaci dal male!».
A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.

(L'Osservatore Romano 13 marzo 2011)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/07/2012 19:20
 
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Attualità e riflessioni

Paolo VI e il fumo di Satana: ieri, ed oggi?

papa Paolo VIIl 29 giugno 2012 sono trascorsi 40 anni dalla celebre omelia di Paolo VI col riferimento al “fumo di Satana” entrato nella Chiesa.  

Robert Fastiggi
Robert Fastiggi, su “The Latin Mass Magazine” ci propone l’articolo intitolato Paolo VI e il fumo di Satana: quaranta anni dopo. Riprendendo interpretazioni e testimonianze ma anche documenti pontifici conclude affermando che dovremmo ancora oggi interrogarci sull’attualità di quelle parole. 

l 29 Giugno 2012 segnerà il quarantesimo anniversario dell’omelia di Paolo VI del 1972 per la festa dei Santi Pietro e Paolo, in cui pronunciò la famosa frase sulla “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio. Il Santo Padre disse di avere la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio” (Insegnamenti [1972], 707).1 Il testo integrale dell’omelia non è stato riprodotto nella Raccolta ufficiale degli insegnamenti di Paolo VI (Insegnamenti di Paolo VI, vol. X, 1972) [esorcismo improprio? n. d. t.]. Invece fu riportata una sintesi in terza persona, cosa non senza precedenti.2 Nella sintesi dell’omelia 29 giugno, ci sono alcune citazioni degne di nota. La prima è piuttosto inquietante.

Ci sono state molte speculazioni su questa affermazione. Alcuni credono che altre frasi dell’omelia forniscano maggiori indicazioni circa il suo significato. Paolo VI parla di “dubbio, incertezza, problematica, inquietudine, insoddisfazione, confronto“. Egli osserva che “Ha prevalso nella Chiesa questo stato di incertezza”. Invece della auspicata giornata di sole, il Vaticano II ha portato “una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza”. Così, per alcuni, “il fumo di Satana” si riferisce alle “vaste correnti sociologiche che erano presenti alla fine del 1960 e primi anni 1970 … [che] infettavano la comunità cattolica» 3.

L’8 settembre 2008, a Brescia, vicino al luogo di nascita di Paolo VI, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha tenuto una omelia in occasione del trentesimo anniversario della morte del Pontefice.4 In questa omelia, il Cardinal Bertone afferma che “il fumo di Satana” di cui parlava Paolo VI nella sua omelia del 1972 erano gli “anni non facili del periodo post-conciliare” 5, però senza fornire alcuna ulteriore analisi.

All’inizio del 2008, tuttavia, il 14 maggio, il Cardinale Virgilio Noè, il Maestro delle Cerimonie sotto Paolo VI, fornì ulteriori dettagli in un’intervista a Bruno Volpe per il sito italiano Petrus.6

Quando gli fu chiesto del “fumo di Satana“, il cardinale Noè disse a Bruno Volpe di essere in grado di rivelare, per la prima volta, “quello che Paolo VI intendeva denunciare con questa affermazione“:

Secondo il Card. Noè, Papa Montini per Satana intendeva classificare tutti quei sacerdoti o vescovi e Cardinali che non rendevano culto a Signore mal celebrando la Santa Messa causa di una errata interpretazione e applicazione del Concilio Vaticano II. Parlò di fumo di Satana perchè sosteneva che quei preti che della Santa Messa facevano paglia in nome della creatività, in realità errano posseduti dalla vanagloria e dalla superbia del Maligno. Dunque, il fumo di Satana altro non era che la mentalità che voleva stavolgere i canoni tradizionali e liturgici della cerimonia Eucaristica.

Le interpretazioni del cardinale Bertone e del cardinale Noè non devono essere messe in opposizione. I dubbi e le incertezze del tempo facevano parte del “fumo di Satana” quanto gli abusi liturgici. Ciò che è chiaro è che, meno di sette anni dopo la solenne chiusura del Concilio Vaticano II, il Romano Pontefice ebbe la sensazione che ci fossero movimenti diabolici all’interno della Chiesa. Dobbiamo ricordare come si moltiplicarono rapidamente i problemi dottrinali negli anni tra il 1965 e il 1972.

Nel 1966, fu pubblicato il “Nuovo Catechismo” (De Nieuwe Katechismus) dei vescovi olandesi, catechismo che oscurava o contestava molti insegnamenti tradizionali cattolici.

Nel 1967, Paolo VI ha nominò una commissione di sei cardinali per esaminare questo catechismo; la commissione, un anno dopo, ha pubblicòo un verbale in cui annota dieci aree di carenza, compresi problemi con i dogmi del peccato originale, della nascita verginale di Gesù, del Sacrificio, e dell’indissolubilità del matrimonio (Acta Apostolicae Sedis 60 , 685-691)[1968].

Nel 1968, Paolo VI contrassegnò anche la fine dell’”Anno della Fede” 1967-1968 con una professione chiamata il “Credo del Popolo di Dio” (30 giugno 1968). Nella prefazione a questo Credo, egli parla di “inquietudine che agita certi ambienti moderni per quanto riguarda la fede” e dice: “Vediamo anche cattolici, che si lasciano prendere da una specie di passione per il cambiamento e la novità” (n. 4). All’interno di questa professione, il Santo Padre dedica particolare attenzione a riaffermare i tradizionali insegnamenti cattolici sul peccato originale e l’Eucaristia, che venivano sfidati in molti ambienti.

Il 25 luglio 1968, meno di un mese dopo il Credo del Popolo di Dio, Paolo VI pubblicò l’enciclica, Humanae Vitae, ribadendo la condanna cattolica della contraccezione. Come è noto, questa Enciclica fu accolta con una diffusa opposizione da parte di molti teologi e del clero.

I successivi due anni, 1969-1970, furono quelli della comparsa e dell’attuazione del nuovo Messale Romano. A questo punto, i “motori” di dissenso erano già in funzione, e molti utilizzarono il nuovo Messale come un’opportunità per indebolire la musica liturgica tradizionale [si veda l'articolo di padre G. I. Gargano, n. d. t.], l’architettura della chiesa, e la riverenza eucaristica.

Quelli con una “passione per novità e cambiamento” (per usare le parole del Papa) facevano appello al Concilio Vaticano II per giustificare i loro abusi. Questo contesto ci aiuta a capire un’altra osservazione importante fatta da Paolo VI nella sua omelia del 29 giugno 1972, omelia che si riferiva direttamente al Concilio. Il Santo Padre affermava: “Crediamo in … Qualcosa di preternaturale venuto Proprio nel Mondo per turbare, per soffocare i frutti del Concilio Ecumenico, e per impedire Che la Chiesa prorompesse nell’inno della gioia di Aver riavuto in pienezza la coscienza di Sé” (Insegnamenti, 708) [1972 ].

Questa affermazione è di per sé assai notevole. Il Pontefice romano che aveva confermato ciascuno dei sedici documenti del Vaticano II affermava, meno di sette anni dopo, che c’era nel mondo “qualcosa di preternaturale” che cercava di disturbare e soffocare i frutti previsti del Consiglio. Più tardi, nel 1972, nella sua Udienza di Mercoledì 15 novembre, Paolo VI ha sottolineò la reale influenza di Satana nel mondo affermando che uno dei bisogni maggiori della Chiesa, in quel momento [ed anche oggi, n. d. t.] era la difesa contro quello che chiamiamo il diavolo (il Demonio). Tre anni più tardi, il 26 giugno 1975, la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò un documento, Fede cristiana e demonologia, che riaffermava l’esistenza di Satana e dei demoni come un “dato dogmatico” che riflette “la fede costante e universale della Chiesa“.

E ‘interessante che la stampa cattolica, in sostanza, pubblicò senza commenti l’omelia di Paolo VI del 29 giugno 1972.

Origins, il servizio documentario della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, non effettuò la traduzione del riassunto italiano dell’omelia – anche se fece svolgere una traduzione dell’Udienza tenuta dal Santo Padre il 15 novembre 1972, Udienza generale sull’esistenza del Diavolo. In modo simile, il giornale britannico, The Tablet, non fornì alcuna relazione dell’omelia del 29 giugno 1972, ma riferì l’ Udienza del mercoledì 15 novembre 1972 con un articolo intitolato “Devil-talk”.7 In questo breve articolo, la rivista britannica osservava che “Il Papa è tornato alla lingua a lungo scartata dalla teologia moderna in riferimento al diavolo come un ‘agente di sinistra e ostile’ e affermando che ‘il male … è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore’.” The Tablet disse ai suoi lettori che le parole del Santo Padre erano in contrasto con l’opinione della maggior parete degli esegeti biblici contemporanei, che ammonivano sulla “fusione di immagini sataniche” dalla Scrittura.

Che cosa dobbiamo fare di tutto questo? La realtà di un assalto di Satana contro la Chiesa non è una novità, e conosciamo la promessa del Signore che le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica (cf. Mt. 16,18). Alcuni storici hanno notato che alcuni concili ecumenici (ad esempio Nicea I, 325) sono stati seguiti da anni di turbolenze e conflitti. Forse i decenni dopo il Concilio Vaticano II riflettono questo modello. La fine del 2012 segnerà il cinquantesimo anniversario della solenne apertura del Concilio Vaticano II, che ebbe luogo l’11 ottobre 1962. Molte diocesi e università cattoliche stanno progettando conferenze per commemorare questo evento. In mezzo a queste celebrazioni, una certa attenzione dovrebbe essere data al quarantesimo anniversario dell’omelia di Paolo VI sul “fumo di Satana”.

Questa omelia ci ricorda che non tutto è andato come previsto, dopo la chiusura del Concilio.

Il Romano Pontefice che presiedette la maggior parte del Concilio Vaticano II percepì una presenza diabolica nel mondo, presenza che cercava di minare i frutti previsti del Concilio. Quaranta anni dopo la straordinaria omelia di Paolo VI, dobbiamo chiederci se il “fumo di Satana” non rimanga ancora all’interno del “tempio di Dio“. [E, aggiungo io, se non ci sia addirittura qualcosa in più, oltre al fumo, n. d. t.]

Note

1.Le citazioni in italiano sono, ove è stato possibile, quelle originali.

2. Ad esempio, nella stessa raccolta degli insegnamenti di Paolo VI per il 1972 (. Insegnamenti di Paolo VI, Vol. X, 1972), riassunti in terza persona si trovano per i discorsi tenuti il 16, il 26 e il 27 febbraio, il 19 marzo, il 2 aprile e il 13 giugno.

3. Questa è l’analisi dell’apologeta cattolico Giacomo Akin sul suo sito web (JimmyAkin.org) [oggi JimmyAkin.com, n. d. t.] del 13 novembre 2006. Egli fornisce anche una traduzione italiana della sintesi dell’omelia fornita da Padre Stephanos Pedrano. Vedi http://jimmyakin.typepad.com/defensor_fidei/2006/11/the_smoke_of_sa.html [accesso effetuato il 24 aprile 2012].

4. Paolo VI morì il 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione.

5. L’ Omelia del cardinale Bertone del 6 settembre 2008 si può trovare in italiano sul sito del Vaticano a http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/card-bertone/2008/documents/rc_seg-st_20080906_brescia_it.html [visto il 24 aprile 2012 ].

6. Oltre che sul sito Petrus, l’originale italiano del colloquio sono disponibili all’indirizzo http:// musicasacra.forumfree.it / = 27986195 [visto 24 aprile 2012]; Una traduzione in inglese è fornita da Padre John Zuhlsdorf sul suo sito web , “Che cosa vuol davvero dire questa preghiera?” il 15 maggio 2008: http://wdtprs.com/blog/2008/05/petrus-amazing-interview-with-card-noe-paul-vis-smoke-of-satan-remark-concerned-liturgy/ … [visto il 24 aprile 2012].

7. “Devil-Talk”, in The Tablet (25 novembre 1972): 1129.

Robert Fastiggi, Ph.D. è professore di Teologia sistematica presso il Seminario Maggiore del Sacro Cuore, a Detroit, Michigan.

Da “The Latin Mass Magazine”, vol. 21 n. 2 – estate 2012.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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