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NUOVA OSTENSIONE DELLA SINDONE e visita del Papa

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2015 10:34
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[SM=g1740733] Ricordando voi tutti che in QUESTO LINK troverete storia e studi sulla Sindone,  vi proponiamo qui il nuovo evento per questo Anno della Fede, cominciando dal Messaggio del Pontefice per l'occasione...


VIDEO-MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELL'OSTENSIONE STRAORDINARIA
DELLA SINDONE DI TORINO

Sabato Santo, 30 marzo 2013




 

Cari fratelli e sorelle,

mi pongo anch’io con voi davanti alla sacra Sindone, e ringrazio il Signore che ci offre, con gli strumenti di oggi, questa possibilità.

Anche se avviene in questa forma, il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare. Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e nel silenzio ci parla. Come è possibile? Come mai il popolo fedele, come voi, vuole fermarsi davanti a questa Icona di un Uomo flagellato e crocifisso? Perché l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Questa immagine – impressa nel telo – parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore.

Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli… Eppure il Volto della Sindone comunica una grande pace; questo Corpo torturato esprime una sovrana maestà. E’ come se lasciasse trasparire un’energia contenuta ma potente, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto.

Per questo, contemplando l’Uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d’Assisi pronunciò davanti al Crocifisso:

Altissimo e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
E dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta,
senno e conoscimento, Signore,
che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen.



[SM=g1740717] [SM=g1740720]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Benedetto XVI: "La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita"

 
 (2 maggio 2010):

MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI DAVANTI ALLA SACRA SINDONE

Cari amici,

questo è per me un momento molto atteso. 

In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. 
Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.

Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. 

Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.

Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”. 

Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”.

Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. 

Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.
In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”.

Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. 


Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. 

E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.
 

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore.

Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” - promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio.
 

Come parla la Sindone

Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita.
Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.


Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità. Grazie. 

 Libreria Editrice Vaticana


[SM=g1740733]


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MESSAGGIO DI PAOLO VI IN OCCASIONE
DELL'OSTENSIONE TELEVISIVA DELLA SACRA SINDONE

Venerdì, 23 novembre 1973

http://thetablet.org/wp-content/uploads/2013/01/Paul_VI.jpg

 

Al venerabile Fratello nostro il Cardinale Michele Pellegrino, Arcivescovo di Torino, e a tutta la Santa e diletta Chiesa affidata al suo ministero pastorale ed in piena comunione con noi! Ed a quanti, mediante la radio e la televisione, seguono questa cerimonia.

Noi pure, come fossimo presenti, fissiamo lo sguardo del nostro spirito con la più attenta e devota ammirazione sulla sacra Sindone, di cui a Torino, custode di così singolare cimelio, è ora predisposta una pia e straordinaria ostensione.

Sappiamo quanti studi si concentrano intorno a codesta celebre reliquia, e non ignoriamo quanta pietà fervida e commossa la circondi. Noi personalmente ancora ricordiamo la viva impressione, che si stampò nel nostro animo quando, nel maggio 1931, noi avemmo la fortuna di assistere, in occasione d’un culto speciale tributato allora alla sacra Sindone, ad una sua proiezione sopra uno schermo grande e luminoso, ed il volto di Cristo, ivi raffigurato, ci apparve così vero, così profondo, così umano e divino, quale in nessuna altra immagine avevamo potuto ammirare e venerare; fu quello per noi un momento d’incanto singolare.

Qualunque sia il giudizio storico e scientifico che valenti studiosi vorranno esprimere circa codesta sorprendente e misteriosa reliquia, noi non possiamo esimerci dal fare voti che essa valga a condurre i visitatori non solo ad un’assorta osservazione sensibile dei lineamenti esteriori e mortali della meravigliosa figura del Salvatore, ma possa altresì introdurli in una più penetrante visione del suo recondito e affascinante mistero.

Noi pensiamo all’ansioso desiderio che la presenza di Gesù nel Vangelo suscitava di vederlo; più che curiosità attrazione. Così Zaccheo, che, come ricorda l’evangelista Luca, «cercava di vedere Gesù» (Luc. 19, 3); così i Greci arrivati a Gerusalemme proprio al momento della manifestazione messianica così detta delle Palme, i quali si rivolgono all’apostolo Filippo chiedendo: «Noi vogliamo vedere Gesù» (Io. 12, 21).

Vedere Gesù! Noi pensiamo alla faccia straziata e sfigurata di Cristo paziente, quale ce la descrive il profeta Isaia: «Non ha alcuna bellezza, né splendore: noi l’abbiamo visto e non aveva alcuna apparenza, . . . l’ultimo degli uomini, l’uomo dei dolori, . . . e noi l’abbiamo considerato come un lebbroso . . . » (Is. 53); lui, «il più bello fra i figli degli uomini . . .» (Ps. 44, 3).

Sì, noi ripensiamo a quel volto benedetto, che nella notte della trasfigurazione sul monte, abbaglia gli occhi esterrefatti dei tre discepoli in un’apparizione indimenticabile (Matth. 17, 2-6; 2 Petr. 1, 16-18), quasi esoterica, teologica, che Gesù apre davanti a loro, ma che poi, all’ultima cena, quando uno con ingenuo trasporto gli chiede di fargli vedere il Padre invisibile e ineffabile, dichiara: «Chi vede me, vede il Padre» (Io. 14, 9).

Allora: quale fortuna, quale mistero vedere Gesù (Cfr. Matth. 13, 16), Lui, proprio Lui! Ma per noi, lontani nel tempo e nello spazio, questa beatitudine è sottratta? come anche noi potremmo fissare lo sguardo in quel viso umano, che in Lui rifulge quale Figlio di Dio e Figlio dell’uomo? siamo forse anche noi, come i viandanti sul cammino di Emmaus con gli occhi annebbiati, che non riconobbero Gesù risorto nel pellegrino che li accompagnava? (Luc. 24, 16) Ovvero dovremo rassegnarci, con la tradizione, attestata, ad esempio, da S. Ireneo e da S. Agostino, a confessare del tutto ignote a noi le sembianze umane di Gesù? Fortuna grande dunque la nostra, se questa asserita superstite effigie della sacra Sindone ci consente di contemplare qualche autentico lineamento dell’adorabile figura fisica di nostro Signore Gesù Cristo, e se davvero soccorre alla nostra avidità, oggi tanto accesa, di poterlo anche visibilmente conoscere! Raccolti d’intorno a così prezioso e pio cimelio, crescerà in noi tutti, credenti o profani, il fascino misterioso di Lui, e risuonerà nei nostri cuori il monito evangelico della sua voce, la quale ci invita a cercarlo poi là, dove Egli ancora si nasconde e si lascia scoprire, amare e servire in umana figura: «Tutte le volte che voi avrete fatto qualche cosa per uno dei minimi miei fratelli, l’avrete fatto a me» (Matth. 25, 40).

Torino, gloriosa e devota della sua sacra Sindone, ben ha saputo e sa cogliere questa voce rivelatrice.

Sia a Torino tutta, ed a quanti ci ascoltano, simolo e premio la nostra Apostolica Benedizione.

PAULUS PP. VI




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[SM=g1740733] Per ben commemorare

Laudario di Cortona --
De la crudel morte de Cristo --
Ensemble Micrologus --

*** Niccolò dell'Arca (ca. 1435 -- 1494) -

Il Compianto sul Cristo Morto
De la crudel morte del Cristo

[SM=g1740717] [SM=g1740720]

De la crudel morte del Cristo
on’hom pianga amaramente.

Quando Iuderi Cristo pillâro
d’ogne parte lo circundaro;
le sue mane strecto legâro
como ladro, villanamente.

Trenta denar fo lo mercato
ke fece Juda, et fo pagato;
mellio li fôra non essar nato
k’aver peccato sì duramente!

A la colonna fo spolïato,
per tutto ’l corpo flagellato;
d’ogne parte fo’ nsanguinato
commo falso, amaramente.

Pöi ’l menar a Pilato;
e, nel consellio ademandato,
da li Iudèr fo condempnato,
de quella falsa, rïa gente.

Tutti gridaro ad alta voce:
“Moia ’l falso, moia ’l veloce!
Sbrigatamente sia posto en croce,
ke non turbi tutta la gente!”.

Nel süo vulto li sputaro,
E la sua barba sì la pelaro;
Facendo beffe, l’imputaro
ke Dio s’è facto, falsamente.

Poi che ’n croce fo kiavellato,
Da li Iuderi fo designato:
“Se tu se’ Cristo, da Dio mandato,
descende giù securamente!”

Lo santo lato sangue menao,
E tutti noi recomparao
Da lo nemico, ke ’ngannao
Per uno pomo, sì vilemente!

San Iovanni lo vangelisto,
quando guardava suo maiestro
vedielo ’n croce, molt’era tristo
et doloroso de la mente.

Li soi compagni l’abandonaro,
tutti fugiero e lui lasciaro,
stando tormento forte et amaro
de lo suo corpo, per la gente.

Molt’era trista Sancta Maria
quando ’l suo figlio en croce vedea;
cum gran dolore forte piangeva,
Dicendo: “Trista, lassa, dolente”

www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=35D74FNglWQ


[SM=g1740750]



[SM=g1740717]






[Modificato da Caterina63 23/04/2015 23:04]
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Torino, Ostensione 2015: L'Amore più Grande




Logo Ostensione Sindone 2015 - RV





24/03/2015



Dopo quella del 20013 e nel secondo centenario della nascita di san Giovanni Bosco, Torino si prepara alla prossima Ostensione della Sindone: 19 aprile - 24 giugno 2015. Motto dell'evento, particolarmente dedicato ai malati e ai sofferenti, "L' Amore più Grande".


La Voce del Tempo, il canale multimediale degli storici settimanali diocesani Il Nostro Tempo e La Voce del Popolo, seguirà l'evento con servizi on line, video, approfondimenti e speciali App. L'antico Volto dell'Uomo dei Dolori e la velocità della nuova tecnologia, in "una sfida moderna - come dichiarato da Luca Rolandi, direttore del canale - al servizio di un Amore senza tempo e senza fine". La presenza a Torino di Papa Francesco è prevista per il 21 giugno.



(Emanuela Campanile)




Francesco a Torino il 21 e 22 giugno per Ostensione Sindone. Il programma

Il Papa davanti all'immagine della Sindone

25/03/2015 

Papa Francesco sarà a Torino il 21 e 22 giugno, in occasione dell'Ostensione della Sindone, che si  tiene dal 19 aprile al 24 giugno 2015, nel secondo centenario della nascita di San Giovanni  Bosco e che è dedicata in modo particolare ai giovani e al mondo della sofferenza. Ad annunciarlo, nella Sala Stampa vaticana, l'arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, custode pontificio della Sindone. Questo il programma della visita del Papa a Torino:

Domenica 21 giugno
Ore 8.00   Arrivo all’aeroporto di Torino Caselle. Trasferimento in auto a Piazzetta Reale. A piazza Rebaudengo il Santo Padre sale sull’auto scoperta.
Ore 8,30   Piazzetta Reale: Incontro con il mondo del lavoro. Saluti di un’Operaia, di un Agricoltore e di un Imprenditore. Discorso del Santo Padre. Terminato l’incontro, il Santo Padre entra a piedi nella Cattedrale
Ore 9,15   In Cattedrale: Preghiera davanti alla Sindone e breve sosta davanti all’altare del Beato Pier Giorgio Frassati
Ore 10.00 Il Santo Padre lascia la Cattedrale e si reca in Piazza Vittorio
Ore 10,45  Piazza Vittorio: Concelebrazione eucaristica. Omelia. Angelus. Al termine della celebrazione eucaristica, il Santo Padre raggiunge in               auto l’Arcivescovado. Lungo via dell’Arcivescovado sono schierati, al passaggio del Santo Padre, i Militari dell’attigua Scuola di Formazione.
Ore 13.00  In Arcivescovado: pranzo con i giovani detenuti del Carcere minorile “Ferrante Aporti”, alcuni immigrati e senza fissa dimora e una famiglia Rom.
Ore 14,30  Il Santo Padre lascia l’Arcivescovado e si reca al Santuario della Consolata
Ore 14,40  Santuario della Consolata: Visita e preghiera in privato
Ore 14,45  Il Santo Padre esce dal Santuario e si trasferisce alla Basilica di Maria Ausiliatrice
Ore 15.00  Basilica di Maria Ausiliatrice: Incontro con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice. Sul piazzale antistante la Basilica il Santo Padre saluta i     giovani educatori e animatori degli oratori. Discorso del Santo Padre
Ore 16.00   Il Santo Padre raggiunge in auto il Cottolengo. Chiesa del Cottolengo: Incontro con gli ammalati e i disabili. Discorso del Santo Padre
Ore 17,30   Terminato l’incontro con gli ammalati, il Santo Padre lascia il Cottolengo e si reca in auto in Piazza Vittorio
Ore 18.00   Piazza Vittorio: Incontro con i ragazzi e i giovani. Saluti e domande di alcuni giovani. Discorso del Santo Padre. Concluso l’incontro con i         giovani, il Santo Padre rientra in Arcivescovado
Ore 19,30  In Arcivescovado: cena e riposo

Lunedì 22 giugno
Ore 8,45   Il Santo Padre lascia l’Arcivescovado e si trasferisce in auto al Tempio Valdese, in Corso Vittorio Emanuele II
Ore 9.00   Nel Tempio Valdese: Saluto del Pastore Paolo Ribet. Saluto del Pastore Eugenio Bernardini. Discorso del Santo Padre. Terminato l’incontro, il Santo Padre si trasferisce nel salone attiguo per incontrare una Delegazione e scambio di doni
Ore 10,15  Il Santo Padre lascia la chiesa Valdese e rientra in Arcivescovado. In forma strettamente privata, il Santo Padre incontra alcuni suoi famigliari; celebra per loro la Santa Messa nella Cappella dell’Arcivescovado e pranza con loro in Arcivescovado
Ore 16,30  Prima di lasciare l’Arcivescovado, il Santo Padre incontra brevemente i membri del Comitato dell’Ostensione, gli organizzatori e i sostenitori della visita
Ore 17.00  Il Santo Padre parte in auto dall’Arcivescovado e raggiunge l’aeroporto di Torino Caselle. Lungo il percorso il Santo Padre viene salutato dai giovani dell’Estate Ragazzi





[Modificato da Caterina63 25/03/2015 14:12]
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28/04/2015 16:44
 
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 Non spetta a noi fare gli archeologi, gli scienziati o i tuttologi! Ciò che vogliamo riportare è come, nei secoli, la fede ha sempre cercato quel Volto Santo su cui riposare, sperare, anelare, da cui attingere quella vera pace, preludio e anticipo della Bellezza eterna che è stata promessa.

Forse non sapremo mai il mistero celato dietro alcune "immagini" definite, appunto, "acheropita" cioè un'immagine che sarebbe "non disegnata o dipinta da mano umana",
ma c'è sempre nel cuore dell'uomo quella domanda "Vogliamo vedere Gesù" (Gv.12,21) alla quale è Gesù stesso che spesso si è prestato nel rispondere ai suoi Santi.
Qui vi proponiamo, affinchè lo approfondiate voi stessi, l'eccezionale immagine di Manoppello con la Sindone di Torino, visto che è iniziata l'Ostensione solenne.
 
Una specifica Devozione del Volto Santo ci giunge da una rivelazione che la Chiesa riconobbe autentica e di grande aiuto per i fedeli, parliamo della rivelazione fatta da Gesù ad una monaca carmelitana a Tours, Suor Marie de Sainte-Pierre, che visse fra il 1816 e il 1848, e che diede vita all'apostolato della Riparazione.
Nel 1843 Gesù le parlò spiegandole quanto Egli desiderasse "delle novelle Veroniche che asciughino e onorino il mio divin Volto, che ha pochi adoratori..."
e le suggerì la seguente Preghiera che fu ufficializzata dall'autorità della Chiesa:
 
"Sia sempre lodato, benedetto, amato, adorato e glorificato il Santissimo, sacratissimo, adorabilissimo, misteriosissimo e indicibile Nome di Dio, il Suo Volto Santo dall'Incarnazione; lo dica in ginocchio ogni fedele in cielo, sulla terra e negli inferi, tutte le creature adorino Colui che solo deve essere adorato.
Per il Sacro Cuore del Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, presente nel Santissimo Sacramento dell'altare, con lo Spirito Santo, gloria e potenza e onore al Padre, per tutti i secoli dei secoli. Amen"



















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Pubblicato il programma della visita del Papa a Torino




L'Ostensione della Sindone - ANSA





30/05/2015



La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato il programma della visita pastorale di Papa Francesco a Torino, il 21 e il 22 giugno prossimi.


Domenica, dopo l’arrivo all’aeroporto di Caselle, il Papa si trasferirà in auto a Piazzetta Reale, dove incontrerà il mondo del lavoro.
Quindi, entrerà a piedi in Cattedrale e pregherà davanti alla Sindone, sostando brevemente davanti all’altare del Beato Pier Giorgio Frassati.
A metà mattinata, Francesco sarà in Piazza Vittorio per la concelebrazione eucaristica: qui terrà l’omelia e reciterà l’Angelus.
A seguire, si trasferirà in auto in arcivescovado, dove pranzerà con i giovani detenuti del carcere minorile “Ferrante Aporti”, alcuni immigrati e senza fissa dimora e una famiglia rom.

Nel primo pomeriggio, si recherà al Santuario della Consolata, per una visita e per pregare in privato. Tappa successiva, la Basilica di Maria Ausiliatrice, per l’incontro con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice: sul piazzale antistante il Papa saluterà i giovani educatori e animatori degli oratori.
A seguire, il Pontefice raggiungerà in auto la Chiesa del Cottolengo, dove abbraccerà gli ammalati e i disabili.
Poi, di nuovo in Piazza Vittorio, per l’incontro con i giovani.
Infine il rientro in arcivescovado per la sera.

Lunedì 22, il primo appuntamento sarà al Tempio Valdese, quindi farà rientro in arcivescovado dove, in forma strettamente privata, Francesco incontrerà alcuni suoi familiari per i quali celebrerà la Messa e pranzerà con loro.
Prima di lasciare l’arcivescovado, il Papa riceverà brevemente i membri del Comitato dell’Ostensione, gli organizzatori e i sostenitori della visita nel capoluogo piemontese.
Trasferendosi poi all’aeroporto di Torino Caselle, lungo il percorso, riceverà il saluto dei giovani dell’"Estate Ragazzi".
Infine il decollo con il rientro allo scalo di Roma Ciampino, previsto per le 17.30, e a seguire il trasferimento in auto in Vaticano.







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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