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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Spietato attacco ai Frati Francescani dell'Immacolata (FFI) o semplice via del Calvario?

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2017 10:44
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01/08/2013 14:39
 
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I Francescani dell'Immacolata sulla strada del martirio dei Santi della Chiesa

                                     
di Cristina Siccardi
 
Dolore e sconcerto hanno assalito moltissimi fedeli, sacerdoti, parroci, religiosi e religiose alla notizia che all’ordine dei Francescani dell’Immacolata, Congregatio Fratrum Franciscanorum Immaculatae,  sia stato, di fatto, impedito di celebrare la Santa Messa in rito antico. Una domanda si è levata: ma la Chiesa è Madre o matrigna? La Chiesa, come Corpo mistico di Cristo è Madre, ma, spesso, come autorità umana, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, è matrigna.
Moltissime anime, dicevamo, stanno soffrendo per questa prova ingiusta perché in profonda contraddizione con il Motu Proprio di Benedetto XVI emanato nel 2007, Summorum Pontificum,che liberalizzava la Messa in rito tridentino, rito, peraltro, che non è mai stato abolito e continuava ad essere valido quanto dichiarato da san Pio V, nella Bolla Quo primum tempore:
«...in virtù dell'Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l'Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: così che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d'altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale.
Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo...».
Ai Francescani dell’Immacolata non sarà più consentito seguire le norme di Benedetto XVI, «papa emerito», ancora vivente, scritte nel Summorum Pontificum:
«...Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa. Le condizioni per l’uso di questo Messale stabilite dai documenti anteriori “Quattuor abhinc annos” e “Ecclesia Dei”, vengono sostituite come segue:
Art. 2. Nelle Messe celebrate senza il popolo, ogni sacerdote cattolico di rito latino, sia secolare sia religioso, può usare o il Messale Romano edito dal beato Papa Giovanni XXIII nel 1962, oppure il Messale Romano promulgato dal Papa Paolo VI nel 1970, e ciò in qualsiasi giorno, eccettuato il Triduo Sacro [dalla Messa in Cena Domini alla Veglia Pasquale inclusa]. Per tale celebrazione secondo l’uno o l’altro Messale il sacerdote non ha bisogno di alcun permesso, né della Sede Apostolica, né del suo Ordinario.
Art. 3. Le comunità degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, di diritto sia pontificio sia diocesano, che nella celebrazione conventuale o “comunitaria” nei propri oratori desiderano celebrare la Santa Messa secondo l’edizione del Messale Romano promulgato nel 1962, possono farlo. Se una singola comunità o un intero Istituto o Società vuole compiere tali celebrazioni spesso o abitualmente o permanentemente, la cosa deve essere decisa dai Superiori maggiori a norma del diritto e secondo le leggi e gli statuti particolari.
§ 3. Ai chierici costituiti “in sacris” è lecito usare il Breviario Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962».
Siamo di fronte ad un vero abuso di potere, perpetrato attraverso un’interpretazione distorta delle norme vigenti: nel diritto canonico non è mai lecito interpretare le norme contro la loro ratio e, soprattutto, contro la salus animarum, suprema legge e principio supercostituzionale di tutto l’ordinamento della Chiesa. Scrive Sandro Magister: i Francescani dell’Immacolata
«si vogliono fedeli alla tradizione, nel pieno rispetto del magistero della Chiesa. Tant’è vero che nelle loro comunità celebrano messe sia in rito antico che in rito moderno, come del resto fanno in tutto il mondo centinaia di altre comunità religiose – per fare un solo esempio i benedettini di Norcia – applicando lo spirito e la lettera del motu proprio "Summorum pontificum" di Benedetto XVI.
Ma proprio questo è stato loro contestato da un nucleo di dissidenti interni, i quali si sono appellati alle autorità vaticane lamentando l’eccessiva propensione della loro congregazione a celebrare la messa in rito antico, con l’effetto di creare esclusioni e contrapposizioni dentro le comunità, di minare l'unità interna e, peggio, di indebolire il più generale "sentire cum Ecclesia".

Le autorità vaticane hanno risposto inviando un anno fa un visitatore apostolico. E ora ecco la nomina del commissario.
Ma ciò che più stupisce sono le ultime cinque righe del decreto dell’11 luglio:

“In aggiunta a quanto sopra, il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata [sic] dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta”.

Lo stupore deriva dal fatto che ciò che qui viene decretato contraddice le disposizioni date da Benedetto XVI, che per la celebrazione della messa in rito antico “sine populo” non esigono alcuna previa richiesta di autorizzazione:
“Ad talem celebrationem secundum unum alterumve Missale, sacerdos nulla eget licentia, nec Sedis Apostolicae nec Ordinarii sui”[1].
Mentre per le messe “cum populo” pongono alcune condizioni, ma sempre assicurando la libertà di celebrare.

In generale, contro un decreto di una congregazione vaticana è possibile fare ricorso presso il supremo tribunale della segnatura apostolica, oggi presieduto da un cardinale, l’americano Raymond Leo Burke, giudicato amico dai tradizionalisti.
Ma se il decreto è oggetto di approvazione in forma specifica da parte del papa, come sembra avvenire in questo caso, il ricorso non è ammesso»[2]. Pertanto i Francescani dell’Immacolata, dovranno attenersi al divieto di celebrare la messa in rito antico a partire da domenica 11 agosto.

Certo è che la situazione è davvero grave: diritti soggettivi di sacerdoti e fedeli, garantiti da almeno 500 anni di costante imperio pontificio e di consolidata prassi ecclesiale, salvo che per i 38 anni intercorsi tra la riforma liturgica del 1969 ed il Summorum Pontificum del 2007 (con progressivi allentamenti di tali vincoli, quanto meno a partire dal 1984), vengono ora messi in discussione. Cosa ancora più grave è il modo con cui ciò viene realizzato: non una riforma legislativa chiara ed organica, ma l’avallo pontificio di un atto amministrativo, che viene così reso non impugnabile presso le superiori istanze.
Dev’essere profondamente tragico e penoso per i Francescani dell’Immacolata, costretti a celebrare la Messa soltanto nella forma moderna… lacrime versate per chi e per cosa? Occorre, inoltre, prestare molta attenzione: il Vetus Ordo non è una realtà chiusa in se stessa. Vivere la Santa Messa antica significa avere uno stile cattolico diverso, autentico: nella nuova si vive la mensa, l’ “assemblea” convocata banchetta insieme e partecipa al sacerdozio, nell’antica il celebrante compie, in persona Christi, il Santo Sacrificio del Calvario e i fedeli, che assistono, si abbeverano alla fonte della Grazia eucaristica. Non si tratta semplicemente di gusti estetici più raffinati ed eleganti; paramenti sacri più belli o paramenti più brutti; più fiori sull’altare, più candele accese o meno; di organi o chitarre; di cori angelici o cori rock… si tratta di vivere o meno la Santa Messa come Sacrificio propiziatorio.
Finalmente, però, di fronte a questi fatti, qualcuno aprirà gli occhi e dirà: «è vero, dunque, che il rito della Messa divide!», infatti, ha ancora scritto Magister: «un caposaldo del pontificato di Joseph Ratzinger è stato incrinato. Da un’eccezione che molti temono – o auspicano – diventerà presto la regola»[3].

Nel 1965 padre Stefano Maria Manelli O.F.M. Conv. riscoprì e meditò le Fonti Francescane e gli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe. Fu così che la vigilia di Natale del 1969 chiese al Superiore generale dei Frati Minori Conventuali, padre Basilio Heiser, di avviare una nuova opera di vita francescana. Il superiore assecondò l’istanza. Nella Regola sta scritto: preghiera e povertà, penitenza e intenso lavoro di apostolato. Ma che preghiera! E quale povertà! Quelle che toccano il Cuore di Dio e fanno piovere grazie sulla terra, oggi così arida proprio perché invece di vivere povertà e preghiera si declama il pauperismo e, invece di pregare, si decanta la cosiddetta «dignità umana», il pacifismo, l’ecumenismo, la libertà religiosa… e poi si calpesta la dignità di chi rispetta la Fede, la speranza, la carità, le virtù teologali, le virtù cardinali, i dogmi, la dottrina della Chiesa di sempre.
I Francescani dell’Immacolata sopportano il duro freddo dei mesi invernali; calzano i sandali con i piedi nudi, anche sotto l’acqua e nella neve. Per quanto riguarda il nutrimento non si acquista nulla, ma si aspetta tutto dalla Provvidenza. Molto rigore, eppure… un florilegio di vocazioni ed ecco che il gruppo di frati viene riconosciuto dalla Chiesa: il 22 giugno 1990, solennità del Sacro Cuore di Gesù, l’allora Arcivescovo di Benevento Mons. Carlo Minchiatti, «per decisione del Santo Padre» (cfr Segreteria di Stato Prot. n. 258.501), firmò il decreto di erezione del nuovo Istituto di Diritto diocesano, e il 23 giugno 1990, festa del Cuore Immacolato di Maria, avvenne l’erezione effettiva dell’Istituto presso il Centro La Pace di Benevento, con la professione dei voti di circa 30 religiosi. La rapida crescita dello stesso ordine nel mondo e le credenziali dei vescovi nelle cui diocesi si trovano le case dell’Istituto, portò il 1º gennaio 1998, solennità della Madre di Dio, al riconoscimento pontificio (cfr. CRIS Prot. n. B 242-1/94). La novità proposta dal fondatore consiste nel «voto mariano», che viene emesso nella professione religiosa al primo posto, seguito dai voti di castità, povertà, obbedienza.
Il carisma dell’Istituto è francescano-mariano, che consiste nel vivere il francescanesimo alla luce dell’Immacolata secondo la Regola bollata di San Francesco d’Assisi e la Traccia mariana di vita francescana, con la consacrazione illimitata all’Immacolata, che riporta i religiosi alle pure origini mariane del francescanesimo (Santa Maria degli Angeli) e ai recenti esempi e insegnamenti di san Massimiliano Maria Kolbe (“folle” dell’Immacolata e martire della carità), con una spinta particolare alla missionarietà e all’uso dei mass-media per l’apostolato.

Quale sarà ora l’atteggiamento che terranno i Francescani? Quello di rimanere fedeli alla Tradizione della Chiesa? Oppure, come già hanno fatto altri in passato, perché impauriti dalle sentenze e dalle drastiche misure nei loro confronti, di cedere alle pressioni e alle minacce?
Qui non si tratta di una disobbedienza, ma del contrasto fra due obbedienze: obbedire agli uomini o a Dio. Nessuna norma di Santa Madre Chiesa può contenere un danno alla salvezza delle anime; se lo contenesse cesserebbe ipso facto di essere norma della Chiesa e sarebbe arbitrio personale degli uomini di Chiesa che l’hanno varata. Questo, nel diritto canonico, non ha unicamente valore etico, ma valore giuridico immediatamente applicabile. Da ciò consegue che chiunque resista ad un comando ingiusto non viola il diritto, ma lo applica e, a contrario, chi applica una norma ingiusta viola il diritto canonico.
A raddrizzare le sorti della Chiesa in crisi solitamente sono i santi, mentre le autorità costituite, di norma, tutelano e perpetuano le ricchezze della Tradizione nei momenti di fulgore spirituale: pensiamo a Sant’Atanasio nell’epoca dell’eresia ariana, così colpevolmente tollerata dai Pontefici del tempo, in complice sudditanza con il potere politico; a Santa Ildegarda di Bingen fra i catari e il lassismo di conventi e monasteri, di Vescovi e Imperatori; all’energia restauratrice della romana Sede Apostolica di santa Caterina da Siena, vincitrice della pusillanimità pontificia nei confronti del Re di Francia; a san Francesco d’Assisi, punta di lancia del dominio universale di Innocenzo III, contro ogni forma di democraticismo pauperista e di supremazia statolatrica nei confronti della Chiesa (quel san Francesco che rivendica, di fronte al Sultano, il diritto dei crociati a muovere guerra all’Islam ed ai suoi seguaci, non solo in Europa, ma anche in Terra Santa, come testimoniato da Fra’ Tommaso da Celano, suo primo biografo); ai santi della Controriforma, così strenuamente impegnati a combattere e reprimere eresie e tentazioni esoteriche: da san Roberto Bellarmino, confratello del regnante Pontefice, splendido accusatore nel processo contro Giordano Bruno, a san Carlo Borromeo, grandiosa personificazione della povertà e del sacrificio in privato, quanto della magnificenza nell’adempimento delle sue funzioni di Vescovo, a san Filippo Neri, consigliere dei Papi e sublime asservitore dell’ironia e della gioia di vivere alla purezza di dottrina e di costumi, a san Francesco di Sales, eroico leone della lotta anticalvinista nella stessa Ginevra ed  in tutte le terre circostanti.
Scriveva il grande Cardinale Newman, che nell’assistere alla Messa antica nelle chiese di Roma, di Sicilia e di Milano e nello studiare i Padri della Chiesa si convertì al Cattolicesimo:
«È degno di non poco rilievo il fatto che, sebbene, storicamente parlando, il quarto secolo sia l’età dei dottori, illustrata com’è dai santi Atanasio ed Ilario, i due Gregori, Basilio, Crisostomo, Ambrogio, Girolamo ed Agostino (e tutti costoro anche santi vescovi), eccetto uno, nondimeno, proprio in quel periodo la Tradizione Divina affidata alla Chiesa infallibile, venne proclamata e conservata molto di più dai fedeli che dall’episcopato»[4].

Non è forse ciò che sta accadendo? Ma oggi i santi dove sono? Gli eroi della Fede dove sono? Coloro che con parole e azioni sappiano manifestare la verità dove sono? Forse la Divina Provvidenza, di fronte al crollo del Cattolicesimo, ai suoi principi dottrinali e morali, sta chiamando i Francescani dell’Immacolata alla resistenza? Che cosa avrebbe fatto al loro posto san Paolo, che, come egli stesso dichiara ha apertamente resistito a Pietro perché palesemente sbagliava[5]? Avrebbe ceduto alle superiori istanze gerarchiche o sarebbe rimasto fedele alla Fede per la quale esiste la Chiesa?
In questa vicenda, apparentemente marginale, si gioca una partita di grande importanza per l’evoluzione della crisi che attualmente travaglia la Chiesa: si scontrano l’arbitrio, che trova unicamente nell’ideologia rivoluzionaria conciliarista la sua ragion d’essere, ed il diritto cristiano, che è tale perché discende dalla verità naturale e rivelata. Molto bene ha messo in evidenza ciò Enzo Bianchi[6] nel suo articolo di attacco calunnioso alla Fraternità Sacerdotale San Pio X: l’unica vera ragione per proibire e/o anche solo ostacolare la celebrazione della Santa Messa nel rito antico è che essa costituisce la pietra d’inciampo sulla strada del cammino modernista. Di ciò si era già ben avveduto san Pio da Pietrelcina, quando, all’indomani del Concilio Vaticano II, si rifiutò di abbandonare la Messa di sempre, nonostante gli ordini e le pressioni delle competenti autorità; tale rifiuto fu tanto fermo da indurre Paolo VI ad ammirarne lo zelo di Fede e la determinazione fino al punto da concedergli personale indulto. Appare quindi evidente la grandissima responsabilità che incombe sui Francescani dell’Immacolata, responsabilità che trova nel Padre spirituale del loro fondatore[7] lume di consiglio ed esempio di azione: essi si trovano posti di fronte alla scelta fra il martirio dei santi della Chiesa, seme dei Cristiani, e l’inutile martirio della propria consumazione fisica e spirituale nell’iniqua obbedienza all’ingiustizia… il Crocefisso di Giotto, che imperioso sta nella loro maestosa chiesa di Ognissanti a Firenze, li sta a guardare.




[1] Nota di Sandro Magister: «Curiosamente, ancora sei anni dopo la pubblicazione, il motu proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI continua a essere presente nel sito ufficiale della Santa Sede solamente in due lingue e tra le meno conosciute: la latina e l’ungherese».
[2] S. Magister, La prima volta che Francesco contraddice Benedetto, in:
[3] S. Magister, La prima volta che Francesco contraddice Benedetto, in:
[4] J.H. Newman, Gli ariani del IV secolo, Jaca Book-Morcelliana, Milano 1981, p.361.
[5] Cfr. Gal 2, 11.
[7] Padre Stefano Manelli è figlio spirituale di Padre Pio, dal quale ebbe l’ispirazione di fondare i Francescani dell’Immacolata.

Fonte:
http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2632:i-francescani-dellimmacolata-sulla-strada-del-martirio-dei-santi-della-chiesa-di-cristina-siccardi&catid=61:vita-della-chiesa&Itemid=123



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/08/2013 14:53
 
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[SM=g1740758]  quanto segue NON è irriverente contro i FFI al contrario, è ironicamente provocatorio ed in difesa di questa grande Opera dell'Immacolata....

Trionfo e tragedia: i Francescani dell’Immacolata e il crepuscolo degli Ordini. Il papa li sopprima!

bianco (1)

UN DOSSIER DI PP

Era l’ordine religioso più giovane. E quello di maggior successo vocazionale. Il tutto nella più rigorosa ortodossia, alla riscoperta delle fonti francescane. Un grande futuro: dietro le spalle. A causa dei torbidi. Dall’interno dell’Ordine, in combutta con un Personaggio interno al Vaticano, parte sotto mentite spoglie il tentativo della Curia di fare pulizia etnica. Attraverso stratagemmi da “guerra sporca” e sotterranea. È un vero mandato con licenza d’uccidere.

Come? Andando a colpire i due pilastri sui quali si regge la congregazione e le numerose vocazioni: la libertà di celebrare anche in rito antico. Distruggendone così il carisma. Facendo così implodere una delle poche cose che andava a gonfie vele dentro la Cattolica.

Chi? Chi è il congiurato interno? Chi l’alto congiurato vaticano.

Perché? Mysterium iniquitatis, certo. E anche “invidia del demonio”. Piani miserabili e ambizioni meschine degli uomini di Chiesa in carriera. Ma forse qualcosa di più e di peggio.

È finito il tempo degli ordini religiosi.

DA QUI LA MIA RICHIESTA AL PAPA DI SOPPRIMERE I FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA.

E TUTTI GLI ALTRI, compresi i suoi gesuiti: hanno fatto il loro tempo, hanno dato quanto potevano. Ora possono solo far danni.

 

 

di Antonio Margheriti Mastino

Sono giorni che mi mandano mail, messaggi fb, mi telefonano per domandarmi sempre la stessa cosa. Qualcosa che non è che non sia mai stata al centro dei miei pensieri: semplicemente ero felice e contento che per loro tutto andasse a gonfie vele e dunque mi sono tranquillamente occupato d’altro, forse dando troppo per scontata qualcosa che, alla prova dei fatti, non lo era affatto. Sto parlando  degli ultimi fatti dell’ordine dei Francescani dell’Immacolata, all’interno del quale è partito un moto di autodemolizione, che per la verità incubava da anni, pare.

CANDIDI COME COLOMBE E VELENOSI COME SERPENTI

In breve i fatti sono questi, almeno per come io li ho conosciuti.

Questo Ordine è nato da qualche anno, da una costola dei francescani conventuali, meditando sui testi di san Massimiliano Kolbe e rimeditando le fonti francescane. Il loro fondatore e superiore è il padre Stefano Manelli, di origine fiumana, che lo scorso maggio ha celebrato nell’amarezza i suoi 80 anni. Perché ha finalmente ricevuto il morso velenoso di un gruppuscolo di serpi che paternamente aveva allevato nel seno della sua congregazione: figli degeneri che egli ha commesso l’errore di mettere e mantenere in punti nevralgici e strategici per i suoi frati, come per esempio a Santa Maria Maggiore.

Alcuni francescani dell’Immacolata insediati a Santa Maria Maggiore, da dove sono partiti i torbidi ai danni della Comunità.

Lì ci aveva da anni fatto il nido il capo di questi sediziosi, che noi chiameremo il Superbissimo. È dal 2009 che ne sento di cotte e di crude e di terribili su di lui. Ma è rimasto là, anche grazie ad allacci sotterranei con potentati clericali vari – piuttosto ostili alla Congregazione, alla tradizione cattolica e specialmente al pontificato ratzingeriano –  che era riuscito in tutto questo tempo a costruirsi, per tramare contro “li boni frati”, ossia i suoi stessi confratelli che nella stragrande maggioranza restano fedeli al carisma e alla regola istituita dal Fondatore vivente.

“Li boni frati”, quelli miti e beati – come tanti lì dentro ce ne sono – e che ho incrociato, quando facevano il nome del Superbissimo annidato a Santa Maria Maggiore quasi s’intimidivano, abbassavano la voce, come a pronunciare il nome di un arcidiavolo, quasi fosse una bestemmia evocarlo… anzi, a dire la verità, si rifiutavano anche di fare il nome, limitandosi a indicarlo come “un confratello del quale è pietà cristiana tacerne”, e a spegnere facili entusiasmi miei nei confronti della loro congregazione, scuotendo il capo mi dicevano con rammarico che «le cose non sono così idilliache, abbiamo diverse piaghe purulente, specie a Santa Maria Maggiore e non solo: ci sono diversi fratelli il cui atteggiamento non è cristiano, la condotta disdicevole, qualcuno anche fuori di testa totale. Ma per carità cristiana mettiamo tutto a tacere, già troppa amarezza hanno dato al Padre [Manelli]».

Questa congregazione qui dei Francescani dell’Immacolata, che comprende frati, padri, suore missionarie, monache in fitta schiera, è praticamente l’unico ordine religioso di stampo classico che non solo non è in agonia terminale come tutti gli altri ordini, ma al contrario è in controtendenza assoluta.

Gli inizi: il fondatore padre Manelli e il papa beato Giovanni Paolo.

In un pugno d’anni, infatti, è cresciuto enormemente, ha moltiplicato le case, i seminaristi, novizi e novizie, le richieste di entrare a farne parte sono in crescita esponenziale. Un unicum nel mondo dei religiosi a livello mondiale. In una prospettiva futura e facendo dei calcoli ottimisti, continuando a questo ritmo, si ritroverebbero a breve a diventare la congregazione più viva, attiva e numerosa al mondo. Cosa che deve far storcere il naso a troppi, essendo la mancanza di solidarietà, di zelo e l’invidia le tare di quel che resta del mondo clericale e religioso secolarizzato, sbandato e in crisi ormai irreversibile di identità. E va da sé, di fede.

Un frutto succulento che spunta improvviso come un’oasi in mezzo un deserto immane e disseminato di scorpioni,  aspidi e parassiti, a cui la maggioranza degli incanutiti e incarogniti ordini religiosi, i rimasugli almeno, sono ridotti.

MESSORI MI DISSE: “TORNIAMO MILLE ANNI INDIETRO, A QUANDO NON C’ERANO RELIGIOSI”

Vittorio Messori, presso la “sua” abbazia di Maguzzano: “il mio pensatoio”.

Ordini a proposito dei quali, un giorno Messori mi disse una cosa. Raccontandomi dell’antichissima abbazia di Maguzzano, nei pressi del Lago di Garda, dove in un’ala ha ricavato un suo studio e a sue spese ha contribuito a restaurare parte del grande e vetusto edificio, spesso battagliando coi pochi e anziani frati che vi giacciono ancora vivi. Ebbene, Messori, mi diceva a proposito di quel che resta degli antichi ordini religiosi, carichi di anni e glorie passate e sempre più alleggeriti di vocazioni:

«Come sa, nel pensatoio in abbazia non ho voluto collegamenti a internet e posta, ma uno word “liscio”, per evitare distrazioni, già sin troppe per seguire muratori e artigiani da me ingaggiati – tra la disperazione dei frati – per ridare  un minimo di confort e di restauro al luogo. Poiché invocano la povertà, come un logoro  mantra, gli ricordo che molti, moltissimi luoghi clericali confondono la povertà con lo squallore. E squallida era Maguzzano quando la vidi la prima volta, ormai una dozzina di anni fa. Mi proposi dunque di intervenire, con grave pregiudizio dei miei risparmi ma in cambio con  grandi soddisfazioni. Do sulla voce a chi mi considera un benefattore: sono, in realtà un beneficato. Mica a tutti capita di programmare il recupero, almeno nei muri e nel verde (un uliveto con 2.000 piante, più altre meraviglie) di un’abbazia di fondazione carolingia. Insomma, un privilegio di cui sono grato». E questo per quanto riguarda il suo “pensatoio” abbaziale a Maguzzano.

Cistercensi medievali

Sul resto, infatti, aggiungeva: «Ho comunque perso ogni speranza, almeno umana: bisognerà tornare alla situazione del primo Millennio quando non c’erano che monaci (in maggioranza non sacerdoti) e preti secolari. Abbazie e diocesi:  c’est tout e c’est assez.  Constato ogni giorno che la sopravvivenza di ordini e congregazioni nate per rispondere a bisogni che non esistono più- o, almeno,  che sono stati sottratti alla Chiesa – non è una risorsa ma un problema grave, spesso purtroppo una contro-testimonianza. Una deriva verso una morte strascicata, un decesso dopo l’altro, senza possibilità di ricambio, mentre finisce come prevedevo la speranza degli ingenui che nuove “vocazioni”, si fa per dire, venissero da Africa e Asia. Dove, se si entra in seminario, è (spesso) come nelle nostre campagne fino a qualche decennio fa, dove i religiosi (mentre già c’era sentore inconscio di crisi imminente) giravano per le campagne con un camion e, in ogni cascina, assecondando il volere di genitori con troppi figli e poco pane, prelevavano un maschio e una femmina, per farne frati e suore. Ancora bambini : “vocazioni precoci”, le chiamavano…».



[SM=g1740771]  continuare qui per la lettura


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/08/2013 14:59
 
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[SM=g1740758] E’ chiarissimo, al di la di come la si voglia interpretare, che è in atto UNA GUERRA A MARIA SANTISSIMA ;-) e questo sembra sia sfuggito a molti…..
Il Montfort profetizza chiaramente l’era mariana, IL TEMPO DI MARIA durante il quale anche Satana sarebbe stato sprigionato dalle sue catene per sferrare il duro attacco contro la Chiesa…
Maria, COLEI CHE SCHIACCERA’ LA TESTA DEL SERPENTE è all’opera, un’opera che si è intensificato da La Salette a Lourdes, Fatima, la Medaglia miracolosa, in Africa….. tutte apparizioni ufficiali e riconosciute che racchiudono tutte identici messaggi: PERSECUZIONE ALLA CHIESA, APOSTASIA, DURE PROVE, NUOVI MARTIRI….

riporto la storia dei FFI dalla tastiera di Cristina Siccardi:

Nel 1965 padre Stefano Maria Manelli O.F.M. Conv. riscoprì e meditò le Fonti Francescane e gli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe. Fu così che la vigilia di Natale del 1969 chiese al Superiore generale dei Frati Minori Conventuali, padre Basilio Heiser, di avviare una nuova opera di vita francescana. Il superiore assecondò l’istanza. Nella Regola sta scritto: preghiera e povertà, penitenza e intenso lavoro di apostolato. Ma che preghiera! E quale povertà! Quelle che toccano il Cuore di Dio e fanno piovere grazie sulla terra, oggi così arida proprio perché invece di vivere povertà e preghiera si declama il pauperismo e, invece di pregare, si decanta la cosiddetta «dignità umana», il pacifismo, l’ecumenismo, la libertà religiosa… e poi si calpesta la dignità di chi rispetta la Fede, la speranza, la carità, le virtù teologali, le virtù cardinali, i dogmi, la dottrina della Chiesa di sempre.

I Francescani dell’Immacolata sopportano il duro freddo dei mesi invernali; calzano i sandali con i piedi nudi, anche sotto l’acqua e nella neve. Per quanto riguarda il nutrimento non si acquista nulla, ma si aspetta tutto dalla Provvidenza. Molto rigore, eppure… un florilegio di vocazioni ed ecco che il gruppo di frati viene riconosciuto dalla Chiesa: il 22 giugno 1990, solennità del Sacro Cuore di Gesù, l’allora Arcivescovo di Benevento Mons. Carlo Minchiatti, «per decisione del Santo Padre» (cfr Segreteria di Stato Prot. n. 258.501), firmò il decreto di erezione del nuovo Istituto di Diritto diocesano, e il 23 giugno 1990, festa del Cuore Immacolato di Maria, avvenne l’erezione effettiva dell’Istituto presso il Centro La Pace di Benevento, con la professione dei voti di circa 30 religiosi. La rapida crescita dello stesso ordine nel mondo e le credenziali dei vescovi nelle cui diocesi si trovano le case dell’Istituto, portò il 1º gennaio 1998, solennità della Madre di Dio, al riconoscimento pontificio (cfr. CRIS Prot. n. B 242-1/94). La novità proposta dal fondatore consiste nel «voto mariano», che viene emesso nella professione religiosa al primo posto, seguito dai voti di castità, povertà, obbedienza.

Il carisma dell’Istituto è francescano-mariano, che consiste nel vivere il francescanesimo alla luce dell’Immacolata secondo la Regola bollata di San Francesco d’Assisi e la Traccia mariana di vita francescana, con la consacrazione illimitata all’Immacolata, che riporta i religiosi alle pure origini mariane del francescanesimo (Santa Maria degli Angeli) e ai recenti esempi e insegnamenti di san Massimiliano Maria Kolbe (“folle” dell’Immacolata e martire della carità), con una spinta particolare alla missionarietà e all’uso dei mass-media per l’apostolato.

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Giovanni Paolo II, mariano per eccellenza che riportava nello stemma il giuramento di fedeltà a Maria montfortiano, Totus tuus ego sum, ha subito non solo un attentato, ma anche la lunga e dolorosa malattia….. il Paradiso COSTA LA CROCE, chi pensa di andarci fra balli arlecchineschi, sambe varie, e battimani, non ha capito nulla del Vangelo…….
L’attacco è contro MARIA SANTISSIMA, non dimenticatelo ;-)


e per comprendere come siamo in molti ad essere rattristati e ad accompagnare così l’articolo stuzzichevole der Mastino (secondo post sopra), porto anche un ‘altra testimonianza di un sacerdote abbastanza conosciuto in rete e a Bologna e che i FFI li conosce molto bene…..

…in multa patientia, in tribulationibus, in necessitatibus, in angustiis (2 Cor 6,4)
di don Alfredo M. Morselli

Ave Maria!
Quanto è capitato in questi giorni ai carissimi Francescani dell’Immacolata, rattrista fortemente tutti i buoni cristiani: una famiglia religiosa che ha diffuso il soave odore di Cristo con un’esemplare vita francescana, con uno slancio missionario senza limiti, con una forma di consacrazione totale a Gesù per Maria, raccogliendo meravigliosi frutti… conversioni, decine e decine di vocazioni, nei vari rami, maschili e femminili, attivi e contemplativi, Terz’Ordine etc… ebbene… questa famiglia è oggi è a rischio di sussistenza.
Le circostanze dei fatti presentano un misterioso ricorso storico per diametrum: il decreto che mette a rischio l’esistenza dei Francescani dell’Immacolata è stato approvato da un Papa Gesuita, ovvero facente parte di una congregazione che a sua volta era stata sciolta da un altro Papa, Clemente XIV; tra i favorevoli a quel gesto, non furono estranei i giansenisti, veri e propri modernisti ante litteram (i primi eretici della storia della Chiesa che storicamente, hanno cercato di minarne l’incorruttibile fede da dentro).

Si tratta di un decreto che penalizza dei Francescani, approvato da un Papa di nome Francesco.

Si tratta di una congregazione che vive splendidamente la povertà (celle poverissime, ma non si bada a spese per annunciare il Regno di Dio con i più moderni mezzi di comunicazione), penalizzata sotto un Pontificato che fa – più che giustamente – della povertà degli ecclesiastici e del risveglio dell’Evangelizzazione i suoi vessilli.

Quanto scrivo non vuole assolutamente essere un’accusa al Papa, che non può far altro che giudicare su quanto Gli vien riportato: e inoltre mi unisco alla perfetta obbedienza degli stessi Francescani nel sottomettersi umilmente al decreto, smontando proprio attraverso l’obbedienza le infondate accuse (senza escludere tutti i ricorsi che il diritto legittimamente consente).

Un fatto grave come questo non ci coglie di sorpresa al 100%; sappiamo quanto le disposizioni in materia liturgica di Benedetto XVI siano state, per molti, come una spina di pesce conficcata in gola; e possiamo immaginare quanti attendevano il cambio del Pontificato per trovare l’occasione propizia per cercare di affondare il Summorum Pontificum. C’è chi l’ho ha fatto in modo ingenuo e grossolano (alcuni Vescovi in vista ad limina), ma esistono, purtroppo, anche i filii tenebrarum prudentiores, che sanno muoversi assai bene.
Di fronte a un fatto gravissimo come questo, se non possiamo prenderlo alla leggera, né sottovalutarne la portata, non possiamo neppure permetterci di non considerarlo sub specie aeternitatis, ovvero non solo alla luce della storia, ma anche alla luce della fede.

E allora, sotto questa luce, il dolore immenso per gli ultimi accadimenti si trasfigura in uno sfolgorante mistero, la partecipazione a quel mistero per cui la morte di Cristo è stata la sua vittoria, la sua debolezza la sua forza… nos autem oportet gloriari nisi in cruce Domini nostri Iesu Christi.
Che cosa accade ai veri devoti di Maria in questa vita? Che cosa accade a chi vuole essere Suo servo e Le si dona, a chi predica il Vangelo opportune et importune? Ecco come risponde San Lugi M. Grignion de Montfort:

[61]…appena un predicatore, pieno della parola e dello Spirito di Dio apre la bocca, tutto l’inferno suona l’allarme e muove cielo e terra per difendersi. Comincia allora una sanguinosa battaglia tra la verità, che passa attraverso la bocca del predicatore e la menzogna che esce dall’inferno; tra quegli uditori che, per mezzo della loro fede diventano amici di tale verità e quelli che per la loro incredulità diventano seguaci del padre della menzogna.



Un predicatore di tale tempra divina con le sue parole di verità anche se dette con semplicità, muove un’intera città e tutta una provincia per mezzo della guerra che vi suscita. Essa è la continuazione del terribile combattimento che si accese in cielo tra la verità di S. Michele e la menzogna di Lucifero, ed è un effetto della inimicizia che Dio stesso ha messo tra la stirpe predestinata della Vergine Santa e la razza maledetta del serpente.


Non bisogna dunque meravigliarsi della falsa pace in cui sono lasciati predicatori alla moda, né delle strane persecuzioni e calunnie, mosse e lanciate contro i predicatori che hanno ricevuto il dono della parola eterna. Tali devono essere un giorno tutti i figli della Compagnia di Maria, annunciatori della buona novella con grande forza.



[64]… Un buon predicatore deve considerarsi sul pulpito come un imputato innocente alla sbarra per sopportare senza vendicarsi i falsi giudizi di tutto un uditorio spesso maldisposto verso di lui. Deve soffrire le censure dei sapienti orgogliosi che interpretano male le sue parole, le beffe dei cattivi che deridono e disprezzano la sua persona ed infine le calunnie di tutto il popolo. Deve far consistere la forza del suo zelo non soltanto nel predicare con vigore, ma anche nel sopportare come una roccia tutte le tempeste, senza cedere né agitarsi più di tanto, lasciando alla verità che egli annuncia e che naturalmente genera l’odio, l’incarico di liberarlo dalla menzogna: la verità vi farà liberi. Questa, prima o poi, lo fa sempre purché la si lasci agire.



[65 ] Infine i missionari devono ricordare che Gesù Cristo li manda come gli Apostoli quali agnelli in mezzo ai lupi. Devono perciò imitare la dolcezza, l’umiltà, la pazienza e la carità dell’agnello per cambiare, con tale atteggiamento divino, i lupi stessi in agnelli.

(S. Luigi M. Grignion de Montfort, Regola dei Sacerdoti Missionari della Compagnia di Maria, §§ 61-65 passim)

I francescani dell’Immacolata si sono distinti anche per l’impegno nel vivere e far conoscere il messaggio di Fatima: riporto alcune parole pronunciate dalla Madonna, che, sotto certi aspetti, potrebbero rappresentare il cuore di tutte le apparizioni.

13 maggio 1917:
La Madonna: “Volete offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?”

Lucia: “Sì, vogliamo”.

La Madonna: “Andate, dunque; avrete molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto”.

13 giugno 1917:
Lucia: “Rimango qui sola?”

La Madonna: “No, figlia. E tu soffri molto? Non scoraggiarti. Non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”.

Oggi, nella tragica situazione in cui si trovano il mondo e la Chiesa (fatte salve sempre, per quest’ultima, le promesse del Salvatore), non abbiamo altro da fare che rispondere generosamente alla domanda della Madonna:
Volete offrirvi…?
Sì o no, il resto è fuffa: è molto più facile fare o dire tante altre cose, che offrirsi senza condizioni. Non abbiamo tempo di fare altro, neppure di perder tempo a criticare i flash mob episcopali; tempo perso e fegato gonfio per niente.

Volte offrirvi? Sì o no
Voi cari Francescani dell’Immacolata, avete da sempre detto sì: allora Avrete molto da soffrire, ma, dice la Madonna a ciascuno di voi, il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo [e dell’Immacolata]? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a Colui [e a Colei] che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura [né decreti] potrà mai separarci dall’amore di Dio [e dell’Immacolata], che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
(Rm 8, 35-38)


[SM=g1740750]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/08/2013 15:03
 
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Lettera del Commissario dei Frati francescani dell'Immacolata ai Frati


 
 
La Redazione di MiL è in possesso, in anteprima, anche della lettera che il neo eletto Commissario della Congregazione dei Frati F.I. ha inviato ai Frati. 
 
 ROMA, 27 Luglio 2013 

 Ai Fratelli e alla Fraternità 
 della Congregazione dei Frati 
Francescani dell'Immacolata 
LORO SEDI 

 PACE E BENE!

     Il Santo Padre Papa Francesco mi ha affidato il delicato compito di Commissario Apostolico della Vostra Congregazione. In allegato il Decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata in data 11 luglio 2013.
        Benchè avverta le difficoltà di tale compito ho accettato l'incarico perchè è mio desiderio accompagnarvi in un cammino di rinnovata ecclesialità. Per poterlo fare con al certezza di corrispondere ai "desiderata" del Magistero, non trovo di meglio che richiamare il passaggio di un recente discorso di Papa Francesco: l'ecclesialità è una "dimensione costruttive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente rpresa e approfondita nella vita.
La vostra vocazione è un carsima fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non "sentano" con la Chiesa.
Un "sentire" con la Chiesa che ci ha generato nel Battesimo; un "sentire" con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell'unità.
L'annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l'annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato o di gruppo e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, "in forza di un'ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa (Esort. Ap. Evangelii nuntiandi, 80) [...] Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell'amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale" (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all'assemblea plenaria dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali, 8 maggio 2013). 
       
Credo di non dover aggiungere nulla a un pensiero così chiaro e così pressante di Papa Francesco, il quale si preoccupa giustamente del "sentire cum Ecclesia" perchè solo così la Vita Consacrata potrà rispondere a quanto la Chiesa si attenda da essa e diventi, in questo modo l'evangelica luce sul mondo per i fedeli che hanno bisogno di conoscere e seguire la verità che Cristo ci ha rivelato.
     Nello spirito di questa obbedienza richiesta dal N.S.P. Francesco nella Lettera a un ministro, vi saluto fraternamente in Cristo. 

 P. Fidenzio Volpi, o.f.m.cap 
   Commissario Apostolico



Francescani dell'immacolata commissariati: ecco il DecretodellaSantaSede


 
 

La Redazione di MiL ha in anteprima esclusiva la copia del Decreto di Commissiariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata. Ecco il testo. 
 
CONGREGATIO 
PRO INSTITUTIS VITAE CONSECRATAE 
ET SOCIETATIBUS VIATE APOSTOLICAE 

PROT. N. 52741/2012 

DECRETO 

    La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e la Società di vita apostolica, attese le consiedrazioni formulate nella RElazione presentata dal Rev.do Mons. Vito Angelo Todisco a conclusione della Visita Apostolica disposta con decreto del 5 luglio 2012, al fine di tutelare e promuovere l'unità interna degli Istituti religiosi e la comunione fraterna, l'adeguata formazione alla vita religiosa e consacrata, l'organizzazione delle attività apostoliche, la corretta gestione dei beni temporali, ha ritenuto necessario nominare un Commissario Apostolico per la Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata con le conseguente attribuite dal diritto particolare ed universale al Governo Generale del citato Istituto religioso. 
    Atteso che la suddetta decisione il 3 luglio 2013 è stata oggetto di approvazione in forma specifica a norma dell'art. 18 della cost. ap. Pastor Bonus dal Santo Padre Francesco, con il presente decreto si nomina 

il Reverendo P. Fidenzio Volpi O.F.M. Cap. 
Commissario Apostolico 
ad nutum Sanctae Sedis, 
per tutte le Comunità e i sodali 
della Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata 

Nell'espletamento delle sue mansioni, il Rev.do P. Volpi assumerà tutte le competenze che la normativa particolare dell'Istituto e quella universale della Chiesa attribuiscono al Governo Generale. 
Sarà inoltre sua facoltà avvalersi, se lo riterrà opportuno, di collaboratori scelti a sua discrezione e da lui nominati previo assenso di questo Dicastero, a cui potrà chiedere il parere quando lo riterrà necessario. 
Il Rev.do P. Volpi ogni sei mesi, dovrà informare questo Dicastero del suo operato, inviando una dettagliata relazione scritta circa le dicisioni adottate, i risultati conseguiti e le iniziative che riterrà utili realizzare per il bene dell'Istituto. 
Infine, spetterà all'Istituto dei Frati Francescani dell'Immacolata sia il rimborso delle spese sostenute da detto Commissario e dai collaboratori da lui eventualmente nominati, sia l'onorario per il loro servizio. 
In aggiunta a quanto sopra, sempre il 3 luglio u.s. il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma staordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta. 

Nonostante qualunque disposizione contraria 

Dato dal Vaticano, l'11 luglio 2013 

f.to Joao Braz Card. de. Aviz 
prefetto 

+ José Rodrìguez Carballo, O.F.M. 
Arcivescovo Segretario


[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 01/08/2013 15:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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La prima volta che Francesco contraddice Benedetto

Su un punto nevralgico: la messa in rito antico. Ratzinger ne ha consentito a tutti la celebrazione. Bergoglio l'ha proibita a un ordine religioso che la prediligeva

di Sandro Magister




ROMA, 29 luglio 2013 – Un punto sul quale Jorge Mario Bergoglio era atteso al varco, dopo la sua elezione a papa, era quello della messa in rito antico.

C'era chi prevedeva che papa Francesco non si sarebbe discostato dalla linea del suo predecessore. Il quale aveva liberalizzato la celebrazione della messa in rito antico come forma "straordinaria" del rito moderno, con il motu proprio "Summorum pontificum" del 7 luglio 2007:

> Benedetto XVI liberalizza il rito antico della messa. E spiega perché

e con la successiva istruzione "Universæ ecclesiæ" del 13 maggio 2011:

> Due messe per un'unica Chiesa

E c'era chi invece pronosticava da parte di Francesco una restrizione – o addirittura una cancellazione – della possibilità di celebrare la messa con il rito anteriore al Concilio Vaticano II, anche a costo di contraddire le delibere di Benedetto XVI con lui ancora vivente.

A leggere un decreto emesso dalla congregazione vaticana per i religiosi poco prima del viaggio di Francesco in Brasile, con l'approvazione esplicita dello stesso papa, si dovrebbe dare più ragione ai secondi che ai primi.

Il decreto ha la data dell'11 luglio 2013, il numero di protocollo 52741/2012  e le firme del prefetto della congregazione, il cardinale Joao Braz de Aviz, focolarino, e del segretario della stessa, l'arcivescovo José Rodríguez Carballo, francescano.

Braz de Aviz è l'unico alto dirigente di curia di nazionalità brasiliana e per questo ha accompagnato Francesco nel suo viaggio a Rio de Janeiro. Ha fama di progressista, anche se più gli si addice quella di confusionario. E sarà probabilmente uno dei primi a saltare, appena la riforma della curia annunciata da Francesco prenderà corpo.

Rodríguez Carballo gode invece della piena fiducia del papa. La sua promozione a numero due della congregazione è stata voluta dallo stesso Francesco all'inizio del suo pontificato.

Difficile dunque pensare che papa Bergoglio non si sia avveduto di ciò che approvava, quando gli fu presentato il decreto prima della pubblicazione.

Il decreto insedia un commissario apostolico – nella persona del cappuccino Fidenzio Volpi – alla testa di tutte le comunità della congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata.

E già questo è motivo di stupore. Perché i Francescani dell'Immacolata sono una delle più fiorenti comunità religiose nate nella Chiesa cattolica negli ultimi decenni, con rami maschili e femminili, con numerose e giovani vocazioni, diffusi in più continenti e con una missione anche in Argentina.

Si vogliono fedeli alla tradizione, nel pieno rispetto del magistero della Chiesa. Tant'è vero che nelle loro comunità celebrano messe sia in rito antico che in rito moderno, come del resto fanno in tutto il mondo centinaia di altre comunità religiose – per fare un solo esempio i benedettini di Norcia – applicando lo spirito e la lettera del motu proprio "Summorum pontificum" di Benedetto XVI.

Ma proprio questo è stato loro contestato da un nucleo di dissidenti interni, i quali si sono appellati alle autorità vaticane lamentando l'eccessiva propensione della loro congregazione a celebrare la messa in rito antico, con l'effetto di creare esclusioni e contrapposizioni dentro le comunità, di minare l'unità interna e, peggio, di indebolire il più generale "sentire cum Ecclesia".

Le autorità vaticane hanno risposto inviando un anno fa un visitatore apostolico. E ora ecco la nomina del commissario.

Ma ciò che più stupisce sono le ultime cinque righe del decreto dell'11 luglio:

"In aggiunta a quanto sopra, il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata [sic] dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta".

Lo stupore deriva dal fatto che ciò che qui viene decretato contraddice le disposizioni date da Benedetto XVI, che per la celebrazione della messa in rito antico "sine populo" non esigono alcuna previa richiesta di autorizzazione:

"Ad talem celebrationem secundum unum alterumve Missale, sacerdos nulla eget licentia, nec Sedis Apostolicae nec Ordinarii sui" (1).

Mentre per le messe "cum populo" pongono alcune condizioni, ma sempre assicurando la libertà di celebrare.

In generale, contro un decreto di una congregazione vaticana è possibile fare ricorso presso il supremo tribunale della segnatura apostolica, oggi presieduto da un cardinale, l'americano Raymond Leo Burke, giudicato amico dai tradizionalisti.

Ma se il decreto è oggetto di approvazione in forma specifica da parte del papa, come sembra avvenire in questo caso, il ricorso non è ammesso.

I Francescani dell'Immacolata dovranno attenersi al divieto di celebrare la messa in rito antico a partire da domenica 11 agosto.

E ora che cosa accadrà, non solo tra loro ma nella Chiesa intera?

Era convinzione di Benedetto XVI che "le due forme dell’uso del rito romano possono arricchirsi a vicenda". L'aveva spiegato nell'accorata lettera ai vescovi di tutto il mondo con cui aveva accompagnato il motu proprio "Summorum pontificum":

> "Con grande fiducia e speranza…"


Ma da qui in avanti non sarà più così, almeno non per tutti. Ai Francescani dell'Immacolata, costretti a celebrare la messa soltanto nella forma moderna, non resterà che un solo modo per fare tesoro di quello che ancora Benedetto XVI auspicava: "manifestare" anche in questa forma, "in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all’antico uso".

Sta di fatto che un caposaldo del pontificato di Joseph Ratzinger è stato incrinato. Da un'eccezione che molti temono – o auspicano – diventerà presto la regola.

__________


(1) Curiosamente, ancora sei anni dopo la pubblicazione, il motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI continua a essere presente nel sito ufficiale della Santa Sede solamente in due lingue e tra le meno conosciute: la latina e l'ungherese.

O per essere più esatti, una erratica versione italiana esiste nel sito, ma non al posto giusto, e col rischio, cliccando, di essere riportati alla home page di vatican.va:

> http://web.archive...


__________


Il sito web dei Francescani dell'Immacolata:

> Francescani dell'Immacolata


__________



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Gnocchi e Palmaro sul commissariamento dei Francescani dell'Immacolata


Da Corrispondenza Romana
(di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro) Come accade spesso nelle tragedie, sono i particolari a dare l’idea della loro enormità, e il caso del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata non fa eccezione.
Il dettaglio è lì, verso il fondo del decreto della Commissione per gli Istituti di Vita Consacrata firmato dal segretario, il francescano Josè Rodriguez Carballo. Vi si dice: «Infine, spetterà ai Frati Francescani dell’Immacolata il rimborso delle spese sostenute da detto Commissario e dai collaboratori da lui eventualmente nominati, sia l’onorario per il loro servizio». Proprio così, con uno sfregio che evoca l’uso dei regimi totalitari di addebitare ai familiari dei condannati il costo delle pallottole usate per l’esecuzione. L’immagine potrà anche apparire forte, ma è la portata clamorosa dell’evento a suggerirla.

In una sola mossa, non vengono esautorati solo il fondatore di un ordine fiorente e i vertici che lo assistono, ma anche il Motu proprio di Benedetto XVI che liberalizza la celebrazione della Messa in rito gregoriano, il Pontefice che lo ha emanato e, in definitiva, la Messa stessa. Perché, dopo il dettaglio delle spese a carico della vittima di un provvedimento iniquo, arriva l’affondo finale: «il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta».

Essendo l’unico ordine esplicito contenuto nel documento, è dunque evidente che questo è il problema: la Messa in rito antico. E a cosa conduca il terribile vizio di celebrare tale rito lo spiega il commissario, padre Fidenzio Volpi, nella sua lettera di presentazione composta dal mite saluto «Pace e Bene!», da una chilometrica citazione dell’attuale Pontefice e da una sintetica chiusa che esordisce con un minaccioso «Credo di non dover aggiungere nulla a un pensiero così chiaro e così pressante di Papa Francesco».

Secondo padre Volpi, il terribile vizio del rito antico porterebbe al reato di lesa «ecclesialità»: un concetto che vuol dire tutto e niente. Forse, per comprendere che cosa contenga questo termine, bisogna por mente a che cosa è avvenuto a Rio de Janeiro durante la Giornata mondiale delle gioventù, proprio mentre i Francescani dell’Immacolata venivano commissariati. Basti pensare, per fare un solo esempio di quella che i media hanno battezzato «la Woodstock della Chiesa», alla grottesca esibizione dei vescovi che ballano il Flashmob guidati da un Fiorello di quart’ordine: uno spettacolo che neanche il Lino Banfi e il Bombolo dei tempi d’oro avrebbero saputo mettere in scena.

Se questa è «ecclesialità», si comprende perché i Francescani dell’Immacolata la violino costantemente: portano il saio, fanno digiuni e penitenza, pregano, celebrano la Messa, praticano e insegnano una morale rigorosa, vanno in missione a portare Cristo prima  dell’aspirina, non combattono l’Aids con i preservativi, hanno una dottrina mariana che poco piace ai fratelli separati di ogni ordine e grado. E poi sono poveri e umili con i fatti invece che con le parole. Stante tutto ciò, la risolutezza disciplinare nei confronti di questo istituto lascia attoniti solo fino a un certo punto. Certo, stupisce una simile durezza nel contesto della Chiesa contemporanea.

Una Chiesa nella quale, una volta squillata la campanella dell’intervallo, è iniziata una ricreazione alla quale nessuno ha potuto o voluto mettere fine. Nelle diocesi e nelle congregazioni religiose sparse per il mondo accade di tutto: si insegnano dottrine non cattoliche, si esalta la teologia della liberazione, si sconvolgono le discipline e le regole di ordini millenari, si contesta l’autorità della Chiesa.

Ci sono intere “chiese nazionali” che firmano in massa appelli per l’abolizione del celibato, o per il sacerdozio femminile, chiese nelle quali il concubinato abituale dei parroci è diventato un fatto normale e tollerato dalla gerarchie. Una Chiesa nella quale solo i più sprovveduti possono esaltarsi per i tre milioni di partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù, mentre in realtà la nave di Pietro procede nel mare in tempesta senza una meta precisa. E, come se non bastasse, sulla nave scarseggia l’equipaggio. Mentre la Congregazione per gli Istituti religiosi usa questi metodi con i Francescani dell’Immacolata che hanno vocazioni copiose in tutti i continenti, in gran parte delle altre famiglie religiose si consuma una spaventosa crisi. Mentre a Roma si affannano a impedire a dei frati francescani di celebrare la Messa che ha fatto secoli di santi e di santità, carmelitani e domenicani, cistercensi e certosini entrano di diritto a far parte delle specie protette dal Wwf.

Ma, in questo panorama, per la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, il problema sono i Francescani dell’Immacolata che celebrano nelle due forme consentite dal Motu Proprio Summorum Pontificum. Con il risultato che il divieto di celebrare il rito antico stabilisce una disciplina sulla Messa che scavalca quanto contenuto nel documento di Benedetto XVI. Evidentemente, il provvedimento è da inserire in un’azione anti-Messa antica a più ampio spettro contenuta nel brumoso concetto di «ecclesialità». Un disegno che non è disposto a riconoscere alla Messa in rito gregoriano la capacità di produrre nemmeno i frutti spirituali che l’estemporaneo magistero di Papa Francesco ha riconosciuto al ramadan musulmano.

Eppure, il campo liturgico è quello nel quale il laissez faire di Roma ha raggiunto le vette più vertiginose del tragicomico: preti che ballano e cantano i pezzi dei Ricchi e Poveri mentre celebrano un matrimonio, vescovi che in mondovisione si dimenano come in un villaggio Alpitour, prelati che celebrano il novus ordo facendo elevare pissidi e sacre specie a imbarazzate ragazze Gmg in pantaloncini corti, preti che accompagnano la consacrazione con meravigliose bolle di sapone… E il problema su cui scaricare la ferula disciplinare sarebbero i Francescani dell’Immacolata che celebrano la Messa antica. Bisogna riconoscere che, purtroppo, c’è della logica in tutto questo.

Per concludere, ci sono le modalità processuali dell’inchiesta che lasciano perplessi. Roma è stata chiamata a intervenire da un gruppo di religiosi dissidenti dei Francescani dell’Immacolata. Gli accusati però non hanno potuto visionare le carte che contesterebbero loro di aver imboccato una deriva preconciliare. Quindi non hanno goduto di quell’elementare diritto di difesa che consiste nel conoscere in modo dettagliato gli addebiti e il capo di accusa. Inoltre, la Congregazione vaticana vuole impedire ai Francescani di porre ricorso, opponendo la diretta volontà del Papa come base del provvedimento. Insomma, sul piano formale la Chiesa della misericordia del postconcilio, quando vuole, sa rispolverare metodi da santa inquisizione.

Bisogna credere e sperare che i Francescani dell’Immacolata faranno appello in sede canonica e difenderanno con fermezza il loro buon diritto di sacerdoti della Chiesa cattolica di celebrare la Messa anche nel rito antico. Perché, se mai questi ottimi frati dovessero accettare il diktat, presto seguirebbero altre, più dure repressioni verso coloro che nel mondo celebrano e seguono la Messa di sempre. L’esercizio iniquo del potere fonda la sua forza sul silenzio delle vittime e pretende, anzi, il loro consenso. Ma la storia insegna che hanno avuto la meglio coloro che davanti all’ingiustizia non hanno taciuto, perché impugnare legittimamente un atto iniquo significa scuotere fin nelle fondamenta il potere che lo ha posto in essere. 
È venuto il tempo di parlare. 
 
(Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro)



Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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[SM=g1740758] Piccola nota semi-ufficiale a proposito del divieto fattoci di celebrare la Messa Tridentina

29 luglio 2013 alle ore 17.41

Poiché da qualche ora è rimbalzata su diverse testate la notizia dell'ordine impartitoci dalla S. Sede di non celebrare la Messa Tridentina ritengo utile fare alcune precisazioni, che non hanno carattere "ufficiale" in quanto, pur potendo operare di mia responsabilità a causa dell'incarico che ho, non ho ancora sentito i Superiori.
Agisco, tuttavia, potendo dire cosa sta succedendo e cosa i Superiori pensano, per cui non temo smentite. Mi rendo conto che forse queste precisazioni non soddisferanno tanti, ma è opportuno farle e a chi non dovesse essere contento chiedo la carità di un pudico rispetto verso il nostro Istituto Religioso. La notizia in questione si trova sul Blog Messa in Latino e sul Blog "Settimo Cielo" di Sandro Magister, ed è autentica per quanto non sia stata riportata in modo corretto.
Non è stata ancora pubblicata sul sito dell'Istituto in quanto si attendono istruzioni nel merito, anche perché è una faccenda che riguarda l'Istituto Religioso come tale. Messa in Latino della notizia ha pubblicato solo la parte che più interessava e che ha delle conseguenze esterne immediate: la sospensione della Messa Tridentina.
Magister arriva a citare il decreto (non si sa come avuto) e fa delle sue considerazioni, peraltro senza avere una conoscenza esatta della questione.

Il dato di fatto è questo: il 12 luglio la Congregazione per i Religiosi e gli Istituti di Vita Consacrata ha emanato un decreto nel quale, tra le altre cose stabilisce la rimozione del Consiglio Generale dei Frati Francescani dell'Immacolata (a partire dal Ministro Generale, P. Stefano M. Manelli) e ordina a tutti i sacerdoti Francescani dell'Immacolata la sospensione della celebrazione della Messa Tridentina e del Breviario Tridentino, lasciando tuttavia ai singoli sacerdoti e alle singole comunità la facoltà di chiedere al nuovo Commissario di poter nuovamente tornare a celebrare tanto l'una che l'altro e al medesimo Commissario quella di approvare o negare tale permesso caso per caso.
Per evitare spiacevoli situazioni dovute ad impegni già presi, oralmente il Commissario incaricato, il Padre Fidenzio Volpi, OFM Cap, ha concesso a voce la facoltà di fare queste celebrazioni, dove necessario, fino al 12 agosto.


L'intervento del S. Padre e della Congregazione si è reso necessario dopo aver ricevuto notizie di problemi suscitati nell'Istituto in materia liturgica.
Alla luce di questo, mi sembra pertanto poco fondata la preoccupazione espressa da Sandro Magister che tale divieto possa essere esteso prima o poi anche a tutti i sacerdoti, in contrasto con il Motu Proprio Summorum Pontificum, e che lo stesso S. Padre abbia agito, di fatto, contro quello che sarebbe stato l'atteggiamento di Benedetto XVI.

Il dato di fatto è che il S. Padre si è trovato con un rapporto davanti, e dopo averlo studiato ha messo in atto quelle misure che a suo prudente giudizio erano atte a tutelare tanto l'Istituto, quanto il suo ruolo nella Chiesa.

Circa i contenuti di quel rapporto, il numero dei frati coinvolti, e tante altre faccende a riguardo non è possibile né al sottoscritto, né ad alcun altro, fare valutazioni.
Le indagini e il tempo diranno la loro sulla responsabilità di ciascuno.
L'Istituto come tale accetta le disposizioni della S. Sede e obbedisce.
E proprio perché obbedisce, rifiuta con forza qualunque tentativo, da qualsivoglia parte provenga, di strumentalizzare questa vicenda a danno della persona e dell'autorità del Romano Pontefice felicemente regnante.

Chi volesse utilizzare questa situazione interna nostra per andare contro il Papa o giustificare sue prese di posizione contro il Papa e la Gerarchia Cattolica, qualunque cosa possa dire, va contro lo spirito dei Fondatori dell'Istituto e contro l'Istituto stesso.


P. Rosario M. Sammarco
Amministratore del Profilo Facebook FI e Responsabile del portale www.immacolata.com


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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/08/2013 19:55
 
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A beneficio dei FFI raccontiamo la storia di Don Orione, un pezzo, quello che lo riguarda personalmente in una sorta di commissariamento vissuto anche lui, contro di lui, sotto Pio X ............ riportiamo i fatti narrati dalla rivista 30Giorni di aprile 2004

San Pio X fu senza dubbio il Papa più determinante della vita di don Orione, il quale affermava: «Il Santo Padre Pio X sarà sempre il nostro Sommo Benefattore, il nostro Papa!»(Scritti, 82, p. 98). Salito al soglio pontificio nel 1903, il patriarca Giuseppe Sarto scelse il motto “Instaurare omnia in Christo”,che don Orione aveva scelto per la sua Congregazione già da dieci anni.
La fortuita coincidenza era segno dell’affinità spirituale di quelle due grandi anime e si sostanzierà nella successiva storia delle loro relazioni.

Il loro primo incontro ha il sapore di un fioretto.
Il patriarca Giuseppe Sarto aveva chiamato a Venezia il giovane musico don Lorenzo Perosi, coetaneo e concittadino di don Orione. Lo onorava della sua amicizia, lo aveva talvolta ospite a tavola e compagno in qualche partita a tarocchi.
Il padre di Lorenzo, temendo che il cardinale gli viziasse il figliolo, confidò i suoi timori a don Orione. Questi, senza pensarci due volte, scrisse una lettera al patriarca, pregandolo di non volere avviare il promettente “maestrino” verso un brutta china.
Spedita la lettera, si augurava che la sua “predichetta”, rispettosa ma audace, venisse presto dimenticata. Ma... gli scritti restano! Quando, una decina d’anni dopo, fu ricevuto per la prima volta in udienza dall’ex patriarca di Venezia, neoeletto Papa, si sentì mancare quando lo vide estrarre dal breviario la celebre lettera. Il santo Pontefice non se l’era avuta a male; anzi, assicurò di averne ricavato del bene: «Una lezione di umiltà è buona anche per il
Papa» commentò (E. Pucci, Don Orione, p. 71s).


Sarebbe lungo enumerare i servizi resi da don Orione a Pio X e le dimostrazioni di fiducia e di affetto di Pio X verso don Orione, dopo quell’udienza. Si instaurò tra il Santo Padre e il giovane prete tortonese una relazione di confidenza a tutta prova. Don Orione accettò senza minima esitazione le incombenze, spesso delicate e difficili, affidategli da Pio X, quali quella di vicario generale plenipotenziario della diocesi di Messina nei quattro turbolenti anni che seguirono al terremoto del 1908, o quella di prolungare l’azione del Pontefice nei confronti dei modernisti, spesso severa in nome della verità, ma sempre pervasa da carità fraterna.
Per questa intesa retta, leale e discreta, stabilita tra i due santi, don Orione si trovò in situazioni personali irte di difficoltà e incomprensioni. «È un martire!» disse Pio X di don Orione, al termine del periodo messinese (Summarium, p. 524).

È significativo un altro episodio da fioretto, ma vero e drammatico. A un certo punto, la frequentazione di don Orione con modernisti incorsi in censure ecclesiastiche suscitò il sospetto circa la sua piena ortodossia. Della cosa volle occuparsi Pio X in persona. Lo chiamò a udienza senza apparente motivo e ne scrutò le parole e il volto. A un certo punto gli chiese di inginocchiarsi e di recitare il Credo
. «Erano di fronte il Supremo Pastore della Chiesa, trepido delle sue responsabilità – riferì poi lo scrittore Tommaso Gallarati Scotti –, e don Orione innocente, con la fede semplice della sua prima comunione, ma che portava le tribolazioni e le colpe nostre». Terminata la recita del Credo
, tanto devota e interiormente vissuta, il volto del Santo Padre appariva rasserenato. E congedò don Orione dicendo: «Va’, va’, figliuolo… Non è vero ciò che dicono di te!» (Papasogli, p. 227).

[SM=g1740733]

"Si stampano su riviste cattoliche e da Sacerdoti, errori, veri errori contro la Madonna e le cose più sante delle tradizioni della Chiesa. Si parla di aggiornamento ai tempi, ma c'è in realtà un aggiornamento al mondo ed allo spirito satanico. Non cooperate alla demolizione di quello che fa del vostro Ordine uno dei più belli della Chiesa. Rimanete puntello della Chiesa in questi tempi così pericolosi. Occorrono le parole che disse Pio XII ai Gesuiti: « O rimanete quali siete, nello spirito del fondatore, o è meglio che non siate più ». Parole di grande attualità per tutti gli Ordini religiosi."
 
[Pensieri di Don Dolindo Ruotolo (1882-1970), tratti da "Fui chiamato Dolindo che significa dolore"].

[SM=g1740733]

[Modificato da Caterina63 04/08/2013 11:21]
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[SM=g1740758] ATTENZIONE:  NOTA UFFICIALE del 03-08-2013: UNA RISPOSTA A VATICAN INSIDER.


In data 02 agosto 2013, il sito web vaticaninsider.lastampa.it ha pubblicato un articolo intitolato «Lombardi: "Sulla Messa in latino il Papa non contraddice Ratzinger"», firmato «La Redazione» .
Tale articolo, dopo le affermazioni di P. Lombardi, che prende la stessa linea già da noi adottata, contiene affermazioni calunniose contro il Nostro Fondatore P. Stefano M. Manelli, affermazioni che ci sentiamo in dovere di respingere. Nel detto articolo ci sono anche informazioni non vere o imprecise che desideriamo sottolineare.
 
1) A proposito del Commissariamento del Nostro Istituto di Frati Francescani dell’Immacolato, l’anonimo giornalista scrive (neretto nostro):
«La decisione di papa Bergoglio - contro la quale sono insorti alcuni gruppi tradizionalisti e che invece i religiosi hanno subito accettato - è stata motivata dal fatto che il fondatore e superiore generale, padre Stefano Manelli, aveva imposto a tutte le comunità dei francescani dell’Immacolata l’uso esclusivo della forma straordinaria della liturgia, cioè il rito antico».
 
La frase da noi sottolineata in neretto non corrisponde affatto al vero.
È nostro dovere rispondere, in scienza e coscienza, che in realtà, P. Stefano non solo non ha mai imposto a tutte le Comunità F.I. l’uso – tanto meno l’uso esclusivo – del Vetus Ordo, ma non vuole nemmeno che ne diventi l’uso esclusivo, e lui stesso ne ha dato l’esempio celebrando ovunque secondo l’uno o l’altro Ordo.
 
È bene sapere che prima, durante e dopo la Visita Apostolica (luglio 2012-luglio 2013), come pure attualmente, l’uso esclusivo o prioritario della maggior parte delle Comunità F.F.I. è il Novus Ordo (S. Messa e Breviario).
 
P. Stefano Manelli, in qualità di Ministro Generale, unitamente al suo Consiglio Generale ha intrapreso legittimamente un’opera di promozione del Vetus Ordo nel rispetto del Motu Proprio Summorum Pontificum (2007), nel rispetto delle decisioni del Nostro Capitolo Generale del 2008 e nel rispetto dell’Istruzione Universae Ecclesiae (2011).
Con lettera Prot. 77/2011, datata 21-11-2011, il Nostro Segretario Generale, a nome del Nostro Consiglio Generale, ha divulgato a tutte le Case Mariane F.F.I., alcune norme indicative (non-precettive!) circa l’uso del Vetus Ordo e l’armonia tra il Vetus Ordo e il Novus Ordo nelle nostre Comunità e nel Nostro Istituto.
Dopo tale lettera, varie comunità hanno continuato pacificamente a privilegiare il Vetus o il Novus Ordo. Dunque, nessuna imposizione da parte di P. Manelli.
 
Alcuni frati, però, hanno contestato la suddetta lettera. Perciò, abbiamo interpellato la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, che con  R e s c r i t t o  del 14-4-2012, Prot. 39/2011L, riscontrava conformità tra la medesima lettera Prot. 77/2011 e la "mens" del Santo Padre Benedetto XVI, espressa nella suddetta Istruzione Universae Ecclesiae, n° 8a.
 
 
2) L'anonimo giornalista di vaticaninsider, nello stesso articolo, scrive anche (neretto nostro):
«Come rito proprio (dunque esclusivo) possono poi adottarlo gli Istituti religiosi e le comunità monastiche che rientrano nella comunione con Roma dopo aver partecipato allo scisma lefebvriano, e per questo sono sottoposti alla giurisdizione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei».
 
Rispondiamo. In realtà, è bene precisare che, nello spirito del Motu Proprio Summorum Pontificum (n° 3) e dell’Istruzione Universae Ecclesiae (n° 8a), il Vetus Ordo come rito "proprio" (esclusivo, oppure non-esclusivo, dunque, almeno "prioritario"), può essere adottato anche da Comunità Religiose non dipendenti dalla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", e non provenienti dallo “scisma” lefebvriano. Tuttavia, non è mai stata intenzione del nostro Fondatore arrivare ad un uso esclusivo.
 
3) L’anonimo giornalista scrive anche (neretto nostro):
«I francescani dell’Immacolata sono nati invece dopo il Concilio e inoltre un sondaggio tra i frati ha dimostrato che la maggioranza di loro desidera celebrare con il rito ordinario».
 
Rispondiamo. Il fatto di essere nati dopo il Concilio non vieta a noi F.I. di adottare o privilegiare il Vetus Ordo. Del resto, il Motu Proprio Summorum Pontificum (pubblicato dopo il Concilio) si rivolge anche agli Istituti di Vita Consacrata (senza precisare la loro data di nascita) e inoltre, al n° 8a dell’Istruzione Universae Ecclesiae è precisato che il Motu Proprio Summorum Pontificum si propone, anzitutto, l’obiettivo di «offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare». In quel «tutti i fedeli» sono inclusi ovviamente anche i Religiosi.
 
Se, parlando di «maggioranza», l’anonimo giornalista si riferisce al dato citato nell’articolo di Alessandro Speciale del 30-07-2013, «Vaticano, commissariati i Francescani dell’Immacolata» , ossia: «in un sondaggio condotto durante la visita apostolica la stragrande maggioranza dei membri dell'ordine si erano detti non d'accordo con la celebrazione esclusivamente della messa antica, “soprattutto nella pastorale delle parrocchie in Italia e nelle missioni”», teniamo a precisare che questo dato – se vero – non attesterebbe altro che un’unità d’intenzione tra la stragrande maggioranza e il nostro Fondatore sulla questione dell’esclusività.
In ogni caso, se la «maggioranza» dei frati [Che ci risulti, non c’è stato nessun sondaggio che abbia coinvolto tutti i membri dell’Istituto. Perciò, affermazioni a base di sondaggio sul volere della maggioranza dei frati ci risultano del tutto prive di fondamento] preferisce celebrare secondo il Novus Ordo (S. Messa e Breviario), questa poteva benissimo continuare a farlo, come ha fatto finora. Del resto, lo stesso P. Manelli celebra soprattutto il Novus Ordo (S. Messa e Breviario).
 
 
*****
Ferma restando la nostra obbedienza alle disposizioni della Santa Sede, tuttavia resta nostro dovere fare chiarezza onde evitare: 1°) calunnie al nostro Fondatore; 2°) ostacoli al sereno svolgimento del presente Commissariamento.
 
Cogliamo l’occasione per precisare anche che l’unico portavoce ufficiale del Nostro Istituto, specialmente in questo caso assai delicato, resta il Nostro Procuratore Generale, P. Alessandro Apollonio.
 
[SM=g1740733] [SM=g1740722]

utile anche la riflessione di Massimo Introvigne


Francescani dell'Immacolata: commissariamento che fa discutere (LaN.BussolaQuotidiana)

Francescani dell'Immacolata: commissariamento che fa discutere  
di Massimo Introvigne, da LaNuovaBussolaQuotidiana del 02-08-2013
 
suore dell'ImmacolataÈ tutto un ribollire di blog. Quella che in Francia chiamano la «tradisfera», la galassia dei blog tradizionalisti, non fa che parlare del caso dei Francescani dell'Immacolata, la benemerita congregazione fondata in Italia da padre Stefano Maria Manelli, così ricca di vocazioni - conta oltre trecento frati - e di buone opere.  Con un decreto dell'11 luglio 2013 la Congregazione per i religiosi ha nominato per i Francescani dell'Immacolata un commissario apostolico, il cappuccino Fidenzio Volpi, di fatto esautorando il fondatore, precisando altresì che «il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta».

 
Conosco e stimo da molti anni i Francescani dell'Immacolata. Li considero un grande dono alla Chiesa italiana e universale. Conosco anche i loro problemi - non sono certo che si possa dire lo stesso per tutti coloro che hanno commentato l'ultima vicenda -, e le ragioni che hanno indotto Benedetto XVI a ordinare una visita apostolica, disposta il 5 luglio 2012. La visita è stata richiesta dall'interno stesso dei Francescani dell'Immacolata, e non da uno sparuto gruppetto ma da superiori di case importanti, non solo a Roma.

Che cosa lamentavano costoro? Con riferimento a noti insegnamenti di Benedetto XVI, affermavano che tra i giovani frati, tra le suore dell'Immacolata e sulle riviste teologiche si fosse diffusa una «ermeneutica della discontinuità e della rottura» rispetto al Concilio Ecumenico Vaticano II, che ne leggeva alcuni documenti - i testi, non solo le loro interpretazioni postconciliari - come in contrasto radicale con il Magistero precedente. La stessa interpretazione di «discontinuità» era data alla riforma liturgica: non solo si celebrava la Messa antica, ma si considerava in qualche modo «inferiore» - in qualche caso, addirittura «sospetta» - la Messa nel rito ordinario successivo alla riforma, e questo particolarmente presso le suore. Da informazioni in mio possesso, il visitatore accertava che una buona parte dei Francescani dell'Immacolata condivideva, a vario titolo e con diverse gradazioni, queste critiche. Vi si aggiungeva - purtroppo - una certa litigiosità interna per questioni anche personali, che in modo umano, troppo umano, spesso è presente negli ordini religiosi e ha accompagnato nei secoli la gloriosa storia della famiglia francescana.

 
Di qui il provvedimento vaticano - una medicina dura, ma sollecitata da una parte non piccola degli stessi malati -, del quale è bene conoscere la genesi esatta ma che nello stesso tempo solleva qualche legittimo interrogativo, per due ordini di motivi.

Il primo è che Papa Francesco ha messo in guardia, ancora domenica scorsa a Rio, contro due pericoli che corre la Chiesa: una deriva gnostica, illuminista e relativista - quella progressista - e una deriva che chiama «pelagiana», una rigidità fondata sul sogno di un ritorno a un passato che non può tornare, propria di certi ambienti ultra-conservatori. A un osservatore esterno, che pure accolga con deferenza l'insegnamento pontificio sul secondo rischio, quello ultra-conservatore, il primo - il rischio progressista - appare sociologicamente e teologicamente ben più presente nella Chiesa. Questa giustamente vigila sulle deviazioni dell'uno e dell'altro segno: ma colpisce che il primo provvedimento di un certo peso da qualche anno a questa parte sia preso nella direzione dove i rischi, pur presenti, appaiono oggettivamente meno diffusi. La riforma della Curia di Papa Francesco dovrà curare che i provvedimenti vaticani non siano, e neppure appaiano, troppo simili a quelli dei giudici italiani che, quando indagano sui politici, sembrano spesso occuparsi con zelo e urgenza solo di una parte.

 
La seconda domanda riguarda la Messa tradizionale. Premesso che chi ritiene che quello della Messa sia l'unico motivo che ha indotto alcuni autorevoli Francescani dell'Immacolata a richiedere la visita apostolica non conosce a fondo i fatti, molti si chiedono se il provvedimento, nella parte relativa al Vetus Ordo, non contraddica il motu proprio di Benedetto XVI «Summorum Pontificum» del 2007, che liberalizzava l'uso del vecchio rito per tutti i sacerdoti. Il quadro giuridico cui fa riferimento la Congregazione dei Religiosi è l'art. 3 dello stesso motu proprio di Benedetto XVI, relativo ai religiosi, dove si legge: «Le comunità degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, di diritto sia pontificio sia diocesano, che nella celebrazione conventuale o “comunitaria” nei propri oratori desiderano celebrare la Santa Messa secondo l’edizione del Messale Romano promulgato nel 1962, possono farlo. Se una singola comunità o un intero Istituto o Società vuole compiere tali celebrazioni spesso o abitualmente o permanentemente, la cosa deve essere decisa dai Superiori maggiori a norma del diritto e secondo le leggi e gli statuti particolari».

Certamente la frase del decreto relativa ai Francescani dell'Immacolata patisce qualche problema di scrittura, perché sembra che ai sacerdoti dell'ordine sia ora vietata, senza autorizzazione, anche la celebrazione meramente privata - distinta da quella comunitaria o conventuale - del Vetus Ordo, che secondo l'art. 2 del Motu proprio del 2007 è invece libera per qualunque altro sacerdote di rito latino senza bisogno di alcun permesso dei superiori. Certamente sul punto sono auspicabili chiarimenti da parte del nuovo Commissario, così com'è auspicabile che ai fedeli che normalmente si recano a Messe «Vetus Ordo» celebrate dai Francescani dell'Immacolata sia comunque assicurata la possibilità di assistere alla Messa nel rito che hanno indicato di preferire.

 
Mi sembra tuttavia esagerato - si tratta, è chiaro, di un'opinione personale, né dispongo di sfere di cristallo per prevedere un futuro che potrebbe smentirmi - vedere nel decreto sui Francescani dell'Immacolata la prima avvisaglia di un'offensiva della Santa Sede contro chi celebra secondo il rito straordinario. Lo fanno molte altre comunità religiose, che non hanno patito alcuna molestia. Nel 2011 la Congregazione per la Dottina della Fede pubblicò l'Istruzione «Universae Ecclesiae», approvata «speciali modo» da Benedetto XVI, sull'applicazione del motu proprio «Summorum Pontificum». Tale Istruzione, all'art. 19, precisa che per potersi avvalere del diritto a chiedere la celebrazione con il Vetus Ordo i fedeli «non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria». Non solo validità, ma anche legittimità. Questo è tuttora la stato dell'arte.

Si può celebrare la Messa Vetus Ordo, per gli ordini religiosi, con le precisazioni dell'art. 3 del Motu proprio. Ma le sanzioni scattano se questa celebrazione diventa occasione per mettere in discussione la legittimità (non solo la validità) della Messa celebrata secondo la riforma liturgica, o se si accompagna all'insegnamento rispetto al Vaticano II di qualunque forma, che sia fondata su argomenti storici o teologici, della «ermeneutica della discontinuità e della rottura», nella sua versione «anticonciliarista» - l'espressione è di Benedetto XVI, che distingue l'anticonciliarismo dal «progressismo sbagliato», due versioni uguali e contrarie dello stesso errore.

 
Si può certamente auspicare - l'ho scritto più sopra - che si usi, e si dia anche l'impressione di usare, uguale severità nei confronti del «progressismo sbagliato» rispetto a quella mostrata per l'«anticonciliarismo». Ma la condanna di entrambi gli errori è di Benedetto XVI: non l'ha certo inventata Papa Francesco. Rimanendo fedeli al Papa e alla Chiesa - che è poi il più bell'insegnamento di padre Manelli, il loro fondatore - stiamo vicini in quest'ora difficile ai Francescani dell'Immacolata, e soprattutto preghiamo per loro.





[Modificato da Caterina63 04/08/2013 10:51]
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  [SM=g1740732] Tendiamo insidie al giusto...
di don Alfredo Morselli

    Dicono [gli empi] fra loro sragionando: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta

    […]

    È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. (Sap. 2, 1-3 passim)


Mi è capitata tra le mani il testo di un'intervista del Card. Jean Danielou, attualissima, sebbene datata al 1972.
Quella intervista significò l'emarginazione di Danielou nel suo ordine e l'abbandono della sede della rivista Etudes, che in seguito prenderà posizioni contro l'Humane vitae e il cui direttore lascerà la Chiesa Cattolica.
Senza entrare nel merito di alcune prese di posizioni teologiche del Danielou, le quali richiederebbero un approfondimento generale sulla questione della cosiddetta Nouvelle Théologie, questa intervista è ineccepibile, profetica e attuale; e il lettore non farà fatica a vedere molte analogie tra l'emarginazione di Danielou e le ragioni delle accuse che in questi giorni vengono rivolte ai Francescani dell'Immacolata. Basta proporre una forma di vita religiosa autentica…

Intervista del cardinale Jean Daniélou alla Radio Vaticana, 23 ottobre 1972

    D. – Eminenza, esiste realmente una crisi della vita religiosa e può darcene le dimensioni?

    R. – Penso che vi sia attualmente una crisi molto grave della vita religiosa e che non si debba parlare di rinnovamento ma piuttosto di decadenza. Penso che questa crisi colpisca soprattutto l'area atlantica. L'Europa dell'Est e i paesi dell'Africa e dell'Asia presentano a questo riguardo una migliore sanità spirituale. Questa crisi si manifesta in tutti gli ambiti. I consigli evangelici non sono più considerati come consacrazioni a Dio, ma visti in una prospettiva sociologica e psicologica. Ci si preoccupa di non presentare una facciata borghese, ma sul piano individuale la povertà non è praticata. Si sostituisce la dinamica di gruppo all'obbedienza religiosa; col pretesto di reagire contro il formalismo, ogni regolarità della vita di preghiera è abbandonata e le conseguenze di questo stato di confusione sono anzitutto la scomparsa delle vocazioni, poiché i giovani chiedono una formazione seria. E, d'altra parte, vi sono i numerosi e scandalosi abbandoni di religiosi che rinnegano il patto che li legava al popolo cristiano.

    D. – Può dirci quali sono a suo parere le cause di questa crisi?

    R. – La fonte essenziale di questa cristi è una falsa interpretazione del Vaticano II. Le direttive del Concilio erano chiarissime: una più grande fedeltà dei religiosi e delle religiose alle esigenze del Vangelo espresse nelle costituzioni di ogni istituto e nello stesso tempo un adattamento delle modalità di queste costituzioni alle condizioni della vita moderna. Gli istituti che sono fedeli a queste direttive conoscono un vero rinnovamento e hanno delle vocazioni. Ma in molti casi si sono sostituite le direttive del Vaticano II con delle ideologie erronee messe in circolo da riviste, da convegni, da teologi. E tra questi errori si possono menzionare:
    - La secolarizzazione. Il Vaticano II ha dichiarato che i valori umani devono essere presi sul serio. Non ha mai detto che noi entreremmo in un mondo secolarizzato nel senso che la dimensione religiosa non sarebbe più presente nella civiltà, ed è nel nome di una falsa secolarizzazione che religiosi e religiose rinunciano ai loro abiti, abbandonano le loro opere per inserirsi nelle istituzioni secolari, sostituendo delle attività sociali e politiche all'adorazione di Dio. E questo va controcorrente, tra l'altro, rispetto al bisogno di spiritualità che si manifesta nel mondo di oggi.
    - Una falsa concezione della libertà che porta con sé la svalutazione delle costituzioni e delle regole ed esalta la spontaneità e l'improvvisazione. Ciò è tanto più assurdo in quanto la società occidentale soffre attualmente dell'assenza di una disciplina della libertà. Il ripristino di regole ferme è una delle necessità della vita religiosa.
    - Una concezione erronea della mutazione dell'uomo e della Chiesa. Anche se i contesti cambiano, gli elementi costitutivi dell'uomo e della Chiesa sono permanenti e la messa in questione degli elementi costitutivi delle costituzioni degli ordini religiosi è un errore fondamentale.

    D. – Ma vede dei rimedi per superare questa crisi?

    R. – Penso che la soluzione unica e urgente è di fermare i falsi orientamenti presi in un certo numero di istituti. Occorre per questo fermare tutte le sperimentazioni e tutte le decisioni contrarie alle direttive del Concilio; mettere in guardia contro i libri, le riviste, i convegni in cui sono messe in circolo queste concezioni erronee; ripristinare nella loro integrità la pratica delle costituzioni con gli adattamenti chiesti dal Concilio. Là dove questo appare impossibile, mi sembra che non si può rifiutare ai religiosi che vogliono essere fedeli alle costituzioni del loro ordine e alle direttive del Vaticano II di costituire delle comunità distinte. I superiori religiosi sono tenuti a rispettare questo desiderio.
    Queste comunità devono essere autorizzate ad avere delle case di formazione. L'esperienza mostrerà se le vocazioni sono più numerose nelle case di stretta osservanza o nelle case di osservanza mitigata. Nel caso in cui i superiori si oppongano a queste richieste legittime, un ricorso al sommo pontefice è certamente autorizzato.
    La vita religiosa è chiamata a un grandioso avvenire nella civiltà tecnica; più questa si svilupperà, più si farà sentire il bisogno della manifestazione di Dio. Questo è precisamente lo scopo della vita religiosa, ma per compiere la sua missione occorre che essa ritrovi il suo autentico significato e rompa radicalmente con una secolarizzazione che la distrugge nella sua essenza e le impedisce di attirare vocazioni.

Concludo questo post con la citazione della fine del capitolo 2 del libro della Sapienza, già citato all'inizio:

    Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezzae saggiare il suo spirito di sopportazione.
    Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
    Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati.
    Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile.

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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05/01/2014 16:31
 
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  IN VATICANO C’E’ UNA NUOVA INQUISIZIONE CATTO-PROGRESSISTA. PERSEGUITANO CON ACCANIMENTO I “FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA” PERCHE’ HANNO FEDE E TANTE VOCAZIONI. E’ UNA VERGOGNA!!!… MA IL PAPA LO SA?

5 GENNAIO 2014 / IN NEWS

Ma il Papa sa quello che – a nome suo – stanno facendo ai “Francescani dell’Immacolata”? Appena due giorni fa Francesco ha giustamente proclamato che “il Vangelo non si annuncia con le bastonate, ma con amore e gentilezza”.

Eppure sui Francescani dell’Immacolata – senza alcun motivo e alcuna colpa da parte loro – si è abbattuta una tempesta di bastonate. Stanno radendo al suolo quello che è uno dei pochi ordini religiosi vivi, ortodossi e pieno di vocazioni (stimato e sostenuto da Benedetto XVI).

Il peggio è che la distruzione viene perpetrata in nome di Francesco. Ma è mai possibile che il Papa della gentilezza approvi questi metodi e questa persecuzione?

 

COLPISCONO I MIGLIORI

 

Fra l’altro i “Francescani dell’Immacolata”, nel disastro generale degli ordini religiosi (senza vocazioni, spesso in crisi dottrinale e disciplinare, con molti noti errori), dovrebbero essere portati ad esempio: infatti loro vivono radicalmente la povertà, vivendo solo di carità, hanno molte vocazioni, conducono una vita fortemente ascetica, fanno tante opere di carità per i poveri e i diseredati, annunciano la Buona Novella con zelo missionario e sono obbedienti alla Chiesa (in questi mesi di repressioni subiscono tutto con mitezza e nel silenzio).

Molti fedeli sono scandalizzati dall’accanimento con cui vengono colpiti. C’è gente che piange per i forzati allontanamenti di questi buoni frati dalle comunità dove hanno lavorato fino ad ora.

Io non ho mai avuto a che fare con loro, ma, da osservatore imparziale, li ammiro. E mi chiedo: perché tanta durezza contro religiosi che per i fedeli rappresentano un grande esempio di vita e un vero riferimento spirituale?

Eppure non si è avuto un tale accanimento nemmeno nei casi di religiosi, preti e teologi in cui c’erano grossi problemi di dottrina, disciplina e altro.

Il post-Concilio, per esempio, fu una catastrofe. A decine di migliaia buttarono l’abito religioso: “Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata” affermò Giovanni Paolo II, “si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi  nel ‘relativismo intellettuale e morale’ e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva”.

 

IL DISASTRO DEI GESUITI

 

Anche la Compagnia di Gesù, come Bergoglio sa bene, è stata nella tempesta e alcuni suoi membri hanno alimentato la confusione teologica. Eppure non sono mai stati presi provvedimenti come quelli adottati oggi contro i “Francescani dell’Immacolata”.

Secondo le statistiche ufficiali dal 1965 (quando finisce il Concilio) al 2005, i membri della Compagnia di Gesù (i gesuiti) sono crollati del 45 per cento, i salesiani del 24 per cento, i Frati minori del 41 per cento, i Cappuccini del 29 per cento, i Benedettini del 35 per cento, i Domenicani del 39 per cento.

Al contrario i “Francescani dell’Immacolata”, famiglia religiosa nata negli anni Settanta da padre Stefano Maria Manelli e da padre Gabriele Maria Pellettieri, hanno attratto subito tante vocazioni.

Riconosciuti dalla Chiesa nel 1990, con decreto pontificio del 1998, oggi sono circa 400 frati in 55 case nel mondo e altrettante suore con 47 case su tutto il globo. Anche le vocazioni – che in tutte le diocesi languono – fra loro crescono a ritmi impressionanti. Davvero una comunità benedetta da Dio.

Così l’11 luglio scorso la Congregazione vaticana dei religiosi ha deciso di colpire col commissariamento questa fiorente famiglia religiosa.

 

PERSECUZIONE

 

Da allora al fondatore, padre Stefano M. Manelli, è stato imposto l’isolamento (i suoi frati non possono né scrivergli, né telefonargli, né andare a trovarlo, né parlargli in alcun modo); tutti i frati che avevano ruoli di responsabilità sono stati esiliati in luoghi remoti, spesso all’estero; i movimenti laicali legati alla congregazione sono stati ibernati; il seminario è stato chiuso e sono state sospese le ordinazioni diaconali e sacerdotali.

Il commissario non ha potuto prendere in pugno le riviste dell’ordine perché appartengono ai laici, così ha proibito ai religiosi della congregazione di collaborarvi. In sostanza si è usato il pugno di ferro.

Nessuno può credere che il Pontefice della tenerezza abbia voluto o autorizzato una cosa simile. Troppo grande sarebbe la contraddizione fra il suo insegnamento (“amore e gentilezza, non bastonate”) e la pratica concreta che ricorda i fantasmi dell’Inquisizione.

E’ pur vero che in passato l’Inquisizione, i cui metodi furono spazzati via grazie a Joseph Ratzinger, nel corso della sua storia colpì diversi santi.

L’ultimo fu padre Pio. Com’è noto il santo cappuccino, fra 1960 e 1961, dovette subire – sotto il cosiddetto “Papa buono” – provvedimenti restrittivi e punitivi molto duri. Erano del tutto ingiusti, come poi ha dimostrato la piena riabilitazione voluta da Paolo VI e la canonizzazione del frate stigmatizzato fatta da Giovanni Paolo II.

Ma fa un certo effetto che si perseguitasse un santo come lui, proprio mentre nella Chiesa si portavano in palmo di mano teologi come Karl Rahner che Roncalli nominò fra i consultori del Concilio Vaticano II.

Rahner ha avuto un’influenza assai nefasta nella teologia post-conciliare (basti dire che Hans Kung è stato il suo degno allievo). La sua teoria dei “cristiani anonimi” fu un autentico veleno.

Tuttavia Rahner è intoccabile anche oggi. Ci sono teologi che si permettono di mettere in discussione i dogmi della  fede cattolica, la Madonna e i santi. Ma Rahner non si può discutere.

Invece fra le coraggiose iniziative di riflessione teologica che i “Francescani dell’Immacolata” hanno intrapreso negli anni passati c’è stato proprio un convegno di studi intitolato significativamente “Karl Rahner: un’analisi critica”. In netto contrasto con la “teologia progressista” oggi dominante.

 

INQUISITORI SINISTRI

 

Molti sospettano che fatti del genere abbiano contribuito a mettere i “Francescani dell’Immacolata” nel mirino del potere clericale, dove oggi siedono ecclesiastici che hanno avuto trascorsi nella “Teologia della liberazione”, come il cardinale brasiliano João Braz de Aviz che è proprio il capo della Congregazione vaticana che ha deciso il commissariamento.

In un’intervista di qualche tempo fa il prelato ha raccontato come visse quella fase della sua vita, ma curiosamente lì non ha fatto sua la condanna degli errori della Teologia della liberazione che fu firmata da Giovanni Paolo II e da Joseph Ratzinger.

Anzi ha affermato: “rimango convinto che in quella vicenda è passato comunque qualcosa di grande per tutta la Chiesa”.

Sì, una grande catastrofe. Ecco ora nuovi disastri “progressisti”, come l’annichilimento dei “Francescani dell’Immacolata”. Se questi frati fossero stati seguaci di Rahner, Kung o della Teologia della liberazione, la loro persecuzione avrebbe suscitato uno scandalo sui media. Invece sono fedeli alla Chiesa, dunque nessuno li difende.

C’è chi sostiene che si tratti di una sorta di vendetta trasversale contro Benedetto XVI per il “Motu proprio” che liberalizzò la messa tradizionale. Esso suscitò pesanti reazioni e opposizioni in Curia e fra i vescovi.

Mentre i “Francescani dell’Immacolata” attuarono fedelmente il “motu proprio” volendo essere in comunione col Papa. E’ questa la loro colpa?

Io credo che la loro distruzione danneggi tantissimo pure l’attuale papa. Perché annichilisce un carisma prezioso per la Chiesa e perché porta acqua al mulino dei lefebvriani che hanno attaccato pubblicamente Bergoglio. Adesso costoro possono dire: “vedete, nella Chiesa di Francesco c’è posto per tutti, meno che per i cattolici”.

Avendo sempre difeso il Pontefice da questi attacchi, io spero che, informato dei fatti, quanto prima egli metta fine a questa incredibile persecuzione e ristabilisca la verità e la giustizia.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 5 gennaio 2014

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”








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12/07/2014 22:15
 
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Parla lo studioso Manetti: “Francescani dell’Immacolata perseguitati. Il papa ne risponderà dinanzi a Dio”


Carlo Manetti sarà a Firenze mercoledì 16 luglio per presentare la rivista di apologetica teologica ‘Fides Catholica’


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Sul Sito di Firenze, Domenico Rosa ha intervistato Carlo Manetti, curatore del libro  “Un caso che fa discutere. I Francescani dell’Immacolata” (Edizioni Fede e Cultura). Riportiamo qui di seguito il testo completo dell’intervista


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zzvolpi-francescani-dellimmacolataDopo l’articolo “Francescani dell’Immacolata: Il Commissario Volpi liquida il diritto della Chiesa”, pubblicato sul sito di Corrispondenza Romana e ripreso da Riscossa Cristiana, dello scrittore Carlo Manetti, è tornata al centro del dibattito la vicenda dell’ordine fondato da Padre Manelli, la famiglia religiosa responsabile della parrocchia di San Salvatore in Borgo Ognissanti a Firenze.


Manetti, curatore di un libro “Un caso che fa discutere. I Francescani dell’Immacolata” (Edizioni Fede e Cultura) sarà a Firenze mercoledì 16 luglio per presentare la rivista di apologetica teologica ‘Fides Catholica’, fondata dall’ex priore della parrocchia di Ogissanti padre Serafino M. Lanzetta, allontanato in seguito al commissariamento dei Francescani dell’Immacolata. All’incontro che si terrà alle ore 17 presso la Sala Collezioni del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour, 18, parteciperanno Giovanni Donzelli, capogruppo FdI in Regione; Pucci Cipriani, direttore di Controrivoluzione; Ascanio Ruschi, presidente della Comunione Tradizionale; Guido Scatizzi, colloboratore di Riscossa Cristiana.


In attesa dell’incontro fiorentino abbiamo intervistato lo studioso piemontese per conoscere meglio questa vicenda che da ormai un anno sta turbando il mondo cattolico.


Dott. Manetti, nel suo ultimo articolo lei parla delle violazioni del diritto canonico compiute dal commissario, p. Fidenzio Volpi. Questo però non è che un aspetto di una vicenda che appare nel suo complesso di difficile comprensione. Vuole farci una breve cronistoria di ciò che è accaduto?


La vicenda è lunga e tortuosa: mi proverò, quindi, a farne una breve sintesi, che risulterà incompleta e necessitante di approfondimenti su più punti, ma, spero, chiara ed obiettiva; se qualcuno volesse approfondire meglio la questione degli esordi e della conduzione prima della vicenda, può leggere il libro «Un caso che fa discutere. I Francescani dell’Immacolata», che ho avuto l’onore di curare per Fede & Cultura, in cui sono raccolti i più importanti interventi giornalistici sul tema.


Tutto nasce da cinque Frati Francescani dell’Immacolata, che dissentono dal Padre fondatore e lo accusano di autoritarismo ed autoreferenzialità. La Congregazione per gli istituti di vita consacrata e per le società di vita apostolica, presieduta dal Cardinale João Braz de Aviz, invia un Visitatore Apostolico, Monsignor Vito Angelo Todisco, che chiede il commissariamento dell’Ordine, a conclusione di una visita canonica che definire “irrituale” è poco. Il Commissario Apostolico inviato è Padre Fidenzio Volpi, che, fin dal principio della sua missione, conduce un progressivo, anche se rapido, smantellamento dell’Ordine: chiusura di conventi, eliminazione del seminario, trasferimenti assolutamente arbitrari e punitivi di tutti i frati che hanno ricoperto ruoli importanti all’interno dell’Istituto, concentrazione di ogni autorità nelle mani proprie e di Padre Alfonso Bruno, definito, con ardito parallelismo storico, ma non senza fondamento, da Pucci Cipriani come il Quisling della situazione, oltre ad un manipolo di collaborazionisti. Il tutto per traghettare l’Ordine a confluire nei Cappuccini, di cui lo stesso Padre Volpi è esponente, come trapelato qualche mese orsono.


Mi par di capire dalla sua risposta che il commissariamento e le modalità con cui viene attuato non trovano di fatto giustificazioni. Tra i Francescani dell’Immacolata non sono accaduti scandali, non ci sono stati comportamenti o discorsi censurabili dal punto di vista della dottrina. Ma quali sono le motivazioni ufficiali delle autorità religiose?


La cosa che maggiormente sorprende è la totale assenza di accuse nei confronti di Padre Manelli e dei Francescani dell’Immacolata rimossi. L’unica cosa che viene imputata loro è quella di «non sentire cum Ecclesia». Già il tenore dell’accusa ricorda molto da vicino il concetto di «colpa d’autore», vale a dire il singolare reato presente, in tutta la storia dell’umanità, unicamente nel codice penale della Germania nazionalsocialista e nell’Unione Sovietica staliniana, che prevedeva la condanna di qualcuno che non si era macchiato di nessun crimine specifico, cioè non aveva tenuto nessuna condotta espressamente vietata dalla legge, ma era, per sua natura, non conforme al regime.


La vicenda ha superato i confini dei siti web cattolici e se non sbaglio è stata ripresa anche dalla stampa nazionale. Secondo lei c’è stata in proposito un’informazione corretta?


A parte coloro che hanno colto l’occasione per compiere atti, non richiesti, di adesione ad ogni cosa provenga dalla Santa Sede o sia da questa direttamente o indirettamente avallata e per cercare di colpire di cattolici fedeli alla Tradizione ed i megafoni di Padre Bruno (entrambe le categorie, debbo dire, molto limitate), la vicenda dei Francescani dell’Immacolata ha posto seri dubbi a molti, tra cui i maggiori vaticanisti, anche di parte laica, sull’operato del Commissario. Si sarebbe forse potuto dire di più e meglio, ma, sostanzialmente, è uscita abbastanza la verità.


La gente comune come ha reagito a questa vicenda?


C’è stato molto sbigottimento. Molto dolore. Ma direi che va crescendo il desiderio, composto, quasi “freddo” e, quindi, più profondo e duraturo nel tempo, di reagire, di dimostrare vicinanza a questi frati, la cui unica colpa è quella di pregare e fare penitenza, di vivere come la Chiesa ha sempre insegnato che debbono vivere dei religiosi, senza seguire le ultime mode ecclesiali.


A suo avviso, come si chiuderà il commissariamento? Lei pensa che l’ordine rischi di scomparire?


Non lo so, ma tutti gli indizi portano a concludere che il disegno sia proprio quello di smantellare l’Ordine, anche come esempio di normalizzazione e di nuovo clima ecclesiale, dove poco o nulla si tollera chi non si conforma al nuovo vento, chi prega troppo, come la Visitatrice apostolica ha rimproverato alle suore dell’Ordine.


Ma il Papa non potrebbe intervenire? Mi pare che l’avesse anche promesso ai familiari di Padre Manelli…


Finora ha sempre avallato tutto ciò che il Commissario ha fatto. Su questo punto (è l’unico) bisogna dire che Padre Volpi ha perfettamente ragione. Dopo la promessa di intervento fatta ai parenti di Padre Manelli, è intervenuto, ma per ribadire il suo appoggio all’azione del Commissario. Risponderà a Dio di questo, come io Gli risponderò di questa intervista e di tutto ciò che ho detto e scritto su questa triste vicenda.





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  Una piccola-grande vittima per i Francescani dell'Immacolata








Caterina Maria Sudrio, ultima di dieci figli, nata a Benevento il 1 giugno 2006. 
 <br /> 
 <br /> A 4 anni chiede in tono serio a p. Pietro Luongo F.I. di volersi confessare. È stata battezzata da p. Stefano Manelli e da lui ha ricevuto la I Comunione all'età di 5 anni e mezzo il giorno di Natale 2011, santa Messa in rito tridentino. Ogni sera alle ore 7,20 doveva andare ad ogni costo alla Benedizione Eucaristica nel Santuario del Buon Consiglio. Ha offerto coscientemente la sua malattia per p. Stefano Manelli e per l'Istituto dei Francescani dell'Immacolata frati e suore. 
 <br /> Sapeva che non sarebbe guarita. 
 <br /> Il suo film preferito fin da piccolissima era Marcellino Pane e Vino. 
 <br /> La sua canzone preferita: "Preferisco il Paradiso", sentita nel film su San Filippo Nero. 
 <br /> Non si è mai, dico mai, lamentata della malattia (pinealoblastoma). Quando gli chiedevi come va rispondeva sempre "bene" e con un sorriso. 
 <br /> Ripeteva sempre, fin quando è riuscita a parlare, che Gesù è venuto a portare la gioia. 
 <br /> Posso dire che il buon Dio l'ha cresciuta per sé e se l'è presa nel giorno di Maria nella festività di Sant'Anna e Gioacchino, sabato 26 luglio 2014 all'età di 8 anni. 
 <br /> Consummatum est!
 <br /> Il suo motto: senza amore si cresce con fatica!
 <br /> (Nella foto all'inizio della malattia settembre 2012.)







Caterina Maria Sudrio, ultima di dieci figli, nata a Benevento il 1 giugno 2006.


A 4 anni chiede in tono serio a p. Pietro Luongo F.I. di volersi confessare.

È stata battezzata da p. Stefano Manelli e da lui ha ricevuto la I Comunione all'età di 5 anni e mezzo il giorno di Natale 2011, santa Messa in rito tridentino.
Ogni sera alle ore 7,20 doveva andare ad ogni costo alla Benedizione Eucaristica nel Santuario del Buon Consiglio.
Ha offerto coscientemente la sua malattia per p. Stefano Manelli e per l'Istituto dei Francescani dell'Immacolata frati e suore. 

Sapeva che non sarebbe guarita. 

Il suo film preferito fin da piccolissima era Marcellino Pane e Vino. 
La sua canzone preferita: "Preferisco il Paradiso", sentita nel film su San Filippo Nero. 

Non si è mai, dico mai, lamentata della malattia (pinealoblastoma). Quando gli chiedevi come va rispondeva sempre "bene" e con un sorriso. 

Ripeteva sempre, fin quando è riuscita a parlare, che Gesù è venuto a portare la gioia. 
Posso dire che il buon Dio l'ha cresciuta per sé e se l'è presa nel giorno di Maria nella festività di Sant'Anna e Gioacchino, sabato 26 luglio 2014 all'età di 8 anni. 
Consummatum est!
Il suo motto: senza amore si cresce con fatica!

(Nella foto all'inizio della malattia settembre 2012.)


   




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  per seguire i fatti avvenuti cliccare qui.... dal nostro canto noi la pensiamo come Padre Lanzetta e se qualcuno ha qualcosa da dire, LEGGA IL LIBRO prima di aprire bocca e tirare fiato, il libro, noi lo abbiamo letto, NON è affatto contro il Concilio, al contrario, riporta un ricco materiale di quell'evento storico il quale viene analizzato alla luce di tanti altri interventi!

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

Rettifiche in merito alla presentazione del libro di p. S.M. Lanzetta a Firenze



Su diversi siti internet nelle ultime ore sono apparsi alcuni interventi originati da un recente scambio epistolare tra l’avvocato Ascanio Ruschi, presidente dell’Associazione "Comunione Tradizionale", e Sua Eminenza il Signor Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, in relazione ad una eventuale Santa Messa in Rito antico da celebrarsi in occasione della presentazione del mio libro, Il Vaticano II, un Concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014.

In merito a tali interventi, non volendo entrare nella questione di principio, non posso tuttavia non fare alcune dovute precisazioni, essendo la mia persona, se non la stessa materia del contendere, un elemento non marginale di tutta la vicenda.Devo affermare che sono sinceramente dispiaciuto per il fatto che la presentazione del mio libro sia divenuta occasione di polemica e dell’inasprimento di toni nei confronti di Sua Eminenza il Card. Betori, nella cui Diocesi ho avuto il privilegio di svolgere il mio ministero pastorale per lunghi anni e che sempre ho considerato e sentito come Pastore e Padre.

Inoltre, debbo far presente che, come si evince dalla lettera dell’Avv. Ruschi, la mia presenza era dagli stessi organizzatori considerata incerta e, aggiungo, molto improbabile, avendo necessità di un permesso scritto da parte dei superiori per recarmi in Italia: permesso che non solo non avevo chiesto, ma che preferivo non chiedere, al fine di evitare quanto temevo che si realizzasse e che i fatti hanno confermato.Mi dissocio, pertanto, da ogni polemica, di qualunque segno, la quale non mi appartiene.

In tale contesto, tuttavia, non posso nascondere neppure di essere profondamente addolorato per quanto espresso da Sua Eminenza il Card. Betori sul mio conto, pensieri che apprendo da una lettera indirizzata a terzi, e solo dopo aver lasciato da quasi un anno l’Arcidiocesi.Non posso certo fare la mia apologia, ma vorrei solo attestare che nel mio lavoro teologico ho sempre cercato in coscienza, con rispetto di tutte le sensibilità, di servire la Verità, e la Verità non conosce polemica, non conosce fazioni. Per questo non posso e non voglio permettere che la mia persona e la mia opera teologica, che ha un taglio esclusivamente scientifico, divengano bandiere di partiti da difendere o da abbattere “ideologicamente”.

Se ho scritto qualcosa di errato, sono felice di rivedere il mio pensiero e di correggermi, qualora qualcuno me lo facesse notare. Ma prego chiunque avesse da rimproverarmi eventuali sviste, errori, o addirittura eresie, di volersi basare su quanto ho scritto, e non su mie presunte intenzioni.



p. Serafino M. Lanzetta






il libro in questione che il cardinale Betori dimostra di non aver mai letto....

Il Vaticano II, un concilio pastorale. Un nuovo libro di Padre Serafino Lanzetta

 
Serafino M. Lanzetta, Il Vaticano II, un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014, pp. 490, euro 25,00. 

Il nuovo libro di p. Serafino M. Lanzetta nasce come tesi di abilitazione alla libera docenza, conseguita presso la Facoltà Teologica di Lugano (Svizzera), sotto la direzione del Prof. Dr. Manfred Hauke. L’opera si avvale di numerose fonti “di prima mano”, documenti d’archivio, soprattutto perizie di teologi della Commissione dottrinale e di scambi epistolari significativi tra i Padri del Concilio e con lo stesso Pontefice Paolo VI.

Così l’Autore ha potuto ricostruire alcuni passaggi storici nodali, in cui si vede Paolo VI che attentamente segue i lavori conciliari e particolarmente i lavori della Commissione dottrinale. S’informa costantemente presso il Card. Ottaviani (Presidente della Commissione) sulla grande questione della Tradizione costitutiva (la tradizione orale ci dona alcune verità di fede che non si trovano neppure implicitamente nella S. Scrittura, se non quando questa è letta alla luce della Tradizione, che precede la formazione delle Scritture e segue, diventando vita stessa della Chiesa), la quale per alcuni era da limare, per altri da lasciare in modo generico, o da presentare in modo più ecumenico in Dei Verbum. I periti e poi i Padri avevano opinioni diverse al riguardo.

Il S. Padre voleva invece che si dicesse chiaramente il tenore costitutivo della Tradizione apostolica, citando un testo di S. Agostino (De baptismo contra Donatistas, V, 23,31), in cui l’Ipponate afferma questa fede della Chiesa: molte cose che gli Apostoli hanno insegnato non sono reperibili nelle Scritture. Si entrava nel problema della duplicità delle fonti della Rivelazione, che il Concilio voleva superare mettendo l’accento più sulla Rivelazione che sulle fonti della sua trasmissione. Il testo finale di Dei Verbum 9 preferisce una formulazione neutrale, che sfuma il problema, toccandolo solo lateralmente: «la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura…». 
 
Intanto Dei Verbum ha apportato un notevole sviluppo teologico del concetto di Rivelazione, accanto però a una formulazione di compromesso su questo dato, esigita, prima che dai Padri conciliari, dalla maggioranza dei periti della Commissione dottrinale per un solido approccio ecumenico e per evitare che il Concilio, contro la posizione di Lutero – il Concilio non era chiamato a condannare errori né a pronunciare nuovi dogmi – non rischiasse di posizionarsi sulla “Sola Traditio”. Sta di fatto che la formulazione più pastorale della dottrina sulla Tradizione costitutiva ha visto e continua a vedere fiumane di possibili interpretazioni, quando si prescinde da ciò che la Chiesa già insegnava e da quello che ha insegnato sia negli altri documenti conciliari che nei successivi documenti magisteriali, particolarmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica: due sono le fonti, o se si vuole i rivoli, mediante i quali ci è consegnata la Rivelazione, la Scrittura e la Tradizione, da ricevere e venerare «pari pietatis affectu ac reverentia» (Dei Verbum 9, con rimando al Conc. di Trento, Decr. De canonicis Scripturis: Denz. 783 [1501]). 

Su questo dato – un esempio tra gli altri esaminati nel volume – si vede che non basta la formulazione dottrinale del Concilio, dettata soprattutto dalla ricerca di un accordo da raggiungere in aula, ma è necessario ricorrere a un principio ermeneutico superiore: la fede della Chiesa, quindi l’omogeneità della sua dottrina. 
 
Paolo VI chiedeva al Concilio che si dicesse poi chiaramente la dipendenza costitutiva del Collegio episcopale dall’autorità del Romano Pontefice in Lumen gentium (cap. III). Chiede una perizia aggiuntiva sul testo in questione. Il testo nel suo interno fu lasciato anche questa volta sfumato e perciò il S. Padre dovette esigere l’aggiunta di una Nota praevia [qui], che potesse spiegare chiaramente la nozione di collegio e l’esercizio della collegialità episcopale posta in atto unicamente dal Romano Pontefice. Il fine del Concilio, la pastoralità dell’approccio magisteriale, furono determinanti in molti casi, ma non senza problemi, che si fecero sentire sin da subito. 
 
Il titolo del lavoro di P. Lanzetta esprime chiaramente la peculiarità del Vaticano II: un concilio fontalmente pastorale, che si distingue per un insegnamento dottrinale cospicuo, riuscendo a coinvolgere tutti i più importanti e influenti teologi del tempo. Un problema ermeneutico fondamentale che l’Autore affronta è riassumibile nella seguente domanda: qual è il grado di vincolabilità magisteriale del Concilio Vaticano II come tale? A questa domanda non si può rispondere correttamente se non si esaminano puntualmente le singole dottrine che costituiscono il ricco insegnamento del Vaticano II, e quindi, se non si entra, per così dire, nella stessa mensconciliare, rinvenibile solo grazie allo studio sistematico delle fonti del Concilio, lette alla luce della vivente Tradizione della Chiesa e del Magistero pontificio. 

Dallo studio analitico della mens dei Padri, l’Autore arriva a questo possibile grado teologico del tenore magisteriale del Vaticano II nelle sue principali dottrine insegnate nelle Costituzioni dogmatiche: sententiae ad fidem pertinentes, non definitive, ma che possono conoscere ancora un importante progresso magisteriale, rimanendo, quale nota magisteriale del Concilio in quanto tale, quella di magistero solenne e straordinario nella forma, ma ordinario nell’esercizio effettivo. 
 
L’Autore sceglie tre grandi temi che possono illuminare la grande questione ermeneutica del Vaticano II: il rapporto tra Scrittura e Tradizione in Dei Verbum, il mistero della Chiesa in Lumen gentium, con particolare attenzione alla questione dei membri divenuto poi appartenenza alla Chiesa, della collegialità e della Chiesa come sacramento, e infine il tema mariologico di Lumen gentium nel cap. VIII, studiando la posizione del mistero di Maria SS. in Cristo e nella Chiesa. Particolarmente qui la questione della mediazione di Maria (mediatrice di tutte le grazie?, si chiedeva ad es. l'Episcopato tedesco), vero motivo teologico di una scelta più pastorale nel dire la fede mariana della Chiesa, fa vedere quanto il Concilio desiderasse poter intavolare un dialogo con i fratelli separati dalla Chiesa. La pastoralità voluta da Giovanni XXIII non impedisce al Vaticano II di esercitare un munus docendi propriamente detto, ma, data la sua notevole enfasi, talvolta, condiziona la stessa dottrina, la sua esposizione e il suo tenore magisteriale. Tutto ciò non può lasciare indifferenti; soprattutto spinge a lumeggiare numerose questioni teologiche rimaste in sospeso o volutamente accantonate per rispettare il fine della grande Assise ecumenica. 

Ci sono molte dottrine che sono rimaste nella loro formulazione magisteriale al tempo del Concilio o a prima del Concilio, ma che necessiterebbero di essere di nuovo prese in considerazione e aggiornate. Pensiamo al tema del limbo (scartato allora e solo di recente riaffrontato dalla CTI), al dato dei membri della Chiesa in relazione alla coestensività del Corpo mistico di Cristo e della Chiesa cattolica romana, al tema della Chiesa “arca di salvezza”, alla questione del celibato in relazione alle Chiese orientali, alla presentazione di un «diaconato di fatto» che in realtà non esiste. In diversi casi, il loro stato teologico si è bloccato al 1962, ma molto spesso contro la stessa volontà dei Padri, i quali non volevano certo congelare la teologia, ma solo indicare, per alcuni temi ritenuti più cogenti, una formulazione pastoralmente migliore, per dire la dottrina in modo nuovo, per quel tempo ritenuto nuovo. Sta di fatto, però, che il tempo di oggi è già qualitativamente nuovo e molto diverso rispetto a quello dei Padri del Concilio e la stessa visione della Chiesa nel mondo contemporaneo è fortemente cambiata. 

Il libro di P. Lanzetta è arricchito della prefazione del teologo tedesco Don Manfred Hauke, che definisce il lavoro «una trattazione brillante del tema scelto», in cui «l’autore conosce bene la discussione contemporanea e le fonti del Vaticano II». Per questo «la tesi porta un contributo originale nuovo sia dal punto di visto storico…, sia dal lato della riflessione sistematica». 
 
Al termine dell’Introduzione al suo studio, P. Lanzetta si chiede se il Vaticano II potrà finalmente essere un concilio per l’unità della Chiesa. Spesso l’unità ecumenica, cosa eccellente e nobile, ha fatto perdere di vista l’unità nella fede, nel credere con la Chiesa (di sempre). Per questo l’Autore solleva molte domande, le quali – di questo è cosciente – sono al momento molto più numerose delle risposte. Ma almeno spera di aver indovinato quelle giuste, che facciano riflettere non solo gli studiosi del tema, ma anche tutti gli altri, che, per motivi vari, invece, vorrebbero avere tutte le risposte senza porsi però le rispettive domande. Non si può far finta che domande non ci siano.
_____

Questa la scheda con cui l'Editore presenta il libro:

Una approfondita ricerca sul concilio Vaticano II. L'autore analizza da più punti di vista, nessuno escluso, tutte le tematiche legate al Concilio Vaticano II. Il volume frutto di una ricerca durata 3 anni sviscera tutte le teorie, le correnti di pensiero ''conciliari''. Una straordinaria Summa su questo evento che ha cambiato la storia della Chiesa. L'ermeneutica della continuità, quella della discontinuità, lo spirito del concilio, le riforme effettivamente indicate e quelle presunte, che non trovano riscontro nei documenti. L'autore non rinuncia in questo studio ad indicare una possibile unità della chiesa nella comprensione di questo evento. Il libro è corredato da un'amplissima bibliografia che raccoglie tutte le fonti relative al dibattito sul Concilio.

Buona lettura!







[Modificato da Caterina63 21/09/2014 21:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/12/2014 10:37
 
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  Nota Ufficiale delle Francescane dell'Immacolata


 


Riprendiamo la Nota Ufficiale delle Suore Francescane dell'Immacolata [qui]. Non lasciamole sole, facciamo loro sentire la nostra vicinanza: da diffondere e commentare.

Purtroppo sappiamo bene che il commissariamento è voluto da coloro che vogliono annientare l'Istituto e il perché. In comunione di preghiera perché vinca presto Verità e Giustizia.



 SUORE FRANCESCANE DELL'IMMACOLATA
NOTA UFFICIALE DELL’ISTITUTO
20/12/2014
ALLE VOCI CHE PASSANO DEI MEDIA PREFERIAMO L’ASCOLTO ORANTE DEL VERBO DI DIO INCARNATO, UNICA PAROLA VERA ED ETERNA DEL PADRE
In merito ad un articolo che ci riguarda, pubblicato sulla rivista “Rogate ergo” (n° 11/2014) – articolo di cui ci permettiamo di porre in dubbio la completa affidabilità – e ad altre notizie non corrette diffuse dai media sul conto del nostro Istituto.

PRECISIAMO CHE:

Non è mai stato notificato il Commissariamento per il nostro Istituto, in quanto non si è ancora conclusa la Visita Apostolica, iniziata il 19 maggio 2014. Tuttora è aperto un ricorso che in parte ha già fatto riconoscere la fondatezza delle nostre istanze, in modo tale che il Consiglio generale attualmente può porre in atto azioni di governo senza l’approvazione previa della Visitatrice Apostolica, come disponeva il Decreto della Visita.
La nostra compattezza in merito alle scelte liturgiche - documentata capillarmente da un sondaggio ufficiale e da votazioni capitolari effettuate in ogni singola comunità dell’Istituto con esito unanime di prediligere la Liturgia secondo il Vetus Ordo - da alcuni viene considerata un velo sotto cui nascondere una volontà di isolamento equivalente a un non sentire cum Ecclesia, che giungerebbe perfino a posizioni eretiche e scismatiche di opposizione al Magistero della Chiesa e di disunione con il Santo Padre.


In risposta, anzitutto sottolineamo che simili aberrazioni mai sono state contestate né al nostro Istituto, né a quello dei Frati Francescani dell’Immacolata, né ai nostri Fondatori, verso i quali la nostra fedeltà da alcuni è infondatamente e inspiegabilmente contrapposta a quella dovuta alla Sede di Pietro.
Inoltre, ribadiamo che l’Istituto non ha mai negato la validità o la liceità della forma ordinariadella Santa Messa - che tra l’altro è quella adottata attualmente in quasi tutte le nostre comunità - ma anzi ne ha promosso la partecipazione attiva con la distribuzione di numerosissime copie di messalini effettuata da anni in tutta Italia. Inoltre, l’Istituto non ha mai dichiarato di non riconoscere l’autorità dei documenti del Concilio Vaticano II o del Magistero post-conciliare.

Aggiungiamo che, nell’ambito della formazione interna, in conformità all’insegnamento del Papa Benedetto XVI in merito all’ermeneutica della continuità, abbiamo sempre messo in guardia da interpretazioni che, ponendosi in discontinuità con la Tradizione, si denunciano da se stesse dannose e inaccettabili.
Quanto all’unione con la Santa Sede, come è stato ufficialmente espresso in alcune lettere indirizzate dalla Superiora generale al Santo Padre Francesco, la nostra vita religiosa è interamente spesa e offerta per sostenere la Madre Chiesa e il suo Supremo Pastore, e tale vuole rimanere, in conformità alla nostra specifica vocazione che deriva direttamente dal Serafico Padre san Francesco, implementata dal Voto di Consacrazione illimitata all’Immacolata.
CRISTO, VIA, VERITÀ E VITA È L’UNICA E DEFINITIVA “PAROLA” IN CUI CONFIDIAMO E A CUI SPETTA IL GIUDIZIO DELLE NOSTRE “VOCI” UMANE







aggiornamenti.......... domenica 15 febbraio 2015

Padre Volpi condannato a risarcire moralmente ed economicamente la famiglia Manelli per le accuse calunniose.

 
Un frutto della Corona di Rosari e della preghiere ferventi a Santa Maria Maggiore?
Al momento l'unica fonte è don Camillo, che so vicino alla famiglia Manelli; per cui mi fido. Lo ringrazio per la segnalazione. Testo originale [qui].

Giustizia umana più efficiente di quella ecclesiastica, quella della neo-chiesa, che sembra aver scoperto la Misericordia solo oggi?

Mi chiedo solo come può don Camillo attribuire l'accaduto a Benedetto XVI, visto che il Decreto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, con il quale è disposto il Commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, con la conseguente destituzione del Fondatore e Ministro generale dell’Istituto religioso (e del suo Consiglio) reca la data dell’11 luglio 2013.
Il Decreto, firmato dal cardinale prefetto João Braz de Aviz e dall’arcivescovo segretario José Rodriguez Carballo, ofm, ha esautorato i superiori dei Francescani dell’Immacolata, affidando il governo dell’Istituto ad un “commissario apostolico”, il padre Fidenzio Volpi, cappuccino. Decreto che peraltro non menziona alcuna colpa, né atti espressamente e direttamente contrari al bene dell’Istituto religioso.
E senza riferimento ad alcuna questione o motivazione che riguardi propriamente né la fede, né la morale, né la disciplina.

E con tanto di rescritto di pugno del papa, Francesco, che lo ha reso blindato ad ogni possibile azione di ricorso...


Non mi sono mai prestato a fare troppo eco alle vicende dei Francescani dell'Immacolata, ma una sentenza emanata dall'Organismo di Mediazione forense del Tribunale di Roma del 12 febbraio 2015, è troppo succulenta!
Il fatto:
l'8 dicembre 2013, Padre Fidenzio Volpi in una lettera scrive:
Scrive: “Cosa poi estremamente grave – ve ne porto a conoscenza ufficialmente solo ora – è stato il trasferimento delle disponibilità dei beni mobili e immobili dell’Istituto, a fedeli laici, noti figli spirituali e familiari del Fondatore P. Stefano M. Manelli, nonché ad alcuni genitori di suore”. Continua padre Volpi: “Tali operazioni gravemente illecite sotto il profilo morale e canonico, con risvolti anche in ambito civile e penale, sono state fatte dopo la nomina del Commissario Apostolico, manifestando così la volontà di sottrarre tali fondi al controllo della Santa Sede”. Il Commissario adombra misure in proposito: “Chi ha fatto o permesso tutto ciò è caduto in gravi mancanze e, se religioso, è passibile di severe sanzioni canoniche. Una simile cosa è avvenuta anche per le opere di apostolato: editrice, televisione…”.
[...] EBBENE per queste calunnie Padre Volpi dopo aver ammesso il suo reato di calunnie e menzogne, il 12 febbraio 2015 è stato condannato ad un risarcimento di 20.000 euro e la pubblicazione di pubbliche scuse sui siti internet da lui gestiti ai familiari di Manelli ingiustamente calunniati.
 

[Modificato da Caterina63 15/02/2015 16:00]
Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/02/2015 16:48
 
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  per dovere di cronaca a e di informazione completa, segue un chiarimento, dal sito ufficiale, al caso postato sopra il penultimo messaggio:

LETTERA CIRCOLARE DEL COMMISSARIO APOSTOLICO DEI FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA A TUTTI I RELIGIOSI DELL’ISTITUTO

 

Oggetto: Chiarimento in merito all’azione civile intrapresa contro il commissario Apostolico ed alcuni commenti pubblicati al riguardo.

 

Carissimi Confratelli,

PACE E BENE!

Mi rivolgo a voi con animo paterno, conscio delle inquietudini che può avere suscitato nel vostro animo di Religiosi la diffusione di notizie riferite alla mia persona con l’evidente scopo di  far venir meno lo spirito di fraterna comunione instaurato positivamente nell’Istituto, e che contraddistingue il nostro comune e solidale sforzo, volto a ripristinare tra i Francescani dell’Immacolata il carisma originario che ha contraddistinto il servizio reso alla Chiesa.

Vi prego dunque di seguire attentamente la  breve ricostruzione delle vicende che mi hanno coinvolto ed intorno alle quali si cerca maliziosamente di montare uno scandalo.

Il Divino Maestro disse: “Oportet ut eveniant scandala”, e questo principio vale certamente per noi tutti, a condizione che sappiamo discernere la verità dalla menzogna, e sappiamo trarre dai fatti in cui siamo coinvolti il giusto insegnamento.

In occasione della Solennità dell’Immacolata del 2013, celebrando la nostra Celeste Patrona e Protettrice, scrissi una  lettera circolare indirizzata a tutti voi, riepilogando le vicende trascorse a partire dalla mia nomina a Commissario Apostolico.

In tale documento non potevo prescindere dal trattare una delle più difficili prove da noi solidalmente affrontate e superate, con spirito francescano ed illuminati dalla celeste protezione di Maria Santissima: mi riferisco alla sottrazione all’Istituto della disposizione delle temporalità ad esso conferite, necessarie per l’espletamento della nostra missione.

Riferendomi alle modifiche apportate agli Statuti delle due Associazioni, munite di personalità giuridica di Diritto Civile, titolari della proprietà dei beni dell’Istituto, affermavo che questi beni erano stati posti nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli.

Questa affermazione non aveva nessun carattere di mendacità, ed era facilmente verificabile.

Tuttavia, i fratelli e le sorelle carnali del Fondatore, insieme con un suo cognato, ritenendosi offesi da quanto asserito nella mia lettera circolare, promuovevano nei miei confronti una azione civile, volta ad ottenere il risarcimento del danno da costoro presuntamente sofferto.

In base alle vigenti norme processuali civili, ogni azione può dare luogo ad un giudizio soltanto dopo che sia stato esperito un tentativo di mediazione tra le parti.

In tale sede, “pro bono pacis” e nello spirito di fraternità del Serafico, sono addivenuto il 12 febbraio scorso ad un accordo transattivo con la controparte che, senza nulla riconoscere se non un evidente chiarimento, aveva il solo scopo di evitare il prosieguo del giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, con ulteriori spese a carico dell’istituto.

In base a questo accordo, mi impegnavo tra l’altro a pubblicare sul sito ufficiale dell’Istituto  una precisazione, concordata con la controparte.

Mi accingevo a dare esecuzione a quanto concordato, quando, il 15 febbraio scorso, appariva su di una pubblicazione elettronica un articolo, la cui “unica fonte” – a detta del suo redattore – era tale “don Camillo”, qualificato come “vicino alla famiglia Manelli”.

In tale scritto si affermava testualmente quanto segue:
“Padre Volpi, dopo avere ammesso il suo reato di calunnie e menzogne, il 12 febbraio è stato condannato …”

Risultava evidente l’intenzione dell’estensore, dichiaratosi espressamente legato alla famiglia di Padre Stefano Maria Manelli, di menomare presso voi tutti, cari Confratelli, il mio prestigio e l’autorità a me conferita.

Non sono stato infatti condannato per alcun reato, né sottoposto ad alcun procedimento penale, né mai ho ammesso in alcuna sede, giudiziale o extra giudiziale, di aver commesso un reato, né di avere espresso calunnie o menzogne”.

Ho dunque dato mandato ai miei legali di predisporre querela per il reato di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei responsabili,  ed ho comunicato ai familiari di Padre Manelli la mia volontà di non adempiere alla transazione sottoscritta il 12 febbraio 2015, considerandola non più valida per grave inadempimento della controparte.

Cari Confratelli,

So di contare sulla vostra “sapientia cordis” ritenendovi partecipi del mio sentimento, che mi induce a considerare la campagna di diffamazioni nuovamente intrapresa nei miei confronti, approfittando dello spirito francescano con cui avevo deciso di porre fine alla controversia con i familiari di Padre Manelli, come un tentativo di minare la concordia da cui fino ad ora siamo stati tutti animati nel promuovere il bene dell’Istituto e della Chiesa.

Vi invito dunque a stringere ulteriormente questo legame di solidarietà che ci unisce con il Santo Padre e con tutta la Chiesa militante, così come ci unisce tra noi, sotto il manto protettore della Vergine, Madre e Patrona dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, cui eleviamo la nostra comune preghiera, propiziatrice di  celesti grazie, in un momento tanto difficile della nostra vicenda.

Abbraccio voi tutti, ricordandovi il motto evangelico: “NON PREVALEBUNT!” e vi benedico.

 

Roma, 18 febbraio 2015

 

 

                                                                                                                                                Padre Fidenzio Volpi OFMCapp.

                                                                                                                                                      Commissario Apostolico




  qui un ulteriore aggiornamento





[Modificato da Caterina63 20/02/2015 16:52]
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13/05/2015 20:30
 
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 una cosa è certa.... non ci si prende gioco impunemente dei Figli dell'Immacolata.... chi gioca col fuoco a volte si brucia....

di Roberto de Mattei

.

zzzzpfvSic transit gloria mundi. Per i Francescani dell’Immacolata, l’istituto fondato da padre Stefano Maria Manelli e commissariato l’11 luglio 2013, si è chiusa l’ “era Volpi”, che sarà certamente ricordata come una delle più tristi della storia di quest’ordine religioso. Padre Fidenzio Volpi, imposto dalla Congregazione dei Religiosi come Commissario Apostolico per liquidare l’ordine di padre Manelli, è ricoverato infatti in una clinica romana, dopo un’ischemia cerebrale, a cui è seguita un’emiparesi, che ne ha gravemente pregiudicate le condizioni di salute, costringendolo a rinunciare irrevocabilmente al suo incarico di Commissario.

Corrispondenza Romana” aveva raccolto, nel febbraio 2014, 8000 firme, consegnate alla Santa Sede, per chiedere le dimissioni del religioso cappuccino dal suo incarico di Commissario dei Francescani dell’Immacolata. “Nello spazio di cinque mesi – scrivevamo nel dicembre 2013 – padre Volpi ha sfasciato l’istituto provocando caos e sofferenze al suo interno, scandalo tra i fedeli, critiche sulla stampa, disagio e perplessità nel mondo ecclesiastico. Poco importa sapere se padre Volpi sia l’artefice o l’esecutore del piano di distruzione. Quel che è certo è che se il piano non verrà fermato le conseguenze saranno disastrose ed è per evitare che a disastro si aggiunga disastro che padre Volpi deve essere dimesso”.

Il Commissario Volpi non è stato dimesso dalla Congregazione dei religiosi, ma dai misteriosi disegni della Divina Provvidenza. Le sue condizioni di salute peraltro non sono mai state buone, e le tensioni a cui egli è stato sottoposto dopo aver accettato l’incarico di Commissario, sono state fortissime, non solo per la frattura immediatamente apertasi con i Francescani dell’Immacolata, che in una percentuale superiore al 70 per cento sono rimasti fedeli a padre Manelli, ma anche per i contrasti creatisi con padre Alfonso Bruno, che ha portato l’istituto al disastro dopo il commissariamento. A questo si aggiungono le tensioni con la Congregazione dei Religiosi, che ha disapprovato molte iniziative prese dal Commissario, come il tentativo di condannare senza processo alcuni frati che, dopo aver chiesto la dispensa o l’esclaustrazione, sono ora sotto la protezione di molti vescovi, dall’Italia, alla Gran Bretagna, alle Filippine.

La credibilità di padre Volpi era stata compromessa inoltre dall’accordo del 12 febbraio 2015 presso il Tribunale di Roma, prima sottoscritto, poi rimangiato dallo stesso padre Volpi, in cui il Commissario ammetteva di aver diffamato i familiari di padre Manelli, accusandoli di essersi appropriati di beni dell’Istituto. Un grande bluff si è poi dimostrata l’accusa ai Francescani dell’Immacolata di aver accantonato illecitamente alcuni milioni di euro. Le indagini sono nate dal contrasto che vede da una parte i religiosi allineati con padre Volpi e padre Bruno e dall’altra le associazioni di laici fedeli a padre Manelli.

I primi pretendono la disponibilità di beni che sono legittimamente posseduti dai secondi. Da qui denunce, indagini e la singolare decisione dell’autorità giudiziaria di affidare la custodia cautelare dei beni a padre Volpi, che è una delle parti in causa, finché la magistratura non pronunci il suo verdetto. Resta il fatto che, da quasi due anni, nessuno ha ancora risposto a una domanda di fondo: quali sono le vere ragioni del Commissariamento dei Francescani dell’Immacolata? Le ipotesi che si sono fatte sono le più diverse ma, fino ad oggi, le vere ragioni del commissariamento non sono mai state chiarite.

Facciamo i migliori auguri a padre Volpi, definitivamente uscito di scena, mentre padre Stefano Maria Manelli si trova anch’egli in ospedale, a San Giovanni Rotondo, circondato dalla stima e dall’affetto di tanti religiosi, religiose e laici, appartenenti alla famiglia spirituale da lui fondata. Ora la Santa Sede dovrà nominare un nuovo Commissario. Tutti si augurano che non ripeta gli errori del precedente e che, chiusa una stagione, se ne apra un’altra di diverso segno.

.

fonte: Corrispondenza Romana





 

Fraternamente CaterinaLD

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10/11/2015 00:22
 
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FFI, la persecuzione vaticana continua

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I processi di ogni regime totalitario ci hanno insegnato che più vaga è l’accusa tanto più difficile, se non impossibile difendersi.

di Marco Tosatti (09-11-2015)

La saga dei Frati Francescani dell’Immacolata sta vivendo un’altra fase, altrettanto singolare quanto quelle già passate; e che gettano una luce pessima sulla Chiesa, e su alcuni dei suoi protagonisti. La Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata ha infine deciso di commissariare anche il ramo femminile dei Francescani dell’Immacolata. La motivazione: pare che l’ordine non sia riuscito “ad assimilare adeguatamente ed applicare nel contesto della propria vita e missione apostolica le ricchezze dell’insegnamento conciliare e del successivo magistero papale sulla vita consacrata”.

Francescane-dellImmacolata1I processi di ogni regime totalitario ci hanno insegnato che più vaga è l’accusa (“attività contro il popolo”) tanto più difficile, se non impossibile difendersi. E vista dall’esterno un’accusa del genere, rivolta a persone che vivono una vita realmente povera, seguendo San Francesco e Massimiliano Kolbe, che praticano ore di devozione eucaristica al giorno (quanti religiosi, anche molto a la page oggi, lo fanno?), ha un sapore un po’ fantastico, quasi irreale.

Se poi vediamo quella che è la realtà nella Chiesa, anche i più entusiasti a parole delle esortazioni di papa Francesco, fra diocesi e ordini religiosi in bancarotta, porporati accusati di aver protetto preti e vescovi pederasti, seminari in cui succede di tutto e di più, da persone ahimè esperte del mondo non si può non chiedersi: ma che cosa avranno fatto mai queste tre/quattrocento suorine? (Identica domanda, senza risposta, la ponemmo molto tempo fa per il ramo maschile).

Non casualmente, perché tutta l’operazione dei Francescani dell’Immacolata ha sempre avuto un lato mediatico di appoggio particolarmente aggressivo, virulento e tutt’altro che evangelico, mentre era in corso il Commissariamento sono uscite dichiarazioni molto forti di un paio di suore che hanno abbandonato l’ordine molti anni fa, contenenti accuse che le fonti vicine alla vecchia gestione dei FFI non hanno avuto molta difficoltà a smentire.

Che cosa pensare? Che frati e suore avessero la colpa, imperdonabile oggidì, al tempo della misericordia e della tenerezza, di essere troppo tradizionalisti; che nella gestione attuale della Chiesa queste diversità non siano non solo ammesse, ma neanche tollerate, e che di conseguenza sia in corso un’operazione di ristrutturazione mentale dei frati (a cui è proibito andare a fare i preti altrove, così come è proibito ai vescovi di accoglierli); che all’interno dei FFI qualcuno molto astuto, determinato e ambizioso pensi di cavalcare l’onda. E che anche la parte materiale non sia estranea a questi giochi.

Anche se la giustizia, che in un primo momento aveva bloccato i beni, ha dovuto riconoscere che non erano dell’ordine, ma dei benefattori laici, e tornare sui suoi passi. Fra l’altro, un sito nemico del fondatore, scrive così dei vertici femminili commissariati: “Una funzionaria della CIVCSVA (Congregazione di Vita consacrata, N.D.R.) mi ha inoltre confidato che le superiore non si sono nemmeno presentate al Dicastero per ricevere il decreto di commissariamento, intente come erano a continuare a svuotare le casse dell’Istituto e ad occultare documenti scottanti. Credevano evidentemente che senza la promulgazione non ci sarebbe stata la messa in opera del provvedimento”. Sono accuse gravi. Di cui forse le religiose interessate potrebbero chiedere ragione, per tutelarsi, di fronte alla giustizia religiosa e a quella civile.

Fonte: lastampa.it


   

Un ex suora scrive che…
sabato 14 novembre 2015

Alessa Faiella è un ex suora dell’Istituto delle suore Francescane dell’Immacolata. Per due anni ha fatto esperienza di vita religiosa e ci ha voluto raccontare, con grande spirito di lealtà, ci ha vissuti durante questo periodo.


Ave Maria! 
Mi chiamo Alessia Faiella e desidero poter lasciare la mia testimonianza in favore dell'Istituto delle Suore Francescane dell'Immacolata. 
Innanzi tutto vorrei precisare che, negli anni scorsi, ho preso parte a diversi campi-scuola organizzati dalle Suore Francescane dell'Immacolata. In tali occasioni ho trascorso, insieme ad altre ragazze, dei momenti bellissimi: le Suore ci facevano vivere la vera letizia francescana, non imponendo a nessuno e in nessun modo la vocazione religiosa (infatti i campi-scuola organizzati dalle Suore hanno lo scopo di aiutare le giovani a discernere la propria vocazione). 

Dopo varie esperienze, ho deciso di provare a vivere anch'io questa forma di vita, e così ho iniziato il periodo chiamato aspirandato (senza nessuna imposizione o alcuna forma di plagio da parte delle Suore o da parte del Fondatore).

Chi meglio di chi ha vissuto in questo Istituto può descrivere lo stile di vita di questa Famiglia religiosa e il modo di agire delle Superiori (che attualmente vengono incolpate, insieme al Fondatore, di plagio, uso di violenze fisiche e psicologiche, patti di sangue...)?

Vi assicuro che le calunnie infamanti che stanno circolando sul web sono tutte assolutamente false, così come l’accusa di obbligare le suore a mangiare cibi avariati. A riguardo ecco un esempio: durante il periodo di permanenza nell’Istituto, ho svolto anche la mansione di cuoca e ricordo molto bene che le nostre Madri maestre ci insegnavano:  chi si occupa della cucina deve essere molto prudente e diligente perché ha in mano la salute di tutta la comunità.

Ciò conferma come le nostre Superiori siano sempre molto attente alla salute fisica di tutte le Suore (oltre, ovviamente a quella spirituale) e certamente non obbligano le suore a mangiare cibi avariati, come è stato detto in una falsa testimonianza rilasciata alla tv dove, tra l’altro, si aggiunge che per giorni e giorni si deve consumare lo stesso cibo: tutto falso! In merito alle telefonate che riceviamo vi assicuro che non avevamo nessuna “sorvegliata speciale”!

Lo dico perché l'immagine che si vuol far passare di questi conventi (che, in base alla mia esperienza personale possono essere considerati dei veri “paradisi terrestri”) non corrisponde per niente alla realtà! Nei conventi delle Suore Francescane dell’Immacolata si vive in totale serenità, armonia e preghiera. 
In questi due anni trascorsi in questo Istituto ho ricevuto solamente del bene, ho acquisito un bagaglio spirituale che mi ha formata, anche per intraprendere una vita da buona cristiana.

In merito alla mia decisione di lasciare la vita religiosa, voglio che si sappia che esso non è legato ai fatti scandalosi che vengono sbandierati da mamme o da sorelle di suore mosse da risentimenti e che calunniano senza motivo il Fondatore e l'Istituto e che di fatto posso assicurare sono inesistenti, ma a motivi personali. 
Sono grata al Buon Dio di avermi fatto conoscere questa Famiglia religiosa… Il suo difetto?! Fare solo del bene e far conoscere l'Immacolata a tutti i cuori!


Ave Maria! 
Alessia Faiella

 


[Modificato da Caterina63 15/11/2015 09:09]
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13/11/2015 16:29
 
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[SM=g1740720] Nella trasmissione di La vita in diretta del giorno 11.11.2015 Padre Manelli ha rivolto un appello al Papa perchè lo ascolti in difesa alle calunnie ricevute in questi giorni.

Questo canale e il sito di Cooperatores Veritatis si stringe a Padre Manelli in preghiera e fiducia che alla fine giustizia sarà fatta.

Ricordiamo a tutti di rispolverare il caso di San Padre Pio per comprendere il dolore delle calunnie e ricordiamo che ci vollero 50 anni per ridare al Padre la sua onorabilità...
Dire falsa testimonianza è uno dei peccati descritti nei Comandamenti.
Ave Maria.

www.youtube.com/watch?v=YPkv5zn38os

Francescane dell'Immacolata: la parola a chi ha visto e ascoltato

p. Manelli chiede udienza dal Papa per fare chiarezza
e verità per il bene dell'Ordine e della Chiesa tutta
Costernata dal clamore mediatico che in questi giorni ha riportato all'attenzione il caso dei Francescani dell'Immacolata e, in particolare, delle Suore, riprendo una testimonianza diretta che corrisponde alla mia esperienza dell'Ordine in base a come l'ho conosciuto.
C'è da dire che sono due genitori che ci mettono la faccia e intendono portare la propria testimonianza fino in fondo. Sarebbe bene che i giornali e le agorà televisive che hanno ospitato altre versioni, non trascurassero anche questa ed altre che sono certa non mancheranno. D'altronde ognuno di noi dovrebbe rendersi disponibile nello stesso modo, mettendoci la faccia, per testimoniare quanto è sua esperienza, sperando che chi di dovere nonché chi fa informazione intenda ascoltare anche altre versioni.

È incredibile che il Papa, che ha dichiarato espressamente di "essersi consultato", sia fermo a quelle versioni e non abbia fino ad oggi ascoltato p. Stefano Maria Manelli ed altri, così come nessun vescovo si è fatto carico dell'odore delle pecore che hanno risentito la mancanza della pastorale interrotta repentinamente e senza appello dalle molte 'deportazioni'.

A meno che, com'è da temere, non ci sia una soluzione finale già presa a tavolino e nessuno sembra avere la possibilità o il coraggio di opporsi ad un ordito negativo così accanito.
Da quando sono state diffuse informazioni circa il tenore di vita nei conventi delle suore Francescane dell’Immacolata, i fedeli che conoscono quest’Istituto religioso vogliono fra ascoltare la loro voce.

Ecco la testimonianza dei genitori di una delle suore.

Siamo i genitori di una Suora Francescana dell'Immacolata, entrata in convento nell'Agosto del 2008. Increduli e addolorati per quanto pubblicato ultimamente su alcuni giornali, vorremmo testimoniare che in nessuna occasione, né quando andiamo a trovare nostra figlia rimanendo con lei più giorni, né quando la sentiamo telefonicamente, abbiamo mai percepito un clima di oppressione, bensì di tranquillità, concordia e gioia; nostra figlia, come le sue consorelle, è serena, felice, libera e al termine di ogni incontro o colloquio, abbiamo la certezza di saperla in perfetta salute psicofisica.

Quando si sono rese necessarie visite mediche e cure, sono state sempre e repentinamente eseguite. Con le accuse che sono state rivolte alle suore si vorrebbe inoltre presentare il rapporto con i propri famigliari disinteressato e al limite del disumano. Non è così. Lo scorso anno, infatti, un membro della nostra famiglia ha dovuto sottoporsi ad un prolungato ricovero ospedaliero e nostra figlia, per quasi due mesi, ha potuto assisterci nei bisogni fisici e spirituali, insieme alle consorelle, instancabili e sempre liete.

Nostra figlia più piccola che adesso ha tredici anni, dall'età di sei è molto spesso ospite delle suore e ritorna ogni volta gioiosa e serena.
Tutte le superiore che abbiamo conosciuto ci hanno sempre edificato con la loro profonda umiltà, carità esemplare e accolto con attenta e squisita maternità.

Conosciamo il fondatore Padre Stefano Maria Manelli da quasi dieci anni e da lui abbiamo imparato ad amare Gesù, la Madonna, il Papa e la Chiesa. Possiamo ricordare solo parole e gesti di carità e profondo rispetto. Frequentiamo diversi conventi dei Francescani dell'Immacolata, rendendoci disponibili per le loro necessità, ma ogni volta riceviamo più di quanto diamo, e con questi fratelli e sorelle davvero sperimentiamo il Vangelo vissuto in perfetta letizia.

Siamo oltremodo costernati circa le ultime accuse di torture, patti di sangue e induzione alla prostituzione che le suore subirebbero in convento. Non è possibile che nostra figlia, che conosciamo profondamente, insieme a tutte le altre consorelle che hanno deciso di consacrarsi a Dio e che vediamo così serene, possano sottostare a pratiche che addirittura ne metterebbero a repentaglio la loro scelta di vivere in purezza.
Non è certo questa l'atmosfera che si respira nei loro conventi.

La nostra impressione è invece che si stia facendo di tutto per distruggere, infangando con macchinazioni subdole e ben progettate, come ad esempio i programmi televisivi studiati a regola d’arte mass mediatica, la bellezza dei numerosi frutti d'amore e di fede (a chi questo può interessare!) che crescono dovunque operano e in chiunque conosca questi religiosi e religiose.

Chiediamo pertanto di essere ascoltati come testimoni che assistono addolorati e impotenti a questa campagna diffamatoria priva di ogni seria regola deontologica che ne definisce il valore professionale, fino all'inverosimile, nei confronti di persone che dedicano la loro vita a diffondere nel mondo il bene, sia spirituale che in opere missionarie.

Confidiamo nel Signore, certi che un giorno la Verità, seguita da una adeguata Giustizia, avrà l'ultima parola.
Calgaro Luca e Lucia


* * *

Testimonianza della Signora Nunno Costantina

Mi chiamo Costantina Nunno e sono la zia di Suor M. Stafania Capobianchi, una Suora Francescana dell’Immacolata. Ho letto delle calunnie che hanno scritto riguardanti la vita che conducono nelle comunità e sul Fondatore P. Stefano Manelli. Spesso mi reco a visitare mia nipote ed ho potuto vedere con i miei occhi come ha raggiunto la felicità che non aveva quando lavorava e viveva in famiglia.

Conosco personalmente varie suore, alcune Superiore e la Rev.da Madre Michela (Madre generale). Tutte si sono mostrate molto disponibili e caritatevoli ogni volta che ho parlato con loro anche per chiedere consigli e preghiere. Ho sempre avuto un’impressione positiva della vita religiosa che conducono. Seguono con osservanza la Regola di san Francesco e con equilibrio ne rispettano i precetti. Pregano molto, come è giusto che sia, e si dedicano ad un fervoroso apostolato tra i mezzi di comunicazione e le missioni.

Da parte mia posso testimoniare che a Suor M. Stefania non è mai mancato niente in Convento. L’alimentazione è equilibrata e sana, e mia nipote fa regolarmente tutti i controlli medici di cui ha bisogno.

Mia nipote è stata educata con sani principi e se sapesse che nel suo Istituto ci fossero deviazioni morali certamente non vi resterebbe, né posso pensare che non se ne sia accorta perché è intelligente e sveglia e non ingenua, né credulona, ha quasi 40 anni e prima di entrare in convento ha fatto esperienza nel campo lavorativo. Ho motivo di pensare che tutte le affermazioni che sono state pubblicate in Internet sono false.

Chiedo alle competenti autorità di accertare la verità per l’onorabilità di mia nipote e dell’Istituto di cui fa parte e chiedo di essere chiamata a testimoniare la verità dei fatti.








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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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17/11/2015 13:30
 
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FFI: suora smentisce sua madre
La testimonianza dall’Africa di una suora missionaria smentisce punto per punto le accuse rivolte contro la gestione dell’ordine religioso, e le denunce sensazionalistiche.
 
 
 
 

 Chi segue la triste saga dei Francescani dell’Immacolata nelle settimane passate ha avuto da che leggere e vedere. Mentre la Congregazione per i religiosi commissariava anche il ramo femminile dell’ordine, con motivazioni così vaghe e generiche che se applicate fuori della Chiesa farebbero pensare al delitto di opinione, con singolare e straordinaria contemporaneità uscivano servizi giornalistici che definire sensazionalistici è dir poco. 

Forse non è azzardato sospettare che questa coincidenza non sia casuale, ma che sia voluta da qualcuno incurante del male che questo genere di ricostruzioni alla Dan Brown provocano non solo all’ordine, ma anche alla Chiesa in generale agli occhi dell’opinione pubblica. Ma si sa che nelle lotte di potere intestine non si va per il sottile. Questa lunga premessa per dire che abbiamo ricevuto un documento, ahimè piuttosto lungo, di una suora dell’Immacolata, missionaria in Africa. Ci sembra interessante proporlo alla vostra pazienza. 

 

 “TESTIMONIANZA DI SUOR MARIA EUCARISTICA LOPEZ  

Ho avuto modo di ascoltare con mio grande disappunto l’intervista rilasciata da mia madre ad un noto programma televisivo (Corriere Tv) e poi diffusa sul web e mandata in onda in altri programmi (La vita in diretta su Rai 1). Posso comprendere che mia madre si sia fatta trascinare dal suo affetto materno nel rilasciare una tale testimonianza che – mi dispiace dirlo - contraddice la verità dei fatti, tuttavia mi sento in dovere di esporre il mio pensiero, onde far conoscere la realtà e, soprattutto, difendere l’onore del Fondatore e dell’Istituto a cui appartengo, Istituto che mi ha accolto da 24 anni nella vita religiosa e che, al pari di mia madre, amo con cuore di figlia.  

I n risposta a quanto espresso da mia madre nell’intervista, affermo che:  

-Né io né mia sorella siamo mai state costrette a entrare o a restare nell’Istituto da chicchessia. Se ci troviamo in convento è perché lo abbiamo voluto e lo vogliamo liberamente e questo posso ripeterlo all’infinito e a chiunque continui a chiederlo.  

 - Non sono né plagiata, né terrorizzata e non sono mai stata uno “zombi”, come si è lasciato credere da alcuni interventi sui media; penso, al contrario, di avere vita, energia, forze e volontà da vendere.  

-Non ho mai subito vessazioni, violenze, pressioni e se a mia madre dico di star bene è perché veramente sto bene e sono felicissima della mia vocazione: non rinuncerei a nulla della mia vita.  

- Non è vero che mia madre non riesce a contattarci: io ricevo le sue telefonate circa una volta al mese e a volte anche di più, e in 3 anni che sono missionaria in Africa sono stata a casa già 3 volte per alcuni giorni; l’ultima volta é stata lo scorso giugno e le ultime due volte, per visitare mia madre vi sono stata anche insieme a mia sorella. Eccezione, questa, molto particolare, data la stretta clausura da lei scelta desiderando una vita di silenzio e preghiera.  

- Nessuna Superiora ci ha mai inculcato che la famiglia è come il demonio, anzi, con encomiabile pazienza, le nostre Superiore hanno sempre cercato di superare ogni offesa ricevuta dai miei parenti e instaurare buoni rapporti con essi, condividendo con i miei genitori, che vivono poveramente, prodotti alimentari ricevuti dai benefattori e mettendosi talvolta a disposizione anche per dei servizi materiali.  

- Per quel che mi riguarda, l’espressione: «non la lascerebbero mai andare: sa troppe cose, è una delle più strette collaboratrici di padre Manelli», la trovo infondata. È vero che sono a conoscenza di tante cose, essendo una delle prime vocazioni e avendo visto la nascita, la fioritura e lo sviluppo dell’Istituto. Ho avuto molte responsabilità e impegni e ora sono anche missionaria. In questo senso, nel mio piccolo, è proprio vero che sono stata “collaboratrice di padre Manelli”: ne sono più che fiera e spero di esserlo ancora per tanti anni. Se avessi voluto lasciare l’Istituto l’avrei già fatto, perché vi sono liberamente entrata e nessuno potrebbe impedirmi di chiedere di uscirne. Le Superiore maggiori non hanno mai forzato né me né mia sorella a restare nell’Istituto e, d’altra parte, non è interesse di nessun Istituto avere dei membri che vi stanno forzatamente.  

Sento, però, il dovere di dire qualcosa anche sull’altra intervista rilasciata dalle due ex suore. Tralascio di ribattere il disgustoso racconto che una di esse fa delle presunte molestie subite dal nostro Fondatore. In 24 anni di vita religiosa, nei miei numerosissimi incontri con il Fondatore, non ho mai potuto riscontrare alcuna scorrettezza nel suo comportamento, né verso di me, né verso altre sorelle. Nessuna di esse, inoltre, si è lamentata con me di aver ricevuto molestie, eppure in tanti anni sono stata in contatto con tante consorelle, tra cui l’ex suora in questione, che mai ha fatto cenno con me di simili abusi. Piuttosto, noi suore ci sentivano spinte dalle esortazioni e dagli esempi del Fondatore ad imitare la purezza della Madonna che è il modello a cui ci ispiriamo.  

In merito, poi, ad un presunto voto, vergato con il sangue, fatto al Fondatore e ad esasperanti penitenze inflitte alle suore, chiarisco quanto segue. -Innanzitutto, lo scritto che la prima ex suora mostra alla TV non è “un atto di obbedienza illimitata al Fondatore”, né “un documento importante di obbedienza a lui”, come ella stessa dichiara, ma è la formula con la quale noi emettiamo i voti religiosi (povertà, castità, obbedienza, voto di consacrazione all’Immacolata).  

Nel video è ben riconoscibile questa formula e ciò da sé fa cadere le accuse che ella rivolge al Fondatore. Tale formula, che è la stessa per tutte coloro che entrano nel nostro Istituto, essendo contenuta nelle nostre Costituzioni e prescritta nel Rituale della Professione religiosa, noi suore siamo solite trascriverla personalmente su un’immaginetta (con una semplice penna biro e non con il sangue, come ha fatto di sua iniziativa l’ex suora!) e la custodiamo gelosamente in ricordo della nostra professione religiosa.  

Nel video compare in calce all’immaginetta anche uno scritto con la firma del Fondatore che l’ex suora dichiara essere la controfirma del famigerato patto. Assolutamente falso! In realtà, si tratta semplicemente della formula di risposta all’atto della professione religiosa che pronunzia colui che riceve i voti in nome della Chiesa e che il Fondatore, delegato per tale compito, ha trascritto sull’immaginetta. Nulla a che vedere con un patto esoterico!  

- La seconda ex suora parla di pratiche penitenziali estreme a cui sarebbe stata costretta a sottoporsi. Si tratta di accuse assolutamente infondate, dal momento che nel nostro Istituto nessuna suora è forzata a compiere determinate penitenze. Le nostre Costituzioni prevedono solo moderate forme di penitenza, secondo la tradizione ascetica della Chiesa, riconosciuta anche da alcuni documenti successivi al Concilio Vaticano II.  

Tali forme di penitenza, come raccomanda il nostro testo legislativo, sono adottate sempre “senza arrecare danno alla salute”. D’altra parte, nessuno ha costretto l’ex suora a sottoporsi alle pratiche penitenziali prescritte dallo stesso testo legislativo, che è approvato dalle competenti autorità ecclesiastiche e alla cui osservanza liberamente si assoggetta chiunque vuole entrare nel nostro Istituto, né tanto meno alcuno ha imposto le pratiche particolari di cui ella ha parlato nell’intervista, che vanno ben oltre quanto prevedono le nostre Costituzioni.  

- Sono estremamente sorpresa e amareggiata nel constatare che, mettendo in circolazione tali notizie, non solo siano state date in pasto al pubblico delle testimonianze, tutt’altro che affidabili, prima ancora di accertarne la veridicità, ma ci si sia soffermati su casi singoli, risalenti a molti anni fa, trascurando la ben più rilevante portata di quanto di bello e positivo è stato realizzato - non per nostro merito, ma per grazia di Dio - dal nostro Istituto, con il numero crescente di vocazioni, la rapida espansione nel mondo, la fioritura di opere di apostolato (si pensi solo che ci prendiamo cura, personalmente o indirettamente, di alcune centinaia di bambini e bambine povere, come quelle ospitate nella Casa della carità in Benin, dove opero da diversi anni) e la progressiva specializzazione nel campo mass mediale. 

Evidentemente c’è chi vuol gettare discredito sui religiosi, soprattutto in quest’anno che il Santo Padre ha dedicato alla vita consacrata per rivalutarla nella sua missione di segno escatologico e testimonianza dell’amore di Dio per l’uomo agli occhi di una società secolarizzata.  

Concludo invocando la Vergine Immacolata affinché si affermi quanto prima la verità e si riabilitino coloro che sono stati ingiustamente accusati con grave scandalo che torna a danno di tutta la Chiesa”.  


 _______________

Nel frattempo il Tribunale Civile di Avellino ha respinto l’istanza dell’avvocato Sarno di sequestro dei beni dell’Associazione Missione dell'Immacolata. È questa la seconda volta che la magistratura del Tribunale respinge una richiesta di sequestro di beni, il cui possesso pare interessare molto il “nuovo corso” dei Frati Francescani dell’Immacolata. 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/11/2016 21:45
 
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PADRE MANELLI: ARCHIVIATE LE ACCUSE CONTRO IL FONDATORE DEI FRANCESCANI DELl’IMMACOLATA


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manelli


Marco Tosatti


Archiviate le accuse contro padre Stefano Manelli, il fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata. Dopo circa un anno di indagini, il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Avellino, Sost. Dott. A. Del Bene, ha chiesto l’archiviazione del procedimento nei confronti del religioso, il cui ordine é ancora commissariato, senza che sia stata data dopo anni, una motivazione valida da parte della Congregazione per i religiosi.


Padre Stefano Manelli, nel recente passato era stato oggetto di una campagna di stampa particolarmente virulenta, e che sembrava in realtà mossa e ispirata da qualcuno all’interno del suo ordine religioso. Accuse a effetto, dichiarazioni scandalistiche di ex suore, perfino il sospetto di un assassinio; la saga dei Francescani dell’Immacolata non si era fatta mancare nulla, e c’era stato nei mass media chi aveva seguito forse con troppo entusiasmo e senza grande spirito critico la marea interessata delle accuse.


Adesso che la magistratura, con la richiesta di archiviazione, fa giustizia della campagna che potrebbe essere giudicata diffamatoria, emerge che il fondatore dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, è stato ingiustamente accusato di aver leso l’integrità fisica e morale delle suore del convento di Frigento compiendo atti di  violenza sessuale e di maltrattamenti nei confronti delle stesse.


Le persone a lui vicine commentano che “L’esito delle indagini ha fatto chiarezza sulle  “ipotesi di accusa” restituendo  giustizia e dignità a Padre Stefano Mannelli da tempo oggetto di calunniosi e diffamatori attacchi amplificati dagli organi di stampa”.


E ora che la magistratura si è espressa, che sembra che padre Manelli non abbia stuprato, maltrattato e ucciso nessuno, torna la domanda, da porre alla Congregazione per i religiosi, al suo prefetto, e al suo segretario: che cosa ha fatto padre Manelli; e che cosa hanno fatto i Francescani dell’mmacolata per essere trattati con tanta durezza?


La cronaca, nella sua ironia, ha voluto che la notizia dell’archiviazione giungesse proprio alla fine dell’anno della Misericordia…

     




NON BASTA.... ORA TOCCA AGLI ARALDI DEL VANGELO

UN'ALTRA PRIMAVERA SPIRITUALE NEL MIRINO
Gli araldi del Vangelo
 

Dopo i Francescani dell'Immacolata e i missionari del Verbo Incarnato, la Congregazione per la vita consacrata è pronta a mandare un visitatore apostolico anche dagli Araldi del Vangelo, realtà fondata da un discepolo di Plinio Correa de Oliveira. I motivi non sono chiari. Però hanno in comune con le altre associazioni clericali nel mirino, tre punti: legati alla tradizione, ricchi di vocazioni e con in dote molti beni.

di Marco Tosatti

La Congregazione per i religiosi e per gli Istituti di Vita consacrata sta per dar vita a una visita apostolica nei confronti di un’associazione internazionale di fedeli, gli Araldi del Vangelo, la prima nata nel Terzo Millennio, e che ha avuto uno sviluppo grandissimo negli ultimi anni. Secondo fonti confidenziali interne alla Congregazione, che è diretta dal cardinale brasiliano João Braz Card. De Aviz, e dal segretario, il francescano spagnolo José Rodrigeuz Carballo, dovrebbe essere imminente la formazione di una squadra composta da un vescovo, una suora e un canonista per indagare sugli Araldi del Vangelo. Si ignora quali siano le motivazioni di questa iniziativa. Il fondatore è monsignor João Scognamiglio Clá Dias; e il fatto che sia un estimatore di Plinio Corr?a de Oliveira, il grande esponente del tradizionalismo cattolico brasiliano, scomparso nel 1995, è già motivo sufficiente di sospetto presso l’attuale gestione vaticana.

Le origini degli Araldi risalgono agli anni Sessanta, quando un gruppo di giovani cattolici di São Paulo, in Brasile, con a capo João Scognamiglio Clá Días, Pedro Paulo de Figueiredo e Carlos Alberto Soares Corrêa, cominciano a ritrovarsi per discutere, riflettere e pregare insieme. L’associazione nasce (su ispirazione di Giovanni Paolo II) nel 1999 con l’approvazione canonica del Vescovo di Campo Limpo. Il 22 febbraio 2001 il Pontificio Consiglio per i Laici decreta il riconoscimento degli Araldi del Vangelo come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio.

Composta principalmente da giovani, questa Associazione, forte di diverse migliaia di membri, è presente in 78 paesi nei cinque continenti. I suoi membri, di vita consacrata, praticano il celibato e si dedicano integralmente all'apostolato, vivendo in case destinate specificamente a ragazzi o ragazze, che alternano la vita di raccoglimento, lo studio e la preghiera con attività di evangelizzazione in diocesi e parrocchie, dando grande importanza alla formazione della gioventù. Gli Araldi non professano voti e vivono allo stato laicale, salvo alcuni che scelgono il sacerdozio. Lo sviluppo degli Araldi del Vangelo ha portato alla formazione di un ramo sacerdotale e alla formazione della Società Clericale di Vita Apostolica di Diritto Pontificio “Virgo Flos Carmeli”, e a una società femminile, “Regina Virginum”. Il loro campo di attività principale riguarda arte, cultura e formazione dei giovani; ma oltre a università e scuole hanno attività di assistenza agli anziani soli, e sono presenti in zone desolate, come la Terra del Fuoco.

Non è chiaro per quale motivo si avrà questa visita apostolica. Ma il Prefetto della Congregazione per i Religiosi, Braz de Aviz, ha confidato di recente che è opportuno tenere un occhio vigile sulle nuove realtà ecclesiali, i cui fondatori talvolta si rivelano poco idonei a gestire realtà ricche di vocazioni e di mezzi finanziari. E d’altronde vediamo che da quattro anni è in corso il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, operato senza che sia mai stata dichiarata pubblicamente la causa del provvedimento. Vediamo – è notizia di questi giorni – che la Congregazione, dopo aver perso la causa civile per ottenere la gestione delle proprietà dei FFI, riaffidate dalla Cassazione alle associazioni di laici, sta facendo pressione su padre Stefano Manelli, in domicilio recluso e obbligato, con la minaccia di sanzioni canoniche, affinché convinca i laici a privarsi delle proprietà.

Un intervento di quasi commissariamento si è avuto anche verso la Famiglia religiosa del Verbo Incarnato, una realtà nata in Argentina nel 1984, ed estremamente prospera. Hanno al momento circa 800 padri, 2000 suore e più di 700 seminaristi. E scusate se è poco… La lista dei Paesi in cui operano è impressionante: Argentina, Perù, Russia, Israele, Taiwan, Tajikistan., Albania, Brasile, Canada, Cile, Ecuador, Egitto, Spagna (Tenerife), Stati Uniti, Olanda, Islanda, Italia, Giordania, Federazione Russa, Palestina, Papua Nuova Guinea, Perù, Taiwan, Tunisia, Ucraina, A proposito di periferie!

Ma, problemi più o meno reali e accuse più o meno fondate contro i fondatori a parte, le caratteristiche che uniscono questi movimenti sono in genere tre: sono legati alla tradizione della Chiesa (tomisti, più che rahneriani, devotissimi alla Madonna di Fatima, impegnati – come il Verbo Incarnato a Roma qualche giorno fa nelle manifestazioni a favore della vita); hanno molte vocazioni, il che sembra essere ormai un motivo di sospetto da parte della gerarchia e dei vescovi; e dispongono di mezzi consistenti.



[Modificato da Caterina63 08/06/2017 10:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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