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Benedetto XVI a Malta sulle orme di san Paolo 17 e 18 Aprile 2010

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2010 19:36
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10/02/2010 23:48
 
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VIAGGIO APOSTOLICO DI BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17 - 18 APRILE 2010) - PROGRAMMA


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE A MALTA (17-18 APRILE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17 - 18 APRILE 2010) - PROGRAMMA

Sabato, 17 aprile 2010

Roma

15.25

Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino (Roma) per Malta.

Luqa

17.00

CERIMONIA DI BENVENUTO all’Aeroporto Internazionale di Malta a Luqa. Discorso del Santo Padre.

La Valletta

18.15

VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA nel Palazzo dei Gran Maestri a La Valletta.

Rabat

19.45

VISITA ALLA GROTTA DI SAN PAOLO a Rabat. Preghiera e Saluto del Santo Padre.

Domenica, 18 aprile 2010

Floriana

10.00

SANTA MESSA sul Piazzale dei Granai a Floriana. Omelia del Santo Padre.

REGINA COELI. Parole del Santo Padre.

Rabat

13.00

Pranzo con i Vescovi di Malta e con il Seguito Papale nella Nunziatura Apostolica a Rabat.

16.00

Congedo dalla Nunziatura Apostolica a Rabat.

Kalkara

16.45

Trasferimento via mare dalla Banchina del Porto di Kalkara alla Banchina del Porto Grande di La Valletta.

La Valletta

17.15

INCONTRO CON I GIOVANI sulla Banchina del Porto Grande di La Valletta. Discorso del Santo Padre.

Luqa

18.40

CERIMONIA DI CONGEDO all’Aeroporto Internazionale di Malta a Luqa. Discorso del Santo Padre.

19.10

Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Malta a Luqa per Roma.

Roma

20.45

Arrivo all’Aeroporto di Ciampino (Roma).

Fuso orario
Roma e Malta: + 2 UTC


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/04/2010 18:43
 
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Alla ricerca dei primi segni del cristianesimo nell'isola

Quando Paolo naufragò a Malta


di Fabrizio Bisconti

Un terribile naufragio costrinse la nave, che conduceva Paolo prigioniero verso Roma, ad approdare a Malta. Era l'anno 60 e lì l'Apostolo delle genti trascorse tutto l'inverno, in quell'isola, situata al centro del Mediterraneo, colonizzata dai Fenici e inserita nell'area d'influenza romana sin del 218 prima dell'era cristiana, incorporata nella provincia di Sicilia.

Paolo - come sappiamo dagli Atti degli apostoli (27, 39-28, 10) - fu accolto dagli abitanti locali, che Luca definisce bàrbaroi, forse perché si esprimevano ancora in una lingua legata all'idioma punico, nonostante l'oramai definito processo di romanizzazione. Gli abitanti di Malta, estremamente ospitali, per scongiurare il freddo dell'inverno incipiente, accesero un grande falò, con l'aiuto dello stesso Paolo che, alla ricerca di legname per alimentare il fuoco, fu morso da una vipera, senza conseguenze, talché i maltesi rimasero sbalorditi, pensando, dapprima, di essere dinanzi a un assassino e, poi, davanti a una divinità. Non lontano dal luogo dell'approdo, erano le proprietà del pròtos tès nèsou Publio, di cui Paolo guarì il padre, e così gli altri isolani ammalati accorsero per essere sanati.

Ebbene, i fatti accaduti sono tradizionalmente ambientati nella cosiddetta baia di San Paolo, nel settore nordorientale dell'isola, non lontano dalla piccola chiesa rurale di San Pawl Milqi dalla facciata secentesca, ma già documentata nello scorcio del 1400.

La Missione archeologica italiana, avviata, tra il 1963 e il 1968, da Michelangelo Cagiano de Azevedo e ripresa recentemente con la direzione di Maria Pia Rossignani, ha evidenziato nel sito, che dalla preistoria giunge all'età moderna, un insediamento rurale organizzato attorno a un grande edificio, una sorta di fattoria, edificata nella tarda età repubblicana per la produzione dell'olio. Mentre gli archeologi stanno valutando, con estrema attenzione e metodo critico, le deduzioni dei primi esploratori, che discussero - tra l'altro - attorno al rinvenimento di un singolare graffito, dove alcuni riconobbero l'antroponimo Paulus, l'indagine topografica ha ravvisato altri insediamenti rurali nella vallata e ne ha anche individuato l'aspetto polifunzionale, forse collegabile alle estese proprietà di Publio.

La Missione archeologica italiana ha ripreso anche gli scavi di un complesso pluristratificato al centro dell'isola, che sembra prendere avvio nel vi secolo, nel sito di Tas-Silq, con un santuario dedicato alla divinità fenicia Astarte, che si identificherà prima con Hera e poi con Giunone, dando luogo a un culto internazionale, che fece confluire tante ricchezze, tali da attrarre l'attenzione di Verre, che saccheggiò il tempio (Cicerone, in Verrem ii, 4, 103-104; ii, 5, 184). Il lungo e ininterrotto processo di stratificazione, prevede, tra il iv e il vi secolo dell'era cristiana, la costruzione di un edificio di culto cristiano a tre navate, provvisto di un ambiente battesimale, di cui si sono individuate due fasi, attraverso lo studio delle monete interposte tra le due vasche.

Ma il momento paleocristiano - dopo e al di là dell'approdo paolino - è testimoniato dalla cospicua presenza di ipogei funerari cristiani, dislocati specialmente nel suburbio della città di Malta, l'attuale Mdina, proprio nel cuore dell'isola. L'uso di seppellire in ambienti ipogei, già tipico della civiltà punica, è diffuso anche in altri siti dell'isola e pure nella vicina isola di Gozo, dimostrando che tale tipologia funeraria accontentava un po' tutte le committenze religiose, come dimostrano alcuni ipogei sepolcrali con chiare allusioni iconografiche al giudaismo.

Gli ambienti sotterranei mantengono la limitata estensione e le caratteristiche del sepolcreto familiare e assumono le peculiarità della catacomba comunitaria soltanto quando le camere ipogee sono unite da brevi corridoi, come nel caso delle catacombe di San Paolo e di Abbatija Tad-Dejr, nei pressi della città romana, proprio all'esterno del circuito murario, ambedue collegate ad un edificio di culto al sopraterra. Gli ipogei paleocristiani maltesi presentano il singolare sepolcro a baldacchino, che si sviluppa come una sorta di ciborio scavato nel calcare locale al di sopra di un monumentale parallelepipedo, ove si apre la tomba a finestra, in uso nell'isola sin dalla fase punica.

Un altro organismo particolare riscontrabile negli ipogei cristiani di Malta è rappresentato dalla mensa circolare, usata per i pasti collettivi di tipo funerario, assai simile a quelle ritrovate nei sepolcreti sub divo di Cornus in Sardegna e di Tarragona. Estremamente rare risultano le decorazioni pittoriche, fatta eccezione per un caso riscontrato nell'ipogeo di Sant'Agata, presso l'odierna Rabat, che presenta una nicchia affrescata con una coppia di volatili, che si avvicinano a due cesti di fiori sotto ad una grande conchiglia, per alludere al mondo paradisiaco. Per il resto, le catacombe maltesi risultano spoglie, prive di apparati epigrafici, tanto che non è facile datare questi monumenti che, comunque, per le caratteristiche topografiche, per le tipologie sepolcrali, per gli elementi ceramici e di corredo, nonché per i rari affreschi di cui si è appena detto, possiamo collocare tra il iv e il v secolo.

I monumenti catacombali e quelli cultuali rinvenuti nell'isola documentano, dunque, una cristianizzazione precoce e radicata, forse proprio dovuta a quell'approdo, a quel soggiorno paolino, che diede avvio ad un processo, che si definisce nel corso del iv secolo, se Giovanni Crisostomo ci parla di una devozione assai fiorente e diffusa nei confronti dell'apostolo delle genti all'indomani della pace della Chiesa.


(©L'Osservatore Romano - 16 aprile 2010)
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Il cristianesimo a Malta tra il VI e il XVI secolo

Arrivò Ruggero ma l'isola
aveva già la sua Signora


di Vincent Borg


Come si evince dagli scavi effettuati nella parte meridionale dell'isola di Malta, a Tas-Silg il famosissimo tempio di Era, poi di Giunone, immortalato da Cicerone nella sua quarta orazione Verrina, era ancora attivo nel quarto secolo dopo Cristo.

La sua importanza pagana cominciò a scemare solo verso gli ultimi decenni di quel secolo. Il sito poi fu parzialmente adattato a luogo di culto paleocristiano con un battistero adiacente. Fino al periodo teodosiano, in tutto il mondo romano, i templi pagani insieme con la società aristocratica e le aree rurali furono due delle ultime roccaforti che si opponevano alla diffusione del cristianesimo. Malta, nonostante le sue piccole dimensioni, non faceva eccezione a questa situazione prevalente. Tuttavia, il cristianesimo aveva già attecchito ovunque come attestano i numerosi siti di sepoltura cristiana.

Un po' di tempo dopo, probabilmente verso la fine del vi secolo la vita monastica si inserì in questo complesso. Ciò può essere derivato da un intervento diretto di Papa Gregorio Magno che nominando un nuovo vescovo per Malta, lo esortò a portare con sé dalla Sicilia monaci che avrebbero potuto aiutarlo durante la sua permanenza. I summenzionati scavi a Tas-Silg hanno fornito la prova definitiva della presenza monastica sull'isola. Scavi precedenti al di fuori dell'antica città romana di Melite, ora Mdina, a Tad-Dejr, avevano indicato sviluppi simili.

Uno studio accurato di un certo numero di frammenti di vasi trovati a Tas-Silg può, infine, fornire ulteriori informazioni e prove sulla vita monastica attiva in quell'ambiente dal vi secolo in poi.

Alcuni hanno ipotizzato che il cristianesimo a Malta cessò di esistere dopo la conquista di queste isole da parte dei musulmani nell'870. In effetti, prove storiche hanno mostrato che da allora il Papa cessò di nominare vescovi per la provincia siciliana, inclusa Malta. L'ultimo vescovo menzionato fu fatto prigioniero dai musulmani. L'Imperatore Leone l'Isaurico, in seguito alla frattura causata dalla controversia con il papato sull'iconoclastia, nel 730 privò quest'ultimo della giurisdizione su vasti territori occidentali, che inserì nella giurisdizione ecclesiastica del patriarca di Costantinopoli e in parte nell'impero bizantino.

Questi territori includevano la Sicilia e le isole maltesi. Dopo la conquista musulmana di Malta non vi è più alcun riferimento a vescovi di Malta nominati dal papato. Questa era anche la situazione prevalente nelle isole siciliane. I patriarchi di Costantinopoli, da parte loro, continuarono a nominare vescovi per queste diocesi, incluse le isole maltesi. Tra l'altro nelle liste dei nominati c'erano due vescovi distinti, uno per Malta e un altro per Gozo.

Tuttavia, questa situazione precaria non esclude la possibilità della sopravvivenza di una comunità cristiana. Ricerche recenti hanno dimostrato che i musulmani, dopo aver saccheggiato le isole non vi si insediarono. Le abbandonarono per tornarvi soltanto due secoli dopo, all'incirca nel 1050. Nel 1090, dopo un breve periodo di quarant'anni, furono definitivamente cacciati dal conte Ruggero i d'Altavilla, che aveva ricevuto dal Papa l'incarico di liberare la provincia siciliana dal giogo musulmano, cosa in cui riuscì alcuni anni prima dell'inizio del periodo delle crociate. Il risultato di tale impresa fu che Malta fu ancor più inserita nel cristianesimo.
 
Le prove archeologiche sembrano evidenziare che, durante i due secoli summenzionati, la popolazione cristiana sopravvissuta a Malta, utilizzava per il culto i primi luoghi cristiani di sepoltura, in particolare quelli oggi denominati catacombe di san Paolo. In effetti, furono apportate importanti modifiche strutturali all'interno per adattarli al culto della comunità cristiana. In quella fase potrebbe essere stato murato l'ingresso principale e creato un nuovo accesso. Ciò potrebbe anche far supporre che la comunità cristiana subisse una qualche forma di coercizione in quanto non libera di praticare il culto.

Ciononostante questo indica la sua continuità anche se in circostanze difficili. Inoltre, anche uno studio delle rappresentazioni precedenti della Madonna a Malta, punta in questa direzione. Vi è un immagine che si trova nel santuario troglodita di Mellieha. Il suo studio accurato ha permesso a chi scrive di arrivare a conclusioni molto importanti e di decifrare e a stabilire la cronologia epigrafica di certe lettere inserite in tale immagine.

La tradizione del XVI secolo, seguita da innumerevoli storici, affermava che Madonna significa "madre di Dio" scritto nel greco tipico di tutte le icone greche. Dopo il restauro di questo dipinto negli anni settanta, si è accertato che i caratteri del suddetto titolo non sono affatto greci, ma appartengono alla scrittura carolina. Quest'analisi, infatti, ha fatto nascere ipotesi molto importanti. Oltre a evidenziare una tradizione culturale differente, ha dato la cronologia esatta di questo dipinto. Infatti la scrittura carolina appartiene a un periodo preciso, ovvero dalla fine dell'ottavo secolo fino alla fine dell'undicesimo.

Di recente, questa conclusione ha trovato il sostegno di un'autorità dell'iconografia cristiana come Adolf Nokolaevich Ovchinnikov, già rettore dello Grabar Institute of Icon Art a Mosca, un esperto di iconografia orientale cristiana. Analizzando il dipinto da un punto di vista iconografico, egli ha fissato la data dell'esecuzione per il decimo secolo il che attesta che il culto cristiano era sopravvissuto anche in una località piuttosto lontana dal centro principale dell'isola durante il periodo musulmano.
 
Dopo la conquista normanna dell'isola, l'organizzazione della Chiesa a Malta, in gran misura, era identica al modello prevalente in Sicilia. Il capitolo della cattedrale è già documentato durante il xiii secolo. Questa entità era il cardine della vita ecclesiastica. Era pratica ordinaria concedere il vescovado locale a stranieri. Difficilmente i vescovi risiedevano nella loro diocesi. Questo infatti era normale ovunque nel medioevo. Il sistema parrocchiale esisteva già. A questo proposito esistono documenti del primo decennio del XV secolo che attestano chiaramente che era stato introdotto molto prima. Già nel 1436 esistevano non meno di dodici prebende parrocchiali in tutta Malta.
 
La concessione a feudo delle isole di Malta all'ordine di San Giovanni di Gerusalemme nel 1530, aprì nuovi orizzonti. L'ordine religioso militare era un'organizzazione cattolica interamente dedicata alla difesa dell'ideale cristiano anche attraverso la forza delle armi - manu armata. L'aspetto religioso consisteva nelle opere di misericordia, in particolare verso i malati. Era stato fondato a Gerusalemme per accudire i pellegrini malati in visita nei luoghi santi nel 1099. Per tre secoli Malta fu governata da questo ordine come stato teocratico.

Di conseguenza, diviene un importante baluardo a difesa del fianco meridionale dell'Europa cristiana, in particolare contro l'infiltrazione di forze islamiche provenienti da vari paesi del bacino del Mediterrano. Già nel xv secolo Malta e Gozo avevano, di fatto, subito diversi massacri da quelle forze, che, però, si erano considerevolmente intensificati con l'arrivo dell'ordine di san Giovanni. Nel 1551, Gozo fu completamente saccheggiata e la maggior parte della sua popolazione fu resa schiava negli stati barbareschi e a Costantinopoli stessa.

Anche gli archivi furono presi e portati a Costantinopoli. Malta, quello stesso anno, subì un attacco simile, ma le fu risparmiata la tragedia di Gozo. Periodiche schermaglie erano tipiche forme di rappresaglia per gli attacchi compiuti dai vascelli maltesi, in particolare lungo la costa nordafricana. Il peggio però doveva ancora venire. Il Grande Assedio di Malta, nel 1565, fu un massiccio attacco teso a cancellare la presenza cristiana dal territorio. Se allora Malta avesse perso, molto probabilmente la storia europea avrebbe preso altre direzioni.
 
Papa Pio v si rese pienamente conto dell'importanza vitale raggiunta grazie alla vittoria ottenuta da Malta dopo l'assedio. Immediatamente dopo aiutò e promosse le difese dell'isola permettendole di proseguire la sua missione di fortezza impenetrabile a difesa dell'Europa cristiana.


(©L'Osservatore Romano - 17 aprile 2010)
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Visitando la Grotta di San Paolo a Malta


                


Incontro con padre Louis Suban, arciprete della Chiesa di San Paolo


di Serena Sartini

LA VALLETTA, venerdì, 16 aprile 2010 (ZENIT.org).- La prima tappa che compirà il Papa a Malta, se si esclude la visita al presidente della Repubblica, sarà l’omaggio alla Grotta di San Paolo a Rabat, piccola cittadina di 14mila abitanti a una decina di chilometri da Valletta, dove la tradizione vuole che l’Apostolo delle Genti fu imprigionato.

Una piccola celletta di pochi metri quadrati, con la statua di San Paolo e la targa della visita di Giovanni Paolo II nel 1990. Qui, nella Grotta, Benedetto XVI si fermerà in preghiera silenziosa per qualche istante. Ed eccezionalmente potrà venerare anche la reliquia del braccio di San Paolo, custodita in una teca che viene esposta solamente una volta all’anno.

L’arciprete della Chiesa di San Paolo, padre Louis Suban, ci mostra il tragitto che compirà il Papa durante la sua visita che durerà circa un’ora. “Benedetto XVI arriverà sabato pomeriggio, intorno alle 19.45. Dopo il saluto del sindaco della città – dice a ZENIT - bacerà la croce simbolo della missionarietà della chiesa. Poi entrerà nella Chiesa di San Paolo e davanti all’altare sosterà qualche momento per la preghiera silenziosa”.

“Successivamente – spiega – si recherà alla grotta di San Paolo. Insieme all’arcivescovo di Malta, al vescovo di Gozo, e al cardinale Tarcisio Bertone reciterà una preghiera”.

“A seguire – prosegue poi – il Papa incontrerà il capitolo, composto da 11 sacerdoti e un seminarista, nel cimitero della collegiata e firmerà il libro d’oro dei visitatori. Riceverà in dono una piccola scultura in argento raffigurante San Paolo e una papalina. Infine, Benedetto XVI saluterà i fedeli radunati nella piazza della chiesa”.

“Siamo fieri e felici di poter accogliere il Papa – prosegue padre Louis – lo dico non solamente per ciò che provo personalmente ma a nome di tutta la Chiesa di San Paolo a Rabat. La parrocchia è molto felice di avere la visita del Successore di Pietro. La sua visita conferma la devozione e la radice cristiana di Malta”.

La Chiesa di San Paolo, di stile barocco con mattoni romani, può contenere circa 400 persone. Fu costruita nell’antica città di Melita, nel 1675 da Cosmana Navarra.

L’arciprete, da sette anni a Rabat, è stato ordinato il 29 giugno 1984, festa del martirio di San Paolo e Pietro.

“Sono nato e vissuto nel sud di Malta, a Marsaskala – racconta –. Ho frequentato il collegio dei frati di San Giovanni La Salle e poi ho insegnato geografia, religione e storia nel seminario di Rabat. Sono stato viceparroco nella collegiata della Cottoniera, nel sud di Malta e poi nominato cappellano di una parrocchia a Msida. E da 7 anni sono arciprete a Rabat”.

Come mai il Papa visita proprio Rabat? “Perché la Grotta di San Paolo è considerato il più importante Santuario di San Paolo nell’Isola. Ogni giorno viene visitato da centinaia di pellegrini, possiamo dire circa 300, specialmente dall’estero. E sabato pomeriggio, di pellegrino, ne arriverà uno davvero speciale”.


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Sabato 7 marzo 2009      Roma - Malta

Partiamo con un leggero ritardo e arriviamo a Malta non dopo quattordici giorni di avversità e di tempeste come avvenne per San Paolo, ma dopo un’ora e quindici minuti di comodo volo (volo KM 613 delle ore 12,10, la Compagnia è l’Air Malta, la sigla sta per Knights of Malta). Arriviamo all’aeroporto di Luqa alle 13,50 e troviamo la nostra guida, l’efficientissima (fin troppo) Patrizia che ci accompagnerà per tutta la durata del soggiorno.

In pullman ci rechiamo subito a Mdina, detta anche la “città del silenzio”, che fu la prima capitale di Malta ed è la città con il tessuto urbano medioevale più intatto e meglio conservato dell’isola, con begli esempi di architetture normanne e con minimi interventi urbanistici dell’epoca dei Cavalieri. Il suo nome in arabo significa “città murata” e ancora oggi la sua poderosa cinta difensiva si staglia sopra il territorio circostante. 

Lasciato il pullman, entriamo in città per la Main Gate, la porta principale, sontuosamente barocca, che riporta nella facciata esterna le insegne del Gran Maestro de Vilhena che la commissionò e in quella interna le statue di Sant’Agata, San Paolo e San Publio, patroni della città e dell’isola.

San Paolo è spesso rappresentato con una spada in mano, come si può vedere nel mosaico di un’edicola sull’angolo di un palazzo davanti alla quale don Paolo ci legge, dalla lettera agli Ebrei 4, 12-13:

“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto.”

     

Camminiamo su Triq Villegaignon, principale asse viario della città, dove si affacciano i più bei palazzi di Mdina, di qui si irradiano piccole viuzze ad angolo retto, un labirinto perfetto per schivare frecce e colpi d’arma da fuoco e un ottimo sistema di ventilazione e ombra grazie agli edifici vicini tra loro.

Arriviamo alla Cattedrale di San Paolo, consacrata nel 1702, il più elegante ed equlibrato esempio di barocco maltese, sintesi delle influenze romane, siciliane e rinascimentali italiane. Secondo la tradizione, il sito occupato dalla cattedrale coinciderebbe con quello della villa di Publio, governatore romano che accolse San Paolo dopo il naufragio e si convertì, diventando a sua volta martire cristiano e santo. La facciata è un prezioso esempio di equilibrio formale, sulle due torri campanarie laterali vi sono due orologi, come spesso vedremo qui (a Malta con un senso profondo del sacro convivono una serie di usanze di origine pagana: i campanili sono dotati di due orologi, uno vero ed uno dipinto, i due orologi servono per disorientare il diavolo che in questo modo non riuscirebbe a calcolare l’attimo dell’ultimo respiro del defunto e quindi a catturare la sua anima). Sul sagrato campeggiano due cannoni che ricordano la combattività dei Cavalieri.

     

L’interno è caratterizzato da una pianta a croce latina a tre navate. Il ricco pavimento è tappezzato da tombe di nobili maltesi ed alti esponenti del clero. Ai lati dell’altare maggiore due cappelle, a destra della Crocifissione, a sinistra del Santissimo Sacramento dove è conservata un’icona della Madonna di ascendenza bizantina. La pala dell’altare maggiore è dedicata alla Conversione di San Paolo ed è di Mattia Preti.

Don Paolo ci legge

dalla lettera ai Galati 1, 11-24:

“Vi dichiaro, dunque, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non è modellato sull’uomo; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: “Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere”. E glorificavano Dio a causa mia”.


e dalla lettera ai Romani 8, 31-39:

“Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.

All’uscita ci rechiamo alla Piazza dei Bastioni e percorriamo il camminamento sulle mura da dove si gode un bel panorama, peccato che il tempo non sia dei migliori.
Lasciamo Mdina per Greek Gate, la Porta Greca e andiamo a Rabat, che costituisce il naturale proseguimento di Mdina fuori della cinta muraria, dove l’apostolo Paolo trovò rifugio dopo il naufragio sull’isola intorno al 60 d.C.

Raggiungiamo la Chiesa di San Paolo, fatta erigere nel 1656 dalla nobile famiglia maltese Guzmana Navara, che si rivolse all’architetto ufficiale dell’Ordine in quel periodo, Francesco Buonamici, responsabile dell’introduzione a Malta del primo linguaggio barocco. La facciata è unica nel panorama delle numerose chiese maltesi, ognuna delle tre porte ha una funzione autonoma: quella centrale immette nella Chiesa di San Paolo, quella di destra immette nella Chiesa di San Publio e quella di sinistra è finta per la simmetria e l’equilibrio della facciata. L’interno è decorato con sontuosità e contiene numerose opere di rilievo.

     

Sotto la Chiesa di San Publio, raggiungibile tramite una scala, si trova la Grotta di San Paolo. La tradizione attribuisce al sito la fama di aver ospitato San Paolo nel corso del suo soggiorno sull’isola. La presenza del santo avrebbe conferito alle pareti virtù antivenefiche contro i morsi dei serpenti. Sulla destra, davanti ad una statua del santo, una lapide ricorda la visita del Papa Giovanni Paolo II nel 1990. La lampada a galera d’argento che pende dal soffitto è un dono dei Cavalieri di San Giovanni per commemorare il 1900° anniversario del naufragio del santo sull’isola.

     

Dagli Atti degli Apostoli 28, 1-6 : Una volta in salvo, venimmo a sapere che l’isola si chiamava Malta. Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perchè era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: “Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere”. Ma egli scosse la serpe  nel fuoco e non ne patì alcun male. Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere accadergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un santo”.

     








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        CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI DURANTE IL VOLO VERSO MALTA

Volo Papale
Sabato, 17 aprile 2010



PADRE LOMBARDI

Cari amici, ecco che Sua Santità è di nuovo con noi per il primo di quei cinque viaggi di quest’anno che sono già in programma. Siamo molto contenti di averlo con noi anche all’inizio di questo viaggio perché possiamo così fargli pure gli auguri per i due anniversari di questi giorni, quello di ieri, il compleanno, e quello di lunedì prossimo. Il Santo Padre ha ricevuto le domande che alcuni di voi hanno presentato e che interpretano un po’ le attese che tutti abbiamo all’inizio di questo viaggio e quindi ci farà alcune riflessioni, alcune considerazioni, sulla base di queste nostre attese. Non seguiremo lo schema delle altre volte di domanda-risposta, lasciamo che il Santo Padre, da par suo, ci faccia un suo discorso sintetico. Grazie Santità e buon viaggio


Pope Benedict XVI (C), flanked by his personal secretary Georg Gaenswein (L) Vatican State Secretary Tarcisio Bertone (back) and Vatican spokesman Federico Lombardi (R), speaks to the press aboard a plane taking him to Malta on April 17, 2010. Pope Benedict XVI said the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI answers reporters' questions during a news conference aboard his flight to Malta April 17, 2010.


PAPA

Cari amici, buonasera! Auguriamoci un buon viaggio, senza questa nuvola oscura che sta sopra parte dell’Europa.

Allora, perché questo viaggio a Malta? I motivi sono molteplici.

Il primo è San Paolo. E’ finito
l’Anno paolino della Chiesa universale, ma Malta festeggia 1950 anni dal naufragio e questa è per me un’occasione per mettere ancora una volta in luce la grande figura dell’Apostolo delle genti, con il suo messaggio importante proprio anche per oggi. Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità.

Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si trasforma poi in carità. Ma penso anche che il motivo del naufragio parla per noi. Dal naufragio, per Malta è nata la fortuna di avere la fede; così possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita.

Il secondo motivo: mi fa piacere di vivere in mezzo ad una Chiesa vivace che è quella di Malta, che è feconda nelle vocazioni anche oggi, piena di fede, in mezzo al nostro tempo, e che risponde alle sfide del nostro tempo. So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce.

Terzo punto: Malta è il punto dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa e bussano alla porta dell’Europa. Questo è un grande problema del nostro tempo, e, naturalmente, non può essere risolto dall’isola di Malta. Noi tutti dobbiamo rispondere a questa sfida, lavorare perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa e dall’altra parte fare il possibile perché questi profughi trovino qui dove arrivano, trovino, in ogni caso, uno spazio di vita dignitosa. Una risposta ad una grande sfida del nostro tempo: Malta ci ricorda questi problemi e ci ricorda anche che proprio la fede è la forza che dà carità, e dunque anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide. Grazie

PADRE LOMBARDI

Grazie Santità e buon viaggio allora, l’accompagneremo anche con il nostro lavoro e la nostra informazione.
                            




                                             Pope Benedict XVI waves as he disembarks from the plane for the welcoming ceremony on April 17, 2010 at  Malta International Airport in Luqa. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.


CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signor Presidente,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,

Jien kuntent ħafna li ninsab fostkom! [sono lieto di essere in mezzo a voi].


                            Pope  Benedict XVI meets Malta's President George Abela listen to national anthems as they meet in La Valletta's international airport, Malta, Saturday, April 17, 2010.

                            Pope  Benedict XVI talks with Malta's President George Abela as they meet in La Valletta's international airport, Malta, Saturday, April 17, 2010.

                            Pope Benedict XVI (L) and Malta President George Abela attend the welcoming ceremony on April 17, 2010 at Malta International Airport in Luqa. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

E’ per me motivo di gioia essere oggi qui a Malta tra di voi. Giungo come pellegrino per adorare il Signore e lodarlo per le meraviglie che qui ha compiuto. Vengo inoltre come Successore di san Pietro per confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32) ed unirmi a voi nella preghiera all’unico Dio vivo e vero, in compagnia di tutti i Santi, incluso il grande Apostolo di Malta, san Paolo. Anche se la mia visita sarà breve, prego che essa porti molti frutti.

Le sono grato, Signor Presidente, per le parole gentili con le quali mi ha dato il benvenuto a nome suo e del Popolo maltese. La ringrazio per l’invito e per il duro lavoro che Lei ed il Governo hanno posto in atto per preparare la mia visita. Ringrazio il Primo Ministro, le Autorità civili e militari, il Corpo Diplomatico e ognuno di voi qui convenuto per onorare questa circostanza mediante la vostra presenza e il vostro cordiale benvenuto.

Saluto in modo speciale l’Arcivescovo Paolo Cremona, il Vescovo Mario Grech e l’Ausiliare Annetto Depasquale, come pure tutti gli altri Vescovi presenti. Nel salutare voi, desidero esprimere il mio affetto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose ed a tutti i fedeli laici affidati alle vostre cure pastorali.

L’occasione della mia visita a queste isole è il 1950° anniversario del naufragio di san Paolo sulle spiagge dell’isola di Malta. San Luca descrive questo evento negli Atti degli Apostoli, ed è dal suo racconto che avete scelto il tema della visita odierna: “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26). Qualcuno potrebbe considerare l’arrivo di san Paolo a Malta, attraverso un evento umanamente imprevisto, come un semplice accidente della storia. Gli occhi della fede, tuttavia, ci permettono di riconoscervi l’opera della Divina Provvidenza.

In realtà, Malta è stata un crocevia di molti dei grandi eventi e degli scambi culturali nella storia europea e mediterranea, fino ai nostri stessi giorni. Queste isole hanno giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa. A questi lidi, pertanto, secondo gli arcani disegni di Dio, il Vangelo fu recato da san Paolo e dai primi seguaci di Cristo. La loro opera missionaria ha portato molti frutti lungo i secoli, contribuendo in innumerevoli modi a plasmare la ricca e nobile cultura di Malta.

Quanto alla loro posizione geografica, queste isole sono state di grande importanza strategica in più di un’occasione, anche in tempi recenti: la “Georg Cross” posta sulla bandiera nazionale offre fiera testimonianza del grande coraggio del vostro popolo durante i giorni bui dell’ultima guerra mondiale. Allo stesso modo, le fortificazioni che risaltano in maniera così prominente nell’architettura dell’isola parlano di lotte precedenti, quando Malta contribuì moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare. Voi continuate a giocare un valido ruolo nei dibattiti odierni sull’identità, la cultura e le politiche europee. Allo stesso tempo, sono lieto di rilevare l’impegno del Governo nei progetti umanitari ad ampio raggio, specialmente in Africa. E’ da auspicare vivamente che ciò possa servire per promuovere il benessere dei meno fortunati di voi, quale espressione di genuina carità cristiana.

In realtà, Malta ha molto da offrire in campi diversi, quali la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente. La vostra Nazione dovrebbe continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale, e il vero rispetto che si deve dare alla libertà religiosa secondo modalità che portino ad un autentico sviluppo integrale sia degli individui sia della società.

Malta gode di stretti vincoli con il Vicino Oriente, non soltanto in termini culturali e religiosi, ma anche linguistici. Permettetemi di incoraggiarvi a porre questo insieme di abilità e di punti di forza a favore di un suo uso più grande, per poter servire da ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo. Molto deve essere ancora fatto per costruire rapporti di genuina fiducia e di dialogo fruttuoso, e Malta si trova in buona posizione per stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest.

Il popolo maltese, illuminato per quasi due millenni dagli insegnamenti del Vangelo e continuamente irrobustito dalle proprie radici cristiane, è giustamente fiero del ruolo indispensabile che la fede cattolica ha avuto nello sviluppo della propria Nazione.

La bellezza della nostra fede viene espressa qui in vari e complementari modi, non ultimo nelle vite di santità che hanno portato i maltesi a donare se stessi per il bene degli altri. Tra di loro dobbiamo includere Dun Ġorġ Preca, che ho avuto la gioia di canonizzare tre anni orsono (3 giugno 2007). Invito tutti voi ad invocare la sua intercessione perché questa mia prima visita pastorale fra voi porti molti frutti spirituali.

Attendo di pregare con voi durante il tempo che trascorrerò a Malta e vorrei, come padre e fratello, assicurarvi del mio affetto nei vostri confronti, come pure del desiderio di condividere questo tempo nella fede e nell’amicizia. Con tali pensieri, affido tutti voi alla protezione di Nostra Signora di Ta’Pinu e del vostro padre nella fede, il grande Apostolo Paolo.

Il-Mulej ibierek lill-poplu kollu ta’ Malta u ta’ Għawdex! [Dio benedica tutta la gente di Malta e di Gozo].



Pope Benedict XVI reads a speech during a welcoming ceremony at Malta International airport April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins."

Pope Benedict XVI reads a speech during a welcoming ceremony at Malta International airport April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins."

Crowds of children cheer as Pope Benedict XVI arrives at the Presidential Palace in Valletta April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins."

A man holds a poster reading "Welcome to Malta Benedict" while waiting for Pope Benedict XVI to arrive at the presidential palace in Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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17/04/2010 21:48
 
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Visita alla Grotta di San Paolo

Caro Arcivescovo Cremona,
Cari fratelli e sorelle
,

il mio pellegrinaggio a Malta è iniziato con un momento di preghiera silenziosa nella grotta di san Paolo, che per primo portò la fede in queste isole. Sono venuto sulle orme di quegli innumerevoli pellegrini lungo i secoli, che in questo santo luogo hanno pregato, affidando se stessi, le loro famiglie e la prosperità di questa Nazione all’intercessione dell’Apostolo dei Gentili. Mi rallegro di essere finalmente tra di voi e vi saluto tutti con grande affetto nel Signore.

Il naufragio di Paolo e la sua sosta per tre mesi a Malta hanno lasciato un segno indelebile nella storia del vostro Paese.

Le sue parole ai compagni prima di giungere a Malta sono ricordate per noi negli Atti degli Apostoli e sono state un tema speciale nella vostra preparazione alla mia visita. Queste parole - “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26) – nel contesto originale sono un invito al coraggio di fronte all’ignoto e alla fiducia incrollabile nella misteriosa provvidenza di Dio. I naufraghi, infatti, furono calorosamente accolti dalla gente di Malta, a seguito dell’esempio dato da san Publio. Nel piano di Dio, san Paolo divenne perciò il vostro padre nella fede cristiana. Grazie alla sua presenza tra voi, il Vangelo di Gesù Cristo si radicò saldamente e portò molto frutto non soltanto nella vita degli individui, delle famiglie e delle comunità, ma anche nella formazione dell’identità nazionale di Malta, come pure nella sua vibrante e particolare cultura.

Le fatiche apostoliche di Paolo portarono pure una ricca messe nella generazione di predicatori che seguirono le sue orme, e particolarmente nel gran numero di sacerdoti e religiosi che imitarono il suo zelo missionario lasciando Malta per andare a portare il Vangelo in lidi lontani.

Sono lieto di aver avuto l’opportunità di incontrarne oggi così tanti in questa Chiesa di san Paolo, e di incoraggiarli nella loro vocazione piena di sfide e spesso eroica. Cari missionari: ringrazio ciascuno di voi, a nome di tutta la Chiesa, per la vostra testimonianza al Signore Risorto e per le vite spese al servizio degli altri. La vostra presenza ed attività in così tanti Paesi del mondo fa onore alla vostra Patria e testimonia la spinta evangelica innestata nella Chiesa a Malta. Preghiamo il Signore affinché susciti ancor più uomini e donne, che continuino la nobile missione di proclamare il Vangelo e di operare per il progresso del Regno di Dio in ogni terra e in tutti i popoli!

L’arrivo di san Paolo a Malta non era programmato. Come sappiamo, si stava recando a Roma quando sopraggiunse un violento temporale e la sua nave fu scaraventata su quest’isola. I marinai possono tracciare una rotta, ma Dio, nella sua sapienza e provvidenza, dispiega il proprio itinerario. Paolo, che aveva incontrato in maniera drammatica il Signore Risorto sulla via di Damasco, lo sapeva molto bene.

Il corso della sua vita cambiò improvvisamente; per lui, pertanto, vivere era Cristo (cfr Fil 1,21); ogni sua azione ed ogni suo pensiero erano diretti ad annunciare il mistero della croce ed il suo messaggio d’amore di Dio che riconcilia.

Quella stessa parola, la parola del Vangelo, ha tutt’oggi il potere di irrompere nelle nostre vite e di cambiarne il corso. Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui trascorrete la vostra vita.

Da questo luogo santo dove la predicazione apostolica si diffuse per prima in queste isole, invito ciascuno di voi a far propria la sfida esaltante della nuova evangelizzazione. Vivete la vostra fede in maniera ancor più piena assieme ai membri delle vostre famiglie, ai vostri amici, nei vostri quartieri, nei luoghi di lavoro e nell’intero tessuto della società maltese. In modo particolare esorto genitori, insegnanti e catechisti a parlare agli altri del vostro stesso incontro vivo con Gesù risorto, specialmente ai giovani che sono il futuro di Malta. “La fede si rafforza quando viene offerta agli altri” (cfr Redemptoris missio, 2). Sappiate che i vostri momenti di fede assicurano un incontro con Dio, il quale nella sua onnipotenza tocca il cuore dell’uomo. Così, introdurrete i giovani alla bellezza e alla ricchezza della fede cattolica, offrendo loro una solida catechesi ed invitandoli ad una partecipazione sempre più attiva alla vita sacramentale della Chiesa.

Il mondo ha bisogno di tale testimonianza! Di fronte a così tante minacce alla sacralità della vita umana, alla dignità del matrimonio e della famiglia, non hanno forse bisogno i nostri contemporanei di essere costantemente richiamati alla grandezza della nostra dignità di figli di Dio e alla vocazione sublime che abbiamo ricevuto in Cristo? Non ha forse bisogno la società di riappropriarsi e di difendere quelle verità morali fondamentali che sono alla base dell’autentica libertà e del genuino progresso?

Proprio ora, mentre stavo davanti a questa grotta, riflettevo sul grande dono spirituale (cfr Rm 1,11) che Paolo diede a Malta, ed ho pregato che voi possiate mantenere integra l’eredità consegnatavi dal grande Apostolo. Possa il Signore conservare voi e le vostre famiglie nella fede che opera mediante l’amore (cfr Gal 5,6), e rendervi gioiosi testimoni di quella speranza che non delude (cfr Rm 5,5). Cristo è risorto! Egli è veramente risorto! Alleluia!

Pope Benedict XVI salutes faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI (L) arrives on April 17, 2010 at St Paul church in Rabat during his visit to Malta. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI salutes faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Faithful greet Pope Benedict XVI (C) on April 17, 2010 at St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI (C) prays in front of faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI waves after visiting St. Paul's church in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Pope Benedict XVI arrives in front of the Presidential Palace in Valletta April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins." The pope is in Malta for the celebrations of the 1950th anniversary of the coming of Saint Paul to the island and its conversion to Christianity.



Breve riflessione:

Ho seguito la diretta da Malta, il Papa dalla Grotta di san Paolo ha tenuto una bellissima Catechesi dove ha chiesto ai Maltesi di essere: BALUARDO CATTOLICO!  (e lo potete leggere nel testo qui postato)
 
Può sembrare una annotazione superficiale questa, ma non lo è....infatti solitamente sentiamo catechesi che usano l'espressione "SIATE CRISTIANI" dimenticando che da 500 anni "cristiani" si dicono anche i Protestanti e che ancor più gravemente con un certo ecumenismo nostrano, si fa fatica a distinguere il cristiano CATTOLICO dal cristiano genericamente protestante...  
 
Parlare di FEDE CATTOLICA sembrava esser passato di moda...anzi, politicamente scorretto per certi conciliaristi... ma le parole scandite dal Papa sono state un ulteriore balsamo in mezzo a questa confusione perchè se è vero che siamo CRISTIANI è altrettanto vero che dobbiamo distinguere, ahimè, la fede Cattolica da quella notoriamente cristiana oggi comunemente intesa...  
 
Grazie Santo Padre!


CLICCATE QUI PER VEDERE E SEGUIRE NEL FILMATO LA VISITA DEL PAPA ALLA GROTTA DI SAN PAOLO






[Modificato da Caterina63 17/04/2010 23:03]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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17/04/2010 23:39
 
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Pope Benedict XVI prays inside St Paul's Grotto in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Pope Benedict XVI prays inside St Paul's Grotto in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Pope Benedict XVI's motorcade passes through Floriana on its way to the presidential palace in Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church.

Pope Benedict XVI prays  in the Saint Paul church in Rabat, Malta, Saturday, April 17, 2010.


Pope Benedict XVI signs a book after his visit to St Paul's Grotto in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Il padre francescano che spiegava la diretta su Telepace ha spiegato il motivo dello zucchetto....(o la papalina bianca, quella che vedete nella foto) in sostanza fu Pio XII a dare il via all'usanza dello scambio dello zucchetto fra il Papa e i visitatori illustri, oppure quando il Papa faceva una visita, lasciava il suo e in cambio prendeva quello degli ospitanti... poi il simpatico gesto si è esteso ai fedeli che numerosi lo andavano a visitare, e Pio XII faceva volentieri questo scambio....
Benedetto XVI ha così tolto il suo e preso quest'altro, lasciando il suo appunto, come dono che diventerà naturalmente un oggetto caro ai maltesi o di chi è riuscito, in molte udienze, come tante foto dimostrano, in questo scambio...

Pope Benedict XVI greets children from the balcony of the presidential palace in Valletta April 17, 2010.

A woman waits for the arrival of Pope Benedict XVI on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat during the Pontiff's visit to Malta. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

A woman waits for the arrival of Pope Benedict XVI on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

People wait for the arrival of Pope Benedict XVI on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.




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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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18/04/2010 22:47
 
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 Imbarazzato io non ho seguito la diretta perchè ero alla Sindone a Torino....
ma vedere il Papa così stanco alla Messa di stamani a Malta....non mi è piaciuto proprio.... Imbarazzato









Certo...è solo stanchezza, ha 83 anni e capita a tutti, almeno una volta, di addormentarsi durante la Messa....ma non è da Ratzinger cedere così....è evidente il forte stress al quale è sottoposto e si sottopone per SBRIGARSI  a fare quella pulizia nella Chiesa che gli è toccata da quella ispirata meditazione del Venerdì Santo di 5 anni fa...
che il Papa STA BENE lo sappiamo e lo vediamo, e proprio per questo vogliamo e dobbiamo insistere più forte con la PREGHIERA, QUALCHE SACRIFICIO, LE PENITENZE, I FAMOSI FIORETTI per supplicare dal Cielo quelle FORZE che sulla terra vengono indebolite dal duro lavoro petrino....

Coraggio Santo Padre!








Rosa D'Oro alla Madonna di Ta'Pinu Regina di Malta








Pope Benedict XVI (C) waves from a boat during a trip from Kalkara ferry to the Valletta waterfront on April 18, 2010. Pope Benedict XVI on Sunday expressed his personal 'shame and sorrow' to victims of paedophile priests at a surprise meeting during a visit to Malta.

Pope Benedict XVI (R) waves from a boat during a trip from Kalkara ferry to the Valletta waterfront on April 18, 2010. Pope Benedict XVI on Sunday expressed his personal 'shame and sorrow' to victims of paedophile priests at a surprise meeting during a visit to Malta.

Pope Benedict XVI (L) stands on a boat next to Vatican State Secretary Tarcisio Bertone during a trip from Kalkara ferry to the Valletta waterfront on April 18, 2010. Pope Benedict XVI on Sunday expressed his personal 'shame and sorrow' to victims of paedophile priests at a surprise meeting during a visit to Malta.

Pope Benedict XVI (C) applauds on a boat during a trip from Kalkara ferry to the Valletta waterfront on April 18, 2010. Pope Benedict XVI on Sunday expressed his personal 'shame and sorrow' to victims of paedophile priests at a surprise meeting during a visit to Malta.

Pope Benedict XVI (C) waves from a boat during a trip from Kalkara ferry to the Valletta waterfront on April 18, 2010. Pope Benedict XVI on Sunday expressed his personal 'shame and sorrow' to victims of paedophile priests at a surprise meeting during a visit to Malta.


Pope Benedict XVI stands on a boat during a trip from Kalkara ferry to the Valletta waterfront on April 18, 2010. Pope Benedict XVI on Sunday expressed his personal 'shame and sorrow' to victims of paedophile priests at a surprise meeting during a visit to Malta.

Pope Benedict XVI arrives to lead a mass at the Granaries in Floriana, outside Valletta. April 18, 2010.
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010)

SANTA MESSA NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

Alle ore 9.15 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica a Rabat e si trasferisce in auto panoramica al Piazzale dei Granai a Floriana, dove alle ore 10.00 presiede la Santa Messa della III Domenica di Pasqua davanti alla Chiesa di San Publio.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, S.E. Mons. Paul Cremona, O.P., dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito
:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle in Gesù Cristo,
Maħbubin uliedi [Miei cari figli e figlie],


Sono molto contento di essere qui con voi tutti oggi davanti alla bella chiesa di San Publio per celebrare il grande mistero dell’amore di Dio reso manifesto nella Santa Eucarestia. In questo tempo, la gioia del periodo Pasquale riempie i nostri cuori perché stiamo celebrando la vittoria di Cristo, la vittoria della vita sul peccato e sulla morte. E’ una gioia che trasforma le nostre vite e ci riempie di speranza nel compimento delle promesse di Dio. Cristo è risorto alleluia!

Saluto il Presidente della Repubblica e la Signora Abela, le Autorità civili di questa amata Nazione e tutto il popolo di Malta e Gozo. Ringrazio l’Arcivescovo Cremona per le sue gentili parole e saluto anche il Vescovo Grech e il Vescovo Depasquale, l’Arcivescovo Mercieca, il Vescovo Cauchi e gli altri Vescovi e sacerdoti presenti, così come i fedeli cristiani della Chiesa che è in Malta e in Gozo. Fin dal mio arrivo ieri sera ho avvertito la stessa calorosa accoglienza che i vostri antenati hanno riservato all’apostolo Paolo nell’anno sessanta.

Molti viaggiatori sono sbarcati qui nel corso della vostra storia. La ricchezza e la varietà della cultura maltese è un segno che il vostro popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare. Ed è significativo che voi abbiate saputo esercitare il discernimento nell’individuare il meglio di ciò che essi avevano da offrire.

Vi esorto a continuare a fare così. Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai Maltesi.

Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa.

Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare l’episodio del Vangelo di oggi, quando i discepoli, tutti esperti pescatori, hanno faticato tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce. Poi, quando Gesù è apparso sulla riva, ha indicato loro dove pescare e hanno potuto realizzare una pesca così grande, che a stento potevano trascinarla. Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci. Miei cari fratelli e sorelle, se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti, raccoglieremo sempre grandi frutti.

La prima lettura della Messa odierna è di quelle che so che amate ascoltare: il racconto del naufragio di Paolo sulla costa di Malta e la calorosa accoglienza a lui riservata dalla popolazione di queste isole. Notate come i componenti dell’equipaggio della barca, per poter sopravvivere, furono costretti a gettare fuori il carico, l’attrezzatura della barca ed anche il frumento che era il loro unico sostentamento. Paolo li esortò a porre la loro fiducia solo in Dio, mentre la barca era scossa dalle onde. Anche noi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui solo. Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta. Essi hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che "tutti poterono mettersi in salvo a terra" (At 27,44).

Più di ogni carico che possiamo portare con noi - nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia - è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore. Fate attenzione alla domanda che per tre volte egli rivolge a Pietro sulla riva del lago: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?". Sulla base della risposta affermativa di Pietro, Gesù gli affida un compito, il compito di pascere il suo gregge. Qui vediamo il fondamento di ogni ministero pastorale nella Chiesa. E’ il nostro amore per il Signore che deve plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio. E’ il nostro amore per il Signore che ci spinge ad amare quelli che Egli ama, e ad accettare volentieri il compito di comunicare il suo amore a coloro che serviamo.
 
Durante la passione del Signore, Pietro lo ha rinnegato tre volte. Ora, dopo la Resurrezione, Gesù lo invita tre volte a dichiarare il suo amore, offrendo in tal modo salvezza e perdono, e allo stesso tempo affidandogli la sua missione. La pesca miracolosa aveva sottolineato la dipendenza degli apostoli da Dio per il successo dei loro progetti terreni. Il dialogo tra Pietro e Gesù ha sottolineato il bisogno della divina misericordia per guarire le loro ferite spirituali, le ferite del peccato. In ogni ambito della nostra vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa: senza di lui non possiamo fare nulla.

Conosciamo dal Vangelo di san Marco i segni che accompagnano coloro che hanno posto la loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16,18). Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la scosse e gettò nel fuoco senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il "protos" dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito. Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl. [Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo.]

Continuate ad esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di Israele, i precetti del Signore "ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai" (Dt 6,6-7). Ciò è stato ben capito dal primo santo canonizzato di Malta, Dun Ġorɍ Preca. La sua instancabile opera di catechesi, ispirando giovani ed anziani con un amore per la dottrina cristiana ed una profonda devozione al Verbo incarnato, è diventata un esempio che vi esorto a mantenere. Ricordate che lo scambio di beni tra queste isole ed il resto del mondo è un processo a due vie. Quello che ricevete, valutatelo con cura, e ciò che possedete di valore sappiatelo condividere con gli altri.

Desidero rivolgere una particolare parola ai sacerdoti qui presenti in questo anno dedicato alla celebrazione del grande dono del sacerdozio. Dun Ġorɍ era un prete di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo. Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: "Mi ami tu?". Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo? Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo" e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato. La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo (cfr Omelia, 24 aprile 2005).

Guardando ora attorno a me alla grande folla raccolta qui in Floriana per la celebrazione dell'eucarestia, mi torna alla mente la scena descritta nella seconda lettura di oggi, nella quale miriadi di miriadi e migliaia di migliaia unirono le loro voci in un grande inno di lode: "A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (Ap 5,13). Continuate a cantare questo inno, a lode del Signore risorto ed in ringraziamento per i suoi molteplici doni. Con le parole di San Paolo, Apostolo di Malta, concludo la mia esortazione a voi questa mattina: "L-imħabba tiegħi tkun magħkom ilkoll fi Kristu Ġesù" ["Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!"] (1 Cor 16,24).

Ikun imfaħħar Ġesù Kristu! [Sia lodato Gesù Cristo!]

                             Faithful wait for the arrival of Pope Benedict XVI (not pictured) for a Pontifical Mass on the Granaries on April 18, 2010 in Floriana. The 83-year-old pope arrived in Malta the day before on his first foreign trip since having to deal with the fallout from a wave of priest sex abuse scandals across Europe and the Americas.


RECITA DEL REGINA CÆLI NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

Al termine della Santa Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Santo Padre guida la recita del Regina Cæli con i fedeli presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

quando voi rendete grazie, quando avete particolari intenzioni di preghiera e quando cercate celeste protezione per i vostri cari, è vostra usanza rivolgervi alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra.

Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione. Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio.

Vi chiedo in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre. Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro.

Ci volgiamo ora in preghiera a Maria, Madre della Chiesa e Regina del Cielo, rallegrandoci nella Risurrezione di Colui che lei ha portato nel suo seno.

Regina Cæli, lætare …

[We join in prayer those gathered in Valladolid Cathedral, in Spain, where Bernardo Francisco de Hoyos, a priest of the Society of Jesus, was beatified this morning. Let us give thanks to God for all the holy men and women he has given to his Church.]

Sono lieto di salutare tutti i pellegrini di lingua italiana qui presenti oggi in questa felice occasione, specialmente quelli che sono giunti da Lampedusa e Linosa! Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità.
Su tutti voi e sui vostri familiari a casa, ben volentieri invoco abbondanti Benedizioni del Signore per un felice e santo tempo di Pasqua.



                                        Pope Benedict XVI waves from the Popemobile as he arrives in Floriana, Malta, Sunday, April 18, 2010. Pope Benedict XVI met Sunday with a group of clerical abuse victims and promised them the Catholic Church would do everything in its power to punish abusive priests and protect young people in the future. The Vatican said Benedict expressed his "shame and sorrow" at the pain the men and their families suffered and prayed with them during the meeting at the Vatican's embassy in Malta.




VITTIME MALTA SODDISFATTE DA INCONTRO CON PAPA

- Le otto persone che hanno subito abusi da preti pedofili nella loro infanzia si sono dette "soddisfatte" dopo l'atteso incontro oggi a Malta con Benedetto XVI. Subito dopo l'incontro il gruppo ha tenuto una conferenza stampa in un convento di suore domenicane ad Attard, alla presenza di un vescovo maltese che, mentre le vittime raccontavano del colloquio con il papa, aveva le lacrime agli occhi. "Sono stato sollevato e liberato da un grande peso". Lo ha detto Lawrence Grech, una delle vittime degli abusi da parte di preti maltesi, poco dopo l'incontro di oggi con Papa Benedetto XVI. Grech, che da anni chiede giustizia e una forma di scuse da parte della Chiesa, parlando all'ANSA si è dichiarato "liberato" dall'incubo che lo aveva turbato per anni. "Io insieme ai miei amici abbiamo ringraziato tantissimo il Papa", ha detto piangendo per l'emozione.



«Ho visto il Papa piangere di emozione e mi sono sentito liberato da un grande peso»: lo ha riferito una delle otto vittime di abusi incontrate questa mattina da Benedetto XVI a Malta, Lawrence Grech. «Non mi aspettavo scuse dal Papa ma ho visto in lui e nel vescovo di Malta l'umiltà di una Chiesa che in quel momento rappresentava tutto il problema della Chiesa moderna».
Il Papa, ha raccontato Grech, «ha appoggiato la mano sulla testa di ciascuno dei partecipanti all'incontro, benedicendoli. Io mi sento liberato e sollevato da un grande peso. Da tanto tempo non andavo più a messa e avevo perso la fede ma ora mi sento un cattolico convinto». L'incontro con il Papa è stato «il più grande regalo mai ricevuto dopo la nascita di mia figlia», nonostante il fatto che l'appuntamento gli abbia impedito di partecipare alla festa della piccola, che oggi celebrava con la famiglia il suo terzo compleanno.
Lawrence Grech, malgrado gli abusi subiti da ragazzino, è diventato un piccolo imprenditore. A 35 anni, dopo dieci anni trascorsi in Australia, gestisce una piccola società di pulizie di tappeti, ed è l'unico del gruppo ad avere un'attività lavorativa autonoma.

 Il Messaggero online









[Modificato da Caterina63 18/04/2010 23:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/04/2010 23:00
 
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All'udienza generale il Papa ricordando il viaggio a Malta indica nella pace la vera vocazione dei popoli

L'amore di Dio è più grande
di tempeste e naufragi


I popoli cristiani sono chiamati a testimoniare la pace e la riconciliazione, anche attraverso l'accoglienza degli immigrati:  lo ha detto il Papa all'udienza generale di mercoledì 21 aprile, in piazza San Pietro, ricordando il viaggio compiuto sabato e domenica a Malta.

Cari fratelli e sorelle!
Come sapete, sabato e domenica scorsi ho compiuto un viaggio apostolico a Malta, sul quale oggi vorrei brevemente soffermarmi. Occasione della mia visita pastorale è stato il 1950° anniversario del naufragio dell'apostolo Paolo sulle coste dell'arcipelago maltese e della sua permanenza in quelle isole per circa tre mesi. È un avvenimento collocabile attorno all'anno 60 e raccontato con abbondanza di particolari nel libro degli Atti degli Apostoli (capp. 27-28). Come accadde a san Paolo, anch'io ho sperimentato la calorosa accoglienza dei Maltesi - davvero straordinaria - e per questo esprimo nuovamente la mia più viva e cordiale riconoscenza al Presidente della Repubblica, al Governo e alle altre Autorità dello Stato, e ringrazio fraternamente i Vescovi del Paese, con tutti coloro che hanno collaborato a preparare questo festoso incontro tra il Successore di Pietro e la popolazione maltese. La storia di questo popolo da quasi duemila anni è inseparabile dalla fede cattolica, che caratterizza la sua cultura e le sue tradizioni:  si dice che a Malta vi siano ben 365 chiese, "una per ogni giorno dell'anno", un segno visibile di questa profonda fede!
Tutto ebbe inizio con quel naufragio:  dopo essere andata alla deriva per 14 giorni, spinta dai venti, la nave che trasportava a Roma l'apostolo Paolo e molte altre persone si incagliò in una secca dell'Isola di Malta. Per questo, dopo l'incontro molto cordiale con il Presidente della Repubblica, nella capitale La Valletta - che ha avuto la bella cornice del gioioso saluto di tanti ragazzi e ragazze - mi sono recato subito in pellegrinaggio alla cosiddetta "Grotta di San Paolo", presso Rabat, per un momento intenso di preghiera. Lì ho potuto salutare anche un folto gruppo di missionari maltesi. Pensare a quel piccolo arcipelago al centro del Mediterraneo, e a come vi giunse il seme del Vangelo, suscita un senso di grande stupore per i misteriosi disegni della Provvidenza divina:  viene spontaneo ringraziare il Signore e anche san Paolo, che, in mezzo a quella violenta tempesta, mantenne la fiducia e la speranza e le trasmise anche ai compagni di viaggio. Da quel naufragio, o, meglio, dalla successiva permanenza di Paolo a Malta, nacque una comunità cristiana fervente e solida, che dopo duemila anni è ancora fedele al Vangelo e si sforza di coniugarlo con le complesse questioni dell'epoca contemporanea. Questo naturalmente non è sempre facile, né scontato, ma la gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide. Ne è un segno, ad esempio, il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l'aborto e il divorzio nell'ordinamento giuridico del Paese.
Pertanto, il mio viaggio aveva lo scopo di confermare nella fede la Chiesa che è in Malta, una realtà molto vivace, ben compaginata e presente sul territorio di Malta e Gozo. Tutta questa comunità si era data appuntamento a Floriana, nel Piazzale dei Granai, davanti alla Chiesa di San Publio, dove ho celebrato la Santa Messa partecipata con grande fervore. È stato per me motivo di gioia, ed anche di consolazione sentire il particolare calore di quel popolo che dà il senso di una grande famiglia, accomunata dalla fede e dalla visione cristiana della vita. Dopo la Celebrazione, ho voluto incontrare alcune persone vittime di abusi da parte di esponenti del Clero. Ho condiviso con loro la sofferenza e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l'azione della Chiesa.
Se Malta dà il senso di una grande famiglia, non bisogna pensare che, a causa della sua conformazione geografica, sia una società "isolata" dal mondo. Non è così, e lo si vede, ad esempio, dai contatti che Malta intrattiene con vari Paesi e dal fatto che in molte Nazioni si trovano sacerdoti maltesi. Infatti, le famiglie e le parrocchie di Malta hanno saputo educare tanti giovani al senso di Dio e della Chiesa, così che molti di loro hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù e sono diventati presbiteri. Tra questi, numerosi hanno abbracciato l'impegno missionario ad gentes, in terre lontane, ereditando lo spirito apostolico che spingeva san Paolo a portare il Vangelo là dove ancora non era arrivato. È questo un aspetto che volentieri ho ribadito, che cioè "la fede si rafforza quando viene offerta agli altri" (Enc. Redemptoris missio, 2). Sul ceppo di questa fede, Malta si è sviluppata ed ora si apre a varie realtà economiche, sociali e culturali, alle quali offre un apporto prezioso.
È chiaro che Malta ha dovuto spesso difendersi nel corso dei secoli - e lo si vede dalle sue fortificazioni. La posizione strategica del piccolo arcipelago attirava ovviamente l'attenzione delle diverse potenze politiche e militari. E tuttavia, la vocazione più profonda di Malta è quella cristiana, vale a dire la vocazione universale della pace! La celebre croce di Malta, che tutti associano a quella Nazione, ha sventolato tante volte in mezzo a conflitti e contese; ma, grazie a Dio, non ha mai perso il suo significato autentico e perenne:  è il segno dell'amore e della riconciliazione, e questa è la vera vocazione dei popoli che accolgono e abbracciano il messaggio cristiano!
Crocevia naturale, Malta è al centro di rotte di migrazione:  uomini e donne, come un tempo san Paolo, approdano sulle coste maltesi, talvolta spinti da condizioni di vita assai ardue, da violenze e persecuzioni, e ciò comporta, naturalmente, problemi complessi sul piano umanitario, politico e giuridico, problemi che hanno soluzioni non facili, ma da ricercare con perseveranza e tenacia, concertando gli interventi a livello internazionale. Così è bene che si faccia in tutte le Nazioni che hanno i valori cristiani nelle radici delle loro Carte Costituzionali e delle loro culture.
La sfida di coniugare nella complessità dell'oggi la perenne validità del Vangelo è affascinante per tutti, ma specialmente per i giovani. Le nuove generazioni infatti la avvertono in modo più forte, e per questo ho voluto che anche a Malta, malgrado la brevità della mia visita, non mancasse l'incontro con i giovani. È stato un momento di profondo e intenso dialogo, reso ancora più bello dall'ambiente in cui si è svolto - il porto di Valletta - e dall'entusiasmo dei giovani. A loro non potevo non ricordare l'esperienza giovanile di san Paolo:  un'esperienza straordinaria, unica, eppure capace di parlare alle nuove generazioni di ogni epoca, per quella radicale trasformazione seguita all'incontro con Cristo Risorto. Ho guardato dunque ai giovani di Malta come a dei potenziali eredi dell'avventura spirituale di san Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell'amore di Dio donatoci in Gesù Cristo; ad abbracciare il mistero della sua Croce; ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a non avere paura delle "tempeste" della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d'amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi.
Cari amici, questo, in sintesi, è stato il messaggio che ho portato a Malta. Ma, come accennavo, è stato tanto ciò che io stesso ho ricevuto da quella Chiesa, da quel popolo benedetto da Dio, che ha saputo collaborare validamente con la sua grazia. Per intercessione dell'apostolo Paolo, di san Giorgio Preca, sacerdote, primo santo maltese, e della Vergine Maria, che i fedeli di Malta e Gozo venerano con tanta devozione, possa sempre progredire nella pace e nella prosperità.
 



(©L'Osservatore Romano - 22 aprile 2010)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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A colloquio con monsignor Alfred Xuereb, della segreteria particolare del Pontefice

Paolo, Benedetto
e il regalo dei maltesi


Le mani del Pontefice hanno stretto quelle delle vittime degli abusi

di Gianluca Biccini

"Dalla scura nube, poi brillanti scendon per te gocce di cristallo". Saggezza antica quella del popolo maltese, abituato a leggere segni di speranza anche nelle difficoltà. È successo con il naufragio di san Paolo, trasformatosi in occasione provvidenziale per l'evangelizzazione del piccolo arcipelago; e in qualche modo è accaduto di nuovo con il viaggio compiuto da Benedetto XVI il 17 e il 18 aprile scorsi, per celebrare i 1950 anni dell'approdo dell'Apostolo sull'isola. Parola di chi conosce bene sia Malta - dov'è nato cinquantuno anni fa e dov'è stato ordinato sacerdote nel 1984 - sia il Pontefice, di cui è addetto alla segreteria particolare. E da quest'ottica privilegiata monsignor Alfred Xuereb offre al nostro giornale una rilettura della visita del Papa. Una visita apertasi sotto la "scura nube" provocata dal vulcano islandese, che ha paralizzato i cieli di mezza Europa, e sotto quella degli attacchi mediatici alla Chiesa per alcuni casi di abusi sessuali commessi da membri del clero. Ma che si è conclusa con le "gocce di cristallo" di un successo andato al di là di ogni più ottimistica previsione. Schivo e riservato, come esige l'ufficio che ricopre dal settembre del 2007, in quest'intervista monsignor Xuereb racconta il dietro le quinte del quattordicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI.

All'udienza generale di mercoledì 21 aprile il Papa ha paragonato l'accoglienza ricevuta a Malta con quella sperimentata 1950 anni prima da san Paolo dopo il naufragio. Lei che lo ha accompagnato da vicino può raccontarci com'è andata?

La calorosa ospitalità che san Paolo ha ricevuto dagli abitanti dell'isola è documentata dal capitolo 28 degli Atti degli apostoli. Nei primi due versetti si narra che, "una volta in salvo", Paolo e i suoi vennero "a sapere che l'isola si chiamava Malta" e che "gli indigeni" trattarono i nuovi arrivati "con rara umanità". Questa bellissima espressione sta molto a cuore ai maltesi. E forse il testo in tedesco degli Atti la rende ancora più eloquente, quando spiega che i maltesi  hanno  dimostrato un'amicizia e una cordialità non comuni accogliendoli appunto con:  ungewönliche freundlichkeit. Sappiamo che Paolo aveva fatto insieme a Luca moltissimi viaggi durante i quali avevano più volte sperimentato l'accoglienza delle popolazioni visitate. Ma a Malta l'accoglienza doveva essere stata talmente speciale da spingerli a lasciare per iscritto una testimonianza di quell'esperienza. Per quel che ho potuto constatare personalmente, penso si possa tranquillamente affermare che un simile calore è stato riservato al Pontefice:  a cominciare dalle parole di benvenuto rivoltogli dal presidente della Repubblica, il signor George Abela, fino al canto dei cinquemila bambini che nel piazzale antistante il palazzo presidenziale a Valletta gli hanno augurato buon compleanno in maltese, in inglese e in tedesco.

Benedetto XVI si aspettava tutto questo? E lei, personalmente, visto che conosce bene i suoi conterranei, era ottimista in proposito?

Il Papa ha più volte parlato in privato di questo bell'incontro con la popolazione di Malta:  della folla entusiasta che lo ha reso felice, sorprendendolo con tanto calore. Io ero fiducioso del successo del viaggio perché conoscevo il grande sforzo organizzativo che c'era stato sia qui in Vaticano, da parte degli uffici competenti sotto l'attenta guida della Segreteria di Stato, sia a Malta da parte della Chiesa e del Governo. La nunziatura apostolica in Malta ha coordinato il tutto con particolare cura, affrontando e risolvendo i diversi problemi man mano emersi. Personalmente devo ammettere però che ero timoroso che gli attacchi mediatici sferrati ingiustamente contro la persona del Papa potessero in qualche modo oscurare il suo messaggio. Vivendo poi in un'era tecnologica, la mia preoccupazione era anche che la popolazione maltese potesse preferire la comodità di casa e seguire gli avvenimenti in televisione, anziché scendere nelle strade per accoglierlo. Invece, da questo punto di vista, il viaggio è stato un grande successo perché c'è stata una reazione contraria:  lungo il tragitto della papamobile non c'era una strada che non fosse piena di uomini, donne, giovani e bambini in festa; tutti sventolavano bandierine con i colori del Vaticano e della Repubblica di Malta; le bande musicali suonavano nelle piazze antistanti le circa quaranta chiese incontrate lungo il percorso. Diverse parrocchie hanno esposto la statua del santo patrono, come espressione di benvenuto, invocando la benedizione del Pontefice.

Lei è stato uno dei pochissimi testimoni dell'incontro del Papa con le vittime di abusi. Può descrivercene l'atmosfera?

È stato un momento molto toccante e di speciale grazia. Nella cappella della nunziatura, dapprima il vescovo di Gozo, monsignor Mario Grech, ha introdotto l'incontro con una breve preghiera in un clima di grande raccoglimento che mi rimanda col pensiero all'esperienza di Pentecoste, quando lo Spirito discese sugli apostoli riuniti nel Cenacolo insieme a Maria. Soprattutto è emersa la singolare paternità di Benedetto XVI. Basti pensare che il portavoce delle vittime ha riferito così ai giornalisti che lo hanno intervistato:  "Quando ho incontrato il Papa, mi sono reso conto di avere davanti a me una persona molto diversa da come viene descritta dai media". È rimasto toccato dal fatto che il Papa fosse visibilmente commosso e sinceramente dispiaciuto per quanto accaduto. Benedetto XVI ha anche apprezzato il loro coraggio nel denunciare quanti hanno commesso gli abusi. Inoltre le vittime sono rimaste colpite dal fatto che il Papa abbia preso le loro mani tra le sue. Quel momento mi ricorda il gesto misericordioso di Gesù che toccava e sanava. Anche in questo caso abbiamo avuto una guarigione, magari non fisica, ma sicuramente spirituale e psicologica. Tanto è vero che uno di loro ha affermato:  "Ormai per me è un capitolo chiuso. Ora posso ricominciare con fiducia rinnovata nella Chiesa e nei membri della Chiesa che sono fedeli al loro ministero sacerdotale". L'incontro è durato circa mezz'ora, ma i presenti hanno avuto la sensazione che se avessero parlato più a lungo il Papa li avrebbe ascoltati per tutto il tempo. E questo nonostante fosse stanco ed in forte ritardo sul programma previsto. Perciò quando si è congedato, i presenti ci hanno chiesto più volte, con insistenza, di porgere al Papa il loro vivo ringraziamento. E si leggeva nei loro volti tanta commozione. Mi preme aggiungere che questo incontro è stato ben preparato dai vescovi di Malta e dai loro collaboratori. L'arcivescovo, monsignor Paul Cremona, aveva già incontrato le vittime nella sua abitazione privata. Tale incontro era durato oltre due ore, in un clima di particolare commozione.

Al di là del protocollo e dei discorsi ufficiali, può sottolineare qualche particolare della visita del Papa?

Più volte, prima del viaggio a Malta, Benedetto XVI aveva espresso il desiderio di visitare un sito paolino. Per questo, quando da solo, in ginocchio, ha potuto pregare nel luogo che fu la dimora dell'Apostolo durante i tre mesi del suo soggiorno a Malta, è come se avesse potuto immergersi, calarsi in quella realtà e incontrare personalmente il grande evangelizzatore delle genti. È come se avesse potuto toccare con mano l'apostolo di cui aveva fatto conoscenza tramite le sue lettere.

E poi domenica c'è stata la messa a Floriana.

È stata il cuore del pellegrinaggio. Penso che durante la celebrazione dell'Eucaristia il Papa abbia potuto percepire la fede matura dei presenti, espressa tramite una devozione sincera, che non era solo esteriore:  i cinquantamila sul piazzale dei Granai hanno ascoltato le sue parole con attenzione e hanno partecipato con consapevolezza alla liturgia eucaristica. Durante il ringraziamento dopo la comunione c'era un tale silenzio da poter sentire il cinguettio degli uccelli sugli alberi circostanti. Da questa esperienza di una Chiesa viva che celebra la vittoria del Signore Risorto sul peccato e sulla morte il popolo di Malta è ripartito rinvigorito nella fede.

L'esatto contrario del frastuono assordante dei giovani al porto di Valletta?

Sì, si sa, i giovani sono così. Ma era evidente che si trattava di una gioia interiore. Sia durante la navigazione in catamarano sia sulla banchina dov'era allestito il palco, Benedetto XVI ha sperimentato la freschezza di questa Chiesa che continua a crescere soprattutto grazie alle nuove generazioni che vogliono conoscere Cristo. Ciò si riflette anche nelle comunità parrocchiali, dove i giovani partecipano attivamente alle celebrazioni e agli incontri di formazione. Molti turisti di ritorno da Malta esprimono la meraviglia che mentre in molte chiese d'Europa si vedono in prevalenza persone anziane, nelle parrocchie dell'arcipelago è normale trovare tanti ragazzi e ragazze.

I maltesi sembrano un originale mix tra rigore britannico e solarità mediterranea. Si riconosce in questa definizione?

Mi sembra che i maltesi siano fatti di tutt'altra pasta. Nonostante un secolo e mezzo di dominazione da parte dell'Impero britannico, noi maltesi non abbiamo imparato più di tanto a osservare la puntualità, né la precisione tipica degli inglesi; al contrario siamo chiassosi e molto più spontanei, per non dire anche poco curanti delle formalità e del protocollo. Ma, in compenso, come dice lei, siamo un popolo solare. E questo l'hanno notato anche alcuni dei membri del seguito papale apprezzando la freschezza dei volti e il calore sincero.

Lei è uno dei moltissimi sacerdoti maltesi che vivono lontano dalla patria.

Da quando ho il privilegio di vivere nell'appartamento pontificio, più volte Benedetto XVI ha mostrato la sua sorpresa e la sua soddisfazione nel constatare quanti preti e quante suore maltesi siano presenti in varie parti del mondo. Glielo riferiscono soprattutto i vescovi in visita ad limina. Questo fatto però non è solo una questione di generosità da parte nostra che evidentemente ci rende orgogliosi, ma ha anche una ricaduta positiva sulla comunità ecclesiale locale. Essa è rimasta una Chiesa viva perché missionaria:  quando questi missionari visitano i loro familiari a Malta organizzano messe o incontri, in cui raccontano le loro esperienze. E la popolazione si sente coinvolta nella pastorale missionaria:  non si limita a raccogliere soldi e viveri per poi mandarli a chi ne ha bisogno tramite "il loro" missionario, ma segue i progetti, si reca sui luoghi a dare una mano. Proprio durante il viaggio del Papa ho scoperto con piacere come siano in aumento i gruppi, specialmente di giovani, che vanno a fare soggiorni con esperienza missionaria insieme ai loro sacerdoti in India, in Brasile, in Albania, in Etiopia, in Guatemala, nel Perú, e in altre parti del mondo dove operano i nostri missionari. Il Santo Padre, come è noto, ne ha incontrati oltre duecento nella chiesa di San Paolo a Rabat la sera del suo arrivo a Malta.

A cos'è dovuta questa generosità?

Normalmente, i missionari maltesi riescono a inserirsi e ad adattarsi bene nell'ambiente in cui si trovano. Per loro conta molto il sensus ecclesiae, per cui lavorare per la Chiesa in Australia o in Africa o in Brasile è come lavorare per la Chiesa di Malta. Io provengo dalla diocesi di Gozo:  ventisettemila abitanti, quindici parrocchie, un centinaio di sacerdoti. Nel periodo di formazione i seminaristi sono inviati a fare un'esperienza di lavoro all'estero interrompendo gli studi per un anno intero. Io ho vissuto l'anno intermediario lavorando in un ospedale in Germania. È anche previsto che dopo l'ordinazione sacerdotale si dedicano almeno due anni di ministero fuori Malta per sperimentare l'universalità della Chiesa.

E lei è stato inviato a Roma?

In realtà da giovane sacerdote volevo fare il missionario, magari in Brasile, perché il mio vescovo di allora, monsignor Nikol Joseph Cauchi, oggi emerito, ci aveva incoraggiati a formare in seminario un gruppo missionario di cui ero segretario. Volevo partire per una terra di missione, attirato anche dalla bella testimonianza di sacerdoti della mia diocesi che da anni lavorano all'estero. Solo che quando manifestai il mio desiderio al vescovo, mi disse che non voleva distogliermi da questo buon proposito, ma che prima reputava utile "farmi le ossa" in Europa, perché l'esperienza missionaria oltre che affascinante è altrettanto difficile. Così in due parrocchie romane ho fatto delle ricche esperienze pastorali:  lì ho imparato a esercitare il ministero sacerdotale offrendo il mio contributo nella catechesi degli adolescenti e degli adulti e alla mensa per i poveri dove, con gli immigrati di lingua araba, cercavo di farli sentire accolti salutandoli con frasi maltesi, visto che gli idiomi sono simili. Successivamente la Provvidenza mi ha condotto su una "nuova rotta".
L
'ordinamento maltese non legalizza né l'aborto né il divorzio. Ritiene che questo modello possa essere esportabile o che prima o poi anche Malta finirà con l'allinearsi al resto del mondo?


Molti Paesi, soprattutto europei, ritengono che nell'ordinamento maltese ci sia un deficit di democrazia. Invece qui la legislazione rispecchia i sentimenti della maggioranza della popolazione, che aderisce al Vangelo piuttosto che alla mentalità secolare del mondo di oggi. E in tal modo i maltesi, per usare l'allegoria evangelica, costituiscono quella luce che è collocata non sotto il letto, ma sopra il candelabro; una città sopra il monte, che è lì, come testimonianza per chiunque voglia accoglierla. Ovviamente se dovessero cambiare le cose, ritengo che questo sarebbe senz'altro un passo indietro, certamente non un progresso.

Crocevia tra l'Europa e l'Africa del Nord, l'arcipelago rappresenta spesso una rotta obbligata per i disperati in cerca di nuove possibilità. Ma le politiche maltesi in materia di immigrazione attirano numerose critiche. Può aiutarci a capire come stanno realmente le cose?

Credo che si tratti di un'impressione sbagliata. I fatti dimostrano il contrario:  dal 2002, quando sono iniziati gli sbarchi dal Nord Africa sono stati accolti ben tredicimila immigrati. Tantissimi su una popolazione di appena 443 mila individui, che però detiene il primato europeo, e il terzo posto al mondo, di densità demografica. Oggi gli immigrati sono circa quattromila, accolti in numerose strutture, assistiti sia dal Governo, che provvede con un piccolo sostentamento economico, e ha rafforzato le leggi contro lo sfruttamento, equiparando gli immigrati ai dipendenti maltesi; sia dalla Chiesa, che ha allestito quattordici case di accoglienza e offre loro viveri, vestiario, e cerca di aiutarli nell'ottenere i documenti o un impiego. Va aggiunto che essi non hanno intenzione di rimanere a Malta:  la loro destinazione è l'Europa continentale per ricongiungersi con amici e familiari che li hanno preceduti.

Concludiamo tornando al viaggio. Ha avuto riscontri da parte dei maltesi?

Al ritorno in Vaticano sono stato inondato da e-mail, sms, e telefonate di gente rimasta particolarmente colpita dalle espressioni dolci e paterne di Benedetto XVI. Hanno scritto per manifestare la loro gratitudine al Papa. Uno di questi messaggi diceva:  "Ci è successo come gli Apostoli quando Gesù è asceso in Cielo:  il Papa è partito ma noi continuiamo a parlare di lui col cuore pieno di gioia!". Un altro diceva:  "Mi si è spezzato il cuore vederlo partire, tuttavia il Papa ha lasciato dietro di sé una scia di santità".

Il Papa ha detto qualcosa in proposito?

Ritornava volentieri a parlare dell'entusiasmante esperienza vissuta a Malta, e quando gli ho confidato l'infinita riconoscenza per il grandissimo dono fattoci nell'aver scelto di visitare Malta, tra i tanti inviti che riceve ogni giorno, egli ha risposto:  "Il regalo l'ho ricevuto anche io!". Mi è restata in cuore l'impressione che, come san Paolo, dopo aver sperimentato una furiosa tempesta, ripartì dall'isola rinfrancato dalla "rara umanità" degli abitanti a cui aveva offerto il dono della fede cristiana, sia accaduto altrettanto per il nostro amato Benedetto XVI.


(©L'Osservatore Romano - 5 maggio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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