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Marcello Pera scrive Lettera aperta contro gli attacchi al Papa ed alla Chiesa per le colpe di pochi sugli abusi sessuali

Ultimo Aggiornamento: 20/03/2010 15:36
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Pera Marcello    
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(17 marzo 2010) - Corriere della Sera


Furia distruttrice «L' insinuazione che l' educazione cattolica sia pericolosa è il frutto di una furia distruttrice pari a quella del nazismo e del comunismo»

Caro direttore, la questione dei sacerdoti pedofili o omosessuali scoppiata da ultimo in Germania ha come bersaglio il Papa.


Si commetterebbe però un grave errore se si pensasse che il colpo non andrà a segno data l' enormità temeraria dell' impresa. E si commetterebbe un errore ancora più grave se si ritenesse che la questione finalmente si chiuderà presto come tante simili. Non è così. È in corso una guerra.
 
Non propriamente contro la persona del Papa, perché, su questo terreno, essa è impossibile. Benedetto XVI è reso inespugnabile dalla sua immagine, la sua serenità, la sua limpidezza, fermezza e dottrina. Basta il suo sorriso mite per sbaragliare un esercito di avversari. No, la guerra è fra il laicismo e il cristianesimo. I laicisti sanno bene che, se uno schizzo di fango arrivasse sulla tonaca bianca, verrebbe sporcata la Chiesa, e se fosse sporcata la Chiesa allora lo sarebbe anche la religione cristiana.

Per questo i laicisti accompagnano la loro campagna con domande del tipo «chi porterà più i nostri figli in Chiesa?»,
oppure «chi manderà più i nostri ragazzi in una scuola cattolica?», oppure ancora «chi farà curare i nostri piccoli in un ospedale o una clinica cattolica?».

Qualche giorno fa una laicista si è lasciata sfuggire l' intenzione. Ha scritto: «L' entità della diffusione dell' abuso sessuale su bambini da parte di sacerdoti mina la stessa legittimazione della Chiesa cattolica come garante della educazione dei più piccoli».

Non importa che questa sentenza sia senza prove, perché viene accuratamente nascosta «l' entità della diffusione»: un per cento di sacerdoti pedofili? dieci per cento? tutti? Non importa neppure che la sentenza sia priva di logica: basterebbe sostituire «sacerdoti» con «maestri» o con «politici» o con «giornalisti» per «minare la legittimazione» della scuola pubblica, dei parlamenti o della stampa.

Ciò che importa è l' insinuazione, anche a spese della grossolanità dell' argomento: i preti sono pedofili, dunque la Chiesa non ha autorità morale, dunque l' educazione cattolica è pericolosa, dunque il cristianesimo è un inganno e un pericolo. Questa guerra del laicismo contro il cristianesimo è campale. Si deve portare la memoria al nazismo e al comunismo per trovarne una simile.

Cambiano i mezzi, ma il fine è lo stesso: oggi come ieri, ciò che si vuole è la distruzione della religione. Allora l' Europa pagò a questa furia distruttrice il prezzo della propria libertà.

È incredibile che soprattutto la Germania, mentre si batte continuamente il petto per la memoria di quel prezzo che essa inflisse a tutta l' Europa, oggi, che è tornata democratica, se ne dimentichi e non capisca che la stessa democrazia sarebbe perduta se il cristianesimo venisse ancora cancellato. La distruzione della religione comportò allora la distruzione della ragione. Oggi non comporterà il trionfo della ragion laica, ma un' altra barbarie. Sul piano etico, è la barbarie di chi uccide un feto perché la sua vita nuocerebbe alla «salute psichica» della madre.

Di chi dice che un embrione è un «grumo di cellule» buono per esperimenti. Di chi ammazza un vecchio perché non ha più una famiglia che se ne curi. Di chi affretta la fine di un figlio perché non è più cosciente ed è incurabile. Di chi pensa che «genitore A» e «genitore B» sia lo stesso che «padre» e «madre». Di chi ritiene che la fede sia come il coccige, un organo che non partecipa più all' evoluzione perché l' uomo non ha più bisogno della coda e sta eretto da solo.

E così via.
Oppure, per considerare il lato politico della guerra dei laicisti al cristianesimo, la barbarie sarà la distruzione dell' Europa. Perché, abbattuto il cristianesimo, resterà il multiculturalismo, che ritiene che ciascun gruppo ha diritto alla propria cultura. Il relativismo, che pensa che ogni cultura sia buona quanto qualunque altra. Il pacifismo che nega che il male esiste. Questa guerra al cristianesimo non sarebbe così pericolosa se i cristiani la capissero.

Invece, all' incomprensione partecipano molti di loro. Sono quei teologi frustrati dalla supremazia intellettuale di Benedetto XVI. Quei vescovi incerti che ritengono che venire a compromesso con la modernità sia il modo migliore per aggiornare il messaggio cristiano. Quei cardinali in crisi di fede che cominciano a insinuare che il celibato dei sacerdoti non è un dogma e che forse sarebbe meglio ripensarlo. Quegli intellettuali cattolici felpati che pensano che esista una questione femminile dentro la Chiesa e un non risolto problema fra cristianesimo e sessualità.
 
Quelle conferenze episcopali che sbagliano l' ordine del giorno e, mentre auspicano la politica delle frontiere aperte a tutti, non hanno il coraggio di denunciare le aggressioni che i cristiani subiscono e l' umiliazione che sono costretti a provare dall' essere tutti, indiscriminatamente, portati sul banco degli imputati. Oppure quei cancellieri venuti dall' Est che esibiscono un bel ministro degli esteri omosessuale mentre attaccano il Papa su ogni argomento etico, o quelli nati nell' Ovest, i quali pensano che l' Occidente deve essere laico, cioè anticristiano.

La guerra dei laicisti continuerà, se non altro perché un Papa come Benedetto XVI che sorride ma non arretra di un millimetro la alimenta. Ma se si capisce perché non si sposta, allora si prende la situazione in mano e non si aspetta il prossimo colpo. Chi si limita soltanto a solidarizzare con lui o è uno entrato nell' orto degli ulivi di notte e di nascosto oppure è uno che non ha capito perché ci sta.


Pera Marcello


Per la questione inerente agli abusi sessuali, cliccate qui:


Visita straordinaria dei Vescovi Irlandesi e Tedesco dal Pontefice per condannare gli abusi sessuali




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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"Modesto esercizio antipapista"

Vian ci spiega perché Küng è fa "errori madornali" su celibato e pedofilia

Il direttore dell’Osservatore Romano sostiene che il teologo antiratzingeriano “cade sempre nelle stesse banalità”. Il Papa sa degli attacchi e se ne dispiace

di Paolo Rodari

“Ratzinger reciti il mea culpa sulla pedofilia” scriveva ieri su Repubblica il “teologo ribelle” Hans Küng, perché da arcivescovo di Monaco prima, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e da Pontefice poi, pur conoscendo “i più gravi reati sessuali commessi dal clero in tutto il mondo” non ha fatto nulla per evitarli.
Cosa avrebbe dovuto fare? Denunziare per tempo i preti pedofili e abolire il vincolo del celibato sacerdotale il quale, dice Küng citando lo psicoterapeuta americano Richard Sipe, “può favorire tendenze pedofile”.

A queste parole è Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano e voce autorevole dentro le mura leonine, che decide di rispondere. Lo fa, Vian, chiarendo subito un concetto: “L’articolo di Küng è modesto e di pessimo gusto. Non meriterebbe risposta ma siccome gli attacchi al Pontefice sono diretti ed espliciti qualche parola ritengo sia opportuno dirla”.

Del resto, non è la prima volta che Vian interviene contro Küng. Lo fece con un editoriale sul giornale vaticano il 29 ottobre scorso. Il teologo svizzero criticò la decisione del Papa di aprire le porte agli anglicani, “il Papa pesca nell’acqua di destra” scrisse Küng. E Vian rispose per le rime: “Le critiche di Küng sono lontanissime dalla realtà”. Parole che Vian userebbe anche oggi? “Sostanzialmente sì”, dice. “Dispiace che uno come Küng, antico collega di Ratzinger e amico, cada sempre nelle stesse banalità.

E lo faccia contro il Papa il quale, ricordiamolo, nel 2005, solo cinque mesi dopo la sua elezione, lo invitò a Castelgandolfo, in amicizia, per discutere delle comuni basi etiche delle religioni e del rapporto tra ragione e fede”. Küng chiede l’abolizione del celibato sacerdotale e insieme accusa Ratzinger di aver coperto gli abusi su minori commessi da preti.

In particolare parla di quando l’attuale Papa era arcivescovo di Monaco: “Lasciamo stare Monaco. I fatti non sono andati come Küng e certa stampa li ha raccontati. Ratzinger, quando era arcivescovo di Monaco, accolse nella propria diocesi un prete accusato di pedofilia. Venne mandato a Monaco per curarsi.
Ratzinger chiese che non venisse impiegato pastoralmente ma qualcuno disobbedì.

Al di là delle vicende di Monaco, sono principalmente gli attacchi personali di Küng al Papa e anche al presidente dei vescovi tedeschi Robert Zollitsch che stupiscono perché sembrano fatti più a beneficio del grande pubblico che per altro”.

Cioè?
 
“Küng offre articoli preconfezionati (quello di ieri è stato pubblicato in eguale copia dalla Suddeutsche Zeitung), pezzi scritti più per andare dietro a degli stereotipi che per entrare nel fondo delle questioni”.

Quanto dice sul celibato è sbagliato?

“Direi di sì. Küng parla della norma ecclesiastica del celibato introdotta soltanto nell’XI secolo. Lo scrive per dire che il celibato prima non esisteva. Ma a parte il fatto che la riforma gregoriana, la grande riforma dell’XI secolo, venne messa in campo proprio con un forte richiamo al valore del celibato così come la traduzione della chiesa l’aveva tramandato, c’è da dire anche un’altra cosa: il celibato ha evidentemente fondamenti neo testamentari. Basta ricordare Matteo (19,11): ‘Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca’. Oppure la prima ai Corinzi (7,1): ‘E’ cosa buona per l’uomo non toccare donna’.
Siamo ai primordi del cristianesimo. Sono parole chiare. Parole poi riprese nella storia della chiesa. Una storia dove la sessualità è altamente valorizzata. Fino ai giorni nostri. Ci stiamo dimenticando dell’importante testo firmato da Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia intitolato ‘Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia’?”.

E ancora: “Come si fa a ignorare che la scelta del celibato ha permesso a tante donne di emanciparsi?”
 
Emanciparsi?

“Sì. La scelta della vita religiosa è una grande forma di emancipazione femminile. E’ un segno grande che richiama a Dio. Un segno che tanti Pontefici hanno valorizzato. Non dimentichiamoci di Pio XI con la sua ‘Casti connubii’, di Paolo VI con la ‘Sacerdotalis caelibatus’ e la ‘Humanae vitae’, encicliche tanto contestate quanto importanti, di Giovanni Paolo II con tutta la sua teologia del corpo.
Fino a Benedetto XVI, un Papa che ha parlato più volte del celibato e ha messo in campo una grande operazione di trasparenza per quanto riguarda gli abusi su minori commessi da preti. Ha parlato della sporcizia della chiesa nella via crucis del Colosseo pochi giorni prima che Wojtyla morisse. Ha parlato degli abusi dei preti durante il viaggio negli Stati Uniti. In Australia ha addirittura incontrato l’associazione delle vittime di pedofilia”.

Gli attacchi di Küng senz’altro non fanno piacere al Papa.

“Assolutamente no” dice Vian. Ma il Papa ne è informato? “Il Papa legge i giornali, è sempre informato e quanto scrivono i giornali è a sua conoscenza”.

Gli arriva tutto?

“Assolutamente sì. E si dispiace quando i giornali stravolgono la realtà. Ne ho parlato anche recentemente sul Corriere della Sera quando ho detto che il tentativo che certa stampa sta mettendo in atto è proprio quello di alterare la realtà presentando la chiesa come un ‘club di pedofili’. Una cosa falsa e disgustosa. Per fortuna c’è chi non fa questo tipo di operazioni. Vorrei in questo senso elogiare Angela Merkel che in un discorso al Bundestag ha detto che il problema della pedofilia è di tutta la società”.

Gian Maria Vian non ha complessi nell’attaccare la cattiva stampa e nell’elogiare la buona. L’ha fatto proprio con Repubblica, recentemente. Dopo gli attacchi a Küng nello scorso ottobre ha elogiato il quotidiano di Ezio Mauro: “L’ho fatto perché era giusto farlo. Marco Ansaldo sta lavorando molto bene nella ricostruzione delle vicende storiche legate alla figura di Pio XII. E per questo motivo va lodato. Del resto ora sono qui a parlare con il Foglio. Non diceva Maritain che bisogna distinguere per unire?”.

 FOGLIO QUOTIDIANO

 Il Foglio, 19 marzo 2010






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ATTENZIONE: LETTERA DI BENEDETTO XVI CONTRO GLI ABUSI SESSUALI NELLA CHIESA





Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa. Mentre utilizzerete questa preghiera nelle vostre famiglie, parrocchie e comunità, possa la Beata Vergine Maria proteggervi e guidarvi lungo la via che conduce ad una più stretta unione con il suo Figlio, crocifisso e risorto. Con grande affetto e ferma fiducia nelle promesse di Dio, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e pace nel Signore.

Dal Vaticano, 19 marzo 2010, Solennità di San Giuseppe

BENEDICTUS PP. XVI






Preghiera per la Chiesa in Irlanda


Dio dei padri nostri,

rinnovaci nella fede che è per noi vita e salvezza,

nella speranza che promette perdono e rinnovamento interiore,

nella carità che purifica ed apre i nostri cuori

ad amare te, e in te, tutti i nostri fratelli e sorelle.

Signore Gesù Cristo,

possa la Chiesa in Irlanda rinnovare il suo millenario impegno

alla formazione dei nostri giovani sulla via della verità,

della bontà, della santità e del generoso servizio alla società.

Spirito Santo, consolatore, avvocato e guida,

ispira una nuova primavera di santità e di zelo apostolico

per la Chiesa in Irlanda.

Possano la nostra tristezza e le nostre lacrime,

il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato,

e il nostro fermo proposito di correzione,

portare abbondanti frutti di grazia

per l’approfondimento della fede

nelle nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni,

per il progresso spirituale della società irlandese,

e per la crescita della carità. della giustizia, della gioia e della pace, nell’intera famiglia umana.

A te, Trinità,

con piena fiducia nell’amorosa protezione di Maria,

Regina dell’Irlanda, Madre nostra,

e di San Patrizio, di Santa Brigida e di tutti i santi,

affidiamo noi stessi, i nostri ragazzi,

e le necessità della Chiesa in Irlanda.

Amen.




Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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