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La contraccezione è cultura della morte non della vita

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2017 13:29
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23/10/2017 16:20
 
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  Avvenire mente:
il problema non sta nella contraccezione ma nel rifiuto alla vita



Il giornale della CEI Avvenire ha trovato il modo di suicidarsi sdoganando la contraccezione

Non si tratta più di invitare il “piccolo gregge” e le persone intelligenti a risparmiare quel soldino, per non comprare più Avvenire che di fatto è diventato il giornale della morte per l’Anima…. ma sta diventando sempre più urgente aiutare a far comprendere i danni che – certi argomenti intrapresi contro la dottrina morale della Chiesa e la stessa Legge di Dio – questa gente sta seminando, si legga qui cosa sta accadendo.

Victor Hugo nel suo I Miserabili affermava che “C’è un solo modo di rifiutare il Domani, è morire“, e questo sta facendo il giornale di Avvenire, voce ufficiale dei Vescovi italiani, loro che dovrebbero sollevare ogni giorno inni alla Vita hanno finito per schierarsi con la Morte. Perché, diciamolo chiaramente, il problema della “contraccezione” è un falso problema, sissignori, è un falso problema. La contraccezione è solo una escamotage per giustificare aborti e l’irresponsabilità di chi non vuole assumersi oneri VITALI. La contraccezione è quel muro che viene alzato quando si vuole impedire alla VITA di entrare nel mondo.

Che cosa sta accadendo? Bisogna fare un piccolo passo indietro e tornare – almeno brevemente – sull’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, si legga qui. A quanti continuano a ripetere che una enciclica non è vincolante, ricordiamo che sbagliano di grosso anche e soprattutto quando il Pontefice che la firma afferma che il contenuto del Documento E’ PAROLA DI DIO, come ha scritto Paolo VI nella Humanae Vitae!

Sta accadendo che quando Paolo VI scrisse l’enciclica il 25 luglio del 1968, non volle fare una discussione sulla “contraccezione sì – contraccezione no”, ma piuttosto volle indirizzare l’attenzione del Popolo di Dio, e di tutte le persone dotate di coscienza e buona volontà, a comprendere IL VALORE DELL’AMORE CONIUGALE proiettato a quell’unica realtà che davvero soddisfa, anima, sazia, rende liberi e rende felici: COOPERATORI DELLA VITA NASCENTE, il vero sogno di “domani”.

L’AVVENIRE non deve sponsorizzare alcuna contraccezione, né mentale né materiale, perché sarebbe (e lo è) semplicemente il suicidio di Domani. Se non andiamo alla sorgente, alla radice del problema che avrebbe trovato nella contraccezione la sua diabolica e mortale ragion d’essere, non si comprenderà mai perché a partire dalla Bibbia e così tutto l’insegnamento morale ed etico della Chiesa, si sono sempre opposti  a questi mezzi di PERVERSIONE.

La PERVERSIONE della contraccezione non sta semplicemente nell’uso che la Bibbia denuncia quale mezzo mortifero… ma sta proprio in quel PERVERTIRE IL PENSIERO che dalla Vita conduce alla Morte. Chiunque riduce la contraccezione al solo fatto che siamo liberi di fare ciò che vogliamo, o che questa non soddisfi l’amore coniugale (sic!), o che torni utile per la libertà della coppia, o perché ci sono “casi disperati”…. o che altra diavoleria vogliano dire come giustificazione, è PERVERSIONE DEL PENSIERO, perversione della mente e dei cuori, è ingannare la gente trascinandola nel baratro della più oscura ignoranza, nel caso del clero o dei Vescovi è mentire sapendo di mentire, è volgere le spalle alla Vita nascente e perciò è volgere le spalle a Dio, rifiutare Dio!

Purtroppo stiamo ancora pagando la falsa propaganda fatta dal protestantesimo e dalla Massoneria fra il 1700 e il 1800, ai danni di una Chiesa – per loro – oscurantista, rigorista, castrante ecc… che avrebbe visto nella sessualità o nel sesso, soltanto il demonio!! FALSO!!! Nessuna istituzione al mondo ha mai sublimato la sessualità spiegandola nella sua realtà più vera ed autentica. Certo, ci sono stati anni di difficoltà per farsi capire e spesso la Chiesa ha anche usato toni forti, ma per quale motivo? Che cosa c’è in gioco? LA VITA UMANA E LA SALVEZZA DELLE ANIME.

Di vero c’è il fatto di cui poco si parla IL PURITANESIMO che non è affatto cattolico ma protestante, attraverso il quale ci si è scagliati contro la donna spingendo l’uomo ad una misoginia assolutamente estranea al magistero morale della Chiesa. Il Puritanesimo spinse ad una vera castrazione mentale della sessualità nella coppia di sposi cristiani novelli. E qui chiudiamo questa parentesi, chi vuole la verità studi e la cerchi con tutta onestà.

Torniamo all’Humanae Vitae che fu, invece, un testo davvero profetico!!

Questo testo andava contro una sorta di impostazione ideologica del neomalthusianesimo che voleva essere un controllo di fatto sulle nascite e sullo sviluppo della realtà umana. In questo senso invece, Paolo VI ha riportato profondamente il tema nell’ambito antropologico, nell’ambito della vera libertà e della responsabilità che le persone devono avere nei confronti della propria vita e della vita degli altri. L’ enciclica è proprio l’implicazione antropologica del discorso riguardo all’unità che c’è nella vita matrimoniale tra l’amore reciproco degli sposi e l’apertura alla vita VOLUTO DA DIO, non a caso si parla di quella fedeltà “al disegno di Dio” il quale non prevede che alcun ostacolo lo fermi o lo snaturalizzi per arrivare così a spiegare quali sono i mezzi “leciti”. L’Humanae Vitae, perciò, non è affatto un testo di divieti per cui è necessario oggi “abbattere i muri dottrinali”, come pretenderebbe Avvenire, al contrario, è un testo DI APERTURA della mente e del cuore, della stessa ragione alla VITA che verrà.

L’errore che fanno tutti i difensori di questi mezzi è di rinchiudere la contraccezione in un concetto errato, appunto, della libertà mentre, l’esclusione è proprio la difesa della persona umana dal divenire OGGETTO DI PIACERE. Altri dicono: ma se siamo consenzienti, che male c’è?! E’ falso, perché entrambi si useranno consenzientemente è vero, ma non capendo che è solo una maschera per usarsi come OGGETTI….

Scrive Paolo VI nell’enciclica: “La dottrina della chiesa sulla regolazione della natalità, che promulga la legge divina, apparirà facilmente a molti di difficile o addirittura impossibile attuazione. E certamente, come tutte le realtà grandi e benefiche, essa richiede serio impegno e molti sforzi, individuali, familiari e sociali. Anzi, non sarebbe attuabile senza l’aiuto di Dio, che sorregge e corrobora la buona volontà degli uomini.” (n.20)

Da queste parole si deve comprendere la posizione assunta sempre dalla Chiesa: si tratta di una legge divina, non è una decisione ideologica presa da qualcuno nella Chiesa per attaccare gli sposi o impedirne alcuna felicità…. ciò che deve essere insegnato è la comprensione a questa legge, è quel comprendere che senza l’aiuto di Dio non andiamo da nessuna parte! Chiunque remi contro la legge divina è perché rifiuta quest’aiuto della GRAZIA, Lutero ne fu l’esempio calzante, vedi qui, ed oggi, a quanto pare, sembra che questi pastori abbiano sposato il suo pensiero, abbandonandosi ai vani ragionamenti delle nuove mode del tempo (2Tim.4,1-5).

Diciamoci infine la verità una volta per tutte: chi è a favore della contraccezione è perché avversa LA CASTITA’.

Sotto attacco è la vera castità, non la castrazione, ma quella PUREZZA insegnata nei Vangeli e dalla Chiesa. Il tema centrale dell’enciclica infatti è quel poter ricorrere ai periodi infecondi PER ENTRARE NEL CUORE della castità. Due dimensioni che vengono messe a tema per sottolineare il soggetto umano, l’uomo e la donna, come soggetti (e non oggetti) di responsabilità e da questo punto di vista – veramente profetico – è il richiamo che Paolo VI ha fatto alla dimensione casta dell’amore coniugale. In questo senso la castità è proprio una figura umanizzante perché dice che la persona nella relazione amorosa non deve essere determinata semplicemente dall’impeto istintivo o dalla pulsione ma che deve entrare la responsabilità, libertà e la volontà.

Quindi in questo senso la castità è un’espressione della temperanza degli affetti dentro il rapporto coniugaleQuesto permette che la persona rimanga pienamente soggetto di libertà, diversamente si fa della persone UN OGGETTO DA USARE PER SFOGARE LE PROPRIE PULSIONE e giustificarle come una sorta di “necessità” per il benessere della coppia. Ma non è così e la Bibbia stessa, con Gesù come testimone indiscutibile, conduce in questo senso la dimensione della castità negli affetti e aiuta a tenere l’io in rapporto con tutta la realtà in modo adeguato, a dare un ordine agli affetti, a trattarsi sempre come persona e mai a ridurre l’altro a un proprio tornaconto, un oggetto. Questa è stata la dimensione veramente profetica di Paolo VI e di cui poco si parla, o si preferisce tacere.

Se non si affronta l’argomento in termini corretti e si avanza baldanzosamente con la perversione della ragione – cosa che sta facendo Avvenire – difficile poi far capire alle genti perché il tutto dell’argomento ricade nel VI Comandamento, rinchiudendo le risposte in certi “sì e no” incomprensibili, dando la colpa alla Chiesa di castrare gli sposi e la loro libertà! Le cosiddette “NORME MORALI” che ci provengono dai Comandamenti, non sono stati dati da Dio per impedirci di essere liberi perché, la vera libertà non è “faccio quello che voglio”, ma scegliere se stare con Dio e tutta la Sua Legge, o contro Dio e la Sua Legge e cercare di capire dove Egli vuole condurci, attraverso le Sue Norme.

La contraccezione DEFORMA IL VERO senso della libertà umana, influisce diabolicamente sul suo pensiero UCCIDENDO IL FUTURO. ADULTERIO SIGNIFICA “FALSIFICARE”…. mentre la maggior parte della gente quando sente questo termine pensa solo al sesso…. e poi vengono a dire che è la santa e vera Chiesa di Cristo a “castrare” il pensiero degli uomini! Ma per favore!! Il sesso è uno STRUMENTO gestito e dettato dalle “Norme morali divine”, chiunque le calpesti, con qualunque mezzo contraccettivo, ADULTERA LA MISSIONE DEGLI SPOSI e ne falsifica il Matrimonio, falsifica l’unione, falsifica il proprio futuro impedendo a nuove vite umane di nascere.

Le “Norme” (da “Norma” che significò dapprima «assicella di legno, regolo» e per traslato «regola, norma» che significa «guidare diritto») servono e sono necessarie, a questo serve il libero arbitrio e la ragione. Una sessualità senza norme morali è soggetta alla DEPRAVAZIONE, alla sua stessa falsificazione. Senza norme morali tutto può essere giustificato, come infatti sta già avvenendo, e persino l’unione con animali risulterà una giustificata libera scelta da accettare come normale.

Direte voi: ma che esagerati! Tutto questo per un contraccettivo?

Ebbene chi si pone questa domanda non ha capito il cuore del problema e rifiuta di andare all’origine del problema che non è l’uso del contraccettivo in sé ma l’uso falsificato della sessualità, la deformazione dell’unione coniugale, la depravazione del vero significato della libertà e – del vero problema che sta a monte – NON VOLERE ALTRI FIGLI. Oggi dove soprattutto i FIGLI che sono valutati come “merce, peso, persino malattia” è fondamentale ritornare – per loro stessi – a ragionare su quell’AMORE CHE LI HA ACCOLTI e non sulla necessità del contraccettivo…. Ragionare sulla vita umana attraverso un contraccettivo, pone l’obbiettivo verso una dinamica perversa “IL FIGLIO E’ MIO… E DECIDO IO QUANDO AVERLO”, mentre non è affatto così, il donatore è DIO… perché senza quell’alito vitale, nulla vive, nulla esisterebbe di ciò che esiste. Il contraccettivo da il potere PERVERSO  all’uomo di gestire della vita a suo piacimento, insegnando ai figli per altro che la loro vita E’ DIPESA DA UN CONTRACCETTIVO SI’ O NO, da un colpo di fortuna, o peggio da UNO SBAGLIO perché magari l’oggetto era bucato o difettoso!

Il 3 ottobre 2008, così si espresse Benedetto XVI per i 40 anni della Humanae Vitae:

“A distanza di 40 anni dalla pubblicazione dell’Enciclica possiamo capire meglio quanto questa luce sia decisiva per comprendere il grande “sì” che implica l’amore coniugale. In questa luce, i figli non sono più l’obiettivo di un progetto umano, ma sono riconosciuti come un autentico dono, da accogliere con atteggiamento di responsabile generosità verso Dio, sorgente prima della vita umana. Questo grande “sì” alla bellezza dell’amore comporta certamente la gratitudine, sia dei genitori nel ricevere il dono di un figlio, sia del figlio stesso nel sapere che la sua vita ha origine da un amore così grande e accogliente… (…) La tecnica non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l’amore. Anzi, come ben sappiamo, neppure la ragione basta: bisogna che sia il cuore a vedere. Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell’essere umano.”

RICORDA CHE:

– il venerabile Pio XII fece un bellissimo Discorso alle ostetriche, vedi qui:

“Il Nostro Predecessore Pio XI di felice memoria nella sua Enciclica Casti Connbii del 31 dicembre 1930 proclamò di nuovo solennemente la legge fondamentale dell’atto e dei rapporti coniugali : che ogni attentato dei coniugi nel compimento dell’atto coniugale o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, attentato avente per scopo di privarlo della forza ad esso inerente e di impedire la procreazione di una nuova vita, è immorale; e che nessuna « indicazione » o necessità può mutare un’azione intrinsecamente immorale in un atto morale e lecito ( cfr. Acta Ap. Sedis vol 22, p. 559 e segg.).”

– il domenicano Padre Angelo Bellon, ha offerto molte riflessioni sull’argomento, indichiamo questa, vedi qui, dove saggiamente risponde:

Giovanni Paolo II ha detto: “Se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (K. Wojtyla, Amore e responsabilità, p. 216). E “violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore. La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).

Ancora: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità. Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (Familiaris Consortio 32c). In altri termini, gli atti contraccettivi cessano di essere un atto di autentico amore. E Giovanni Paolo II dice che sono atti viziati da una falsità, che incide grandemente sulla comunione coniugale…”

– «Noi portiamo il peso dell’umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l’uomo accetta di dissociare nell’amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè, se la donna sistemando un apparecchio o prendendo ‘una medicina’ diventa per l’uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell’amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all’amore e l’amore alla procreazione, favorirebbe una snaturazione erotica dell’umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere.»

(J. Guitton, Paolo VI segreto)

Laudetur Jesus Christi






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Convegno Humanae Vitae




    • L'INTERVISTA

L'insegnamento definitivo e profetico di Humanae vitae


    • 29-10-2017

Un convegno internazionale sui 50 anni di Humanae vitae, encliclica quanto mai attuale ma oggi ancora messa in discussione: "Ribadisce la verità naturale e divina sulla regolazione delle nascite, che negata con la contraccezione renderebbe la fede e Cristo astratti". L'intervista a Padre Lanzetta.

Ieri, presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino di Roma, Voice of the family ha organizzato un convegno per ribadire l’attualità di un’enciclica profetica di cui l’anno prossimo ricorrerà il cinquantesimo anniversario. Eppure molti, anche all’interno della Chiesa, mirano a mettere in discussione “Humanae Vitae di Paolo VI, anche se oggi più che mai questa enciclica dimostra la sua verità”. Ne è convinto, padre Serafino Lanzetta, uno dei relatori del convegno che ci ha spiegato perché.

In occasione dei 50 anni di Humanae Vitae si stanno moltiplicando discussioni e convegni a riguardo, ci spieghi perché è importante riparlare oggi di questo documento.
È molto importante celebrare il 50° di Humanae Vitae perché si tratta di un insegnamento magisteriale autentico e definitivo riguardante la regolazione della nascite. La forma è quella di un'enciclica papale, quindi di un intervento ordinario del magistero, ma il modo di proporlo e la materia trattata, in continuità con l’interrotta Tradizione della Chiesa, così da leggere Gaudium et spes alla luce di Casti Connubidi Pio XI e del Catechismo Romano nato dopo il Concilio di Trento, depongono a favore di un insegnamento definitivo. 

Qual è il portato dottrinale e immutabile di Humanae Vitae?
Si condensa sostanzialemente nel fatto che ogni atto matrimoniale deve necessariamente conservare la sua intrinseca relazione alla procreazione della vita umana, evitando perciò ogni azione che ostacoli il raggiungimento del suo fine intrinseco: il concepimento. Paolo VI a modo di sintesi coniugò inscindibilmente due aspetti dell’amore umano e sacramentale del matrimonio: quello unitivo e quelle procreativo. Tale inscindibile connubio deve realizzarsi in ogni singolo atto coniugale come sua intrinseca verità. La contraccezione pertanto viene ad essere inquadrata come strumentalizzazione del matrimonio, sia nel suo fine unitivo che procreativo: è una manipolazione dell’amore che rendendo uno si apre alla pluralità, al bene della vita. La contraccezione è perciò contraria non solo alla procreazione ma anche all’amore. Questo in modo profetico ci dice l’enciclica di Paolo VI.

Eppure l’anniversario di Humanae Vitae viene usato anche da coloro che mirano a cambiare l'insegnamento della Chiesa sulla morale. Basti pensare a come è stato presentato il corso sull'enciclica dell’università Gregoriana da Avvenire, per cui questo documento non avrebbe il sigillo dell’infallibilità e per cui “la grande domanda sullo sfondo è quella di capire come mettere in sintonia il quadro normativo di Humanae Vitae con la tensione al rinnovamento alla luce del primato della coscienza che si respira in Amoris Laetitia".
Purtroppo a volte si ha un’idea di infallibilità magisteriale quasi meccanica, se non addirittura da raggiungersi con il consenso delle maggioranze. O si pensa che il Papa sia sempre infallibile in ciò che dice, perché ogni sua parola verrebbe dallo Spirito Santo, oppure che al contrario sia sempre non infallibile (quando non direbbe quello che tutti vogliono sentire), ignorando invece che c’è un’infallibilità ordinaria del magistero, la quale consiste nella reiterazione dello stesso insegnamento in modo diacronico: attraverso i secoli e quale patrimonio di una dottrina ritenuta sempre, dovunque e da tutti. Humanae Vitae ribadisce definitivamente (il Vaticano II si era chiuso lasciando aperta la questione sulla regolamentazione della nascite, quindi richiedeva una parola chiara e definitiva in merito), che l’atto coniugale deve essere sempre indirizzato alla procreazione. Ciò lo dice Paolo VI, ma facendo eco alla dottrina contenuta nella Rivelazione, insegnata dai suoi Predecessori e vissuta dalle famiglie cristiane. 

Se non è possibile cambiare l’insegnamento sulla morale sessuale di Humanae Vitae senza sovvertire la dottrina cristiana, con che argomenti si usa un'esortazione apostolica come Al per mettere in discussione un’enciclica?
Il tentativo teologico-morale di superare l’enciclica di Paolo VI consisterebbe non nel negare direttamente e apertamente l’insegnamento morale che contine, il che si configurerebbe come un'eresia conclamata, ma di superare piuttosto l’impostazione neoscolastica e giusnaturalistica che soggiace all’enciclica con un approccio più personalista. Amoris Laetitia contribuirebbe a spostare l’accento morale dalla legge alla persona e infine alla dignità della persona perfino nell’uso dei metodi naturali. Questo basterebbe per un cambio di paradigma nel valutare la dottrina morale che condanna la contraccezione: favorire la persona includendo in una moralità dell’amore idealmente fecondo i singoli atti sterilizzanti e contraccettivi. La parte nel tutto di un amore non troppo stretto e normativo come quello della legge naturale ed evangelica. Questo certamente, sebbene con belle parole, costituirebbe un sovvertimento della dottrina morale rivelata da Dio.

Come mai c'è tanta confusione in merito alla morale sessuale e perché questo è, di fatto, il punto più colpito da coloro che mirano a sovvertire le fondamenta del magistero cristiano?
La morale cristiana è l’applicazione concreta dei principi dottrinali rivelati e il compimento pratico del cammino verso la salvezza e la santificazione. Diluendo la morale diventa più facile accedere al dogma perché se ne dia un’interpretazione più consona ai tempi, in continua evoluzione rispetto alla storia degli uomini. Se però la dottrina morale viene indebolita da un approccio personale contro uno metafisico ed essenziale, il fondamento stesso della morale, che è Dio rivelante, diventa più morbido: potremmo così accostarci ad un Dio più Padre che giudice, più amico che maestro, ecc. E indebolita la morale, le verità di fede sono lasciate all’interprete di turno. Se infatti si dice che la contraccezione rimane in sé un male (ideale), ma nel concreto gli atti matrimoniali non si configurerebbero mai come contraccettivi perché animati dall’amore che supera le barriere delle scelte umane concrete, allora si mette in discussione l’identità naturale e sacramentale del matrimonio. Il matrimonio sarebbe un contratto ideale e non più la comunione indissolubile di tutta la vita, di tutte le scelte, di tutti gli atti. Negando la morale si nega prima la ragione e poi la fede.

Come risponde all’obiezione che si fa al cristianesimo di aver avvelenato la cosa più bella della vita, l’eros, con i suoi cartelli morali?

Dicono che la morale cristiana rappresenterebbe il tentativo di ingabbiare con regole normative un principio che invece si configura come vitale nell’uomo: il fluire della vita attraverso la passione e il desiderio. La disciplina cristiana avrebbe distrutto l’amore umano. Per recuperare i cocci di questo amore dovremmo quindi abolire la morale sessuale. Di fatti se si pensa che la morale coniugale di Humanae Vitae sia troppo stretta e difficile per le famiglie cristiane si sostiene proprio questa tesi. Peccato che liberandosi del cristianesimo la morale è riuscita a liberarsi perfino di se stessa: siamo infatti arrivati ad una vera dittatura del sesso e alla sua mercificazione. 

Perché fede e morale sono inscindibili? Cosa rispondere ad un mondo, anche cristiano, che ci convince che le norme e le regole di Dio sono secondarie alla fede?
Fede e morale sono inscindibili. La fede illumina il comportamento dell’uomo, mentre il comportamento morale rimanda alla fede creduta. Per avere un’idea molto precisa di questa inscindibilità dobbiamo pensare a Gesù che è via, verità e vita. Egli è la verità che attraverso la via ci conduce alla vita eterna. La verità è la fede, la via è la morale e la vita è il possesso eterno di Dio nell’amore. La morale dunque è la via illuminata dalla verità che ci conduce alla Vita. Eliminare la morale dalla fede significherebbe dire che Cristo è una verità astratta, una sorta di teorema matematico che non ha nulla a che fare con la nostra vita. Al contrario eliminare la fede dalla morale significherebbe ridurre la vita cristiana a un fare senza più l’essere, senza la Luce che viene dall’alto e perciò a una vita vuota. 

Come contrastare la secolarizzazione, interna anche alla Chiesa, mostrando la bellezza della legge naturale e divina?
Dicevo all’inizio che Humanae Vitae è stata profetica nel mostrare che la contraccezione è contraria alla verità dell’atto coniugale e alla verità dell’amore. Di fatti la deriva ipersessualista dei nostri giorni è nata dal manifesto di una libertà sessuale senza regole. Sconnettendo la procreazione dall’unione e favorendo solo quest’ultima in ragione dell’imperativo dell’amore siamo finiti, da un lato a dover proteggere soprattutto i più piccoli dalla manipolazione ipersessualista che regna e dall’altro a dover fare i conti con la fluidità del sesso, una sorta di reazione di massa al tentativo "pornomane" che regna un po’ dovunque e come volontà di uscire dalla gabbia dell’omologazione, facendosi invece una sessualità secondo i propri gusti. Il rifiuto dell’inscindibilità dell’amore e della procreazione sta producendo dei mostri di cui tutti ora paghiamo le conseguenze. Dovremmo perciò metterci dalla parte dell’enciclica di Paolo VI per essere profeti autentici e per salvare il mondo dalla deriva e l’uomo dalla perdizione eterna. Dobbiamo rispettare la legge di Dio e così costruire veramente una società umana. La Chiesa è chiamata ad essere profeta, ad insegnare la verità dell’amore di Cristo e non ad allinearsi alla mentalità del mondo. 



-IL CONVEGNO di Aurelio Porfiri

Un incontro internazionale sui 50 anni dell’enciclica Humanae Vitae si è svolto ieri presso l'Aula Magna della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma. Questa conferenza è stata organizzata da Voice of the Family, un coordinamento di 25 associazioni a livello internazionale che si prefiggono la difesa dell’insegnamento morale cattolico. L’aula magna, gremita di gente di ogni nazionalità, e molti giovani, ha visto alternarsi esperti da tutto il mondo nelle due sezioni, del mattino e del pomeriggio. In effetti è stato bello vedere come ci fossero molti giovani "normali", non persone "rigide" ma ragazzi e ragazze di oggi che hanno ascoltato pazientemente le relazioni svolte in tre lingue su temi non sempre di facile comprensione ma nondimeno così importanti per la nostra vita di tutti i giorni.

La conferenza si è aperta al canto del Veni Creator Spiritus, eseguito all'unisono da tutti i presenti e dalla preghiera iniziale guidata da Mons. Luigi Negri. I lavori sono stati aperti dalla prolusione del Cardinale Walter Brandmüller, che ha descritto il contesto dell’enciclica Humanae Vitae, soffermandosi in modo specifico sul tema della contraccezione (uno dei temi centrali dell'Humanae Vitae e che sarà poi naturalmente al centro di tutte le altre relazioni) con attenzione posta anche alle posizioni di altre confessioni cristiane in merito alla contraccezione stessa. La prolusione del Cardinale è stata accolta molto favorevolmente da tutti i presenti, come del resto tutte le altre relazioni in programma. 

John Smeaton (Direttore della Britannica Society for the Protection of Unborn Children), che ha presieduto la sessione mattutina di questo convegno, ha poi dato la parola al professor Roberto De Mattei, presidente della Fondazione Lepanto, il quale ha parlato del contesto storico della Humanae Vitae, sottolineando tra l’altro il ruolo avuto da teologi cattolici come Bernard Häring, Josef Fuchs e Louis Janssen e da istituzioni come l’Università di Lovanio nei cambiamenti nel campo della teologia morale rispetto agli insegnamenti cattolici tradizionali. 

Ha parlato poi il filosofo Professor Josef Seifert che ha presentato, con una relazione densamente analitica, un approccio filosofico all’enciclica del Beato Paolo VI, mettendo in luce i parametri di pensiero vitali che sono a fondamento del matrimonio cattolico. Il Professor Seifert nella sua relazione si è spesso richiamato anche all'insegnamento di San Giovanni Paolo II, con riferimento speciale all'enciclica Veritatis Splendor

È seguito poi l’intervento del teologo padre Serafino Lanzetta che ha parlato de “L’importanza teologica di Humanae Vitae per contrastare la secolarizzazione e la confusione nell’etica sessuale”, una lettura del documento alla luce della Rivelazione e della sana Tradizione Cattolica, con continui confronti, anche critici dove necessario, con altri documenti come Gaudium et SpesCasti Connubi e Amoris Laetitia. Specie a questo documento, come era facile aspettarsi, viene dedicata un’ampia sezione nella conclusione della relazione, sottolineandole alcuni punti controversi.  Certamente l'Amoris Laetitia non è stata assente anche dalle altre relazioni, ma ci sembra che il padre Lanzetta ha voluto precisare con più forza alcuni problemi che provengono da questo documento o dalle sue interpretazioni. Alla fine della sezione mattutina gli oratori hanno risposto ad alcune domande poste dagli astanti, domande che hanno rivelato un pubblico estremamente attento e informato. 

A margine della conferenza, il professor Seifert ha presentato l’Accademia Giovanni Paolo II per la vita umana e la famiglia, fondata recentemente. Questa Accademia intende riunire studiosi che affrontino le sfide urgenti che riguardano la vita, riaffermando la forza della morale cattolica tradizionale. L'Accademia si rivolge anche a studiosi non cristiani, perché per affermare alcune verità si fa appello alla semplice ragione, senza immediata necessità della fede.

Nella sessione pomeridiana, presieduta da Don Shenan BoquetPresidente di Human Life International,  sono state affrontate le questioni etiche da un punto di vista in qualche modo più pratico, mentre nella mattina ci si era soffermati più su contenuti dottrinali. 

Ha iniziato Jean-Marie Le Méné, presidente della Fondazione Lejeune in Francia, che ha esposto la visione sulla trasmissione della vita umana del servo di Dio Professor Jérôme Lejeune (1926-1994), genetista, pediatra e attivista, che fu primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita. 

Successivamente un medico di base, Dr. Thomas Ward, fondatore e presidente della britannica National Association of Catholic Families che ha parlato della Humanae Vitae in relazione alle difficoltà della famiglia e agli attacchi verso cui questa istituzione è sottoposta. Ha colpito nell'appassionata relazione del Dottor Ward, la sua affermazione per cui gli ostacoli maggiori per implementare un insegnamento morale conforme alla tradizione Cattolica gli sono venuti spesso dal clero. Ma ha anche ricordato come il più grande incoraggiamento a proseguire nei suoi sforzi gli è venuto da Papa Giovanni Paolo II. 

Un altro medico ha fatto seguito, Dr. Philippe Schepens, segretario generale della World Federation of Doctors who Respect Human Life (Belgio) che ha dato la sua testimonianza soffermandosi sulle urgenti questioni di etica sessuale del nostro tempo dal suo specifico punto di vista, informato dal suo percorso professionale.

John-Henry Westen, Co-fondatore e Direttore di Lifesitenews, ha poi presentato una relazione dai toni molto forti già dal titolo: "La sovversione del Magistero: "autorizzare" il male intrinseco all'interno della Chiesa". Il relatore ha notato come alcune posizioni recenti della gerarchia non hanno aiutato a fare chiarezza ma hanno, in un certo senso, aumentato la confusione.

Monsignor Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, presente a tutto il convegno, ha concluso i lavori con un suo intervento, al quale ha fatto seguito il canto del Salve Regina, con cui i presenti si sono raccomandati alla protezione materna della Vergine Maria, alla sua intercessione per affrontare le sfide che un mondo secolarizzato ed una crisi della fede senza precedenti pongono in essere.


 


Saluti di John Smeaton presidente di Voice of the Family e intervento di apertura del cardinale Walter Brandmüller al convegno "Humanae Vitae 50 anni dopo: il suo significato ieri e oggi" #humanaevitae #amorislaetitia - Roma 28 ottobre 2017


qui il video



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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