CANTI LITURGICI SACRI DELLA CHIESA CATTOLICA E TRADIZIONALI di preghiera (2)

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Caterina63
00giovedì 15 settembre 2011 11:29
[SM=g1740733] ATTENZIONE.....

grazie al successo riscontrato nel thread dedicato ai CANTI DELLA LITURGIA NELLA TRADIZIONE che trovate cliccando qui:
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...



per comodità di lettura ne apriamo uno nuovo dove riportare ulteriori contributi...

Sul Canto della Tradizione, la Musica Sacra nel Culto Cattolico, vi ricordiamo anche i testi scritti:
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...


Contemplando fra ieri ed oggi l'Esaltazione della Croce e la Madonna Addolorata, ripartiamo da qui:





[SM=g1740717] [SM=g1740720] In questo tempo in cui si muove battaglia per rimuovere il Crocefisso dai muri, il santo Padre ci invita a riportarlo anche sugli Altari, a renderlo visibile perchè "la nostra fede non è affatto PRIVATA"!
Certo, dobbiamo incarnare Gesù dentro di noi e nel cuore, ma dobbiamo anche testimoniarlo nei segni che Lui ci ha lasciato.

Il 14 settembre la Chiesa fa "Esaltazione della Croce" per ricordare all'uomo di ogni tempo l'opera della Redenzione e l'Amore di Dio... il 15 è anche la Memoria della Madonna Addolorata, nessuno osi separare mai la Madre dal Figlio!

Buona meditazione
it.gloria.tv/?media=193948

T.: Ti saluto o Croce, santa, che portasti il Redentor:
gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.


( Sei vessillo glorioso di Cristo, sua vittoria e segno d’amor:
il suo sangue innocente fu visto come fiamma sgorgare dal cuor)

1 Sei Vessillo glorioso di Cristo, sei salvezza di un popol fedel;
grondi Sangue innocente sul Cristo, che Ti volle martirio crudel.

2 Tu nascesti fra braccia amorose d’una Vergine Madre, o Gesù;
tu moristi fra braccia pietose d’una Croce che data ti fu.

3 O Agnello divino, immolato sulla Croce crudele, pietà!
Tu, che togli dal mondo il peccato, salva l’uomo che pace non ha.

4 Dona a tutti speranza, Signore, crocifisso e risorto per noi:
tu che effondi la pace del cuore nel tuo Spirito di santità.

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]



[SM=g1740722] Vexilla Regis prodeunt: Fulget Crucis mysterium,
Quae vita mortem pertulit, Et morte vitam protulit.

Quae vulnerata lanceae Mucrone diro, criminum
Ut nos lavaret sordibus, Manavit unda et sanguine.

Impleta sunt quae concinit David fideli carmine,
Dicendo nationibus: Regnavit a ligno Deus.

Arbor decora et fulgida, ornata Regis purpura,
Electa digno stipite tam sancta membra tangere.

Beata, cuius brachiis Pretium pependit saeculi:
Statera facta corporis, tulitque praedam tartari.

O Crux ave, spes unica, hoc Passionis tempore!
Piis adauge gratiam, reisque dele crimina.

Te, fons salutis Trinitas, collaudet omnis spiritus:
Quibus Crucis victoriam largiris, adde praemium. Amen.

www.gloria.tv/?media=194676



[SM=g1740720]


[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00lunedì 3 ottobre 2011 19:43
[SM=g1740717] Dodici tracce compongono il Cd “Incontri con l’Anima” pubblicato e distribuito da Delta Dischi.
I testi sono tratti dal Qoelet, dalla Bibbia, dai Veda e dalle Upanishad e sono cantati dalle voci di Nuria Rial, Letizia Calandra Brumat e Dora Carofiglio.
Con questo disco Roberto Cacciapaglia, attraverso il contatto con la saggezza millenaria del sacro, continua nella direzione di un incontro col profondo, in un’epoca che ha sempre più bisogno di ritrovare un senso e una centralità.
“Il nuovo appassionante lavoro di uno dei protagonisti della scena musicale italiana e internazionale più innovativa. Musica acustica, essenziale e diretta che contatta l’emozione attraverso melodia e armonia, elementi primordiali dei poteri del suono in tutte le epoche. Un lavoro essenziale che crea una relazione intensa tra ascoltatore ed interprete, tra percezione interna ed esterna e diviene così unione rituale.”(Deltadischi.it)


Angelus pacis Michael in aedes Coelitus nostras veniat : serenae Auctor ut pacis lacrymosa in orcum Bella releget
************
INNO CHRISTE SANCTORUM
(Testo del Can. E. Mastellone - Musica del Maestro D.M. Jaccarino B.C.)

*******************

CHRISTE, sanctorum decus Angelorum,
Gentis humanae sator et redemptor,
Coelitum nobis tribuas beatas
Scandere sedes.

Angelus pacis Michael in aedes
Coelitus nostras veniat, serenae
Auctor ut pacis lacrimosa in orcum
Bella releget.

Angelus fortis Gabriel, ut hostes
Pellat antiquos, et arnica coelo,
Quae triumphator statuit per orbem,
Templa revisat.

Angelus nostrae medicus salutis,
Adsit e coelo Raphael, ut omnes
Sanet aegrotos, dubiosque vitae
Dirigat actus.

Virgo dux pacis, Genitrixquae lucis,
Et sacer nobis chorus Angelorum
Semper assistat, simul et micantis
Regia coeli.

Praestet hoc nobis Deitas beata
Patris, ac Nati, pariterque sancti
Spiritus, cujus resonat per omnem
Gloria mundum.
*****************************

Cristo, che gloria agli angeli concedi,
Padre de l'uomo e Redentore amato,
Per te raggiungere possiam le sedi
Del ciel beato.

Presto Michele, l'angelo di pace,
Scenda da l'alto sopra i lari nostri,
Nel cupo abisso a ricacciar, pugnace,
Di guerra i mostri.

L'angelo forte, Gabriele, il rio
Nemico sperda, e visiti gli eretti
Templi, che, sempre saran grati a Dio,
Da lui protetti.

Raffael venga, medico pietoso,
Venga dal cielo a rilevare i lassi;
Dei vacillanti nel cammin dubbioso
Conforti i passi.

Di luce e pace l'inclita Regina,
Tutti gli angelici cori gloriosi,
Volgano a noi, con la magion divina,
Sguardi pietosi.

Tanto ci appresti la Deità beata,
II Padre e il Figlio e l'ugualmente Santo
Spirito, cui da per tutto è data
Gloria col canto.



************************

[SM=g1740733] - Angelus pacis Michael in aedes Coelitus nostras veniat : serenae Auctor ut pacis lacrymosa in orcum Bella releget

- Presto Michele, l'angelo di pace, Scenda da l'alto sopra i lari nostri, Nel cupo abisso a ricacciar, pugnace, Di guerra i mostri.


www.youtube.com/watch?v=Jx_fsDwt7Ps



[SM=g1740717]


[SM=g1740757]
il canto in karaoke [SM=g1740722]

[SM=g1740717]

[SM=g1740757]
Caterina63
00giovedì 6 ottobre 2011 18:08

Sull'improvvisazione organistica nella liturgia


 

di Aurelio Porfiri*

MACAO, mercoledì, 5 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Oggi, nella Università in cui insegno, si è tenuto un concerto-conferenza da parte di un pianista Jazz proveniente dal Portogallo.

Vi ho assistito con molto interesse e quasi naturalmente la mia mente ha cominciato a pensare all’arte dell’improvvisazione, questa sorta di creazione istantanea che tanto è connaturale alla musica quanto è, di fatto, quasi scansata con sospetto nella pratica musicale corrente, dove tutto deve essere fedele allo scritto, filologico.

Quando penso a questo tema, non posso fare a meno di pensare all’arte dell’improvvisazione organistica nella liturgia, da sempre bagaglio indispensabile per ogni buon organista liturgico ma oggi lasciata un po' da parte, come già detto sopra per la musica in generale, quasi dimenticata. In una liturgia in cui l’improvvisare qualsiasi cosa è divenuto quasi un punto d’onore, l’unica improvvisazione che ci sta veramente bene, quella all’organo, è lasciata alla buona volontà di coloro che ancora vogliono cimentarsi in questa arte. Eppure l’arte dell’improvvisazione, liturgica e non, è come detto connaturata alla musica stessa. Specialmente quando la trasmissione era soprattutto orale, era pratica normale quella di variare su melodie o ritmi. Faceva parte della natura della performance. E in moltissime culture, come quella indiana ma anche molte altre, l’improvvisazione è ancora alla base del fare musica, per non parlare del Jazz.

Cosa è l’improvvisazione? Alcuni direbbero è una creazione estemporanea, ma io credo che questa definizione non sia molto precisa. Infatti, ogni persona di buon senso sa che chi improvvisa non crea dal nulla sul momento, piuttosto seleziona dal suo archivio mentale alcune memorie musicali e le combina in modo nuovo ed efficace, estemporaneamente. È come parlare, ma al posto delle parole l’improvvisatore ha a disposizione delle frasi musicali o armonie o ritmi. Quindi l’improvvisazione è praticamente la risposta musicale ad uno stimolo. Così come le parole sono la risposta ad una certa sollecitazione (desiderio di comunicare, domande, dare istruzioni...) così l’improvvisazione musicale nasce dall’esigenza di rispondere ad uno stimolo (emozione, voglia di liberare energia, meditazione…). Caratteristica dell’improvvisazione è che la risposta è immediata, non consegnata allo scritto, come dunque nel discorso parlato. Immediata ma anche mediata e la mediazione è tutto quel bagaglio mentale di musiche ascoltate e studiate, di sollecitazioni extra musicali, di emozioni profonde, a cui l’improvvisatore può e deve liberamente attingere. Quindi non è compito semplice, più che ciò che si deve scegliere si deve forse fare attenzione a cosa si deve tralasciare. L’improvvisazione vive nel presente, e vive solo nel momento o per il momento. Non ha né futuro né passato, vive solo nell’attimo in cui si compie.

Ma perché è importante tenerla viva nella liturgia?

Innanzitutto, bisognerebbe dire che l’improvvisazione, in un certo senso, precede la composizione musicale stessa, ogni composizione. Infatti, che cosa è una composizione scritta se non la fissazione di un’improvvisazione, la codificazione di un tentativo, l’esplicitazione di una possibilità? Il compositore, attraverso la ricerca, anche solo mentale, fissa sul foglio una possibilità tra le molte che il suo vagare creativo gli pone davanti. Quindi ogni composizione è una possibilità tra le molte; chi sa del lavorio del compositore, anche conosce come ogni composizione è frutto di continue revisioni, per cercare di avvicinarsi a quell’ideale che si ha in mente. L’improvvisazione, pur se non perfetta in se stessa, ha una sorta di perfezione in quanto vive di quel momento, non chiede futuro ma gli basta di essere per quegli istanti in cui risuona, non è soggetta a cambiamento. Potrei dire che è un’imperfetta perfezione mentre la composizione musicale è una perfezione imperfetta in quanto, pur se totalmente compiuta in apparenza, rimane sempre una possibilità tra tante, perché si consegna nello scritto al futuro.

L’improvvisazione organistica nella liturgia è connaturata alla liturgia stessa. Non si deve prima di tutto intenderla come pratica artistica perché non lo è: come la preghiera vocale presuppone che tu sappia parlare, ma non è prima di tutto una pratica letteraria ma spirituale. Così è l’improvvisazione organistica nella liturgia: presuppone l’arte e la tecnica ma non è una pratica soprattutto artistica. È anch’essa una pratica spirituale, una preghiera che nasce dalla liturgia stessa, dai suoi ritmi e dai suoi movimenti. Non abbiamo molta musica d’organo dal Rinascimento, perché probabilmente gli organisti improvvisavano come pratica corrente e anche le composizioni fissate su carta sono solo trascrizioni di queste improvvisazioni.

Oserei dire che l’improvvisazione organistica può essere avvicinata alla Lectio Divina e ne segue i quattro momenti classici: Lectio, Meditatio, Oratio e Contemplatio.

Attraverso l’ascolto delle Letture e della Parola di Dio nella liturgia, l’organista è portato alla loro ruminazione, a farle sanguinare per far sì che si facciano carne nella sua anima. Da questo processo meditativo scaturisce la preghiera che si fa poi nel suo momento più intenso, contemplazione. Questa contemplazione è l’improvvisazione organistica, e non può che scaturire dalla liturgia stessa, ne è un elemento organico. In effetti, bisogna anche riflettere sul beneficio pratico dell’improvvisazione organistica quando essa è organica alla liturgia: essa, quando continua la preghiera e la accompagna, mostra l’unità fondamentale dell’agire liturgico, non solo fatto di verbosità talvolta sovrabbondanti, ma anche di suoni, odori, sensazioni, immagini: tutto è liturgia e tutto concorre alla efficacia dell’evento liturgico.

In questi giorni vado insegnando ai miei studenti la forma sonata, questo mirabile meccanismo musicale (come la fuga) che è praticamente solo un modo escogitato dai nostri grandi predecessori per organizzare le idee musicali in modo che esse possano avere una influenza maggiore su chi ascolta e migliorare la sua esperienza uditiva. Ecco, questo mi è sempre sembrato connaturato alla liturgia: l’uso sapiente di molto codici per attrarre l’attenzione non solo della mente, ma di tutte le facoltà di cui è ricco lo spirito umano. L’improvvisazione, riprendendo uno spunto melodico appena passato, continuando un’atmosfera di raccoglimento o preparando l’entrata di un inno o di una melodia che si sta per ascoltare o cantare, sta lì a dimostrare questa unità fondamentale della liturgia e lo fa con uno degli strumenti più mirabili, la musica, che ha un effetto così potente su ciascuno di noi. Certo, va benissimo anche suonare composizioni scritte, specie quando esse sono ben scelte. Ma a mio avviso, potendo scegliere, l’improvvisazione ha un’efficacia maggiore nella liturgia proprio perché la rende, se mi si passa questa definizione, “unica”, proprio perché si dona una volta per tutte, solo per quel momento nel tempo e nello spazio. L’imperfezione umana si perfeziona in quell’istante che mai più ritornerà, il tutto nel frammento. Ecco perché ne va ripensata l’efficacia e in questo modo, forse, si potrà anche allargare il discorso alla fondamentale unità della liturgia, talvolta non capita o non implementata.

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*Aurelio Porfiri vive a Macao ed è sposato, con un figlio. E' professore associato di musica liturgica e direzione di coro e coordinatore per l’intero programma musicale presso la University of Saint Joseph a Macao (Cina). Sempre a Macao collabora con il Polytechnic Institute, la Santa Rosa de Lima e il Fatima School; insegna inoltre allo Shanghai Conservatory of Music (Cina). Da anni scrive per varie riviste tra cui: L'Emanuele, la Nuova Alleanza, Liturgia, La Vita in Cristo e nella Chiesa. E' socio del Centro Azione Liturgica (CAL) e dell'Associazione Professori di Liturgia (APL). Sta completando un Dottorato in Storia. Come compositore ha al suo attivo Oratori, Messe, Mottetti e canti liturgici in latino, italiano ed inglese. Ha pubblicato al momento quattro libri, l'ultimo edito dalle edizioni san Paolo intitolato “Abisso di Luce”.

 

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Il canto liturgico

da Cordialiter:

Dobbiamo rivolgere ogni nostra cura e studio per far rifiorire nelle chiese e tra il popolo il sacro canto che si denomina da Ambrogio, così come nella Chiesa Universale rifioriscono le caste ed angeliche melodie che tolgono il nome dal Magno Gregorio.

Punto non dubitiamo di quello che tante volte è stato affermato dagli antichi padri: che è stato, cioè, lo stesso Spirito Santo quello che ha ispirato alla Chiesa il suo canto liturgico, canto che, se viene eseguito con quella pietà e squisitezza di magistero che si richiede, possiede come una virtù arcana per commuovere i cuori, per sollevare gli animi, per sublimare le menti sino a Dio.

Ben lo sa Agostino, il quale, divenuto già Vescovo d'Ippona, soleva ricordare le pie lagrime da lui versate a Milano [Confess. IX, 6], quando nei giorni del suo catecumenato, assisteva ai sacri riti ed ascoltava i nostri canti Ambrosiani, eseguiti a pieno coro da tutto il popolo.
La Chiesa non potrebbe mai disinteressarsi d'un patrimonio così sacro, com'è questo del canto liturgico; non potrebbe trascurare un mezzo così efficace di santificazione delle anime, com'è quello delle nostre caste melodie; non le sarebbe davvero lecito di disinteressarsi d'una cosa così intimamente connessa col Divin Culto e colla gloria di Dio, come è la soave salmodia e l'armonioso canto degli inni sacri nelle diverse Ore dell'Ufficio Divino.

[Brano del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster tratto da “La Sacra Liturgia - Il cuore della Chiesa orante”, Piemme].


[SM=g1740733]


 

Caterina63
00giovedì 3 novembre 2011 12:02
[SM=g1740733] Cari Amici, quando diciamo che Gesù ha sconfitto la morte, non intendiamo una favola per esorcizzarla, al contrario, intendiamo credere e testimoniare una verità confortante che ci aiuta ad affrontare, invece, questo passaggio nella Vita Eterna la quale è anche un tema della Professione della nostra Fede.
Il santo Padre Benedetto XVI ha fatto una Catechesi stupenda sulla Commemorazione dei Defunti, ascoltiamolo e diventiamone testimoni credibili!
www.gloria.tv/?media=211479

Il canto nel video è il Dies Irae, la Sequenza che si fa normalmente, per la Messa dei Defunti, con la Messa nella forma Straordinaria che il Papa ci ha ridonato.... e che chiunque può imparare e, perchè no, utilizzare nella Messa per un proprio Defunto o durante un funerale.... leggiamo queste parole della Sequenza e facciamole nostre!

- Dies Irae, dies illa
solvet saeclum in favilla
teste David cum Sybilla.
- Quantus tremor est futurus,
Quando judex est venturus,
Cuncta stricte discussurus.
- Tuba, mirum spargens sonum
per sepulcra regionum
coget omnes ante thronum.
- Mors stupebit et natura,
cum resurget creatura,
judicanti responsura.
- Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus judicetur.
- Judex ergo cum sedebit,
quidquid latet, apparebit:
nil inultum remanebit.
- Quid sum miser tunc dicturus?
quem patronum rogaturus,
cum vix justus sit securus?
- Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.
- Recordare, Jesu pie,
quod sum causa tuae viae
ne me perdas illa die.
- Quaerens me, sedisti lassus,
redemisti Crucem passus:
tantus labor non sit cassus.
- Juste judex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.
- Ingemisco, tamquam reus,
culpa rubet vultus meus
supplicanti parce, Deus.
- Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.
- Preces meae non sunt dignae,
sed tu bonus fac benigne,
ne perenni cremer igne.
- Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.
- Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis,
voca me cum benedictis.
- Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis:
gere curam mei finis.
- Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
judicandus homo reus.
- Huic ergo parce, Deus:
pie Jesu Domine,
dona eis requiem. Amen.

***********************
- Giorno dell’ira sarà quel giorno
dissolverà il mondo terreno in cenere
come annunciato da David e dalla Sibilla.
- Quanto terrore verrà
quando giungerà il giudice
a giudicare severamente ogni cosa.
- La tromba diffondendo un suono stupefacente
tra i sepolcri del mondo
spingerà tutti davanti al trono.
- La Morte si stupirà, e anche la Natura
quando risorgerà ogni creatura
per rispondere al giudice.
- Sarà portato il libro scritto
nel quale tutto è contenuto,
dal quale si giudicherà il mondo.
- E dunque quando il giudice si siederà,
ogni cosa nascosta sarà svelata,
niente rimarrà invendicato.
- In quel momento che potrò dire io, misero,
chi chiamerò a difendermi,
quando a malapena il giusto potrà dirsi al sicuro?
- Re di tremenda maestà,
tu che salvi per grazia chi è da salvare,
salva me, fonte di pietà.
- Ricorda, o Gesù pio,
che io sono la causa della tua venuta;
non lasciare che quel giorno io sia perduto.
- Cercandomi ti sedesti stanco,
mi hai redento patendo la Croce:
che tanta fatica non sia vana!
- Giusto giudice di retribuzione,
concedi il dono del perdono
prima del giorno della resa dei conti.
- Comincio a gemere come un colpevole,
per la colpa è rosso il mio volto;
risparmia chi ti supplica, o Dio.
- Tu che perdonasti Maria di Magdala,
tu che esaudisti il buon ladrone,
anche a me hai dato speranza.
- Le mie preghiere non sono degne;
ma tu, buon Dio, con benignità fa’
che io non sia arso dal fuoco eterno.
- Assicurami un posto fra le pecore,
e tienimi lontano dai capri,
ponendomi alla tua destra.
- Smascherati i malvagi,
condannati alle aspre fiamme,
chiamami tra i benedetti.
- Prego supplice e in ginocchio,
il cuore contrito, come ridotto in cenere,
prenditi cura del mio destino.
- Quel giorno sarà un giorno di lacrime,
quando risorgerà dalla cenere
il peccatore per essere giudicato.
- Perdonalo, o Dio:
pio Signore Gesù,
dona a loro la pace.
Amen.


[SM=g1740717]




ATTENZIONE... QUI A SEGUIRE UN KARAOKE PER IMPARARE LA SEQUENZA... [SM=g1740722]
Il canto nel video è il Dies Irae, la Sequenza che si fa normalmente, per la Messa dei Defunti, con la Messa nella forma Straordinaria che il Papa ci ha ridonato.... e che chiunque può imparare e, perchè no, utilizzare nella Messa per un proprio Defunto o durante un funerale.... leggiamo queste parole della Sequenza e facciamole nostre!



www.youtube.com/watch?v=W4ppffwCDW8





[SM=g1740717]



[SM=g1740738] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


Caterina63
00domenica 27 novembre 2011 09:29

Cardinale Mauro Piacenza: la musica è via maestra di bellezza e di evangelizzazione


L'omelia del prefetto della Congregazione per il Clero in occasione della festa di Santa Cecilia


 

ROMA, mercoledì, 23 novembre 2011 (ZENIT.org).- Riprendiamo l'omelia pronunciata ieri nella basilica romana di Santa Cecilia in Trastevere dal cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, durante la Celebrazione Eucaristica nella festa di Santa Cecilia, Vergine e Martire.

***

Reverendo Monsignor Rettore,
Cari Confratelli e Monache Benedettine,
Egregi Artisti e Gentili Artiste,
Carissimi convenuti tutti,

è per me un vero gaudio dell’anima - e ne ringrazio il Rettore, Mons. Frisina - poter condividere con voi questa nobile memoria liturgica di Santa Cecilia, Patrona dei Musicisti, in una cornice tanto preziosa, come quella di questa straordinaria Basilica, vero e proprio “scrigno” che custodisce tesori di fede, d’arte e di bellezza.

Bellezza che, altresì, rifulge sia nell’esperienza, sempre affascinante della Famiglia monastica, secondo la Regola di San Benedetto - e rivolgo un religioso saluto all’Abbadessa Donna Giovanna [Valenziano] –, sia nella plurisecolare storia della Cappella Musicale pontificia “Sistina”, che, nella persona del Maestro, Mons. Massimo Palombella, ringrazio per l’impagabile presenza e per l’esemplare servizio offerto alla Liturgia della Chiesa.

Alcune significative presenze del Comune di Roma, che saluto cordialmente, dicono anche come la devozione del popolo romano a Santa Cecilia ed a questo luogo in particolare, sia profondamente radicata.

Un caro e – pemettetemi – affettuoso saluto, rivolgo, poi, ai Pueri cantores che, nel corso di questa celebrazione eucaristica pronunceranno la loro “promessa”.

Carissimi siete parte di una storia nobile e grande, che certamente vi supera, ma che non potrebbe continuare ad esistere senza il vostro fattivo e generoso contributo. Essere Pueri cantores è uno straordinario privilegio che - e prego per questo - deve trasformarsi in un’autentica esperienza di amore a Cristo ed alla Sua Chiesa, perché la vostra vita sia “tutta un canto” al Signore della storia, secondo l’esempio di Santa Cecilia. La Chiesa vi ringrazia e vi dice oggi tutto il suo affetto e la sua gratitudine!

In quella straordinaria espressione artistica dell’uomo che chiamiamo “musica”, è possibile riconoscere, forse meglio e più intensamente che in ogni altro “luogo”, la presenza del Mistero.

Affermava il Santo Padre Benedetto XVI nell’Udienza generale dello scorso 31 agosto: «Ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. […] Mi torna in mente un concerto di musiche di Johann Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso verità, verità del sommo compositore, e mi spingeva a ringraziare Dio. Accanto a me c'era il vescovo luterano di Monaco e spontaneamente gli dissi: “Sentendo questo si capisce: è vero; è vera la fede così forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio».1

La bellezza che così si sperimenta è la gloria di Dio che trasfigura il mondo!

La bellezza, così intesa, non è immagine statica da contemplare, ma è attiva e dinamica, è in movimento, è forza che agisce e compie: la percezione della bellezza è un varco che si apre su una realtà più grande, è un varco che si apre nel mondo di Dio.

La bellezza si realizza in una forma che, se assumesse un significato finalizzato a se stesso, fossilizzerebbe la vita, ridurrebbe il rapporto tra il cuore dell’uomo e l’Infinito.
Al contrario, è proprio attraverso questo rapporto con l’infinito che si realizza la creatività stessa, che contempla questa bellezza e la traduce in una certa forma, ma la bellezza è eterna, mentre la forma è provvisoria.

La musica è via maestra di bellezza e, mi si permetta, di evangelizzazione!

In un epoca nella quale non esistevano ancora tutti i sistemi di riproduzione musicale della nostra società, ascoltare musica, soprattutto nella Liturgia, era realmente una “esperienza celestiale”.

In tal senso la musica è eterna, anche perché sempre riproducibile.

Mi ha sempre colpito l’esempio di Marija Judina, una dei più grandi pianisti russi del ‘900, la pianista che commosse Stalin. «Sconosciuta in Occidente ed emarginata in patria - dove pure era considerata un prodigio di perfezione musicale e tecnica - perché il regime aveva paura della sua fede senza riserve, del suo temperamento indomito e della sua indipendenza di vedute. Tutti aspetti, questi, che non venivano semplicemente dal suo carattere, ma da un nucleo interiore che lei riconosceva come ineliminabile, irriducibile nell’uomo. Al tocco delle sue dita («artigli d’aquila», le definì Šostakovic), i tasti del pianoforte evocavano un altro mondo, trasfigurato, purificando la realtà da miserie e piccinerie, infondendole significato e speranza, donandole la bellezza».2

Il critico musicale Piero Rattalino racconta in un’intervista3 che quando Stalin ascoltò, nel 1943, alla radio l’esecuzione dal vivo di Marija Judina, del Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in La Maggiore K 488 di Mozart, ne restò colpito e volle a tutti i costi il disco.

Nessuno ebbe il coraggio di dirgli che il concerto non era stato registrato, che era una diretta effettuata negli studi della radio di Mosca e così venne inciso nella notte, in gran segreto.

Il disco venne confezionato in pochi esemplari e recapitato al tremendo ammiratore.

Stalin si mostrò generoso, e fece avere alla Judina ventimila rubli, una cifra strepitosa per l’epoca. Ma lei li rifiutò per sé e così rispose al dittatore: «La ringrazio per il Suo aiuto, Iosif Vissarionovič. Pregherò giorno e notte per Lei e chiederò al Signore che perdoni i Suoi gravi peccati contro il popolo e la nazione. Dio è misericordioso, La perdonerà. I soldi li devolverò per i restauri della mia parrocchia». Si dice che il disco con il concerto della Judina fosse sul grammofono di Stalin, quando lo trovarono morto nella sua dacia».4

La pianista amava ripetere di essere consapevole delle proprie debolezze, ma pensava che la grandezza dell’uomo non fosse principalmente nelle sue doti, bensì nell’impulso «ad “osare” che nasce con lui e muore solo dopo di lui, nel suo cuore che ha sete d’infinito»5; per tacitarlo – diceva citando Dostoevskij, «bisognerebbe tagliare la lingua a Cicerone, cavare gli occhi a Copernico, lapidare Shakespeare…».6

L’incontro con gli artisti attraverso le loro opere e le loro esecuzioni (musicali, canore, pittoriche, scultoree, architettoniche, poetiche e letterarie) è, allora, incontro con la loro anima, con la loro sete d’infinito che può esprimersi in forme diverse.

Certamente, a maggior ragione, questo accade con la musica composta, pensata, scritta per Dio, per la divina Liturgia.

La Parola di Dio espressa in parole di uomini conserva un “non dicibile” che si esprime in canto, affinché l’indicibile divenga udibile; questo vuol dire che la musica sacra, espressione della Parola e del silenzio percepito in essa, ha bisogno di un sempre nuovo ascolto di tutta la pienezza del Logos.

La liturgia è parusia anticipata, è l’irrompere del «già» nel nostro «non ancora» e la liturgia terrena è realmente tale solo per il fatto che si inserisce in ciò che è più grande, nella liturgia celeste già da sempre in atto.

San Benedetto, nella Regola, al Cap. XIX, intitolato: “L’atteggiamento da tenere durante la recita dei Salmi”, cita il Salmo 46,8 «Cantate inni con arte» e il Salmo 137,1 «A te voglio cantare davanti agli angeli» per indicare ai monaci - ma si può riferire a tutti noi -, di riflettere, quando si canta, «su come dobbiamo comportarci al cospetto della divinità e dei suoi angeli, e quando partecipiamo all’ufficio divino il nostro animo sia in armonia con la nostra voce», «et sic stemus ad psallendum ut mens nostra concordet voci nostrae».

Cosa vuol dire questo se non quanto si è detto già anche per le grandi espressioni musicali?

Nella Liturgia quindi (ma si è visto anche nel rapporto con l’Infinito che determina una grande espressione artistica) non è l’uomo ad inventare qualcosa e poi a cantarlo, ma il canto “proviene dagli angeli”, cioè - ed è questo che afferma san Benedetto - l’uomo deve innalzare il suo cuore affinché concordi (abbia lo stesso cuore) con la tonalità che gli giunge dall’alto, stando davanti a Dio, in adorazione.

Solo un “cuore concorde”, solo la persona che adora il Signore può esprimere una musica adeguata alla liturgia.

È l’Atteggiamento delle vergini della parabola evangelica: è sufficiente, per l'ultimo giorno, il desiderio di "entrare alle nozze", non basta riconoscere "la voce dello sposo".

È necessario coltivare il buon “olio della fede”, perché non abbia a mancare nel momento giusto, quando riecheggerà, per ciascuno, diventando visione, la parola del Profeta Osea: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore».

È la grande lezione che ci imparte la dolcissima Vergine e Martire Cecilia la cui vita è armonia, è musica, è canto, inserita nel commovente, incantevole concertato della ecclesiale communio sanctorum!


1 Benedetto XVI, Udienza generale, 31-08-2011.

2 G. Parravicini, Marija Judina, più della musica, Milano 2010, p. 3.

3 Cfr. P. Rattalino, Intervista, La pianista immortale all’ombra del regime, Sussidiario.net, 23-8-2010.

4 G. Parravicini, Marija Judina, più della musica, op. cit., p. 81.

5 Ivi, p. 3.

6 M. Judina, Nemnogo o ljudjach Leningrada (Qualche parola sulle persone di Leningrado), 1966, VSČM, p. 88

 

***************************************************

 

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quanto segue è il Discorso del Papa dopo il Concerto in suo onore, potrebbe sembrare fuori tema qui dentro, invece credo che sia molto utile leggerlo e meditarlo [SM=g1740733] 



DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AL CONCERTO OFFERTO DAL
GOVERNO DEL PRINCIPATO DELLE ASTURIE

Aula Paolo VI
Sabato, 26 novembre 2011


Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
distinte Autorità, e cari amici!

Agradezco de corazón al Gobierno del Principado de Asturias y a la Fundación María Cristina Masaveu Peterson, con su Presidente, el Señor Fernando Masaveu, por el espléndido concierto que nos han ofrecido, y que nos ha dado la posibilidad de hacer como un viaje interior, llevados por la música, a través del folclore, los sentimientos y el corazón mismo de España. Un gracias muy especial a la Orquesta Sinfónica del Principado de Asturias, dirigida por el maestro Maximiano Valdés, por la magnífica ejecución con la cual nos ha transmitido también un poco del hondo y rico carácter de la población española, y particularmente asturiana. Y gracias igualmente a todos los que han hecho posible disfrutar de este momento, así como al Señor Arzobispo de Oviedo y a cuantos están aquí presentes en esta significativa ocasión.

Questa sera, per così dire, è stato trasferito in quest’Aula un “pezzo” di Spagna. Abbiamo avuto modo non solo di ascoltare musiche di alcuni tra i più celebri compositori di quella terra, come Manuel de Falla o Isaac Albeniz, ma anche del tedesco Richard Strauss e del russo Nikolai Rimsky-Korsakov, affascinati da quello che, nel libretto di sala, viene definito “more hispano”, cioè la maniera “ispanica” di essere, come pure di comporre e di interpretare la musica. Ed è proprio questo l’elemento che accomuna i pezzi così vari che abbiamo ascoltato; essi hanno una caratteristica di fondo: la capacità di comunicare musicalmente sentimenti, emozioni, anzi direi quasi il tessuto quotidiano della vita. E questo soprattutto perché chi compone “more hispano” è quasi naturalmente portato a fondere in armonia gli elementi del folclore, della canzone popolare, che vengono dal vivere di ogni giorno, con quella che chiamiamo “musica colta”. Ed è un insieme di sentimenti che ci sono stati trasmessi questa sera: la “alegría de vivir”, la gioia di vivere, il clima della festa, che traspare in composizioni come le tre Danze de ”El sombrero de tres picos” di de Falla, o la lotta contro il male descritta nella celebre “Danza ritual del fuego” dello stesso autore; la vita animata dei quartieri delle città, come in “Lavapiés”, da “Iberia” di Albéniz; il dramma di una vita che non trova pace, come quella di don Juan, che non riesce a vivere l’amore in modo autentico e, alla fine, si rende conto del vuoto della sua esistenza; il capolavoro di Strauss ha reso perfettamente il passaggio dall’euforia che anima il brano alla tristezza del vuoto espressa nel mesto finale.

Ma c’è un altro elemento che emerge costantemente nelle composizioni “more hispano” ed è quello religioso di cui è profondamente intrisa la gente della Spagna; lo aveva colto molto bene Rimsky-Korsakov, che nello splendido Capriccio Spagnolo, utilizzando canti e balli folcloristici di Spagna, include vari temi di melodie popolari religiose, come nella prima sezione del pezzo dove si riconosce un’antica invocazione asturiana con cui si chiede la protezione della Vergine Maria e di san Pietro, o il secondo movimento in cui appare un canto gitano alla Madonna. Sono le meraviglie che opera la musica, questo linguaggio universale che ci permette di superare ogni barriera e di entrare nel mondo dell’altro, di una Nazione, di una cultura, e ci permette anche di volgere la mente e il cuore verso l’Altro con la “A” maiuscola, di innalzarci, cioè, al mondo di Dio.

Gracias una vez más al Gobierno de Asturias, a la Fundación, a los profesores de la Orquesta Sinfónica del Principado de Asturias, al maestro Maximiano Valdés, a los organizadores, a los venidos de Asturias y a todos ustedes. Que la Virgen María «que brilla en la altura más bella que el sol, y es Madre y es Reina», como reza el himno a la celestial patrona de esas tierras, les proteja siempre con su maternal ternura.

Auguro a tutti un buon cammino d’Avvento e di cuore vi imparto la mia Benedizione.


 

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 LA MUSICA PER RISCOPRIRE IL MISTERO EUCARISTICO

Intervista a Marco Ronchi, autore di “La musica nella liturgia”


di ANTONIO GASPARI

 

ROMA, mercoledì, 20 luglio 2011 (ZENIT.org).

- Il centro della fede cattolica passa per il mistero eucaristico, celebrato nella liturgia di ogni messa.
Questa è una verità indiscussa che però risulta intaccata e banalizzata dal processo di secolarizzazione.
Tuttavia non basta l’analisi critica per recuperare la bellezza e la passione per la liturgia. Così Marco Ronchi, direttore di cori liturgici, esperto di musica sacra e pratica del canto Gregoriano, ha scritto il libro “La musica nella liturgia” edito da Lindau.
Si tratta di un libro in cui si spiega il contributo della musica sacra nell’attribuire forma e significato al sacrificio eucaristico.
“Attraverso i principali testi del magistero e di autori fedeli ai valori tradizionali della liturgia cattolica – si legge nella presentazione –, il libro offre indicazioni utili per restituire alla musica sacra la propria funzione essenziale all’interno del rito eucaristico e a quest’ultimo la dignità che gli spetta in quanto mistero divino”.

Per meglio comprendere il senso e i misteri della liturgia e le sue relazioni con la musica sacra, ZENIT ha intervistato Marco Ronchi:

Perché è così importante la liturgia nella pratica religiosa?


Ronchi: Voglio rispondere servendomi di una testimonianza d'eccellenza: quella dei santi. Nel corso dei due millenni di cristianesimo sono tantissimi i santi che hanno espresso il loro attaccamento alla celebrazione dell'Eucarestia, considerandola elemento imprescindibile per la vita di fede. E loro se ne intendevano di fede! Padre Pio affermava che durante la celebrazione della Messa provava tutto ciò che aveva provato Cristo durante la sua Passione e la sua crocifissione. E non si riferiva a un vago sentimento o a semplici pensieri, ma alle vere e proprie sofferenze corporali e alle sensazioni fisiche che Gesù aveva sperimentato sul Calvario. Penso che questo sia un aspetto particolarmente importante per i nostri tempi, colmi di relativismo e di soggettivismo (ciò che vale per me è ciò che io penso e provo): l'Eucarestia è il "luogo" dove siamo certi di incontrare Cristo così come Lui intende presentarsi a noi, secondo le sue condizioni e le modalità da Lui stabilite ("Fate questo in memoria di me"); possiamo così perdere noi stessi per immedesimarci in Lui, per fare le stesse esperienze che il nostro Salvatore ha fatto durante la sua permanenza su questa terra. E queste condizioni sono proprio rappresentate dalla liturgia, cioè dall'insieme di pratiche e indicazioni che riguardano il rito sacro. Non quindi un'esperienza soggettiva, non un'esperienza di fede secondo i nostri gusti, ma un incontro reale, "fisico" col Dio vivente. Comprese le sofferenze che Egli ha accettato di subire attraverso il proprio Figlio incarnato.

Che relazione c’è tra la musica sacra e la liturgia?

Ronchi: Potremmo dire, forzando un po' le cose, che non c'è alcuna relazione fra liturgia e musica, in quanto sono la stessa cosa. La musica sacra è liturgia, sempre che, naturalmente, si tratti davvero di musica liturgica. Le preghiere, le invocazioni, le antifone sono liturgia. I gesti, i riti, i paramenti sacri sono liturgia. Per divenire parte costituente di un tutto che è da considerare alla stregua di un organismo vivente (in questo modo Benedetto XVI si riferisce alla liturgia) non è però sufficiente introdursi "di soppiatto" in esso, ignorando l'essenza del corpo ospitante: il risultato che si rischia di ottenere è quello di provocare un rigetto o di causare una malattia generale dell'organismo. Fuori di metafora, non è sufficiente comporre musica, anche se ben riuscita (per non parlare di quella sgradevole) e basata su un testo religioso, ed eseguirla poi nel corso della Messa per considerarla automaticamente musica liturgica. La musica liturgica è preghiera, persino quando è pura musica strumentale, priva di parole: si tratta anche in questo caso di una forma di comunicazione, di un'espressione sincera di lode, di una richiesta di perdono, rivolta al Padre celeste. Ci sono concetti, soprattutto fra quelli più sublimi, che non possono essere espressi attraverso le semplici parole; ecco che intervengono in aiuto la musica, i gesti, i segni, i riti, i simboli. Tutti elementi fondamentali della liturgia, purché corrispondano perfettamente alla natura della celebrazione eucaristica così da immedesimarsi in essa, farsi un tutt'uno con essa.

Lei sostiene nel libro che la musica sacra può fornire un contributo determinante per contrastare il riduzionismo e la banalizzazione della pratica liturgica. Ci può illustrare il suo punto di vista?

Ronchi: Il capitolo centrale del libro si occupa del fenomeno del sacro, che costituisce la chiave principale di lettura della vita di fede in generale e del rito eucaristico in particolare (non a caso chiamato "sacramento"). Si può definire come sacro tutto ciò che ha a che fare con Dio, in opposizione alla sfera del profano, che è assenza di Dio o lontananza da Lui. Nella Bibbia questa distinzione è continuamente richiamata da Dio stesso, con l'invito, rivolto al popolo ebraico, a non contaminare ciò che Gli appartiene con pratiche o elementi profani. Ma, contrariamente a ciò che qualcuno crede, la distinzione fra sacro e profano non viene meno nel Nuovo Testamento; proprio nel discorso eucaristico, pronunciato immediatamente prima della Passione e riportato dal Vangelo di Giovanni, Gesù ribadisce a più riprese la distanza fra la dimensione mondana e la vita di fede che contraddistingue i veri discepoli ("voi non siete del mondo"). La liturgia ha a che fare essenzialmente col sacro, è espressione sacra per eccellenza, cioè primaria manifestazione di Dio nel mondo della carne e della materia. Tutto ciò che ne fa parte deve quindi contribuire massimamente a garantire questa connotazione del rito. La musica ha uno spiccato potere di caratterizzazione. Per fare un esempio comprensibile a tutti, se ascoltassimo in lontananza della musica ad alto volume e fortemente ritmata saremmo in grado facilmente di affermare che poco lontano si trova una discoteca, così come se ci giungesse alle orecchie un suono di trombe e tamburi al ritmo di marcia ci aspetteremmo di vedere una parata militare che si avvicina. Non ci è necessario conoscere in anticipo le melodie che ascoltiamo: nella maggior parte dei casi basta lo stile generale della musica per consentirci di individuare con precisione il corrispondente genere musicale. La musica sacra non fa eccezione: esistono precisi aspetti stilistici e tecnici che contraddistinguono le sacre melodie, e che, di conseguenza, fanno in modo che queste contribuiscano a rendere la liturgia nel suo complesso sacra.

Di quale musica e di quale liturgia parla?

Ronchi: Vorrei evitare di parlare di una certa musica e di una certa liturgia. In tanti, in troppi l'hanno fatto e continuano a farlo, presentando la propria opinione e il proprio punto di vista sul tema. Martin Mosebach, nel suo libro Eresia dell'informe, afferma giustamente che ogni riforma liturgica porta con sé un'inevitabile conseguenza negativa: ci costringe a parlare della liturgia e a perdere l'innocenza di assumerla come qualcosa di donato da Dio, qualcosa che ci è consegnato dai Cieli. Ho cercato quindi, ahimè, di parlarne, andando però alla fonte e, non potendo interrogare direttamente Colui che l'ha istituita, mi sono rivolto al suo Corpo mistico, la Chiesa. Ho quindi interrogato i documenti del Magistero, le Encicliche dei papi (invito caldamente a riscoprirle, poiché contengono tutto il patrimonio di fede che ci è stato tramandato, al di fuori di tanti discorsi, articoli di giornale e dibattiti che spesso non fanno altro che allontanarci dalle genuine radici della nostra fede), le costituzioni del Concilio Vaticano II. Devo naturalmente assumermi l'inevitabile responsabilità dell'interpretazione, che è mia e quindi fallibile. Quel che emerge è un profilo di Messa che è molto più sacrificio (ecco che ricompare ancora la stessa radice di sacro) che non momento conviviale o raduno festoso, molto più manifestazione di Dio che atto creativo dell'uomo, espressione di fede sicuramente contigua alla sfera del simbolico e dell'arte, essenzialmente protesa a educare e accompagnare l'uomo nel proprio cammino di fede. E la musica sacra svolge in essa un ruolo essenziale per il raggiungimento dei medesimi scopi.

Quali sono le condizioni per una musica propriamente liturgica?

Ronchi: E' sorprendente notare come, nell'arco di più di un secolo, le indicazioni che la Chiesa ci offre per qualificare la musica come liturgica siano rimaste sostanzialmente immutate. Da san Pio X, che nel 1903 scriveva il motu proprio Tra le sollecitudini, attraverso gli scritti e i documenti di papa Pio XII, papa Paolo VI, il Concilio Vaticano II, il beato papa Giovanni Paolo II, fino all'attuale papa Benedetto XVI, sempre il modello che viene additato è quello del canto gregoriano e della polifonia del '500. Il che non esclude affatto che si possa comporre musica liturgica anche ai nostri tempi (molti autori lo fanno, nel completo rispetto delle indicazioni del magistero), ma sempre in conformità agli stilemi, alle caratteristiche melodiche, ritmiche e armoniche che sono proprie o del gregoriano o della polifonia sacra. E' inoltre considerato un requisito essenziale il fatto che si tratti di vera arte. Siamo di fronte però, temo, a un'indicazione estremamente fuorviante, non perché inesatta o imprecisa, ma perché non facilmente comprensibile all'uomo contemporaneo. Non sappiamo infatti più cosa sia vera arte. La prima idea che ci viene in mente pensando all'arte e agli artisti è quella di creatività, di espressione libera delle proprie sensazioni e dei propri sentimenti, di improvvisazione spontanea. La Chiesa è in grado, anche su questa materia, di riportarci alla verità e all'essenzialità dei fenomeni, e ci spiega quindi cosa è vera arte, svelando in questo modo l'intimo legame che esiste fra l'espressione artistica e l'Eucarestia. E accompagnandoci a riscoprire il significato autentico della partecipazione ai sacri misteri e il ruolo determinante che la musica, quale vera espressione artistica, ricopre all'interno della celebrazione.

 

[SM=g1740757] 


Caterina63
00giovedì 22 dicembre 2011 09:32
[SM=g1740717] Panis Angelicus: Pane degli Angeli, la Divina e Santa Eucaristia, cari Amici è questo il Cuore e il motore della Chiesa e noi desideriamo offrirvi queste parole dell'Inno di san Tommaso d'Aquino attraverso il canto, il karaoke per impararlo come si deve non certo per svelare un Mistero il quale tale rimane, ma per contemplarlo e meravigliarci. Così lo spiega il santo Padre Benedetto XVI: "L'importanza dell'unione sacramentale al Bambino Gesù + è già evidente nel nome del luogo della Sua nascita, Betlemme, che significa "Casa del Pane", non è un caso che Lui è nato in questo luogo, perchè nei progetti di Dio non esiste il "caso", ma tutto avviene proprio secondo i consigli eterni di Dio "
www.gloria.tv/?media=231118

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( dell'inno latino Sacris solemniis: Panis Angelicus)
- Il pane degli angeli
diventa pane degli uomini;
il pane del cielo
dà fine a tutte le prefigurazioni:
qual meraviglia!
il servo povero e umile
mangia il Signore.
- Chiediamo a Te,
Dio uno e trino,
di visitarci,
come noi Ti adoriamo.
Per le Tue vie
portaci dove tendiamo,
alla luce in cui tu abiti.


- SACRIS solemniis
iuncta sint gaudia,
et ex praecordiis
sonent praeconia;
recedant vetera,
nova sint omnia,
corda, voces, et opera.
- Noctis recolitur
cena novissima,
qua Christus creditur
agnum et azyma
dedisse fratribus,
iuxta legitima
priscis indulta patribus.
- Post agnum typicum,
expletis epulis,
Corpus Dominicum
datum discipulis,
sic totum omnibus,
quod totum singulis,
eius fatemur manibus.
- Dedit fragilibus
corporis ferculum,
dedit et tristibus
sanguinis poculum,
dicens: Accipite
quod trado vasculum;
omnes ex eo bibite.
- Sic sacrificium
istud instituit,
cuius officium
committi voluit
solis presbyteris,
quibus sic congruit,
ut sumant, et dent ceteris.

- Panis angelicus
fit panis hominum;
dat panis caelicus
figuris terminum;
O res mirabilis:
manducat Dominum
pauper, servus et humilis.
- Te, trina Deitas
unaque, poscimus:
sic nos tu visita,
sicut te colimus;
per tuas semitas
duc nos quo tendimus,
ad lucem quam inhabitas.




[SM=g1740738]

[SM=g1740722]


[SM=g1740717] Dante Alighieri... il "suo Paradiso", al di là dei riferimenti letterari e scolastici è davvero meraviglioso assaporare la Dottrina della Divina Incarnazione e del prodigioso concepimento e parto, attraverso delle parole formate in poesia....
E' tutto una poesia, è tutta una meraviglia! Fermiamoci a contemplare, sostiamo a meditare, e nello stupore degli eventi Divini, innamoriamoci anche noi di questa Madre come se ne innamorò Dio, come se ne innamorò Gesù, il frutto benedetto del Suo seno!
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Canto Karaoke Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio movimento domenicano del rosario Dante Alighieri Paradiso Canto XXXIII Musica di L. Vassallo voci e chitarra: G.Bottino - L. Vassallo


[SM=g1740738]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura

5 nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.

10 Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre

15 sua disianza vuol volar sanz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,

20 in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.

****************************************
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

25 supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi

30 ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi

35 ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».

40 Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii

45 per creatura l'occhio tanto chiaro.
E io ch'al fine di tutt'i disii
appropinquava, sì com'io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.
Bernardo m'accennava, e sorridea,

50 perch'io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:
ché la mia vista, venendo sincera,
e più e più intrava per lo raggio
de l'alta luce che da sé è vera.

55 Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
Qual è colui che sognando vede,
che dopo 'l sogno la passione impressa

60 rimane, e l'altro a la mente non riede,
cotal son io, ché quasi tutta cessa
mia visione, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
Così la neve al sol si disigilla;

65 così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
O somma luce che tanto ti levi
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,

70 e fa la lingua mia tanto possente,
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;
ché, per tornare alquanto a mia memoria
e per sonare un poco in questi versi,

75 più si conceperà di tua vittoria.
Io credo, per l'acume ch'io soffersi
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.
E' mi ricorda ch'io fui più ardito

80 per questo a sostener, tanto ch'i' giunsi
l'aspetto mio col valore infinito.
Oh abbondante grazia ond'io presunsi
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!

85 Nel suo profondo vidi che s'interna
legato con amore in un volume,
ciò che per l'universo si squaderna:
sustanze e accidenti e lor costume,
quasi conflati insieme, per tal modo

90 che ciò ch'i' dico è un semplice lume.
La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.
Un punto solo m'è maggior letargo

95 che venticinque secoli a la 'mpresa,
che fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.
Così la mente mia, tutta sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.

100 A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella

105 è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
Omai sarà più corta mia favella,
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.
Non perché più ch'un semplice sembiante

110 fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal è sempre qual s'era davante;
ma per la vista che s'avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom'io, a me si travagliava.

115 Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco

120 che quinci e quindi igualmente si spiri.
Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer 'poco'.
O luce etterna che sola in te sidi,

125 sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,

130 dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,

135 pensando, quel principio ond'elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:

140 se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,

145 l'amor che move il sole e l'altre stelle.


[SM=g1740738]
Caterina63
00giovedì 29 dicembre 2011 23:29
[SM=g1740722] 12PORTE - 29 dicembre 2011: Il significato e l'origine dell'inno Te Deum, nella liturgia e nella devozione cristiana. (mons. Andrea Caniato).
www.gloria.tv/?media=233814

Latino

Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.

Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:

"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."

Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.

Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.

Tu rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu, ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum.

Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.

Iudex crederis esse venturus.
Te ergo quaesumus,
tuis famulis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac
cum sanctis tuis in gloria numerari.

Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos,
et extolle illos usque in aeternum.

Per singulos dies benedicimus te;
et laudamus nomen tuum in saeculum,
et in saeculum saeculi.

Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.

Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quem ad modum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.




[SM=g1740733]
Traduzione letterale)


Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.

A Te cantano tutti gli angeli
e tutte le potenze dei cieli
e i Cherubini e i Serafini,
con voce incessabile:

Santo, Santo, Santo
il Signore Dio degli eserciti.
I cieli e la terra
sono pieni della [maestà della] tua gloria.

Ti acclama il coro glorioso degli apostoli
e [il numero lodevole de]i profeti
e la candida schiera dei martiri;

In tutto il mondo
la santa Chiesa proclama Te
Padre d'immensa maestà
il Tuo venerabile e unico vero Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria,
Tu sei il Figlio eterno del Padre,
per la salvezza dell'uomo,
non hai disdegnato il ventre di una Vergine.

Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio,
nella gloria del Padre.

[Crediamo che] verrai a giudicare
(il mondo alla fine dei tempi).

Dunque Ti chiediamo: soccorri i tuoi servi
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Fa che siano contati coi Tuoi Santi
nella gloria eterna

Salva il tuo popolo, Signore,
e benedici la tua eredità.
e guidali
e sorreggili in eterno

Ogni giorno Ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.


Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.

Sia sempre su di noi, Signore, la Tua misericordia,
dato che abbiamo sperato in Te.
In Te, Signore, ho sperato:
[fa] che io non sia confuso in eterno.

***************

[SM=g1740733] testo ufficiale Italiano

Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.




[SM=g1740717]

[SM=g1740722] [SM=g1740738]

[SM=g1740717] La Liturgia della Chiesa è molto ricca di Antifone. Queste Antifone che risalgono tutte ai primi secoli della Chiesa, sono utili per pregare ma anche per affermare la nostra Dottrina con poche parole e senza pericolo di sbagliare....
Cercheremo di offrirvele tutte in formato karaoke così da poterle imparare unendo quella gioia che contraddistingue il cristiano quando si rivolge alla Madre....
www.gloria.tv/?media=235523

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Alma Redemptoris Mater
si dice nel Tempo di Natale, nel Tempo Ordinario ed in Quaresima:

O santa Madre del Redentore,
porta dei cieli, stella del mare,
soccorri il tuo popolo
che anela a risorgere.
Tu che accogliendo il saluto dell'angelo,
nello stupore di tutto il creato,
hai generato il tuo Creatore,
madre sempre vergine,
pietà di noi peccatori.

***
Alma Redemptoris Mater, quae pervia caeli
porta manes, et stella maris, succurre cadénti,
surgere qui curat, populo: tu quae genuisti,
natura mirante, tuum sanctum Genitorem
Virgo prius ac postérius, Gabrielis ab ore
Sumens illud Ave, peccatorum miserére.



[SM=g1740738]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]

Come promesso, dopo avervi offerto Alma Redemptoris Mater it.gloria.tv/?media=235523
vi doniamo in formato karaoke anche Ave maris stella, che più che antifona è un vero Inno, molto antico, meraviglioso e che racchiude , possiamo dire, il cuore della dottrina mariana. San Domenico di Guzman lo amava molto, e lo ripeteva più volte al giorno specialmente quando si metteva in viaggio per andare a predicare, o quando ritornava da una predicazione. Facciamolo nostro e ripetiamolo con affetto filiale, come una poesia che si ripete alla propria Mamma con tanto amore, per dirLe quanto la amiamo.
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Ave maris stella,
Dei Mater alma
Atque semper virgo
Felix caeli porta

Sumens illud ave
Gabrielis ore
Funda nos in pace
Mutans Evae nomen

Solve vincla reis
Profer lumen caecis
Mala nostra pelle
Bona cuncta posce

Monstra te esse matrem
Sumat per te preces
Qui pro nobis natus
Tulit esse tuus

Virgo singularis
Inter omnes mitis
Nos culpis solutos
Mites fac et castos

Vitam praesta puram
Iter para tutum
Ut videntes Jesum
Semper collaetemur

Sit laus Deo Patri
Summo Christo decus
Spiritui sancto
Tribus honor unus
Amen.

***********************

Ave, stella del mare
Eccelsa madre di Dio
E sempre Vergine,
Felice porta del cielo

Accogliendo quell'"Ave"
dalla bocca di Gabriele,
donaci la pace,
mutando la fama di Eva.

Sciogli i vincoli per i rei,
dà luce ai ciechi,
scaccia i nostri mali,
dacci ogni bene.

Mostrati Madre di tutti,
offri la nostra preghiera,
Cristo l'accolga benigno,
lui che si è fatto tuo Figlio.

Vergine santa fra tutte,
dolce regina del cielo,
rendi innocenti i tuoi figli,
umili e puri di cuore.

Donaci giorni di pace,
veglia sul nostro cammino,
fa' che vediamo il tuo Figlio,
pieni di gioia nel cielo.

Sia lode a Dio Padre,
gloria al Cristo Signore,
e allo Spirito Santo
unico onore alla Santa Trinità.
Amen.



[SM=g1740717]

Ave Stella del mare

[SM=g1740750] [SM=g1740757] [SM=g1740752]

[SM=g1740717] In Egitto si segnala la preghiera più antica che si conosca su Maria e a Maria, fin dalla fine del III secolo, il:
Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genetrix; nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
e che dice " Sotto la tua protezione ci rifugiamo, santa Madre di Dio, non dimenticare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta..."
Ve la offriamo in formato Karaoke per poterla imparare più facilmente... con la sua melodia tradizionale e in latino.
it.gloria.tv/?media=241338

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[SM=g1740750]

[SM=g1740738]
Caterina63
00giovedì 16 febbraio 2012 11:32
[SM=g1740717] Canto Karaoke Pange lingua gloriosi Tantum ergo Sacramentum

Amici, in poche strofe, l'arte cattolica della musica sacra, ha saputo donarci dei veri capolavori dottrinali. Spesso li riteniamo difficili perchè in latino, proviamo allora con il sistema del Karaoke a cantare, aprendo cuore e mente a quel sensum fidei che fa grande la Chiesa in ogni tempo e ci santifica.... Il Tantum ergo Sacramentum è inserito nel Pange lingua, anche se spesso lo cantiamo a parte nell'Adorazione Eucaristica.

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Pange, lingua, gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit gentium.

Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine,
Et in mundo conversatus,
Sparso verbi semine,
Sui moras incolatus
Miro clausit ordine.

In supremæ nocte cenæ
recumbens cum fratribus,
observata lege plene
cibis in legalibus
Cibum turbæ duodenæ
se dat suis manibus.

Verbum caro, panem verum
verbo carnem efficit:
fitque sanguis Christi merum,
et si sensus deficit,
ad firmandum cor sincerum
sola fides sufficit.

Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
præstet fides supplementum
sensuum defectui.

Genitori Genitoque
laus et iubilatio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio;
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio.
Amen.

*****************************************
Canta, o mia lingua,
il mistero del corpo glorioso
e del sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto benedetto di un grembo generoso,
sparse per il riscatto del mondo.

Si è dato a noi, nascendo per noi
da una Vergine purissima,
visse nel mondo spargendo
il seme della sua parola
e chiuse in modo mirabile
il tempo della sua dimora quaggiù.

Nella notte dell'ultima Cena,
sedendo a mensa con i suoi fratelli,
dopo aver osservato pienamente
le prescrizioni della legge,
si diede in cibo agli apostoli
con le proprie mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola
il pane vero nella sua carne
e il vino nel suo sangue,
e se i sensi vengono meno,
la fede basta per rassicurare
un cuore sincero.

Adoriamo, dunque, prostrati
un sì gran sacramento;
l'antica legge
ceda alla nuova,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio:
pari lode sia allo Spirito Santo,
che procede da entrambi.
Amen.

V. Panem de caelo praestitisti eis.
R. Omne delectamentum in se habentem.

Oremus: Deus, qui nobis sub sacramento mirabili, passionis tuae memoriam reliquisti: tribue, quaesumus, ita nos corporis et sanguinis tui sacra mysteria venerari, ut redemptionis tuae fructum in nobis iugiter sentiamus. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum.
R. Amen.


[SM=g1740738]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00martedì 20 marzo 2012 19:08
[SM=g1740717] STUPENDO

Transitus di San Benedetto da Norcia-canti gregoriani

21 marzo-Festa 1st Class / osservanza monastica / "L'uomo di Dio, Benedetto, è stato riempito con lo spirito di tutti i giusti. Possa egli intercedere per tutti in professione monastica" / Lasciate che la moltitudine dei fedeli nella esultano gloria del nostro Padre Benedetto amato, ma soprattutto lasciare che l'esercito di monaci lieto che sulla terra si celebra la festa di colui con il quale i santi in cielo gioiscono. (Magnificat antifona) / Sei giorni prima della sua morte, San Benedetto ha ordinato la sua tomba di essere preparati, quindi si ammalò di una febbre. Il sesto giorno egli chiese di essere portato alla cappella, e, dopo aver ricevuto il santo Corpo e Sangue di Cristo, con le mani alzate e appoggiandosi su uno dei suoi discepoli, con calma è scaduto in preghiera, il 21 marzo, 543.

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[SM=g1740738]

[SM=g1740757]

Il testo dello Stabat Mater dolorosa fu scritto da Jacopone da Todi (1230? - 1306), poeta e mistico quando si ritirò nel covento di Sant'Angelo in Pantanelli.
Questo testo ha attraversato i secoli, proprio per la sua straordinaria umanità: la prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorosa ("La Madre addolorata stava") è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo; la seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris ("Oh, Madre, fonte d'amore") è un'invocazione in cui l'orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.
È recitata in maniera facoltativa durante la messa dell'Addolorata (15 settembre) e le sue parti formano gli inni latini della stessa festa. Prima della Riforma liturgica era utilizzata nell'ufficio del venerdì della settimana di passione (Madonna dei sette dolori - Venerdì precedente la Domenica delle Palme). Ma popolarissima era soprattutto perché accompagnava il rito della Via Crucis e la processione del Venerdì Santo. Un canto amatissimo dai fedeli, non meno che da intere generazioni di musicisti colti (si pensi solo a Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi, Rossini...).
(fonte tratta dal web)

Per una maggior comprensione e Preghiera, abbiamo postato anche la traduzione....

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Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!

Quae moerébat et dolébat,
pia mater, cum vidébat
nati poenas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
in tanto supplício?

Quis non posset contristári,
piam Matrem contemplári
doléntem cum Filio?

Pro peccátis suae gentis
vidit Jesum in torméntis
et flagéllis subditum.

Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.

Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.

Tui Nati vulneráti,
tam dignáti pro me pati,
poenas mecum dívide.

Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.

Iuxta crucem tecum stare,
te libenter sociáre
in planctu desídero.

Virgo vírginum praeclára,
mihi iam non sis amára,
fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac me sortem
et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,
cruce hac inebriári
et cruóre Fílii.

Flammis ne urar ne succénsus,
per te, Virgo, sim defénsus
in die iudícii.

Fac me cruce custodíri
morte Christi praemuníri,
confovéri grátia.

Christe, cum sit hinc exire
Da per Matrem me venire
Ad palmam victoriae.

Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimæ donétur
paradísi glória.

Amen.

*************************************

La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
su cui pendeva il Figlio.

E il suo animo gemente,
contristato e dolente
una spada trafiggeva.

Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!

Come si rattristava e si doleva
la pia Madre
vedendo le pene dell'inclito Figlio!

Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?

Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio?

A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti,
sottoposto ai flagelli.

Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.

Oh, Madre, fonte d'amore,
fammi forza nel dolore
perché possa piangere con te.

Fa' che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.

Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso
fortemente nel mio cuore.

Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire per me,
dividi con me le pene.

Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.

Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia,
nel compianto.

O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.

Fa' che io porti la morte di Cristo,
avere parte alla sua passione
e ricordarmi delle sue piaghe.

Fa' che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce
e del sangue del tuo Figlio.

Che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.

Fa' che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo,
consolato dalla grazia.

Fa', o Cristo, che nell'ora della
morte ottenga da Maria
la palma della vittoria.

E quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso.

Così sia.



[SM=g1740717]
[SM=g1740717] Buona meditazione a tutti!

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Crux fidélis
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Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert fronde, flore, gérmine.
Dulce lignum, dulces clavo dulce pondus sústinens!
- Pange lingua, gloriosi, proelium certaminis,
et super Crucis tropaeo dic triumphum nobilem,
qualiter Redemptor orbis immolatus vicerit.
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert fronde, flore, gérmine.
- Quando venit ergo sacri plenitudo temporis,
missus est ab parce Patris, Natus orbis conditor,
atque ventre verginali, carne factus prodiit.
Dulce lignum, dulces clavo dulce pondus sústinens!
- Vagit infans inter arta conditus praesaepia,
membra pannis involuta, Virgo Mater alligat,
et manus pedesque et crura stricta cingit fascia.
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.
- Lustra sex qui iam peregit tempus implens corporis,
se volente, natus ad hoc, passioni deditus,
Agnus in crucis levatur immolandus stipite.
Dulce lignum, dulces clavo dulce pondus sústinens!
- Aequa Patri Filioque, inclito Paraclito,
sempiterna sit beatae Trinitati gloria;
cuius alma nos redemit atque serva gratia

*******
Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti!
Nessun bosco ne offre uno simile per fiore, fogliame, germoglio.
Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete il dolce peso.
- Esalti ogni lingua nel canto lo scontro e la grande vittoria,
e sopra il trofeo della Croce proclami il suo grande trionfo,
poichè il Redentore del mondo fu ucciso e fu poi vincitore.
- E quando il momento fu giunto del tempo fissato da Dio,
ci venne qual dono del Padre il Figlio, creatore del mondo;
agli uomini venne incarnato nel grembo di Vergine Madre.
- Vagisce il Bambino, adagiato in umile, misera stalla,
le piccole membra ravvolge e copre la Vergine Madre,
ne cinge le mani ed i piedi, legati con candida fascia.
- Compiuti trent'anni e conclusa la vita mortale,
il Signore offriva se stesso alla morte, per noi,
in Croce è innalzato l'Agnello che viene immolato per noi.
- Al Padre sia gloria ed al Figlio, e all'inclito Paraclito;
sia gloria alla sempre ed Eterna Trinità;
il Suo Amore l'anima ha redento, servo della grazia. —


[SM=g1740717]

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]



Caterina63
00mercoledì 30 maggio 2012 09:20
Una delle Sequenze più sacre e più belle della nostra tradizione, il Vieni Spirito Creatore, implorante la Terza Persona della Santissima Trinità: O dolce Consolatore, Dito della mano di Dio, luce all'intelletto... Difendici dal nemico... [SM=g1740752]

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[SM=g1740717]

[SM=g1740738]

LITANIE LAURETANE
Sono le più antiche, formatesi lentamente. Nel 1587 furono ap­provate ufficialmente da Sisto V, il quale eresse la Diocesi di Loreto e ne fece costruire la facciata del Santuario.

Lungo i secoli, secondo i bisogni della Chiesa e lo sviluppo dottrinale del Magistero, sono state aggiunte altre invocazioni. L'ulti­ma - Regina della famiglia - è stata inserita per espressa volontà di Giovanni Paolo II.

Queste Litanie sono una miniera inesauribile di potenti stimoli per la riflessione e la pietà popolare verso Maria.




In questo audio ascoltiamo una versione molto bella, dal Coro di Santa Maria Maggiore, e cantate alla presenza del santo Padre Benedetto XVI il 3 maggio 2008 al termine della recita del santo Rosario.
Vi ricordiamo di meditare che, ogni attributo, ogni titolo che eleviamo alla Santa Vergine, Le provengono dal Divin Figlio che in Lei "si fece carne", è Lui la radice e la realtà, lo scopo e il fine ultimo, di ogni nostra invocazione a Lei, la Madre!
www.gloria.tv/?media=295613




[SM=g1740750]




[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

www.gloria.tv/?media=298315


[SM=g1740753]


[SM=g1740717]

www.gloria.tv/?media=298432



[SM=g1740738]


[SM=g1740733] Cari Amici, accanto ai tanti Inni Eucaristici, presentiamo un canto poco conosciuto, ma straordinariamente bello: Dulcis Christe, musicato da Michelangelo Grancini (1605-1669), e qui interpretato dalla grande voce di Mina.

www.gloria.tv/?media=301418

Si tratta di un brano a due voci femminili (soprano, contralto) ed è caratterizzato da una dolcissima linea melodica e da un mirabile intreccio delle due parti. Il testo, come possiamo notare, è semplice, la sua ripetitività scaturisce da quella bellissima tradizione della Chiesa del "salmodiare", ossia, prendendo frasi dai Salmi o da parole di dottrina, queste vengono salmodiate, ripetute come preghiera, come faceva Gesù nel Getzemani del quale si legge: si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. (Mt.26,44)
Nella nostra Tradizione Cristiana, il ripetere è indice di attenzione e di impegno alle parole che si dicono, un dolce ripetere fino a quando non saremo esauditi, un pregare incessantemente, senza stancarsi mai, ma piuttosto esercitando, sviluppando e maturando un rapporto unico con Colui al quale rivolgiamo il nostro tempo, ogni dedizione, ogni attenzione, ogni pensiero, ogni parola.

Video a cura del
Movimento Domenicano del Rosario
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Dulcis Christe

Dulcis Christe, o bone Deus,
o amor meus, o vita mea,
o salus mea, o gloria mea.

Dulcis Christe, o bone Deus,
Dulcis Christe, o bone Deus,
o amor meus, o vita mea,
o salus mea, o gloria mea.

Dulcis Christe, o bone Deus,
Dulcis Christe, o bone Deus,
o amor meus, o vita mea,
o salus mea, o gloria mea.
o gloria mea

Tu es Creator, Tu es Salvator mundi.
Te volo, Te quaero, Te adoro,
o dulcis amor.
Te adoro, o care Jesus





[SM=g1740734]



Caterina63
00venerdì 27 luglio 2012 18:23
[SM=g1740717] Canto italiano latino O Sanctissima

O santissima, o piissima
Madre nostra, Maria!
Tu, preservata immacolata,
prega, prega per i figli tuoi.

Tu confortaci, tu difendici,
Madre nostra, Maria!
Con te chiediamo, con te speriamo:
prega, prega per i figli tuoi.

Nei pericoli, nelle lacrime,
Madre nostra, Maria!
Tu sei la luce, tu sei la pace:
prega, prega per i figli tuoi.

Benedetta ed eletta
fra le donne, Maria.
Sei la speranza, o tutta Santa:
prega, prega per i figli tuoi.

Il Signore ha compiuto in te
grandi cose. Maria!
Tu sei la Madre del Salvatore:
prega, prega per i figli tuoi.

Tu del cielo sei Regina,
o beata Maria.
Noi ti amiamo, noi t'invochiamo:
prega, prega per i figli tuoi.

Latino

O Sanctissima, o piissima,
Dulcis Virgo Maria
Mater amata, Intemerata.
Ora, ora pro nobis.

Tu solatium et refugium,
Virgo Mater Maria.
Quidquid optamus, per Te speramus.
Ora, ora pronobis.

Ecce debiles, per quam flebiles,
Salva nos, o Maria.
Tolle languores, sana dolores.
Ora, ora pro nobis.

Virgo respice, Mater, aspice.
Audi nos, o Maria.
Tu medicinam, portas divinam.
Ora, ora pro nobis.

www.gloria.tv/?media=315671



[SM=g1740717]


[SM=g1740720] Cari Amici, in occasione della Festa dell'Esaltazione della Croce e della Beata Vergine Maria Addolorata, il 14 e 15 settembre, vi offriamo un dolcissimo canto-preghiera, in formato karaoke, davvero sensibile al tema.
Tratto dal "Laudario di Cortona", secolo XIII
www.gloria.tv/?media=330665


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[SM=g1740738]




[SM=g1740757] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

- Annus Fidei Professione Credo con Benedetto XVI (2)

La Professione di Fede Cattolica contiene al suo interno tutto il corpo fondamentale della dottrina e del Catechismo Cattolico e, come insegna sant'Agostino, non è sufficiente impararlo a memoria, bisogna viverlo, metterlo in pratica per dirsi veramente Cattolici, senza sé e senza ma....
www.gloria.tv/?media=336346




[SM=g1740717]


[SM=g1740757]

Caterina63
00venerdì 19 ottobre 2012 20:45
[SM=g1740720]L'ANNO DELLA FEDE PROTAGONISTA FESTIVAL DI MUSICA E ARTE SACRA

Città del Vaticano, 19 ottobre 2012 (VIS). L'XI edizione del Festival internazionale di Musica e Arte sacra - che si svolge nelle basiliche papali di Roma e in Vaticano, sarà dedicata all'Anno della Fede.

Il Festival promuove le attività istituzionali della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, presieduta da Hans-Albert Courtial, che consistono nel restauro di beni preziosi e di tesori di arte sacra contenuti in parte nelle Basiliche Papali e di far risuonare il repertorio sacro nella basiliche romane.

Il programma di quest'anno comprende sette concerti, dal 2 e al 13 novembre.

Il primo sarà la Messa da Requeim di Giovanni Sgambati, interpretata dall'Orchestra Roma Sinfonietta, nella Basilica di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio.

Mercoledì 7 novembre nella stessa Basilica, l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma interpreterà la Sinfonia no. 7 di Anton Bruckner.

Il Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina", interpreterà, domenica 11 novembre, la "Missa Anno Santo", composta da Monsignor Georg Ratzinger, fratello del Pontefice, in un concerto privato nella Cappella Sistina.

Lo stesso giorno nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, alle 21, il Johann-Rosenmüller-Ensemble (su strumenti storici) ed il Bach-Chor Siegen, interpreteranno il "Vespro della Beata Vergine Maria" di Claudio Monteverdi.

Il 12 novembre, alle 20, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, protagonista sarà la polifonia della scuola romana grazie al Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina", che interpreterà un repertorio di scuola romana ed il Westminster Cathedral Choir che passerà in rassegna sei secoli di musica corale cattolica dalle isole britanniche.

Il 13 novembre, alle 17, il Westminster Cathedral Choir, diretto da Martin Baker, accompagnerà nella Basilica Papale di San Pietro la Santa Messa celebrata dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana.

Il Festival si chiude il 13 novembre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura con l'Orchestra Wiener Philharmoniker ed un programma interamente dedicato a Mozart.

Il Cardinale Angelo Comastri, Presidente onorario della fondazione pro musica e arte sacra, ha così commentato l'edizione 2012: "È una musica che nasce dalla fede e quindi è una musica che attira anche alla fede. Tutto quello che c'è nella Chiesa, infatti, di artistico, non è altro che l'espressione, la bellezza interiore, che si traduce in forme esteriori".

[SM=g1740763]

ATTENZIONE: DISCORSO DEL PAPA ALLE SCHOLAE CANTORUM...... [SM=g1740733]

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO
DALL'ASSOCIAZIONE ITALIANA SANTA CECILIA

Aula Paolo VI
Sabato, 10 novembre 2012

 

 

 

Cari fratelli e sorelle!

 

Con grande gioia vi accolgo, in occasione del pellegrinaggio organizzato dall’Associazione Italiana Santa Cecilia, alla quale va anzitutto il mio plauso, con il saluto cordiale al Presidente, che ringrazio per le cortesi parole, e a tutti i collaboratori. Con affetto saluto voi, appartenenti a numerose Scholae Cantorum di ogni parte d’Italia! Sono molto lieto di incontrarvi, e anche di sapere - come è stato ricordato - che domani parteciperete nella Basilica di San Pietro alla celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Arciprete Angelo Comastri, offrendo naturalmente il servizio della lode con il canto.

 

Questo vostro convegno si colloca intenzionalmente nella ricorrenza del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. E con piacere ho visto che l’Associazione Santa Cecilia ha inteso così riproporre alla vostra attenzione l’insegnamento della Costituzione conciliare sulla liturgia, in particolare là dove – nel sesto capitolo – tratta della musica sacra. In tale ricorrenza, come sapete bene, ho voluto per tutta la Chiesa uno speciale Anno della fede, al fine di promuovere l’approfondimento della fede in tutti i battezzati e il comune impegno per la nuova evangelizzazione. Perciò, incontrandovi, vorrei sottolineare brevemente come la musica sacra può, anzitutto, favorire la fede e, inoltre, cooperare alla nuova evangelizzazione.

 

Circa la fede, viene spontaneo pensare alla vicenda personale di Sant’Agostino - uno dei grandi Padri della Chiesa, vissuto tra il IV e il V secolo dopo Cristo - alla cui conversione contribuì certamente e in modo rilevante l’ascolto del canto dei salmi e degli inni, nelle liturgie presiedute da Sant’Ambrogio. Se infatti sempre la fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio – un ascolto naturalmente non solo dei sensi, ma che dai sensi passa alla mente ed al cuore – non c’è dubbio che la musica e soprattutto il canto possono conferire alla recita dei salmi e dei cantici biblici maggiore forza comunicativa. Tra i carismi di Sant’Ambrogio vi era proprio quello di una spiccata sensibilità e capacità musicale, ed egli, una volta ordinato Vescovo di Milano, mise questo dono al servizio della fede e dell’evangelizzazione. La testimonianza di Agostino, che in quel tempo era professore a Milano e cercava Dio, cercava la fede, al riguardo è molto significativa.

Nel decimo libro delle Confessioni, della sua Autobiografia, egli scrive: «Quando mi tornano alla mente le lacrime che canti di chiesa mi strapparono ai primordi nella mia fede riconquistata, e alla commozione che ancor oggi suscita in me non il canto, ma le parole cantate, se cantate con voce limpida e la modulazione più conveniente, riconosco di nuovo la grande utilità di questa pratica» (33, 50). L’esperienza degli inni ambrosiani fu talmente forte, che Agostino li portò impressi nella memoria e li citò spesso nelle sue opere; anzi, scrisse un’opera proprio sulla musica, il De Musica.
Egli afferma di non approvare, durante le liturgie cantate, la ricerca del mero piacere sensibile, ma riconosce che la musica e il canto ben fatti possono aiutare ad accogliere la Parola di Dio e a provare una salutare commozione
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Questa testimonianza di Sant’Agostino ci aiuta a comprendere il fatto che la Costituzione Sacrosanctum Concilium, in linea con la tradizione della Chiesa, insegna che «il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» (n. 112). Perché «necessaria ed integrante»? Non certo per motivi puramente estetici, in un senso superficiale, ma perché coopera, proprio per la sua bellezza, a nutrire ed esprimere la fede, e quindi alla gloria di Dio e alla santificazione dei fedeli, che sono il fine della musica sacra (cfr ibid.). Proprio per questo vorrei ringraziarvi per il prezioso servizio che prestate: la musica che eseguite non è un accessorio o solo un abbellimento esteriore della liturgia, ma è essa stessa liturgia. Voi aiutate l’intera Assemblea a lodare Dio, a far scendere nel profondo del cuore la sua Parola: con il canto voi pregate e fate pregare, e partecipate al canto e alla preghiera della liturgia che abbraccia l’intera creazione nel glorificare il Creatore.

 

Il secondo aspetto che propongo alla vostra riflessione è il rapporto tra il canto sacro e la nuova evangelizzazione. La Costituzione conciliare sulla liturgia ricorda l’importanza della musica sacra nella missione ad gentes ed esorta a valorizzare le tradizioni musicali dei popoli (cfr n. 119). Ma anche proprio nei Paesi di antica evangelizzazione, come l’Italia, la musica sacra - con la sua grande tradizione che è propria, che è cultura nostra, occidentale - può avere e di fatto ha un compito rilevante, per favorire la riscoperta di Dio, un rinnovato accostamento al messaggio cristiano e ai misteri della fede.

Pensiamo alla celebre esperienza di Paul Claudel, poeta francese, che si convertì ascoltando il canto del Magnificat durante i Vespri di Natale nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi: «In quel momento – egli scrive – capitò l’evento che domina tutta la mia vita. In un istante il mio cuore fu toccato e io credetti. Credetti con una forza di adesione così grande, con un tale innalzamento di tutto il mio essere, con una convinzione così potente, in una certezza che non lasciava posto a nessuna specie di dubbio che, dopo di allora, nessun ragionamento, nessuna circostanza della mia vita agitata hanno potuto scuotere la mia fede né toccarla».
Ma, senza scomodare personaggi illustri, pensiamo a quante persone sono state toccate nel profondo dell’animo ascoltando musica sacra; e ancora di più a quanti si sono sentiti nuovamente attirati verso Dio dalla bellezza della musica liturgica come Claudel.
E qui, cari amici, voi avete un ruolo importante: impegnatevi a migliorare la qualità del canto liturgico, senza aver timore di recuperare e valorizzare la grande tradizione musicale della Chiesa, che nel gregoriano e nella polifonia ha due delle espressioni più alte, come afferma lo stesso Vaticano II (cfr Sacrosanctum Concilium, 116). [SM=g1740721]

E vorrei sottolineare che la partecipazione attiva dell’intero Popolo di Dio alla liturgia non consiste solo nel parlare, ma anche nell’ascoltare, nell’accogliere con i sensi e con lo spirito la Parola, e questo vale anche per la musica sacra. Voi, che avete il dono del canto, potete far cantare il cuore di tante persone nelle celebrazioni liturgiche.

 

Cari amici, auguro che in Italia la musica liturgica tenda sempre più in alto, per lodare degnamente il Signore e per mostrare come la Chiesa sia il luogo in cui la bellezza è di casa. Grazie ancora a tutti per questo incontro!
Grazie.


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Caterina63
00giovedì 1 novembre 2012 19:48
[SM=g1740733] - Canto Preghiera Karaoke Media Vita in morte sumus

Cari amici,
dopo avervi offerto la Catechesi del Papa sulla Commemorazione dei Defunti,
www.gloria.tv/?media=211479
e il canto Preghiera in formato Karaoke della Sequenza per i Defunti, il famoso Dies Irae
www.gloria.tv/?media=211801
vi offriamo ora un altro canto commovente che ci invita ad avere attenzione sulla nostra sorte e a ricordarci dei nostri amati Defunti, delle Anime del Purgatorio.
www.gloria.tv/?media=354265



Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org


Media vita in morte sumus
Quem quærimus adjutorem nisi te, Domine?
Qui pro peccatis nostris juste irasceris
Sancte Deus, Sancte fortis, Sancte et misericors Salvator,
Amaræ morti ne tradas nos.

In Te speraverunt Patres nostri,
speraverunt et liberasti eos.
Sancte Deus, Sancte fortis, Sancte et misericors Salvator,
Amaræ morti ne tradas nos.

Ad Te clamaverunt Patres nostri,
clamaverunt et non sunt confusi.
Sancte Deus, Sancte fortis, Sancte et misericors Salvator,
Amaræ morti ne tradas nos.

Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto:
Sancte Deus, Sancte fortis, Sancte et misericors Salvator,
Amaræ morti ne tradas nos.

**************
traduzione

Il mezzo alla vita siamo nella morte
Da chi dobbiamo cercare soccorso se non da Te, o Signore?
Che per i nostri peccati, giustamente sei contrariato.
Santo Dio, Santo Forte, o Santo e misericordioso Salvatore,
Non ci dare una morte amara.

In Te i nostri Padri hanno sperato,
e sperando li hai liberati.
Santo Dio, Santo Forte, o Santo e misericordioso Salvatore,
Non ci dare una morte amara.

A Te hanno invocato, i nostri Padri
invocarono, e non rimasero delusi.
Santo Dio, Santo Forte, o Santo e misericordioso Salvatore,
Non ci dare una morte amara.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo:
Santo Dio, Santo Forte, o Santo e misericordioso Salvatore,
Non ci dare una morte amara.



*************
Il testo è struggente e pieno di drammaticità, con quei vocativi finali, ma al tempo stesso carico di sentita contrizione, con la certezza dell’Ira di Dio (“pro peccatis nostris juste irasceris“), laddove oggi tendiamo a negare il Creatore… una Ira santa che purifica, deterge gli animi coinvolti, una Ira che salva.
Il Canto, pieno di fascino, e che termina con una cadenza sospesa (Amaræ morti ne tradas nos.), è un Canto Ambrosiano su testo attribuito a Nokter Balbulus, X secolo, Monaco di San Gallo (Svizzera).
Nell’intenzione di Nokter Balbulus o di chi per lui, è un’Antifona del Quarto Sabato di Quaresima, da cantarsi alle lodi.
Una curiosità: Jules Combarieu, nel suo ‘La Musica e la Magia‘ ci racconta che tale inno venne bandito per un certo periodo con tanto di Bolla papale per l’uso improprio che se ne faceva nel Medio Evo: pare infatti che, in quei tempi privi d’anagrafe, venisse utilizzato quasi come un mortifero ‘mantra‘, un incantesimo, commissionando ad un ignaro sacerdote una messa da morto durante la quale venisse cantata quest’antifona, con il dedicatario ancora in vita…





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[SM=g1740720] [SM=g1740738]

- Canto Preghiera Karaoke Rorate Coeli desuper

Il Rorate cœli desuper è il titolo dell'Introito della messa della quarta domenica di Avvento e del comune della beata vergine Maria. È presente nel repertorio del canto gregoriano. Il ritornello è tratto dal libro di Isaia (45,8): "Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia."
www.gloria.tv/?media=371630


Movimento Domenicano del Rosario
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Caterina63
00venerdì 1 marzo 2013 12:43
[SM=g1740720] - Canto Karaoke Preghiera Inni e Canti

Apriamo il nostro cuore al Dio Incarnato, Gesù-Ostia Santa che nel silenzio dell'Eucaristia ci viene incontro facendosi nutrimento per noi, nutrimento per l'anima ed anche per il corpo, per risanarci dai molteplici mali che ci affliggono. Pieghiamo le nostre ginocchia davanti al vero Dio. Cerchiamo di essere veri testimoni di questo immenso dono e prodigio.
www.gloria.tv/?media=407315

Vi ricordiamo che ci sono altri 40 canti in formato karaoke che potrete trovare nella raccolta dell'album:
www.gloria.tv/?album=3782


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



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Caterina63
00venerdì 5 aprile 2013 15:03
[SM=g1740733] Per ben commemorare

Laudario di Cortona --
De la crudel morte de Cristo --
Ensemble Micrologus --

*** Niccolò dell'Arca (ca. 1435 -- 1494) -

Il Compianto sul Cristo Morto
De la crudel morte del Cristo

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De la crudel morte del Cristo
on’hom pianga amaramente.

Quando Iuderi Cristo pillâro
d’ogne parte lo circundaro;
le sue mane strecto legâro
como ladro, villanamente.

Trenta denar fo lo mercato
ke fece Juda, et fo pagato;
mellio li fôra non essar nato
k’aver peccato sì duramente!

A la colonna fo spolïato,
per tutto ’l corpo flagellato;
d’ogne parte fo’ nsanguinato
commo falso, amaramente.

Pöi ’l menar a Pilato;
e, nel consellio ademandato,
da li Iudèr fo condempnato,
de quella falsa, rïa gente.

Tutti gridaro ad alta voce:
“Moia ’l falso, moia ’l veloce!
Sbrigatamente sia posto en croce,
ke non turbi tutta la gente!”.

Nel süo vulto li sputaro,
E la sua barba sì la pelaro;
Facendo beffe, l’imputaro
ke Dio s’è facto, falsamente.

Poi che ’n croce fo kiavellato,
Da li Iuderi fo designato:
“Se tu se’ Cristo, da Dio mandato,
descende giù securamente!”

Lo santo lato sangue menao,
E tutti noi recomparao
Da lo nemico, ke ’ngannao
Per uno pomo, sì vilemente!

San Iovanni lo vangelisto,
quando guardava suo maiestro
vedielo ’n croce, molt’era tristo
et doloroso de la mente.

Li soi compagni l’abandonaro,
tutti fugiero e lui lasciaro,
stando tormento forte et amaro
de lo suo corpo, per la gente.

Molt’era trista Sancta Maria
quando ’l suo figlio en croce vedea;
cum gran dolore forte piangeva,
Dicendo: “Trista, lassa, dolente”

www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=35D74FNglWQ


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Caterina63
00martedì 16 aprile 2013 11:02
[SM=g1740758] dai ricordi di Benedetto XVI:

Il punto essenziale per la mia famiglia era la domenica. Benedetto XVI ricorda con gioia la sua infanzia in Baviera, che aveva come centro proprio il Giorno del Signore. Anzi, rammenta che a casa Ratzinger la domenica iniziava già il sabato quando il suo papà leggeva le letture della Domenica e così lui e il fratello Georg entravano già nella “liturgia, in un’atmosfera di gioia”:


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“Il giorno dopo andavamo a Messa. Io sono di casa vicino a Salisburgo, quindi abbiamo avuto molta musica – Mozart, Schubert, Haydn – e quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo. E poi a casa era importante, naturalmente, il grande pranzo insieme”.


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quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo.

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