Ma non è il caso di dilungarsi su tali cose, Venerabili Fratelli, poiché il Nostro principale proposito è di dimostrare il carattere e l’intimo spirito di questo Istituto, dal quale, come ai tempi di Francesco, così in questa età, tanto contraria alla virtù ed alla fede, la Chiesa si ripromette grandi vantaggi per il popolo cristiano.
Quel profondo conoscitore dei nostri tempi, che fu il Nostro Predecessore di felice memoria, Leone XIII, per rendere la disciplina dei Terziari più accessibile ad ogni grado di persone, molto saggiamente con la Costituzione « Misericors Dei Filius » dell’anno 1883, mitigò la loro regola, « secondo le presenti circostanze della società », variando alcune cose di minore importanza, che non parevano consentanee con i nostri costumi. « Con questo però, egli dice, non bisogna credere che sia stato tolto all’Ordine alcunché di essenziale, volendo Noi che la sua natura si conservi integra ed immutata ».
Perciò ogni cambiamento fu soltanto estrinseco, e non toccò per nulla la sostanza di essa, la quale continua ad essere tale quale la volle lo stesso Santo fondatore. È Nostra convinzione che lo spirito del Terz’Ordine, tutto pervaso di sapienza evangelica, molto contribuirà al miglioramento dei costumi privati e pubblici, purché rifiorisca nuovamente, come quando Francesco, con la parola e con l’esempio, predicava per ogni dove il regno di Dio.
Infatti egli volle innanzi tutto che nei suoi Terziari rifulga in modo speciale la carità fraterna, autrice di concordia e di pace. Ben comprendendo che questo è il principale precetto di Gesù Cristo, quale sintesi di tutta la legge cristiana, rivolse ogni sua cura ad informarne gli animi dei suoi seguaci: e con ciò stesso egli ottenne che il Terz’Ordine riuscisse utile di per sé all’umana società.
Francesco era talmente infiammato di ardore serafico per Dio e per gli uomini, da non riuscire a contenerlo nel suo cuore, ma avvertiva la necessità di portarlo all’esterno, a favore di quanti più potesse. Pertanto, avendo cominciato a riformare la vita privata e domestica dei suoi fratelli, indirizzandoli all’acquisto della virtù, quasi non mirasse ad altro, pensò di non doversi fermare qui, ma di servirsi di questa riforma individuale come di uno strumento per recare in seno alla società un soffio di vita cristiana, e così guadagnare tutti a Gesù Cristo.
Conseguentemente, il pensiero che animò Francesco a fare dei Terziari altrettanti araldi e apostoli di pace in mezzo alle aspre contese e ai civili rivolgimenti del suo tempo, fu pure il pensiero Nostro quando pressoché tutto il mondo ardeva dell’orribile guerra, e tale è tuttora, mentre non è spento del tutto il vasto incendio, che fumiga ancora qua e là e in qualche punto manda guizzi di fiamme. A ciò si aggiunga quell’interno travaglio che agita le nazioni — dovuto al lungo oblìo e al disprezzo dei princìpi cristiani — per cui le varie classi sociali si contendono il possesso dei beni terreni con tanto accanimento da far temere una universale catastrofe.