3 Ottobre Visita Apostolica del Papa a Palermo

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Caterina63
00mercoledì 22 settembre 2010 13:40
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A PALERMO IN OCCASIONE DEL RADUNO ECCLESIALE REGIONALE DELLE FAMIGLIE E DEI GIOVANI (3 OTTOBRE 2010) - PROGRAMMA , 22.09.2010

Domenica 3 ottobre 2010


08.15

Partenza in aereo dall’’Aeroporto di Roma Ciampino per Palermo.

09.15

Arrivo all’’Aeroporto ""Falcone e Borsellino"" di Punta Raisi a Cinisi.

10.00

SALUTO DELLA CITTADINANZA al Foro Italico di Palermo.

10.30

CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA al Foro Italico di Palermo. Omelia del Santo Padre.

RECITA DELL’’ANGELUS DOMINI al Foro Italico di Palermo. Saluto del Santo Padre.

13.15

Pranzo con i Vescovi della Sicilia nel Palazzo Arcivescovile di Palermo.

17.00

INCONTRO CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I SEMINARISTI nella Cattedrale di Palermo. Discorso del Santo Padre.

18.00

INCONTRO CON I GIOVANI in Piazza Politeama di Palermo. Discorso del Santo Padre.

19.15

Partenza in aereo all’’Aeroporto ""Falcone e Borsellino"" di Punta Raisi a Cinisi per Ciampino.

20.45

Arrivo all’’Aeroporto di Roma Ciampino.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Vi ricordiamo che a Palermo, la comunità volta da Benedetto XVI GIOVANI E TRADIZIONE ha organizzato una Veglia di Preghiera con la Messa nel Rito in forma Straordinaria

Veglia di preghiera per la Visita di Papa Benedetto XVI a Palermo dalle 20,00 alle 24,00

02/10/2010

"Giovani e Tradizione" si fa promotore di una Veglia di preghiera sabato 2 ottobre 2010 dalle 20,00 alle 24,00 nell'Oratorio dell'Immacolatella (via dell'Immacolatella,accanto alla Basilica di San Francesco d'Assisi)a Palermo, dal titolo:"In attesa del Vicario di Cristo, pregando per la Chiesa".

I Gruppi, gli Isituti, e le Associazioni laicali che vorranno partecipare o aderire anche solo spiritualmente, possono inviare una mail a Giovani e Tradizione (info@giovanietradizione.org ) o telefonare (cell.330702501).
 
Durante la Veglia dei sacerdoti saranno disponibili per le Confessioni. PROGRAMMA: ore 19,30: Accoglienza e Intervento;ore 20,00: Santa Messa Tradizionale con omelia; ore 21,30: Santo Rosario (misteri gaudiosi,dolorosi,gloriosi), Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria; ore 24,00:Benedizione Eucaristica! A.M.D.G.





                                               Benedetto XVI a Palermo






 
Caterina63
00sabato 2 ottobre 2010 17:07

Gli insegnanti cattolici siciliani scrivono al Papa


“C’è molto da fare per estirpare varie forme di violenza”


ROMA, venerdì, 1° ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Santità, gli insegnanti cattolici siciliani sono in trepida attesa della Vostra visita alla città di Palermo e alla Sicilia”. Comincia così la lettera indirizzata a Benedetto XVI in vista della visita pastorale che il Papa compirà domenica 3 ottobre in occasione del raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani. 

Nella lettera i maestri cattolici sicilini riuniti nell’AIMC, che quest’anno celebra i suoi 65 anni di vita, eredi degli insegnamenti di Carlo Carretto, si dicono “fortemente interpellati” dal costante richiamo di Benedetto XVI all’“emergenza educativa” del nostro tempo.

“Riconosciamo – scrivono – i nostri limiti e le nostre manchevolezze e, con l’orgoglio dell’esercizio di una nobile professione, riconfermiamo a Vostra Santità la nostra piena disponibilità ad un servizio generoso alla nostra comunità nel segno della libertà e della democrazia, confortati e illuminati dal dono della fede”.

“Qui, in questa nostra bella terra di Sicilia – si legge di seguito –, ricca di memoria, c’è molto da fare nel campo dell’istruzione e della formazione per essere degni continuatori di una prestigiosa tradizione ma, soprattutto, per costruire una società migliore, una comunità che abbia veramente al centro la persona umana e la sua prospettiva di crescita civile”.

“C’è molto da fare – continuano – per estirpare varie forme di violenza ed assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni, sovente disorientate da falsi valori ed umiliate dalla mancanza di un adeguato lavoro; c’è molto da fare per valorizzare pienamente le numerose risorse umane, culturali, religiose, ambientali. E ciò costituisce una pressante sfida per ciascuno di noi”.

“Ci risuona ancora il grido, forte e convinto, contro la mafia, di Giovanni Paolo II, ad Agrigento, e la Vostra proposta ammonitrice - agli uomini di questa tremenda organizzazione - di convertirsi e di cambiare vita”.

“Per noi – affermano i maestri cattolici –, persone che vivono nella scuola siciliana, educare vuol dire soprattutto allontanare l’uomo, il prossimo, i nostri alunni da ogni cultura di disimpegno, di violenza e di morte per la piena valorizzazione della dignità di ciascuno, affermando i valori della vita e della solidarietà”.

“Santità, conti su di noi – concludono poi –. È un piccolo contributo, ma siamo dalla Vostra parte, con tanto affetto”.

Caterina63
00domenica 3 ottobre 2010 00:57
La città accoglie Benedetto XVI

Una speranza per Palermo


di Franco La Cecla

Il Santo Padre arriva in una città che è simbolo di una situazione più generale, quella di un Mezzogiorno d'Italia che negli ultimi quindici anni ha visto allargarsi il divario con le regioni del Nord. Alle ragioni di una crisi generale qui si aggiungono delle circostanze particolari:  una società fondamentalmente bloccata nei ruoli e nelle possibilità.

Palermo - la mia città - è infatti stretta in una maglia di appartenenze che rendono difficile ai giovani e ai meno protetti e abbienti di farsi avanti. Questo provoca una diaspora ingentissima di giovani (ma anche di quarantenni e cinquantenni con le loro famiglie), un dissanguamento di energie vitali qui frustrate e che cercano altrove una speranza. A fronte, i più deboli che rimangono sono facilmente preda della criminalità organizzata e nel migliore dei casi del peggiore clientelismo assistenziale.

In questa città si lavora spesso perché qualcuno ti fa "il favore" di permetterti di lavorare in una selva di sottoimpieghi, sottoappalti e "lavori socialmente utili". Inoltre, un notevole declino dei servizi e delle istituzioni rende la vita di Palermo sempre più impoverita e a rischio. Un caso paradossale è quello del servizio della nettezza urbana, ora privatizzato e che ha sospeso buona parte della pulizia cittadina.

Se si gira tra i quartieri popolari del centro - Danisinni, Albergheria, la stessa Kalsa, che sarà lo scenario della visita del Papa - ci si rende conto di sempre più preoccupanti sacche di miseria, della chiusura di asili nido, di strutture atte a soccorrere e a difendere l'infanzia, le donne, le famiglie, i giovani. Il degrado che veniva denunciato da don Puglisi per i quartieri a rischio mafioso oggi è più ampio, secondo quanto dichiarano i parroci di Brancaccio (il quartiere dove Pino Puglisi era parroco e dove è stato assassinato), del Borgo e delle periferie degradate come lo Zen, Bonagia.

Il volontariato fatica a trovare spazi, risorse, ascolto nelle istituzioni, e la violenza comincia a farsi avanti in situazioni che prima sembravano aver trovato un equilibrio, come raccontano gli operatori sanitari del quartiere Danisinni (quello dietro la cattedrale). Le istituzioni, il sindaco, il consiglio comunale sono stati più volte richiamati dalle stesse autorità ecclesiastiche a non dimenticarsi dei cittadini, soprattutto di quelli più disagiati.

La disoccupazione è avanzata moltissimo (Palermo ha una delle punte più alte d'Italia), l'incuria e il degrado hanno portato a reazioni disperate della gente, con roghi, blocchi stradali, occupazione del Comune. In questo contesto di frontiera la città non ha lesinato fondi ingenti per operazioni di facciata, e impressiona che il fenomeno sia arrivato a toccare persino una delle feste più sentite dal popolo palermitano. Così il cosiddetto "festino" di santa Rosalia perde sempre più il carattere popolare e rischia di trasformarsi in una kermesse dispendiosa e mediatica.

Nella città la speranza è incarnata dalla presenza di parroci coraggiosi, di una società civile che si ribella al pizzo, di una capacità inaspettata di "convivenza" da parte delle comunità immigrate. Palermo non ha infatti registrato alcun caso di rifiuto della presenza di migliaia di tamil, capoverdiani, mauriziani, filippini, maghrebini. Questi si sono integrati a tal punto da partecipare - si tratta soprattutto della comunità proveniente dallo Sri Lanka - alla "acchianata", la salita penitenziale al monte di santa Rosalia, il monte Pellegrino.

C'è insomma una Palermo che non si lascia andare, che spera e opera perché la città rimanga un luogo vivibile, con o senza l'apporto delle istituzioni. Palermo ha una grande tradizione di vitalità e varietà, con una componente popolare che sostanzia le ricorrenze festive con creatività e partecipazione, e mai come adesso questa magnifica popolazione si sente umiliata. Per un cambiamento la visita di Benedetto XVI potrebbe dare una scossa di speranza vitale.



(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2010)
Caterina63
00domenica 3 ottobre 2010 09:18
Le memorie archeologiche della prima evangelizzazione di Palermo

Dal terzo secolo i morti parlano dei vivi



di Fabrizio Bisconti

Papa Leone Magno ricorda, nei suoi scritti, le città di Palermo, di Lilibeo, di Messina e di Catania come sedi di diocesi, in perfetta coerenza con l'autorevole, ma più tarda,  testimonianza di Gregorio Magno che menziona Panormus come la più importante metropoli della Sicilia occidentale, attribuendo a questo centro il ruolo di sede amministrativa dei possedimenti della Chiesa in questo settore dell'isola (Epistulae, 7, 72).

Se non è mancata la consueta fioritura di leggende, specialmente di matrice locale, che riconoscono alla nobile città di Palermo un'evangelizzazione già in età apostolica, gli studi agiografici, storici e archeologici più recenti intravedono un'organizzata cristianizzazione della nobile città in età tardo antica e bizantina, quando questa divenne uno strategico crocevia tra oriente e occidente, con una particolare intensificazione di rapporti con l'Africa e Roma. In questo quadro, Gregorio Magno, vide nel ceto sociale degli aristocratici possessores dei territori palermitani un efficace strumento della sua attività politica e pastorale, ma anche un veicolo di evangelizzazione, che si concretizzò con l'edificazione di chiese, oratori, monasteri, istituti assistenziali, elargizioni di denaro ai poveri.

La città di Palermo, di probabile fondazione punica, mantenne il suo perimetro e il suo circuito murario sino al pieno medioevo. Entro questa cinta difensiva nacquero molti edifici di culto, forse già in età paleocristiana, ma, ai nostri giorni, rimangono solo chiese riconcepite dagli architetti normanni, anche se molte di queste, come la basilica di Santa Maria dell'Annunziata, furono distrutte nel Seicento, nell'ambito dell'intensa opera di demolizioni che, per più di un secolo, interessò la grande area antistante il Palazzo reale. Nella piazza della cattedrale è attestata archeologicamente una continuità di frequentazione dall'età romana a quella normanna, che rivela l'impianto di una basilica che, nell'estate del 603, secondo la testimonianza di Gregorio Magno (Epistulae, 14, 9), il vescovo Giovanni consacrò Beatae Virgini Mariae.

Ma le testimonianze archeologiche più interessanti, per quanto riguarda la cristianizzazione della città, provengono dal suburbio, dove sono situati i più importanti sepolcreti della tarda antichità e, dunque, del periodo paleocristiano. Molti ipogei sepolcrali sfruttavano gli anfratti naturali creati, nei secoli, dalle acque impetuose del fiume Kemonia a sud della città. Purtroppo, tali monumenti hanno subito innumerevoli danneggiamenti, tanto che l'unico ancora accessibile risulta essere quello di San Michele, situato al di sotto della chiesa romanica, che appare come uno dei più antichi edifici di culto dell'hinterland palermitano. Il piccolo ipogeo mostra tipologie sepolcrali assai simili a quelle riscontrate in monumenti funebri africani e propone manufatti utili al rito dei pasti funebri, ossia del refrigerium, il convito commemorativo, in onore dei defunti diffuso in tutto il Mediterraneo tardo antico.

L'altra necropoli paleocristiana di Palermo si estende nel sito definito Transpapireto, sulla riva del fiume, a poche decine di metri dalle mura urbiche, sfruttando la balza rocciosa di calcarenite conchilifera, che si sviluppa a ridosso dell'antica porta della città, definita Porta d'Ossuna, attribuendo la definizione a questa catacomba, che si propone come il più vasto cimitero paleocristiano di Palermo. Le catacombe di Porta d'Ossuna - sistematicamente restaurata dai responsabili della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra - nacquero, con tutta probabilità, nel IV secolo e furono sfruttate per tutto il v, per cui esse costituiscono la testimonianza archeologica più antica della diffusione del cristianesimo nella città di Palermo. In questo senso, tale monumento si colloca in quel quadro della evangelizzazione della Sicilia, che vede l'altro polo importante nella città di Siracusa che, con le catacombe di San Giovanni, di Santa Lucia e di Vigna Cassia, ci parla di un processo di cristianizzazione avviato già nel III secolo, come dimostra la deposizione della martire Lucia, che affrontò la prova estrema al tempo di Valeriano.

Un altro ipogeo più tardo si trova nei pressi della chiesa di Sant'Antonio, un un'area periferica a sudest della città. L'ambiente sotterraneo sfrutta quattro preesistenti depositi frumentari di età romana trasformati in una camera a pianta poligonale. Anche in questi ambienti, alcuni manufatti, nella forma di sedili e mensa funeraria, fanno arguire che qui si svolgessero i riti funerari di tipo conviviale, secondo una prassi assai sviluppata  specialmente  in Africa, come  ricorda  Sant'Agostino  e come testimoniano le necropoli di Tipasa, di Haidra, di Hadrumetum e di Sabrata.

A nordest della città è stata localizzato un cimitero all'aperto, ritenuto di età bizantina per la scoperta dell'epitaffio di un Petrus Alexandrinus, negoziante di stoffe, morto a Palermo il 22 gennaio del 602, durante il regno di Maurizio Tiberio. Tale cimitero mostra - alla luce dei recenti restauri - un fenomeno di continuità, tanto che quest'area fu occupata da un sepolcreto musulmano e, più tardi, da un quartiere medievale, che fu frequentato sino all'XI secolo.La splendida civitas di Panormus, secondo la definizione della Descriptio totius mundi, presenta una comunità cristiana già organizzata nel corso del IV secolo. Tale sicurezza storica proviene dalla cronologia di sei cimiteri comunitari, dimostrando, ancora una volta, come i morti possano "parlarci" dei vivi.

Non è escluso, poi che, come a Siracusa, il cristianesimo sia giunto nella città sin dal III secolo. Rare sono le notizie della stagione gota della metropoli palermitana, ma conosciamo le conseguenze dell'evergetismo di Belisario, di Gregorio Magno e della nobilitas cittadina in età bizantina, dimostrando come, dal VI secolo, Palermo avvia un percorso di progressivo arricchimento culturale, religioso ed economico che sfocerà nella civiltà normanna.

(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2010)

Caterina63
00domenica 3 ottobre 2010 14:36
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A PALERMO IN OCCASIONE DEL RADUNO ECCLESIALE REGIONALE DELLE FAMIGLIE E DEI GIOVANI (3 OTTOBRE 2010)

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA AL FORO ITALICO





 


Alle ore 10.30, al Foro Italico Umberto I di Palermo, il Papa presiede la Santa Messa nel corso della quale pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

E’ grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane della Parola di Dio e dell’Eucaristia. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza! Saluto in particolare il vostro Pastore, l’Arcivescovo Mons. Paolo Romeo; lo ringrazio per le espressioni di benvenuto che ha voluto rivolgermi a nome di tutti, e anche per il significativo dono che mi offerto. Saluto anche gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, On. Diego Cammarata, grato per il cortese indirizzo di saluto, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari, che con la loro presenza hanno voluto onorare questo nostro incontro. Un ringraziamento speciale a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per l’organizzazione e preparazione di questa giornata.

Cari amici! La mia Visita avviene in occasione di un importante raduno ecclesiale regionale dei giovani e delle famiglie, che incontrerò nel pomeriggio. Ma sono venuto anche per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana. Quando gli antichi Greci approdarono in questa zona, come ha anche ricordato il Sindaco nel suo saluto, la chiamarono “Panormo”, cioè “tutto porto”: un nome che voleva indicare sicurezza, pace e serenità. Venendo per la prima volta fra di voi, il mio augurio è che veramente questa Città, ispirandosi ai valori più autentici della sua storia e della sua tradizione, sappia sempre realizzare per i suoi abitanti, come pure per l’intera Nazione, l’auspicio di serenità e di pace sintetizzato nel suo nome.

So che a Palermo, come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e, come ha ricordato l’Arcivescovo, a causa della criminalità organizzata.

Oggi sono in mezzo a voi per testimoniare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione.

Cari fratelli e sorelle, ogni assemblea liturgica è spazio della presenza di Dio. Riuniti per la santa Eucaristia, i discepoli del Signore sono immersi nel sacrificio redentore di Cristo, proclamano che Egli è risorto, è vivo e datore di vita, e testimoniano che la sua presenza è grazia, forza e gioia. Apriamo il cuore alla sua parola ed accogliamo il dono della sua presenza! Tutti i testi della liturgia di questa domenica ci parlano della fede, che è il fondamento di tutta la vita cristiana. Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi gli chiedono: «Accresci in noi la fede» (Lc 17,6). E’ una bella domanda che rivolgono al Signore, è la domanda fondamentale: i discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza.

Senza rispondere direttamente alla loro preghiera, Gesù ricorre ad un’immagine paradossale per esprimere l’incredibile vitalità della fede. Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare (Ibid.).

La fede - fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo fino in fondo - rende possibili le cose umanamente impossibili, in ogni realtà. Ne dà testimonianza anche il profeta Abacuc nella prima lettura. Egli implora il Signore a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia: «Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2,4). L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita.

Nei secoli passati la Chiesa che è in Palermo è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante. Penso a santa Rosalia, che voi venerate e onorate e che, dal monte Pellegrino, veglia sulla vostra Città, di cui è Patrona. E penso anche ad altre due grandi Sante della Sicilia, Agata e Lucia.

Né va dimenticato come il vostro senso religioso abbia sempre ispirato e orientato la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri giorni. Cari amici, conservate questo prezioso tesoro di fede della vostra Chiesa; siano sempre i valori cristiani a guidare le vostre scelte e le vostre azioni!

La seconda parte del Vangelo odierno presenta un altro insegnamento, un insegnamento di umiltà, che tuttavia è strettamente legato alla fede. Gesù ci invita ad essere umili e porta l’esempio di un servo che ha lavorato nei campi. Quando torna a casa, il padrone gli chiede ancora di lavorare. Secondo la mentalità del tempo di Gesù, il padrone aveva tutto il diritto di farlo. Il servo doveva al padrone una disponibilità completa; e il padrone non si riteneva obbligato verso di lui perché aveva eseguito gli ordini ricevuti. Gesù ci fa prendere coscienza che, di fronte a Dio, ci troviamo in una situazione simile: siamo servi di Dio; non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono. Accettare e fare la sua volontà è l’atteggiamento da avere ogni giorno, in ogni momento della nostra vita. Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa.

Questa è un’illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10).

Questo è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi. Infatti, in un altro brano del Vangelo egli ci promette che «si cingerà le sue vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci» (cfr Lc 12,37). Cari amici, se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità.

Anche l’apostolo Paolo, nella seconda lettura odierna, parla della fede. Timoteo è invitato ad avere fede e, per mezzo di essa, ad esercitare la carità. Il discepolo viene esortato a ravvivare nella fede anche il dono di Dio che è in lui per l’imposizione delle mani di Paolo, cioè il dono dell’Ordinazione, ricevuto per svolgere il ministero apostolico come collaboratore di Paolo (cfr 2Tm 1,6). Egli non deve lasciar spegnere questo dono, ma deve renderlo sempre più vivo per mezzo della fede. E l’Apostolo aggiunge: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza» ( v. 7).

Cari Palermitani e cari Siciliani! La vostra bella Isola è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità. La Sicilia è stata ed è terra di santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità.

A voi, fedeli laici, ripeto: non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili! La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra.

E quando incontrate l’opposizione del mondo, sentite le parole dell’Apostolo: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro» (v. 8). Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!

La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo.

Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, Don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo. Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro!

Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile! La Madre di Cristo, la Vergine Odigitria da voi tanto venerata, vi assista e vi conduca alla profonda conoscenza del suo Figlio.
 
Amen!















 


RECITA DELL’ANGELUS AL FORO ITALICO

Al termine della Celebrazione Eucaristica al Foro Italico a Palermo, il Papa introduce la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

In questo momento di profonda comunione con Cristo, presente e vivo in mezzo a noi e in noi, è bello, come famiglia ecclesiale, rivolgerci in preghiera alla sua e nostra Madre, Maria Santissima Immacolata. La Sicilia è costellata di Santuari mariani, e da questo luogo, mi sento spiritualmente al centro di questa "rete" di devozione, che congiunge tutte le città e tutti i paesi dell’Isola.

Alla Vergine Maria desidero affidare tutto il popolo di Dio che vive in questa amata terra. Sostenga le famiglie nell’amore e nell’impegno educativo; renda fecondi i germi di vocazione che Dio semina largamente tra i giovani; infonda coraggio nelle prove, speranza nelle difficoltà, rinnovato slancio nel compiere il bene. La Madonna conforti i malati e tutti i sofferenti, e aiuti le comunità cristiane affinché nessuno in esse sia emarginato o bisognoso, ma ciascuno, specialmente i più piccoli e deboli, si senta accolto e valorizzato.

Maria è il modello della vita cristiana. A Lei chiedo soprattutto di farvi camminare spediti e gioiosi sulla via della santità, sulle orme di tanti luminosi testimoni di Cristo, figli della terra siciliana.

In questo contesto desidero ricordare che oggi, a Parma, è proclamata beata Anna Maria Adorni, che nel secolo XIX fu sposa e madre esemplare e poi, rimasta vedova, si dedicò alla carità verso le donne carcerate e in difficoltà, per il cui servizio fondò due Istituti religiosi. Madre Adorni, a motivo della sua costante preghiera, veniva chiamata "Rosario vivente". Mi piace rilevarlo all’inizio del mese dedicato al santo Rosario. La quotidiana meditazione dei misteri di Cristo in unione con Maria, Vergine orante, ci fortifichi tutti nella fede, nella speranza e nella carità.

Angelus Domini…














 





Caterina63
00domenica 3 ottobre 2010 18:40
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A PALERMO IN OCCASIONE DEL RADUNO ECCLESIALE REGIONALE DELLE FAMIGLIE E DEI GIOVANI (3 OTTOBRE 2010)

INCONTRO CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I SEMINARISTI


PAROLE FORTI: NO AI COMPROMESSI!

                   Pope Benedict XVI leaves  the Cahtedral in Palermo after meeting with believers and priests on October 3, 2010.

Venerati Fratelli nell’Episcopato,
cari fratelli e sorelle
!

In questa mia visita pastorale nella vostra terra non poteva mancare l’incontro con voi. Grazie per la vostra accoglienza! Mi è piaciuto il parallelismo, nelle parole dell’Arcivescovo, tra la bellezza della Cattedrale e quella dell’edificio di “pietre vive” che siete voi. Sì, in questo breve ma intenso momento con voi io posso ammirare il volto della Chiesa, nella varietà dei suoi doni. E, come Successore di Pietro, ho la gioia di confermarvi nell’unica fede e nella profonda comunione che il Signore Gesù Cristo ci ha acquistato.

A Mons. Paolo Romeo esprimo la mia gratitudine, e la estendo al Vescovo Ausiliare. A voi, cari presbiteri di questa Arcidiocesi e di tutte le Diocesi della Sicilia, a voi, cari diaconi e seminaristi, e a voi, religiosi e religiose, e laici consacrati, rivolgo il mio saluto più cordiale, e vorrei farlo arrivare a tutti i confratelli e le consorelle della Sicilia, in modo speciale a quelli che sono malati e molto anziani.

L’adorazione eucaristica, che abbiamo avuto la grazia e la gioia di condividere, ci ha svelato e ci ha fatto sentire il senso profondo di ciò che siamo: membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Prostrato davanti a Gesù, qui in mezzo a voi, gli ho chiesto di infiammare i vostri cuori con la sua carità, così che siate assimilati a Lui e possiate imitarlo nella più completa e generosa donazione alla Chiesa e ai fratelli.

Cari sacerdoti, vorrei rivolgermi prima di tutto a voi. So che lavorate con zelo e intelligenza, senza risparmio di energie. Il Signore Gesù, al quale avete consacrato la vita, è con voi! Siate sempre uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera. Le vostre giornate siano scandite dai tempi dell’orazione, durante i quali, sul modello di Gesù, vi intrattenete in colloquio rigenerante con il Padre. Non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore.

Dobbiamo tuttavia convincerci: il momento della preghiera è fondamentale: in essa, agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al ministero. Tante cose ci premono, ma se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri. Dobbiamo sempre riservare il tempo necessario per “stare con lui” (cfr Mc 3,14).

Il Concilio Vaticano II a proposito dei sacerdoti afferma: “È nel culto eucaristico o sinassi che essi esercitano soprattutto il loro ministero sacro” (Cost. dogm. Lumen gentium, 28). L’Eucaristia è la sorgente e il culmine di tutta la vita cristiana. Cari fratelli sacerdoti, possiamo dire che lo è per noi, per la nostra vita sacerdotale? Quale cura poniamo nel prepararci alla santa Messa, nel celebrarla, nel rimanere in adorazione? Le nostre chiese sono veramente “casa di Dio”, dove la sua presenza attira la gente, che purtroppo oggi sente spesso l’assenza di Dio?

Il Sacerdote trova sempre, ed in maniera immutabile, la sorgente della propria identità in Cristo Sacerdote. Non è il mondo a fissare il nostro statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali. Il prete è segnato dal sigillo del Sacerdozio di Cristo, per partecipare alla sua funzione di unico Mediatore e Redentore.

In forza di questo legame fondamentale, si apre al sacerdote il campo immenso del servizio delle anime, per la loro salvezza in Cristo e nella Chiesa. Un servizio che deve essere completamente ispirato dalla carità di Cristo. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che nessuno si perda. Diceva il Santo Curato d’Ars: “Il sacerdote dev’essere sempre pronto a rispondere ai bisogni delle anime. Egli non è per sé, è per voi”. Il sacerdote è per i fedeli: li anima e li sostiene nell’esercizio del sacerdozio comune dei battezzati, nel loro cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo. Cari sacerdoti, abbiate sempre una particolare attenzione anche per il mondo giovanile. Come disse in questa terra il Venerabile Giovanni Paolo II, spalancate le porte delle vostre parrocchie ai giovani, perché possano aprire le porte del loro cuore a Cristo! Mai le trovino chiuse!

Il Sacerdote non può restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio; anzi, deve essere vicinissimo, ma da sacerdote, sempre nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio. Egli è testimone e dispensatore di una vita diversa da quella terrena (cfr Decr. Presbyterorum Ordinis, 3). Egli è portatore di una speranza forte, di una “speranza affidabile”, quella di Cristo, con la quale affrontare il presente, anche se spesso faticoso (cfr Enc. Spe salvi, 1).E’ essenziale per la Chiesa che l’identità del sacerdote sia salvaguardata, con la sua dimensione “verticale”. La vita e la personalità di san Giovanni Maria Vianney, ma anche di tanti Santi della vostra terra, come sant’Annibale Maria di Francia, il beato Giacomo Cusmano o il beato Francesco Spoto, ne sono una dimostrazione particolarmente illuminante e vigorosa.

La Chiesa di Palermo ha ricordato recentemente l’anniversario del barbaro assassinio di Don Giuseppe Puglisi, appartenente a questo presbiterio, ucciso dalla mafia.

Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale; nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all’educazione dei ragazzi e dei giovani, ed insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale è in corso la causa di Beatificazione. Vi esorto a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l’eroico esempio.

Con grande affetto mi rivolgo anche a voi, che in varie forme ed istituti vivete la consacrazione a Dio in Cristo e nella Chiesa. Un particolare pensiero ai monaci e alle monache di clausura, il cui servizio di preghiera è così prezioso per la Comunità ecclesiale. Cari fratelli e sorelle, continuate a seguire Gesù senza compromessi, come viene proposto nel Vangelo, dando così testimonianza della bellezza di essere cristiani in maniera radicale. Spetta in particolare a voi tenere viva nei battezzati la consapevolezza delle esigenze fondamentali del Vangelo. Infatti, la vostra stessa presenza e il vostro stile infondono alla Comunità ecclesiale un prezioso impulso verso la “misura alta” della vocazione cristiana; anzi potremmo dire che la vostra esistenza costituisce come una predicazione, assai eloquente, anche se spesso silenziosa.
Il vostro, carissimi, è un genere di vita antico e sempre nuovo, nonostante la diminuzione del numero e delle forze. Ma abbiate fiducia: i nostri tempi non sono quelli di Dio e della sua provvidenza. E’ necessario pregare e crescere nella santità personale e comunitaria. Il Signore poi provvede!

Con affetto di predilezione saluto voi, cari seminaristi, e vi esorto a rispondere con generosità alla chiamata del Signore e alle attese del Popolo di Dio, crescendo nell’identificazione con Cristo, il Sommo Sacerdote, preparandovi alla missione con una solida formazione umana, spirituale, teologica e culturale. Il Seminario è quanto mai prezioso per il vostro futuro, perché, attraverso un’esperienza completa e un lavoro paziente, vi conduce ad essere pastori d’anime e maestri di fede, ministri dei santi misteri e portatori della carità di Cristo. Vivete con impegno questo tempo di grazia e conservate nel cuore la gioia e lo slancio del primo momento della chiamata e del vostro “sì”, quando, rispondendo alla voce misteriosa di Cristo, avete dato una svolta decisiva alla vostra vita. Siate docili alle direttive dei superiori e dei responsabili della vostra crescita in Cristo, e imparate da Lui l’amore per ogni figlio di Dio e della Chiesa.

Cari fratelli e sorelle, mentre vi ringrazio ancora per il vostro affetto, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, perché proseguiate con rinnovato slancio e con forte speranza il cammino di fedele adesione a Cristo e di generoso servizio alla Chiesa. Vi assista sempre la Vergine Maria, nostra Madre; vi proteggano santa Rosalia e tutti i Santi patroni di questa terra di Sicilia; e vi accompagni anche la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi e alle vostre comunità.

Grazie!



Caterina63
00domenica 3 ottobre 2010 19:01
VIBRANTE DISCORSO DEL PAPA AI GIOVANI:

                                      Pope Benedict XVI waves as he leads a meeting with young people during his pastoral visit in Palermo, south of Italy, October 3, 2010.


Cari giovani e care famiglie della Sicilia!

                Vi saluto con tanto affetto e tanta gioia! Questo incontro con voi è l’ultimo della mia visita di oggi a Palermo, ma in un certo senso è quello centrale; in effetti, è l’occasione che ha dato il motivo per invitarmi: il vostro incontro regionale di giovani e famiglie. Allora oggi devo iniziare da qui, da questo avvenimento; e lo faccio prima di tutto ringraziando Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta, che è delegato per la pastorale giovanile e familiare a livello regionale, e poi i due giovani Giorgia e David. Il vostro, cari amici, è stato più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza. Vi ringrazio di cuore. Il Vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato!

                Dunque, giovani e famiglie. Dobbiamo prendere sul serio questo accostamento, questo trovarsi insieme, che non può essere solamente occasionale, o funzionale. Ha un senso, un valore umano, cristiano, ecclesiale. E voglio partire non da un ragionamento, ma da una testimonianza, una storia vissuta e attualissima. Penso che tutti voi sappiate che sabato 25 settembre scorso, a Roma, è stata proclamata beata una ragazza italiana di nome Chiara, Chiara Badano. Vi invito a conoscerla: la sua vita è stata breve, ma è un messaggio stupendo. Chiara è nata nel 1971 ed è morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile. Diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede. Due anni, gli ultimi, pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce, una luce che irradiava intorno a sé e che veniva da dentro: dal suo cuore pieno di Dio! Com’è possibile questo? Come può una ragazza di 17, 18 anni vivere una sofferenza così, umanamente senza speranza, diffondendo amore, serenità, pace, fede? Evidentemente si tratta di una grazia di Dio, ma questa grazia è stata anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana: la collaborazione di Chiara stessa, certamente, ma anche dei suoi genitori e dei suoi amici.

                Prima di tutto i genitori, la famiglia. Oggi voglio sottolinearlo in modo particolare. I genitori della beata Chiara Badano sono vivi, erano a Roma per la beatificazione - io stesso li ho incontrati personalmente - e sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi: il papà e la mamma hanno acceso nell’anima della figlia la fiammella della fede, e hanno aiutato Chiara a tenerla accesa sempre, anche nei momenti difficili della crescita e soprattutto nella grande e lunga prova della sofferenza, come fu anche per la Venerabile Maria Carmelina Leone, morta a 17 anni.

Questo, cari amici, è il primo messaggio che voglio lasciarvi: il rapporto tra i genitori e i figli – lo sapete – è fondamentale; ma non solo per una giusta tradizione – so che questa è molto sentita dai siciliani. E’ qualcosa di più, che Gesù stesso ci ha insegnato: è la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione; quella fiamma che è presente anche nel rito del Battesimo, quando il sacerdote dice: “Ricevete la luce di Cristo … segno pasquale … fiamma che sempre dovete alimentare”.

                La famiglia è fondamentale perché lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita. Germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede.
 Questo è avvenuto in modo esemplare e straordinario nella famiglia della beata Chiara Badano; ma questo avviene in tante famiglie. Anche in Sicilia ci sono splendide testimonianze di giovani cresciuti come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana. Penso alla Beata Pina Suriano, alle Venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; ai Servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e a tanti giovani che voi conoscete! Spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia! L’immagi­ne dell’albero è molto significativa per rappresentare l’uomo. La Bibbia la usa, ad esempio, nei Salmi. Il Salmo 1 dice: Beato l’uomo che medita la legge del Signore, “è come albero piantato lungo corsi d’acqua, / che dà frutto a suo tempo” (v. 3). Questi “corsi d’acqua” possono essere il “fiume” della tradizione, il “fiume” della fede da cui si attinge la linfa vitale. Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel “fiume” del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri Vescovi hanno detto!

                L’apostolo Paolo riprende questa immagine nella Lettera ai Colossesi, dove esorta i cristiani ad essere “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). Voi giovani sapete che queste parole sono il tema del mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù dell’anno prossimo a Madrid. L’immagine dell’albero dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi. In questo senso la famiglia è “piccola Chiesa”, perché trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del Matrimonio. L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita.

                Ed eccoci all’altro passaggio importante, che posso solo accennare: la famiglia, per essere “piccola Chiesa”, deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare. Anche di questo ci dà testimonianza la beata Chiara Badano, come tutti i giovani santi e beati: insieme con la famiglia di origine, è fondamentale la grande famiglia della Chiesa, incontrata e sperimentata nella comunità parrocchiale, nella diocesi; per la beata Pina Suriano è stata l’Azione Cattolica - ampiamente presente in questa terra -, per la beata Chiara Badano il Movimento dei Focolari; infatti, anche i movimenti e le associazioni ecclesiali non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa.

                Cari amici! Conosco le vostre difficoltà nell’attuale contesto sociale, che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d’Italia. E conosco anche l’impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede, come è stato Don Pino Puglisi. Ringrazio Dio di avervi incontrato, perché dove ci sono giovani e famiglie che scelgono la via del Vangelo, c’è speranza. E voi siete segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia. Io vi ho portato una testimonianza di santità, e voi mi offrite la vostra: i volti dei tanti giovani di questa terra che hanno amato Cristo con radicalità evangelica; i vostri stessi volti, come un mosaico! Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento di unità, di pace, di vera libertà. Nessuno può toglierci questa gioia!
Nessuno può toglierci questa forza! Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra.

Grazie!







                                  Pope Benedict XVI acknowledges faithful during his meeting with the youth in Politeama square in Palermo on October 3, 2010.


                                  Pope Benedict XVI leads a meeting with young people during his pastoral visit in Palermo, south of Italy, October 3, 2010.


Caterina63
00lunedì 4 ottobre 2010 08:20
Viaggio pastorale a Palermo - Omaggio a Giovanni Falcone e la scorta...









 

Caterina63
00lunedì 4 ottobre 2010 14:22

Striscione a Palermo per ringraziare il Papa del motu proprio

ci piace riportare questa notizia pubblicata dal Blog di Messainlatino (raggiungibile dal link del titolo) a conclusione di questa giornata Apostolica....


Ieri pomeriggio, in occasione dell’incontro dei giovani siciliani con Benedetto XVI a Piazza Politeama, un gruppo di fedeli ha esposto da un palazzo un grande striscione di dieci metri con la scritta “Grazie Santo Padre per il dono del Summorum Pontificum”. Un particolare ringraziamento quindi per la liberalizzazione, con il Motu Proprio del 2007, della messa in rito latino – gregoriano. Proprio in alcune città siciliane ogni domenica viene celebrata la Santa Messa nel rito antico, partecipata da molti giovani che hanno accolto con favore il Motu Proprio del Papa. Ieri sera, tutti i fedeli arrivati a Palermo per assistere alla visita di Benedetto XVI, hanno partecipato alla veglia di preghiera tenutasi all’Oratorio dell’Immacolatella di Piazza San Francesco, promossa dalle associazioni laicali tradizionali siciliane.

Chissà quanto quello striscione avrà fatto piacere all'arcivescovo Romeo...
Caterina63
00lunedì 4 ottobre 2010 15:48
[SM=g1740738] L'Angelus Domini del Papa in Sicilia e l'invito al Rosario....

sul finale c'è un pò di pausa prima della benedizione conclusiva...
it.gloria.tv/?media=101430




[SM=g1740717]


[SM=g1740750] [SM=g1740752]

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