31 ottobre 1512 Papa Giulio II inaugurava la Cappella Sistina - il Papa Benedetto XVI ripete il gesto

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Caterina63
00lunedì 29 ottobre 2012 23:50

Giulio II inauguro' la conclusione della volta della Cappella Sistina celebrando i vespri del 31 ottobre 1512. Benedetto XVI ripeterà lo stesso gesto in omaggio al capolavoro assoluto di Michelangelo a 500 anni di distanza esatti ( Ansa)

31 Mercoledì Solennità di Tutti i SantiCappella Sistina, ore 18.00
Celebrazione dei Primi Vespri in occasione del 500° anniversario dell'inaugurazione della volta della Cappella Sistina


Capolavoro assoluto di tutti i tempi, "lucerna dell'arte nostra", come la definì Giorgio Vasari, ancora oggi meta (ogni anno) di 5 milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo (e che ne mettono a rischio l'integrità), la Cappella Sistina celebra il 31 ottobre i 500 anni dallo svelamento degli affreschi della volta. 
Il Pontefice Giulio II della Rovere, che l'aveva commissionata a Michelangelo Buonarroti nel 1508, dovette aspettare ben 4 anni prima di ammirare quell'immane, insuperata opera popolata di centinaia di figure e scene delle Scritture, capaci di rivoluzionare la storia dell'arte influenzandola per secoli. 
Solo nell'agosto del 1511, il 'papa guerriero' era riuscito a compiere una parziale visione degli affreschi, che andavano a sostituire nella volta della Sistina il magnifico cielo stellato dipinto da Pier Matteo d'Amelia, di certo ispirato dalla padovana Cappella degli Scrovegni. 

Una meraviglia che perfettamente si armonizzava con le decorazioni volute Sisto IV, anche lui un della Rovere, che aveva fatto edificare tra il 1477 e il 1483 la Cappella. 

A tal scopo erano stati chiamati i maestri indiscussi del '400 italiano da Botticelli al Ghirlandaio, da Signorelli a Perugino, il quale coordino' il lavoro dei ponteggi e realizzò per la parete dell'altare 'La Nativita' di Cristò e 'Mose' salvato dalle acqué, nonché la pala dell'Assunta. 
La nuova commessa di Giulio II si rese necessaria per la grande crepa che si era prodotta sulla volta per un inclinamento della parete meridionale. 
Vasari racconta che fu proprio il Bramante, uno dei maggiori sostenitori di Raffaello Sanzio, a suggerire al pontefice il nome di Michelangelo, conosciuto soprattutto come scultore. 

Tra il Buonarroti e il genio urbinate si stava consumando un'aperta rivalità, e il primo architetto del papa, sicuro che Michelangelo non sarebbe stato in grado di eguagliare i capolavori di Raffaello, secondo l'autore delle Vite trovò questo espediente per "levarselo dinanzi". 
Anche per la soluzione di mettere a punto dei ponteggi idonei a quell'impresa (la volta è a 20 metri da terra), Bramante elargì consigli dubbi, tali da danneggiare lo stesso edificio. 
Capita l'antifona, prosegue il Vasari, l'artista fiorentino decise di costruirsi da solo l'impalcatura e affrontò quell'immane lavoro con pochi collaboratori fidatissimi. 

I problemi arrivarono subito con lo strato di intonaco steso sulla volta, che cominciò ad ammuffire perché troppo bagnato. 
Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma provò una nuova miscela creata da uno dei suoi assistenti, Jacopo l'Indaco. 
Questa non solo resistette alla muffa, ma entrò anche nella tradizione costruttiva italiana. Inizialmente il Buonarroti era stato incaricato di dipingere solo dodici figure, gli Apostoli, ma presto l'impegno cambiò. 
Su sua richiesta, ritenendo il progetto iniziale "cosa povera", ricevette da Giulio II un secondo incarico che lasciava all'artista la piena ideazione del programma. 
In solitudine Michelangelo si mise all'opera e concepì una possente architettura in cui inserì nove Storie centrali, raffiguranti episodi della Genesi, con ai lati figure di Ignudi, a sostenere medaglioni con scene tratte dal Libro dei Re. 

Alla base della struttura architettonica, ecco i dodici Veggenti, Profeti e Sibille, assisi su troni monumentali contrapposti più in basso agli Antenati di Cristo, raffigurati nelle Vele e nelle Lunette. 
Nei quattro Pennacchi angolari, l'artista rappresentò infine alcuni episodi della salvazione miracolosa del popolo d'Israele. 
Durante l'impresa, Michelangelo pretese che nessuno vedesse il suo capolavoro, rifiutando regolarmente le richieste di Giulio II di ammirare, insieme alla sua corte, lo stato dei lavori. 
Il rivale Raffaello, che in realtà ne comprendeva il genio, riuscì nel 1510 a contemplare parzialmente la prima parte degli affreschi e ne rimase così colpito da inserire un ritratto di Michelangelo (l'Eraclito) nella Scuola d'Atene. 

E quando fu necessario smontare parte dei ponteggi, anche il papa e il suo seguito videro quello che il Buonarroti stava realizzando. 
L'artista stesso si rese conto che doveva portare delle modifiche al suo modo di dipingere. 
Nelle scene del Peccato originale e della Cacciata dal Paradiso Terrestre e nella Creazione di Eva la raffigurazione divenne quindi più spoglia, con corpi più grandi e massicci, accentuando la grandiosità delle immagini. 

Ma non cedette mai alle pressioni del pontefice per aggiungere più oro e decorazioni. 
Nel tardo pomeriggio del 31 ottobre 1512, Giulio II inaugurò la conclusione della volta della Cappella Sistina celebrando la liturgia dei Vespri alla vigilia di Ognissanti. 
Lo stesso gesto che per omaggio al capolavoro assoluto di Michelangelo ripeterà a 500 anni di distanza esatti Papa Benedetto XVI. 

Nicoletta Castagni, Ansa

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Caterina63
00mercoledì 31 ottobre 2012 19:38

La luce di Dio illumina gli affreschi della Cappella Sistina. Così il Papa celebrando i Vespri a 500 anni dall’inaugurazione della Volta


“Il mondo non è prodotto dell’oscurità, del caso, dell’assurdo, ma deriva da un’Intelligenza, da una Libertà, da un supremo atto di Amore”. Questo il messaggio degli affreschi della Sistina secondo le parole di Benedetto XVI che, a 500 anni dall’inaugurazione della volta michelangiolesca, questo pomeriggio, celebrando i Primi Vespri nella solennità di tutti i Santi all’interno della Cappella Papale, ha voluto rinnovare il gesto compiuto dall’allora Papa Giulio II. E’ la luce di Dio – ha detto il Papa - quella che illumina le figure dipinte da Michelangelo. Il servizio è di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Era il 31 ottobre 1512. Lo stupore che colse i presenti all’inaugurazione da parte di Giulio II degli affreschi michelangioleschi della volta della Sistina è ancora lo stesso a 500 anni di distanza. Celebrando i Vespri , come il suo predecessore 5 secoli or sono, Benedetto XVI parla di questo capolavoro- realizzato in quattro anni, dal 1508 al 1512, ed esteso per oltre mille metri quadrati di intonaco - come di uno spartiacque nella storia dell’arte e lo definisce, citando il Vasari, una “lucerna” per il mondo intero. Ma non si tratta – spiega il Papa – solo di luce che viene dal sapiente uso del colore ricco di contrasti o dal movimento che anima il capolavoro michelangiolesco, ma dall’idea che percorre la grande volta”:
E’ la luce di Dio quella che illumina questi affreschi e l’intera Cappella Papale. Quella luce che con la sua potenza vince il caos e l’oscurità per donare vita: nella creazione e nella redenzione. E la Cappella Sistina narra questa storia di luce, di liberazione, di salvezza, parla del rapporto di Dio con l’umanità.

Nella volta Michelangelo accompagna chi guarda a ripercorrere il messaggio dei Profeti a cui si aggiungono le Sibille in attesa di Cristo, fino al principio di tutto: il grande artista disegna il Dio Creatore e la sua azione, la sua potenza, per dire con evidenza che “il mondo non è un prodotto dell’oscurità, dal caso, dell’assurdo, ma deriva da un’Intelligenza, da una Libertà, da un supremo atto di Amore”:
In quell’incontro tra il dito di Dio e quello dell’uomo, noi percepiamo il contatto tra il cielo e la terra; in Adamo Dio entra in una relazione nuova con la sua creazione, l’uomo è in diretto rapporto con Lui, è chiamato da Lui, è a immagine e somiglianza di Dio.

“La Sistina – ha ricordato Benedetto XVI – è per sua natura un’aula liturgica, le opere che la decorano trovano nella liturgia il loro ambiente vitale , il contesto in cui esprimono al meglio tutta la loro bellezza, ricchezza e pregnanza di significato”.

E’ come se, durante l’azione liturgica, tutta questa sinfonia di figure prendesse vita, in senso certamente spirituale, ma inseparabilmente anche estetico, perché la percezione della forma artistica è un atto tipicamente umano e, come tale, coinvolge i sensi e lo spirito.

“Pregare nella Cappella Sistina, avvolti dalla storia del cammino di Dio con l’uomo culminante nel Giudizio Universale, dipinto vent’anni dopo la volta, sempre da Michelangelo – ha constatato il Papa – è “un invito alla lode”:

La Cappella Sistina, contemplata in preghiera, è ancora più bella, più autentica; si rivela in tutta la sua ricchezza. Qui tutto vive, tutto risuona a contatto con la Parola di Dio.


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DISCORSO DEL SANTO PADRE


Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!

In questa liturgia dei Primi Vespri della solennità di tutti i Santi, noi commemoriamo l’atto con cui, 500 anni or sono, il Papa Giulio II inaugurò l’affresco della volta di questa Cappella Sistina. Ringrazio il Cardinale Bertello per le parole che mi ha rivolto e saluto cordialmente tutti i presenti.

Perché ricordare tale evento storico-artistico in una celebrazione liturgica? Anzitutto perché la Sistina è, per sua natura, un’aula liturgica, è la Cappella magna del Palazzo Apostolico Vaticano.

Inoltre, perché le opere artistiche che la decorano, in particolare i cicli di affreschi, trovano nella liturgia, per così dire, il loro ambiente vitale, il contesto in cui esprimono al meglio tutta la loro bellezza, tutta la ricchezza e la pregnanza del loro significato. E’ come se, durante l’azione liturgica, tutta questa sinfonia di figure prendesse vita, in senso certamente spirituale, ma inseparabilmente anche estetico, perché la percezione della forma artistica è un atto tipicamente umano e, come tale, coinvolge i sensi e lo spirito.
In poche parole: la Cappella Sistina, contemplata in preghiera, è ancora più bella, più autentica; si rivela in tutta la sua ricchezza. Qui tutto vive, tutto risuona a contatto con la Parola di Dio.

Abbiamo ascoltato il passo della Lettera agli Ebrei: «Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa…» (12,22-23). L’Autore si rivolge ai cristiani e spiega che per loro si sono realizzate le promesse dell’Antica Alleanza: una festa di comunione che ha per centro Dio, e Gesù, l’Agnello immolato e risorto (cfr vv. 23-24). Tutta questa dinamica di promessa e compimento noi l’abbiamo qui rappresentata negli affreschi delle pareti lunghe, opera dei grandi pittori umbri e toscani della seconda metà del Quattrocento.

E quando il testo biblico prosegue dicendo che noi ci siamo accostati «all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione» (v. 23), il nostro sguardo si leva al Giudizio finale michelangiolesco, dove lo sfondo azzurro del cielo, richiamato nel manto della Vergine Maria, dona luce di speranza all’intera visione, assai drammatica. «Christe, redemptor omnium, / conserva tuos famulos, / beatæ semper Virginis / placatus sanctis precibus» - canta la prima strofa dell’Inno latino di questi Vespri. Ed è proprio ciò che noi vediamo: Cristo redentore al centro, coronato dai suoi Santi, e accanto a Lui Maria, in atto di supplice intercessione, quasi a voler mitigare il tremendo giudizio.

Ma stasera la nostra attenzione va principalmente al grande affresco della volta, che Michelangelo, per incarico di Giulio II, realizzò in circa quattro anni, dal 1508 al 1512. Il grande artista, già celebre per capolavori di scultura, affrontò l’impresa di dipingere più di mille metri quadrati di intonaco, e possiamo immaginare che l’effetto prodotto su chi per la prima volta la vide compiuta dovette essere davvero impressionante. Da questo immenso affresco è precipitato sulla storia dell’arte italiana ed europea – dirà il Wölfflin nel 1899 con una bella e ormai celebre metafora – qualcosa di paragonabile a un «violento torrente montano portatore di felicità e al tempo stesso di devastazione»: nulla rimase più come prima. Giorgio Vasari, in un famoso passaggio delle Vite, scrive in modo molto efficace: «Questa opera è stata ed è veramente la lucerna dell’arte nostra, che ha fatto tanto giovamento e lume all’arte della pittura, che ha bastato a illuminare il mondo».

Lucerna, lume, illuminare: tre parole del Vasari che non saranno state lontane dal cuore di chi era presente alla Celebrazione dei Vespri di quel 31 ottobre 1512. Ma non si tratta solo di luce che viene dal sapiente uso del colore ricco di contrasti, o dal movimento che anima il capolavoro michelangiolesco, ma dall’idea che percorre la grande volta: è la luce di Dio quella che illumina questi affreschi e l’intera Cappella Papale. Quella luce che con la sua potenza vince il caos e l’oscurità per donare vita: nella creazione e nella redenzione. E la Cappella Sistina narra questa storia di luce, di liberazione, di salvezza, parla del rapporto di Dio con l’umanità. Con la geniale volta di Michelangelo, lo sguardo viene spinto a ripercorrere il messaggio dei Profeti, a cui si aggiungono le Sibille pagane in attesa di Cristo, fino al principio di tutto: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1).

Con un’intensità espressiva unica, il grande artista disegna il Dio Creatore, la sua azione, la sua potenza, per dire con evidenza che il mondo non è prodotto dell’oscurità, del caso, dell’assurdo, ma deriva da un’Intelligenza, da una Libertà, da un supremo atto di Amore. In quell’incontro tra il dito di Dio e quello dell’uomo, noi percepiamo il contatto tra il cielo e la terra; in Adamo Dio entra in una relazione nuova con la sua creazione, l’uomo è in diretto rapporto con Lui, è chiamato da Lui, è a immagine e somiglianza di Dio.

Vent’anni dopo, nel Giudizio Universale, Michelangelo concluderà la grande parabola del cammino dell’umanità, spingendo lo sguardo al compimento di questa realtà del mondo e dell’uomo, all’incontro definitivo con il Cristo Giudice dei vivi e dei morti.

Pregare stasera in questa Cappella Sistina, avvolti dalla storia del cammino di Dio con l’uomo, mirabilmente rappresentata negli affreschi che ci sovrastano e ci circondano, è un invito alla lode, un invito ad elevare al Dio creatore, redentore e giudice dei vivi e dei morti, con tutti i Santi del Cielo, le parole del cantico dell’Apocalisse: «Amen, alleluia. […] Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servi, voi che lo temete, piccoli e grandi! […] Alleluia. […] Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria» (19,4a.5.7a).
Amen.


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Caterina63
00venerdì 2 novembre 2012 18:52
Celebrazione dei Primi Vespri (a cura), in occasione del 500 ° anniversario della inaugurazione della volta della Cappella Sistina
Per 500 anni, Dio è stato, che scende dal cielo per toccare il dito di Adamo, posto al centro della Cappella Sistina.
Per celebrare l'anniversario di opera più celebre e iconica di Michelangelo, Papa Benedetto XVI ha celebrato i Vespri nella cappella la scorsa notte.

Nel suo discorso, il papa ha detto che riflettendo sugli affreschi durante i servizi li rende più bello, più autentico e "rivelano tutta la loro bellezza."

"E 'come se durante la liturgia, tutto questo sinfonia di figure prendono vita, certamente in senso spirituale, ma anche esteticamente inseparabilmente,' ha detto il papa, secondo le notizie nazionali.

Dopo cinque secoli, la cappella è diventata un pellegrinaggio per i cattolici e gli amanti di arte, storia e bellezza.

La cappella serve come il punto più alto del tour del Vaticano e gli host tra 10.000 e 20.000 visitatori al giorno.

Alcuni fatti:

* La cappella fu commissionata da Papa Sisto IV nel 1475 come cappella del papa e del sito delle elezioni papali, che è ancora il suo uso oggi.

* Nel 1481, il papa aveva le pareti decorate con affreschi dipinti da Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e Pietro Perugino.

* Il soffitto è stato originariamente dipinto da Piero Matteo d'Amelia e offriva un cielo stellato.

* Nel 1508, Papa Giulio II ha chiesto scultore Michelangelo Buonarroti ri-dipingere il soffitto.

* Michelangelo fu infelicemente si staccò da un progetto di lavoro futuro sulla tomba del papa e si è lamentato del progetto Cappella Sistina.

* L'artista è stato chiesto di dipingere i Dodici Apostoli e alcune decorazioni sul soffitto 68 piedi di altezza.

* Dopo aver avviato il progetto, Michelangelo finito per dipingere più di 5.000 metri di affreschi e 300 figure.

* Il centro pannelli raffigurano scene dal Libro della Genesi, tra cui la famosa creazione di Adamo attraverso la storia di Noè.

* Il lavoro è stato completato tra il luglio 1508 e ottobre 1512.

* Papa Giulio II dedicata la cappella recentemente decorata con una Santa Messa in occasione della festa di Tutti i Santi - 1 ° novembre.

* Michelangelo si crede di aver fatto quasi tutto il lavoro, ad eccezione di un assistente occasionale facendo un pezzo di cielo o paesaggio.

* Artisticamente, Michelangelo doveva dipingere prospettive che hanno consultato la pagina corretta su superfici curve da 60 metri più in basso.

* L'artista non ha dipinto sulla schiena, come rappresentato da attore Charleton Heston nel 1965 "Il tormento e l'estasi." Ma un sistema di ponteggio è stato creato per ospitare la curvatura del soffitto.

* Il progetto è considerato danneggiato in modo permanente la vista di Michelangelo.

* Michelangelo era nei suoi anni '60, quando papa Clemente VII lo richiama alla cappella, contro la sua volontà, a dipingere il Giudizio Universale sulla parete dell'altare.

Vespri Papa Cappella Sistina

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